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La storia segreta dello spionaggio sottomarino


VittorioVeneto

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mi ermetto di riaprire la discussione, il sito astronautix.com -riportando dati di globalsecurity, riporta la cronologia dei lanci della serie "US-PU / EORSAT" dal 1993 al 2006, e una ricostruzione più o meno verosimile di questi satelliti che avrebbero dovuto costituire la continuazione, con mezzi alimentati fotovoltaicamente, del controverso programma "RORSAT" di cui si è fatto cenno più sopra. Dal 1993 al 2006 risultano essere stati lanciati 13 satelliti, tutti sulla stessa orbita pressochè circolare a 420km di quota intervallati di 120gradi sessagesimali l'uno dall'altro, con durata di circa 500giorni prima del decadimento, e successivo rientro. Alcuni rumors dicono che le immagini radar della superficie oceanica , opportunamente elaborate, permettessero di individuare delle "caratteristiche" disposizioni delle onde compatibili con il passaggio di un sottomarino in immersione a profondità non troppo elevata, (a patto che il mare sovrastante fosse calmo?) , e se il prpgramma è stato fatton proseguire anche negli anni bui del post comunismo, qualche utilità la deve avere avuta, se non altro "psicologica".

omunque, negli anni '60 e '70 l'URSS non aveva nulla di simile, e i sottomarini-spia mom credo avrebbero dovuto temere di essere scoperti dal cielo

Modificato da Simone
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Si anch'io avevo letto la storia delle onde del mare.

La lotta sottomarina rimane un capitolo molto oscuro, tutt'ora in pieno svolgimento, contro nemici che adesso si tovano nel lontano est.

 

Penso all'utilità che hanno avuto i primissimi radar installati sugli aereosiluranti e sulle navi contro gli u-boot, ancora nella 2 GM....

E' vero che adesso non si riemerge più, ma una copertura radar H24 suglio oceani non credo proprio che sia inutile!

 

C'è da dire che il ruolo dei sommergibili è cambiato negli anni:una vollta erano dei silos missilistici che vagavano nelle oscurità, adesso non fanno altro che spiare ed ascoltare comunicazioni.

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  • 1 anno dopo...

Rimanendo parzialmente in Topic , vorrei consigliarvi un libro che ho appena finito , uno dei più belli che mi sia capitato di leggere ultimamente :

 

"Lo strano caso della famiglia Walker , come i segreti della Marina Americana arrivarono al KGB"

 

Il libro racconta la storia di Johnny Walker , addetto alle comunicazioni radio della Marina Statunitense che decise di diventare una spia del KGB e che riuscì a creare una vera e propria rete di spionaggio coinvolgendo anche un'amico ufficiale , il fratello ed il figlio. L'organizzazione di Walker ha passato ai sovietici le chiavi crittografiche della marina USA per quasi venti anni ed è stata scovata dall FBI soltanto grazie alla denuncia della moglie.

 

Il libro è particolarmente interessante perchè descrive la carriera tipo della spia , i motivi che spinsero Walker a tradire il suo paese , come riusci a mettersi in contatto con il KGB tramite l'ambasciata russa , come faceva a trafugare i codici crittografici , come si organizzavano gli incontri col KGB a Casablanca e Vienna , ma anche negli Stati Uniti , i compensi che venivano pagati dai sovietici , le attrezzature che il KGB forniva al sottoufficiale per svolgere il suo lavoro , come riuscì l'FBI ad incastrarlo ecc.ecc

 

Si stima che grazie a Walker la marina Sovietica abbia decifrato più di un milione di messaggi della Navy , secondo un'ammiraglio Statunitense la rete di Walker in caso di guerra avrebbe garantito la potenziale vittoria sul mare dell URSS sull'America

 

Un piccolo anticipo:

 

Prima che Johnny venisse assegnato aNorfolk, ai tempi in cui manteneva i segreti soltanto per istinto e non permestiere, la Marina lo aveva mandato alla scuola di crittografia a Vallejo inCalifornia. Quasi tutto l'addestramento era meccanico. Le mac­chinecrittografiche possono rompersi e un operatore radio, soprattutto se imbarcatoa bordo di un sottomarino, deve saperle riparare. Tuttavia, durante la primasettimana del corso la Marina tiene a rivelare qualcosa di quello che gliistruttori chiamano «il quadro generale».

