madmike Inviato 23 Maggio 2009 Segnala Condividi Inviato 23 Maggio 2009 L'unica cosa che si può affermare è che "secondo la sentenza di primo grado" Mills è colpevole. E INFATTI, e quello che stiamo dicendo io e Leviathan, e che altri invece negano. Non a caso, se condannati di omicidio in primo grado, vi risulta che si stia a casa, o nelle patrie galere 'in quanto puo' di nuovo commettere il fatto' (ad esempio)? se cosi' non fosse, non esisterebbe la carcerazione preventiva (che infatti si chiama cosi', non a caso...), che serve appunto ad evitare che il reo delinqua ancora, o fugga, o inquini le prove, intanto che si attende il giudizio definitivo. Quindi il sistema PREVEDE la presunzione di innocenza, ma tutela anche la societa' a che un potenziale delinquente possa fare ancora danni. E lo fa assumendo le tutele del caso. L'impugnazione in appello, di per sé, rende comunque inefficace la sentenza di primo grado, qualsiasi essa sia. Non è giuridicamente esatto dire che l'appello "conferma" o "ribalta" la sentenza di primo grado, in quanto esso è procedimento del tutto autonomo da quello precedente, e come tale potrà e dovrà necessariamente (come qualsiasi procedimento) emettere un verdetto, che potrà essere di condanna o di assoluzione ma che non sarà condizionato da quanto prodotto in precedenza. corretto. detto cio', qui il discorso (e fossimo su un altro genere di discussione, direi che siamo abbondantemente OT), E' DI TUTT'ALTRA NATURA. ovvero: - Mills il 17 febbraio 2009 è stato condannato dal tribunale di Milano a 4 anni e 6 mesi per aver ricevuto 600.000 dollari versati sul suo conto da Silvio Berlusconi, attraverso il manager Carlo Bernasconi, per testimoniare due volte il falso nell'ambito di due processi in cui era imputato Silvio Berlusconi. Il legale è stato inoltre interdetto per 5 anni dall'esercizio dei pubblici uffici e condannato a risarcire 250 mila euro alla presidenza del consiglio, costituita parte civile. Il 19 Maggio 2009 sono state depositate le motivazioni della sentenza. ora: detto che questo signore ha cercato di evitare un procedimento di tipo fiscale a casa sua, e' peraltro agli atti (e mai smentito da nessuno) che a far tempo dalla fine anni 70-inizio 80 egli ebbe rapporti con il gruppo Fininvest, e con Silvio Berlusconi, per costituire un nucleo di società offshore che servivano a creare 'poste contabili' da non fare apparire nel consolidato del gruppo. qui, ci sono la ricostruzione delle prove (non fatevi fuorviare dal sito: e' la sentenza, digitando su Google e' la prima che esce) e le conclusioni. A voi se si tratta di un complotto interplanetario durato oltre 10 anni, o no. http://static.repubblica.it/milano/mills/c...erazioni/03.pdf http://static.repubblica.it/milano/mills/decisione/01.pdf Link al commento Condividi su altri siti Altre opzioni di condivisione...
Leviathan Inviato 23 Maggio 2009 Autore Segnala Condividi Inviato 23 Maggio 2009 gustiamoci un Emilio Fede http://www.youtube.com/watch?v=v8laz85IRLY...player_embedded Link al commento Condividi su altri siti Altre opzioni di condivisione...
