Hobo Inviato 2 Settembre 2010 Segnala Condividi Inviato 2 Settembre 2010 (modificato) “... vorrei dire a questa Camera, così come ho detto a coloro che sono entrati a far parte del governo: non posso offrirvi altro che fatica, sudore, lacrime e sangue. Abbiamo davanti a noi un’impresa di un genere estremamente gravoso. Abbiamo davanti a noi molti, molti mesi di lotta e di sofferenza. Voi vi domanderete: ma qual è la nostra politica? Io vi rispondo: batterci! Batterci! Per terra, sul mare e nel cielo; con tutta la forza e con tutto il nostro spirito battagliero che Dio può infonderci. Batterci! Contro una tirannide mostruosa non mai superata nei tragici annali degli umani crimini. Questa è la nostra politica. Quali i nostri scopi? Vi chiederete. Posso rispondervi con una parola sola: vittoria! Vittoria ad ogni costo. Vittoria nonostante ogni terrore; per lunga e dura che possa essere la strada. Perché senza vittoria, noi non sopravviveremo. Sia ben chiaro a tutti: nulla sopravviverà! Non sopravviverà l’Impero britannico, né sopravviverà nulla di quello che l’Impero britannico sosteneva, [...] Ora è il momento in cui io mi riconosco il diritto di chiedere l’aiuto di tutti e dico: Su dunque! Andiamo avanti tutti insieme unendo le nostre forze”. Winston Churchill nel suo celebre discorso alla Camera dei Comuni. 13 maggio 1940. “Così, Io prevedo che un grande Impero sta per essere distrutto...” Adolf Hitler al Reichstag. 19 luglio 1940. Giugno 1940: l’Inghilterra è sola. Da Capo Nord ai Pirenei, cinquemila chilometri di costa ormai nemica fronteggiano le spiagge inglesi. Dopo la folgorante conquista tedesca di Danimarca e Norvegia, anche l’alleato francese è appena caduto sotto il rullo compressore nazista. Dopo Dunkerque, gli eserciti del Fuhrer dei tedeschi si ammassano vittoriosi sulla sponda meridionale della Manica; da dove ora, come Napoleone prima di lui, Hitler guarda verso l’Inghilterra. Solo le acque tormentate del Canale, largo mediamente non più di centotrenta chilometri, separano i nazisti dal suolo inglese. Centotrenta chilometri: una distanza irrisoria, all’epoca dell’automobile e dell’aereo. A difendere il Regno Unito dopo la débacle francese rimane solo uno sparuto gruppo di uomini provenienti da mezza Europa, i leggendari “Pochi” di Winston Churchill. Questa è la loro storia. “Mai nella storia degli umani conflitti così tanti hanno dovuto tanto a così pochi”. W. Churchill. 20 agosto 1940. Modificato 2 Settembre 2010 da Hobo Link al commento Condividi su altri siti Altre opzioni di condivisione...
sorciverdi58 Inviato 3 Settembre 2010 Segnala Condividi Inviato 3 Settembre 2010 Grandissimo, Hobo: ottima scelta, quanto ad argomento da... sviscerare !!! Vorrei, peraltro, chiederti un favore: perchè, all'interno della "Battaglia d'Inghilterra", non parliamo anche dei ns. ragazzi del C.A.I., spediti - in tutta fretta e con l'usuale carenza d'equipaggiamento - sulla Manica, a dar manforte alla Luftwaffe ??? Cosa ne pensi, al riguardo ??? P.S.: allego, a titolo d'esempio, la celeberrima immagine, raffigurante, nel Novembre del 1940, il CR.42 (95a Sq., 18° Gr. C.T., 56° St. C.T. - Corpo Aereo Italiano, Magden, Belgio), pilotato dal Sgt. pil. Pietro Salvadori, costretto all'atterraggio, su di una spiaggia nei pressi di Orfordness lighthouse, a causa di surriscaldamento olio motore !!! http://www.finn.it/regia/immagini/fiat/cr42_18gr_ct_psalvadori_norfolk.jpg Link al commento Condividi su altri siti Altre opzioni di condivisione...
