Vai al contenuto

Politica degli Stati Uniti


Bisness

Messaggi raccomandati

Scuse o non scuse, questa volta Hillary Clinton sembra aver passato davvero il segno. E ora bisogna vedere se l’America le perdonerà l’ennesima gaffe, ben peggiore di quella della Bosnia, in cui parlò di pericoli corsi nel suo viaggio nel paese, poi smentiti da un video dell’Abc.

 

Niente, al confronto dell’infelice battuta pronunciata ieri, quando l’ex first lady ha confermato di non volersi ritirare dalla corsa alla nomination con Barack Obama, adducendo una motivazione quanto meno di cattivo gusto. «Perché dovrei ritirarmi?», ha detto. «Mio marito non ha chiuso la partita fino al voto della California, a metà giugno. Beh, tutti ricordiamo che Bobby Kennedy è stato assassinato a giugno in California. Non capisco perché dovrei ritirarmi».

 

Bob Kennedy, un eroe per il movimento pacifista americano, che chiedeva la fine della guerra in Vietnam, venne ucciso il 5 giugno 1968, il giorno dopo aver vinto le primarie democratiche in California, dal 24enne palestinese Sirhan Sirhan, per motivi mai del tutto chiariti. Hillary Clinton ha pronunciato l’infelice battuta in un’intervista a un giornale del Sud Dakota, il Sioux Falls Argus-Leader. Le sue parole, riprese in un viedeoclip che ha fatto fulmineamente il giro della rete, hanno scatenato un mare di polemiche, come si legge oggi nelle prime pagine di tutti i quotidiani americani.

 

«Ma che hai detto?», scrive a caratteri cubitali il tabloid newyorchese New York Post. E la copertina del giornale, che ritrae Clinton, Obama e Bob Kennedy, è anche l’apertura del sito Drudge Report che scrive, nello spiegare la decisione della senatrice di non ritirarsi, che secondo l’ex first lady la partita è lungi dall’essere finita perché «qualcuno potrebbe essere assassinato». E questo «qualcuno» sarebbe ovviamente il suo rivale Obama, che tra l’altro ha ricevuto sul serio minacce di morte. Un aspro rimprovero alle dichiarazioni di Clinton è arrivato immediatamente da Bill Burton, portavoce della campagna presidenziale del senatore afroamericano, che ha definito i commenti della rivale «infelici», aggiungendo che frasi del genere non dovrebbero aver posto in questa campagna.

 

Se la reazione di Obama è stata negativa, ma comunque signorilmente misurata, ben diverso è il modo con cui altri hanno commentato l’incredibile gaffe. Tra questi, non ha nascosto la sua rabbia il reverendo Al Sharpton, che ha detto al New York Post che parlerà oggi dalla sede della sua associazione ad Harlem del «senso di indignazione e costernazione» provati nel sentire quella dichiarazione. Hillary Clinton ha già fatto intanto le sue scuse. L’ex first lady si è giustificata affermando di aver pensato molto ai Kennedy negli ultimi giorni, dopo aver appreso che il senatore Ted è stato colpito da una forma di tumore al cervello, e di aver voluto soltanto, con la sua frase, indicare il fatto che le primarie si sarebbero concluse soltanto a giugno.

 

In realtà, non è la prima volta che Clinton mette insieme la corsa alle presidenziali con l’assassinio di Bob Kennedy. «Le primarie duravano anche di più, un tempo», disse infatti la senatrice a marzo, in un’intervista al Time Magazine. «Ricordiamo tutti la grande tragedia di Bobby Kennedy, che venne assassinato a giugno a Los Angeles. E mio marito non vinse la nomination nel 1992 fino a giugno. Avere primarie che durano fino a giugno non è dunque nulla di insolito». Tuttavia, a fronte dello stesso Robert Kennedy Junior, che malgrado tutto ha confermato di darle il suo sostegno, Debra Kozikowski, superdelegata ancora indecisa, ha definito il commento «inopportuno», e consigliato alla Clinton di recuperare un pò di ore di sonno. «Penso abbia bisogno di dormire», ha detto. «Non vedo un’altra ragione per aver pronunciato una frase così priva di sensibilità».

Link al commento
Condividi su altri siti

  • 2 settimane dopo...

http://www.difesa.it/Sala+Stampa/Rassegna+...amp;pdfIndex=63

 

Un bel ritratto dei due candidati: McCain "the old warrior" e Obama, "rapper-chic".

 

Visto che, finalmente, conosciamo i due candidati, voi che ne pensate?

