Le operazioni di bombardamento con i trimotori Caproni ebbero inizio con due aerei il 20 Agosto 1915: Ca.478 (capitani Bailo e Graziani, osservatore maggiore Barbieri), e il Ca.480 (tenente Ercole, sottotenente Laureati, osservatore capitano Cavalieri), che bombardarono con 13 ordigni da 162 mm, 12 da 135 mm e 14 incendiari l'aeroporto di Aisovizza (il Ca.478 e il Ca.480 si alternarono di nuovo su Aisovizza il 21 e il 28 agosto sganciando oltre 250 bombe di vario tipo e calibro. Un'ultima azione di questo breve ciclo venne svolta su Klause l'8 settembre).
Si possono ricordare quindi tra le prime azioni quelle contro Aisovizza, Castagnevizza, Aidussina, Bainsizza, Lubiana, le valli alpine e la battaglia nel cielo di Pergine nel corso alla quale i Caproni abbatterono tre aerei avversari (bisogna ricordare che l'aviosuperficie di Aisovizza rimase per parecchi mesi la base nemica più importante dalla quale partiva il maggior numero di incursioni sulle città e sugli obiettivi militari situati nel Nord-Est d'Italia, in seguito alle incursioni italiane gli austriaci bombardarono per rappresaglia Udine, Buttrio e San Gottardo innescando il susseguirsi di azioni dall'una e dall'altra parte, non necessariamente incluse in piani organici e coordinati).
Le ultime fasi della seconda battaglia dell'Isonzo furono teatro di un importante evento. Il 7 ottobre 1915 tutti gli aerei efficienti del 1° Gruppo Aeroplani, nel complesso 9 Voisin LA e 5 Farman MF.11, bombardarono Kostanjevica, sede di un alto comando nemico, effettuando la prima incursione di massa sul fronte. L'azione ebbe pere un esito deludente perche furono lanciate non più di 27 bombe per un totale di appena 350 kg, conseguendo effetti molto limitati sul piano operativo. Fu però l'inizio di una strategia che, condotta con aerei ben più idonei come i Caproni, si rivela proficua, considerato che il carico lanciato da tutti quegli aeroplani corrispondeva a quello trasportato da un solo Caproni. Durante il mese di ottobre, mentre alla Comina affluivano nuovi aerei e si costituivano nuovi reparti, i bombardieri cominciarono a loro volta a sperimentare l'impiego di massa. II 19 ottobre otto Ca.1 effettuarono un ulteriore, pesante intervento su Aisovizza.
Non si pensi ad azioni condotte con formazioni massicce, cosi come avverrà nella Seconda Guerra Mondiale. Nei primi due anni di guerra il volo in formazione praticamente non esisteva. Ogni apparecchio decollava a pochi minuti di distanza dal precedente e raggiungeva l'obiettivo per proprio conto. Solo a conflitto inoltrato certe incursioni vennero eseguite in formazione, o, per meglio rendere l' idea, "in nucleo serrato e compatto", per passare poi, nel 1918, a composizioni più o meno ordinate, tra cui quelle dette "a losanga". Nelle missioni di scorta, gli aerei da caccia seguivano dappresso i bombardieri che dovevano proteggere, spesso distribuendosi ai quattro lati della formazione.
Aisovizza fu colpita anche il 20 ottobre con tre aerei mentre altri quattro bombardarono ancora Kastanjevica e la stazione di Duino. Col procedere delle consegne si dispose che i reparti dotati di Caproni, chiamati "Squadriglie da Offesa", avessero un organico temporaneamente limitato a tre aerei (due in linea di volo e uno di riserva). Di conseguenza, l'8 ottobre la 1a Squadriglia venne sdoppiata per formare una 3a Squadriglia (capitano Pier Ruggero Piccio) e le consegne successive permisero di formare il giorno 17 le squadriglie 2a (capitano Egidio Carta) e 4a (capitano Dario Ungania). Il 1° novembre le quattro unità costituirono un 1° Gruppo Squadriglie Caproni, nell'ambito del Battaglione Squadriglie Aviatori con sede a Comina, comandato dal tenente colonnello Alfredo Barbieri; l'organico era di tre aerei ciascuna eccetto la quarta, decentrata ad Aviano, che ne aveva due soltanto. Il 12 novembre otto trimotori bombardarono la stazione di S. Michele del Carso. Le condizioni atmosferiche non permisero altri voli sino al giorno 18, quando 9 trimotori bombardarono Gorizia e altrettanti, il giorno dopo, ancora Aisovizza.