sorciverdi58 Inviato 3 Settembre 2010 Segnala Condividi Inviato 3 Settembre 2010 Per coloro che fossero interessati a farsi un quadro sommario di come fosse costituito il C.A.I., consiglierei il seguente sito: http://digilander.libero.it/avantisavoiait/Corpo%20Aereo%20Italiano%20sulla%20Manica.htm Link al commento Condividi su altri siti Altre opzioni di condivisione...
franzisket Inviato 3 Settembre 2010 Segnala Condividi Inviato 3 Settembre 2010 ....vorrei segnalare un libro inglese uscito da poco sulle vicende del CAI italiano di Peter Haining "The Chianti Raiders" ..che malgrado sia scritto da un inglese, è attendibile ma soprattutto non parla male del personale e degli italiani in generale (insomma non ci sono i soliti luoghi comuni) ...........anche se è sempre da chiarire l'episodio che dà il titolo al libro, ovvero quello che fra i rottami di un Br20 gli inglesi trovarono appunto bottiglie di chianti e una forma di parmiggiano. Link al commento Condividi su altri siti Altre opzioni di condivisione...
sorciverdi58 Inviato 3 Settembre 2010 Segnala Condividi Inviato 3 Settembre 2010 ....vorrei segnalare un libro inglese uscito da poco sulle vicende del CAI italiano di Peter Haining "The Chianti Raiders" ..che malgrado sia scritto da un inglese, è attendibile ma soprattutto non parla male del personale e degli italiani in generale (insomma non ci sono i soliti luoghi comuni) ...........anche se è sempre da chiarire l'episodio che dà il titolo al libro, ovvero quello che fra i rottami di un Br20 gli inglesi trovarono appunto bottiglie di chianti e una forma di parmiggiano. Ti ringrazio, franzisket, per la tua preziosa segnalazione; soprattutto, perchè non conoscevo l'esistenza del libro di Haining.E chissà che - prima o poi - esso non venga tradotto in italiano ??? Ciao e grazie, una volta ancora. Link al commento Condividi su altri siti Altre opzioni di condivisione...
Hobo Inviato 6 Settembre 2010 Autore Segnala Condividi Inviato 6 Settembre 2010 (modificato) Grandissimo, Hobo: ottima scelta, quanto ad argomento da... sviscerare !!! Vorrei, peraltro, chiederti un favore: perchè, all'interno della "Battaglia d'Inghilterra", non parliamo anche dei ns. ragazzi del C.A.I., spediti - in tutta fretta e con l'usuale carenza d'equipaggiamento - sulla Manica, a dar manforte alla Luftwaffe ??? Cosa ne pensi, al riguardo ??? Grazie. Parleremo anche del CAI, vedo quello che ritroverò. Purtroppo sti giorni non ho molto tempo. “La storia vera di un grande evento è spesso molto diversa da come appare nel momento in cui esso si svolge. Ciò vale particolarmente per gli eventi guerreschi. [...] A volte la verità trapela in seguito e a volte non trapela mai più. Quando essa vien fuori, spesso conferma il detto che “la verità è più inverosimile della fantasia”. Un autore di fantasia, un romanziere, deve sembrare plausibile: egli esiterebbe a fare uso delle sbalorditive contraddizioni che si verificano nella Storia per effetto di straordinari accidenti o di incredibili contorcimenti psicologici. Nulla fu più straordinario del modo in cui presero forma i decisivi avvenimenti del 1940. La Francia fu travolta da un’offensiva nella quale pochi degli esecutori di grado più elevato riponevano fede alcuna e l’invasione riuscì solo per l’effetto di un tardivo mutamento di piani da parte tedesca, che, per caso, calzò perfettamente con la situazione determinatasi in campo francese per la scarsa flessibilità dei piani predisposti, unita ad un eccesso di fiducia. Ancora più strano fu il modo in cui l’esercito britannico si mise in salvo e la stessa Gran Bretagna fu risparmiata dall’invasione…” Basil H. Liddell Hart “The other side of the