Hobo Inviato 29 Giugno 2010 Segnala Condividi Inviato 29 Giugno 2010 (modificato) “Da bambino sognavo di librarmi in aria. Nel sogno però riuscivo a farlo solo se nessuno mi guardava, ma non appena mi sentivo osservato, tornavo – è il caso di dirlo – con i piedi per terra...”. Ci dirigemmo verso la Happy Valley tenendoci a circa 900 metri dal suolo. Ero sempre felice di volare ad alta quota; mi sarebbe andato bene anche più in alto. Era raro che un pilota in volo a diverse centinaia di metri da terra potesse essere ucciso dal fuoco nemico. Avevamo otto soldati a bordo. Il capoequipaggio ed il mitragliere si occupavano delle due 60 montate sui nuovi sostegni. A circa otto chilometri dalla prevista LZ, il comandante di reparto, il maggiore Williams, ordinò ai sedici elicotteri di scendere fino a sfiorare le cime degli alberi per l’avvicinamento finale. Nel momento in cui cominciammo ad abbassarci, dalla jungla davanti a noi iniziò ad uscire del fumo: nella zona c’era stato un attacco preventivo da parte dell’aviazione e dei nostri elicotteri da combattimento. Fino a quel punto, lo Huey era stato pilotato da Daisy, ma quando scendemmo di quota per la fase finale del volo di avvicinamento egli mi disse attraverso l’interfono: “Sta a te”. Presi i comandi sentendomi lusingato dal fatto che lui mi lasciava la responsabilità dell’elicottero durante la fase più critica del volo. La squadriglia stava procedendo. Grazie alla velocità guadagnata nella picchiata, i sedici elicotteri passarono fulmineamente tra le cime degli alberi a più di 200 chilometri orari. Mi concentrai sui punti di riferimento e su come tenermi a distanza di sicurezza dalle pale del velivolo che volava a fianco del mio. Nello stesso tempo, scesi il più vicino possibile agli alberi per sfruttare al massimo la loro copertura. Per evitare collisioni, tenevo sempre d’occhio il velivolo alla mia destra, che ondeggiava a destra e sinistra per evitare gli alberi più bassi. Mancava ancora circa un minuto all’atterraggio, quando le nostre “Gunship” di scorta aprirono il fuoco. Alcuni ragazzi ci avevano comunicato di essere sotto tiro. Per le missioni vigeva la regola secondo cui, al momento dell’avvicinamento vero e proprio alla LZ e in qualsiasi altra circostanza in cui l’equipaggio si fosse trovato sotto il fuoco nemico, ambedue i piloti dovevano essere ai comandi. Questo allo scopo di assicurare il controllo dell’elicottero anche nel caso che uno dei piloti venisse colpito dal nemico. Daisy non lo fece! Quando fummo a meno di trenta secondi dall’atterraggio e mentre gli elicotteri di testa comunicavano di essere sotto tiro, Daisy si rannicchiò tutto nel sedile blindato. Avevo le mani occupatissime. Stavo andando bene e riuscivo a tenermi lontano dagli alberi quel tanto che serviva a non prenderne i rami a bordo e con la coda dell’occhio sbirciai cosa stava facendo senza capire bene. Arrischiai un’occhiata veloce. Mi fece un sorriso debole e poi si tirò fin sul naso il giubbotto antiproiettile: era uno dei pochi della compagnia ad averne uno. Si era allungato sul sedile in modo tale che il suo sedere si trovava proprio sul bordo. In questo modo la testa era sufficientemente in basso per essere protetta dal giubbotto antiproiettile, ma in questa posizione non avrebbe certo potuto prendere velocemente i comandi in caso di necessità. Vedere il mio comandante, rannicchiato in quel modo in cerca di protezione, mi mise paura. “Volo Preacher, segnalare con i razzi!”, crepitò nelle cuffie. Agii sulla leva del controllo generale, feci le dovute segnalazioni e poi scrutai avanti, cercando oltre il naso del mio Huey la LZ ancora nascosta alla vista. Il rotore di coda girava ora a poche decine di