picpus Inviato 23 Maggio 2009 Segnala Condividi Inviato 23 Maggio 2009 Dal link http://www.loccidentale.it/articolo/berlus...iporta+.0071952 riporto: Il Caimano e la Gran Bretagna Berlusconi corruttore? Mills smentisce la Gandus ma il Corsera non lo riporta di Daniela Coli 23 Maggio 2009 I giornali italiani non vendono, si sa, e potrebbe essere diversamente? Si limitano a riportare sul cartaceo notizie già date dalla tv o dai siti web. Vedi il caso Mills: il 19 maggio il Corriere riporta solo le motivazioni della sentenza di condanna di David Mills e “l’ira del premier”. Mills è stato condannato, perché accusato di essersi fatto corrompere da Silvio Berlusconi, nonostante il 20 gennaio 2009 abbia scritto un memoriale, pubblicato dal Guardian, nel quale porge “profondissime scuse” a Silvio Berlusconi, che definisce “vittima dei miei errori”. “Ho fatto degli errori, ho condotto male i miei affari e ho causato molti fastidi a delle persone che non hanno in nessun modo meritato un tale guaio. Ma non sono stato corrotto da nessuno”, conclude nel memoriale. E’ possibile che un grande quotidiano come il Corriere non sia in grado di inviare un giornalista a intervistare David Mackenzie Mills? L’avvocato – come dichiara il Guardian del 18 febbraio – abita da cinque anni nel Warwickshire nella casa di campagna di cui è comproprietaria l’ex moglie, Tessa Jowell, ministro del governo Blair e ora del governo Brown. I giornali brit, l’Independent e il Guardian, diversamente da quelli italiani, hanno dato fin troppe notizie su Mills, il quale il 2 febbraio del 2004 scrisse una lettera singolarmente confidenziale al suo commercialista e amico Bob Drennan per inserire 600.000 dollari nella denuncia dei redditi. Scrisse che erano un regalo ricevuto da Carlo Bernasconi, per mostrargli la riconoscenza di Silvio Berlusconi, “per averlo tenuto fuori da un mare di guai”. Hercule Poirot si chiederebbe come mai un tipo navigato come Mills abbia scritto una lettera così privata al suo amico commercialista, invece di parlare a voce della faccenda, magari di fronte a un bicchiere di whisky. Hercule si chiederebbe anche perché Bob Drennan abbia consegnato una lettera personale dell’amico e cliente David Mills al National Criminal Intelligence Service (NCIS) britannico. La tesi della deontologia professionale non convincerebbe le celluline grigie di Poirot e forse neppure quella che Drennan fu costretto a farlo dalla legislazione antiriciclaggio brit, approvata anche dall’UE. Come è arrivato Mills in Italia? Ce lo dice il solito Guardian, il cui direttore, come vedremo, è cognato della cognata di Mills, una signora molto importante per chi fa la denuncia dei redditi in Inghilterra. L’amicizia con Carnelutti, il grande avvocato e giurista italiano, che fu anche un fervente monarchico nel dopoguerra, gli aveva procurato un gran numero di clienti italiani. Mills parla lo spagnolo come l’inglese, ci dice l’Independent, perché è figlio di Kenneth Mills, una spia dell’MI5 che ha operato a Gibilterra, in Giamaica e a Cuba. Qui entra in scena John Le Carré, che di doppiogiochisti ne ha conosciuti e descritti tanti nei suoi romanzi, ma in Italia, ahimè, questo genere letterario non ha autori. Però, anche in Italia, si sa che il punto di forza di un servizio segreto è costruire notizie false e saperle divulgare attraverso i media nella forma più attendibile e meno sospettabile. Cosa desiderava di più la sinistra italiana se non qualcuno che confermasse dalla patria del liberalismo che Berlusconi era non