hill – Storia di una sconfitta” 1949. Cap. XI Prendendo (indegnamente) spunto dalle parole di un grande storico, facciamo qualche passo in dietro, per cercare di capire meglio quell che successe dopo. Due eventi, tra i molti importanti che non sto ad elencare, mi paiono i più significativi. Cerco di riassumerli. Siamo alla fine degli anni trenta, il nazismo è ormai al potere da anni in Germania e raccoglie i suoi massimi successi, mietendo consensi presso il popolo tedesco (ignaro di quel che si sta preparando). Il mondo si sta avviando verso l’abisso, ma sono pochi quelli che ne hanno sentore. La Gran Bretagna è da sempre la bestia nera dei tedeschi ed è in cima alla lista dei loro nemici potenziali. Adolf Hitler sguinzaglia le sue spie per tutto il Regno Unito, allo scopo di raccogliere il maggior numero di informazioni riguardanti lo stato di approntamento delle Forze Armate di Sua Maestà britannica. Quel che più preme al Fuhrer è conoscere la condizione e l’organizzazione delle difese inglesi. C’è una graziosa stradina di campagna, che porta in collina, nelle verdi Midlands britanniche; chi viene giù per l’autostrada A5 (romana) che dal Galles porta a Londra, la può imboccare, circa tre miglia a sud di Weedon Bec, nel distretto di Daventry. Se una spia tedesca avesse imboccato quel viottolo all’alba di martedì 26 febbraio 1935, avrebbe scoperto uno dei più colossali segreti degli inglesi e, probabilmente, avrebbe cambiato la storia. Quel giorno infatti, a lato della pacifica stradina, ancora coperta dalla brina ghiacciata della notte, sta uno scassatissimo furgone. Nell’autocarro ci sono tre persone, due donne ed un uomo, uno scozzese tarchiato, dagli occhi scuri dietro gli occhiali. Tutto intorno ci sono diversi individui: fisici e tecnici, civili e militari. In cielo, passa e ripassa un bombardiere biplano Handley Page Heyford. Il nome dello scozzese nel furgone è Robert Alexander Watson Watt ed ogni volta che l’Heyford attraversa il fascio d’onde radio emesso dalla vicina stazione della BBC di Daventry, le onde riflesse dal vecchio biplano formano un’eco: sul tubo a raggi catodici nel furgone di Watt compare una macchia luminosa... Riassunto da un articolo di Donald Wilhelm. Collier’s Magazine, 1943. Uno schizzo del sistema di ricezione radar dello storico esperimento di Watt vicino Daventry: Una mattina di luglio 1936, alle nove in punto di mattina, la sentinella di guardia al cancello dell’entrata principale del severo complesso di Bentley Priory, alla periferia nordovest di Londra, vicino Stenmore, fissa incuriosita un ufficiale che si sta avvicinando a piedi, camminando sul marciapiede con fare abbastanza dinoccolato e tenendo le mani riunite dietro la schiena come se se ne andasse a spasso ai giardini pubblici. L’ufficiale si avvicina e chiede di poter entrare. Appena il ragazzo di guardia, allibito, vede i gradi sull’uniforme di quell’ufficiale, si produce con tutta la velocità di cui è capace nel classico presentatarm in tre tempi delle Forze Armate dell’Impero britannico, mentre tutto il corpo di guardia, che non ha ricevuto alcun preavviso, va in subbuglio: l’Air Chief Marshal Sir Hugh Dowding, nuovo comandante in capo di tutto il Fighter Command della RAF è appena arrivato per assumere il suo nuovo incarico. Così, secondo il suo tipico stile scarno e linerare (che in qualcuno ha suscitato ingiustificata ilarità), senza auto blu e senza tante fanfare, ma come un semplice impiegato, l’uomo che forse più di ogni altro contribuirà alla salvezza dell’Inghilterra va a prendere il suo posto. Modificato 6 Settembre 2010 da Hobo Link al commento Condividi su altri siti Altre opzioni di condivisione...