centimetri da terra. Davanti a me vidi alcuni cespugli e così spinsi il pedale destro affinchè il rotore anticoppia mutasse direzione. In un attimo gli elicotteri, con i musi verso l’alto, decelerarono in vista dell’atterraggio. Per nostra fortuna il fuoco nemico nella radura era meno intenso. Un paio di piloti della compagnia rimasero tuttavia feriti. Il capoequipaggio ed il mio mitragliere iniziarono un fuoco di copertura con le M60, poi tutti e gli otto soldati che avevo a bordo saltarono fuori prima che i miei pattini toccassero il suolo. Mi guardai intorno. Daisy era ancora nella posizione di prima. C’era da diventare matti. La LZ traboccava di cecchini. La sabbia sollevata dalle pale mi turbinava davanti. Daisy si mantenne ben coperto anche quando mi allontanai, facendo la barba agli alberi. Man mano che prendevo quota, gli spari diminuirono, finchè, quando fummo a 450 metri, cessarono del tutto. Tornata la calma, Daisy disse: “Sta a me ora” e riprese il comando del volo proprio come se non fosse successo nulla. Io sentii l’impulso di darmi un pugno in testa per essere certo di non sognare. Afflosciato sul mio seggiolino, la tuta intrisa di sudore, cercai di pensare a quello che dovevo fare. Dovevo andare da Williams e dirgli che a bordo avevo cacca di gallina? Mi sporsi in avanti e guardai Daisy. In effetti lo stavo fissando. Lui sollevò lo sguardo con calma, ma solo per un attimo. Chi era il matto? Daisy aveva un grado più alto del mio, era comandante del velivolo ed aveva anni di esperienza alle spalle; aveva volato quotidianamente con gli altri ragazzi e ora sembrava tranquillo, ma io sapevo cosa aveva fatto. “Dovete tornare di nuovo. Una jeep è stata fatta saltare a cinque chilometri da qui”. Reacher, che aveva appena aperto il cofano della turbina per controllare qualcosa, lo richiuse di colpo. Mentre quattro dei nostri balzavano dentro, io avviavo il motore. Un medico saltò dentro anche lui mentre ci stavamo sollevando. Il medico ci impartì istruzioni parlando attraverso l’interfono di Reacher mentre sorvolavamo gli alberi ad almeno 200 all’ora. Atterrammo davanti alla jeep, o a quello che ne era rimasto. A prima vista sembrava normale, ma se si guardava meglio era deformata come un giocattolo abbandonato da un bambino. I bordi di metallo, ricurvi e lacerati, stavano ancora fumando. Era stata distrutta da una carica esplosiva seppellita nella strada e fatta brillare da lontano. L’atterraggio fu cauto, potevano esserci altre mine. Era questo uno di quei casi in cui avrebbero dovuto operare gli addetti alla bonifica del terreno. Un sergente si precipitò al mio sportello. Attraverso il microfono mi disse che due degli uomini che stavano dietro erano ancora vivi. “Dobbiamo trasportare anche i morti a bordo?”. I suoi occhi mi fissavano spalancati. Annuii con il capo. Cominciarono a caricarli. I due feriti erano privi di sensi, lacerati e sanguinanti, con la pelle grigiastra. Uno dei morti aveva avuto la gamba destra asportata assieme ai pantaloni. Non avevo ancora visto il corpo dell’altro. Mi contorcevo sul sedile assistendo al carico, mentre davo istruzioni a Reacher attraverso il microfono. L’uomo che aveva perso la gamba, aveva perso anche i testicoli; giaceva nudo sulla schiena con il moncone lacerato in direzione del portello laterale. Un mucchio di sudiciume era rappreso all’estremità dell’osso fratturato e scheggiato. I miei occhi si spostavano dal suo inguine, quindi vi ritornavano. C’era rimasta solo la pelle lacerata dello scroto vuoto. Riker si sentì male. Io non so quale aspetto dovessi avere. Ordinai a Reacher di rimuoverlo dal portello perché poteva cadere. I Grunt affaccendati lanciarono dentro uno stivale con ancora dentro