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Minuteman


dogfighter

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  • 4 mesi dopo...
E' un missile efficace, ma vecchio, attualmente è adatto alla missione ma in una logica di deterrenza reciproca ha poche possibilità di sopravvivenza ad un first strike (infatti doveva essere sostituito dall'MX

 

Che fine ha fatto l'MX? Su http://www.fas.org/nuke/guide/usa/icbm/lgm-118.htm è riportato "Full operational capability was achieved in December 1988 with the establishment of a squadron of 50 missiles"

 

E' stato smantellato tutto per gli accordi con i russi o perchè ritenuto superfluo?

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Sul minuteman vedi anche:

http://www.strategic-air-command.com/missi...e_Home_Page.htm (non aggiornatissimo)

e wiky inglese:

http://en.wikipedia.org/wiki/LGM-30_Minuteman

il "solito" sito FAS:

http://www.fas.org/nuke/guide/usa/icbm/lgm-30_3.htm

nochè, il sito Boeing:

http://www.boeing.com/history/boeing/minuteman.html

 

per l'MX, o meglio, l' LGM-118 Peacekeeper, sì: sono stati ritirati da un paio d'anni, in ossequio allo START 2.

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L' MX era la risposta ai nuovi ICBM sovietici se fosse stato rispettato il suo progetto sarebbe stato il primo ICBM mobile : non erano previsti dei silos ma, bensi una serie di gallerie kilometriche che a intervalli potevano essere innalzate come una rampa di lancio.

 

quando ci si rese conto che il sacrificio economico ( e ambientale ) sarebbe stato eccessivo si optò per il riutilizza dei siti per i vecchi minuteman .

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Approfitto per precisare un concetto.

 

Anche se i Minuteman sono vecchiotti, la capacità di resistere a un first strike si basa su altri fattori, il primo dei quali è la distanza corretta a cui posizionare i silos tra loro.

 

I silos sono progettati per resistere a un colpo nucleare, ma non a un colpo "troppo vicino" che esploda a poche decine di metri.

 

Se i silos sono posizionati adeguatamente (e lo sono) un colpo nucleare può distruggerne uno, forse due, ma non gli altri.

 

A questo punto uno dirà: basta lanciare più testate.

 

E invece non è così semplice.

 

Se lancio 10 testate contro un raggruppamento di silos avversari, necessariamente una di quelle 10 testate esploderà prima delle altre, sia pure di un decimillesimo di secondo.

Tanto basterà a distruggere le altre nove testate prima che esplodano.

 

Dovrei quindi programmare e sequenziare l'attacco di modo che ogni testata arrivi sul bersaglio un po' dopo l'altra, non troppo presto per non restare coinvolta nell'esplosione della precedente, nè tanto presto da rischiare di impattare la polvere e i detriti sollevate dall'esplosione precedente (che per una MIRV che rientra ad altissima velocità possono avere un effetto distruttivo o alterarne in maniera inaccettabile la precisione) nè tanto tardi da consentire al nemico di lanciare.

 

Questo compromesso al momento non esiste, giacchè il sistema di deterrenza americano (almeno in tempo di guerra fredda) prevede che i missili siano apprestati al lancio in caso di avvistamento di un attacco missilistico nemico (circa 20-30 minuti di preavviso) ma siano lanciati solo dopo che la prima testata nemica sia effettivamente esplosa (per ridurre il rischio di un lancio per errore).

 

Conti alla mano si capisce che è impossibile congegnare l'attacco per colpire con la giusta sequenza temporale una serie di basi missilistiche sparse su una grande nazione, ciascuna delle quali ha un gruppo di silos correttamente posizionati tra loro.

 

La teoria del "first strike" ha quindi un valore relativo: ha senso solo nel momento in cui si è CERTI che una guerra nucleare totale sta per scoppiare, e a quel punto conviene colpire per primi, non nella speranza (utopica) di annichilire il potenziale avversario, ma semplicemente per ridurne il più possibile la forza e quindi i propri danni, che però sarebbero comunque devastanti e inaccettabili.

 

Ovviamente quello che vale per gli USA vale anche per l'URSS / oggi Russia.

 

E il corollario di questo concetto è interessante: i modernissimi sistemi mobili che tanto piacciono ai russi (e piacevano anche agli americani: l' MX doveva essere mobile) non sono un'idea particolarmente felice.

 

Essi sono invulnerabili nella misura in cui non si riescono a individuare. Ma vuoi caso che si riesca a mapparli adeguatamente (e la cosa è tutt'altro che teorica) le cose cambiano.

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Si, però si temeva per la sicurezza dei minuteman già negli anni '70 con l'entrata in servizio del Satan, figurarsi oggi che vengono continuamente immessi in servizio nuovi topol!

Quanto ai lanciatori mobili mapparli si può, ma possono essere molto ostici come insegna la caccia agli Scud Iracheni, fatta su un territorio che è una frazione di quello russo e perdipiù desertico.

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Altro è, o meglio era, preoccuparsi delle capacità di sopravvivenza a un first strike degli ICBM in epoca di Mad e guerra fredda, altro è non dormirci sopra oggi.

Onestamente, fossi un pianificatore del Pentagono, prima di stanziare fondi per sostituire i cari buoni vecchi Minuteman avrei una lista della spesa lunga fino a... ground zero, da soddisfare.

 

E poi vuoi mettere la carica patriottica implicita nel nome del LGM-30...? :rolleyes:

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Si, però si temeva per la sicurezza dei minuteman già negli anni '70 con l'entrata in servizio del Satan, figurarsi oggi che vengono continuamente immessi in servizio nuovi topol!

Quanto ai lanciatori mobili mapparli si può, ma possono essere molto ostici come insegna la caccia agli Scud Iracheni, fatta su un territorio che è una frazione di quello russo e perdipiù desertico.