Hobo Inviato 8 Settembre 2010 Autore Segnala Condividi Inviato 8 Settembre 2010 (modificato) Per dare un’idea del clima di vittoria e di festa che si viveva in Germania a metà 1940, penso sia interessante anche questo. L’Olanda, il Belgio e la Francia sono ormai caduti sotto il “Colpo di Falce” di Erich Von Lewinski Von Manstein. Nonostante le reticenze è i (molti) dubbi degli uomini dell’OKH, memori del fallimento della Grande Guerra, l’Aufmarschanweisung Gelb, la “direttiva di dispiegamento Gialla” (o Caso Giallo) ha portato le armate naziste a una vittoria così travolgente da lasciare storditi gli stessi alti comandi tedeschi. Il mondo conosce un nuovo modo di fare la guerra: il “Blitz” tedesco, una miscela micidiale fatta di carri armati e di cacciabombardieri in stretta intercomunicazione tra loro e usati come un ariete cui nulla resiste, nulla, tanto meno la universalmente sbandierata Maginot. La Francia, per la seconda volta dal 1870, è messa in ginocchio in soli 42 giorni (10 maggio – 22 giugno 1940) di cavalcata trionfale con i mezzi corazzati. L’Olanda ed il Belgio (neutrali!) sono stati semplicemente liquidati, Rotterdam è stata incenerita dagli He-111 di Goering, il forte belga di Eben Emael (considerato imprendibile) è stato espugnato con uno storico colpo di mano dei paracadutisti tedeschi; a nulla è valso il corpo di spedizione britannico in Francia, che ora si salva incredibilmente (e grazie ad un ordine esplicito del Fuhrer, che arresta i carri e ferma gli Stuka), a Dunkerque. La Wehrmacht nazista appare invincibile, “in worten und in taten”, nelle parole e nei fatti. Un Hitler letteralmente fuori di sé dalla gioia umilia i vinti il 21 giugno 1940, obbligandoli a firmare una resa degradante nel vagone ferroviario nella foresta di Compiègne, lo stesso vagone dove, l’11 novembre 1918, i tedeschi avevano firmato la loro capitolazione davanti all’”Intesa”. Dopo il crollo della Francia, i tedeschi si rilassarono “con la beata sensazione che la guerra fosse finita e che ora i frutti della vittoria potessero essere goduti comodamente”. Liddell Hart. “Immediatamente dopo l’armistizio con la Francia, l’OKH ordinò la costituzione di una speciale equipe per l’organizzazione della parata della vittoria a Parigi e per l’invio nella capitale delle truppe destinate a prendervi parte. Passammo una quindicina di giorni a organizzare la parata. Il morale delle truppe era altissimo perché tutti contavano su una pace generale. I preparativi per la smobilitazione erano già cominciati e noi avevamo ricevuto una lista delle divisioni che dovevano essere rimandate in patria per essere sciolte”. Generale Blumentritt, capo del servizio informazioni di Rundstedt. Alla caduta della Francia, Albert Speer, onnipotente ministro agli armamenti del Reich, riceve una telefonata da uno dgli aiutanti del Fuhrer: ordine di raggiungerlo subito presso il suo quartier generale nel villaggio francese di Bruly Le Peche, vicino Sedan. Speer arriva e viene accolto da un Hitler raggiante che lo saluta cordialmente: “Mio caro Speer, tra qualche giorno andremo a Parigi. Ho bisogno di lei, Breker e Giessler ci accompagneranno”. Speer racconta che rimase sbalordito dal fatto che il dittatore avesse pensato come prima cosa ad avere accanto a sé, al momento dell’entrata trionfale in Parigi, degli artisti e degli architetti. Qualche giorno dopo scoprirà perché. Nel frattempo, quella sera Speer cena alla mensa militare del quartier generale, insieme con Hitler ed i massimi gradi delle Forze Armate. A cena, il dittatore