un piede. L’osso bianco della tibia sporgeva in fuori. Il sangue filtrava attraverso il calzino di lana lacerato sporgente dallo stivale. Il medico lo spinse sotto il sedile. Mi girai e vidi un soldato semplice con un’espressione di disorientamento sul volto, che avanzava nei vortici del fumo tenendo per i capelli la testa di qualcuno che egli doveva conoscere. “Una testa! Dobbiamo caricare anche le teste?”, chiesi a Riker. Il ragazzo ci guardava ammutolito. Riker annuì. Il ragazzo gettò dentro la testa assieme alle altre parti. Il medico guardò altrove mentre spingeva anche la testa sotto il sedile. “Non possiamo cercare anche il suo corpo. Non credo che possiamo rimanere ancora qui per cercarlo. Non basta la sua testa?”, gridò un Grunt. “Certamente”, rispose Riker, “la sua testa è sufficiente, andiamocene da qua! Andiamo via!”. Volai in direzione di Pleiku quanto più velocemente lo Huey lo permettesse. Uno dei Grunt piangeva. Uno dei due feriti gravi, un suo amico, era appena morto. L’altro respirava ancora. Avrei voluto volare a migliaia di chilometri all’ora. Riker chiamò la base in modo da poter atterrare diretti a Camp Holloway senza indugi. Ci avvicinammo alla torre di controllo in un lampo ed atterrammo diritti sopra la grande croce rossa., vicino alla tenda ospedale messa su di recente. I barellieri si affrettarono ad iniziare lo scarico. Constatai che erano stati impegnati fino a poco tempo prima; c’era un mucchio di corpi americani fuori della tenda. L’altro ferito morì. Osservavo i due addetti mentre scaricavano il cadavere privo della gamba. Lo gettarono sulla tela, sopra un grottesco ammasso di cadaveri. Il sole diresse un raggio d’oro che andò a illuminare la mano sinistra del morto. Ora gli addetti ridevano. Di che cosa, io lo ignoro. Può darsi che fossero talmente abituati a quel lavoro da trovarlo perfino divertente. Probabilmente era un riso nervoso, ma era troppo per me. Saltai fuori dallo Huey, li afferrai entrambi e urlai, urlai... Robert Mason. 1° Cavalry Division (Airmobile). "Eyewitness NAM". 1983. Modificato 29 Giugno 2010 da Hobo Link al commento Condividi su altri siti Altre opzioni di condivisione...
sorciverdi58 Inviato 29 Giugno 2010 Segnala Condividi Inviato 29 Giugno 2010 Certo, Hobo, che il racconto - per quanto maledettamente realistico - è proprio IMPRESSIONANTE !!! La guerra è una GRAN BRUTTA BESTIA !!! Poco ma sicuro. Link al commento Condividi su altri siti Altre opzioni di condivisione...
marco9023 Inviato 30 Giugno 2010 Segnala Condividi Inviato 30 Giugno 2010 Ne avevano di coraggio. Qualsiasi soldato avrebbe potuto sparare all'elicottero e se avesse colpito il pilota mentre l'altro si proteggeva.... Il seggiolino era corazzato ma da quanto ne so io per la leggerezza e la manovrabilità si è sacrificata la protezione, i normali ak 47 riuscivano a perforare la protezione dell'elicottero. Breve ot. Mi è venuto in mente che l'MH 6 porta fino a 6 soldati ma il loro posto è all'esterno dell'elicottero.Spero che l'elicottero venga utilizzato per azioni di commando perchè se si mettessero ad usarlo come l'huey,i 3 soldati a lato sarebbero i primi ad essere uccisi. Link al commento Condividi su altri siti Altre opzioni di condivisione...
sorciverdi58 Inviato 30 Giugno 2010 Segnala Condividi Inviato 30 Giugno 2010 Stavo pensando, circa il First Team, a come gli appassionati di film di guerra ricorderanno, quanto meno, la diffusa presenza di questa unità militare nella parte centrale di "Apocalypse Now": si notava - e chiaramente, anche !!! - la caratteristica insegna di reparto, presente sulle maniche delle uniformi dei soldati del 1 CD. Link al commento Condividi su altri siti Altre opzioni di condivisione...