 

Se io fossi americano, voterei senza ombra di dubbio Obama. Le politiche economiche di Bush (dalle quali McCain non sembra volersi staccare più di tanto) sono state disastrose per l'americano medio. Inoltre con Obama mi aspetterei una maggiore giustizia sociale e un miglioramento della (poca) assistenza pubblica (previdenziale e sanità).

 

Ma da Europeo quello che mi importa è la politica estera del futuro presidente: è questo che più di tutto ci riguarda. E' per questo motivo che, personalmente, mi auguro una vittoria di McCain. Il cavallo di battaglia principale di Obama è stato il ritiro prematuro delle truppe dall'Irak: ora questo secondo me può portare ad un disastro; ben che vada si consegna semplicemente il paese nelle mani di Theran, mal che vada la guerra civile (inevitabile) che scoppierà si allargherà ai paesi confinanti.

In effetti sono tutti coinvolti: la Turchia, che non accetterà mai l'indipendenza dei curdi (dubito vogliano stare sotto un regime simile a quello iraniano), l'Arabia Saudita, che potrebbe decidere di non limitarsi a stare a guardare la fine dei sunniti, che moriranno piuttosto di vedere i loro vecchi nemici al potere (ed hanno anche paura delle conseguenze visto che 15 anni si divertivano a gasare i villaggi sciiti) e l'Iran che appoggerà gli sciiti per la supremazia.

Link al commento
Condividi su altri siti

Ospite intruder

Sono come l'asino di Buridano, ho vissuto più di 20 anni negli USA, sono repubblicano fino al midollo e auspico McCain, mi rassicura la sua politica estera, il fatto che è un veterano, il fatto che è laico (ateo, mi dicono amici americani, anche se non dà troppo risalto alla cosa, comunque è su posizioni liberiste in materia di aborto, divorzio, diritti dei gay, darwinismo, eccetera), non mi rassicura la sua età, sarebbe il più vecchio presidente a entrare in carica, più di Reagan e di Bush padre nel 1981 e 89) e difficilmente si potrebbe ricandidare fra quattro anni, a meno che gli USA non aspirino a copiare l'URSS dei vecchi tempi.

 

Obama mi piace molto. Mi piace il fatto che è un negro, è ora che dopo essersi fatti massacrare per i bianchi in Nam e in tutte le altre guerre dello Zio Sam, dopo aver avuto un rispettabilissimo Capo di Stato Maggiore del Pentagono e un altrettanto rispettabile segretario di Stato (fialette di veleno spacciate all'ONU a parte, ma ho letto che lo ha fatto obtorto collo e ci credo), e dopo aver avuto un capo di gabinetto della Casa Bianca, consigliere per la sicurezza e ora Segretario di Stato che è una coltissima russologa (come me era contraria alla dissoluzione dell'URSS), arrivino finalmente alla scrivania dove si ferma lo scaricabarile, come recita una targhetta apposta da Harry S Truman. È giovane, è simpatico, ha una moglie altrettanto giovane e simpatica (a Sixty minutes alla domanda se pensava che il marito sarebbe stato un buon presidente ha risposto spero lo sia meglio di quanto fa il marito, lascia i calzini sporchi in giro e mai una volta che porti la tazza del caffè nella lavapiatti... non lo ha deificato, sono una coppia di esseri umani). Il fatto di essere un fresher è un brutto precedente (vedi quei due kazzoni di JFK e JEC), ma i tempi sono cambiati.

 

Non credo ritirerà le truppe dall'Iraq o quanto meno non credo lo fa alla sisalvichipuò. Non credo abbandonerà Israele. Forse si occuperà un po' di più della situazione interna, che dal punto di vista degli americani che vivono negli USA non è male...

 

Sono un essere umano anch'io posso sbagliarmi, ma credo sarà un buon presidente. E comunque Hilary non ce la voglio vedere seduta nello Oval Office. Se vince lei chiedo asilo politico a Gheddafy.

Modificato da intruder
Link al commento
Condividi su altri siti

Ho trovato un articolo molto interessante.

