Dave97 Inviato 27 Novembre 2007 Segnala Condividi Inviato 27 Novembre 2007 (modificato) Sfide nei cieli La storia degli assi della caccia mondiale Traduzione in italiano di Corrado Ricci dell’opera The Fighter Pilots Longanesi 1968 INDICE GENERALE 1) La guerra dei piloti da caccia 2) La battaglia d'Inghilterra 3) La Royal Air Force 4) La crisi di Dunkerque 5) L'intercettazione di Bader a est di Londra 6) Uno dei pochi 7) La campagna africana 8) La Luftwaffe 9) La Stella dell'Africa su Bir Hacheim 10) Il Diavolo Nero su Kursk 11) Gli Experten della Luftwaffe . 12) La campagna del 1941-1942 13) Gli Spitfire abbattono il Kommodore . 14) Duello su Dieppe . 15) La battaglia di Germania . 16) L’ USAAF 17) Una scorta su Berlino. EDWARD H. SIMS, dopo essere stato egli stesso pilota dell'aviazione da caccia americana, ha vissuto sei anni in Europa come console a Monaco di Baviera. È autore dei volumi, American Aces in Great Fighter Battles of World War II e The greatest aces Prima di pubblicare l'opera presente ha avuto lunghi colloqui coi principali sopravvissuti dei duelli aerei, con gli ufficiali dei vari stati maggiori, consultando migliaia e migliaia di rapporti e di taccuini di volo. Presentazione dell’opera: È difficile scrivere una presentazione a un libro nel quale uno figura personalmente, tanto più quando l'autore lo abbia descritto come una persona per bene! Tuttavia traccio ugualmente con molto piacere queste righe. Molti libri che trattano della seconda guerra mondiale sono stati scritti da militari di terra, di mare o del cielo e, in tutti quanti, gli autori hanno visto la guerra con i propri occhi e quindi da un punto di vista relativamente limitato. Questo, invece, è un libro diverso; tratta della «guerra dei piloti da caccia» e lo scrittore ha scelto, con l'aiuto e il consiglio delle autorità govermtive interessate, quattro piloti della RAF, tre della Luftwaffe e uno dell'Aeronautica americana. Ha scritto su di loro, sui velivoli da essi impiegati e sulle campagne alle quali hanno preso parte, includendovi il particolareggiato studio di uno dei combattimenti da essi sostenuto. Ne è risultato un libro del tutto unico, affascinante sia per i veterani sia per chiunque altro vi abbia interesse. I professionisti del volo si renderanno conto dell'accuratezza con la quale è stato scritto, mentre anche il lettore normale riuscirà a identificare se stesso con le persone e con gli eventi descritti. I racconti di guerra sono sempre interessanti, ma questo è addirittura speciale perché è il libro scritto da un pilota da caccia sui piloti della caccia; l'autore, Ted Sims, è stato infatti, lui stesso, uno degli attori in questo campo. Douglas Bader Londra, 27 giugno 1967 Modificato 27 Novembre 2007 da Dave97 Link al commento Condividi su altri siti Altre opzioni di condivisione...
Dave97 Inviato 27 Novembre 2007 Autore Segnala Condividi Inviato 27 Novembre 2007 INTRODUZIONE Questo libro ebbe inizio, senza particolari intenzioni, nel novembre del 1961; dormicchiò per quattro anni durante i quali vi lavorai a intervalli, in Europa, e giunse a fine in dieci mesi di sforzi concentrati durante la mia permanenza in Inghilterra. Ricordo perfettamente il 18 novembre 1961, quando la prima neve bavarese prese a cadere quasi in onore di una famiglia americana che, avendo preso dimora in quella regione, si stava trasferendo in una piccola casa alpina sullo Starnbergersee, nella zona meridionale di Monaco. Questa era la regione dove Hitler era nato, dove era stato organizzato il partito nazista e nella quale l'idea della guerra era stata pensata. Tutto era cominciato qui, nella regione in cui mi trovavo, e l'origine era in gran parte dovuta ai grandi errori che erano stati commessi a Versailles. Era proprio l'ambiente più adatto nel quale dare ,inizio alle mie ricerche di racconti sul conflitto e sulle avventure dei piloti della caccia tedesca. Quando avevo del tempo disponibile mi mettevo a cercare gli ex piloti della Luftwaffe, molti dei quali vivono a Monaco o nei dintorni, le persone che potevano darmi informazioni e, tra queste, lo storico del Club dei piloti da caccia tedeschi, Hans Ring. Finalmente, un giorno imboccai l'autostrada che porta verso occidente, poi girai a nord seguendo il Reno finché arrivai a casa del generale Adolf Galland. Si era nel giugno del 1962. Galland accettò di aiutarmi: questo era già un primo passo; mi dette anche una lista di nomi di piloti tedeschi