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War Comics


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Anch'io ne ho letti alcuni.Mi restarono impressi due piloti da caccia inglesi su Spitfire,uno dei quali si chiamava Tip Brenner.Non ricordo la storia,ma so che contro i Messerschitt ME 109,certe mazzate... :)

 

Stai parlando di uno dei miei fumetti preferiti: "Forza Joe", in cui si narravano le avventure di questa squadriglia di Spittfire, il cui capitano era Joe Missouri (il miglior asso della RAF) e il suo secondo era Tip Brenner... Le loro storie erano anche raccolti in volumetti intitolati "SUPER RAF". davvero fantastici... quanti ricordi :pianto:

Modificato da Blackbird
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Ospite intruder
Stai parlando di uno dei miei fumetti preferiti: "Forza Joe", in cui si narravano le avventure di questa squadriglia di Spittfire, il cui capitano era Joe Missouri (il miglior asso della RAF) e il suo secondo era Tip Brenner... Le loro storie erano anche raccolti in volumetti intitolati "SUPER RAF". davvero fantastici... quanti ricordi :pianto:

 

 

Ricordo "Forza Joe", non mi piaceva granché, un po' per i disegni, molto per le storie; di quel genere di fumetti (prodotti completamente, se ben ricordo, in Italia), ne preferivo un altro, dedicato al campagna del Pacifico vista da un sergente dei Marines che le aveva passate tutte, compresa la fuga da un campo di prigionia nelle Filippine. Era disegnato bene e documentato altrettanto, cosa insolita per un prodotto italiano, basti pensare all'orripilante Garry ("L'asso dei Marines", una specie di Captain America che faceva di tutto, dal pilota di bombardiere al commando, saltando da un grado all'altro, ora sergente, ora capitano), del medesimo periodo.

Modificato da intruder
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Buck Danny?

...Scusate, ma Buck Danny non era ambientato sulla USS Forrestal?

Il fumetto che mensionate era ambientato su un'unità che, per forma, richiamava una Essex postbellica (Oriskany o Hornet più o meno dell'"Era Vietnam") e, di conseguenza, anche la componente di volo doveva esser adeguata all'unità in questione (F-8J invece di F-4B).

 

Il motivo che oggi nessuno stampi più fumetti di guerra è forse legato al fatto che durante gli anni '70 non avevamo nient'altro: niente computer (gli unici computer erano quelli delle Università ed il loro costo era proibitivo perfino per le aziende di medie dimensioni, figuriamoci per i privati) ed i video giochi erano roba da "Fantascienza"e, quindi, l'unico modo di far "galoppare" la fantasia erano i fumetti (...o, come venivano chiamati all'epoca, i giornalini di guerra).

Adesso con i computer in ogni casa e decine di "titoli" di simulatori o "arcades" a disposizione, la "storia eroica" te la puoi "costruire" da te ed il vecchio fumetto è divenuto "roba" da collezionisti.

 

 

Ciao

 

Alex da Livorno

Ho unito le due risposte facciamo attenzione al Doppio Post!^_^

Modificato da Blue Sky
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Ospite intruder
...Scusate, ma Buck Danny non era ambientato sulla USS Forrestal?

Il fumetto che mensionate era ambientato su un'unità che, per forma, richiamava una Essex postbellica (Oriskany o Hornet più o meno dell'"Era Vietnam") e, di conseguenza, anche la componente di volo doveva esser adeguata all'unità in questione (F-8J invece di F-4B).

 

Il motivo che oggi nessuno stampi più fumetti di guerra è forse legato al fatto che durante gli anni '70 non avevamo nient'altro: niente computer (gli unici computer erano quelli delle Università ed il loro costo era proibitivo perfino per le aziende di medie dimensioni, figuriamoci per i privati) ed i video giochi erano roba da "Fantascienza"e, quindi, l'unico modo di far "galoppare" la fantasia erano i fumetti (...o, come venivano chiamati all'epoca, i giornalini di guerra).

Adesso con i computer in ogni casa e decine di "titoli" di simulatori o "arcades" a disposizione, la "storia eroica" te la puoi "costruire" da te ed il vecchio fumetto è divenuto "roba" da collezionisti.

