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bombardamento antinave in quota


cap.med.cpl.

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Spesso ho trovato descritti i giapponesi come molto meglio addestrati e capaci degli occidentali in questo tipo di bombardamento: ma quale fu veramente la loro media? A Punta Stilo mettemmo a segno una bomba su 600, gli inglesi pare che a fine guerra calcolarono una su 400 con questa tecnica; contro il repulse e la prince of wales i jap misero a segno un colpo, ma ci sono riscontri di altri episodi in cui dimostrarono i frutti di un addestramento maniacale?

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I piloti dei bombardieri giapponesi, all’inizio della guerra, godevano di un addestramento eccellente. La loro disciplina di volo, anche nel più fitto sbarramento contraereo, lasciava di stucco i serventi della contraerea nemica. Ma i risultati ottenuti nel bombardamento orizzontale contro navi in movimento non sono stati differenti da quelli di tutte le altre nazioni (ben diverso il caso degli attacchi in picchiata !). Perché colpire un bersaglio mobile da media quota era praticamente impossibile. Nel caso dell’attacco alle due navi inglesi, oltre alla bomba in pieno, un’altra decina ha mancato di poco il bersaglio. E tutte le altre sono cadute a meno di 100 metri di distanza. Ma, di fatto, le navi sono state affondate dai siluri. E l’attacco a quota minore, teoricamente più preciso, non avrebbe permesso alle bombe di ottenere sufficiente capacità perforante. Sembra che nessuna unità americana sia mai stata colpita da un attacco orizzontale in quota. Non che agli americani sia andata tanto meglio: durante la battaglia delle Midway, tanto per citare un esempio, 9 B-17 sganciarono da media quota 36 bombe da 600 libbre contro un lento convoglio di navi da carico, scambiate per navi da guerra. Nessun colpo a segno.

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Gianvito ha perfettamente ragione. Già la precisione dei bombardamenti contro bersagli statici a terra non era poi eccezionale, se poi consideriamo che una nave è un bersaglio piccolo (in lunghezza ma soprattutto in larghezza) e in movimento, è evidente che il bombardamento da quote medio-alte è destinato ad avere una percentuale di successo insignificante.

Quello da quote mediobasse è appena più preciso ma anche più rischioso e la capacità di penetrazione delle bombe è notevolmente inferiore.

 

L'addestramento non può compensare significativamente questi svantaggi intrinsechi di questo tipo di bombardamento.

La cosa cambia se parliamo di navi stazionate nei porti, ovviamente.

 

Consideriamo però che i piloti giapponesi non ebbero poi tantissime occasioni per dimostrare la validità dell'addestramento ricevuto in questo tipo di bombardamento, perché dalla battaglia di Midway in poi le perdite furono elevatissime e la stragrande maggioranza dei piloti che avevano iniziato il conflitto con un eccellente addestramento finirono sotto i colpi dei caccia americani.

I piloti che li sostituirono avevano un addestramento di gran lunga più scadente.

Credo che a questo pensasse anche Gianvito quando ha scritto "all'inizio della guerra".

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Fu una delle croci della Regia Aeronautica.

 

C'è un libro che racconta molto bene tutta la vicenda (la guerra italiana sul mare - Giorgerini). In pratica quelli della Regia erano convinti che la miglior forma di bombardamento contro-nave fosse con bombardieri medi da 3000m di quota. Gli aerosiluranti furono trascurati (esportavamo siluri per aerei ai tedeschi ma non ne compravamo o quasi per noi) e i bombardieri in picchiata manco esistevano.

 

Come è andata a finire si sa.........

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