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si taglia alle scuole


Leviathan

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... Ben vengano delle entry class, ma solo per brevi periodi...

 

Forse mi ero spiegato male, ma è quello che intendevo, classi propedeutiche per il periodo strettamente necessario ad imparare la lingua italiana quanto basta a seguire le lezioni. ;)

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Nella conferenza stampa con il ministro Gelmini, Berlusconi ha ripetutamente affermato di non avere nessuna intenzione di ritirare il decreto anti scuola pubblica e ha inoltre affermato di voler risolvere le occupazioni non con il dialogo ma con l'aiuto della polizia.Il cavaliere a ai giornalisti che chiedevano se volesse instaurare uno stato di polizia ha risposto di non storcere troppo il naso perchè ci saranno ancora più di quattro anni del suo governo e a certe cose ci si dovrà abituare.Berlusconi ha dichiarato di avere intenzione di dare fin da oggi ordine alle questure di agire con tutti i mezzi a disposizione per mettere fine ad una pratica anti democratica.

Modificato da Dominus
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i soldi per la scuola sono pochi e ne devono ancora togliere? :thumbdown: :thumbdown: e ci lamentavamo di Fioroni....

 

nella mia scuola un ITIS non ci sono soldi praticamente e si rischia di non fare attività di laboratorio,frà un po gli elettrodi per saldare li portano i prof...

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anche io feci l'ITIS e già allora mi ricordo le difficoltà per i laboratori...

 

Comunque anche il discorso universitario è malaticcio: il decreto quasi costringe, se vogliono sopravvivere, le università a diventare fondazioni private, il che farà lievitare il costo per la laurea (già oggi, non alla portata di tutti)

 

5 in condotta, maestro unico, sono fumo negli occhi, tagli e università sono il problema

(ieri il TG5, noto giornale di partito, ha accennato a "presunti tagli")

presunti?? 20% in meno??

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E' anche vero che, parlando di università, occorre una razionalizzazione, dopo la corsa all'apertura dei nuovi atenei degli scorsi anni; per fare un esempio di una realtà che conosco, che senso ha avere due facoltà di biologia a Milano, una a Pavia, una a Varese, più altri corsi di laurea simili come scienze naturali (a Milano come minimo), scienze ambientali (a Milano, a Como e non so se altrove nei dintorni). Fossero almeno facoltà che sfornano laureati con una certezza di impiego, ma purtroppo è vero il contrario! Direi che occorre un compromesso tra le lezioni tenute nelle sale dei cinema perché altrimenti non ci si stava e i corsi che si possono tenere nello studio dei prof, con una manciata di studenti.

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anche io feci l'ITIS e già allora mi ricordo le difficoltà per i laboratori...

 

Comunque anche il discorso universitario è malaticcio: il decreto quasi costringe, se vogliono sopravvivere, le università a diventare fondazioni private, il che farà lievitare il costo per la laurea (già oggi, non alla portata di tutti)

 

Non solo!!! Dimentichi che una volta che l'Università sarà divenuta una fondazione privata, la ricerca al suo interno sarà espressamente indirizzata verso gli interessi di coloro che la finanzieranno. Morale della favola: la ricerca di base (che già dal nome dovrebbe dare l'idea di quanto sia importante) morirà! Chi ha interesse a finanziare ricerche in matematica? in fisica? per non parlare di tutte le ricerche che si possono fare nel campo umanistico.

 

Sempre riguardo a questo fatto, non so se sapete (perdonatemi non ho letto tutti i post attentamente) come avverrà il passaggio da Università pubblica a fondazione privata: ve lo spiego io. Basta una votazione favorevole da parte del senato accademico e l'intera università (con tutti i relativi beni mobili e immobili e personale) passerà sotto il controllo di qualche cordata industriale o bancaria... il tutto assolutamente GRATIS!

 

Come se non bastasse ciò ora ci mettono anche il bavaglio!!! Non possiamo più neanche protestare! Non possiamo più occupare pacificamente le università, come si sta facendo, non potremmo più organizzare incontri serali in cui ricercatori e docenti tengono conferenze pubbliche, non potremmo più esporre striscioni contro questa irrazionale riforma. Verranno i poliziotti a zittirci e zittendoci si faranno del male da soli, perchè non penso che in futuro, con lo stipendio da poliziotto, potranno mandare i loro figli all'Università.

 

Fine dello sfogo.