 

Beh il Satan era una bella bestia e le MIRV che portava erano belle grosse... e precise. E anche la testa singola incuteva parecchio rispetto... Ci credo che ci fosse un po' di preoccupazione. Del resto, qui si parla alla fine a livello teorico. Nessuno ha mai provato realmente (per fortuna) cosa succederebbe in un first strike, quanto resisterebbero i silos, ecc...

Magari è caso che noi facciamo tanti bei discorsi e poi basta una grossa testata che fa collassare 50 silos tutti assieme...

 

Per i lanciatori mobili degli Scud... diciamo che un conto è trovarli e beccarli con una Paveway... devi localizzarli con precisione.

Ma un lanciatore mobile di ICBM... ti basta sapere più o meno la zona... e una testata da 200 KT fa il resto...

 

Ma più che altro, questi sistemi di lancio mobile non vagano dove capita.

Dispongono di una serie di posizioni di lancio prefissate, e segrete.

Per questioni di precisione devono portarsi presso una di quelle posizioni, e per questioni di sicurezza e tempestività queste posizioni non possono essere molto lontane dalla base in cui sistemi sono normalmente custoditi. Questo è il loro punto di vulnerabilità.

 

Ma al di là di tutto, mi è sembrato giusto introdurre due concetti che di solito non sono conosciuti: quello delle esplosioni fratricide e quello che i sistemi mobili potrebbero non essere così invulnerabili come spesso si pensa.

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Infatti dei problemi fraticide non ne sapevo nulla, bella li che ne impari sempre una.

 

Il fatto che le testate americane fossero programmate per partire solo dopo che la prima nemica fosse esplosa, mi sembra gia uan garanzia che nel blocco occidentale ci fosse l'impostazione di auto difendersi da un attacco del blocco comunista, e non di iniziare una guerra nucleare per primi. A mio parere.

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Infatti dei problemi fraticide non ne sapevo nulla, bella li che ne impari sempre una.

 

Il fatto che le testate americane fossero programmate per partire solo dopo che la prima nemica fosse esplosa, mi sembra gia uan garanzia che nel blocco occidentale ci fosse l'impostazione di auto difendersi da un attacco del blocco comunista, e non di iniziare una guerra nucleare per primi. A mio parere.

 

 

Non è esattamente così, Legolas.

 

Il motivo principale del principio di lanciare dopo l'impatto della prima testata nemica, era solo quello di evitare un lancio di ritorsione per errore.

Questo non impedisce di sferrare un first strike quando lo si ritiene.

 

Ma per di più, la NATO ha sempre dichiarato che non avrebbe esitato a usare per prima le armi nucleari: faceva parte proprio della strategia militare dell'Alleanza, nel caso in cui le linee difensive avessero ceduto.

 

E il motivo è semplice: le forse del Patto di Varsavia avevano una superiorità quantitativa soverchiante.

La minaccia di usare per primi le armi nucleari (tattiche) era l'unica in grado di rendere troppo rischioso un attacco convenzionale nemico.

 

I piani prevedano quindi l'utilizzo di armi nucleari tattiche, MA SUL PROPRIO TERRITORIO, allo scopo di neutralizzare le forze nemiche avanzanti, senza però legittimare una ritorsione.

 

I sovietici ovviamente non avevano alcun interesse a scatenare una guerra nucleare tattica per primi, sia perchè avevano una sufficiente superiorità quantitativa (5 a 1 solo per i carri armati, tanto per dirne una) sia perchè loro dovevano conquistare città, industrie, terreni... non certo distruggerli e contaminarli.

Difatti loro preferivano puntare sulle armi chimiche, anche nelle fasi iniziali del conflitto, in quanto le armi chimiche hanno un effetto temporaneo.

Una volte disperse, il territorio torna agibile e in ogni caso non si distruggono case, fabbriche, coltivazioni.

 

Ovviamente queste sono le impostazioni tattiche-strategiche che avevano i due blocchi.

Se poi ci sarebbe stata realmente la volontà di metterle in pratica, questo è un altro discorso.

 

Ma è chiaro che nel momento in cui io tiro una bomba nucleare contro le tue truppe che avanzano nel mio territorio, tu mi tiri qualche tonnellata di gas nervino, e allora io ti distruggo il deposito dei gas con una bomba nucleare tattica nel tuo territorio, tu allora mi lanci un siluro nucleare contro la portaerei, io allora...

il passo a un'escalation generale e incontrollata è breve.

 

Quello era l'incubo, più che un "first strike" che non sarebbe convenuto a nessuno.

 

 

;-)

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  • 2 settimane dopo...

E’ vero. L’ effetto “fratricida” tra le testate nucleari convergenti sul bersaglio è reale. Si stima che non sia possibile utilizzare più di due testate contemporaneamente, anche se una possibile eccezione è rappresentata dalla testata MRV dei Polaris. In questo caso le 3 testate cadono “a triangolo” attorno al bersaglio, amplificando l’effetto esplosivo. La distanza tra i punti d’impatto (impronta nucleare) non è conosciuta ed era stimata tra parecchie centinaia di metri e qualche km. Per quanto riguarda la resistenza dei silo di lancio ICBM alle esplosioni nucleari vicine , vi sono formule matematiche di calcolo. Tanto per fare un esempio: per ottenere la distruzione di un silo Minuteman 3 con la probabilità del 97% , occorre far esplodere una testata di 1 MT a meno di 185 metri di distanza. Utilizzare enormi potenze (es.: 25 Mt) non aiuta molto. Meglio aumentare la precisione. Da ciò le polemiche sull’efficacia dell’SS18 Satan. Perché se il CEP supera un certo valore, la testata non garantisce la distruzione del silo.

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  • 2 settimane dopo...
da

Analisi Difesa anno 7 numero 67

 

...