Hobo Inviato 30 Giugno 2010 Autore Segnala Condividi Inviato 30 Giugno 2010 (modificato) "Bene, allora è vero tutto ciò che dicono di te, campione!" "Cosa dicono di me Signore?". "Che sei deficiente dalla nascita..." Si è la celebre "Cavalleria dell' Aria" che si vede in tanti films: "... ragazzi che avevano barattato i cavalli con gli elicotteri...". L' OH-6 fu estesamente impiegato in Vietnam ed era uno degli elicotteri preferiti perchè è estremamente manovrabile, anche se un tantino vulnerabile, ma la sua velocità lo traeva d'impaccio. Lo usavano per ricognizione armata. In genere portava quattro uomini. La prima cosa che si faceva a causa del caldo (e per avere le mani libere) era buttare via gli sportelli. I due seduti dietro si portavano la CAR-15 e se ne andavano "a caccia"... Molti preferivano avere a fianco una bella cassa di granate a frammentazione. L' OH-6 poi poteva montare anche le micidiali minigun M-134, ma in tal caso dietro non si poteva portare nessuno. "Che cavolo c'è a Fort Benning?", chiesi a un amico che aveva ricevuto i miei stessi ordini. "Io ho sentito dire che stanno formando una nuova grande divisione destinata probabilmente ad andare in Vietnam". A Fort Benning era di stanza l' 11° Air Assault Division (Tests) che da oltre due anni stava sviluppando e provando tecniche di attacco per mezzo di elicotteri. [...] A questa divisione, con tutti i suoi elicotteri e tutti i suoi uomini, fu allora semplicemente cambiato il nome e da quel momento divenne nota come 1° Cavalry Division (Airmobile). 1/ 10 Air Cavalry [1° Battaglione - 10 Reggimento Cavalleria Aerea]. Notare le crossed sabres dipinte sul muso Modificato 30 Giugno 2010 da Hobo Link al commento Condividi su altri siti Altre opzioni di condivisione...
Hobo Inviato 30 Giugno 2010 Autore Segnala Condividi Inviato 30 Giugno 2010 (modificato) … non ci siamo limitati a pugnalare il nemico allo stomaco. Gli abbiamo tagliato la gola. Un generale americano al corrispondente di Life, dopo la battaglia. Il 19 ottobre 1965, gli effettivi di almeno due reggimenti regolari del Nord Vietnam attaccarono di sorpresa il campo delle Forze Speciali a Plei Mè. Lattacco faceva parte di un tentativo su larga scala atto a tagliare in due il Vietnam del Sud, a meridione della DMZ, dalla Cambogia fino alla costa. La reazione americana non si fece attendere e le Forze Speciali assediate a Plei Mè, lartiglieria e laviazione statunitensi bloccarono lavanzata nordvietnamita. I nordvietnamiti si ritirarono a occidente sulle montagne, diretti verso la Cambogia, ma il generale Westmoreland decise di inseguirli per tagliargli la ritirata e chiamò la Cavalleria dellAria. Allinsaputa degli americani però, i nordvietnamiti erano riusciti a nascondersi su posizioni in parte precostituite nella lussureggiante Valle dello Ia Drang, una ventina di chilometri ad ovest di Plei Mè, ai piedi del colle noto come Chu pong. Il 14 novembre 1965, un battaglione del 7° Cavalleria volò ai piedi del Chu Pong, in cerca del nemico. Ne venne fuori quella che sarebbe passata alla storia come la battaglia di Ia Drang. I nordvietnamiti impararono che non avrebbero mai più dovuto prendere di petto gli americani. (Da questo episodio è stato tratto anche il film "We were Soldiers"). La settimana più lunga iniziò una mattina di domenica piena di sole su una piccola radura denominata LZ X-Ray, ai piedi del