L'aeronautica nemica si accanì a sua volta contro gli obiettivi situati entro il raggio d'azione dei propri aerei; anche le città costiere, quelle venete e romagnole in particolare, furono prese di mira con maggiore intensità dagli idrovolanti Lohner e Brandenburg provenienti da Pola e da Trieste, ma l'effetto distruttivo dei Caproni, capaci di trasportare un carico più che doppio rispetto a qualsiasi altro velivolo, si rivelò ineguagliabile.
Col procedere delle consegne vennero create nuove squadriglie: il 22 novembre fu costituita la 5a alla Comina (capitano Oronzo Andriani), trasferita poi a Verona-Tombetta il 16 dicembre per operare alle dipendenze del III Gruppo. Nello stesso mese, l'11, fu costituita ad Aviano la 6a Squadriglia agli ordini del capitano Adolfo Resio.
Durante la stasi invernale, un grave incidente occorso al Ca.708 indusse il Comando Supremo a ordinare la sospensione dei voli (20 gennaio 1916). La relativa indagine rivelo importanti deformazioni dei bulloni dei montanti estremi delle ali dovute al pessimo materiale impiegato e il 29 gennaio vennero iniziati i necessari lavori di modifica. Malgrado questo inconveniente, che venne eliminato, il trimotore dimostrò nel corso del servizio di possedere notevole robustezza e una straordinaria resistenza ai danni bellici. Unico neo, i motori A 10: poco affidabili ed inclini ad incendiarsi.
Dopo la pausa invernale, i Caproni ripresero l'offensiva, ma fu l'aviazione nemica ad infliggere un duro colpo che ebbe una larga eco nella stampa e un forte impatto sull'opinione pubblica nazionale: il 14 febbraio 1916 undici Lohner B VII della FliK 16 di Pergine e della FliK 17 di Gardolo, agli ordini dell'Hauptmann Raoul Stojsavljevic bombardarono Milano, provocando la morte di 15 persone. Per ritorsione, quattro giorni dopo i "Trecento" si alzarono in volo per bombardare Lubiana, una missione che ebbe contorni epici e profonde ripercussioni nello sviluppo e nella successiva attività dei bombardieri. Dei 10 Ca.1 decollati da Aviano e dalla Comina tre rientrarono per guasti ai motori. I rimanenti sette, ciascuno per proprio conto, fecero rotta verso il loro obiettivo, ma il Ca.703 della 4a Squadriglia fu intercettato dai nuovi monoplani da caccia Fokker A III e costretto a scendere presso Merna (Gorizia), in territorio nemico, con un caduto a bordo (il capitano Tullio Visconti), mentre due altri membri dell'equipaggio vennero fatti prigionieri.
I micidiali Fokker E (Eindecker, ossia monoplani) avevano mietuto numerose vittorie sul fronte francese. Erano infatti in grado di colpire con estrema precisione grazie alle loro armi fisse in caccia dotate del nuovo dispositivo di tiro attraverso l'elica ed erano stati ceduti in buon numero alla Imperial-Regia aviazione austro-ungarica con la sigla A III. Lo stesso giorno i Fokker attaccarono anche il Ca.478 colpendo a morte il Tenente Colonnello Barbieri, presente sull'apparecchio in qualità di mitragliere, e il comandante capitano Bailo. Benché a sua volta ferito, il secondo pilota, capitano Oreste Salomone, riuscì a mantenere caparbiamente il controllo dell'aereo e a riportarlo entro le linee italiane, atterrando a Gonars, presso Palmanova. Giunti sulle nostre linee, i caccia austriaci sospesero l'attacco perche avevano l'ordine di non entrare in territorio italiano per non rischiare l'abbattimento e compromettere cosi la segretezza del dispositivo di cui erano dotati. Decorato di medaglia d'oro, Salomone fu il primo aviatore insignito della massima onorificenza militare.