 

Per quanto riguarda le classi separate, io dico che è un'altra grandissima str***ata. Mi ricordo che, quando ancora andavo alle elementari, avevo 3 compagni stranieri in classe, tutti e tre erano arrivati dal loro paese senza neanche conoscere una parola di italiano. Dopo un anno tutti e tre parlavano correttamente l'italiano ed erano alla pari di tutti gli altri in tutte le materie, senza contare il fatto che erano integrati alla pari con gli altri bambini. Il tutto senza classi separate e senza maestre di sostegno. Ritengo comunque che per qualche ora alla settimana sia utile che vi sia una seconda insegnante che segua i ragazzi che hanno i maggiori problemi.

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Lender ti sei scordato quelli che entrato al università a 20 anni e a 35 sono ancora lì a decidere cosa fare, beh io da contribuente non poso permetterlo, qualcuno mi sa dire quanti sono fuori corso ci sono in italia?

Modificato da CHAFFEE79
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Come se non bastasse ciò ora ci mettono anche il bavaglio!!! Non possiamo più neanche protestare! Non possiamo più occupare pacificamente le università, come si sta facendo, non potremmo più organizzare incontri serali in cui ricercatori e docenti tengono conferenze pubbliche, non potremmo più esporre striscioni contro questa irrazionale riforma. Verranno i poliziotti a zittirci e zittendoci si faranno del male da soli, perchè non penso che in futuro, con lo stipendio da poliziotto, potranno mandare i loro figli all'Università.

 

Legittimo il diritto di protestare, altrettanto legittimo il diritto di seguire la lezione per chi vuole; se i toni usati dal premier possono essere considerati eccessivi, occorre anche ribadire che si commette una palese ingiustizia quando si interrompe una lezione per manifestare. Anche qui occorrerebbe uscire dalle contrapposizioni ideologiche.

 

Lender ti sei scordato quelli che entrato al università a 20 anni e a 35 sono ancora lì a decidere cosa fare, beh io da contribuente non poso permetterlo, qualcuno mi sa dire quanti sono fuori corso ci sono in italia?

 

Osservazione pertinente, l'università non deve essere un parcheggio per che non sa cosa vuol fare nella vita; come disse Fini qualche anno fa, occorre garantire uguali condizioni di partenza per tutti, ma poi ognuno deve arrivare dove lo portano le sue capacità, non si può garantire a tutti la laurea. Più che test di ammissione, metterei dei paletti precisi per l'iscrizione ai vari anni, richiedendo il superamento degli esami (può darsi che già sia così, sinceramente è passato qualche annetto da quando ero studente universitario...).

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Ma lo sapete che tutte le università del mondo possono accedere a capitali privati per finanziarsi tramite fondazioni e che fondazione non vuol dire università privata?? E che anche in questo caso arriviamo in ritardo???

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Quoto Chaffe. conosco un ragazzo, rappresentante, all'università di Brescia che è 8 anni che frequenta per laurearsi(triennale non specialistica).

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Se il giorno che ho gli esami in università occupano e mi impediscono di svolgerli non c'è bisogno della polizia, li caccio io a calci in culo gli occupanti. Protestare va bene ma senza rompere le 00 a chi vuole frequetare le lezioni in santa pace. L'occupazione non è un diritto, è interruzione di pubblico servizio che se non sbaglio è reato.

Modificato da Venon84
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It is a dark and angry time for scientists in Italy, faced as they are with a government acting out its own peculiar cost-cutting philosophy. Last week, tens of thousands of researchers took to the streets to register their opposition to a proposed bill designed to control civil-service spending (see page 840). If passed, as expected, the bill would dispose of nearly 2,000 temporary research staff, who are the backbone of the country's grossly understaffed research institutions — and about half of whom had already been selected for permanent jobs.

 

Even as the scientists were marching, Silvio Berlusconi's centre-right government, which took office in May, decreed that the budgets of both universities and research could be used as funds to shore up Italy's banks and credit institutes. This is not the first time that Berlusconi has targeted universities. In August, he signed a decree that cut university budgets by 10% and allowed only one in five of any vacant academic positions to be filled. It also allowed universities to convert into private foundations to bring in additional income. Given the current climate, university rectors believe that the latter step will be used to justify further budget cuts, and that it will eventually compel them to drop courses that have little commercial value, such as the classics, or even basic sciences. As that bombshell hit at the beginning of the summer holidays, the implications have only just been fully recognized — too late, as the decree is now being transformed into law.

