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CRISI FINANZIARIA 2008 - Topic Ufficiale -


Leviathan

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Quoto, oltre a essere l'ex protettore politico di Berlusconi, Craxi è stato anche il suo maestro, ad esempio Craxi fu il primo che accusò la magistratura di essere politicizzata (guarda caso quando stavano mettendo dentro i socialisti che rubavano: che coincidenza!!!!! )

 

Però, col senno del poi, aveva perfettamente ragione...

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La colpa del debito pubblico è di tutti i partiti che governavano all'epoca, in primis del partito dell'allora purtroppo Presidente del Consiglio Bettino Craxi.

 

Dovevamo fare una guerra, ci sarebbe costata meno e qualcuno avrebbe vinto. Invece questi Signori hanno creato in un decennio un debito enorme (Lev, il debito non si è fermato al 90%, è arrivato fino al 115%; il primo governo che invertì la tendenza fu quello Amato) per nulla se non per soddisfare personali e partitici interessi consociativi.

 

Mani pulite è stata una benedizione, che se no la facevamo sul serio bancarotta negli anni '90 e oggi sarebbe stata una Italia ben diversa (niente euro, niente bipolarismo, iper inflazione galoppante, ecc.. ecc...). A me non importa nulla se i giudici avevano ragione o torto, ma senza il loro intervento nessuno avrebbe fermato DC e PSI dal fare affogare l'Italia sotto una montagna di debiti.

 

Senza il loro intervento il paese avrebbe fatto bancarotta quindi, a ragione o a torto, politicizzata o no, la magistratura ha veramente salvato l'Italia dal baratro economico nel 1992. Che poi, dal 1993 in poi, se ne sia approfittata, beh questo è un altro discorso

 

1993-06-01-grafico5.gif

Modificato da Rick86
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La colpa del debito pubblico è di tutti i partiti che governavano all'epoca, in primis del partito dell'allora purtroppo Presidente del Consiglio Bettino Craxi.

...

A me non importa nulla se i giudici avevano ragione o torto, ma senza il loro intervento nessuno avrebbe fermato DC e PSI dal fare affogare l'Italia sotto una montagna di debiti.

...

Comprendi pure il PCI che, almeno dal "compromesso storico" (1978) in poi, era associato in pieno, pur stando, più o meno formalmente all'opposizione, alla spartizione del potere e di tutto ciò che tale potere comportava: solo che "mani pulite" non se ne accorse ed a qualcuno, proprio per ricompensa di tale "dimenticanza", sono state spalancate le porte della politica!!!

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:asd: stavolta sono d'accordo con Giulio

 

La crisi Il progetto

Tremonti e il G8: il mio team di giuristi

per riscrivere le regole

 

Nella commissione Enrico Letta, Giulio Napolitano, Guido Rossi e Visentini jr

 

Una commissione, per affiancare il lavoro degli sherpa italiani in vista del G7-G8 e in prospettiva per un «Manifesto del diritto futuro», da far lievitare a partire da un grande incontro internazionale, questa primavera a Roma. Un contributo per scrivere le regole mancate in questi dieci anni di «eclissi giuridica e globalizzazione selvaggia», portare testi innovativi al vertice della Maddalena, gettare le basi per una nuova Bretton Woods. Attorno a Giulio Tremonti ci sono giuristi come il comparatista Gabriele Crespi Reghizzi, Alberto Santamaria, cattedratico di diritto internazionale alla Statale di Milano, e l’unica donna, Silvia Cipollina.