 

Spigolature

Tutto quello che avreste voluto sapere sui candidati alla Presidenza

 

Maurizio Stefanini

5 Giugno 2008 mccain%20-%20obama.jpgBarack Obama contro John Mc Cain. Come che vada, per la prima volta nella storia degli Stati Uniti si affronteranno per la Casa Bianca due candidati nati fuori del Continente nord-americano. Non fuori del territorio degli Stati Uniti: se no, stabilisce la Costituzione, non potrebbero essere eletti. Per questo non è andato oltre la carica di Segretario di Stato il tedesco di Norimberga Heinz Alfred "Henry" Kissinger, ebreo esule in seguito alle leggi razziale. E neanche la praghese Marie Jana Korbelová, anche lei esule di origini ebraiche, e ribattezzatasi Madeleine Korbel Albright. Quanto al governatore della California Arnold Schwarzenegger, oriundo austriaco, non a caso alcuni suoi fan hanno pensato di raccogliere firme per chiedere una riforma della Costituzione. Obama è però nato nel 1961 nelle Isole Hawaii: che due anni prima erano diventate il cinquantesimo degli Stati Uniti, ma che sono comunque un arcipelago dell'Oceania. Mentre McCain è nato nella Base Aeronavale di Coco Solo, dove suo padre prestava servizio come ufficiale: in America Centrale, in quella Zona del Canale di Panama che tra 1903 e 1979 fu territorio Usa, prima di passare tra 1979 e 1999 allo status di territorio sotto amministrazione congiunta statunitense-panamense, ed essere infine "retrocessa" nel 1999 a Panama. La legge del 1953 chiarì con effetto retroattivo che nella Zona era cittadino statunitense chi vi nascesse da almeno un genitore statunitense, mentre negli Usa per acquisire la cittadinanza basta nascere nel territorio.

 

Di McCain è stato poi ricordato che è stato prigioniero durante la Guerra del Vietnam, e anche sottomesso a gravi maltrattamenti che tuttora gli impediscono di alzare le braccia. Per questo al tempo delle polemiche di Abu Ghraib fu uno dei senatori che più celermente reagì contro gli abusi. Mentre Barack Obama è presentato come il primo nero a correre per la Presidenza degli Stati Uniti, mentre Hillary Clinton sarebbe stata la prima donna. Ma prima di McCain, in realtà, la malasorte della prigionia toccò anche a Andrew Jackson, il settimo presidente. A 13 anni durante la Rivoluzione Americana si era infatti arruolato col fratello Robert come corriere nell'esercito continentale di George Washington, ma tutti e due furono catturati dagli inglesi e detenuti per un anno, durante il quale furono gravemente maltrattati. Una famosa litografia popolare mostra un ufficiale inglese che lo colpisce con una spada per essersi rifiutato di lustrargli gli stivali, e in prigionia lui e suo fratello si ammalarono di una forma di morbillo talmente grave che Robert ne morì poco dopo la liberazione.

 

Quanto all'etichetta di "prima donna o primo nero" a correre per la Presidenza, sarebbe la classica domanda cattiva su cui far cadere un concorrente a un quiz o a un esame. Prima di tutto, infatti, Obama e la Clinton erano già candidati, e l'attuale vittoria del primo riguarda solo la nomination formale che il Partito democratico darà a agosto nella Convention di Denver, dopo il risulato delle Primarie. Bisognerebbe dunque parlare piuttosto di candidati che finiranno nella scheda finale. Ma anche in quel caso ci sono state già 23 donne indicate in quel documento, a partire da quella Charlene Mitchell che nel 1968 si candidò per il Partito Comunista, prendendo 1076 voti. Altre quattro donne erano già state candidate in precedenza, quando i nomi venivano scritti direttamente dagli elettori. Tre candidature addirittura nell'800, a un'epoca in cui le donne non avevano neanche l'elettorato, e un'eventuale loro vittoria sarebbe stata dunque cassata. La prima in assoluto fu infatti nel 1872 la femminista Victoria Woodhull, e la prima di cui sia stato tramandato il risiltato fu nel 1884 l'altra femminista Belva Ann Lockwood: 4149 voti.

 

Va poi ricordato che Charlene Mitchell era oltretutto anche nera, e con lei nel 1968 si candidarono altri due afro-americani, nelle due ali in cui si era diviso il Peace & Freedom Party: 136.385 per il leader delle Pantere Nere Eldrige Cleaver, con l'ala "ortodossa"; 47.097 per il comico Dick Gregory, con un'ala scissionista ribattezzata Freedom & Peace Party. Ma il primo negro in assoluto a essere iscritto sulla scheda "finale" del voto presidenziale era stato nel 1964 Clifton DeBerry, del trotzkysta Socialist Workers Party: 32.327 voti. Perché allora si è parlato di "prima volta" per Obama e Hillary? In realtà, si tratta semplicemente della prima volta in cui un negro e una donna si sono contesi la nomination finale di uno dei due grandi partiti. Gli unici che possono poi mandare alla Casa Bianca un loro candidato sul serio. Prima di Obama altri cinque negri avevano concorso per le primarie democratiche, senza però arrivare alla fine della corsa. Il primo in assoluto, nel 1968, era stato Channing Phillips, che dopo aver condotto la campagna elettorale di Robert Kennedy aveva tentato di rilevarne la candidatura dopo l'assassinio. Nel 1972 ci provarono Shirley Chisolm, che nel 1968 era già stata la prima donna nera eletta al Congresso, e il pastore battista Walter Edward Fauntroy: entrambi furono per la prima volta in grado di aggiudicarsi uno Stato. Nel 1984 e 1988 seguì l'altro pastore battista Jesse Jackson. E nel 1994 ci fu anche il governatore della Virginia Lawrence Douglas Wilder, nel 1990 primo nero a essere eletto governatore. Quanto al Partito Repubblicano, nelle sue primarie ha avuto solo il candidato nero Alan Keys, ma per ben tre volte: nel 1996, 2000 e 2008.