SULLA MANICA IN 7 GIORNI : I PIANI DI ATTACCO DEL PATTO DI VARSAVIA

 

(AGI) - Berlino, 9 maggio - Se la Guerra Fredda fosse degenerata in un conflitto, le truppe del Patto di Varsavia avrebbero impiegato appena una settimana per varcare il Reno e giungere sul canale della Manica. I piani segreti sono emersi dagli archivi polacchi, dopo che il ministro della Difesa, Radoslaw Sikorski, ha deciso di renderli pubblici appellandosi al fatto che la Polonia non ha ratificato l'accordo del 1991 che impegnava i Paesi del blocco sovietico a non divulgare documenti riservati del Patto di Varsavia. «Die Welt» ha pubblicato ampi stralci dei piani segreti di attacco all'Occidente messi a punto nel 1970, e li ha visionati insieme allo storico polacco Pawel Piotrowski. Vi si legge che dopo il terzo giorno di operazioni (D3) la decima Divisione Corazzata dell'esercito polacco avrebbe dovuto raggiungere il confine olandese ad Eschede, mentre al sesto giorno (D6) le armate comuniste avrebbero conquistato la Danimarca.Le città tedesche di Brema, Bremerhaven, Wilhelmshaven, Cuxhaven, Emden, ma anche Amsterdam ed Anversa, sarebbero state colpite da ordigni nucleari, mentre ad avanzare verso l'Olanda, passando a nord di Hannover, sarebbe stata la seconda divisione corazzata sovietica. Una mappa del 1970, denominata «Piano delle operazioni di attacco sul fronte marittimo» e firmata dal generale Jaruzelski, prevedeva l'impiego di 500 mila soldati polacchi sul «Nadmorski-Front», il fronte marittimo nel nord della Germania. Secondo lo storico Piotrowski, la prevista avanzata delle truppe del Patto di Varsavia alla velocità di 90 km al giorno costituiva «una velocità impressionante anche in rapporto alla 'Blitzkrieg'», la guerra lampo condotta da Hitler. Lo storico polacco ha ricostruito l'andamento delle operazioni militari sulla base dell'esercitazione «Sapad» (Occidente), condotta nel 1969 sotto la guida del ministro della difesa sovietico, il maresciallo Andrej Grechko. Anche se la causa scatenante del conflitto veniva indicata in una concentrazione segreta di truppe della NATO, secondo lo storico polacco era prevista «un'offensiva così rapida da far ritenere che le truppe del Patto di Varsavia stessero preparando un attacco a sorpresa. Questo doveva essere condotto all'inizio con massicci bombardamenti nucleari da parte del Patto di Varsavia». Le testate nucleari stazionate in tre basi sovietiche nel nord della Polonia sarebbero state messe a disposizione dell'esercito polacco in caso di guerra e dovevano essere lanciate con missili «Scud» con una gittata di 300 km. Nel centro dell'allora Germania Ovest avrebbero dovuto avanzare formazioni dell'esercito sovietico e di quello della DDR, che entro sei o sette giorni avrebbero occupato il Reno, il bacino della Ruhr e quasi contemporaneamente la sponda del canale della Manica. Nei piani del Patto di Varsavia era prevista la risposta nucleare da parte della NATO, che si sarebbe concentrata soprattutto sulla Polonia. Lo storico Sikorski ha dichiarato alla «Welt» che «nelle simulazioni si mettevano in conto perdite civili tra uno e due milioni di persone», mentre dai documenti di archivio non risultano stime sulle perdite dell'Occidente, poiché queste, secondo lo storico, «non interessavano gli estensori dei piani». Lo storico tedesco Winfried Heinemann, che dirige il progetto di ricerca sulla «Storia militare della DDR nell'alleanza» presso l'Istituto storico di Ricerche Militari di Potsdam, che non ha ancora visionato i documenti polacchi, li ha definiti «una fonte importante, poiché le carte topografiche dei piani di impiego militare contenute negli archivi della DDR non sono più accessibili, in quanto tutto è stato restituito a Mosca nel 1990». Lo storico ha puntualizzato che la dottrina militare del Patto di Varsavia era basata sul fatto di «non iniziare una guerra, ma se questa fosse scoppiata, bisognava combatterla subito in territorio emico». Nei piani delle esercitazioni contenuti negli archivi della DDR era previsto che le forze del Patto di Varsavia arrivassero fino ai Pirenei.

...

 

Nell' attesa di passare il fine settimana in ricerche archeologiche nell'archivio, alcune rapide considerazioni:

 

- Tutti i documenti di questi tipo sinora emersi sono presentati ed analizzati sul sito del "Parallel History Project"

 

Per chi sa l'inglese, c'è da sguazzare per settimane.

 

- Tutti questi doumenti si riferiscono non a piani di guerra in senso stretto, ma a manovre, esercitazioni e giochi di guerra nell'arco di più di vent'anni (grosso modo dagli anni '60 agli '80). Questo in un certo senso li rende meno drammaticamente "pesanti", ma dall'altro è molto più utile per capire cosa passasse davvero per la testa delle autorità politiche e militari del Patto di Varsavia proprio in quanto per loro stessa natura prendevano in considerazione tutte le possibili ipotesi. E’ anche interessante vedere l’evoluzione di certi concetti (ad. es., in un certo periodo noi dovevamo essere invasi attraverso sia la Jugoslavia che l’Austria, in un altro solo attraverso l’Austria).

 

 

- A parte la maggiore o minore credibilità dei veri schemi di sfondamento delle linee NATO, il punto veramente importante del contenuto di questi documenti, e carico di un impatto politico devastante, è la rivelazione di un elemento assolutamente costante attraverso gli anni: qualunque fosse lo schema base dell’esercitazione o del gioco di guerra, la primissima mossa sovietica sarebbe sempre stata il lancio di 200-300 atomiche tattiche (ma in realtà in funzione strategica, come vedremo) su obiettivi in tutta l’Europa Occidentale. A quanto mi risulta (e vorrei davvero sbagliarmi, ma non credo) la NATO non ha mai avuto la più pallida idea di questo.

