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Conflitto Israelo-Palestinese - Discussione Ufficiale


Berkut

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ahaahahahah, giustamente :asd:

 

in ogni caso, sono talmente infidi quelli di RID che passano anche per filo-palestinesi, ogni tanto.... per confondere il nemico :asd:

 

ma è possibile mettersi in contatto con Torrealta? giusto per vedere cosa dice quando gli si sbattono in faccia i dati reali...

Modificato da vorthex
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  • 2 settimane dopo...

Roma - Dopo l'apertura all'Iran presto tocchera' ad Hamas. Ne e' convinto il capo dell'ufficio politico del movimento in esilio Khaled Meshaal che in un'intervista a Repubblica apre al nuovo inquilino della Casa Bianca riconoscendo che "dal presidente Obama arriva un linguaggio nuovo. L'apertura verso di noi e' questione di tempo. La sfida per tutti e' che sia il preludio a un cambiamento sincero della politica americana ed europea". Secondo il leader di Hamas "le grandi potenze hanno bisogno di noi per risolvere il conflitto arabo-israeliano. Il nostro peso nella questione palestinese ci deriva dal radicamento nella societa', nel popolo, che ci ha votati e lo rifara'. Nemmeno la guerra di Gaza ci ha scalzati: siamo e resteremo sul tavolo dei leader mondiali". Meshaal accusa poi il premier israeliano uscente Ehud Olmert di non volere la liberazione del caporale Gilad Shalit nelle mani di Hamas e altre due organizzazioni dal 25 giugno 2006: "Siamo al bluff sulla sorte di Shalit' perche' Olmert ha messo in piedi un "teatrino" agitando lo spauracchio di Netanyahu e di un negoziato piu' difficile. I termini dell'accordo invece sono noti a tutti da tre anni ma "Olmert ora rimescola le carte". Sull'offensiva israeliano di inizio anno il leader di Hamas denunciar che "la guerra di Gaza non si e' conclusa" perche' "continua la chiusura dei valichi, l'assedio, le trattative ogni volta riazzerate da Israele che all'ultimo si defila dagli accordi, aggiungendo nuove richieste e cosi' inganna anche l'Egitto". Quanto alla riconciliazione con Fatah, per Meshall "se le potenze esterne rinunceranno a interferire, l'accordo si fara". Per quanto riguarda il riconoscimento di Israele, l'ostacolo principale per la consascrazione internazionale di Hamas, afferma che "non avverra' per dettato esterno". (AGI) O

 

http://www.agi.it/estero/notizie/200903221...t11000-art.html

 

non penso che obama aprirà ad Hamas

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  • 3 anni dopo...

Oramai da giorni si va intensificando la tensione tra Israele e la Striscia di Gaza controllata da Hamas.

 

Le voci di tregua imminente che si sono udite nei giorni scorsi non si sono (al momento in cui scrivo) concretizzate.

 

Ecco alcuni articoli

 

La frattura di Hamas passa dal Sinai di Morsi, ma il regista è Teheran

 

Sintesi (brutale). Se prendi a sassate una casa, all’undicesima sassata il padrone di casa si affaccia dal balcone e ti risponde con qualcosa che fa più male di un sasso (il potere comunicativo è nel messaggio: “ti conviene smettere di prendere la casa a sassate”). Se invece di abbozzarla lì ti procuri sassi più grossi e chiami tutti i tuoi amici con la fionda, il padrone di casa prima si doterà di finestre blindate e poi di una guardia pronta a rispondere ad ogni sassata con un fucile (garantendosi così il potere di rispondere al tuo primo colpo ristabilendo una deterrenza efficace).

 

Nota a margine. Se ti lamenti della sproporzione delle forze dopo che il padrone di casa risponde alle sassate con un’arma da fuoco significa solo che hai sbagliato i tuoi calcoli.

 

Il lituano è il vero “Pilastro della Difesa”. La genesi dell’operazione Pillar of Defense, con cui Israele ha deciso di ristabilire il potere di deterrenza dello Stato ebraico, si trova in questi due libri che oggi accumulano polvere nella biblioteca di qualche università americana. La deterrenza non è un concetto superato in Israele, dove ha un nome preciso: Moshe Arens, detto il lituano. Secondo la dottrina Arens, l’ombrello nucleare iraniano sarebbe la causa dell’aggressività di Hamas (oltre che di Hezbollah). L’obiettivo finale di questo scontro per interposta Gaza (dal punto di vista israeliano) sarebbe il regime degli ayatollah, che con il suo programma nucleare ha rosicchiato poco a poco la credibilità del deterrente israeliano.