 

E ci sono Guido Rossi, Enrico Letta, Giulio Napolitano, figlio del presidente della Repubblica. E ancora Gustavo Visentini, figlio del Gran Borghese Bruno, Vittorio Grilli, direttore generale del Tesoro, Carlo Baldocci, consigliere diplomatico di Tremonti. Un nucleo aperto alla contaminazione di culture, compresa quella di centrosinistra, ma che non va interpretato come un segno di quella strategia dell’attenzione verso l’opposizione attribuita al ministro dell’Economia. Il vero senso non è politico, ma culturale. Non a caso tutti i componenti sono giuristi. Guido Rossi, il «decano», ha tenuto con Tremonti e don Verzè un seminario al San Raffaele. Di Giulio Napolitano il ministro dell’Economia ha apprezzato molto il saggio sulla crisi finanziaria americana. Letta ha partecipato al seminario del gennaio scorso a Parigi, dove Tremonti era relatore insieme con Sarkozy, la Merkel e Blair. L’orizzonte del ministro è il vertice del G7-G8 alla Maddalena, sotto la presidenza italiana: «Le presidenze fanno le proposte. In tempi normali, fanno proposte normali. A questa altezza di tempo, non possono limitarsi a proposte normali. Devono fare proposte di pari altezza. Lo impone lo spirito del tempo».

 

Uno spirito che, nello scenario di Tremonti, riporta alle origini del vertice dei Grandi e, ancora più indietro, a Bretton Woods. Era il 15 novembre 1975, quando Giscard riunì al castello di Rambouillet i capi di Stato e di governo e i ministri dell’Economia, per serrare le fila di fronte a una doppia gravissima crisi, economica ma soprattutto politica, a fronte della massima espansione globale del comunismo. Ancora dieci anni fa, il G7 controllava l’80% del pil mondiale, ed era unificato da un unico «codice» politico — la democrazia occidentale —, un unico «codice» linguistico — l’inglese —, e un unico «codice» economico: il dollaro. Ora tutto è cambiato. Il G8 controlla appena il 50% del pil. Le democrazie occidentali non sono più il modello politico unico accettato dall’Occidente. L’Occidente accetta di sedersi attorno a un tavolo sistematicamente anche con altre forme politiche. Con il comunismo mercantilista cinese.

 

Con «misteriose entità politiche asiatiche». Con la Russia, «con la sua rendita mineraria e con il suo hardware paleoindustriale, potenza continentale priva però della spinta globale che le veniva dal software del comunismo: quel software che come uno spettro d’acciaio si aggirava attorno al caminetto del castello di Rambouillet», la cui assenza induce oggi Tremonti a non credere agli allarmi sul ritorno della guerra fredda. Il G20 è un corpo politico fondamentale ma asimmetrico; manca il mondo arabo; manca l’Africa. Il riferimento di base, nei ragionamenti del ministro, non è comunque solo Rambouillet, quanto Bretton Woods: la località sperduta nei boschi del Nord America, da cui nel ’44, nel pieno corso della guerra, «si traguardava la pace», si disegnava un assetto che governò il mondo fino all’inizio degli Anni Settanta, il cui ripudio causò la prima grande crisi del dopoguerra.

 

Ora la seconda grande crisi incrocia la presidenza italiana del G7-G8. Da cui vengono due proposte. La prima — lanciata da Tremonti nella Commissione europea e sulla prima pagina di Le Monde dell’11 settembre 2001, «una coincidenza fatale...», poi ripresa da Gordon Brown quand’era cancelliere dello Scacchiere — è la Detax: destinare una quota dell’imposta sui consumi ai Paesi in via di sviluppo; ma non per il tramite tradizionale dei governi, bensì attraverso i cittadini e il non profit. Finora sono stati i poveri dei Paesi ricchi a finanziare i ricchi dei Paesi poveri — è il ragionamento del ministro —. Una logica a volte postcoloniale, che ha funzionato in linea di massima ma che ha anche portato denari ai trafficanti di armi o in Svizzera. Se però una frazione dell’Iva viene destinata, anziché agli Stati, alla rete di volontariato cui il commerciante è iscritto, allora il cliente può con il suo acquisto finanziare ad esempio un nuovo ospedale in Africa.

