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Tiger helmet


Smersh

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Anche se non modellismo aereo vero e proprio,

gli appassionati di aerografia potranno trovare interessante questo casco da pilota (un casco autentico), bivisore, modello HGU-26/P che avevo preparato e disegnato con l'ormai classica 'testa di Tigre' tipica dei caschi in dotazione ai piloti del 21° Gruppo Intercettori, ai tempi eroici degli F-104 basati a Cameri (NO).

Un lavorone, se fatto come si deve, che portava via un sacco di ore e non permetteva sbagli - per via di motivi soprattutto di praticità e maggior rapidità nell'ascugatura, davo la preferenza alle vernici nitrocellulose e quindi i diluenti sono piuttosto "feroci".

Replicato alcune altre volte, ma soltanto su modelli di caschi a doppio visore; la feritoia centrale in cui scorre il pomello del visore scuro in un casco monovisore avrebbe in pratica tagliato in due il disegno.

 

Il trasparente finale se applicato in modo ottimale è uno specchio vero e proprio... ma, quasi sempre, "lacrime di sangue" nonchè il terrore di qualche mitragliata di gocce grossolane, o qualche impurità che poteva finire intrappolata sotto.

Comunque questo è il risultato finito.

 

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Gli aerografi sono un vecchio Badger 150, e un Pasche (più recente).

 

 

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Lo smontaggio quasi completo è una cosa tremenda su questo preciso modello di casco; crederci oppure no, il totale di pezzi che lo compongono è circa 100. Lo so che sembra impossibile ma è così.

La mascheratura in compenso non è particolarmente schifosa - soltanto il sottile 'edgeroll' che segue tutto il bordo esterno.

 

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E qui per finire, un paio di lamiere (spessore 0,8 mm.) trattate come pannelli di 'warbirds' Americani in stile 2° G.M. o guerra di Corea, e decorate di conseguenza. Le dimensioni sono circa cm. 75 x 50.

 

Trattandosi di tutt'altra tipologia di disegno e supporto, c'è più lavoro a mano libera e anche più uso di mascherature mobili - quasi sempre cartoncini, o sagome tagliate da fogli di acetato. Ogni tanto un ritocco a pennello, ma davvero poche volte.

Le zone più ampie si trattano con una piccola pistola a spruzzo già imparentata con quelle da carrozzeria, specie quei fondi con una discreta uniformità di colore. Coi due aerografi veri e propri posso invece giostrare per tutto il rimanente.

Per le pin-ups non c'è nemmeno il pur minimo imbarazzo nella scelta, com'è facile supporre.

 

 

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p.s.,

i flaconcini di colori presenti nelle foto del primo post sono soltanto per fare figura. Sono in realtà la rimanenza di colori acrilici per illustrazioni, non il prodotto che ho usato per il casco o le lamiere.

 

Un pò di pagliuzze metallizzate (grana iper-finissima) mescolate alla vernice a base nitro, al massimo nitrosintetica, danno un effetto cangiante che non guasta e che comunque non si apprezza nelle foto. Questo casco vira decisamente all'arancio vivo - per la verità non molto realistico se comparato con il colore basico dei caschi del 21°, che più di una volta ho potuto vedere e constatare di persona.

Però mi piaceva troppo, quindi ho optato per quello. Un altro casco fatto in seguito aveva il colore basico più sul dorato, non male neppure quello.

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Qui un trio di caschi dual-visor - due HGU-26/P (più a destra) coi visori azionabili tramite attuatori laterali e scudo 'semplice', e un HGU-2/AP con pomelli scorrevoli in guide ricurve a 'corna'.

 

Il casco oggetto della discussione è al centro. Quello a sinistra è stato un tentativo di realizzare lo stesso disegno usando materiale acrilico, a differenza delle vernici nitrosintetiche usate solitamente, ma personalmente l'ho trovato un lavoro troppo impegnativo per un soggetto di per sè già troppo lungo e laborioso - l'abitudine è tutto, e la (relativa) speditezza nel verniciare che mi permette la nitro è fondamentale.

I caschi erano praticamante nuovi, e soltanto uno ha richiesto un trattamento di primer per rimediare a qualche scheggiatura nella vernice bianca di fondo. La fase più noiosa è lo smontaggio, dato il numero sconcertante di parti che lo compongono - quasi 100, anche se non tutte richiedono di essere smontate una per una (per esempio i cinturini sottogola e sottonuca); l'interno conserva la fonia radio che non viene toccata, soltanto il piccolo jack che esce a sinistra grossomodo sotto l'orecchio deve essere mascherato.

Il bordo esterno della calotta è una gomma rigida - questi caschi sono nella configurazione-base che un pilota operativo, se volesse, può (privatamente, credo) far rivestire con una spessa e morbida imbottitura rivestita in pelle. In ogni caso parliamo di modelli non più in uso nell'aeronautica da almeno 20 - 23 anni.

 

Dopo aver posizionato la calotta su una testa di polistirolo la si blocca saldamente infilando ovatta negli spazi vuoti finchè serve, poi gli si avvita provvisoriamente il coprivisore che riceverà il disegno. Altri tipi di supporti che possano reggere il soggetto e farlo stare immobile, credo che non ne esistono.

 

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