con i quali riteneva che avrei dovuto incontrarmi. Questo libro ha cominciato a prender forma da quegli inizi. A prima vista pareva una cosa semplice; c'era una specie di barriera dovuta alla lingua e un'ulteriore difficoltà veniva ad aggiungersi col fatto che in Germania non erano stati lasciati né Me 109 né FW 190 e io avrei invece avuto bisogno di trovarne uno per volarci o almeno per sedermi al posto di pilotaggio e studiarmi il cruscotto. Con gli anni, però, ambedue i problemi furono risolti. Finito i miei compiti in Germania, me ne andai in Inghilterra per completarvi le progettate ricerche degli assi della RAF e visitarvi gli aeroporti della seconda guerra mondiale e che mi aveva visto volare. La scelta di quelli da includervi non venne fatta da me, ma dalle autorità, nel corso di una riunione tenuta al ministero della Difesa. Quella degli ex piloti della Luftwaffe era stata facile:quello che aveva abbattuto il maggior numero di velivoli sul fronte russo, quello che avesse raccolto i massimi trionfi sul teatro africano e il generale dell'Arma della caccia, che era anche uno di coloro che avevano conseguito il maggior numero di vittorie sul fronte occidentale. Fu allora che questo libro affrontò nuove responsabilità. In quella riunione discutemmo la campagna della caccia in Europa avendo disponibili i dati, debitamente corretti, delle perdite di ambedue le parti e analizzammo il problema di chi avesse veramente vinto le singole campagne. Una volta definito questo sfondo, ci mettemmo a esaminare quelle che erano state le più interessanti missioni di volo dei combattenti della RAF e della Luftwaffe, ricostruite nei loro particolari. Queste hanno avuto per base i resoconti ufficiali dei singoli piloti sui relativi combattimenti; ognuna di queste ricostruzioni è stata poi ricontrollata dagli stessi !attori, per correggere eventuali errori. Il lettore può «volare accanto al pilota» dal decollo fino all'atterraggio onde vedere, cosi, quello che voleva significare per un pilota tedesco, inglese o americano, l'effettuare una delle sue più interessanti missioni di combattimento della guerra. Posso assicurare che nessuno di questi resoconti è stato artificialmente caricato di sensazioni emotive e che non vi si troverà alcun dialogo presupposto, del genere così popolare ai nostri giorni. Tutto quanto è stato narrato nella ricostruzione è quello che effettivamente accadde o venne realmente detto, così come è rimasto nella memoria o è stato scritto. Le missioni di caccia che sono state ricostruite in questo libro sono state scelte dagli assi medesimi e io le ho riferite con moltissimi particolari; essendo stato io stesso un editore giornalistico per molti anni, ho fatto ogni sforzo per garantirne l'accuratezza. Che dire dei piloti, in quanto tali? Che genere di persone erano allora e sono adesso? Che differenze c'erano tra nazione e nazione e cosa avevano in se stessi che li spingesse al di sopra della media fino a divenire i piloti più vittoriosi delle loro rispettive aviazioni? Erano tutti delle persone sveglie; impossibile trovarne uno di scarsa intelligenza oppure un po' lento, anche anni e anni dopo la guerra. Chi vuole scrivere su di loro deve studiarsi bene le relazioni dei combattimenti, sentire le opinioni dei piloti che volavano con loro e quindi mettersi di persona a osservare quegli uomini. Conversando con l'inaspettatamente modesto e imprevedibile «Boobie» Hartmann non si crederebbe mai che questo tedesco dagli occhi blu, ancora giovane, abbatté più velivoli di qualunque altro pilota al mondo. Hartmann ha un modo di fare semplice e tranquillissimo. Rappresenta il più grande enigma tra tutti i maggiori assi della guerra e uno è portato a sospettare che, in qualche modo, al di sotto di questa superficie cosi calma, di là da questo aspetto del pilota di tipo del tutto normale, debba ardere una individualità decisa, potentemente aiutata da un grande autocontrollo e da una volontà di ferro. Con Adolf Galland le cose sono ben diverse. Si può immediatamente avvertire l'emotività e anche l'eccitazione del pilota da caccia; con il suo immediato sorriso e la forte personalità si adatta perfettamente allo schema classico; irraggia simpatia e capacità di comando; è molto facile immaginarselo alla testa di una massa animosa di gente combattente. È di statura media, con dei baffetti scuri, scuri occhi penetranti e un largo sorriso .avvincente ; potrebbe benissimo avere