 

Per capire tutto il senso della mossa sovietica, bisogna fare un po’ di „ripasso“ dell’ evoluzione delle teorie del deterrente nucleare. Mi scuso con chi queste cose le sa già, perchè sarò costretto a fare delle semplificazioni estreme. Però è necessario, perché vedo che non tutti sanno quale fosse il quadro generale.

 

Come prima e principalissima cosa, il deterrente funziona solo se la controparte crede davvero alla nostra determinazione. Mi spiego: se io metto un cartello sulla mia porta che dice, “ATTENZIONE LADRI! Se cercate di entrare, mi faccio saltare in aria con tutto il palazzo”, questo non è molto credibile. Invece il cartello sulla recinzione di un rach in Texas, “Trespassers will be shot without warning”, è credibilissimo. La stessa cosa vale in campo nucleare.

 

Nei primi anni della Guerra Fredda, quando l’URSS non disponeva di mezzi realmente efficienti per colpire gli USA, la strategia del deterrente nucleare della NATO era basata sul concetto della cosiddetta “ risposta massiccia”. Cioè si diceva ai Russi: “Al primo cosacco che mette anche solo un piede su questo lato della Cortina di Ferro, vi rispediamo all’età della pietra a forza di megatoni”. Questo funzionava, perchè in effetti era perfettamente credibile che gli USA non avrebbero avuto alcuna esitazione a spianare la Russia e tutti i suoi satelliti.

 

Questa situazione ha permesso ai paesi europei, e in misura minore agli stessi USA, di investire la maggior parte delle loro risorse nello sviluppo economico, riservando alle forze armate convenzionali solo una minima frazione dei finanziamenti che sarebbero altrimenti stati necessari. Tanto, l’ombrello nucleare pensava a tutto lui.

 

Ma poi la Russia si è fatta i suoi missili, e le cose si sono complicate. Non era più pensabile che gli USA sarebbero stati disposti ad accettare uno scambio nucleare totale, con la distruzione reciproca (più quella di quasi tutto il resto del mondo), come immediata reazione ad un attacco sovietico. Tutta la strategia della NATO ha dovuto essere rivista per dare una risposta alla domanda, “Come possiamo fare, per convincere i sovietici che alle brutte, si arriva davvero all’ apocalisse?” A cui i paesi europei aggiungevano poi una domanda per conto loro, e cioè “Come possiamo fare, per essere sicuri che gli Stati Uniti prendano un impegno alla loro stessa distruzione, che risulti credibile ai Russi?”

 

La risposta è stata la strategia della “risposta flessibile”, e cioè: “Guardate, Russi, che se ci invadete con forze convenzionali, noi cercheremo finchè possibile di resistere con forze convenzionali. Però siccome siamo più deboli, è prevedibile che presto saremo costretti a usare le armi nucleari tattiche. A quel punto o ve le prendete in testa e state zitti, oppure le usate anche voi. Nel primo caso perdete la guerra, nel secondo si avvia un’escalation che porterà inevitabilmente all’uso di armi nucleari strategiche”.

 

Questa strategia si basava su due presupposti principali: la ripresa degli armamenti convenzionali dei paesi europei, in modo da rendere credibile la prima fase della “flessibilità”; e la percezione dell’escalation dalle armi nucleari tattiche a quelle strategiche come un qualcosa di assolutamente inevitabile. Per questo, la NATO non ha mai elaborato alcuna dottrina per la condotta della guerra nucleare. Chi ha partecipato ad esercitazioni NATO saprà che se si arrivava al punto di dover richiedere il rilascio di armi nucleari tattiche, tutta la manovra veniva immediatamente interrotta.

 

La “risposta flessibile” è in pratica rimasta la strategia della NATO sino alla fine della Guerra Fredda, a parte l’ulteriore complicazione degli euromissili negli anni ’80. Però adesso sappiamo che i Russi avevano già studiato la contromossa già a partire dagli anni ’60-70: appunto, varcare la soglia nucleare all’atto stesso dell’apertura delle ostilità con l’impiego immediato di 200-300 atomiche tattiche. Questo in parte per i loro effetti, ma anche e sopratutto per mandare a remengo tutta la strategia della NATO. E’ infatti chiaro che a quell punto, l’unica cosa che avrebbe impedito ai sovietici di arrivare davvero all’Atlantico in poche settimane sarebbe stato un attacco strategico da arte americana – che naturalmente avrebbe poi provocato una risposta sovietica. E sarebbero stati davvero disposti, gli Stati Uniti, a suicidarsi alla Sansone per “salvare” un’Europa, già semi-distrutta e occupata? Molto, molto improbabile

.

 

Quello che sono riuscito a ripescare è uno studio, “Militärische Planungen des Warschauer Paktes in Zentraleuropa” che venne preparato dallo Stato Maggiore del’ Esercito Tedesco tra il 1991 e il 1992. Lo studio è basato su oltre 25.000 documenti, che l’ ex-Ministero della Difesa della DDR non fece in tempo a distruggere all’atto dell’unificazione: piani e resoconti di manovre, schemi e ordini di mobilitazione, rapporti, ecc. ecc.

 

I punti salienti dello studio sono i seguenti (per chiarezza, i miei commenti personali sono posti in parentesi quadre ):

 

- Sino alla metà degli anni ’80, le FFAA del PdV avevano un orientamento nettamente offensivo nei confronti della NATO. In alcuni casi e in alcuni periodi si pensava ad un attacco “standing start”, mentre in altri era previsto passare all’offensiva subito dopo una breve fase di contenimento iniziale. Ad ogni modo, non venne mai condotta alcuna esercitazione o manovra su un tema difensivo. Fu solo nella seconda metà degli anni ’80 che il PdV venne ad assumere un atteggiamento militare difensivo.

