Biplano, inizialmente monoposto, ad elica trattiva bipala ed impennaggio monoplano, lo SVA era costruito interamente in legno.
Sin dall'inizio ebbe una particolare fisionomia dovuta all'adozione di una serie di montanti diagonali per il collegamento dei piani alari, e all'assenza quasi completa di cavi di controventatura. Le due ali avevano struttura bilongherone, con un profilo sottile particolarmente studiato per ottenere la massima efficienza e la minore resistenza. Caratteristica era pure la rastremazione inversa dell'ala superiore, rivestita, come l'inferiore, in tela di lino o di seta. I montanti erano in tubi profilati d'acciaio.
Un particolare che faceva distinguere i primi SVA costruiti dai successivi era la presenza su questi ultimi di aperture a sezione di cerchio praticate nel bordo d'uscita delle due ali, sopra l'abitacolo e all'incastro con la fusoliera, per migliorare la visibilità verso l'alto e in atterraggio. Soltanto l'ala superiore era dotata di alettoni. Analoga struttura in legno e tele avevano gli impennaggi, con stabilizzatore a calettamento regolabile a terra in funzione del carico a bordo; non mancarono esempi di piani di coda in tubi d'acciaio.
Caratteristica era la fusoliera, a sezione rettangolare anteriormente e triangolare dopo il posto di pilotaggio per aumentare l'angolo di visibilità verso il basso. Aveva struttura a traliccio con rivestimento in compensato. Era particolarmente robusta e studiata con molta attenzione perche avesse una buona penetrazione aerodinamica. L'abitacolo del pilota, sufficientemente comodo e spazioso, era dotato di una buona strumentazione che comprendeva normalmente contagiri, manometri del lubrificante e del carburante, selettore dei magneti, comando aria carburatore e dosatore della miscela. Il carrello era costituito da una semplice struttura in tubi metallici vincolati direttamente ai longheroni di fusoliera. L'aereo disponeva anche di un pattino di coda a molle.
Fatta eccezione per l'Isotta-Fraschini V.6 montato su una versione dello SVA 10, il motore utilizzato in tutta la serie fu l'ottimo e sicuro SPA 6A, un 6 cilindri in linea raffreddato ad acqua, con due valvole per cilindro, albero a camme in testa e doppia accensione della potenza di 205 cavalli a 1600 giri (220 cavalli sulle serie più avanzate). Il motore era perfettamente carenato con la fusoliera, anche nella parte superiore: soltanto i 6 scarichi fuoruscivano sul lato destro della cappottatura in alluminio.
L'armamento consueto dello SVA era costituito da due mitragliatrici Vickers (in qualche caso una sola), montata sul lato sinistro della cappottatura del motore), sincronizzate per il tiro attraverso il disco dell'elica. Dietro al serbatoio di carburante, sistemato posteriormente al motore, potevano essere installate due macchine per la ricognizione fotografica.
Aerei della 1a sezione: questo reparto fu particolarmente attivo con voli di ricognizione sulla costa istriana. (Aeronautica Militare Italiana)
La 56a squadriglia SVA sull'aeroporto di Mirafiori nel 1923. (Aeronautica Militare Italiana)
Dati Tecnici
Disegni Tecnici