 

Meanwhile, the government's minister for education, universities and research, Mariastella Gelmini, has remained silent on all issues related to her ministry except secondary schools, and has allowed major and destructive governmental decisions to be carried through without raising objection. She has refused to meet with scientists and academics to hear their concerns, or explain to them the policies that seem to require their sacrifice. And she has failed to delegate an undersecretary to handle these issues in her place.

 

Scientific organizations affected by the civil-service bill have instead been received by the bill's designer, Renato Brunetta, minister of public administration and innovation. Brunetta maintains that little can be done to stop or change the bill — even though it is still being discussed in committees, and has yet to be voted on by both chambers. In a newspaper interview, Brunetta also likened researchers to capitani di ventura, or Renaissance mercenary adventurers, saying that to give them permanent jobs would be "a little like killing them". This misrepresents an issue that researchers have explained to him — that any country's scientific base requires a healthy ratio of permanent to temporary staff, with the latter (such as postdocs) circulating between solid, well equipped, permanent research labs. In Italy, scientists tried to tell Brunetta, this ratio has become very unhealthy.

 

The Berlusconi government may feel that draconian budget measures are necessary, but its attacks on Italy's research base are unwise and short-sighted. The government has treated research as just another expense to be cut, when in fact it is better seen as an investment in building a twenty-first-century knowledge economy. Indeed, Italy has already embraced this concept by signing up to the European Union's 2000 Lisbon agenda, in which member states pledged to raise their research and development (R&D) budgets to 3% of their gross domestic product. Italy, a G8 country, has one of the lowest R&D expenditures in that group — at barely 1.1%, less than half that of comparable countries such as France and Germany.

 

The government needs to consider more than short-term gains brought about through a system of decrees made easy by compliant ministers. If it wants to prepare a realistic future for Italy, as it should, it should not idly reference the distant past, but understand how research works in Europe in the present.

 

http://www.molecularlab.it/news/view.asp?n=6288

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vedete venon e lender, col lavoro che faccio di universita ne ho giro parecchie, anzi sento molti studenti che parlano senza poi mettere le studentesse che ho conosciuto. Allora quando sento dire che si parte dalla sicilia o dalla calabria (sono esempio) per venire a studiare a roma perche roma è bella beh allora te non vieni a fare lo studente, ma a fare i turisti con la scusa dello studio.

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Io la penso così: l'articolo 133, quello che taglia 649milioni alle università è un danno enorme per gli atenei. Non ci sono scusanti possibili, Verona (università del ricco Veneto) sarà costretta cacciare tutti ricercatori e insegnati a contratto determinato, le tasse sono aumentate (709 euro solo per la prima rata, faccio economia) e non si procederà ad alcun lavoro di ristrutturazione o ampliamento dei locali. VERGOGNA!!!

Mi immagino la sorte degli atenei del sud.

Sull'univeristà fondazione quoto Venom84:

Ma lo sapete che tutte le università del mondo possono accedere a capitali privati per finanziarsi tramite fondazioni e che fondazione non vuol dire università privata?? E che anche in questo caso arriviamo in ritardo???

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Per il resto, non mi passa neanche per la testa di bloccare i binari, occupare le scuole o altro. Facendo così non arrivi a nulla, se non a fare del danno a quelli che si vogliono laureare il prima possibile invece di stare a vegetare anni e anni all'univeristà. Se provassero a bloccare le lezioni, beh come dice sempre Venom:

se il giorno che ho gli esami in università occupano e mi impediscono di svolgerli non c'è bisogno della polizia, li caccio io a calci in culo gli occupanti. Protestare va bene ma senza rompere le 00 a chi vuole frequetare le lezioni in santa pace. L'occupazione non è un diritto, è interruzione di pubblico servizio che se non sbaglio è reato.

 

E' come per la difesa, "Pussy in baby's hands", ecco la situazione. (credit: direttore di PdD)

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Scusate ma l'università si paga, e se sei fuori corso la paghi anche cara, a questo punto una persona non può avere diritto a laurearsi nei tempi e nei modi che preferisce se se lo può permettere?

Penso agli studenti lavoratori, specialmente, o chi decide di prendersi una laurea per cultura personale mentre svolge altre attività.

Io credo che il diritto alla cultura personale sia alla base del concetto di democrazia, e non capisco questa visione utilitaristica dell'università.