Il primo Caproni perduto in combattimento fu il ca.703 della 4a sq. abbattuto il 18 Febbraio 1916 durante un'azione su Lubiana dai Fokker A III di Heinrich Kostrba della Flik 4 e di Ludwig Hautzmajer della Flik 19 armati con mitragliatrice Schwartzlose fissa in caccia munita del dispositivo ancora segreto, di tiro attraverso l'elica. Il trimotore fu rimesso in efficienza dalla Phonix di Aspern ed ebbe il numero di serie 00.52. Fonte: Archivio privato Giorgio Marinello.
La psicosi di Lubiana originò altre misure difensive, tra cui l'adozione di corazze, qui indossate da equipaggi della 4a sq. Queste ingombranti protezioni vennero poi abbandonate dopo averne riscontrato la sostanziale inutilità. Nella foto alcuni armieri brandiscono le classiche bombe da 25 Kg. dette "Giacomini".
Lubiana era stata raggiunta da cinque aerei e colpita con 26 granate-mina da 162 mm., ma, al di la di questo risultato, per la prima volta aerei nemici avevano intercettato nostri aeroplani e inflitto gravi perdite. La necessità di dare una maggiore protezione ai Caproni e ai loro equipaggi impose l'adozione di una seconda arma per la difesa posteriore, ma tale contromisura comporto un aggravio di peso considerevole perche contemplava, oltre all'arma stessa e al suo munizionamento, anche l'aggiunta di un quarto membro di equipaggio. Di conseguenza, il carico di bombe, si sarebbe ridotto notevolmente. La "psicosi di Lubiana" originò inoltre un'altra curiosa iniziativa, quale la dotazione di corazze per gli equipaggi.
L'incremento delle caratteristiche di volo mediante l'adozione di motori più potenti si inquadrò invece in una logica evoluzione del velivolo. Un'ulteriore disponibilità di potenza avrebbe permesso di meglio manovrare per difendersi dagli assalitori e di assorbire il peso aggiuntivo dell'armamento posteriore senza troppo incidere sull'entità del carico di caduta.
Intanto i "Trecento" proseguivano intensamente la loro attività, distinguendosi nel Trentino durante il contrattacco sferrato nel maggio 1916 in risposta alla grande offensiva nemica nota come "Strafexpedition". Gli obiettivi furono le retrovie nemiche a Folgaria, in Valle d'Assa, in Val Gail, a Valdastico. L'intero Gruppo, con ben 34 Ca.1, bombardò l'importante campo d' aviazione di Pergine. Quindi il bombardamento di Fiume (2 agosto), diretto a colpire il silurificio Whitehead, i cantieri Danubius e un deposito di petrolio, effettuato con ondate di 4 o 5 velivoli appartenenti a cinque squadriglie. L'interdizione aerea austriaca, sempre più aggressiva, scatenò sul cielo della città una lunga e durissima battaglia aerea che costò la perdita di un Ca.1, atterrato in territorio nemico, contro l'abbattimento di un aereo avversario. La missione ebbe successo ma l'assegnazione di caccia di scorta ai bombardieri divenne sempre più necessaria. Di questo tipo, ossia di natura eminentemente strategica, e senza subire alcuna perdita, fu il bombardamento di Trieste eseguito il 13 settembre con 22 Ca.1 che, protetti da due squadriglie di caccia Nieuport, rovesciarono sull'idroscalo, sull'arsenale del Lloyd e sullo Stabilimento Tecnico Triestino oltre quattro tonnellate di bombe. In autunno i Ca.300 furono invece chiamati ad effettuare interventi tattici sulle retrovie del Carso. Analoghe furono le missioni svolte dalla 5a Squadriglia, la sola unità Caproni operante nel trentino alle dipendenze del III Gruppo di Verona.