[Gli Autori dello studio si danno molta pena che chiarire che questo atteggiamento MILITARE offensivo non significa necessariamente che a livello politico, il blocco sovietico avesse l’intenzione di attaccare l’Occidente alla prima occasione favorevole. Circa il cambiamento di atteggiamento dopo il 1985, non viene fatto alcun tentativo per analizzare se questo sia stato causato da mutamenti nella linea politica sovietica, o piuttosto dal grande programma di riarmo reaganiano).

 

- L’attacco contro le forze NATO in Europa Settentrionale e Centrale sarebbe stato condotto da cinque “Fronti” (Gruppi d’Armata), composti come prima ondata dalle forze russe di base nella DDR, in Polonia e Cecoslovacchia appoggiate da forze di questi paesi, e come seconda ondata dalle forze russe provenienti dall’ Ucraina e dalla Russia Bianca.

 

- Nel quadro della grande manovra “Sojuz’83”, gli obiettivi e i tempi vennero stabiliti come segue:

A) La “Operazione Strategica N.o 1”, condotta dalle forze di quattro fronti, deve raggiungere il confine della Francia sul Reno tra il 13.o e il 15.o giorno dall’ inizio del’offensiva, occupando l’intero territorio della Germania Occidentale, del Belgio e dell’ Olanda ed eliminando questi paesi come un fattore significativo nell’ulteriore sviluppo del conflitto;

B) La “Operazione Strategica N.o2” prevede l’intervento di altri due Fronti per continuare l’avanzata in territorio francese, distruggere le forze che vi si trovano, e raggiungere il Golfo di Biscaglia tra il 30.o e il 35.o giorno.

 

- L’uso di armi nucleari tattiche costituiva un fattore integrale ed anzi essenziale di questi piani offensivi. Ciò nasceva dalla convinzione che un conflitto totale tra il PdV e la NATO, che iniziasse con mezzi convenzionali, sarebbe inevitabilmente escalato sino all’apocalisse nucleare e alla distruzione reciproca. L’unico modo per evitare questa escalation consisteva nell’aprire immediatamente il conflitto con un uso massiccio di armi nucleari tattiche, [nella persuasione che gli Stati Uniti non avrebbero avuto il coraggio suicida di reagire con un attacco strategico e avrebbero invece lsciato quelche restava dell’Europa Occidentale al suo destino].

Sulla base della manovra “Fratelli in Armi” del 1980, all’epoca la situazione era la seguente:

1) Il Primo Fronte (Gruppo Sovietico Occidentale e forze NVA) disponeva di circa 840 testate nucleari tattiche (205 missili Scud a livello Armata, 380 missili FROG a livello divisione, e 255 bombe per aerei). Di queste, circa 20 Scud, 55 Frog e 10 bombe avrebbero dovuto essere impiegate nel primo attacco, tenendo le altre di riserva. [E’ ragionevole ritenere che gli altri Fronti fosse equipaggiati in modo più o meno analogo].

2) Gli obiettivi erano nel seguente ordine di priorità:

- Installazioni nucleari della NATO

- Basi aeree e da difesa aerea

- Posti di comando a livello da divisione in su e relativi centri di comunicazioni

- Concentramenti di truppe

- - Basi navali.

-

In totale, la sola Germania Occidentale avrebbe ricevuto 235 testate atomiche come “primo colpo” (30 nello Scheswig-Hostein, 55 in Sassonia, 75 in Assia e altrettante in Baviera), e altre 295 come “secondo colpo” nel caso il primo non fosse sufficiente a causare il collasso delle FFAA e a spezzare la volontà di resistenza del paese.

 

Tutto materiale preso da una bella discussione su PdD, QUA

 

 

Molto molto sintetico; a differenza di quello che era comune pensare in Occidente le intenzioni del PdV in caso di guerra in EU erano un first strike con 200 - 300 armi nucleari tattiche per spezzare rapidissimamente la resistenza in Europa sperando che gli USA non avessero risposto andando a rischiare la distruzione delle loro città nella difesa di quello che comunque era già diventato un deserto radioattivo

 

John???????

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Molto molto sintetico; a differenza di quello che era comune pensare in Occidente le intenzioni del PdV in caso di guerra in EU erano un first strike con 200 - 300 armi nucleari tattiche per spezzare rapidissimamente la resistenza in Europa sperando che gli USA non avessero risposto andando a rischiare la distruzione delle loro città nella difesa di quello che comunque era già diventato un deserto radioattivo
:o

 

Effettivamente Gianni potrebbe esserci d'aiuto con la sua risolutezza!!! ;)

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Andiamo con ordine.

 

Ogni forza militare che si rispetti, in una situazione di tensione e minaccia di guerra (e tale era la situazione tra NATO e Patto di Varsavia) predispone dei piani, sia in funzione difensiva che offensiva, prevedendo un certo range di possibilità.

 

Non c'è quindi da stupirsi che il WP avesse piani che prevedessero un attacco in profondità supportato da l'uso massiccio di armi nucleari.

 

E' possibile che anche la NATO avesse piani d'attacco, anche se questo non risulta (e se non è uscito fuori sinora, ritengo si possa concludere che non ce ne fossero).

 

Inoltre, bisogna considerare che la NATO aveva sempre lasciato intendere che non avrebbe esitato a usare armi nuclrari per respingere le forze del WP ove queste avessero sfondato, e pertanto è logico presupporre che il WP - dando per scontato che la NATO avrebbe usato armi nucleari - abbia previsto di usarle prima ancora della NATO.

 

I piani sono piani, però.