 

Se si vuole risparmiare si potrebbero cominciare a tagliare gli atenei cresciuti come funghi in ogni piccolo centro, e qui sono d'accordo con il governo, perchè queste università servono solo a parcheggiare amici degli amici.

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Scusate ma l'università si paga, e se sei fuori corso la paghi anche cara, a questo punto una persona non può avere diritto a laurearsi nei tempi e nei modi che preferisce se se lo può permettere?

Penso agli studenti lavoratori, specialmente, o chi decide di prendersi una laurea per cultura personale mentre svolge altre attività.

Io credo che il diritto alla cultura personale sia alla base del concetto di democrazia, e non capisco questa visione utilitaristica dell'università.

 

Anche questo è vero, sarebbe una grave ingiustizia penalizzare chi fa il sacrificio di studiare e lavorare; bisognerebbe poter discriminare però tra gli studenti lavoratori e gli pseudostudenti, perchè per quanto possano essere alte le tasse di un fuoricorso, non credo coprano interamente le spese.

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Legittimo il diritto di protestare, altrettanto legittimo il diritto di seguire la lezione per chi vuole; se i toni usati dal premier possono essere considerati eccessivi, occorre anche ribadire che si commette una palese ingiustizia quando si interrompe una lezione per manifestare. Anche qui occorrerebbe uscire dalle contrapposizioni ideologiche.

 

Premesso che quasi la totalità degli studenti e dei docenti è contro questa riforma, il che non è importante, bisogna anche segnalare il caso di facoltà come Scienze M.F.N. di Torino che hanno deciso di occupare simbolicamente l'edificio dell'Università, facendo proseguire la didattica. Questa mi sembra una scelta furba perchè così non si penalizza chi non è d'accordo con gli occupatori e non si penalizzano neppure gli stessi studenti che non perderanno ore importanti di lezione. Le dimostrazioni vanno sempre fatte in modo pacifico, altrimenti diventa facile passare dalla parte del torto (Gandhi rules!).

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Non sò come si sia messi da altre parti ma nei principali atenei sembra che la mobilitazione sia massiccia, io posso parlare dell'Unito, che come ha detto magno è sul piede di guerra, per non parlare di Perugia.

Poi è ovvio che alcune facoltà, vuoi per le peculiarità didattiche vuoi per la composizione degli studenti, siano più agitate di altre.

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Aggiungo che nelle università pubbliche esistono agevolazioni per cui se uno studente o i genitori dello stesso guadagnano meno di una certa cifra in un anno paga solo la prima retta. Le altre non le paga. Quindi non è vero che solo i ricchi possono permettersi l'università e così sarà anche per le fondazioni universitarie. Le aziende avranno la possibilità di immette capitali nell'università e avranno accesso ai risultati di ricerche,scoperte e accesso ai laureati i quali avranno contatto diretto con esse senza dover passare per agenzie interinali e ca22ate varie proprio perchè le aziende saranno presenti negli atenei.

 

Già a Brescia si fa qualche cosa del genere collaborando con Sabaf.

 

C'è il rischio che i soldi vengano investiti solo per ricerche utili alle aziende?? è così in ogni parte del mondo. Sunstur è diventata leader mondiale dell'oral care pagando ricerche alle università del Giappone per ciò che le serviva.Se serve per far crescere le aziende Italiane e spingerle all'innovazione che oggi è inesistente ben venga.

C'è il rischio che non vengano dati soldi al dipartimento di statistica per capire se alla gente piace di più la Hilton o la anderson(succede veramente)?? Poco male.

Ricerche in fisica,matematica,chimica ecc ci saranno comunqe e forse più di ora perchè sono campi fondamentali per l'innovazione tecnologica.

 

un aziendalizzazione della gestione degli atenei e se i manager chiamati a gestirli sono competenti, non può che essere utile alle università italiane che versano in situazioni che definire disastrose è poco(tra gente pagata per non lavorare, millemila assistenti inutili, casta dei professori che si autonominano e si scelgono i successori da soli, sprechi in ogni dove)

Modificato da Venon84
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il fatto che si fa così nel resto nel mondo non vuol dire (non in utti i paesi, forse negli USA e poi boh) non vuol dire che sia una bella idea, pensate se microsoft immette capitali nell'università X, nell'università X scordatevi linux java open office ecc...