Ciao

 

Alex da Livorno

Ho unito le due risposte facciamo attenzione al Doppio Post!^_^

 

Guarda che le avventure di Buck Danny partono dalla Seconda Guerra Mondiale e arrivano a oggi (sono perfino morti i disegnatori e sceneggiatori originali, se ben ricordo), quindi si va dalle Essex alle Nimitz, dipende quale fumetto hai e di che periodo. Quello sulla Forrestal, dovrebbe essere SOS Dischi Volanti (il titolo c'azzecca poco con la storia, si sperimentava il prototipo di una caccia VTOL), ma uno successivo è ambientato sulla Enterprise...

Modificato da intruder
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  • 1 mese dopo...
Ospite caposkaw

vediamo...

un altro fumetto era "NAVY" ambientato su una portaerei usa nella guerra del pacifico, che imbarcava però dei Curtiss P-40 con addirittura la bocca di pescecane...

poi "REX" un altro fumetto inglese, il cui il protagonista, appunto rex, passava senza problemi a fare il pilota, il commando, e combatteva contro i nazisti e anche contro i giapponesi, insomma, esagerava...

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Ospite intruder
vediamo...

un altro fumetto era "NAVY" ambientato su una portaerei usa nella guerra del pacifico, che imbarcava però dei Curtiss P-40 con addirittura la bocca di pescecane...

poi "REX" un altro fumetto inglese, il cui il protagonista, appunto rex, passava senza problemi a fare il pilota, il commando, e combatteva contro i nazisti e anche contro i giapponesi, insomma, esagerava...

 

Sì, i Warhawk sopra la portarei li ricordo anch'io, e all'epoca sapevo già che non era possibile, così come ricordo che i B25 del raid su Tokyo diventarono B27 ed erano quadrimotori... altro fumetto scadentissimo era Quattro Commandos, descriveva le eroiche imprese di quattro, appunto, commandos inglesi, antesignani dei Die Hard e Lethal Weapon dei giorni nostri. Erano fumetti italiani, credo, come Garry - L'asso dei Marines, altro che passava dal marine al pilota al commando ora col grado di sergente ora di capitano. Di quest'ultimo ricordo in particolare che gli aerei erano sempre Marauders B26, disegnati molto bene, ma non si vedeva altro, pare gli americani nel Pacifico usassero solo quello (ed è pure inesatto, perché, se ben ricordo, furono impiegati principalmente sul fronte europeo).

 

Putroppo, in Italia non esisteva una scuola fumettistica di guerra, vuoi perché la guerra l'abbiamo persa, e anche male, vuoi per le solite ipocrisie. Devo comunque dire che negli ultimi anni anche i fumetti anglosassoni sono scaduti molto come qualità.

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  • 1 mese dopo...
Se devo essere sincero, Sven Hassel non mi è mai piaciuto granché, a parte forse Maledetti da Dio, il primo.

 

Delle Supereroica (e similari, esistevano diverse pubblicazioni simili, tutte tradotte dagli orginali inglesi), ne ricordo una stupenda, si chiamava Il sapore della Paura, un capitano inglese che deve rendere una compagnia di sgarruppati novellini combat ready e quindi li mandano a farsi massacrare su una collina in Birmania. Alla fine scoprono che la posizione che dovevano tenere non serviva a nulla, solo a distogliere i giapponesi dal vero punto d'attacco inglese. Quando il generale lo dice al capitano e ai superstiti, aggiungendo "non potevo dirvelo", lui si gira, li guarda, poi torna a guardare il generale: "A loro potevate dirlo, signore. Avrebbero tenuto ugualmente quella collina". Retorica bellica, sicuramente, ma mi toccò.

 

Questo tuo racconto, mi ricorda tantissimo un film, tratto da una storia vera, intitolato: "Il battaglione perduto", e ambientato durante la prima guerra mondiale, in cui il 77° bataglione guidato dal maggiore White Whittlesey, riceve l'ordine di avanzare e tenere una posizione contrlollata da tedeschi.

Questa compagnia si fa massacrare fino all'ultimo: di 500 soldati che erano partiti, meno di duecento riusciranno a tornare indietro; e alla fine si scopre, anche in questo caso, che tutti i sacrifici fatti erano solo per un obbiettivo senza alcun valore strategico.