La lezione generica tipica (e se Johnny Walker nonl'aveva sentita, molto probabilmente quella cui assistè parlava degli stessi argomenti dato che, dopotutto, gliistruttori di crittografia ricevonol'imbeccata dalla National Security Agency) inizia con una manifestazione di sinceritàdecisamente sorprendente da parte della Marina.

 

 

L'istruttore, che di solito è un sottufficiale, stacurvo su un leggio di fronte all'aula piena di operatori radio attentissimi, esi lancia nel suo discorso. Il sistema migliore per tenere un segreto, esclamaconsiste nel non confidarlo. Questo lo sanno tutti i mariti soggiungemaliziosamente; e possiamo immaginare Johnny, appassionato studioso deisegreti, che apprezza la bat­tuta e segue il tutto con interesse.

 

Il fatto è, continua il sottufficiale, che la Marina,come tanti uomini sposati, non sempre può concedersi il lusso di tenere per séi suoi segreti. E così optiamo per la seconda soluzione: facciamo in modo dispartire i nostri segreti soltanto con quelli con cui vogliamo spartirli. Peresempio, quando gli ordini delle operazioni vengono trasmessi via etere, noivogliamo che solo le navi del nostro gruppo da combattimento li captino... enon i russi. Come il marinaio deve assicurarsi che la lettera di dolci promessediretta alla pupa appetitosa conosciuta in un bar non finisca nella busta conla lettera destinata alla moglie, soggiunge il sottufficiale improvvisando dinuovo e destando di nuovo l'interesse degli ascoltatori.

 

Il sottufficiale, se ha una certa esperienza inmateria, aspetta un momento perché le risate si smorzino. E poi passa allaparte importante della lezione. Perciò noi proteggiamo i nostri segreti con lacrittologia, spiega. Che cos'è la crittologia? La crittologia, continua ilsottufficiale che ormai ha preso lo slancio e conosce a memoria le definizioni,consiste nel prendere il testo di un messaggio, di una corrispondenza o di unacomunicazione e nel dargli una forma inintelligibile per chiunque lo riceva adecce­zione di coloro che sono i destinatari veri e propri. Per dirla piùsemplicemente, soggiunge, la crittologia è il linguaggio che la Marina usa percomunicare con se stessa. Ed è impenetrabile. Che cosa significa? Significa chepossiamo mandare qualunque messaggio in qualunque posto al mondo, e se imaledetti russi lo captano si ritrovano in mano soltanto un mucchio di bipelettro­nici. E impossibile decifrare il codice. Ivan ci sbatte il muso.

 

A questopunto di solito il sottufficiale volta le spalle agli allievi e traccia trelettere sulla lavagna: NSA. Qualcuno di voi sa cosa significano? chiede. Eforse perché lo sanno tutti o quasi (non si entra nel corso se non si è unoperatore radio ansioso di fare carriera),di solito il sottufficiale rispondealla propria domanda: è la National Security Agency. Sono gli intelligentoniche stanno su a Fort Meade nel Maryland e sovrintendono alla sicurezza dellecomunicazioni del paese. Tutto quanto. Tutte le macchine crittografiche cheusiamo in Marina, tutti i codici che adope­riamo per le macchine... l'interosistema è creato dai maghi di Fort Meade. Milioni di dollari, dice con unasfumatura di sincera reverenza, spesi soltanto per mantenere i segreti. Ed èdenaro speso bene. Il sistema funziona.

 

Funziona, cioè è impenetrabile (ora il sottufficialesi allontana dalla lavagna e si dirige verso una macchina tozza rivestita dimetallo grigio opaco) perché un sistema crittografico consiste di duecomponenti. La prima componente è qualcosa che noi chiamiamo logicacrittografica.

 

E mentre parla il sottufficiale, con una cerimoniositàun po' furtiva, svita il pesante coperchio di acciaio della macchina che stasul tavolo accanto al leggio. A volte è una KW-7, la macchina che veniva usatain Marina per le normali comunicazioni a mezzo telescrivente; altre volte puòscegliere una KL-47, la macchina che traduce in cifra i messaggi inviatiattraverso il canale di trasmissione dei sottomarini; ma in occasione dellalezione cui assistette Johnny è molto probabile che il sottufficiale desse unadimostrazione con una KWR-37, perché era la mac­china specifica che gli allievidel corso di Johnny imparavano a riparare. Quando ha tolto il coperchio, infilala mano in quella che identifica come «la parte pregnante» della macchina edestrae un quadro dei circuiti.