solo unfit, ma anche un corruttore globale? David Mills è cognato di Barbara Jean Lyon Mills, moglie di suo fratello. Barbara, è anche la cognata di Alan Rusbridger, il direttore del Guardian. Insieme a John Lloyd, direttore del Financial Times, il Guardian ha sempre proposto l’Italia berlusconiana come l’avanguardia del nuovo fascismo contemporaneo, oltre al paese della corruzione, della mafia, dell’illegalità. Con articoli di Paul Ginsborg, esibito come il leader degli storici dell’Italia contemporanea e con recensioni dei suoi libri sull’Italia attuale con titoli come In Fascism’s shadow (All’ombra del fascismo) o Mob rule and dirty money (Governo della folla e soldi sporchi), si presenta un’Italia sporca e cattiva dominata dal caimano totalitario. Il nostro Hercule, ex ispettore della polizia belga, si trasferisce, com’è noto, in Inghilterra durante la guerra, diventa detective privato e ci mostra come i brits se ne facciano di tutti colori tra loro e come dietro l’esibizione di fair play possano esserci rivalità, gelosia, ambizioni, intrighi di ogni tipo. Barbara Mills, cognata di Mills e del direttore del Guardian, è stata fino al 1992 il direttore del Serious Fraud Office (SFO), la guardia di finanza britannica, che curiosamente si troverà poi a indagare proprio sul cognato Mills, marito del ministro Tessa Jowell. Una guerra in famiglia nella Londra di Blair?, si chiederebbe Hercule. Metodico e riflessivo, Hercule ci penserebbe assai prima di classificare l’affaire Mills come il classico scontro familiare. In uno scontro di questo tipo c’è chi vince e chi perde. Ma Tessa Jowell, ministro di Blair è stata riconfermata da Brown, Alan Rusbridger da direttore dell’Observer, il settimanale del Guardian, è diventato direttore del Guardian, Barbara Mills è ora presidente del fisco e della dogana di sua Maestà, un’agenzia esecutiva del ministero della giustizia. Apparentemente David Mills è l’unico ad avere perso posto e moglie, ma vive tranquillamente in Warwickshire, nella casa di cui è comproprietaria Tessa Jowell. Magari, chissà, sta scrivendo un bestseller che toglierà il fiato a John le Carrè, un po’ in crisi dopo la fine della guerra fredda. Per ora l’unico ad averci sicuramente rimesso è Berlusconi nel mirino da anni di un magistrato, Nicoletta Gandus, che è difficile immaginare fare indagini con lo stile di Poirot. Il Guardian ha per ora conseguito il risultato a cui tiene di più: macchiare l’immagine europea di Berlusconi. Il Cav. è avversato dai più importanti quotidiani britannici soprattutto per il ruolo che l’Italia potrebbe giocare in Europa, per i buoni rapporti con Israele, con la Libia e con la Russia. In un articolo del Guardian del 28 giugno 2003, intitolato He built a Milanese utopia but can Silvio Berlusconi be trusted with the future of the Eu?, si trova la ragione principale di tutti gli attacchi british a Berlusconi. È riassunta in questa frase che gli viene attribuita: “Anche noi possiamo avere una superpotenza con capacità militari, se l’UE, alleata con gli Stati Uniti, supera le divisioni con paesi come la Russia e Israele”. Nell’articolo è presentato il solito Berlusconi gaffeur, cafone, circondato da belle donne, ma il punto deciso dell’articolo, come riporta il titolo, è il ruolo che l’Italia può giocare in Europa e soprattutto una UE forte che ai brits proprio non va giù. Inutile raccomandarne la lettura al giudice Gandus, consiglierebbe Poirot, scuotendo la testa. Link al commento Condividi su altri siti Altre opzioni di condivisione...