Proseguiva intanto la creazione di nuove unità: il 18 febbraio 1916 si era costituita la 7a Squadriglia (capitano Domenico Mondelli), che il successivo 1° aprile, assieme alle prime quattro del disciolto I Gruppo e alla V, forma il IV Gruppo, a disposizione del Comando Supremo. L'8 aprile 1916 fu attuato un riordinamento generale dei reparti aerei nel cui ambito vennero rinumerate tutte le squadriglie, riservando i numeri da 1 a 24 alle squadriglie da offesa. Nella stessa data venne formata l'8a Squadriglia (capitano Luigi Govi), assegnata al IV Gruppo. A differenza delle altre, che per distinguersi in volo avevano adottato contrassegni geometrici come barre, scacchi, rombi, cerchi, l'8a adottò i simboli delle carte da gioco. Questa pratica fu vista con tale favore dagli altri equipaggi che nel giro di poco tempo anche altre squadriglie mutarono i loro contrassegni con vere e proprie insegne. Il 9 maggio venne mobilitata la 9a Squadriglia (capitano Luigi Reggio) che andò ad affiancare la 5a nel III Gruppo di Verona, mentre la 10a, creata il 25 maggio a Villaverla agli ordini del capitano Filippo De Riso, fu assegnata al IV Gruppo ma si dislocò a Campoformido. A supporto del XVI Corpo d'Armata che combatteva nel settore albanese-macedone, nell'estate 1916 venne costituita l'11a Squadriglia Caproni, che il 25 agosto si schiera sul campo di Tahiraga, con un organico di quattro aeroplani, meta dei quali di riserva in Puglia a causa dell'indisponibilità di ricoveri nella sede albanese. Il 9 dicembre entra a far parte dell'VIII Gruppo.
A Taliedo, intanto, lo stabilimento che produceva i trimotori in gran serie lavorava a pieno ritmo. Inoltre, nella certezza di ottenere presto cospicue ordinazioni, la società che lo gestiva aveva portato a termine a proprio rischio la costruzione e la valutazione del prototipo Ca.450 e quindi impostato la produzione di un lotto di 100 esemplari essendosi constatato che, oltre alla maggiore potenza, i motori V4B vantavano una affidabilità superiore a quella degli A 10. Il rendimento dei Ca.300 al fronte andava diminuendo sia per il sovraccarico dell'armamento sia per il confronto con gli aeroplani nemici che l'incedere del progresso aveva reso nel giro di un anno assai più competitivi e temibili.
Allo Stato Maggiore si era perciò propensi a sostituire i Ca.1 col Pomilio S.P. e col S.I.A. 14B, ma l'inadeguatezza dei primo a svolgere missioni da bombardamento pesante e l'insorgere di problemi tecnici nella valutazione del secondo favori nel febbraio 1917 la stipulazione di un contratto per la fornitura di 150 Ca.3, elevato a 250 nel giugno successivo, mentre gli ibridi Ca.2, ufficialmente limitati a 9 esemplari, furono alquanto più numerosi, ma sempre appartenenti al lotto di produzione dei Ca.1. Manifestando doti di volo assai migliori, oltre alla stessa eccezionale resistenza ai danni bellici, i "Quattrocentocinquanta" sostituirono con progressiva gradualità il tipo precedente.