 

Come origine etnica, d'altronde, e a differenza di sua moglie Michelle, Obama non è tecnicamente un afro-americano classico, visto che non ha avuto infatti antenati schiavi. Suo padre era infatti un emigrante kenyano di etnia luo, e per quel lato Barack è addirittura cugino dell'attuale primo ministro kenyano Raila Amolo Odinga (così almeno racconta lo stesso Odinga). Sua madre era invece una bianca di origini miste inglesi, tedesche e francesi. McCain è invece un cognome scoto-irlandese: cioè un discendente di quei coloni scozzesi protestanti che gli inglesi mandarono a colonizzare l'Ulster contro gli indigeni cattolici; che oggi costituiscono il grosso della popolazione protestante dell'Irlanda del Nord; e che per la loro tempra di colonizzatori furono mandati in gran quantità in Nord America, al punto da dare addirittura il loro accento alla varietà di inglese parlata negli States. Quasi il 16% della popolazione degli Stati Uniti al momento dell'Indipendenza, coloro che si sono definiti scoto-irlandesi all'ultimi censimento non sono stati più dell'1,8%. Ma da sola o associata a origini inglesi, come lo stesso McCain, questa è stata l'origine etnica più diffusa tra i presidenti statunitensi. Erano infatti scoto-irlandesi Jackson, Buchanan, Andrew Johnson, Grant, Arthur, Truman e Nixon. Di origine mista inglese e scoto-irlandese, come McCain, Benjamin Harrison, McKinley, Carter, Bush padre, Clinton e Bush figlio. Inglese, scoto-irlandese e scozzese Wilson. Inglese, scoto-irlandese e irlandese Reagan. Scoto-irlandese, scozzese e olandese Theodore Roosevelt. Scoto-irlandese, inglese e tedesca Cleveland. Scoto-irlandese, inglese, tedesca e tedesco-svizzera Hoover. Scoto-irlandese e scozzese Polk. Washington, Adams padre, Jefferson, Madison, Adams figlio, Henry Harrison, Tyler, Taylor, Pierce, Lincoln, Taft, Harding, Coolidge, Lyndon Johnson e Ford erano invece di origine inglese. Fillmore inglese e scozzese. Monroe e Hayes scozzesi. Garfield gallese. Van Buren olandese. Franklyn Delano Roosevelt olandese e lussemburghese. Eisenhower tedesco. Kennedy irlandese.

 

Dal punto di vista religioso McCain sarebbe il primo presidente nato episcopale e poi diventato battista. Ma il cambio di religione non è una realtà infrequente negli Usa: per adottare la fede del coniuge come ha fatto l'episcopale George W. Bush nel passare al metodismo, e anche il figlio di padre e patrigno musulmani e madre atea Obama nel passare alla congregazionista Chiesa Unita di Cristo; ma non solo. Comunque finora la confessione più rappresentata alla Casa Bianca è stata quella Episcopale, ramo Usa dell'anglicanesimo, e fede tradizionale dell'élite di origine inglese: con i 12 nomi di Washington, Jefferson, Madison, Monroe, William Harrison, Tyler, Taylor, Pierce, Arthur, Franklin Delano Roosevelt, Ford e Bush padre. Jefferson, Madison e Monroe al di là dell'appartenenza formale erano però piuttosto dei Deisti di tipo settecentesco, simpatizzanti del monoteismo razionalista di Voltaire. E Jefferson si sentiva pure vicino a quella denominazione Unitariana che rifiuta la Trinità. Arthur in compenso era passato all'episcopalismo dopo essere nato battista.