Leviathan Inviato 23 Maggio 2009 Autore Segnala Condividi Inviato 23 Maggio 2009 (modificato) Il premier evita lo scontro in Aula.E l'Anm difende il giudice Gandus UGO MAGRI ROMA Di comune accordo, giù il sipario: Berlusconi non si precipita in Parlamento come una furia per randellare i giudici del caso Mills. E l’opposizione, anziché pretendere il dibattito in aula, respira di sollievo. Il vento è già girato. La nuova polemica investe la Rai, le nomine, le lottizzazioni... Di giustizia si tornerà a parlare, certo, ma dopo le Europee. In questo momento converrebbe solo a Di Pietro (ecco perché il Pd cambia volentieri registro) e alla Lega (guarda caso, da Bossi zero solidarietà al premier). Franceschini, che sulle prime era balzato in groppa alla sentenza milanese, ora si pone alla testa delle posizioni più realiste e manda un messaggio limpido al premier: stia alla larga dal Parlamento. «Dall’inizio della legislatura», argomenta il segretario democratico, «Berlusconi non ha mai trovato un minuto per parlare in Aula dei problemi degli italiani. Adesso intende venire per autoassolversi e per sollevare un polverone politico». Lasci perdere, fanno eco i capigruppo Finocchiaro e Soro. Quanto ai magistrati, non è detto che il Csm partirà lancia in resta. E la reazione dell’Anm, solitamente vibrata, stavolta suona rituale: «Inaccettabile invettiva di Berlusconi, gravi i toni denigratori, solidarietà e vicinanza ai colleghi Gandus, Caccialanza e Dorigo». Invece quanta fatica, narrano al Plebiscito, stoppare Berlusconi. L’idea della piazzata alle Camere era tutta sua, e non perché gli fossero saltati i nervi. Al contrario. Doveva servirgli per «mettere un tappo a questo stillicidio infinito», come lo definisce in privato: dalle «veline» alle mazzette, da Veronica alla Gandus, dal signor Letizia all’avvocato Mills. Goccia su goccia. E l’immagine del premier che si intacca. Basta, dunque. L’irruzione nel Parlamento virtuale di Vespa tamponò lo scandalo Noemi. In mancanza del «Porta a porta», stavolta Berlusconi si sarebbe contentato del Parlamento vero. Ma ieri ha preso in esame gli effetti collaterali. Tanti e nocivi. Anzitutto, raccontano i suoi, l’immenso regalo politico a Di Pietro. L'ex-pm e Franceschini sono «due vecchi giustizialisti», li accomuna il portavoce Bonaiuti, ma poi Berlusconi distingue. Se Tonino prende forza alle Europee, a Silvio non viene nulla di buono. Dunque, meglio evitare di dargli il palcoscenico. Secondo Donadi, dell’Idv, Berlusconi innesta la retromarcia proprio «per paura» di Di Pietro. Seconda controindicazione: ci sarebbero mille temi (come obietta a ragione Franceschini) su cui riunire le Camere. Perché scegliere il più infido, l’accusa di corruzione? Infine, argomento clou: la campagna elettorale di Berlusconi è stata fin qui imperniata sul «troncare e sopire», nel presupposto che molti elettori di centrosinistra (se non stuzzicati) preferiranno la spiaggia. Una rissa in Parlamento permetterebbe al premier di tranquillizzare i fan, d’accordo. Però mobiliterebbe pure gli elettori avversari, che provocati si accalcherebbero alle urne, magari turandosi il naso. Che autogol. Ecco spiegato il cambio di strategia. Berlusconi parlerà d’ora in poi tutti i giorni, ma di terremoto, di banche, di grandi opere. S’inventerà qualcosa perfino sabato, quando solitamente vola in Sardegna, magari una conferenza stampa. Motivare la retromarcia non è difficile: «Agenda piena», mette le mani avanti l’avvocato Ghedini, «molteplici impegni che, ovviamente, non possono essere rinviati...». Verso sera Berlusconi fa diffondere dall’ufficio stampa il testo di una sua vecchia autodifesa (settembre 2008) pubblicata nell’ultimo libro del solito Vespa. E' un modo per far sapere che sul caso Mills si ritiene vittima di una macchinazione, e che sul giudice Gandus («Un mio nemico politico, militante dell’estrema sinistra») in 8 mesi non ha cambiato parere. Anzi, ne pensa il peggio possibile. http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezion...43922girata.asp volevo vedere che scuse assurde si inventava in parlamento ma ha cambiato idea Modificato 23 Maggio 2009 da Leviathan Link al commento Condividi su altri siti Altre opzioni di condivisione...