Gabriele D'Annunzio, assieme a Pagliano, Gori e Pratesi, l'equipaggio del quale fu ospite in numerose missioni, tra cui le rischiose incursioni notturne su Pola dell'agosto 1917. Il Ca.2378 "Nulla Via Invia" riportava sulla prua le missioni compiute, un vezzo seguito poi da altri equipaggi. Passato alla 1a Sq. e divenuto il comandante, il 30 dicembre 1917 Pagliano eseguirà col suo fedele equipaggio composto dal Ten. Gori e dai mitraglieri Caglio ed Andri, un bombardamento su Aviano durante il quale verrà intercettato e abbattuto presso Susegana dall'Albatross D III 153.77 dell'asso Benno Fiala Ritter von Fernbrugg. Alla memoria di Pagliano e Gori è stato dedicato l'aeroporto di Aviano.
Assegnati ai reparti nella primavera del 1917, fecero qualche apparizione assieme ai Ca.300 prima di partecipare in buon numero alla battaglia dell'Ortigara (giugno 1917), nel cui settore si alternarono più volte scaricando sette tonnellate di bombe. In Albania, intanto, un episodio cruento aveva portato il 12 ottobre 1916 alla ribalta delle cronache il capitano Ercole , dell' 11a Squadriglia, il cui Ca.300 venne intercettato su Zarnec da Josef Siegel, su Hansa-Brandenburg C I. Dopo avere ripetutamente colpito l'aereo ferendo Ercole e uccidendo gli altri due membri dell'equipaggio, il caccia austriaco si allontanò, lasciando il Caproni in balia di se stesso, mentre precipitava con una scia di fumo. Ma a pochi metri da terra, malgrado le ferite e i motori in avaria, il pilota riuscì a riprendere il controllo del velivolo e a portarlo all'atterraggio in un campo, in territorio nemico. Ucciso con un colpo di pistola un abitante del luogo che lo aveva assalito, bruciò l'aereo e riguadagno dopo sette giorni di peripezie le linee italiane. Anche questo ufficiale venne insignito di Medaglia d'Oro al Valor Militare.
Nello stesso periodo, dislocato alla Comina e operante al comando del maggiore Luigino Falchi, il IV Gruppo aveva assunto una eccessiva consistenza annoverando un organico di ben 10 squadriglie. Costituitasi la 15a il 10 aprile 1917, si rese indispensabile una scissione. Venne cosi creato I'XI Gruppo, affidato al maggiore Piero Oppizzi, con sede ad Aviano e un organico formato dalle squadriglie 2a, 3a, 4a, 6a, 7a e 15a. Il IV Gruppo, con sede di comando alla Comina, aveva sullo stesso campo la 1a, l'8a e la 13a; mentre la 10a e la 14a erano decentrate a Campoformido. La 5a e la 9a operarono alle dipendenze del III Gruppo fino all'autunno 1917. In settembre passarono rispettivamente all'XI e al IV.
Nei primi due anni di guerra i Caproni avevano svolto missioni esclusivamente diurne, ma dal gennaio 1917 cominciarono ad operare anche di notte malgrado le ovvie difficoltà. Dalla seconda meta del 1917 l'attività venne in buona parte effettuata congiuntamente da Ca.1 e Ca.3 avendo quasi tutte le squadriglie una dotazione mista che raggiungeva spesso i 14 aeroplani di cui metà di pronto impiego e i rimanenti di riserva. Fino alla fine del 1917 il Ca.300 rimase quasi ovunque in prima linea ad affiancare il successore. Prosegui poi il proprio servizio in ruoli secondari, per lo più nelle scuole di pilotaggio. I Ca.450 si assunsero gradualmente l'onere delle missioni strategiche più lunghe e pericolose, diurne e notturne. Tutti del nuovo tipo furono i 12 bombardieri del IV Gruppo che attaccarono gli impianti minerari di Idria il 7 e il 28 luglio.