 

Seconda denominazione, con sette nomi, è quella presbiteriana, chiesa calvinista etnica di scozzesi e scoto-irlandesi: Jackson, Polk, Buchanan, Cleveland, Benjamin Harrison, Wilson e Eisenhower. Ma Polk dopo aver lasciato la Casa Bianca si fece metodista. Al contrario Eisenhower era nato mennonita, aveva poi seguito la madre nei Testimoni di Geova, li aveva lasciati per il loro antimilitarismo al momento di entrare in Accademia e era infine entrato nella Chiesa Presbiteriana poco dopo essere stato eletto Presidente. Al terzo posto, con quattro nomi a testa, battisti e unitariani. I primi, forti al Sud e tra i neri, la più popolare delle denominazioni prorestanti Usa; i secondi, al contrario, una delle più elitarie. In particolare, erano battisti Harding, Truman, Carter e Clinton, anche se Carter nel 2000 ha poi lasciato la Chiesa criticandone l'"antifemminismo". Erano invece Unitariani i due Adams, Fillmore e Taft, a parte le simpatie di Jefferson. Ma sia Adams padre che Taft erano nati in quella fede Congregazionista oggi abbracciata da Obama, mentre Adams figlio andava anche alle funzioni presbiteriane.

 

Tre i metodisti, seconda denominazione protestante Usa per numero, forte tra i pionieri del West: Grant, McKinley e Bush figlio. Ma sia il nato presbiteriano Grant che il nato episcopale Bush figlio si sono convertiti alla fede della moglie, mentre al contrario il nato presbiteriano Polk aspettò la morte della moglie per passare al metodismo. Tre pure gli adepti alla Chiesa dei Discepoli di Cristo, che è un po' una via di mezzo tra congregazionismo e metodismo, nata nel West tra pionieri scozzesi e scoto-irlandesi: Garfield, Lyndon Johnson e Reagan, che era di padre cattolico ma aveva seguito la fede della madre. Dopo aver lasciato la Casa Bianca però Reagan passò alla fede presbiteriana. Due gli adepti alla calvinista Chiesa Riformata Olandese: Van Buren e Theodore Roosevelt. Due i quacheri: Hoover e Nixon. Ma tutti e due prestarono giuramento, malgrado la loro fede in teoria glielo vietasse. Poi c'è il cattolico Kennedy, e alcuni casi dubbi. Lincoln: un figlio di battisti in gioventù attratto dal Deismo ma che da Presidente non fece mai capire a che denominazione apparteneva, pur proclamandosi genericamente "cristiano". Andrew Johnson, il vice che glu successe dopo il suo omicidio: anche lui di genitori battisti, e che a volte andava nella chiesa metodista di sua moglie e a volte addirittura a funzioni cattoliche, proclamandosi anche lui genricamente "cristiano". Hayes: non si sa fosse presbiteriano o metodista, ma era metodista la moglie e furono allevati come metodisti i figli.

 

 

 

 

 

 

fonte: http://www.loccidentale.it/articolo/tutto+...sidenza.0052332

Link al commento
Condividi su altri siti

  • 3 mesi dopo...

LEBANON - Si scaglia contro "il cambiamento" rappresentato dai repubblicani. E lo fa usando una frase che crea polemiche: "Il cambiamento rappresentato da Sarah Palin (che si è autodefinita "un pitbull col rossetto")? E' come mettere il rossetto a un maiale". Poi frena e precisa il suo pensiero. Così Barack Obama lancia il suo attacco più violento all'indirizzo dei suoi avversari Repubblicani nella corsa alla Casa Bianca. Con un giudizio pesante che il candidato democratico è costretto a spiegare: "Un caso creato dai media e da Mccain, non mi riferivo alla Palin, ma alle politiche repubblicane. E' evidente il tentativo di mettere questo tipo di cose al centro della campagna per evitare di parlare dei gravi problemi che l'America deve affrontare".

 

Il caso era scoppiato ieri sera nel corso di un comizio tenuto da Obama davanti a oltre duemila persone a Lebanon, Virginia. L'affondo contro i repubblicani era stato duro: "All'improvviso, vengono fuori a dire 'siamo per il cambiamento pure noi'. Pensateci un po', si tratta degli stessi tizi che negli ultimi otto anni hanno detenuto il potere". Poi, l'affondo che fa discutere: "Si può anche dare il rossetto a un maiale, ma resta pur sempre un maiale, si può anche avvolgere un pesce vecchio in un foglio di giornale e chiamarlo cambiamento, ma dopo otto anni continuerà a puzzare. Ne abbiamo avuto abbastanza".