 

La seconda proposta, che Tremonti aveva elaborato nel 2004, prima di «essere dimesso», e che è stata approvata all’unanimità al vertice di Villa Madama del febbraio scorso, è un nuovo «global legal standard». «In sostanza, a partire dagli Anni Novanta, gli Stati hanno rinunciato a fare gli Stati—è la valutazione del ministro —. Hanno permesso che una funzione sovrana come la funzione monetaria fosse trasferita alle banche, dando alle banche private il potere di battere moneta. Una moneta "cattiva", parallela a quella buona, una moneta stampata sul nulla». Da un lato la globalizzazione ha creato enormi squilibri, perché ha mosso enormi masse di capitali, lavoro, informazioni, dall’altro lato non ha compensato con un equivalente standard di regole; è stato così che la forza del mercato ha sovrastato la forza del diritto.

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Hanno permesso che una funzione sovrana come la funzione monetaria fosse trasferita alle banche, dando alle banche private il potere di battere moneta. Una moneta "cattiva", parallela a quella buona, una moneta stampata sul nulla»

Grazie Rick per questa notizia,

spero caldamente che questo messaggio viene udito dalla gente e viene analizzata al fondo. E' incredibile come l'establishment politico/finanziario taccia dei problemi veri, sperando di risolvere il problema aumentando i debiti in modo esponenziale, costruendo la piramide dei debiti su debiti.

 

Inoltre vorrei segnalare una interessante intervista di Warren Buffett:

Buffett Says Economy Has ‘Fallen Off a Cliff

 

The degree of the economic downturn of the last year is surprising even to Warren Buffett, often called the world’s best investor.

“It has fallen off a cliff,” said Buffett, chairman of Berkshire Hathaway, in an interview that aired on CNBC’s Squawk Box early Monday. “Not only has the economy slowed down, people have changed their behavior like nothing I have ever seen.”

 

Saluti,

Debugger.

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tralasciando le solite favole sbufalate più e più volte sono diffidente per le misure prese fin'ora.

Persino il maxi piano di Obama non sembra svolgere il risultato sperato.

 

La butta come una domanda banale:

e si applicasse tassi di interessi negativi da parte delle banche centrali?

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La butta come una domanda banale:

e si applicasse tassi di interessi negativi da parte delle banche centrali?

In questo modo le banche (e anche tutti altri soggetti, che avranno l'ascesso ai prestiti del genere) si approfitterebbero subito, facendo migliaia di transazioni fasulle.

Per esempio prendi prestito per un milione di euro per un giorno, non fai nulla, dopo di un giorno tu paghi alla la banca centrale un milione meno cinquecento euro (interesse negativo), e fai tutto da capo. Naturalmente puoi fare un N prestiti con temporalmente per sommi miliardarie.

 

Saluti,

Debugger.

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Attenzione Debugger la moneta di cui parla l'articolo non è quella vera o legale emettibile solo dalle banche centrali. E' moneta derivata, com'è il nome degli strumenti da cui deriva.

Di solito, il potere di battere la moneta si riferisce al sistema di riserva frazionaria. Questo è unico modo in quale la moneta viene creata dal nulla, fuori dalle banche centrali. Le derivati servono come giustificativi per i prestiti, attraverso quali le banche creano la moneta dal nulla. Il problema principale della finanza globale è che le buone motivi di fare i prestiti non ci sono più da un pezzo, direi dopo la "dollarizazione" delle economie di Cina e ex-USSR. Dalle meta anni 90 il ritorno per ogni $ investito è sempre in calo, fino arrivare a valori negativi negli anni 2004-2007.

Cordiali saluti,

Debugger.

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Ora capisco come mai qualcuno è così ottimista:

 

Ha appena intascato 159 milioni di euro, il 50% più del 2008

Silvio Berlusconi si è messo in tasca all'inizio di quest'anno un assegno da 159 milioni, 335 mila,

953 euro e 92 centesimi. Una maxi-somma rara anche per gli imprenditori. Ma soprattutto superiore

di oltre la metà ai 102 milioni che il presidente del Consiglio e indirettamente principale azionista

del gruppo Fininvest-Mediaset si era messo in tasca solo un anno fa. Si tratta dei dividendi che gli

hanno erogato le quattro società direttamente controllate, le holding prima, seconda, terza e ottava

che controllano la maggioranza del capitale del gruppo Fininvest. Berlusconi è fra i pochi,

pochissimi imprenditori italiani a essere diventato più ricco proprio nell'anno orribile della crisi

finanziaria internazionale...(...) Comprensibile quindi l'ottimismo del premier italiano che più volte

ha tentato nei mesi scorsi di spegnere gli allarmi di centri studi nazionali e internazionali sulla crisi

e la caduta di consumi e prodotto interno lordo. Lui non ha certo problemi psicologici, e avere oltre

