Su due apparecchi (un Ca.1 e un Ca.3, distinti con la designazione postbellica di Ca.34 e Ca.35) vennero sperimentati alcuni affinamenti aerodinamici della carlinga e del carrello allo scopo di incrementare la velocità.
In base ad uno studio preliminare del tenente di vascello Ernesto Pacchiarotti, due Ca.450 (Ca.2331 "Sufficit Animus" e Ca.2334 "Per la Patria") vennero modificati per ospitare un siluro, il cui peso di 700 kg superava di oltre tre quintali il limite del carico utile ed implicò una ridistribuzione dei pesi in carlinga per non alterare il centraggio del velivolo, oltre alla rimozione del carrello anteriore. Dopo alcune esperienze eseguite a Venezia il 26 settembre 1917, il Ca.2334, pilotato da Luigi Ridolfi con Pacchiarotti come osservatore, tentò il 1° ottobre successivo il siluramento di navi nemiche nella rada di Pola ma fu inquadrato troppo presto e da quota troppo alta dai riflettori e, non volendo rivelare il segreto dell'arma che trasportava, preferì rientrare per ritentare l'azione in una migliore occasione. Una grave malattia impedì poi a Pacchiarotti di ripeterla , mentre il programma sperimentale proseguì attrezzando il più potente Ca.5, ma non fu portato a termine prima della cessazione delle ostilità.
Le sperimentazioni relative all'armamento furono numerose. Oltre alle diverse mitragliatrici utilizzate in deroga alle normali due Fiat mod.1914, vennero montate (come è stato già segnalato) anche armi di grosso calibro, tra cui un cannoncino da 25.4 Fiat mm e uno da 37 mm. Un Ca.1 e numerosi Ca.3 furono impiegati con questo speciale armamento (37 mm.) presso diverse unità. Due Fiat 1914 accoppiate fecero talvolta la loro apparizione nelle torrette posteriori. Venne sperimentato anche un impianto con tre di queste armi, ma probabilmente ebbe effettivo impiego solo su bombardieri Caproni di altro tipo.
La versione Ca.3 Mod venne elaborata dall'ingegner Guidi, direttore tecnico della Società Nazionale Officine di Savigliano, destinatarie di una commessa di produzione del 450 HP. Detta variante consisteva nella possibilità di rendere smontabili le semiali esterne per poterle separare dal complesso centrale, formato da carlinga, fusoliere e impennaggi, ma si estendeva anche a lievi modifiche all'architettura e alle dimensioni delle ali per un miglior proporzionamento della cellula, nonché alla sostituzione degli attacchi metallici con altri più razionali. Contrassegnato dalla designazione postbellica Ca.36, il Ca.3Mod venne inizialmente realizzato a Savigliano utilizzando tre esemplari della commessa. Tale configurazione venne poi introdotta nelle ordinazioni successive, comprese quelle prodotte a Taliedo. Un Ca.3Mod. venne trasformato in velivolo sanitario (Ca.36S), dotato di carlinga chiusa capace di trasportare otto feriti di cui quattro in barella, utilizzato in Libia. Una versione idrovolante venne messa allo studio per conto della Regia Marina (designazione postbellica: Ca.39) che ne aveva ordinato un prototipo, oltre a quattro esemplari terrestri. L'ordine venne però annullato in seguito alla decisione di realizzare un progetto autonomo ispirato al Caproni ma di differente impostazione, ideato dall'ingegnere Luigi Bresciani. Il Ca.3 e il Ca.3Mod. prestarono a lungo servizio anche nel periodo postbellico.
Pochi mesi dopo la fine della Grande Guerra, la perdita di un Ca.450 in Cecoslovacchia, coi relativi occupanti, fu un episodio sconcertante, dai contorni ancora oscuri. Era allora in missione diplomatica in Italia il Ministro della Guerra del nuovo stato cecoslovacco, generale Milan Ratislav Stefanik. Rendendosi necessario un suo rapido rientro in patria, gli fu messo a disposizione il Ca.11495 con un equipaggio di tre uomini comandato dal tenente Giotto Mancinelli-Scotti. Velivolo e personale provenivano dalla 9a Squadriglia, disciolta il precedente 5 dicembre 1918. Decollato da Campoformido il mattino del 4 maggio 1919, l'aereo giunse sul cielo di Presburgo dopo circa tre ore di volo, ma ad una quota di circa 200 metri, ormai prossimo all'atterraggio, assunse repentinamente un assetto picchiato e precipitò al suolo incendiandosi. Non vi furono superstiti. Nella drastica smobilitazione attuata nell' immediato dopoguerra erano state sciolte la maggior parte delle unità. Nel gennaio 1921 vennero creati tre Raggruppamenti (uno per specialità); nell'ottobre 1922 quello da bombardamento risultava costituito dal solo IV Gruppo, con due squadriglie (1a & 8a). Alla costituzione della Regia Aeronautica, avvenuta il 28 marzo 1923, ai Raggruppamenti vennero sostituiti gli Stormi; venne inoltre sottolineata nella specialità bombardamento la distinzione tra l'impiego diurno e quello notturno, assegnando al Ca.450 questo secondo ruolo. A quella data, esisteva infatti un 1° Stormo Aeroplani da bombardamento su quattro Gruppi, di cui il IV e il XXV da bombardamento notturno su Ca.3, con un organico di sette squadriglie. La consistenza aumentò poi considerevolmente nel giro di poco più di un anno a causa del trascinarsi della valutazione dei prototipi destinati a sostituirlo. Per questo motivo la produzione del trimotore venne ripresa. Le nuove commesse superarono 140 esemplari, tutti della versione Ca.3Mod, designata nel dopoguerra Ca.36. Alla data del 15 settembre 1925 la Regia Aeronautica aveva in carico 42 Ca.3/Ca.3Mod "notturni" (all'impiego diurno era destinato il Fiat BR). Altri 38 erano in fase di consegna o in revisione, per un totale di 80 esemplari. Oltre alle sette squadriglie esistenti, si prevedeva di costituirne altre tre entro la fine dell' anno successivo (17a,18a e 19a).