Il film si chiude con la stessa identica battuta da te citata, che viene scambiata tra il generale arrivato sul campo alla fine dei combattimenti e il maggiore White Whittlesey.

 

Un fumetto orribile, che ho ritrovato nel mio scantinato, è Sergente Jaguar, anche questo centrato sulla figura del solito sergente dei marines che un giorno è in fanteria, subito dopo diventa un incursore della marina, poi pilota... insomma un misto tra Capitan america e i GI Joe

Modificato da Blackbird
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Ospite intruder
Il film si chiude con la stessa identica battuta da te citata, che viene scambiata tra il generale arrivato sul campo alla fine dei combattimenti e il maggiore White Whittlesey.

 

Non escludo che uno dei due abbia ispirato l'altro, mi hanno detto che un fumetto di Tanguy e uno di Buck Danny (scritti un tempo dal medesimo autore) sono una rivisitazione di Le salaire de la peur, stupendo film francese del 1953 di Clouzot. E un amico mi diceva che la stessa cosa è accaduta a diversi episodi dell'orripilante Mister No, uno dei quali, lo confermo per averlo letto, smaccatamente ispirato a The Wild Geese.

 

 

 

Un fumetto orribile, che ho ritrovato nel mio scantinato, è Sergente Jaguar, anche questo centrato sulla figura del solito sergente dei marines che un giorno è in fanteria, subito dopo diventa un incursore della marina, poi pilota... insomma un misto tra Capitan america e i GI Joe

 

Assomiglia a Garry - L'asso dei Marines. Un tempo ce n'era una biblioteca intera di questa roba, Submarine, RAF, 4 Commandos, e via delirando. Tutti realizzati in Italia, tutti pessimi sotto ogni punto di vista.

Modificato da intruder
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Ospite caposkaw

RAF era italiano?

mi ricorderò per tutta la vita una vista di fronte di uno spitfire, che aveva l'ala sinistra più lunga di almeno 2 metri di quella destra...

a certi disegnatori dovrebbero tagliare le mani...

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vi pongo una domanda: tanti anni fa vidi in un edicola un fumetto di guerra, la copertina ritraeva una portaerei di scorta americana colpita da un barchino esplosivo giapponese (la scena si rifaceva, chiaramente, alla foto della Sanit Lo colpita da un Kamikaze a Leyte). qualcuno sa di che fumetto si tratta???

 

l'immagine a cui mi riferisco è questa:

St._Lo_First_Kamikaze_attack_sl1a.jpg

Modificato da vorthex
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Ospite intruder
RAF era italiano?

mi ricorderò per tutta la vita una vista di fronte di uno spitfire, che aveva l'ala sinistra più lunga di almeno 2 metri di quella destra...

a certi disegnatori dovrebbero tagliare le mani...

 

 

 

Mi devo coprire il capo di cenere, confondo sempre RAF con Forza Joe, le avventure di Joe Missouri, spesso scritto Misuri... cioè la pronuncia effettiva. Era un fumetto italiano, come Submarine, Marines (molto meglio curato degli altri, a dire il vero), 4 Commandos e altri del genere. No RAF, se è quello che penso io, non era italiano.

 

 

 

Ho cambiato titolo dopo un suggerimento (Mirato) di Intruder, penso che ora sia più indicato!

 

Ovviamente grazie.

Modificato da intruder
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Ospite caposkaw
Mi devo coprire il capo di cenere, confondo sempre RAF con Forza Joe, le avventure di Joe Missouri, spesso scritto Misuri... cioè la pronuncia effettiva. Era un fumetto italiano, come Submarine, Marines (molto meglio curato degli altri, a dire il vero), 4 Commandos e altri del genere. No RAF, se è quello che penso io, non era italiano.

Ovviamente grazie.

 

oddio... qua mi confondo io..( beh sono passati 35 anni)...

da quello che mi ricordo , Raf era il fumetto che trattava di una squadriglia della Raf comandata appunto da questo joe missouri, volontario americano, con un vice inglese dai capelli rossi e ricci, e con un superiore diretto con baffi. la cosa degna di nota è che questa squadriglia non era dotata dei soliti "spit" ma volava a volte sui lightning, su thunderbolt, sui mustang...