Nel corso di quello stesso mese venne costituita a Ghedi la 201a Squadriglia, dipendente dalla Regia Marina, e dotata di trimotori Ca.3 RM, che si distinguevano dagli altri per la possibilità di ampliare il carico di caduta con bombe di profondità o antinave. Con un organico di 4 apparecchi, la 201a si schiera a Marcon, compiendo lunghe ricognizioni sull'Adriatico settentrionale per sorvegliare i movimenti delle navi nemiche e le attività svolte sul litorale, ma prese parte anche a bombardamenti convenzionali. Nell'estate del 1917 venne impegnata in esperimenti di lancio di siluri dopo aver ricevuto due Ca.3 espressamente modificati per tale impiego: il Ca.2331 "Sufficit Animus" e il Ca.2334 "Per la Patria". Gli esiti pratici di questo impiego non furono però soddisfacenti (Per varie cause che verranno illustrate in seguito), neppure presso un reparto espressamente creato a tale scopo: la 1a Squadriglia Navale Siluranti Aeree. La 201a ebbe inoltre in carico almeno un Ca.3 armato di cannoncino da 37 mm a prua. Questa speciale versione fu la dotazione standard della 16a Squadriglia, costituita a Padova il 22 gennaio 1918. Assegnata temporaneamente al XIV Gruppo, venne però soppressa il 20 giugno successivo. Altri Ca.3 con cannoncino operarono presso una Sezione Caproni della 122a Squadriglia e in squadriglie adibite alla difesa territoriale quali la 301a di Foggia, la 109a di Trenno e la 107a di Centocelle che ebbe probabilmente in dotazione anche l'unico Ca.1 con arma Fiat da 25,4 mm.
Ai primi di agosto del 1917, allo scopo di prevenire o limitare le incursioni su Venezia, vennero svolte numerose e rischiose azioni su Pola, da tempo richieste da Gabriele D'Annunzio, che fu, come noto, un grande animatore dell'attività aeronautica. La piazzaforte istriana venne ripetutamente bombardata nelle notti del 2, 3, 8 e 9 agosto con una media di trenta bombardieri dei due Gruppi per missione. Nell' estate 1917 si tentò di dar corso ad un' altra iniziativa di D' Annunzio: il bombardamento di Vienna con i Caproni. A questo scopo, due Ca.450 della 4a Squadriglia vennero dotati di serbatoi supplementari per incrementarne l'autonomia fino a 900 km anche se il carico di caduta si sarebbe cosi ridotto a non più di 100 kg. Uno dei velivoli, condotto dal capitano pilota Maurizio Pagliano e dal suo equipaggio (i tenenti Gori e Pratesi), superò senza inconvenienti una prova di durata, ma l'autorizzazione all'impresa non venne concessa (verrà effettuata l'anno dopo con gli SVA). Fu invece attuata un'altra importante impresa aeronautica: il bombardamento di Cattaro, ancora una volta insistentemente promosso da D'Annunzio. Nel settembre 1917 venne appositamente costituito un "Distaccamento AR" posto al comando del maggiore Armando Armani, formato da due squadriglie "bis" (1a e 15a) ciascuna di 7 aerei i cui equipaggi erano stati estratti a sorte tra i due Gruppi da offesa. Portatisi preventivamente da Taliedo a Gioia del Colle, nella notte sul 4 ottobre 1917 dodici bombardieri si presentarono nella più completa sorpresa sulle stazioni dei sommergibili, sugli idroscali e sui depositi della piazzaforte scaricandovi il loro esplosivo. Gli effetti distruttivi furono limitati per la consistenza del carico di soli 255 kg per aereo, ma la portata psicologica dell'evento fu enorme.
Il compito affidato alla 201a Sq. della Regia Marina fu inizialmente la sorveglianza costiera sul litorale dell'Alto Adriatico per accertare sia i movimenti sulla costa, sia gli spostamenti di navi nemiche. Questa attività veniva effettuata dall'alba al tramonto da un velivolo per volta che ogni due ore dava il cambio al precedente. In uno di questi voli per cause sconosciute il Ca.3 del capitano Federico Calleri di Sala si rovesciò ad un migliaio di metri di quota precipitando al suolo. Con Calleri muoiono il Sottotenente Arosio e i mitraglieri Gargano e Seghizzi.