 

Cinque minuti a mezzanotte, e poi? Quando dici Iran dici nucleare. Lo stadio di avanzamento del controverso programma nucleare iraniano procede forte della scarsa attenzione internazionale. Il 16 novembre l’AIEA ha confermato che a Fordow lavorano ormai 700 centrifughe per l’arricchimento dell’uranio, altre 2000 sono pronte ad accendersi. L’agenzia dell’Onu non offre garanzie sullo scopo pacifico del programma atomico iraniano.

 

C’eravamo tanto odiati. Nel balletto pre-elettorale americano, i due grandi nemici (Obama e Netanyahu) hanno fatto capire di aver trovato un compromesso. Netanyahu ha spostato la zona d’immunità alla prossima primavera e gli esercizi di dietrologia fioriscono. Alcuni dicono che Netanyahu ha ottenuto la luce verde ad uno strike aereo in tandem con l’America per marzo-aprile. I giornali israeliani raccontano dell’opposizione del Mossad e di settori dell’Idf (forze di difesa israeliane) alla replica dell’operazione Osirak, con cui nel 1991 l’aviazione israeliana spense i reattori nucleari di Saddam Hussein.

 

La svolta iraniana. Il 15 novembre il sito vicino all’intelligence israeliana DEBKAfile rivela che Marwan Issa, uno degli uomini chiave nella cupola del terrore di Hamas (cui apparteneva anche Ahmed Jabari, ucciso 6 giorni fa con uno strike mirato da Israele sulla striscia di Gaza) si reca ad inizio settembre a Teheran e a Beirut. È l’inizio della svolta iraniana. Issa prende il posto di Jabari al vertice degli squadroni della morte di Hamas, le milizie “Fajr al Intisar” (“l’alba della vittoria”). Issa si reca nelle due città per stringere accordi militari e patti di mutua assistenza con la leadership iraniana e i luogotenenti di Hezbollah. L’ala radicale si contrappone alla leadership storica di Hamas, cui guarderebbe con maggior interesse l’Egitto di Morsi a favore di un approccio più pragmatico alla liberazione della Palestina. Gli intransigenti sono appoggiati da Abu Musab Al Zarqawi, capo di al Qaeda, il network del terrore entrato a Gaza già dal 2006.

 

Una tregua, ma con chi? Hamas lotta per la liberazione della Palestina. Al Qaeda e l’ala scissionista di Hamas (appoggiata dall’Iran) lottano per la conquista di Gerusalemme e l’estirpazione dell’entità sionista dal Medio oriente. Una tregua su Gaza, già, ma con chi? L’ala storica di Hamas potrebbe accettare le sei condizioni dettate da Israele per una tregua; ma se accettasse, come reagirebbe l’ala radicale?

 

 

secondo DEBKA (di parte israeliana) il nuovo capo dell'ala militare di Hamas è iraniano Hamas names pro-Tehran Marwan Issa to head military arm

 

Ahmed Jabari was replaced as commander of the Hamas’ military wing, Ezz e-din al-Qassam, Thursday, the day of his funeral in Gaza City, by his deputy Marwan Issa. DEBKAfile: Issa, who is in charge of Hamas’s special operations units, headed the radical organization's military delegation which travelled to Tehran and Beirut in mid-September and signed secret mutual defense pacts with Iran and Hizballah.

 

 

.... una possibile "miccia" che ha fatto detonare l'escalation Un’esplosione in Sudan. Il conflitto Gaza-Israele è iniziato così

 

Il giorno dell’avvio dell’operazione Pillar of Defense su Gaza, a qualcuno, soprattutto sulla battutissima piattaforma di twitter, era tornato alla mente quello strike notturno del 23 ottobre che aveva colpito una fabbrica d’armi a Yarmouk, poco più a sud di Khartum, capitale sudanese. Dal Sudan erano partite accuse immediate verso Israele, a cui veniva attribuita la paternità del raid aereo. Gerusalemme aveva mantenuto il più dei tradizionali “no comment”, un po’ in linea con l’attitudine israeliana a sfruttare comunque un effetto deterrente nei confronti dei suoi nemici, un po’ alimentando i sospetti che, dopotutto, era più che plausibile che l’attacco fosse partito proprio per ordine del governo Netanyahu.