una parte di primo piano in un film. Uno degli assi della caccia britannica che possa tenere il confronto con lui è R.R. Stanford Tuck ; come anche D.R.S. Bader, Tuck ha ancora il fuoco del cacciatore che arde dentro di lui e quello che è interessante è il fatto che ambedue, durante la guerra, furono ospiti di Galland dopo essere stati abbattuti in Francia. Tuck si occupa adesso della sua fattoria nella quale produce funghi, nel Kent; è un lavoro che rende bene e gli consente di andare, ogni tanto, sul continente per fare una gara di tiro al bersaglio con Galland. Era, ed è ancora, un magnifico tiratore. Con i suoi baffetti sottili e gli occhi scuri, diritto e snello, Tuck emana ancora oggi tutta la forza della personalità e di quell'allegria che tanto spesso compaiono nella vita dei piloti da caccia. Douglas Bader, il più famoso forse di tutti i cacciatori, ha la stessa età di Galland. Tra tutti i combattenti della guerra che abbiano dimostrato valore e spirito combattivo sono davvero ben pochi quelli che potrebbero superare Bader. Bader è tenace, quasi senza paura, di idee positive e dinamico come comandante. Studioso delle tattiche della caccia della prima guerra mondiale e, prima dell'incidente, uno dei migliori piloti in addestramento che avesse la RAF, quando si buttò nella mischia nel 1940 con tutta la sua capacità di volo (svantaggiata dalle due gambe artificiali), con la profonda conoscenza delle tattiche della prima guerra mondiale e con tutta la sua decisione, divenne ben presto un pilota da caccia abile e vittorioso. EDWARD H. SIMS Londra, agosto 1966 Link al commento Condividi su altri siti Altre opzioni di condivisione...
Dave97 Inviato 30 Luglio 2017 Autore Segnala Condividi Inviato 30 Luglio 2017 (modificato) Gli Assi Americani Raccontano Stesso autore del precedente libro, che ricordo era pilota nella WW2.Lo acquistai diversi anni fa in visita al museo Caproni a Trento.Per motivo di tempo libero, ho terminato di leggerlo solamente qualche mesetto fa!Visto che le vacanze si avvicinano ho pensato che fosse cosa gradita segnalare questa lettura.Piccola Opinione personale.Fermo restando che si tratta di un buon libro, rispetto al precedente (sfide nei cieli) mi e' mancatoil fascino dei dettagli tecnici all'interno dell'abitacolo del caccia che rende il precedente libro veramente unico nel suo genere.In ogni caso, buona lettura. Modificato 30 Luglio 2017 da Dave97 Link al commento Condividi su altri siti Altre opzioni di condivisione...
Smersh Inviato 30 Luglio 2017 Segnala Condividi Inviato 30 Luglio 2017 Si tratta di un (buon) libro dove su undici piloti da caccia trattati, sette hanno prestato servizio in Europa e/o settore del Mediterraneo. Purtroppo in opere che trattano questo argomento da parte Americana, c'è sempre stata - penso sarà così sempre - un'eccessiva percentuale di interesse verso il teatro operativo Europeo. Questo a scapito di quanto è stato fatto in eroismi, sacrifici e imprese eclatanti nei 'secondari' teatri del P.T.O. e soprattutto, il fratello 'povero': il C.B.I., che pure ha visto le condizioni più estreme di impiego, mancando già all'epoca una copertura mediatica che gli rendesse giustizia. E' incredibile e sbalorditivo come si viveva e si combatteva in India - Birmania - Cina, dove già soltanto la quotidianità (anche senza necessariamente Giapponesi contro cui battersi) era un misto di precarietà + desolazione, figuriamoci le condizioni operative/climatiche le quali mietevano sovente più vittime che non i combattimenti veri e propri. Più, la quasi assoluta mancanza di elementi tecnologici che in Europa aiutavano non poco - radiofari, unità radar portatili, mappe esistenti che coprivano relativamente bene le zone interessate, etc. In compenso malaria e tempeste tropicali non mancavano, unitamente a discrete quantità di serpenti cobra e insetti pericolosi, nonchè tribù di indigeni che non potevano soffrire più di tanto gli aviatori di razza bianca. Idem, o quasi, nel settore del Pacifico - Indonesia - Oceania. Oltretutto, se queste zone vengono trattate (anche in libri recenti, e senz'altro ben fatti) si legge più che altro sulle gesta dei piloti navali, mentre invece l'USAAF ha operato con la parte del leone in settori dove dell'US Navy - per cause di forza maggiore - non si vedeva neppure l'ombra. Link al commento Condividi su altri siti Altre opzioni di condivisione...
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