 

Solo per fare un esempio

 

 

«Mai detto polizia». Come al solito, il giorno dopo le sparate, Berlusconi si rimangia quello che ha detto. Stavolta nega di aver mai detto che manderà la polizia nelle scuole per fermare le proteste. «Non ho mai detto polizia nelle scuole, ma – aggiunge – non l'ho neppure pensato. Ancora una volta è un divorzio fra mezzi di informazione e verità». Insomma, è sempre colpa dei giornalisti che lo capiscono male. Forse lo capisce male anche un suo ministro, Ignazio La Russa, che poco prima della smentita del premier aveva detto: «Non penso che ci sarà mai un seguito a queste parole – a proposito delle frasi di Berlusconi – Ci starei male se ci fosse. Io – spiega – ho inteso le parole di Berlusconi come una condanna della violenza». Insomma, se non altro è la conferma che La Russa quelle parole le ha sentite.

 

Dette o non dette, comunque, le parole di Berlusconi non hanno fermato la protesta degli studenti. A Roma, un corteo di 30 mila, universitari e non, è arrivato fin sotto il Senato, dove è in corso la votazione sul decreto Gelmini. Scandiscono slogan contro il ministro e dicono in coro che la loro protesta «è spontanea, va al di là delle appartenenze politiche: tra di noi ci sono ragazzi di destra e di sinistra, tutti difendiamo i nostri diritti».

 

Sull'argomento è intervenuto il prefetto di Roma, Carlo Mosca: «La nostra Costituzione prevede che la libertà di riunione, garantita, venga attuata pacificamente e senza armi». Per Mosca questa garanzia costituzionale è «approntata per tutti coloro che sono sul nostro territorio e questo vale per i cittadini e ovviamente per gli studenti».

 

Tra le numerose iniziative di contestazione, proseguono anche le lezioni di Fisica a cielo aperto a Roma. In piazza Farnese giovedì si è parlato di relatività generale e di meccanica quantistica, mentre la lezione di venerdì si sposterà di nuovo davanti a Montecitorio. Alle 11, Giorgio Parisi, fisico di fama internazionale, terrà la lezione «La rivoluzione di Einstein: il mondo come appare» seguiranno altri docenti, si parlerà di astrofisica, della materia oscura e del futuro dei giovani ricercatori precari che vedranno presto decaduti i loro contratti di lavoro.

 

Stop a occupazioni solo con ritiro decreto è invece la linea dell'Uds, l'Unione degli Studenti. Le mobilitazioni nelle scuole italiane contro il decreto Gelmini per loro proseguiranno. «Al presidente del Consiglio che con metodi intimidatori ci intima di sciogliere le proteste rispondiamo che le occupazioni si fermeranno soltanto quando ritirerà il decreto 137», afferma Roberto Iovino, coordinatore nazionale dell'Unione degli studenti che ha dato il via alla protesta. «Questo governo - aggiunge - non può continuare a non ascoltare le nostre proposte e a considerarci solo un problema di ordine pubblico. Chiediamo che il governo ci convochi al più presto per ascoltare le nostre proposte».

 

Anche a destra si protesta: i militanti di Lotta Studentesca, movimento giovanile vicino a Forza Nuova, hanno occupato il liceo scientifico Malpighi di Roma per protestare contro il DL Gelmini che sta assestando il colpo ferale al sistema scolastico italiano. Gli occupanti intendono autogestire l'istituto con varie attività formative quali conferenze, presentazione di libri e cineforum, ma al centro del dibattito resta l'opposizione alla riforma proposta dal governo Berlusconi. L'occupazione - che trova il pieno appoggio e consenso di Roberto Fiore, proseguirà fino al ritiro del decreto ed alla costituzione di un tavolo di confronto fra governo e studenti.

 

A Perugia, in mattinata è stata confermata l'autogestione di due aule dell'ateneo, in particolare, uno degli spazi è stato occupato dagli studenti nella 'caldissimà Facoltà di scienze naturali e matematiche. Nel corso delle assemblee nelle diverse facoltà il Rettore Francesco Bistoni ha confermato la sua solidarietà agli studenti, ai precari e ai ricercatori.

 

A Milano, dopo un picchetto durato più di un'ora davanti alla sede della facoltà di via Conservatorio a Milano, gli studenti di Scienze politiche hanno dato inizio ai «Gruppi di libero sapere» con l'obiettivo di preparare 6/7 lezioni autogestite con i relativi professori che hanno dato la loro disponibilità. Le lezioni «che porteranno il sapere all'interno della città» sono previste per venerdì in piazza del Duomo.

