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Aer.Macchi C.200 "Saetta"


Blue Sky

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Alcune risposte alla tua domanda le puoi trovare nel seguente spunto tratto dal Topic! ;)

 

 

Oltre che agli inevitabili appunti di dettaglio al prototipo, i piloti furono in genere critici nei confronti della cabina chiusa con la parte centrale scorrevole all’indietro, tipica del G. 50 e del C. 200. La diffidenza dei piloti trovava giustificazione in una certa difficoltà di azionamento per gli attriti sulle rotaie di scorrimento e alla presunta pericolosità in caso di abbandono del velivolo con il paracadute.

L’industria nazionale inoltre non era ancora in grado di produrre un materiale trasparente decente da cui derivava un rapido peggioramento della visibilità. Mentre gli inconvenienti architettonici e strutturali sarebbero stati facilmente rimediabili, l'avversità nei confronti della cabina chiusa derivava da una incallita tradizione della filosofia dell’acrobazia collettiva che voleva formazioni strettissime in cui i piloti si parlavano a segni e che in effetti nascondeva una ben più grave lacuna, quella della mancanza di un efficiente apparato radio che afflisse gli aeroplani italiani per quasi tutto il conflitto. Se la guerra spagnola stava insegnando che le nuove tattiche di combattimento richiedevano formazioni ridotte di due o tre aerei, strettamente integrate già nella fase addestrativa e che volavano a distanza di almeno 150-300 metri tra loro, si vede come la comunicazione ‘a segni’ e le formazioni strette avevano fatto il loro tempo.

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Impressionante lavoro di Blue sul MC-200, interessantissimi i dettagli della genesi dalla guerra civile spagnola in poi; Solo son sopravissuti due esemplari conservati uno dello stormo dello "Spauracchio" a Vigna di Valle e l'altro il "5 rosso" dell' Asso di bastoni a Wright Patterson, ambedue restaurati certosinamente e dei quali ho avuto l'opportunita di vederli da vicino.

Il Mc.200 di Vigna di Valle con la livrea del freddo fronte orientale russo e il Mc.200 di Wright Patterson, catturato dagli americani in Africa e appunto nella sua livre del calido fronte africano, un po' a prova degli estremi ambienti in cui si é trovato a combattere col nemico e con il clima.

Certamente stare fronte a un originale in questi musei e tutta una senzazione particolare, per esempio l'esemplare in Wright Patterson nell'enorme salone-hangar dedicato alla Seconda Guerra Mondiale é l'único caccia italiano presente, assieme a Messerchmits, B-17, B-24, Mustangs, Focke Wulf e tanti altri in tutto il loro splendore e in una splendida atmosfera e illuminazione Retro.

 

MC_200_museo.jpg

 

Saluti

Modificato da MC72
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Alcune risposte alla tua domanda le puoi trovare nel seguente spunto tratto dal Topic!

 

CITAZIONE

Oltre che agli inevitabili appunti di dettaglio al prototipo, i piloti furono in genere critici nei confronti della cabina chiusa con la parte centrale scorrevole all’indietro, tipica del G. 50 e del C. 200. La diffidenza dei piloti trovava giustificazione in una certa difficoltà di azionamento per gli attriti sulle rotaie di scorrimento e alla presunta pericolosità in caso di abbandono del velivolo con il paracadute.

L’industria nazionale inoltre non era ancora in grado di produrre un materiale trasparente decente da cui derivava un rapido peggioramento della visibilità. Mentre gli inconvenienti architettonici e strutturali sarebbero stati facilmente rimediabili, l'avversità nei confronti della cabina chiusa derivava da una incallita tradizione della filosofia dell’acrobazia collettiva che voleva formazioni strettissime in cui i piloti si parlavano a segni e che in effetti nascondeva una ben più grave lacuna, quella della mancanza di un efficiente apparato radio che afflisse gli aeroplani italiani per quasi tutto il conflitto. Se la guerra spagnola stava insegnando che le nuove tattiche di combattimento richiedevano formazioni ridotte di due o tre aerei, strettamente integrate già nella fase addestrativa e che volavano a distanza di almeno 150-300 metri tra loro, si vede come la comunicazione ‘a segni’ e le formazioni strette avevano fatto il loro tempo.

 

Grazie... :rolleyes:

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  • 1 anno dopo...

Salve, sono un autore di fumetti, ho pubblicato 3 albi con la Rivista Aeronautica e in Francia.

Stavo cercando della documentazione relativa al Saetta, ma non riesco a sapere (mi servirebbe per una sequenza) come si accendeva il motore. Girando l'elica (ma non credo, con 850hp ti strappava le braccia...)? Usando un compressore esterno? Con un motorino di accensione?

Non riesco nemmeno a trovare filmati in cui si veda.

 

Grazie!

Paolo Raffaelli

Il mio blog

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Salve, sono un autore di fumetti, ho pubblicato 3 albi con la Rivista Aeronautica e in Francia.

Stavo cercando della documentazione relativa al Saetta, ma non riesco a sapere (mi servirebbe per una sequenza) come si accendeva il motore. Girando l'elica (ma non credo, con 850hp ti strappava le braccia...)? Usando un compressore esterno? Con un motorino di accensione?

Non riesco nemmeno a trovare filmati in cui si veda.

 

Grazie!

Paolo Raffaelli

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Accidenti! Non so rispondere alla domanda, ma devo riconoscere che i tuoi disegni fumetto sono a dir poco ....spettacolari...!!! Complimentissimi!!!