50 milioni di euro in più in tasca rispetto all'anno precedente non dovrebbe provocare particolare

caduta dei consumi personali e lasciare abbastanza risorse anche per affrontare le difficoltà del 2009

che si farano sentire perfino sui bilanci delle sue aziende. In tasca quella maxi disponibilità

aggiuntiva è per altro dovuta in gran parte alle richieste del premier- azionista. I bilanci delle

aziende di famiglia sono riusciti a brillare nel 2008 a differenza di quelli di molte altre aziende, i

dividendi sono stati distribuiti quindi con maggiore generosità del passato, ma i bilanci in sè non

hanno ottenuto un risultato così clamoroso. Il guadagno effettivo fra 2008 e 2007 delle quattro

holding che appartengono a Berlusconi è stato di poco superiore a 13 milioni di euro, che è pur

sempre un ottimo risultato. Ma l'anno precedente l'allora candidato premier aveva chiesto a tre delle

sue società la distribuzione di tutti i dividendi, e a una di queste, la holding prima, di accantonare a

riserva straordinaria (e cioè di lasciare in pancia alla società per eventuali acquisizioni future o

sottoscrizioni di aumenti di capitale delle controllate) l'intero dividendo, pari a 43 milioni e 258

mila euro. Quest'anno invece Berlusconi ha pensato evidentemente di avere maggiori necessità

finanziarie personali e chiesto al consiglio di amministrazione della holding prima di versargli

l'intero dividendo del nuovo esercizio, pari a 48 milioni e 100 mila euro. Il contrario di quel che han

deciso i figli Marina e Piersilvio, che hanno lasciato nelle casse delle società i 38,8 milioni

guadagnati... Franco Bechis

http://www.italiaoggi.it/

 

Tra un digitale terrestre, un iva a Sky ecc... chi non sarebbe l'unico ad arricchirsi mentre tutti scendono?

 

I cittadini capirebbero meglio il suo stato d’animo dalla visione delle cifre che ha intascato, riportate in un articolo di Italia Oggi, per i dividendi delle sue società. La cifra è da capogiro: 160 milioni, il 50% più di quelli ricevuti nel 2008. I risultati delle stesse società, spiega l’articolo con una punta di sarcasmo, sono in “controtendenza” rispetto al mercato, grazie alle concessioni statali preciserei.

In un momento di crisi come questo non è pensabile mantenere le concessioni di Stato a prezzi di “cortesia”, ovvero quasi gratuite.

Lo Stato chiede sacrifici alla popolazione e vanno quindi subito riviste, nei confronti di chi realizza enormi profitti grazie allo sfruttamento di infrastrutture pubbliche, le rendite di concessione.

Per le concessioni delle frequenze su cui trasmettono le reti Mediaset, lo Stato riceve la miseria dell’1% del fatturato di RTI, una delle tante società di famiglia Berlusconi, da cui non transitano neppure gli enormi ricavi pubblicitari ottenuti grazie ad esse. Una beffa.

idv

Modificato da Leviathan
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Salve ragazzi,

stamattina mi è arrivato un annuncio da Financial Times su una nuova serie di articoli su futuro di capitalismo, ecco il link: The future of capitalism. Leggendo alcuni articoli, sono accorto, che il futuro capitalismo sarà il socialismo. Ecco alcuni pezzi:

 

Now is the time for a less selfish capitalism

 

What is progress? The Organisation for Economic Co-operation and Development has been asking this question for some time and the current crisis makes it imperative to find an answer. According to the Anglo-Saxon Enlightenment, progress means the reduction of misery and the increase of happiness. It does not mean wealth creation or innovation, which are sometimes useful instruments but never the final goal. So we should stop the worship of money and create a more humane society where the quality of human experience is the criterion. Provided we pay ourselves in line with our productivity, we can choose whatever lifestyle is best for our quality of life.