...

È servito poco tempo per fare più chiarezza sull’episodio: il tempo che si scoprisse che in realtà la fabbrica colpita era uno stabilimento di assemblaggio di armi, che queste armi erano prodotte grazie all’assistenza iraniana (e che arrivavano dall’Iran), e che le stesse sarebbero poi finite nella striscia di Gaza, nelle mani di Hamas e del suo braccio armato, le brigate al-Qassam.

 

Ed è qui che sembra chiudersi una parte del cerchio. Le armi (o parti di armi da assemblare) provengono dall’Iran e vengono trasferite in Sudan. Da qui, i trafficanti di armi possono sfruttare la porosità del confine tra Sudan ed Egitto per fare arrivare i carichi alle porte di Gaza. Per porosità in realtà si intende la disponibilità delle guardie di confine di intascarsi tangenti tanto più alte quanto è alto il livello di allerta decretato dal governo de Il Cairo. In sostanza, chi è disposto a pagare certe cifre (presumibilmente chi ha un obiettivo politico per cui “il gioco ne vale la candela”) può assicurarsi con una certa facilità il movimento di merci di diverso tipo. Ultimo step: come fanno le armi ad entrare nella striscia? Attraverso un’intricata rete di centinaia di tunnel sotterranei monitorati dalle intelligence di Israele ed Egitto ma quasi totalmente controllati da Hamas.

L’inizio dell’operazione Pillar of Defence non può tuttavia essere giustificata dall’esistenza della rete di traffici che va dal Sudan alla striscia di Gaza. Israele sapeva già da tempo dell’esistenza delle rotte “iraniane” di armi lungo questa direzione. Già in precedenza aveva agito per bloccare alcuni carichi, ma sempre con attacchi di bassa intensità.

...

Secondo la ricostruzione dell’agenzia di intelligence Stratfor, Israele non sapeva solo delle rotte delle armi, ma sapeva anche del traffico dei missili Fajr a lunga gittata (Fajr-5), con capacità di raggiungere Tel Aviv dalla striscia di Gaza (capacità confermata con il lancio di missili su Tel Aviv giovedì 15 novembre). L’ipotesi avvalorata da Stratfor è però che Hamas non fosse a conoscenza delle informazioni nelle mani di Israele.

Un’ipotesi che troverebbe conferma da alcune vicende precedenti all’attacco alla fabbrica d’armi a Yarmouk. Nei due periodi compresi tra l’8-10 ottobre e il 22-24 ottobre, Hamas aveva portato a termine due attacchi nei confronti di Israele utilizzando dei missili a breve gittata, attraverso un modus operandi piuttosto frequente nei momenti di tensione con lo Stato ebraico. Se Hamas avesse saputo che Israele sapeva dei traffici di missili Fajr-5, sostiene Stratfor, avrebbe utilizzato immediatamente quelli, senza dover mascherare le nuove capacità acquisite.

Alla luce di questa ricostruzione, lo strike alla fabbrica di armi in Sudan assume tutta un’altra importanza. La notte del 23 ottobre è anche la notte in cui Israele fa sapere a Hamas di essere a conoscenza dei dettagli del programma missilistico Fajr-5 organizzato in collaborazione con l’Iran (nella fabbrica venivano assemblati anche i missili a lunga gittata).

 

 

.... considerando l'evoluzione dei fatti .... ritengo che la tregua si stia allontanando Tel Aviv bus hit by bomb; Hamas celebrates

 

A bomb exploded on a bus in central Tel Aviv on Wednesday, wounding 15 people in what Israeli officials said was a terrorist attack that could complicate efforts to secure a ceasefire in the Gaza Strip.

 

Celebratory gunfire rang out across Gaza as the news spread and the territory's Islamist rulers Hamas praised the bombing, but no one claimed immediate responsibility.

 

The blast shattered windows on the bus as it drove along a tree-lined street next to Israel's huge defense ministry headquarters. Israel's ambulance service said four people suffered moderate-to-severe injuries and 11 were lightly hurt.

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Israeli missile-makers strive to meet Iron Dome demand

 

Israel sees its Iron Dome anti-rocket system as a noted success of its Gaza assault. The only problem is keeping up with demand for the interceptor missiles, their makers said on Tuesday.