 

Poi, agitando il quadro dei circuiti lungo trentacentimetri come se l'avesse appena usato per rispondere a un servizio in unapartita di tennis, il sottufficiale indica la scritta alla sommità: confidentialcrypto. Sapete perché questo apparecchio è clas­sificato confidenziale? chiede.Ma ancora una volta si tratta d'una domanda retorica. Perché, continua senzaperdere una battuta, questo quadro, insieme ad altri due all'interno dellamacchina, è programmato con un potente algoritmo o formula matematica chepermette a chi lo usa di cifrare il testo in chiaro di una comunicazione.Numerosi scienziati dell'NSA hanno lavo­rato per quattro o cinque anni perrealizzare la formula contenuta in questi quadri.

 

A questopunto il sottufficiale (e ogni istruttore è anche un po' attore) assume un'ariacupa mentre confida un pensiero in­quietante: se i russi o altri potesseromettere le mani sulle infor­mazioni contenute in tutti questi quadri, i loroscienziati sarebbe­ro in grado di costruire una macchina capace di ricevere lenostre comunicazioni più delicate. Riuscirebbero a inserirsi certa­mente nellanostra criptorete. (E se un marinaio fa la do­manda, il sottufficiale,assumendo un'aria sbalordita al pen­siero che qualcuno possa chiedere qualcosadi tanto ovvio, spiega che criptorete è un termine usato per designare tutte lestazioni che per comunicare impiegano lo stesso criptosistema.)

 

Tuttavia - e a questo punto il sottufficiale passa aun tono trionfante - così Ivan ci arriverebbe vicino, ma non sarebbesufficiente. Il vecchio Ivan non potrebbe decifrare o, come dicono all'NSA,decrittare ciò che noi trasmettiamo tramite la nostra criptorete a meno cheriuscisse a mettere le mani sul­l'altra componente del sistema... la chiavecrittografica.

 

Ancora una volta il sottufficiale si gira verso lamacchina e apre una specie di cassettino d'acciaio. Questo, spiega agliallievi, noi lo chiamiamo CRIB... card reader insert board. E' qui cheinseriamo il materiale chiave. Ora, il materiale chiave per questa particolaremacchina è una scheda per computer tipo IBM. Altre macchine possono usarenastri, liste o altri tipi di scheda. Una macchina che usa le liste, peresempio, non ha un CRIB bensì una tastiera di permutazione su cui i numerichiave della lista sono inseriti manualmente. Comunque, il materiale chiave pertutte le macchine è preparato dall'NSA e viene quindi conse­gnato a chi loutilizza mediante l'ARFCO, il sistema di corrieri delle Forze armate.

 

Ora guardateattentamente questa scheda, dice il sottufficiale agli allievi mentre sventolauna scheda perforata. Vedete l'iscri­zione? top secret noforn. Ciò significache non soltanto questi maledetti cosi sono top secret, ma che non possonoessere distribuiti al di fuori dei canali degli Stati Uniti. E perché? Bene,marinai, perché sono questi cartoncini a stabilire i codici. I fori che vedetepermettono all'energia elettrica di passare attraverso certi punti, in modo chela logica viene fondamentalmente cambiata. La scheda dice alla macchina qualequadro dei circuiti deve usare o in quale direzione deve muovere un certoquadro perchè possa venire decrittato un messaggio. E ogni giorno la Marinacambia la chiave. Ogni ventiquattr'ore noi inseriamo schede nuove in ognicrittomacchina della Marina. Un sottomarino fermo sul fondo dell'OceanoIndiano, diciamo, può essere collegato con la criptorete della Flotta delPacifico; ma se è Martedì e se l'operatore non ha inserito nella macchina lascheda del martedì, l'unica cosa che il sottomarino riceverà dal CINC- PAC è unpasticcio indecifrabile.