 

Lo staff di McCain reagisce e accusa Obama di tattica scorretta e sessismo. La prima replica è affidata a una donna, Jane Swift, che al pari dell'agguerrita Sarah guidò a suo tempo uno Stato americano, il Massachusetts: "Parole vergognose, non si può paragonare il governatore Palin a un maiale. Posso soltanto giudicarle disgustose".

 

 

Anche la contro-replica è venuta da una donna, l'assistente di Obama, Anita Dunn: "Questa ipocrita ramanzina sulla suscettibilità in materia di sesso rappresenta il massimo del cinismo e mette a nudo la campagna disonorevole che McCain ha scelto di intraprendere. Quando è troppo è troppo, quello di McCain è un patetico tentativo di giocare la carta del genere sessuale per replicare al mero uso di un'analogia corrente".

 

Dunn ricorda poi una dichiarazione fatta dal candidato repubblicano, riportata dal Chicago Tribune il ottobre 2007. A chiosa di una proposta sull'assistenza sanitaria pubblica, formulata da Hillary Clinton - all'apoca ancora in corsa per la Casa Bianca - McCain la liquidò osservando: "Penso vogliano dare un po' di rossetto a un maiale, che però resta un maiale".

 

Dopo le rispettive convention di Denver (democratica) e St.Paul (repubblicana) si conferma intanto il sostanziale testa a testa fra i candidati: un nuovo sondaggio effettuato tra sabato e lunedì scorso da Nbc News e Wall Street Journal assegna a Obama un lieve vantaggio, 47% contro il 46% di McCain. Il vantaggio di Obama tuttavia si è ridotto dai 6 punti in più registrati a luglio e dai 3 in più di agosto, riferisce l'edizione online di Nbc. Altri sondaggi recenti testimoniano forti recuperi di popolarità di McCain che - grazie all'entusiasmo suscitato dalla candidatura di Palin - viene dato in molti casi in vantaggio su Obama.

Link al commento
Condividi su altri siti

La Palin la considero pericolosa, penso sia meglio Barak a questo punto.

Paradossalmente McCain poteva essere un candidato più innovatore da solo che con questa vice.

 

può darsi...

a me sembra molto sicura di se...io penso che in veste di vice-presidente può fare delle ottime cose...

 

come mai dominus dici così?

Link al commento
Condividi su altri siti

  • 4 settimane dopo...

http://www.repubblica.it/2008/09/sezioni/e...-sondaggio.html

 

se siete appassionati stasera il dibattito faccia a faccia dei due

 

Obama in testa, per McCain l'eredità di Bush lo sta danneggiando, aveva riguadagnato punti con la crisi scaturita dall'aggressione georgiana nel caucaso, ma il peggioramento delle finanze USA stanno ora aiutando Obama

Link al commento
Condividi su altri siti

come mai giudichi la Palin pericolosa?

 

 

Vedo solo ora il post ;)

La considero pericolosa perchè si tratta di una pervenue senza esperienza politica (fino a qualche anno fà era il sindaco di uno sperduto paese in Alaska), di visioni politiche decisamente estremiste e di scarsa cultura, esattamente quello che non ci vuole in questo momento.

In pratica è l'esatto contraltare dell'ottimo Joe Biden, scelta solo per il suo fascino (non estetico ma come figura) e per raschiare voti dall'america profonda.

Link al commento
Condividi su altri siti

NASHVILLE - Novanta minuti di duello serrato sull'economia e la politica estera, senza mai arretrare di un centimetro. A quattro settimane dalle elezioni Barack Obama e John McCain hanno usato tutto il tempo del secondo dibattito televisivo per attaccarsi a vicenda e indicare l'avversario come responsabile della crisi finanziaria che ha colpito l'America, ma non ci sono stati i temuti colpi bassi, nessuno ha rispolverato le vecchie accuse del passato.

 

La formula del faccia a faccia prevedeva ieri sera una serie di domande dal pubblico seduto nell'aula magna della Belmont University, a Nashville in Tennessee, e dagli spettatori che le hanno mandate via internet da casa: ne sono arrivate ben sei milioni ed è emersa un'unica grande preoccupazione: la recessione. Tutti vogliono sapere cosa faranno i due candidati per aggiustare l'America e restituire speranza nel futuro. Obama ha sottolineato che la colpa della crisi è delle politiche fallimentari di Bush e McCain e della totale mancanza di regole e ha promesso che taglierà le tasse al ceto medio per rilanciare i consumi.

McCain ha regalato la maggior sorpresa della serata annunciando che darà ordine al Tesoro di comprare tutti i mutui in sofferenza e di rinegoziarli con i proprietari della case agli attuali valori, per frenare la caduta del mercato immobiliare e stabilizzare i prezzi.