Ce ne possono essere, come abbiamo detto, decine e decine.

Bisogna vedere poi quali sono gli orientamenti di chi è chiamato a decidere quale piano applicare.

 

I sovietici non avevano interesse a occupare un'Europa radioattiva, nè a farsi trascinare in una guerra nucleare più o meno ampia.

Inoltre, disponevano di una superiorità convenzionale schiacciante: perchè mai avrebbero dovuto seriamente pensare a utilizzare armi nucleari contro il nemico, quando potevano travolgerlo senza farne uso?

 

Possiamo ragionevolmente concludere che:

 

- il WP preferiva un attacco convenzionale (eventualmente appoggiato con l'uso di armi chimiche) sperando che gli USA non avrebbero utilizzato armi nucleari (nè permesso che lo facesse la NATO) per paura di coinvolgere il proprio territorio in uno scontro atomico globale.

 

- il WP non aveva però alcuna certezza che questa speranza si avverasse, per cui doveva preparare anche piani che prevedessero l'uso preventivo di armi nucleari.

 

- Mancando ogni certezza, e non essendo una guerra nucleare conveniente, il WP non ha mai invaso l'Europa (e questo è un fatto).

 

Ho dato un'occhiata al forum segnalato e vorrei aggiungere qualcos'altro.

 

E' vero che il WP aveva una forza enorme.

E' vero che decine e decine di divisioni del WP erano schierate per una guerra in Europa, enormemente di più di quelle della NATO.

 

E' però anche vero che un'invasione del genere richiedere di portare le forze a livelli di approntamento massimi, e di concentrarle nei punti da cui scaturirà l'attacco.

Buona parte delle divisioni del WP non erano pronte: solo una certa percentuale di organici era effettivamente presente.

Per approntarle al 100 % occorreva richiamare centinaia di migliaia di uomini.

 

Queste operazioni non sarebbero sfuggite all'intelligence della NATO, che avrebbe avuto così un tempo significativo (alcuni giorni nella peggiore delle ipotesi, ma più probabilmente qualche settimana) per capire cosa stava accadendo.

 

Quali che fossero le intenzioni del WP e dei sovietici,

il grado di approntamento della NATO, la sua determinazione nel mantenere elevati livelli di approntamento in Europa Centrale, la sua accettazione all'utilizzo preventivo di armi atomiche per respingere un'invasione, hanno certamente contribuito ad allontanare i cattivi pensieri dai capi sovietici.

 

Non è un caso, infatti, che la propaganda sovietica si è industriata molto per alimentare i movimenti pacifisti e anti-nucleari occidentali.

Se tali movimenti fossero riusciti a disarmare nuclearmente la NATO e/o a spezzare l'alleanza USA - Europa, allora sì' che un'invasione sarebbe stata concretamente realizzabile.

 

In conclusione: il WP aveva le sue brave ragioni per prevedere l'uso di armi nucleari per spianare la strada alle forze di invasione, ma l'obiettivo desiderabile era comunque quello di raggiungere lo scopo esclusivamente attraverso le forze convenzionali.

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Inoltre, disponevano di una superiorità convenzionale schiacciante: perchè mai avrebbero dovuto seriamente pensare a utilizzare armi nucleari contro il nemico, quando potevano travolgerlo senza farne uso?

Prova a pensarci, è una catena logica di eventi; un loro eventuale attacco convenzionale, almeno fino alla prima metà degli anni '70 avrebbe probabilmente portato ad uno sfondamento delle linee NATO; le organizzazioni come la gladio nostrana nacquero proprio per questa eventualità giudicata dalla NATO molto probabile; la perdita anche solo della Germania e del Nord Italia avrebbe avuto due conseguenze:

- la prima era la fine della NATO come alleanza militare se gli Stati Uniti non fossero intervenuti con armi nucleari tattiche sulle colonne corazzate del PdV. Se questo non fosse avvenuto sarebbe stata solo questione di tempo prima che l'intera Europa, tranne forse la Gran Bretagna, non fosse caduta sotto il tallone comunista per influenza o per conquista. Gli Stati Uniti si sarebbero dovuti ritirare al di la dell'Atlantico dando alla Russia una vittoria morale e materiale che avrebbe messo in discussione tutti i paesi sotto influenza americana al di fuori delle Americhe. Le conseguenze di un tale scenario portano a giudicare molto irrealistico un tale scenario, ed infatti è altamente probabile e la NATO lo ha sempre dichiarato, che avrebbe usato le atomiche tattiche.

- la seconda è che l'uso delle atomiche tattiche ti introduce in quel scivoloso piano inclinato che porta alla mutua distruzione reciproca. Non esiste in effetti una linea di demarcazione netta tra atomiche tattiche ed atomiche strategiche. La distruzione del porto di Genova con una testata da 20kt come la consideriamo, per esempio?

 

Da tutto ciò deriva una semplice conclusione, e cioè che convenzionalmente il PdV non avrebbe potuto vincere. Se ci avesse provato sarebbe arrivato ad una situazione in cui o si prendeva in testa le atomiche tattiche e zitto o reagiva e dava inizio ad una guerra nucleare. Tieni conto che la mentalità russa da scacchisti li porta sempre a ragionare una o due mosse più in la dell'avversario.

 

Uno scenario invece che prevedeva l'uso di atomiche tattiche sull'Europa avrebbe portato automaticamente ad un successo militare russo in EU. Ora gli USA si sarebbero trovati di fronte alla prospettiva di rischiare una guerra nucleare globale per un territorio semi-distrutto e già perso o gettare la spugna. E facile immaginare come sarebbe andata a finire.