Montgomery Inviato 23 Maggio 2009 Segnala Condividi Inviato 23 Maggio 2009 non mi sorprendo più di niente, nel nostro paese non mi stupisce più niente, mafie, massoneria, corruzione, politica evidentemente è ciò che ci meritiamo e ci siamo costruiti nel tempo, siamo contenti così? bene! il caso Mills non è che una goccia simbolica del mare di m.... in cui è immerso il paese da decenni. Probabilmente sta bene così ai più degli italiani, non posso farci niente, auguri! Ovviamente tutto il mio supporto alle asserzioni di Madmike! Link al commento Condividi su altri siti Altre opzioni di condivisione...
Leviathan Inviato 23 Maggio 2009 Autore Segnala Condividi Inviato 23 Maggio 2009 a me fa un pò amarezza vedere chi tenta di difenderlo o diffamare il corpo giudicante e la sentenza, forte sono migliori dei 3 magistrati (come se ci fosse solo la Gandus) che ne hanno condannato il complice, B. si pensa da solo a difendersi, senza aver bisogno di voi, con tutti gli avvocati che può permettersi e con tutti i deputati pronti a fare qualsiasi porcata per cancellare la lavagna (dalla Alfano all'ultimo ritrovato che impedisce di usare in tribunale sentenze correlate). Piuttosto siete voi che dovreste indignarvi che in Italia persone simili siano figure istituzionali. O pensate davvero che i luoghi comuni sull'Italia siano immotivati? perché quella è una conseguenza... Link al commento Condividi su altri siti Altre opzioni di condivisione...
windicator Inviato 23 Maggio 2009 Segnala Condividi Inviato 23 Maggio 2009 E INFATTI, e quello che stiamo dicendo io e Leviathan, e che altri invece negano.Non a caso, se condannati di omicidio in primo grado, vi risulta che si stia a casa, o nelle patrie galere 'in quanto puo' di nuovo commettere il fatto' (ad esempio)? se cosi' non fosse, non esisterebbe la carcerazione preventiva (che infatti si chiama cosi', non a caso...), che serve appunto ad evitare che il reo delinqua ancora, o fugga, o inquini le prove, intanto che si attende il giudizio definitivo. Quindi il sistema PREVEDE la presunzione di innocenza, ma tutela anche la societa' a che un potenziale delinquente possa fare ancora danni. E lo fa assumendo le tutele del caso. La custodia cautelare (o carcerazione preventiva, informalmente parlando) è una misura che può essere preso anche in fase di indagini preliminari, non essendo essa collegata in alcun modo all'emissione della sentenza ma prevista quando il diritto alla presunzione di innocenza va a confliggere con quello dell'autotutela sociale ed è quest'ultimo a prevalere. detto cio', qui il discorso (e fossimo su un altro genere di discussione, direi che siamo abbondantemente OT), E' DI TUTT'ALTRA NATURA. A mio modesto avviso è fondamentalmente di natura etica, oltre che politica. Non è possibile giudicare politicamente irrilevante una vicenda nella quale una persona prima dichiara chiaro e tondo, e con dovizia di dettagli, di aver ricevuto soldi in maniera illecita da un personaggio politico di primissimo piano, poi ritratta improvvisamente tutto, viene comunque condannato in primo grado ma nonostante tutto ciò una parte consistente del mondo politico liquida la cosa considerandola semplicemente come una banale forma di persecuzione politica e utilizzo indebito dello strumento giudiziario da parte di qualche magistrato schierato su posizioni estremiste e contrarie al governo. S'intende: in linea di principio potrebbe anche essere così (tutto può essere...), ma è indiscutibile il fatto che se questa vicenda si fosse realizzata in un qualsiasi altro paese democratico (e garantista), il personaggio politico coinvolto si sarebbe già da tempo dovuto ritirare in buon ordine dai suoi incarichi istituzionali, avrebbe dovuto mettersi a disposizione della magistratura e - non avendo nulla da nascondere - avrebbe altresì dovuto spontaneamente fornire tutti gli elementi necessari per chiarire la sua posizione. A ciò si potrebbe obiettare che in un sistema democratico non è politicamente giusto far uscire una persona dalla scena politica prima di averne dimostrato la colpevolezza. Fesserie. Quello che bisogna capire è che in democrazia l'interesse più importante è quello dei cittadini, e non quello dei singoli protagonisti del confronto politico. Il sistema, se è fondato su solide basi, non crollerà certamente nel momento in cui viene a mancare una determinata figura: morto un Papa se ne fa un altro, tutti siamo utili e nessuno deve considerarsi indispensabile. Anzi, per la precisione: nessuno deve considerarsi intoccabile. Link al commento Condividi su altri siti Altre opzioni di condivisione...