 

Perciò queste schede fanno parte del tesoro nazionale,marinai. E la Marina le tratta di conseguenza. Il materiale crittogra­fico haprobabilmente le più rigorose procedure di controllo tra tutto il materialegovernativo. Ogni volume mensile di trenta schede chiave, anzi ogni singolascheda, ha un numero di serie ed è controllato incessantemente dal giorno incui viene prodotto a Fort Meade al giorno in cui viene distrutto dal custodedel CMS... le iniziali, aggiunge il sottufficiale, stanno per computer setmaterial system. E anche il custode del CMS deve, al termine della giornata,far firmare da un altro marinaio una dichiarazione attestante che ha assistitoalla distruzione del materiale.

 

E questo, marinai, ci porta alla conclusione: Anchevoi state entrando a far parte del processo. Anche a voi vengono affidati isegreti più importanti del vostro paese.

 

A questo punto, molto spesso il sottufficiale fa unapausa. Ma non lo fa soltanto per uno scopo teatrale. Dedica qualche tempo aogni parola perché tutto il lavoro della sua vita, tutto ciò che la Marina gliha insegnato a credere, è concentrato nell'ultima domanda retorica: Che cosasuccederebbe se i russi mettessero le mani tanto sulla logica quanto sullachiave di una delle nostre macchine? Bene, dice, il modo migliore per farvicapire questo genere di disastro è paragonarlo a una partita a poker. Unapartita a poker dove uno dei giocatori sa quali carte ha in mano l'altro. Conla differenza, marinai, che si dà il caso che la posta per questa partita siail futuro del mondo.

 

 

Una settimana dopo che la Puebloaveva lanciato il suo primo SOS, vi fu un rapido succedersi di avvenimenti che,collegati tra loro dall'opportunità e dalle circostanze, avrebbero fatto parec­chioper cambiare le probabilità in quella partita a poker. Tutto cominciò aWakkanai, in Giappone. Un operatore radio in quella stazione dell'NSAsull'estremità settentrionale dell'isola stava controllando normalmente ilcollegamento tra Pyongyang, la capitale della Corea del Nord, e Mosca. «All'improvviso»,ricorda uno dello staff della stazione, «ci fu quella trasmissione speciale,arrivarono tutti i documenti del codice segreto. Tutto » materiale dellaPueblo. Avevano catturato tutto».

 

Naturalmente,quando queste informazioni raggiunsero la sala operazioni sotterranea delCOMSUBLANT, il contributo della Fonte Wakkanai, come era chiamata negli StatiUniti, era stato espunto da ogni trasmissione. Tuttavia, il flash era arrivatonella sala comando di Norfolk: le crittomacchine e i TECHIN della Pueblo eranoin mano ai russi.

 

Sempre in quel periodo, verso lafine di gennaio del 1968, ci fu grande agitazione al COMSUBLANT per via di una spedizionedi schede cifrate. Il custode del CMS che aveva ricevuto la consegna delleschede chiave per il mese di feb­braio si accorse che il sigillo esterno delpacco era sparito. Era una violazione dei controlli dell'NSA. Il nostromo Wal-ker ne fu informato. Ebbe subito inizio un'indagine.

 

Prima disera la situazione venne chiarita. Il sigillo non era stato aperto; le schedenon erano state manomesse; l'errore era dovuto a semplice negligenza. Unimpiegato nuovo del settore produzione di Fort Meade aveva dimenticato di met­tereil sigillo esterno sul pacco. Ma dato che era successo poco tempo dopo lacattura della Pueblo, la cosa fece parlare parecchio.

 

Il secondo anello di questa catenadi eventi venne forgiato qualche giorno dopo in un bar di Oceanview inVirginia. Il nome del bar è stato dimenticato da molto tempo; era uno deinumerosi locali per marinai sparsi in quattro isolati a meno di venti minuti dimacchina dalla base navale di Nor­folk. Resta il ricordo del fatto che alcunioperatori radio erano lì a bere birra e che uno di loro era Johnny Walker.

 

Johnny non era l'anima della brigata. Si rodeva ancoraper i suoi guai. Una tonnellata di debiti, una moglie alcolizzata, quattroragazzini che strillavano... un inferno. Chi poteva dar torto a Johnny sesperava che gli amici lo aiutassero ad ammazzare un'altra interminabile serata?