"We've been working in non-stop shifts," said an official with Rafael Advanced Defence Systems Ltd, which developed the system. He declined to be named for security reasons.

Equipped with five of the boxed-shaped batteries, the Israeli military says it has fired 360 missiles since the start of operation "Pillar of Defence" last Wednesday, which it says is aimed at halting rocket fire out of the coastal enclave.

Iron Dome's radar-guided interceptor missiles target only rockets the system calculates will land in urban areas and blow them up mid-air. A military source said it was having a 90 percent success rate.

If more Hamas rockets had got through, especially the handful fired at Tel Aviv, and caused mass casualties, devastating Israeli retaliation, perhaps including a full-scale ground assault, would have been nearly certain.

Each interception costs $30,000 to $50,000, according to former Defense Minister Amir Peretz. Israel argues that proves cost-effective in preventing lethal strikes, which could trigger a vastly more expensive war.

Sometimes two missiles are used against incoming rockets. Prior to this week's fighting Israel had stockpiled the interceptors - whose exact quantity is a state secret.

"Outstanding success rates have been achieved so far," said Avi Leshem, an official with ELTA, a smaller firm involved in the project. He said company employees were working "night and day" to ensure the batteries stay in service.

The head of Israel's air defence corps, Brigadier-General Shahar Shochat, said this week that the Iron Dome units could continue fighting "as required".

An industry source familiar with production standards for such weapons, estimated that at full output a company like Rafael would be able to produce around 10 missiles a day.

The fifth Iron Dome unit, rushed through production and posted near Tel Aviv on Saturday, features improved capabilities for tackling longer-range rockets.

 

SPEEDING UP

Israel says it needs 13 batteries altogether for nationwide defence. Given the Gaza flare-up, the defence ministry is currently earmarking funds, including from annual U.S. grants, for about three more units.

The Rafael official said the firm now needed "months" to produce each full system, whereas it once took a few years.

"Once the basic research and development was out of the way, that speeded up manufacturing. Obviously now, with various elements of the production being especially busy, that gives the whole operation another boost," he said, adding that a sixth battery was not expected in the near future.

And with every interception, Israel learns more about the rockets being fired at it from Gaza.

"You can tell a lot from the strength of the blast" about what kind of warhead had been used, the official said. Information on the rocket's trajectory and speed are also filed away and studied afterwards.

Israel hopes to increase the range of Iron Dome's interceptions, from the current maximum of 70 km (45 miles) to 250 km.

Each battery costs Israel around $50 million, though the export price would likely be higher. And there is already "considerable interest" in the system overseas, ELTA said in a statement.

"But all we are thinking about is supplying Israel with its needs," the Rafael official said. "Israel comes first."

 

...e per chi fosse interessato ad una diretta:

 

l'account su twitter e quello su Facebook

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Un punto di vista non in linea con le opinioni di molti utenti, ma che spero sia da stimolo per la discussione

 

http://www.repubblica.it/esteri/2012/11/21/news/conseguenze_guerra-47088817/?ref=HRER3-1

 

 

Altro è il male di cui soffre Israele, e che lo sfibra, e che gli impedisce di immaginare uno Stato palestinese nascente. Un male evidente, anche se ci s'incaponisce a negarlo. Sono ormai 45 anni - dalla guerra dei sei giorni - che la potenza nucleare israeliana occupa illegalmente territori non suoi, e anche quest'incaponimento ricorda i vecchi nazionismi europei. Nel 2006 i coloni sono stati evacuati da Gaza, ma i palestinesi vi esercitano una sovranità finta (una sovranità morbida, disse Bush padre, come nella Germania postbellica). Il controllo dei cieli, del mare, delle porte d'ingresso e d'uscita, resta israeliano (a esclusione del Rafah Crossing, custodito con l'Egitto e, fino alla vittoria di Hamas, con l'Unione europea). Manca ogni continuità territoriale fra Cisgiordania (la parte più grande della Palestina, 5.860 km²; 2,16 milioni di abitanti) e Gaza (360 km²; 1,6 milioni). I palestinesi possono almeno sperare nella West Bank? Nulla di più incerto, se solo si contempla la mappa degli insediamenti in aumento incessante (350.000 israeliani, circa 200 colonie). Nessun cervello che ragioni può figurarsi uno Stato palestinese operativo, stracolmo di enclave israeliane.

