Quantunque brillante, il caccia Nieuport aveva rivelato notevoli inconvenienti, dovuti essenzialmente alla relativa fragilità della sua caratteristica struttura alare. Delage insistette tuttavia con la formula sesquiplana nell'evoluzione del Bebè. Attraverso irrobustimenti alla struttura, un aumento della potenza installata e una maggior cura dell'aerodinamica, si giunse al Ni.17, spesso indicato come "Super Bebè" o con riferimento alla superficie alare, "15 mq" (già il Ni.10 era noto come e "18 mq" e il Ni.11 come "13 mq").
II Nieuport 17, oltre che possedere caratteristiche di tutto rispetto, ebbe anche una notevolissima importanza nell'evoluzione del velivolo da caccia. I suoi brillanti successi spinsero infatti numerosi costruttori di ambo le parti in conflitto a ispirarsi largamente alla sua formula nelle loro realizzazioni. II Nieuport 17 riuniva i pregi di una notevolissima manovrabilità e di una buona velocità, sia orizzontale (per effetto della sua architettura, per l'epoca abbastanza pulite), sia di salita, grazie al ridotto valore del rapporto tra peso ed apertura alare. Il suo vero punto debole era invece individuabile nella scarsa rigidezza dell'ala inferiore che, di forte allungamento, risultava soggetta abbastanza frequentemente a pericolosi fenomeni vibratori (soffriva molto meno di fenomeni di "flutter" riscontrabili nelle versioni precedenti), che richiesero adeguati irrobustimenti (anche le capacità di picchiata furono notevolmente incrementate nei confronti di predecessori).
La struttura del Nieuport 17 era completamente in legno salvo, oltre a piccoli dettagli, il tronco anteriore della fusoliera, costituito da un traliccio di tubi d'acciaio saldati cui era applicata la struttura, pure in acciaio, che sosteneva il motore racchiuso in una ben avviata cofanatura in alluminio. Allo stesso traliccio erano vincolate le armi, le ali e le gambe del carrello; le fiancate del traliccio (munite di ampi portelli per l'accesso alle installazioni interne) erano coperte in lamiera di alluminio. Posteriormente a questo tronco la fusoliera era costituita da un cassone a sezione quadrangolare, con longheroni in frassino e spruce, irrobustito da controventature in filo d'acciaio, e rivestito in compensato e tela (posteriormente all'abitacolo).
Le ali, dalla leggera freccia in pianta e di cui solo l'inferiore con leggero diedro, avevano longheroni a cassone in spruce (uno solo l'ala inferiore e due, di cui l'anteriore molto prossimo al bordo d'attacco, la superiore), centine in frassino e tiglio, e rivestimento in tela. I montanti che collegavano le due ali erano in spruce, mentre gli impennaggi avevano struttura a traliccio in tubi d'acciaio e rivestimento in tela.
Il carrello, con ruote munite di dischi di carenatura, era dotato di ammortizzatori a cordoni elastici, ed i comandi del timone e dell'equilibratore avevano trasmissioni flessibili, mentre quelle degli alettoni erano di tipo rigido.
La mitragliatrice, inizialmente sistemata come nel Bebè ben presto fu portata in fusoliera grazie alla disponibilità di efficienti dispositivi di sincronizzazione con l'elica. Alcuni esemplari, comunque, conservarono la Lewis alare, in aggiunta alla Vickers sincronizzata (che in alcuni esemplari inglesi era montata, anziché sopra i motore, spostata sul fianco destro); più raramente, e per iniziativa personale di piloti, si videro due, o anche tre, Lewis o due Vickers.
Il motore era un Le Rhòne 9J de 110 cavalli, sostituito dal Clerget 9B da 130 cavalli o dal britannico Bentley AR.1 pure da 130 cavalli (questo molto raramente) sull'ultima serie di produzione francese, Ni.17 bis.
Dati tecnici