 

E così glioperatori radio bevvero qualche birra e poi qual­che altra ancora; e comesuccede spesso quando l'amicizia si basa sull'orgoglio comune, finirono perparlare di lavoro. Naturalmente qualcuno accennò alla Pueblo. Tutti erano con­vintiche l'equipaggio avrebbe dovuto affondare con la nave, di non permettere airussi di mettere le mani sul materiale crittografico. A questo punto qualcunoricordò il panico causato dalle schede. I commenti furono unanimi: Diavolo,combinano sempre pasticci con la consegna di quelle male­dette schede chiave.La sicurezza? Una buffonata. Questa volta si sono agitati tanto a causa dellaPueblo.

 

A questo punto un operatore radio (anche il suo nome èandato perduto; e con ogni probabilità, dopo vent'anni neppure lui ricorda ciòche disse, dato che le sue intenzioni erano innocenti) se ne venne fuori conquesta frase: Se voleva, il tizio poteva fotocopiare le schede. Chigliel'avrebbe impedito? E non ditemi che i russi non pagherebbero bene permettere le mani su quella roba...

 

Sicuro, non dovresti fare altro che telefonare al KGB,disse un altro, cercando di far apparire pazzesca e impossibile quell'idea.

 

Ma il primo non si lasciò smontare. Appunto, disse.Basta telefonare all'ambasciata sovietica a Washington e dire a un russoqualunque che hai le schede chiave. Ti ascolterà, stai sicuro.

 

E poi la conversazione cambiò di nuovo argomento.Nessuno ricorda il perché. Con ogni probabilità la causa fu una ragazza... eral'argomento di una storia piccante? o di una battuta scher­zosa? Oppure era unagiovane donna in carne e ossa che aveva attirato l'attenzione di uno deimarinai?

 

Per la verità non ha importanza. L'importante è cheJohnny Walker aveva ascoltato con la massima attenzione.

 

Più tardi, a letto, Johnny passò in rassegna tutti ipezzi del mosaico: lo strano racconto del fratello a proposito di un certoristorante di Brooklyn; la cattura della Pueblo; il polverone per le schedechiave; un'idea buttata là in un bar. Per la prima volta incominciò a vedereuna via d'uscita dai suoi problemi.

 

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Naturalmente, a parte dirigere la sala radio, fare il turista e decidere come spendere il suo denaro, Jerry era anche un agente segreto.

 

D. Può descrivere il materiale che riceveva?

 

R. Sì. Quello crittografico era piuttosto deludente. Piuttosto incompleto. Perciò lo integrava con una quantità di messaggi che, diceva, valevano un anno di lavoro.

 

I messaggi, che includevano comunicazioni dei servizi segreti, comunicazioni operative, ordini operativi e lettere d'istruzioni, fornivano i dettagli delle esercitazioni FLTX-83-1. Erano informazioni, come avrebbe testimoniato un giorno un esperto della pianificazione strategica della Marina, che potevano «dare ai sovietici un netto vantaggio in ogni battaglia navale su vasta scala»

 

Era la più grande serie di manovre della Flotta del Pacifico dopo la seconda guerra mondiale. La «strategia avanzata» del segretario della Marina, John Lehman, che consisteva nel por­tare le navi da guerra americana nelle «aree di massima minaccia» vicino all'Unione Sovietica, non era mai stata messa in pratica con tanta audacia. Per tre settimane a partire dal marzo 1983 la flotta di quaranta navi dell'FLTX-83-1 manovrò più vicino all'Unione Sovietica di quanto fosse mai avvenuto in precedenza.

 

Il mare e l'aria intorno alle isole Aleutine, a 720 chilometri dagli avamposti militari russi sulla penisola di Kamcatka, bruli­cavano di attività incessante. C'erano tre gruppi di portaerei accompagnati da bombardieri B-52 dell'Aeronautica, aerei AWACS e caccia F-15. I sottomarini nucleari d'attacco ameri­cani operavano per la prima volta nelle acque che costituivano la normale «zona di pattuglia» di quelli sovietici. Più di 23.000 Militari americani partecipavano alle manovre. E tra questi Jerry Whitworth, che durante l'intero periodo delle esercitazioni diresse il centro messaggi dell' Enterprise.