 

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In effetti gli intercettori dell'Iron Dome costano uno sproposito rispetto ai loro bersagli, ma mettendola brutalmente sul piano economico forse dovremmo anche considerare quale sarebbe il costo sociale degli ordigni non intercettati. Oltre ai danni materiali, inevitabili cure mediche e qualche decennio di pensioni di invalidità (penso ci siano anche in Israele) potrebbero costare parecchio. Mediamente 100000 dollari in 10 anni ad invalido penso potrebbe rappresentare un ordine di grandezza plausibile (mi pare in Italia un invalido percepisca mediamente 600 Euro al mese) . Con 10 feriti gravi sarebbe già 1 milione di dollari in 10 anni.

Sia chiaro, bisogna vedere quanti feriti ci sarebbero stati se non si fossero lanciati quei 360 intercettori e non ho la più pallida idea di quale sarebbe stato l'effettivo impatto economico in base all'entità delle ferite, ma forse si sarebbe nell'ordine di qualche milione in 10 anni. Mi chiedo se qualcuno abbia approfondito la questione in Israele facendo qualche conto.

Modificato da Flaggy
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Cease-Fire Announced in Israel-Gaza Conflict

 

U.S. Secretary of State Hillary Clinton and Egyptian Foreign Minister Mohamed Kamel Amr announced a cease-fire between Israel and Hamas during a Nov. 21 news conference in Cairo. The cease-fire is expected to begin at 9 p.m. local time. Israeli Prime Minister Benjamin Netanyahu reportedly told U.S. President Barack Obama that he is willing to give the Egyptian-brokered cease-fire a chance.

 

This cessation of violence is likely highly tenuous. Israel will only agree to a truce if it has guarantees from Egypt -- overseen by the United States -- that the Palestinian arsenal of Fajr-5 long-range rockets will be neutralized and that measures will be taken to prevent future weapons transfers to Gaza. It remains to be seen what details surface on this core Israeli demand, especially given its incompatability with Hamas' demand for the blockade on Gaza to be lifted.

 

There is also the outstanding issue of Iran, which Israel has pointed to as the center of gravity in the conflict. The Fajr-5 rockets are Iranian-made, and Iran facilitated the movement of those weapons into Gaza. Iran may have an interest in prolonging the conflict and could try to use militant levers in Gaza to derail the truce. Israel must also contend with the broader dilemma of future Iranian attempts to smuggle advanced weaponry into Gaza. This is where Egyptian cooperation with Israel on border security becomes crucial.

 

If the cease-fire holds, Hamas is within reach of a major symbolic victory. It will have avoided devastation of the group in Gaza and can claim a capability to strike the Israeli heartland.

 

We must watch now if Hamas honors the cease-fire and if the organization will have the authority to enforce the cease-fire among other groups, namely the Palestinian Islamic Jihad. Until Israel has a guarantee on the Fajr-5s and a cessation of rocket fire, it is unlikely to forgo the option of a military ground operation.

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un segno del cambiamento di sentiment da parte dei paesi arabi riguardo alla questione israelo-palestinese Nov. 20, 2012 (Bahraini MP Burns Israeli Flag)

 

322208.jpg

 

Bahraini lawmaker Osama al-Tamimi burns Israeli flag Nov. 20 (Mepanorama.com)

 

As tensions in the Middle East continue to rise surrounding the ongoing skirmishes across the Gaza border, several news agencies reported that a member of parliament in Bahrain had staged his own protest, lighting an Israeli flag inside of parliament…

 

The provenance of the photographs that are making the rounds on the internet are unclear, as the image appears to have been uploaded by users to several Arabic language websites, but the intent of the act is pretty direct. It’s a sign of the different circumstances in play during the present tensions that politicians are escalating rhetoric to dramatic protest. al-Tamimi said that he had smuggled gasoline into the building according to the AP.

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Full text: Terms of Israel-Palestinian cease-fire

 

 

Here is text of the cease-fire agreement between Israel and Palestinians in Gaza. The text was distributed at the news conference in Cairo with Secretary of State Hillary Clinton and Egyptian Foreign Minister Mohamed Amr.

 

Understanding Regarding Ceasefire in Gaza Strip

 

1. a. Israel should stop all hostilities in the Gaza Strip land, sea and air including incursions and targeting of individuals.