 

Vedi te mi dici:

I sovietici non avevano interesse a occupare un'Europa radioattiva,

dando, mi pare, per scontato che l'obiettivo dei russi fosse occupare l'Europa, ma non era così; l'obiettivo dei russi era la fine dell'America come superpotenza mondiale, non una espansione territoriale nell'Europa Occidentale. I russi, sono sicuro, non avrebbero esitato neanche un istante a scambiare la nuclearizzazione di un territorio non loro con la fine della NATO come alleanza politica e militare e con un enorme indebolimento della posizione americana nel mondo, situazione in cui non avrebbero esitato un secondo ad approfittarne.

Definisci l'obiettivo e combatti di conseguenza, le considerazioni morali nella russia sovietica trovavano poco spazio.

 

Perchè non è avvenuto?

Torniamo indietro, mi autocito:

Ora gli USA si sarebbero trovati di fronte alla prospettiva di rischiare una guerra nucleare globale per un territorio semi-distrutto e già perso o gettare la spugna. E facile immaginare come sarebbe andata a finire.

La scelta degli americani era verosimile, ma non sicura. Tra la sopravvivenza con la perdita del loro status nel mondo e la mutua distruzione reciproca non era possibile essere certi della loro scelta.

 

Ragionando in questi termini, infine, il discorso dell'approntamento delle truppe sovietiche e della capacità NATO di accorgersi di ciò perde molta della sua importanza; come tu sai due erano le ipotesi di manovra offensiva del PdV:

- un attacco preparato

- un attacco improvviso con ciò che c'era di disponibile

La differenza di efficacia e capacità tra le due opzioni è ovvia, ma con anche solo un centinaio di bombe nucleari tattiche recapitate tale minor capacità non avrebbe influito più di tanto sulle possibilità russe di occupare rapidamente ampie parti dell'Europa

Modificato da Rick86
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Personalmente, tendo a pensarla come John: i piani sono piani.

 

Aggiungerei un paio di considerazioni.

 

La prima.

E' vero: il WP per decenni ha avuto la capacità convenzionale di invadere l'europa occidentale con la quasi certezza di vittoria.

Non per niente, appunto, la dottrina NATO previde da subito l'impiego di armi atomiche tattiche, proprio per riequilibrare le sorti del potenziale conflitto.

Dalla presidenza Reagan tuttavia, con lo sviluppo di mezzi come gli Apache, gli A-10 e anche con l'introduzione di carri come gli Abrams che, all'epoca, non avevano eguali ma ancor più con l'introduzione delle testate all'uranio impoverito, la NATO cominciò a rispondere in termini se non di numeri grezzi, almeno in termini di capacità distruttiva alla massa dilagante di carri che il WP avrebbe potuto schierare.

L'ago della bilancia convenzionale cominciava a spostarsi.

Non per niente, di lì a poco, l'URSS perse la guerra. Fredda.

 

La seconda.

Non sono mai stato convinto che davvero l'URSS avesse intenzione di invadere l'europa occidentale.

Per mille motivi, ma, in sintesi, proprio perchè il bilancio tra rischi e risultati era evidentemente sfavorevole.

In un certo senso l'URSS non aveva interessi così forti da spingerla a un rischio del genere, costruita e mantenuta la cortina di paesi che le permettevano un ammortizzatore in caso di invasione NATO. Poco importa che quest'ultima ipotesi non fosse nei piani occidentali: questo, i russi non erano tenuti a crederlo.

 

Era facile allora dipingere l'URSS come "impero del male", almeno quanto lo è oggi per certa parte della politica estera americana.

Ma credo che il buon vecchio Sting non fosse lontano dal vero quando scriveva "What might save us, me and you is if the Russians love their children too"...

Ecco: per farla breve credo che anche i "Russians love their children".

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Non per fare scambio di assist, ma concordo con Brain.

 

Il WP prevedeva l'invasione offensiva in un contesto di strategia difensiva.

Attaccare era il loro modo di difendersi, ben sapendo che un conflitto "lungo" (non nucleare) si sarebbe comunque concluso con una loro sconfitta (per via del potenziale industriale americano, enormemente maggiore).

 

Avrebbero attaccato se e quando le condizioni fossero state tali da non lasciare scelte. Ipotesi improbabile, ma comunque da pianificare.

E di lì i piani.

Data questa strategia, è chiaro che essa doveva tenere in conto sia la possibilità di un conflitto convenzionale che quella di un conflitto nucleare.

E questo spiega i piani ritrovati.

 

Sul fronte opposto la NATO doveva mantenere un livello di deterrenza tale da scoraggiare ogni velleità di attacco, e simili livelli di deterrenza si potevano ottenere e mantenere (dal punto di vista economico) solo convincendo i politici del rischio concreto di essere invasi.

 

E' il gioco delle parti, fatto di tasselli che si incastrano tra loro.

 

Quoto al 100 % che la presidenza Reagan è stata determinante.

Il riarmo americano di quegli anni, in termini quantitativi e qualitativi, è stato di tale portata da costringere i sovietici a dover scegliere tra burro e cannoni.

Dato che i cannoni non si possono mangiare, ne è conseguito il collasso dell'URSS.

 

Quanto a Gladio, Rick86, tengo a precisare che Gladio non era concepita per opporsi a un'invasione del WP.

Gladio - nelle intenzioni dei suoi creatori - era una struttura destinata ad operare nel caso di un colpo di stato da parte di forze non amiche, una rivoluzione rossa, perfino una vittoria delle sinistre che consegnasse l'Italia al WP.

 

Infine, vorrei ricordare l'elemento tutt'altro che prevedibile costituito dalle forze nucleari inglesi e francesi, del tutto indipendenti da quelle americane.

Gli inglesi ed i francesi non avrebbero mai permesso che le proprie città fossero atomizzate, e avevano (e hanno) forze nucleari in grado di rendere estremamente mortale una loro ritorsione.

Il WP avrebbe dovuto necessariamente fermarsi ai confini francesi, perchè i francesi non avrebbero esitato a impiegare armi tattiche per tenere il nemico fuori di casa.