 

La proposta del repubblicano prevederebbe un nuovo grande intervento pubblico, dedicato questa volta non alle banche ma ai privati cittadini in difficoltà. Una rivoluzione per un candidato che fino a poco tempo fa sosteneva che non erano da aiutare coloro che rischiavano la bancarotta o il pignoramento della casa "perché avevano fatto il passo più lungo della gamba".

 

 

Il ritornello della serata è stato lo scambio di accuse sulle tasse: secondo McCain Obama le alzerà non solo ai più ricchi ma anche ai piccoli commercianti; per il giovane senatore nero invece il repubblicano continuerà a tagliarle alle grandi multinazionali che portano il lavoro all'estero e ai manager che hanno creato il disastro di Wall Street.

 

In una serata completamente diversa dalla prima - questa volta i due candidati non stavano fermi dietro il leggio ma si alzavano per rispondere, camminavano per la sala, si indicavano a vicenda e interagivano con il pubblico - Obama è apparso più sciolto e brillante, mentre McCain sembrava più nervoso e costretto a rincorrere.

 

Per risolvere la crisi hanno detto entrambi che l'uomo giusto come futuro ministro del Tesoro potrebbe essere il miliardario Warren Buffett, l'uomo più ricco del mondo, che attualmente è un consigliere e un supporter di Obama. Ma McCain, con un altro colpo a sorpresa, ha anche fatto il nome di Meg Whitman, la ex presidente del sito internet di vendite all'asta eBay.

D'accordo anche sul fatto che gli investimenti dovranno essere fatti prima di tutto in campo energetico, non solo per motivi ambientali ma perché così si creeranno milioni di nuovi posti di lavoro.

 

Obama ha detto che entro dieci anni gli Stati Uniti dovranno rendersi indipendenti dal petrolio del Medio Oriente e ha ricordato che John Kennedy si era dato la stessa scadenza per portare l'uomo sulla luna, un'imporesa che appariva ben più difficile.

 

Dopo oltre un'ora è arrivata la prima domanda di politica estera e John McCain l'ha sfruttata per sostenere che Obama non capisce nulla della materia "come ha dimostrato sull'Iraq, nel caso dell'invasione della Georgia o per la sua idea di attaccare il Pakistan". "Se in Iraq avessimo fatto come diceva lui - ha sottolineato - le nostre truppe sarebbero tornate sconfitte, invece io le riporterò a casa vincenti".

"È vero non capisco - gli ha replicato al volo Obama -, infatti ancora non capisco perché abbiamo invaso l'Iraq quando i terroristi dell'11 settembre si nascondevano altrove. La guerra in Iraq ci costa 10 miliardi di dollari al mese e non abbiamo mai sconfitto il terrorismo. Per il futuro uccidere Osama bin Laden e schiacciare Al Qaeda devono essere la priorità". Per tornare a concentrarsi sull'Afghanistan Obama ha ribadito l'intenzione di ridurre in tempi brevi la presenza militare in Iraq. Alla fine

entrambi si sono detti favorevoli ad un inasprimento delle sanzioni all'Iran. "Gli Stati Uniti - ha concluso McCain - faranno tutto quanto in loro potere per impedire a Teheran di dotarsi di un'arma nucleare, perché non possiamo permettere un secondo Olocausto". Per Obama il pericolo non è solo la minaccia ad Israele ma anche "la possibilità che un ordigno nucleare possa cadere nelle mani dei terroristi".

 

Cordiale stretta di mano all'inizio, gelo alla fine, con un unica scivolata di stile, quando McCain ha chiamato Obama: "Quello lì". Prossimo appuntamento il duello finale di mercoledì prossimo. Si parlerà soltanto di economia.

 

 

http://www.repubblica.it/2008/09/sezioni/e...ndo-duello.html

Link al commento
Condividi su altri siti

WASHINGTON - Sarah Palin colpevole di abuso di potere. Lo ha deciso la Commissione parlamentare dell'Alaska che da tempo, assai prima della sua investitura, aveva in carico il caso del licenziamento del responsabile della sicurezza pubblica dello stato di cui è governatrice.

 

Secondo la commissione l'unico motivo che ha portato al licenziamento di Walter Monegan era legato ad una disputa familiare: l'uomo si era rifiutato di licenziare l'ex-cognato della Palin, un agente statale che si era messo in contrasto con la famiglia della governatrice perchè impegnato in una dura causa di divorzio con la sorella della Palin.

