Nel 1982 un accordo internazionale per la sostituzione dei missili AIM-7 ed AIM-9 prevedeva che gli Stati Uniti si sarebbero occupati del missile a medio raggio (AMRAAM), lasciando agli europei lo sviluppo di quello a corto raggio (ASRAAM). Nel 1984 venne siglato l’accordo tra Francia, Germania, Stati Uniti e Gran Bretagna. La maggior parte del lavoro era a carico della BAe Dynamics e della tedesca Bodenseewerk (BGT) riunite nel gruppo BBG, con parti minori a Norvegia e Canada. L’ASRAAM fu sviluppato a partire dal progetto Taildog (SRAAM) con sensore IR "all aspect" della BGT. La Germania portava l’esperienza del progetto Viper. La fase di definizione e sviluppo era prevista tra il 1984 ed il 1990, con l’inizio della produzione nei primi anni ‘90. Le specifiche richiedevano basso costo, eccellenti capacità di acquisizione “off boresight” ed alta probabilità di distruzione (Pk) senza necessità di spoletta di prossimità o di una grande testata. Gli Stati Uniti assegnarono la sigla AIM-132.
Il programma ha avuto fin dall’inizio una vita tormentata. Dopo la riunificazione i tedeschi avevano analizzato le caratteristiche del Vympel R-73, ereditato assieme ai MiG-29. Il missile risultava nettamente superiore all’AIM-9 e molto più manovrabile del previsto ASRAAM, ormai pronto alla fase di sviluppo. Insistevano perciò per ottenere un missile da dogfight più manovrabile e con spinta vettoriale (TVC). Gli inglesi volevano invece un missile più veloce e di maggior portata. Le divergenze sui requisiti fondamentali erano inconciliabili. La Germania abbandonò il programma e nel 1995 iniziò il progetto IRIS-T. I francesi preferirono progettare il MICA. Nel 1990 anche gli Stati Uniti lasciarono, assieme a Canada e Norvegia, per sviluppare il Sidewinder 2000 (AIM-9X).
Il governo inglese aveva ormai speso ingenti quantità di denaro e, ormai libero di seguire le proprie specifiche, dopo un confronto coi possibili concorrenti (AIM-9L/I, MICA), decise nel 1992 di continuare lo sviluppo del progetto SR(A)-1234 con un contratto per 1000 missili. L’intenzione era di rendere operativo l’AIM-132 entro il 2000 su Eurofighter, Tornado ADV/IDS, Harrier, Sea Harrier, Jaguar e Hawk. Il missile originale costituiva una ottima base di partenza, così il progetto iniziò a procedere speditamente. Il sensore tedesco venne sostituito da uno Hughes, uguale a quello del successivo AIM-9X. I test sono iniziati nel 1994. Il programma ha visto non meno di 22 lanci guidati fino al 2003.
Nel 1995-96 la Bae e la Hughes hanno proposto un "P3I ASRAAM" migliorato con spinta vettoriale e testata più potente per partecipare ai test comparativi con l’AIM-9X. Sono stati lanciati 8 missili e provati i motori, le testate, l’efficacia del sensore e le prestazioni cinematiche. Sulla base dei dati ottenuti, tuttavia, l’AIM-132 non è stato ritenuto rispondente per carenze nella letalità, nella resistenza alle IRCM e nelle prestazioni “off-boresight”. Il fattore economico è stato però determinante: l’AIM-9X avrebbe utilizzato il motore e molti componenti dei missili già in inventario.
Una parziale compensazione è venuta, nel 1998, dalla vendita all’Australia per armare gli F-18, in una competizione che ha visto il missile contrapposto proprio all’AIM-9X e al Python-4. Nello stesso anno è stato consegnato il primo missile alla RAF per le prove di integrazione sui Typhoon, sugli Harrier e sui Tornado F.3. La RAF ha ritardato la produzione di massa fino al 2001 per problemi di hardware e software non meglio specificati. Sembra che il riflesso della luce sulle nubi rendesse difficile l’inseguimento del bersaglio, cosa che ha richiesto ulteriori modifiche all’elettronica. Nel 2001 l’AIM-132 è passato sotto il consorzio MBDA con la fusione tra BAe Dynamics e Matra. Finalmente nel 2002 è iniziato l’impiego sui Tornado F.3, con capacità parziali data la mancanza del casco di puntamento (HMD). Altri possibili candidati all’integrazione sono l’F-35 e l’elicottero WAH-64 Apache. L’arma è compatibile coi lanciatori degli AIM-9 ed AIM-120. I contratti prevedono, finora, una produzione di 1300 missili ad un costo di 350.000 $ al pezzo.