 

Le tattiche americane, nel corso delle manovre, erano aggressive. E diventarono veramente provocatorie nelle fasi finali dell'FLTX-83-1. Il 4 aprile una formazione di almeno sei aerei partiti dall'Enterprise e dalla Midway violò lo spazio aereo sovietico sorvolando l'isola di Zeleny nell'arcipelago delle Curili. Qaundo l'Unione Sovietica protestò ufficialmente, il Dipartimento di Stato fece sapere, in forma non ufficiale, che lo sconfinamento era stato dovuto a un'errore di navigazione.Ma la Marina non ammise ufficialmente l'episodio, e tanto meno presentò le sue scuse. Anzi, un anno dopo l'ammiraglio James D.Watkins, capo delle operazioni navali, avrebbe dichiarato alla Commissione Forze Armate del Senato: «Siamo convinti che una difesa aggressiva, caratterizzata da un movimento in avanti, dallo spiegamento tempestivo delle forze, dall'aggressività da parte delle nostre navi, sia il maggior deterrente di cui disponiamo. E i sovietici sanno che... la Kamcatka è una penisola difficile. Non hanno ferrovie che la raggiungano. Devono rifornirla per via aerea. Per loro è una posizione importante; e lì sono scoperti, e lo sanno.»

 

Ma non era vero. Quando l'ammiraglio si presentò alla commissione senatoriale, le posizioni sovietiche non erano più indifese come lui credeva: Jerry Whitworth aveva comunicato ai russi la strategia che avrebbe impiegato una forza d'attacco americana. Tale conoscenza rendeva possibile anche la difesa di una «penisola difficile». Forse, come immaginavano i cervelloni del Servizio tendenze e intenzioni, i russi erano addirittura in vantaggio.

 

Secondo alcuni esponenti dei servizi segreti americani, i messaggi dell'FLTX-83-1 fotografati da Jerry Whitworth ebbero un'altra conseguenza: confermarono ai sovietici che la violazione del loro territorio da parte dei caccia americani non era stata accidentale.

 

Il 12 giugno 1983, John Walker aveva lasciato nei boschi del Maryland un sacco d'immondizia che conteneva copie dei messaggi dell Enterprise. Quasi tre mesi dopo, il 1° settembre, un jet civile delle Linee Aeree Coreane che aveva perso la rotta passò sopra la penisola della Kamcatka. Un intercettore russo SU-15 lanciò due missili, ognuno dei quali caricato con 30 chili di esplosivo ad alto potenziale. Le 269 persone a bordo dell'aereo morirono.

 

Il segretario di Stato George Schultz annunciò la distruzione del volo 007 presentandosi alla televisione alle 10 e 45 del mattino. «Gli Stati Uniti reagiscono con ripugnanza a questo attacco. Il numero dei morti è rilevante. Non esistono giustificazioni per quest'azione orribile.»

 

Nei mesi che seguirono, però, sarebbero state avanzate numerose scuse, teorie rigorose e speculazioni strampalate per cercare di capire come mai i sovietici avessero deciso di abbattere un aereo passeggeri. Solo quando l'incidente era stato dimenticato da molti, quasi quattro anni dopo, gli analisti della National Security Agency avrebbero suggerito un altro fattore che poteva aver contribuito all'aggressività dei russi: le informazioni passate da John Walker al KGB avevano indotto la difesa aerea sovietica a

 

ritenere che il volo 007 fosse una provocazione deliberata. «Li avevamo scottati con il sorvolo durante l'FLTX-83-1, e grazie a Walker non avevano dubbi» disse un ufficiale dell'NSA. «Se mettete in imbarazzo qualcuno, è inevitabile che quello tenda ad avere il grilletto facile. Secondo me, i messaggi passati da Johnny Walker avevano contribuito a ispirare nei sovietici una mentalità da "prima spara e poi fai domande". Purtroppo, questa volta si è trattato di un aereo civile.»

 

Ma Jerry, mentre continuava la lunga crociera, non pensava al modo in cui sarebbero state utilizzate le foto che andava facendo. Era semplicemente stanco. Il nastro della cassetta stava per finire, e Jerry era esausto:

 

«...Sono molto deluso della nave. Non mi piace. Rompe le palle, spiritualmente e in altri sensi. Non vedo l'ora di tornare negli Stati Uniti...»

 

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Le spie sono la giuntura debole del sistema.

Di solito sono sempre persone malcontente e che più di uno considera un po' sfigati.

 

Per questo bisogna tener alto il morale delle truppe.

Qualsiasi lavoro ognuno faccia e fargli capire che il suo ruolo contribuisce a raggiungere o preservare un obiettivo.

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