 

Per il WP, lasciare intatte Francia e Inghilterra significava dare agli USA la possibilità di far giungere in Europa grandi quantità di uomini e mezzi, alla lunga, con i quali organizzare una controffensiva.

 

Comunque si guardi la cosa, il WP non aveva altra scelta se non quella di una puntata rapida per conquistare l'Europa Centrale e poi trattare una pace.

L'uso di armi nucleari avrebbe determinato in ogni caso una ritorsione almeno contro le altre nazioni del WP (URSS esclusa) rendendo del tutto sconveniente questo tipo di strategia.

 

un attacco improvviso con ciò che c'era di disponibile

 

Anche in questo caso, nell'ambito di una strategia difensiva basata sull'attacco, è normale pianificare anche questa evenienza.

Ma sarebbe stato un suicidio.

 

Non si attacca una struttura militare come quella della NATO dell'epoca, con le divisioni corazzate e meccanizzate americane, inglesi e tedesche schierate nel centro europa, improvvisando.

I mezzi vanno fatti affluire ai confini, occorre organizzare tutta la linea logistica, occorre schierare le forze.

In un'area densamente sorvegliata dai satelliti, dai velivoli spia (in particolare quelli dotati di radar laterale in grado di scattare immagini radar oblique) e dai sistemi ELINT, una simile movimentazione non sarebbe mai passata inosservata.

 

L'unico escamotage era quello di una grossa esercitazione che mascherasse un attacco, e non è un caso che durante la guerra fredda le due parti invitavano osservatori dell'altra parte alle proprie esercitazioni: è stato questo un meccanismo che ha consentito di evitare sorprese.

Il fatto che sia stato posto in essere da entrambe le fazioni, anche quando non c'erano accordi che prevedessero tali scambi, testimonia che - sì - the Russian love their children too...

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Quanto a Gladio, Rick86, tengo a precisare che Gladio non era concepita per opporsi a un'invasione del WP.

Gladio - nelle intenzioni dei suoi creatori - era una struttura destinata ad operare nel caso di un colpo di stato da parte di forze non amiche, una rivoluzione rossa, perfino una vittoria delle sinistre che consegnasse l'Italia al WP.

Gladio era anche destinata ad operare come movimento clandestino nei territori occupati dal PdV in una ipotetica terza guerra mondiale, visto che, e siamo tutti d'accordo, la NATO riteneva certa, vista la sproporzione delle forze convenzionali in campo, la perdita di ampie porzioni di Germania e Italia.

 

Non si attacca una struttura militare come quella della NATO dell'epoca, con le divisioni corazzate e meccanizzate americane, inglesi e tedesche schierate nel centro europa, improvvisando.

Gianni guarda che esattamente come loro anche noi non eravamo sempre al massimo stato di allerta con i fanti e i carri schierati a difendere il passo della fulda armati di tutto punto h24. Prova solo a pensare ad un attacco fatto con una settimana di preavviso sotto natale; quanti soldati in licenza? quanti comandanti al loro posto? il 50%? qual'era l'efficienza delle truppe NATO in inverno, periodo di scarse esercitazioni per noi ma elemento ideale dei fanti russi?

 

Ma ritorniamo al punto di partenza; l'obiettivo sovietico era scalzare gli USA dal loro piedistallo, non una mera espansione territoriale. Pensala al contrario: l'obiettivo di Reagan e della sua corsa alle armi era far collassare il gigante russo o la conquista dell'Europa dell'est? Per loro non era diverso; distruggi la capacità americana di influire nel mondo ed otterrai ovunque libertà d'azione come unica superpotenza rimasta. Per noi è stato incruento, Reagan li ha sfiancati economicamente ma per loro l'unico modo era la cancellazione della NATO come alleanza politico-militare, cosa ottenibile solo con una guerra in Europa. E ora arriviamo alle atomiche franco-inglesi. In quest'ottica la distruzione dell'Europa non è poi così grave per l'URSS se in cambio ottiene la supremazia nel mondo.

 

Non è mai avvenuto, certo; ma solamente perchè non sono mai stati sicuri della non-reazione americana;

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  • 1 anno dopo...

Spero non sia off topic, ma che miglioramento avrebbero comportato i Peacekeeper se dovevano essere "posizionati" negli stessi pozzi dei Minuteman? S i secondi erano a rischio di distruzione (perchè le spie avevano identificato le corrette posizioni di molti pozzi?), anche i primi lo sarebbero stati

una curiosità, sarebbe tecnicamente possibile adeguare i silos per ospitare dei lanciatori in grado di immettere in orbita bassa le testate, presumibilmente usando razzi vettori per satelliti già esistenti come Atlas V o Ariane? Se è vero che il trattato START II è di fatto stato abbandonato, disporre di "ICBM orbitali" potrebbe essere un buon deterrente, non per lanciarli in orbita e mantenerli a tempo indefinito, ma per non avere alcun problema di gittata e per evitare i percorsi più "sorvegliati" dai radar nemici

Modificato da Simone
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Spero non sia off topic, ma che miglioramento avrebbero comportato i Peacekeeper se dovevano essere "posizionati" negli stessi pozzi dei Minuteman? S i secondi erano a rischio di distruzione (perchè le spie avevano identificato le corrette posizioni di molti pozzi?), anche i primi lo sarebbero stati

una curiosità, sarebbe tecnicamente possibile adeguare i silos per ospitare dei lanciatori in grado di immettere in orbita bassa le testate, presumibilmente usando razzi vettori per satelliti già esistenti come Atlas V o Ariane?

 

 

Gli MX furono messi nei silos dei minuteman solo dopo la fine della guerra fredda, prima erano state pensate soluzioni tra le più diverse (e avvenieristiche) per garantire la sicurezza di questo missile.

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