Credo che tu meriti uno spazio di maggiiore risalto su questo forum!! Vivissimi complimenti!!

Facci vedere altri tuoi splendidi disegni!!

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Salve, sono un autore di fumetti, ho pubblicato 3 albi con la Rivista Aeronautica e in Francia.

Stavo cercando della documentazione relativa al Saetta, ma non riesco a sapere (mi servirebbe per una sequenza) come si accendeva il motore. Girando l'elica (ma non credo, con 850hp ti strappava le braccia...)? Usando un compressore esterno? Con un motorino di accensione?

Non riesco nemmeno a trovare filmati in cui si veda.

 

Grazie!

Paolo Raffaelli

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Nella pagina precedente puoi trovare la scheda stilata da Blue Skye dove sono riportate molte informazioni utili tra cui una frase citata in un rapporto, questa: "...congelamento delle tubazioni per l’emissione della benzina per il funzionamento a basso regime; necessità di preriscaldare i motorini di avviamento e, ben più a lungo, l’olio dei motori ..."

 

Utile è anche questo video dove si vedono i molti avviamenti di alcuni monoplani italiani effettuati manualmente tramite manovella che andava innestata se non erro sul lato destro:

http://www.youtube.com/watch?v=JxicbKMvG3E&feature=related

 

Quello che non so è quand'è che si utilizzava il motorino e la manovella.

Modificato da Hicks
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Salve, sono un autore di fumetti, ho pubblicato 3 albi con la Rivista Aeronautica e in Francia.

Stavo cercando della documentazione relativa al Saetta, ma non riesco a sapere (mi servirebbe per una sequenza) come si accendeva il motore. Girando l'elica (ma non credo, con 850hp ti strappava le braccia...)? Usando un compressore esterno? Con un motorino di accensione?

Non riesco nemmeno a trovare filmati in cui si veda.

 

Grazie!

Paolo Raffaelli

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...ciao...

l'avviamento era tramite aria compressa fornita da una bombola all'interno dell'aeroplano, tramite un compressore garelli sempre interno all'aeroplano...era possibile anche usare un motocompressore esterno che veniva collegato dal lato sinistro della fusoliera....

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Per l' avviamento dall' interno del velivolo, come dice franzisket, si utilizzava un compressore ad aria, immagazinata in una bombola posizionata dietro il pilota.

Per l' accensione esterna si utilizzavano compressori portatili, che collegati a quello interno accendevano il motore.

Generalmente erano dei Garelli, ma esistevano anche altre marche.

Teoricamente si potevano accendere anche a mano facendo girare l' elica, ma era un operazione faticosa, venivano impiegati almeno 2 addetti.

I motori in linea invece, potevano essere accesi anche con una manovella, posizionata davanti alla cappottina del pilota.

Nell' Re 2001, l' addetto saliva sull' ala sinistra e immetteva la chiave a manovella nell' ingranaggio, e se il motore era in "forma" con qualche giro il Daimler - Benz, scoppiettando e sputando fumo bianco dai suoi 12 collettori, partiva come una spada.....................! :lol:

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  • 3 mesi dopo...

per quanto riguarda il primo uso a me risulterebbe una missione di scorta su malta già dal 23 di giugno del '40 ( e con la prima perdita).

anche il giudizio sull'armamento non penso che sia centrato, 2 mitragliarici, anche se con ridotta celerità di tiro per via della sincronizzazione, nel muso sono sempre meglio delle stesse 2 nelle ali dati i problemi indicati ("momento di inerzia lungo l’asse longitudinale") ma anche per la maggiore precisione intrinseca delle armi nel muso, fuori dalla zona di convergenza praticamente spari al bersaglio con una sola mitragliarice.

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  • 2 settimane dopo...

ciao,

interessante disquiszione sui caccia italici,che mi era sfuggita,sul miglior caccia italico,il Veltro sicuramente fu' il migliore utilizzato in buon numero,ma il Reggiane Re.2005,grazie al suo armamento e prestazioni,resta secondo me,e non solo,il migliore,peccato che arrivo' troppo tardi,era molto veloce,ben armato,anche il G55 non scherzava.

marco

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Il Macchi C.200 "Saetta" un aereo molto simile al fiat g50, insomma un buon aereo anche se il migliore caccia italiano resta Il Macchi MC 205 Veltro

E' assurdo paragonare il "Saetta" ad uno dei tre caccia della c.d. "serie 5": trattasi di velivoli appartenenti a generazioni profondamente differenti !!! E' cosa da tutti risaputa e accettata, caspita !!!

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  • 11 mesi dopo...
  • 9 mesi dopo...

.....si erano evidenziati problemi in caso di uscita col paracadute...bloccaggio del tettuccio....difficoltà di scorrimento all'indietro....almeno a sentire i piloti, tanto che molti volavano col tettuccio tutto aperto dal rullaggio all'atterraggio, per non avere di questi problemi in emergenza...........poi risolti lasciando solo il parabrezza (in realtà la "cabina chiusa" è sempre stata osteggiata dai nostri piloti da caccia, figli della filosofia aviatoria acrobatica degli anni '30......si diceva che con la cabina chiusa non si "sentiva" l'aria e quindi non ci si rendeva conto della velocità se non guardando in cabina gli strumenti...che nel volo acrobatico ,soprattutto in formazione, non è il massimo)...

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  • 2 anni dopo...

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