massiccio montuoso del Chu Pong. Il servizio informazioni nutriva da tempo il sospetto che il Chu Pong costituisse un rifugio di una numerosa forza comunista rifornita attraverso il versante cambogiano del confine. Il campo X-Ray appariva come il luogo che offriva maggiori probabilità di trovare il nemico e cosi fu. Lessi questo su Time una settimana dopo lincidente alla Tea Plantation. I risultati di quasi due settimane di ricerche e perlustrazioni da parte degli elicotteri leggeri consistettero nelluccisione di centinaia di soldati nordvietnamiti e fornirono unottima idea di dove trovare la forza principale dei tre reggimenti nordvietnamiti. Il 14 novembre il nostro battaglione trasportò il 1° battaglione del 7° Cavalleria (lunità del generale Custer) nella LZ X-Ray dove si pensava potesse stabilirsi il contatto. La nostra compagnia sorella, gli Snakes, mosse al mattino il primo assalto, incontrando una opposizione debole. Nel primo pomeriggio, peraltro, le due compagnie del 7° Cavalleria si ritrovarono circondate e cominciarono a subire forti perdite. Alla nostra compagnia fu allora assegnato il compito di appoggiare gli Snakes trasportando rinforzi. Radunammo i soldati nella Tea Plantation a sud di Pleiku, otto per ogni Huey. Non era difficile dire loro dove saremmo andati: sebbene ne fossimo circa 20 chilometri distanti, il fumo prodotto dallartiglieria, dagli elicotteri dattacco e dai B-52 era chiaramente visibile. Mentre volavamo sulla jungla e i campi erbosi, io ebbi la sensazione di assistere ad un film: il lieve alzarsi ed abbassarsi degli Huey in volo, lo spettacolo che si presentava guardando la formazione degli elicotteri in direzione del fumo allorizzonte, la quiete. Tutti eravamo sotto silenzio radio. Le frequenze erano intasate dalle voci pressanti con cui i ragazzi invocavano lintervento degli aerei e dellartiglieria sul loro perimetro e poi urlavano che i colpi stavano raggiungendo le loro posizioni. […] Ad otto chilometri dallobbiettivo scendemmo di quota. Ora volavamo sotto il fuoco che lartiglieria dirigeva verso la LZ. Ad un chilometro e mezzo davanti a me, il 1° gruppo era ormai arrivato in prossimità della LZ e scomparvero nel fumo. Ora le radio avevano ripreso a trasmettere, con i piloti che indicavano da dove veniva il fuoco nemico. I mitraglieri a bordo tacevano ed ascoltavano: con i nostri a terra, essi non potevano rispondere al fuoco. I gruppi Giallo e Bianco stavano rimanendo a terra troppo a lungo. Lartiglieria sparava ancora. Il Chu Pong dietro la LZ era del tutto oscurato dal fumo. Continuavamo ad avvicinarci. Leese ai comandi. Io controllai non so quante volte il pannello scorrevole blindato che si trovava dalla parte del portello laterale e ancora una volta maledii lesercito per non averci ancora fornito i giubbotti antiproiettile. Non potei fare altro che porre mani e piedi ben vicini ai comandi e osservare la scena. Arancione-1! Arancione-1! Sospendere latterraggio! Sospendere! Il fuoco nella LZ era troppo intenso, un esploratore della X-Ray ci stava avvertendo. Arancione-1 invertì e noi lo seguimmo. Alla radio cera una moltitudine di voci urlanti. Appresi che due elicotteri sulla LZ erano stati colpiti. Che casino! Il percorso che avevamo intrapreso dietro Arancione-1 ci portò su unampia orbita, circa tre chilometri lontano, sempre a bassa quota. Vidi da lontano gli A-1 Skyraider dell