 

b. All Palestinian factions shall stop all hostilities from the Gaza Strip against Israel including rocket attacks and all attacks along the border.

 

c. Opening the crossings and facilitating the movements of people and transfer of goods and refraining from restricting residents’ free movements and targeting residents in border areas and procedures of implementation shall be dealt with after 24 hours from the start of the ceasefire.

 

d. Other matters as may be requested shall be addressed.

 

2. Implementation Mechanism:

 

a. Setting up the zero hour for the ceasefire understanding to enter into effect.

 

b. Egypt shall receive assurances from each party that the party commits to what was agreed upon.

 

c. Each party shall commit itself not to perform any acts that would breach this understanding. In case of any observations Egypt as the sponsor of this understanding shall be informed to follow up.

 

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il supporto iraniano Iran supplied Hamas with Fajr-5 missile technology

 

The commander of Iran's elite Revolutionary Guards has publicly admitted that his forces supplied the Islamic militant group Hamas with the knowhow to develop Fajr-5 missiles capable of reaching Tel Aviv.

"We haven't sent any weapons to Gaza because it is under blockade," Mohammad Ali Jafari was quoted as saying by Iran's Young Journalists Club news agency on Wednesday. "But we are honoured to announce that we gave them the technology of how to make Fajr-5 missiles and now they have their hands on plenty of them."

Jafar's remarks are a rare admission by such a high profile regime official that Tehran has supported Hamas militarily.

On Saturday, Hamas claimed to have fired a Fajr-5 missile at Tel Aviv, Israel's second most populous city, but Israel said the rocket was shot down by an anti-missile battery. Iranian officials initially distanced themselves from accusations they were supplying Hamas but now appear to be boasting about their role in enabling Palestinians to build their own Fajr-5 missiles, which have a range of up to 46.6 miles (75km).

Alaeddin Boroujerdi, an influential MP who heads the parliamentary committee on national security and foreign policy, had said at the weekend that the accusations were unfounded.

But the Speaker of the Iranian parliament, Ali Larijani, echoed Jafari's comments on Wednesday in saying that Tehran's support for Palestinians had military dimensions.

"We are honoured that our help has material and military aspects, and these Arab countries that sit and hold meetings should know that the nation of Palestine does not need words or meetings," he said, according to quotes carried by the semi-official Fars news agency.

"Our message is that if Arab countries want to help the nation of Palestine they should give military assistance."

It was not clear from Larijani's comment whether Iran had actually smuggled Fajr-5 missiles into the Gaza Strip or if he merely went as far as the commander's remarks.

Meanwhile, Fars, which is affiliated to the Revolutionary Guards, published an article boasting about the capabilities of Fajr-5, which it said "changed the scene of the war between Israel and Palestinians".

"The world class Fajr-5 is a solid fuel, non-fixed wing, 333mm rocket designed and optimised for artillery missions to hit enemy's command and control, logistic, radar, communication, economic and political centres," Fars said. "It is a rocket with 75km range, a payload of 178kg and speed of 1,009 metres per second."

Earlier this year, the country's supreme leader, Ayatollah Ali Khamenei, who has the final word on all state matters, said Iran would help any group that fights against the "cancer" of Israel.

"We have intervened in anti-Israel matters, and it brought victory in the 33-day war by Hezbollah against Israel in 2006, and in the 22-day war [between Hamas and Israel in the Gaza Strip]," he said in February.

"From now on, in any place, if any nation or any group confronts the Zionist regime, we will endorse and we will help. We have no fear expressing this," he said at the time.

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Bilancio della Israel Air Force dopo la tregua Pillar of Defense Ends in Ceasefire

 

After over a week of combat, tonight marks the end of operation “Pillar of Defense” with a ceasefire agreement. Prior to the agreement, IAF planes attacked significant terrorist targets in the Gaza Strip. Upwards of 1500 targets were attacked and “Iron Dome” intercepted over 400 rockets

IAF Website

 

After eight days of around the clock combat, a ceasefire between the parties has taken effect tonight. The agreement was initiated by Egyptian Foreign Minister, Muhamed Amr and U.S Secretary of State, Hillary Clinton, and will bring an end to the combat in the Gaza Strip.