I Ca.1 e Ca.3 continuarono a prestare servizio alla scuola Caproni a Vizzola Ticino anche dopo l'avvenuta radiazione da parte della Regia Aeronautica. Dal 1927 furono sottoposti ad omologazione da parte del R.A.I. e dotati di matricole civili. Qui il Ca.2006, un Ca.300 ripreso sempre a Vizzola dopo l'omologazione effettuata il 10 Marzo 1927.
Combattiva e tenace, la nostra aviazione continuò cosi ad imporsi sul nemico ma le squadriglie da offesa ne subirono particolarmente la reazione soprattutto ad opera delle agguerrite Flik da caccia, supportate dalle Jasta tedesche. Il peso di queste unità si fece particolarmente sentire nell'autunno 1917, durante la ritirata di Caporetto, in cui l'aeronautica si prodigò generosamente per frenare l'avanzata nemica, subendo gravi perdite. In ogni caso, proprio grazie ai trimotori da bombardamento, la superiorità aerea italiana sul piano squisitamente offensivo venne mantenuta, mentre l'Imperial-regia aviazione austro-ungarica, non possedendo alcun aeroplano paragonabile per affidabilità e per capacità di carico ai Caproni, poté a sua volta eseguire analoghi bombardamenti solo fruendo di unità tedesche appositamente intervenute.
Durante la ritirata, i due gruppi di Aviano e Comina arretrarono a Padova e San Pelagio (26 ottobre), pur continuando a svolgere una attività frenetica. La ritirata aveva gravemente menomato l'efficienza delle squadriglie, il cui personale aveva dovuto distruggere o abbandonare al nemico attrezzature, materiali di supporto, aeroplani in avaria e anche aerei efficienti di riserva, privi di piloti.
Consolidatasi la resistenza sulla linea del Piave, i Caproni furono chiamati ad intervenire anche sulle loro precedenti basi di Aviano e Comina, ora occupate dalle unità aeree austro-ungariche e tedesche. Intervennero inoltre su Campoformido, su ponti e su concentramenti di truppe nemiche, perdendo in combattimento, nel periodo più critico dal 24 ottobre al 15 novembre 1917, almeno 9 aeroplani.
In questo difficile periodo si verificarono le dolorose perdite del tenente Gino Lisa e del capitano Maurizio Pagliano coi rispettivi equipaggi. II primo fu vittima degli assi Julius Arigi, Josef Kiss il 15 novembre 1917 presso Cerovlje. II secondo fu abbattuto dall'asso Benno Fiala Ritter von Fernbrugg il 30 dicembre 1917 presso Susegana. La fase riorganizzativa che seguì il consolidamento della difesa originò la costituzione di un terzo Gruppo da offesa, il XIV, agli ordini del maggiore Vittorio De Muro, che al 20 novembre 1917 era schierato a Ghedi con le squadriglie 2a, 3a, 7a, 9a, 10a e 14a. Il IV (maggiore Fortunato Bonazzi) era a San Pelagio con 1a, 8a, 13a e 15a; l'XI (maggiore Armando Armani) era a Padova con le rimanenti 4a, 5a e 6a.
Dopo la ritirata, la 201a Squadriglia della Regia Marina, ridotta a due soli apparecchi, venne sciolta ed aerei e personale passarono alla 9a. Nell'impiego addestrativo i plurimotori equipaggiarono la Scuola della Malpensa e l'8° Centro di Istruzione di Aviazione (Foggia), funzionante dal febbraio 1918 per l'istruzione dei piloti americani (che ne apprezzarono le caratteristiche di robustezza e manovrabilità) costituenti un nucleo di oltre 400 allievi al comando del maggiore William Ryan, coadiuvato dal capitano Fiorello La Guardia (il futuro sindaco di New York). I primi che conseguirono il brevetto furono destinati alle squadriglie Caproni dal giugno 1918. A questo proposito si può ricordare che un pilota istruttore del centro (secondo alcune fonti), nel febbraio 1918, esegui con un trimotore un looping ed un tonneau a circa 2000 metri di quota.