 

http://www.unita.it/view.asp?IDcontent=80195

Modificato da Leviathan
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il fatto che si fa così nel resto nel mondo non vuol dire (non in utti i paesi, forse negli USA e poi boh) non vuol dire che sia una bella idea, pensate se microsoft immette capitali nell'università X, nell'università X scordatevi linux java open office ecc...

Pensa se un'industria farmaceutica acquisisse un'università. Di sicuro la ricerca di quell'ateneo verso una cura per una malattia che fa strage in Africa (dove tanto chi ne è affetto non se la può permettere) sarebbe sostituita con qualcun'altra indirizzata verso un prodotto di largo consumo nei paesi ricchi.

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Non capisco comunque questa ostilità verso il privato, funziona dappertutto e consente una formazione più completa senza gravare sullo stato e permettendo un rapido ingresso nel mondo del lavoro.

L'università pubblica deve restare e non deve essere svenduta, ma se le industrie vogliono investire nell'univeristà e nella ricerca ben venga, e se ne traggono beneficio meglio ancora!

Per esempio i progetti microsoft con l'università di Torino sono un' ottima iniziativa e stanno avendo un grosso successo.

Purtroppo mi pare che a riguardo ci siano prese di posizione più che altro di carattere ideologico.

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Esatto Dominus. L'ideologia fa vedere solo i lati negativi della questione e non quelli positivi.

Tra l'altro non vedo cosa ci sia di male se Finmeccanica investe soldi nel politecnico di Milano o di Torino finanziando progetti nelle facoltà di ingegneria(ad esempio). Una mia amica iscritta al Politecnico di Milano, facoltà ingegneria aereospaziale specializzazione propulsione ha lavorato in Avio ad un progetto per un motore innovativo grazie ad uno stage e appena avrà finito la specializzazione ha il lavoro praticamente assicurato. Ma gli stage non sono per tutti e non ci sono sempre. Che c'è di male a rendere sistematiche queste ottime possibilità di inserimento lavorativo che sono utilissime anche per le aziende che trovano ottime risorse umane senza fatica??

 

Leviathan poi dice che solo in USA le aziende entrano nell'università. FALSO. In Giappone ad esempio le aziende private finanziano progetti di ricerca nelle università da circa 50 anni e il Giappone è una delle nazioni più avanzate e più ricche, non un paese del 5°mondo. Andatevi a leggere la storia di Sunstar Company , multinazionale che ha acquistato la Brembo e la J Butler(quella del marchio GUM, prodotti per l'oral care top di gamma e leader mondiale del settore).

 

L'università pubblica deve restare ma non in queste condizioni. Deve essere rimessa in carreggiata perchè ha preo la brutta deriva della pubblica amministrazione, inefficente e sprecona.

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Per piacere cerchiamo di distinguere. Un conto è parlare delle fondazioni private, di contributi da aziende alle università, ecc. A condizione che la cosa sia fatta con giudizio, nulla da eccepire.

 

Il problema sono i 700 milioni di euro di tagli. QUESTA E' LA VERGOGNA. Qui non si sta facendo una riforma (cosa che tra l'altro non fai con i pochi articoli di un decreto legge), qui si sta semplicemente tagliando a casaccio. E' tale e quale la stessa cosa che sta accadendo alla difesa e che, temo, avverrà un po ovunque nel settore pubblico, a cominciare dalla sanità.

 

Io studio economia a Verona. Ora, come forse qualcuno sa, Verona è una delle università meno comuniste d'Italia, e nella facoltà di economia non ne trovi uno a pagarlo a peso d'oro. Non abbiamo fatto una occupazione che è una, i comunisti che manifestano non raggiungono i 50 - 100 (mai visto più di qualche decina di persone a sit-in e proteste varie) tra noi e lettere (a matematica è diverso, ma stanno dall'altra parte della città) e il nostro rettore si è dichiarato in tempi non sospetti a favore della formula delle fondazioni private.

Benissimo, nonostante tutto domani è stata organizzata dal rettore stesso un'assemblea, introdotta da lui stesso e in cui parleranno docenti e studenti, contro i tagli alla nostra università. Il mio professore di matematica finanziaria, nonchè preside della facoltà, ci ha caldamente esortato a partecipare. Ora, a giudicare dall'argomento che insegna e dalla persona, mi pare tutto tranne che un pericoloso comunista mangiabambini.