nazista stupisce i commensali, dimostrando di possedere un’incredibile conoscenza della pianta stradale di Parigi, quasi l’avesse studiata con cura maniacale. All’1:35 del 25 giugno 1940, gli usignoli cantano meravigliosamente nella notte estiva. E’ il momento: entra ufficialmente in vigore il cessate il fuoco tra francesi e tedeschi. Speer si trova con Hitler e diversi generali nel disadorno tinello di una casa di contadini, attorno a un tavolo di legno. Immediatamente prima dell’ora stabilita; Hitler ordina di spegnere le luci e di aprire la finestra. La notte è serena. < Attendemmo così, nel buio, muti, impressionati dal fatto stesso di vivere un momento storico vicino al suo artefice. Una tromba fuori dette il segnale convenzionale del cessate il fuoco. Doveva esserci un temporale in lontananza, come in un romanzo d’appendice, di tanto in tanto un lampo illuminava la stanza buia. Qualcuno sopraffatto dall’emozione si soffiava il naso. Poi all’improvviso Hitler mormorò con voce smorzata, atona: “Quale responsabilità...… Quale responsabilità!”. Poi, dopo qualche minuto fece riaccendere la luce. Riprendemmo a parlare, discorsi banali, senza importanza, ma nessuno sfiorò l’avvenimento, che rimase come isolato, solo, unico... > Memorie del III Reich. A. Speer. Mondadori. Tre giorni dopo l’entrata in vigore del cessate il fuoco, Hitler atterra a Parigi alle 05:30, a Le Bourget e compie la sua storica visita, si fa ritrarre ai piedi della Tour Eiffel e visita la tomba di Napoleone. Speer ora capisce molte cose e il perché della sua presenza lì come ministro e come architetto, insieme a Breker e a Giessler e il motivo gli fa accapponare la pelle: Adolf Hitler meditava in cuor suo di radere al suolo Parigi e di deportarne gli abitanti! Ma poi, bontà sua, ci ripenserà: “Quando Berlino sarà finita, Parigi non sembrerà che un’ombra, quindi perché distruggerla?”. Hitler davanti al vagone-letto dove fu firmato l'armistizio, a Compiègne: da sinistra mi pare che siano Ribbentrop, Keitel di spalle, Goering, Hess, e due che non riconosco (quello nero mi sa di Kriegsmarine, direi Raeder, quello all'estrema destra della foto forse è il generale Brauchitsh): Modificato 8 Settembre 2010 da Hobo Link al commento Condividi su altri siti Altre opzioni di condivisione...
Antonello Inviato 7 Novembre 2010 Segnala Condividi Inviato 7 Novembre 2010 (modificato) ....vorrei segnalare un libro inglese uscito da poco sulle vicende del CAI italiano di Peter Haining "The Chianti Raiders" ..che malgrado sia scritto da un inglese, è attendibile ma soprattutto non parla male del personale e degli italiani in generale (insomma non ci sono i soliti luoghi comuni) ...........anche se è sempre da chiarire l'episodio che dà il titolo al libro, ovvero quello che fra i rottami di un Br20 gli inglesi trovarono appunto bottiglie di chianti e una forma di parmiggiano. L'episodio è ampiamente citato in questo libro dal protagonista W/Cdr R.R. Stanford Tuck, D.S.O. D.F.C. and two bars, libro del quale possiedo una copia firmata dal protagonista medesimo, pag 202-210. Non credo sia mai stato tradotto in italiano. Lettura interessantissima di un combattimento tra Hurricanes del 257 Squadron e C.R. 42 di scorta ai B.R.20., che mostra tutto il rispetto dei piloti inglesi verso i colleghi italiani con le relative deformazioni propagandistiche della stampa....... Modificato 7 Novembre 2010 da Antonello Link al commento Condividi su altri siti Altre opzioni di condivisione...
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