Molti dei piloti americani qualificati sui Caproni parteciparono ad azioni di bombardamento con gli equipaggi italiani. Due Ca.3 furono inviati negli Stati Uniti, nel 1918, con due successive missioni tecniche, ed effettuarono numerosi voli propagandistici in appoggio alla campagna per il terzo prestito di guerra (in uno di questi Ca.3 perse la vita il pilota Silvio Resnati in seguito ad incidente di volo sul campo di Hampstead, presso New York, il 16 maggio 1918). Nel corso di quell'anno la controffensiva italiana si dispiegò lentamente ed irreversibilmente. I Ca.450 furono tra i protagonisti della riscossa, ma specie nei primi mesi la superiorità aerea italiana venne messa ancora a repentaglio dalla presenza dell'aviazione tedesca che, per sopperire alle carenze di aeroplani strategici di cui soffriva l'alleato, aveva inviato tre Bombenstaffeln che nottetempo effettuavano incursioni sulle città italiane situate nel raggio della loro autonomia. Da parte italiana, gli interventi dei bombardieri furono di natura eminentemente tattica, con qualche eccezione. Il 5 settembre 1918, nell'intento di coordinare e supportare l'attività svolta dai nostri agenti in territorio nemico, oltre che di incrementarne il numero, venne costituito a Cà Tessera un Gruppo Speciale Aviazione "I" (Informazioni) con varie unità tra cui la 9a Squadriglia Caproni, col compito di lanciare agenti oltre le linee, rilevarne i messaggi e rifornirli. I Caproni delle altre unita moltiplicarono gli interventi alternandosi sui campi ex italiani, su concentramenti di truppe e su nidi di resistenza appoggiando un'avanzata che diverrà sempre più irresistibile fino all'epilogo di Vittorio Veneto.
L'ultimo trimotore perduto in combattimento fu il Ca.11503 che l'ironia della sorte vuole appartenesse alla 4a Squadriglia come lo fu il primo. Il 27 ottobre 1918, perduto il contatto con la formazione a causa del maltempo, fu attaccato sul cielo di Conegliano da caccia austriaci. II Caproni si difese strenuamente riuscendo a disimpegnarsi e a raggiungere l'obiettivo presso Vittorio Veneto dove scaricò il proprio carico di bombe. Ma al ritorno, probabilmente danneggiato dal tiro, comincio a perdere quota entrando nel raggio d'azione di una batteria contraerei che lo centro in pieno con una cannonata asportandogli un'ala. L'intero equipaggio perse la vita: era composto dal tenente pilota Mario Tarli, dal sergente Giannetto Vassura e dai soldati mitraglieri Domenico Fantucci e Dandolo Zamboni. Alla memoria di Giannetto Vassura oggi dedicato l'aeroporto militare di Rimini-Miramare. Lo stesso giorno un altro trimotore, il Ca.4180 della 2a Squadriglia, venne anch'esso attaccato da caccia nemici ma riuscì a disimpegnarsi e ad atterrare fortunosamente su un campo inglese a Treviso, dopo aver fatto precipitare uno degli assalitori.
A dimostrazione di quanto sia stata aspra la guerra nei cieli fino alle ultime giornate, lo stesso 27 ottobre vennero attaccati e abbattuti altri aerei, tra cui un terzo Caproni, un Ca.5. (Info tratte da Storia dell'Aviazione, Aerofan, Storia Militare e Ali Antiche)
in sequenza: postazione difensiva con Fiat mod.1914 cal.6.5; Due Fiat-Revelli Cal.9/Glisenti (Comunemente dette Villar Perosa dalla città in cui aveva sede la fabbrica) su un supporto fissato ai montanti stessi.