Lungo 2,9 metri, con un diametro di 16,6 cm ed una apertura alare di soli 45 cm, l’AIM-132 pesa 87 kg. La configurazione è a corpo portante (lifting body) e stabilità rilassata a bassa resistenza aerodinamica, ottimizzata per l’attacco oltre il raggio visivo (BVR). Ma senza penalizzare lo scontro ravvicinato: può virare a 50G subito dopo il lancio. Il missile presenta solo delle piccole alette indipendenti di controllo in coda. Il propulsore è un Royal ordnance REMUS a due stadi ed altissimo impulso e bassissima emissione fumo. Il diametro della camera di combustione (6,5 pollici), maggiore rispetto agli AIM-9 (5 pollici), determina una sezione del 70% superiore. Questo assicura alta accelerazione e velocità massima non inferiore a 3,5 mach. Il motore è dotato di controllo della potenza: bassa nelle virate, più alta durante l’inseguimento. La bassa resistenza permette una autonomia stimata tra 18 e 25 km. Quella minima è di 300 metri. Tra i concorrenti è il missile con la “zona senza scampo" (No Escape Zone) più elevata.
Il sensore, del tipo IIR (imaging infrared), è uno Hughes SBRC a piano focale (Focal Plane Array) da 128x128 pixel all’antimoniuro di indio, raffreddato a 80 Kelvin con argon o azoto forniti dal binario di lancio e da un contenitore interno. Opera tra 0,5 e 5,4 micron e permette una copertura emisferica (+/- 90°) con risoluzione 400 volte superiore a quella di un AIM-9L/M. Il vantaggio di un sensore FPA è l’estrema sensibilità, il tipo di formazione dell’immagine con risoluzione simile a quella TV, con area di rilevamento maggiore per un tempo superiore e con elevato “contrast-lock”. Rende inutili anche le manovre di disimpegno più violente per uscire dall’area di scansione. Gode di eccellenti capacità ECCM. Permette di rilevare le differenze di velocità tra bersaglio ed esche ed è immune ai disturbatori IR (tranne i laser). Il software permette di identificare il bersaglio e rilevarne parti specifiche (motori, ali, cabina). Il sistema di processazione è ritenuto il più potente mai installato su di un missile.
Il lancio è istantaneo: l’AIM-132 può restare “attivo” per lunghi periodi. E può naturalmente essere lanciato in manovre ad elevato G. E’ possibile l’“aggancio” prima del lancio (LOBL), ma la sua specialità è la modalità LOAL (Lock On After Launch), prima cioè che la testa abbia acquisito il bersaglio. Se il nemico si nasconde nelle nubi o è troppo lontano, sulla base delle coordinate fornite dal radar di bordo ed inserite nel sistema di guida inerziale strapdown, il missile si dirige “cieco” verso il “basket” di acquisizione, per poi attivare il sensore ed “agganciare” il bersaglio a breve distanza. L’AIM-132 può ricevere i dati del bersaglio dal radar del lanciatore, dal casco di puntamento (HMD) o dall’IRST Pirate, permettendo un attacco “silenzioso”. La capacità LOAL permette il lancio dalle stive interne del nuovo F-35.
La distruzione del bersaglio è garantita da una testata DASA LFK a frammentazione di 8,2 kg, azionata da una spoletta di prossimità laser Thorn-EMI e da una ad impatto. Il missile è preciso e la spoletta è intelligente. Solo all’ultimo istante decide se esplodere in prossimità o dopo l’impatto. L’AIM-132 è predisposto per una testata maggiore (12 kg).
Il missile non è dotato di spinta vettoriale (Thrust Vectoring Control) come molti missili di ultima generazione né di generose superfici di manovra. Data l’alta velocità risulta così meno agile. Non tutti concordano però sull’utilità del TVC, dato che l’agilità, ottima al momento del lancio, va persa quando il motore si spegne. L’AIM-132 mantiene una elevata energia cinetica fino all’impatto.
Nel 2008 la Royal Australian Air Force ha effettuato un test di lancio LOAL da un F-18 a bassa quota verso un drone simulante un caccia nemico in coda, ottenendo un centro perfetto a più di 5 km di distanza. Non è stato sfruttato il casco HMD: i dati sul bersaglio sono stati inviati da un secondo F-18 in collegamento dati (Link 16).
by Gian Vito
2010