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Ospite intruder
oddio... qua mi confondo io..( beh sono passati 35 anni)...

da quello che mi ricordo , Raf era il fumetto che trattava di una squadriglia della Raf comandata appunto da questo joe missouri, volontario americano, con un vice inglese dai capelli rossi e ricci, e con un superiore diretto con baffi. la cosa degna di nota è che questa squadriglia non era dotata dei soliti "spit" ma volava a volte sui lightning, su thunderbolt, sui mustang...

 

 

Per l'età, idem con patate, come si dice a Bologna. Io ricordo che volavano spesso sugli Hurricanes e le suonavano ai 109 tedeschi, e altre frequenti volte sui Mossies... non vorrei che il fumetto a un certo punto sia stato modificato, cosa che accadeva piuttosto spesso coi "prodotti" realizzati in Italia. Si trattava comunque di una realizzazione alquanto scadente, a differenza di una analoga dedicata a un sergente non ricordo se dei Marines o dell'US Army, che si faceva tutta la guerra da Pearl a Okinawa. In quel caso, il fumetto, italiano, oltre a essere realizzato bene, era anche molto curato dal punto di vista tecnico e della ricostruzione storica delle battaglie, unico neo il raid su Tokyo di Doolittle, dove i B25 diventavano, se ben ricordo, 27, ed erano quadrimotori... ma quello della sigla numerica è un errore nel quale incorse anche Storia Illustrata nel suo Dizionario delle Battaglie, un'opera che veniva fornita a fascicoli mensili assieme alla rivista e alla fine si rilegava (tanto per dirne una, Pearl veniva anticipata al 1940... poi l'errata corrige ha sistemato tutto, ma la sensazione non era delle migliori). Peccato, perché la Storia Illustrata di quel periodo era fatta piuttosto bene, il numero speciale dedicato alla Guerra del Pacifico, aveva, come cappello, una ricostruzione politica piuttosto approfondita dei motivi che portarono alla guerra. Ma qui siamo su un altro tema. Tornando al nostro, direi proprio che l'esperienza dei fumetti di guerra italiani non sia delle migliori nei miei ricordi.

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Ospite caposkaw
Per l'età, idem con patate, come si dice a Bologna. Io ricordo che volavano spesso sugli Hurricanes e le suonavano ai 109 tedeschi, e altre frequenti volte sui Mossies... non vorrei che il fumetto a un certo punto sia stato modificato, cosa che accadeva piuttosto spesso coi "prodotti" realizzati in Italia. Si trattava comunque di una realizzazione alquanto scadente, a differenza di una analoga dedicata a un sergente non ricordo se dei Marines o dell'US Army, che si faceva tutta la guerra da Pearl a Okinawa. In quel caso, il fumetto, italiano, oltre a essere realizzato bene, era anche molto curato dal punto di vista tecnico e della ricostruzione storica delle battaglie, unico neo il raid su Tokyo di Doolittle, dove i B25 diventavano, se ben ricordo, 27, ed erano quadrimotori... ma quello della sigla numerica è un errore nel quale incorse anche Storia Illustrata nel suo Dizionario delle Battaglie, un'opera che veniva fornita a fascicoli mensili assieme alla rivista e alla fine si rilegava (tanto per dirne una, Pearl veniva anticipata al 1940... poi l'errata corrige ha sistemato tutto, ma la sensazione non era delle migliori). Peccato, perché la Storia Illustrata di quel periodo era fatta piuttosto bene, il numero speciale dedicato alla Guerra del Pacifico, aveva, come cappello, una ricostruzione politica piuttosto approfondita dei motivi che portarono alla guerra. Ma qui siamo su un altro tema. Tornando al nostro, direi proprio che l'esperienza dei fumetti di guerra italiani non sia delle migliori nei miei ricordi.

