Il SU-33 è la versione navalizzata del SU-27 Flanker (per la storia di questo modello, si veda la relativa scheda in questo stesso sito).
La marina sovietica (VMF) negli anni ottanta avvertiva in maniera sempre più pressante l’esigenza di dotarsi di una componente imbarcata che fosse in grado di contrapporsi alla schiacciante superiorità aeronavale americana, superando i limiti imposti dalle portaerei V/STOL e dai caccia YAK-38 Forger.
A questo scopo la VMF avviò la costruzione di una nuova classe di grandi portaerei convenzionali (la classe Tbilisi) e fu naturale pensare di equipaggiare l’orgoglio della marina con i gioielli dell’industria aeronautica sovietica: gli eccezionali Fulcrum e Flanker.
Entrambi i velivoli si dimostrarono idonei all’impiego imbarcato, con le opportune modifiche (irrobustimenti strutturali, ali pieghevoli, gancio di appontaggio) e logica avrebbe voluto che fosse preferito il Fulcrum rispetto al Flanker: trattandosi del primo aereo convenzionale imbarcato sovietico, era logico pensare che il Fulcrum era avvantaggiato dalle sue dimensioni più compatte e dai pesi inferiori.
Il prototipo del Flanker navalizzato, inizialmente battezzato SU-27K (sigla di progetto T-10K) aveva fatto il suo primo appontaggio sulla nuova portaerei Tbilisi il 1° novembre del 1989, al culmine di cinque anni di studi e sperimentazioni.
Appena 26 minuti più tardi appontava il prototipo del MiG-29K.
Per la VMF, il Fulcrum navale era considerato un po’ il contraltare dell’F-18 Hornet, mentre il Flanker navale si proponeva come l’avversario naturale dell’ F-14 Tomcat, che da anni rappresentava il mito dell’aviazione navale americana.
La VMF non voleva più essere da meno rispetto all‘US Navy, e anche per questa ragione fu scelto il Flanker.
Ma ormai per la grande marina sovietica arrivavano tempi bui: con il crollo dell’URSS e la conseguente crisi economica, la nuova marina russa non poteva più permettersi di continuare a sostenere gli ambiziosi progetti della guerra fredda.
La classe Tbilisi fu ridotta alla sola, prima unità, ribattezzata “Adm. Kuznetsov”, ed il Flanker-D fu ufficialmente accettato in servizio soltanto nell’agosto del 1998, con la designazione SU-33, anche se già da alcuni anni la portaerei aveva effettuato uscite operative imbarcando esemplari di pre-serie.
In tutto sono stati prodotti circa una trentina di Flanker-D, compreso almeno un esemplare della versione biposto SU-33UB per addestramento.
La Kuznetsov è una portaerei da oltre 60.000 tonnellate di stazza, lunga 300 metri e con una dotazione normale di circa una quarantina tra aerei ed elicotteri.
Per il lancio dei velivoli non sono previste catapulte, ma uno sky-jump a prora.
Rispetto al SU-27, il SU-33 Flanker D si differenzia esteriormente per le alette canard e per il sensore IRST spostato lateralmente.
Il velivolo dispone di sonda per il rifornimento in volo e di gancio d’arresto.
Un esame più approfondito, però, rivela altre differenze rispetto al Flanker terrestre: la struttura è stata irrobustita, come tradisce il peso a vuoto maggiore, la lunghezza della fusoliera è inferiore guadagnando centimetri preziosi a bordo di una portaerei, il carrello è stato modificato e rinforzato, le superfici alari sono pieghevoli, è assente il parafreno caudale e i propulsori sono stati potenziati.
L’avionica integra capacità aria terra e aria mare per assolvere alle capacità multiruolo richieste dalla Marina.
Il SU-33 può svolgere anche il ruolo di tanker, con un apposito pod ventrale UPAZ.
Aggiornato al Dicembre 2005