 

And what would that involve? The starting point is that, despite massive wealth creation, happiness has not risen since the 1950s in the US or Britain or (over a shorter period) in western Germany. No researcher questions these facts. So accelerated economic growth is not a goal for which we should make large sacrifices. In particular, we should not sacrifice the most important source of happiness, which is the quality of human relationships – at home, at work and in the community. We have sacrificed too many of these in the name of efficiency and productivity growth.

 

Most of all we have sacrificed our values. In the 1960s, 60 per cent of adults said they believed “most people can be trusted”. Today the figure is 30 per cent, in both Britain and the US. The fall in trustworthy behaviour is clear in the banking sector but can also be seen in family life (more break-ups), in the playground (fewer friends you can trust) and in the workplace (growing competition between colleagues).

...

 

Un articolo interessante, vi consiglio di leggerlo per intero.

 

Cordiali saluti,

Debugger.

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Visto che si parla di crisi segnalo che un'azienda sarda di telecomunicazioni legata storicamente ad un politico di spicco del PD è ancora più in crisi: fallisce l'accordo con Murdoch dopo aver perso le elezioni per diventare governatore della Sardegna.

Aspetta ma se Murdoch=Sky e Sardegna=regione pilota per il DT e il segnale in chiaro è stato spento... sono coincidenze secondo voi?

 

Le azioni ordinarie Tiscali sono state sospese dalle contrattazioni per la seduta after hours in attesa di un comunicato, poi puntualmente arrivato: fallite le trattative per la cessione delle attività britanniche alla BSkyB di Rupert Murdoch. Il board ha quindi valutato la necessità di predisporre un nuovo piano industriale e un piano finanziario per ristrutturare l'indebitamento e garantire l'equilibrio finanziario. Per avere il tempo necessario a varare i piani, Tiscali intende chiedere alle banche «di concedere un periodo di sospensione dei pagamenti di interessi, quote capitali e dei covenant finanziari».

 

dal Sole 24 Ore del 6 marzo 2009

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Le esportazioni Cinesi sono calate del 25%. Comincia a vedersi la debolezza del loro sistema economico basato su esportazioni e non su consumo interno. Secondo le stime la crescita cinese sarà inferiore al 5%.

 

CINA: ESPORTAZIONI CROLLANO DEL 25,7% A FEBBRAIO

 

(AGI) - Pechino, 11 mar. - A febbraio le esportazioni cinesi sono scese del 25,7% su base tendenziale. La recessione nei paesi occidentali e il conseguente calo della domanda iniziano quindi ad avere ripercussioni macroeconomiche evidenti anche sulle potenze emergenti. Gli analisti si attendevano un decremento di appena il 5%. Le importazioni sono scivolate invece del 24,1%. Il surplus commerciale e' invece sceso a 4,84 miliardi di dollari, ai minimi di tre anni, dai 39,1 miliardi di dollari di gennaio.

Modificato da Venon84
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Le esportazioni Cinesi sono calate del 25%. Comincia a vedersi la debolezza del loro sistema economico basato su esportazioni e non su consumo interno.

Si, pero anche le esportazioni di EU e Stati Uniti sono calati 25%. Le esportazioni di Giappone sono calati addirittura di 47%.

Le paesi BRIC almeno hanno ancora la bilancio commerciale positivo, che le rende più stabili.

Saluti,

Debugger.

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Piccolo appunto: europa e USA hanno un mercato interno, il BRIC produce per l'estero.

 

Appunto. Se le loro esportazioni calano ulteriormente non saranno più in grado di alimentare la spesa pubblica. Le banche cinesi sono morte e vengono tenute in vite con cospiqui finanziamenti governativi. Se poi le masse di contadini che migrano nelle città per trovare lavoro e sfuggire dalla fame cominciassero a ribellarsi...addio Cina!

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