 

Operation "Pillar of Defense" began after a decision was made to put an end to the firing of rockets toward southern residents of Israel, and as a response to the many security issues on that border. "The IDF began its activity as a response to the unbearable situation in the South and in an effort to harm terrorist organizations operating from the Gaza Strip", said IDF Spokesperson, Brigadier General Yoav (Poli) Mordechai. In the operation, the IAF attacked 1,500 targets throughout the Gaza Strip: weaponry cachets, smuggling tunnels, terrorists and executives in the military arm of the Hamas and the Islamic Jihad, and terrorist-abiding infrastructures were all attacked using exacting intelligence and detailed planning.

 

Throughout the mission, the cities of Israel suffered from heavy rocket fire, and the "Iron Dome" system intercepted over 400 rockets. After four days of occlusion, a fifth "Iron Dome" was deployed to protect the Greater Tel Aviv (Gush Dan) area, which for the first time in 20 years was privy to rocket fire. Additionally, alarms sounded in Rishon LeTzion and Jerusalem.

 

Prior to the start of the ceasefire, Prime Minister Benjamin Netanyahu thanked the pilots, "Iron Dome" fighters and people of the IAF for the multitude and quality of their work in the operation, protecting the residents of the State of Israel.

 

Statistics of the operation from the IDF Website:

 

Senior Operatives Targeted:

 

14.11 - Ahmed Sai'd Halil Jabri, head of Hamas' military wing.

15.11 - Hab's Hassan Us Msamch, senior operative in Hamas' police.

16.11 - Ahmed Abu Jalal, Commander of the military wing in Al-Muazi

16.11 - Khaled Shayer, senior operative in the anti-tank operations.

17.11 - Osama Kadi, senior operative in the smuggling operations in the southern Gaza Strip.

17.11 - Muhammad Kalb, senior operative in the aerial defense operations.

19.11 - Ramz Harb, Islamic Jihad senior operative in propaganda in Gaza city.

 

Number of Rocket Launches Toward Israel During the Operation:

 

14.11 - 75

15.11 - 316

16.11 - 228

17.11 - 237

18.11 - 156

19.11 - 143

20.11 - 221

21.11 (Until 21:00) - 130

 

Rocket Launched Towards Israel:

 

Total number of rockets launched from the Gaza Strip - 1,506

Open areas - 875

Urban areas - 58

'Iron Dome' Interceptions - 421

Failed launching attempts - 152

 

Israeli Casualties:

 

Fatalities - 5

Injuries - 240

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Israele, a mio parere, ha dato prova di moderazione nella risposta armata, da quello che sembra gli attacchi con munizioni di precisione- tra l'altro sembravano velocissime, nelle immagini televiive non si vedono cadere gli ordigni,ma solo le esplosioni- non hanno causato vittime e danni indiscriminati fra la popolazione di Gaza che, a mio parere, sopporta Hamas più supportarla con entusiasmo. Vi è anche da dire che i razzi di Hamas sono stati indirizzati con molta probabilità deliberatamente verso aree residenziali, cosa che a rigore sarebbe un comportameno rtenuto inaccettabile ,se fosse stato compiuto da uno Stato sovrano.

Sono sorpreso dalle dichiarazioni iraniane sulla fornitura di aiuti determinanti per costruire razzi a lunga gittata, per quello che vale la mia opinione potrebbe essere anche un motivo valido sotto il profilo giuridico per giustificare una qualche ritorsione

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Israeli sources hail UAV contribution to Gaza operation

 

The eight days of fighting over Gaza have brought the use of unmanned air vehicles and intelligence sensors to a peak that some Israeli sources have described as "unprecedented".

The combination of a very small geographical area, a policy to try not to affect those uninvolved in the fighting and the type of threat facing Israel created a situation in which several types of UAV and airborne and ground-based intelligence sensors played a major role.

Details of the equipment used remain classified, but the sources say the air and ground forces’ UAV units were strained to their limits.

"The type of surgical warfare fought over Gaza could not have been performed without the massive use of unmanned platforms," one source notes.

Missions flown by UAVs (Israeli air force Heron 1/"Shoval" pictured, above) included their carrying communications intelligence payloads to help identify targets involved in the launching of rockets into Israel by Hamas militants.

"This operation proved the importance of looking at a UAV as a system that has to produce the data needed for the commanders," one source says.

While an analysis of the Israeli armed forces’ performance during the "Pillar of Defense" campaign is ongoing, sources say it is already clear that some changes will be made in the future deployment and operational techniques used by the air force’s UAV squadrons.

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