Alla fine del 1925, i Ca.450 erano in servizio presso i seguenti Gruppi di volo: IV Gruppo B.N. (Sq. 13a, 14a e 15a, a Lonate P. e a Cinisello B.); XXV Gruppo B.N. (Sq. 8a, 9a e 19' a Lonate Pozzolo); XXVI Gruppo B.N. (Sq. 10a e 11a a Ciampino). L'anno successivo venne costituito, ancora coi Ca.3, il XXVII Gruppo (Sq. 17a e 18a) a Poggio Renatico. Nel 1927 entro in servizio il nuovo bombardiere Ca.73, ma in settembre esistevano ancora 4 squadriglie su Ca.450 che solo l'anno successivo rinnovarono la loro dotazione. Il servizio dei Ca.3 (e dei Ca.1) proseguì alla scuola di Vizzola Ticino fino agli anni Trenta; in questa sede vennero lungamente utilizzati sei Ca.1 e undici Ca.3. Alcuni trimotori di questo tipo vennero destinati all'impiego civile e furono omologati dal R.A.I. Si trattava probabilmente di esemplari costruiti di propria iniziativa dalla Caproni, a scopo sperimentale, tra cui altri probabili prototipi del Ca.3 (forse Ca.2007 I-BARD e Ca.2008 I-BARE), mentre il Ca.1 matr Ca.3005 I-AAMB era spinto da tre motori a sei cilindri in linea Colombo D 110 da 115 HP.
L'attività postbellica dei Ca.450 si esaurì in Libia durante le complesse operazioni per la riconquista di quel territorio, rimasto quasi privo di presidi e con gran parte della popolazione in rivolta, poiché durante la guerra i reparti di occupazione erano stati per lo più rimpatriati e mandati al fronte. La 12a Squadriglia Caproni era stata inviata a Mellaha (Tripoli) nell'ottobre 1917 col compito principale di contrastare l'attività dei sommergibili tedeschi, ma effettuò anche azioni in appoggio di nostri capisaldi e bombardamenti intimidatori sui villaggi in rivolta. Finita la Grande Guerra le venne affiancata la 13a Squadriglia ed ambedue le unità operarono agli ordini del Comando Aviazione della Tripolitania in una logorante attività antiguerriglia che si sviluppò nelle zone desertiche a sud di Tripoli, e si ampliò ulteriormente, estendendosi alla Cirenaica, dal 1922 fino agli anni Trenta. Nel 1927 questo settore annoverava due ulteriori squadriglie su Caproni, la 16a a Bengasi e la 23a ad Apollonia. Fu tuttavia in quell'anno che i generosi Ca.450 vennero definitivamente rimossi dalla prima linea, con rammarico dei loro piloti, e definitivamente sostituiti dal Ca.73.
Varianti di postazioni ed armamenti per i Ca.32 e Ca.33
In sequenza: Una variante del Ca.1 prevedeva la carlinga chiusa per migliorare il rendimento aerodinamico e l'eliminazione della ruota anteriore. designata nel dopoguerra Ca.34 rimase confinata ad un solo esemplare; Venezia, estate 1917. uno dei due Ca.450 in dotazione alla 201a squadriglia della Regia Marina, modificato per sperimentare il lancio dei siluri. Si tratta del Ca.2331, sul quale si notano l'assenza del carrello anteriore e gli attacchi ventrali non convenzionali. Il trimotore non fu mai effettivamente impiegato in missioni di siluramento (Tranne che in un tentativo abortito per varie cause). Passato alla 1a Squadriglia Navale Siluranti Aeree ("Sufficit Animus" ne era il motto ripreso anche dall'aereo), venne in seguito riconvertito in bombardiere e impiegato in normali operazioni offensive.
In sequenza: l'unico Ca.300 armato di cannoncino fiat da 25.4 millimetri; Numerosi furono invece i Ca.3 con un'arma da 37 millimetri che andarono in dotazione alla 16a squadriglia e alla 201a Squadriglia; Carico di caduta di un Ca.300, tra i "Giacomini" compaiono contenitori di "Flechettes", frecce d'acciaio lunghe circa 15 cm, lanciate sulle trincee (2° e 3° Ordigno da sinistra)