 

 

c'è da dire che esistono anche le serie di guerra di hugo pratt , tipo gli scorpioni del deserto o altre, molto spesso dedicate agli australiani nella wwii. Effettivamente, Pratt lo si ama o lo si odia (io lo amo,vabbè)

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Ospite intruder
c'è da dire che esistono anche le serie di guerra di hugo pratt , tipo gli scorpioni del deserto o altre, molto spesso dedicate agli australiani nella wwii. Effettivamente, Pratt lo si ama o lo si odia (io lo amo,vabbè)

 

 

Ho visto dei fumetti di Pratt che sicuramente ho letto da ragazzino nelle Supereroica e simili, e ti posso garantire che non erano tanto accio, anche se preferisco Breccia, Repetto e Wood (pure loro hanno fatto le Supereroica). A parte questo, francamente, a me, Pratt non piace, uno dei pochi sudamericani devo dire.

Modificato da intruder
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Ospite intruder

A dire il vero era nato a Rimini, ma ha vissuto a lungo in Argentina dove, credo, si sia formato alla scuola dei disegnatori locali. Di fatto, viene considerato facente parte di quella scuola, almeno all'estero (ho un'antologia di fumetti di guerra inglesi, acquistata a Londra, e Pratt viene indicato proprio come "argentino").

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Ospite intruder

Se ti può consolare, all'estero nessuno si fida degli italiani di qualunque cosa parlino. Comunque, se vai Q U I, trovi la spiegazione dell'essere considerato argentino dagli editori inglesi. Considera che non ti chiedono l'albero genealogico quando ti pubblicano una storia. Il brano in questione, per chi non ha tempo di leggere il link, è questo:

 

Hugo Pratt parte così per Buenos Aires nel 1949 rimanendovi per circa tredici anni.

 

In Argentina incontra diversi disegnatori come Salinas o i fratelli Del Castillo, frequenta i locali dove si balla il tango, diventa amico del jazzista Dizzy Gillespie, impara lo spagnolo e scopre gli scrittori latino-americani, come Octavio Paz, Leopoldo Lugones, Jorge Luis Borges e Roberto Arlt. In campo sentimentale, sono tre le donne che segnano questo periodo della sua vita: la prima, Gucky Wogerer, iugoslava, che sposa a Venezia nel 1953 e dalla quale avrà due figli, Lucas e Marina. Gisela Dester, di origine tedesca, che diventa sua assistente e quindi sua compagna, e infine Anna Frogner, di origine belga, che da ragazzina gli aveva ispirato il personaggio di "Anna nella jungla". Dalla loro unione nasceranno due figli, Silvina e Jonas. In Argentina Hugo Pratt disegna un numero impressionante di strisce. Lavora per le Edizioni Abril: dapprima pubblica la serie "Jungleman", quindi disegna, nel 1953, per il settimanale Misterix, il personaggio di "Sgt. Kirk" su sceneggiatura di Héctor Oesterheld che fonda, nel '57, la propria casa editrice "Frontera" lanciando le riviste Hora Cero e Frontera, sulle quali Hugo Pratt pubblica rispettivamente "Ernie Pike" e "Ticonderoga". Contemporaneamente Hugo Pratt e Alberto Breccia tengono corsi di disegno presso la Esquela Panamericana de Arte, tra i loro allievi figurano Walter Fahrer e José Muñoz. Quando qualche anno più tardi la scuola d'arte apre anche in Brasile, Pratt soggiorna per sei mesi a San Paolo. Nell'epoca in cui si afferma il grafismo marcato di Pratt, ispirato dai netti contrasti fra i bianchi e i neri di Milton Caniff, inizia a scrivere da solo le sue storie. Comincia con "Ann y Dan" (titolo attuale "Anna nella jungla") che esce in Argentina su Supertotem.

 

Dall'estate 1959 a quella del 1960 Hugo Pratt vive a Londra, dove produce, affiancato da sceneggiatori inglesi, alcuni racconti di guerra a fumetti per l'agenzia Fleetway Publication (apparsi nei numeri di War Picture Library), mentre continua a frequentare la Royal Academy of Watercolour. Nel 1962 realizza, firmando anche la sceneggiatura, "Capitan Cormorant" e "Wheeling". Il periodo di austerità economica in cui versa l'Argentina rendono difficoltoso anche il lavoro dei disegnatori di fumetti e Hugo Pratt decide di rientrare in Italia.

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  • 6 mesi dopo...

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