madmike Inviato 23 Maggio 2009 Segnala Condividi Inviato 23 Maggio 2009 sono OVVIAMENTE totalmente d'accordo con Windicator. Link al commento Condividi su altri siti Altre opzioni di condivisione...
pandur Inviato 23 Maggio 2009 Segnala Condividi Inviato 23 Maggio 2009 tutto ciò che hai detto è verbo windicator... ma evidentemente pochissimo lo pensano in italia Link al commento Condividi su altri siti Altre opzioni di condivisione...
windicator Inviato 23 Maggio 2009 Segnala Condividi Inviato 23 Maggio 2009 ma evidentemente pochissimo lo pensano in italia Manca la controprova. Io non sarei così pessimista... Link al commento Condividi su altri siti Altre opzioni di condivisione...
Dominus Inviato 23 Maggio 2009 Segnala Condividi Inviato 23 Maggio 2009 Io ripeto che ho cercato di parlare essendo preciso da un punto di vista legale e ripeto, altresì, che un Berlusconi corrruttore non mi sorprenderebbe per nulla, ma non voglio un altro presidente del consiglio perchè B. è brutto è cattivo, ma perchè gli Italiani hanno trovato finalmente un' alternativa di governo credibile. La sinistra, invece, è ritornata su posizioni ridicole e per mendicare qualche voto non gli rimane che tornare a demonizzare il premier, io credevo che con Veltroni si fosse invertita la corrente, ma mi sbagliavo. Nella contingenza sfavorevole non gli rimane altro che mettersi ad urlare alla dittatura, sono veramente dei buffoni. Per il resto evito di intervenire sulle questioni legali, se non riusciamo a comprenderci neanche quando si parla di assoluzione, colpevolezza e prescrizione è inutile continuare. Link al commento Condividi su altri siti Altre opzioni di condivisione...
windicator Inviato 23 Maggio 2009 Segnala Condividi Inviato 23 Maggio 2009 Dipende da come si guarda tutta la questione. I "colpevolisti" gridano allo scandalo per il lodo Alfano e per la disinvolta commistione fra affari personali e politica. Gli "innocentisti" gridano allo scandalo considerando "uso politico della giustizia" qualsiasi indagine della magistratora che veda coinvolto il premier. A me, nel frattempo, oltre a quanto ho appena detto in merito all'aspetto etico e, se vogliamo, anche morale della vicenda Mills, sembra opportuno osservare che i "colpevolisti" nei confronti del premier si sono dimostrati spesso molto garantisti (sino all'eccesso) nei confronti di altre categorie di personaggi, mentre gli "innocentisti" difensori del premier non brillano certo per garantismo nei confronti di immigrati et similia. Insomma, ciascuno tira l'acqua al proprio mulino. In maniera alquanto vergognosa, se mi è consentito. Link al commento Condividi su altri siti Altre opzioni di condivisione...