Air Force bersagliare in modo massiccio larea dinnanzi alla LZ, assieme allartiglieria ed ai nostri elicotteri armati. Cosa abbia impedito che si scontrassero non lo capirò mai. Finalmente udimmo Giallo ordinare il decollo e vedemmo due elicotteri emergere con un balzo dal fumo, sul lato sinistro della LZ. Avevano aspettato sotto il fuoco intenso mentre lequipaggio dei due velivoli abbattuti prendeva posto sugli altri Huey. Un capoequipaggio era morto e un pilota era grave. Continuammo ad orbitare per 15 minuti. Guardai velocemente verso i Grunt che osservavano la scena, ma non potevano avere unidea perché non avevano le cuffie della radio. Arancione-1 eseguire avvicinamento!. Lassalto nordvietnamita doveva essere stato fermato. E subito dopo: Arancione-1, tutti e 8 i vostri elicotteri sono stati keyed per i feriti. Quindi cerano già dei feriti già posizionati per essere evacuati subito. Ricevuto. Rosso-1 hai copiato?. Rosso-1 ricevuto. Arancione-1 uscì dallorbita e noi lo seguimmo. Gli A-1 erano andati via, ma le nostre Gunships ci affiancarono per scortarci nellavvicinamento finale. […] Attraversammo la fila esterna degli alberi in mezzo al fuoco. Due elicotteri abbattuti stavano davanti alla LZ con i rotori fermi. Questo fece sì che lo spazio per noi fosse più ristretto. I Grunt saltarono giù. I nostri mitraglieri potevano fare fuoco solo se individuavano con certezza un nemico, questo per non colpire i Grunt. Avevo appena toccato terra ed anzi, ancora stavo posizionando il mio elicottero, quando altri Grunt cominciarono a buttare dentro i feriti. Non cera fuoco, almeno non verso di noi. Centinaia di fucili e mitragliatrici crepitavano in un enorme frastuono tutto intorno a noi, mentre i nostri a terra creavano un micidiale fuoco di copertura. Lesploratore aereo avanzato, nascosto lì vicino da qualche parte tra gli alberi, ci segnalò che potevamo decollare e ci diresse sulla sinistra. Arancione-1 decollò e ci condusse fuori. Dopo aver scaricato tutti i feriti, Leese ed io fummo mandati a prelevare alcuni uomini dellartiglieria e perciò ci separammo per una mezzora dal resto della compagnia. Ci stavamo avviando di nuovo per raggiungerla, quando avvistai un aereo che veniva colpito in prossimità della X-Ray. Era un A-1E. Anche questa scena è vivida nella mia memoria come in un film. Una grande fiammata arancione proruppe dalla radice alare destra dellaereo e fluttuò verso la coda, dove si trasformò in fumo nero come il carbone. Le fiamme erano più alte della carlinga e nascosero il tettuccio. Il pilota o era già morto, o era privo di sensi, perché non si eiettò. Laereo era basso e strisciò sul terreno per circa mezzo miglio, a soli 800 metri da Leese e da me. Il fumo nero contrassegnava il suo percorso, mentre rivoltato su un fianco correva verso la jungla. Poi allimprovviso esplose, le bombe ed il napalm esplosero, disseminando rottami tutto intorno ed abbattendo gli alberi... Robert Mason 1° Cavalry Division (Airmobile). "Eyewitness NAM". 1983. Modificato 30 Giugno 2010 da Hobo Link al commento Condividi su altri siti Altre opzioni di condivisione...
Messaggi raccomandati
Crea un account o accedi per lasciare un commento
Devi essere un membro per lasciare un commento
Crea un account
Iscriviti per un nuovo account nella nostra community. È facile!
Registra un nuovo accountAccedi
Sei già registrato? Accedi qui.
Accedi Ora