 

Signori non è solo una questione di collettivi comunisti, i tagli sono una vergogna perchè fatti a casaccio e contro di essi ci sono docenti, rettori, studenti e persone decisamente anticomuniste come chi scrive. Lasciamo a parte la questione università private, aziende, ecc. Cerchiamo di parlare dei veri danni che Tremonti sta facendo qua come un po ovunque nel settore pubblico

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Non capisco comunque questa ostilità verso il privato, funziona dappertutto e consente una formazione più completa senza gravare sullo stato e permettendo un rapido ingresso nel mondo del lavoro.

L'università pubblica deve restare e non deve essere svenduta, ma se le industrie vogliono investire nell'univeristà e nella ricerca ben venga, e se ne traggono beneficio meglio ancora!

Per esempio i progetti microsoft con l'università di Torino sono un' ottima iniziativa e stanno avendo un grosso successo.

Purtroppo mi pare che a riguardo ci siano prese di posizione più che altro di carattere ideologico.

 

Nessuno dice che le aziende non debbano investire nell'Università. Se un'azienda X finanzia un'università Y per ricercare in un determinato ambito va bene. Ci guadagnano entrambi: l'azienda risparmia i costi di laboratori e ricercatori e l'università riesce a trovare i fondi per la sua attività. Il problema nasce quando l'università diventa proprietà di un'azienda che la dirige come vuole, taglia dove non le interessa e finanzia dove sa che può guadagnarci.

In questa battaglia non vi sono scontri ideologici, gli studenti non protestano contro un governo, ma contro una riforma che li colpisce duramente. Per esperienza ti dirò che aderiscono alla protesta studenti e professori di tutti i colori politici e anche coloro che non si sono mai interessati particolarmente ad essa.

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Che i tagli non debbano essere indiscrminati è vero ma è altrettanto vero che l'università è un carrozzone mangaisoldi in cui le risorse sono fatte sparire nella casse della maggior parte dei prof che incassno lautissimi stipendi per un orario di lavoro ridicolo e in molti casi manco svolto bene.

Se entra il privato almeno ci sarà un maggiore controllo sugli sprechi soprattutto nella ricerca, chiaro che alcune facoltà più vicine alle esigenze dell'industria (e qui si apre un altro capitolo, l'Italia investe poco in ricerca scientifica perchè la maggior parte del suo tessuto industriale è composto da piccole e medie imprese che non hanno le risorse interne per fare ricerca in modo proficuo) avranno più fondi ma facendo così si potranno ridurre a queste ultme il supporto statale per concentrarlo su quelle facoltà in cui la ricerca è meno proficua dal punto di vista dell'industria.

 

E poi un piccolo appunto sugli studenti lavoratori, che è veramente motivato si laurea in tempi strettissimi (un anno al max di fuori corso) o in tempo, a casa mia mio padre si è laureato a 39 anni (in architettura e in corso) con due figli piccoli lavorando tutto il giorno, io stesso lavorando tutti i giornimi sono laurato in economia con sei mesi di fuori corso.

Conosco decine di persone che bivaccano in università senza fare niente, questo non solo è una spesa intutile ma svaluta fortemente anche l'agognato diploma, io credo che l'università debba fornire un'educazione superiore e la laurea deve premiare chi investe in se stesso invece ormai il titolo accademico è poco più che carta igienica, svalutato nel mondo del lavoro perchè ormai una laurea non si nega a nessuno, sono d'accordissimo con gli sbaramenti e i numeri chiusi, perchè un conto è il diritto allo studio un conto è cazzeggiare.

 

Infine un commento sulla scuola di base, oggeto della riforma gelmini, il problema non sono il maestro unico o i grmbiulini, il fatto è che la nostra scuola primaria non serve a nulla, non fornisce nella maggior parte dei casi alcun tipo di formazione si è lasciata scadere, escono bambini dalle elementari e dalle medie incapaci di leggere e di far di conto (ne ho avuto esperienza in quanto seguivo diversi ragazzini aiutandoli nei compiti e nello studio).

 

Quando vedo i genitori portare in piazza i piccoli per protestare onestamente mi ribolle il sangue!!

 

P.S. Ai tempi dell'università ho anche cazzeggiato alla grande, mi sono divertito e me la sono goduta ma tuttora mi vergogno di essermi laureato fuori corso (di sei mesi)

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