Generalmente considerato il miglior velivolo da caccia presente in forze nelle aviazioni alleate durante la grande guerra, lo SPAD rappresentò il culmine della tecnica aeronautica «tradizionale» così come si era consolidata negli anni del conflitto. Solo con le innovazioni introdotte, in campo avverso, dal Fokker D.VII, la costruzione dei velivoli da caccia arrivò a una nuova svolta.
Questo eccellente aeroplano fu progettato da Louis Béchéreau, il creatore dei velocissimi monoplani Deperdussin. Dopo essere stata chiusa per difficoltà finanziaria, la ditta era stata rimessa in attività nel 1914 dal pioniere Blériot con la nuova ragione sociale di « Société pour l’Aviation et ses Dérivés» (conservando quindi le iniziali, SPAD, della precedente denominazione « Société pour les Avions Deperdussin »), e Béchéreau era rimasto a capo dell’ufficio tecnico, affiancato da Herbémont che, dopo la guerra, finì col succedergli.
Il primo caccia prodotto dalla SPAD fu il biposto A.2: un’originale macchina caratterizzata da una navicella per il mitragliere posta davanti al motore. Ebbe qualche impiego nell’Aviation Militaire e (più ancora) nell’aviazione russa, ma era troppo complicata e non brillava per prestazioni. Allorché furono disponibili dispositivi di sincronizzazione per armi fisse in caccia, Béchéreau rielaborò l’A.2 facendone un monoposto, lo SPAD V, con motore fisso raffreddato ad acqua al posto del rotativo: da questo velivolo del 1915, uno dei primi a montare il nuovo motore Hispano Suiza, sarebbe nata una generazione di ottimi caccia.