Montgomery Inviato 23 Maggio 2009 Segnala Condividi Inviato 23 Maggio 2009 S'intende: in linea di principio potrebbe anche essere così (tutto può essere...), ma è indiscutibile il fatto che se questa vicenda si fosse realizzata in un qualsiasi altro paese democratico (e garantista), il personaggio politico coinvolto si sarebbe già da tempo dovuto ritirare in buon ordine dai suoi incarichi istituzionali, avrebbe dovuto mettersi a disposizione della magistratura e - non avendo nulla da nascondere - avrebbe altresì dovuto spontaneamente fornire tutti gli elementi necessari per chiarire la sua posizione. A ciò si potrebbe obiettare che in un sistema democratico non è politicamente giusto far uscire una persona dalla scena politica prima di averne dimostrato la colpevolezza. Fesserie. Quello che bisogna capire è che in democrazia l'interesse più importante è quello dei cittadini, e non quello dei singoli protagonisti del confronto politico. Il sistema, se è fondato su solide basi, non crollerà certamente nel momento in cui viene a mancare una determinata figura: morto un Papa se ne fa un altro, tutti siamo utili e nessuno deve considerarsi indispensabile. Anzi, per la precisione: nessuno deve considerarsi intoccabile. come non quotarti...concordo in toto Link al commento Condividi su altri siti Altre opzioni di condivisione...
Rick86 Inviato 23 Maggio 2009 Segnala Condividi Inviato 23 Maggio 2009 Non è il lodo alfano il problema. In un sistema sano se anche viene garantita l'immunità giuridica al premier (e mi può anche star bene come cosa), il premier dovrà poi rispondere ai suoi elettori, e in una situazione come questa un Presidente di un paese "normale" (= europeo) sarebbe già morto politicamente. Di contro in un paese delle banane (= l'Italia) se anche il premier dileggia e insulta la magistratura gridando ad un fantomatico complotto (e, peggio, viene creduto), allora l'immunità giuridica è sbagliata. Conclusione: B. a qualcuno deve rispondere. Se l'Italia fosse un paese normale risponderebbe al popolo, in un paese delle banane qualsiasi risponderebbe ai giudici. In Italia invece è riuscito ad avere una doppia immunità giuridica e politica e questo è assurdo Link al commento Condividi su altri siti Altre opzioni di condivisione...
windicator Inviato 23 Maggio 2009 Segnala Condividi Inviato 23 Maggio 2009 Hai ragione, ma devo constatare che se in America ci fosse stato il lodo Alfano, Nixon sarebbe rimasto al suo posto nonostante le porcherie del caso Watergate, che fra l'altro scoperchiò non solo le intercettazioni ai danni dei repubblicani ma fece venire alla luce anche altre cosette a livello di finanziamenti occulti, evasioni fiscali, ecc. Fra l'altro, Nixon non si dimise perché incriminato ma proprio per evitare un procedimento giudiziario a suo carico. Esattamente quello che il lodo Alfano non consente. Saranno mica tutti comunisti, in America? Link al commento Condividi su altri siti Altre opzioni di condivisione...
argonauta Inviato 24 Maggio 2009 Segnala Condividi Inviato 24 Maggio 2009 no in America per condannare un Presidente devi passare da un voto favorevole della Camera, poi in caso positivo un "processo" al Senato (e se non sbaglio in questo caso il vicepresidente non presiede il Senato ma lo fa il capo della Corte Suprema, se non sbaglio)... alla fine non è diversissima alla opzione della nostra costituzione, autorizzazione del parlamento in seduta comune e processo alla Corte Costituzionale (ampliata)... Link al commento Condividi su altri siti Altre opzioni di condivisione...
Ospite intruder Inviato 25 Maggio 2009 Segnala Condividi Inviato 25 Maggio 2009 Link al commento Condividi su altri siti Altre opzioni di condivisione...
Messaggi raccomandati
Crea un account o accedi per lasciare un commento
Devi essere un membro per lasciare un commento
Crea un account
Iscriviti per un nuovo account nella nostra community. È facile!
Registra un nuovo accountAccedi
Sei già registrato? Accedi qui.
Accedi Ora