 

I sostenitori della governatrice dell'Alaska, la candidata alla vicepresidenza da parte di Mc Cain, affermano che l' inchiesta etica dei parlamentari dell'Alaska ha motivazioni politiche. I media Usa hanno battezzato "Troopergate" l'inchiesta sulla Palin.

 

I dodici parlamentari dell'Alaska che hanno partecipato ai lavori della commissione etica hanno votato all'unanimità per rendere pubblico il contenuto del rapporto.

 

L'ombra dello scandalo ha accompagnato Palin fin dall'inizio della sua nomination. Esplode ora a meno di un mese dalle elezioni. E condizionerà in maniera forse definitiva la corsa alla Casa Bianca.

 

corriere.it

Link al commento
Condividi su altri siti

Io spero che la condizionerà. Tralasciando l'opinione personale che ho sulla Palin (disastrosa...), una che sfrutta la sua carica per fare un torto a qualcuno non è solo colpevole di abuso di ufficio, è proprio una bambina capricciosa...

Link al commento
Condividi su altri siti

  • 2 settimane dopo...

Henry Kissinger, ex segretario di stato dell'amministrazione Nixon, da per spacciato l'amico McCain assieme agli organi di informazione e sondaggisti vari.

 

http://it.wikipedia.org/wiki/Henry_Kissinger

 

http://www.repubblica.it/2008/10/speciale/...ger-mccain.html

Link al commento
Condividi su altri siti

Io penso che stiano esagerando a cantar vittoria, gli USA hanno un metodo di elezione molto complesso e i sondaggi spesso non riescono a penetrare tutte le fasce di popolazione: chiunque vincerà sarà per un incollatura.

Non dimentichiamo che molti non sono disposti a rispondere che non voteranno Obama per motivi pregiudiziali...

Link al commento
Condividi su altri siti

Ospite intruder
Non dimentichiamo che molti non sono disposti a rispondere che non voteranno Obama per motivi pregiudiziali...

 

Io li chiamaerei "razziali" tout court. Senza contare che Al Gore era dato per vincitore sicuro, nel 2000.

Link al commento
Condividi su altri siti

E infatti prese parecchi più voti di Bush in termini assoluti, ma fu sconfitto per le peculiarità del sistema elettorale federale americano, per questo i sondaggi dei 5-10 punti di vantaggio di Obama mi lasciano molto scettico.

Per non andare troppo lontani non dimentichiamoci cosa successe solo 4 anni fà

ilmanifesto031104a_1.jpg

 

Quanto ai motivi pregiudiziali non elencherei solo quelli razziali ma le paure di statalismo e di mancanza di libertà di iniziativa di parte dell'america profonda, che vede Obama quasi come un socialista, paure, queste, amplificate dall'establishment repubblicano periferico, infatti se John McCain, gran signore, non permette di portare la polemica con il suo rivale sul personale lo stesso non si può dire di altri repubblicani di altra scuola.

Link al commento
Condividi su altri siti

Ospite intruder

Se è per questo perfino Bush ha preso del socialista (che non è esattamente un complimento, sull'altra sponda dell'Atlantico), per il suo piano anti crisi...

Link al commento
Condividi su altri siti

Lo sò, ma puoi facilmente capire come l'elettore di provincia americano sia condizionabile se un candidato nero e progressista viene dipinto anche come socialista e illiberale (economicamente parlando), oltre che come un deciso liberal (anche questo può essere considerato un insulto in certi ambienti d'oltreoceano).

Link al commento
Condividi su altri siti

Ospite intruder

Ho vissuto 22 anni negli USA, conosco molto bene il problema. Rimango comunque dell'idea che il fatto di non avere un cognome europeo e la pelle di un altro colore incida, e anche parecchio, al di là delle sue opinioni in materia economica. Mancano pochi giorni a vedere i risultati, comunque.

Link al commento
Condividi su altri siti

Ospite intruder

WASHINGTON - Un complotto per assassinare il candidato presidente degli Stati Uniti Barack Obama e uccidere (anche decapitandoli) afroamericani in Tennessee, messo a punto da due presunti neo-Nazisti 'skinheads', e' stato sventato da investigatori federali americani. Ne da' notizia il network televisivo FoxNews.

 

 

http://www.ansa.it/opencms/export/site/vis..._792790460.html

Link al commento
Condividi su altri siti

Crea un account o accedi per lasciare un commento

Devi essere un membro per lasciare un commento

Crea un account

Iscriviti per un nuovo account nella nostra community. È facile!

Registra un nuovo account

Accedi

Sei già registrato? Accedi qui.

Accedi Ora
×
×
  • Crea Nuovo...