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Caucaso - News e Commenti - TOPIC UFFICIALE


Ospite intruder

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Dal link http://www.osservatoriocaucaso.org/article...ew/10726/1/213/

 

riporto un articolo sulla situazione nel Caucaso sovietico o russo che dir si voglia:

 

 

2008, un altro anno di conflitto

 

13.01.2009 scrive Giorgio Comai

 

 

In un recente rapporto, Kavkazskij Uzel riassume con dati e statistiche il conflitto nel Caucaso settentrionale nel corso dell'anno appena trascorso. Riassunto e rielaborazione di Osservatorio Caucaso

 

Secondo un rapporto di Kavkazskij Uzel, in contrasto con le rassicuranti dichiarazioni dei vertici politici di Inguscezia, Cecenia e Daghestan, il 2008 non ha portato pace e stabilizzazione nel Caucaso nord-orientale. Le statistiche raccolte da Kavkazskij Uzel parlano di almeno 226 rappresentanti delle forze dell'ordine uccisi durante scontri con i ribelli od in seguito ad attentati, e di oltre 420 feriti.

 

Secondo fonti ufficiali, nel corso del 2008, in seguito ad attentati, esplosioni od operazioni antiterroristiche, si sono registrate solo tra i civili oltre 65 morti e 139 persone ferite. Nel rapporto si fa inoltre menzione di 315 persone arrestate con l'accusa di far parte di "formazioni armate illegali" (questa la formula utilizzata nei comunicati ufficiali russi), mentre 231 persone che secondo le forze dell'ordine apparterrebbero a gruppi ribelli sono state uccise.

 

Considerando anche i guerriglieri che si sono consegnati volontariamente alle autorità (ufficialmente più di 80 nella sola Cecenia), risulta quindi che le cosiddette "formazioni armate illegali" avrebbero perso ben oltre 500 adepti nel corso dello scorso anno (si ricorda che nel marzo del 2008 il capo delle forze armate del ministero degli Interni russo aveva stimato che nell'intero Caucaso settentrionale fossero attivi circa 400-500 ribelli).

 

Nel 2008 si è registrato inoltre il rapimento di 45 persone nella regione; a questo tema è dedicato il documentario "Missing Lives. Disappearance and impunity in North Caucasus", prodotto in collaborazione con l'organizzazione per i diritti umani Memorial.

 

In Inguscezia, una repubblica situata tra Ossezia del Nord e Cecenia che conta meno di 500.000 abitanti, si è riscontrato nel 2008 un significativo aumento delle violenze; solo tra i rappresentanti delle forze dell'ordine, infatti, il numero delle vittime è passato da 32 nel 2007 a oltre 70 nel 2008, mentre i feriti sono più che raddoppiati, da 80 nel 2007 a 167 nel 2008.

Dopo l'uccisione di Magomed Evloev, direttore e giornalista del sito di informazione indipendente "Ingushetia.ru", e le seguenti manifestazioni di protesta della popolazione locale, il Cremlino ha dovuto reagire agli evidenti segnali di malessere e alla mancanza di sostegno del presidente della Repubblica di Inguscezia Zyazikov in questa regione. Nell'ottobre 2008, è stato quindi sostituito da Yunus-bek Evkurov, apparentemente più disposto al dialogo con le comunità locali.

 

Anche in Daghestan gli scontri tra forze dell'ordine e ribelli hanno causato numerose vittime: almeno 34 persone facenti parte di polizia ed esercito, ed oltre 50 accusate di sostenere attivamente la guerriglia. Per quanto riguarda questa regione, è particolarmente preoccupante il fatto che a fronte di 50 presunti ribelli uccisi si riscontrino non più di una dozzina di arrestati.

 

Sebbene lo scorso inverno il presidente ceceno Ramzan Kadyrov avesse dichiarato di avere definitivamente sconfitto i ribelli e che non fossero rimaste che poche decine di persone a condurre la guerriglia, in Cecenia si sono registrati violenti scontri anche nel 2008.

Secondo Kavkazskij Uzel, sarebbero stati uccisi 97 tra poliziotti e soldati, mentre sarebbero 115 le persone accusate di far parte di "formazioni armate illegali" cadute nel corso di operazioni antiterroristiche (secondo i dati del ministero degli Interni ceceno sarebbero invece stati uccisi 61 ribelli, 327 sarebbero stati arrestati e 82 si sarebbero consegnati).

 

Sebbene in Ossezia del Nord il livello del conflitto sia significativamente più basso rispetto al resto del Caucaso nord-orientale, in questa regione si sono verificati attentati ad alcune tra le principali figure politiche della regione. In particolare, il 26 novembre il 31 dicembre del 2008 sono stati uccisi rispettivamente l'attuale sindaco di Vladikavkaz, capitale dell'Ossezia del Nord, ed il suo predecessore.

 

Il rapporto di Kavkazskij Uzel evidenzia attraverso dati e statistiche alcune tendenze dell'attuale fase dello scontro tra forze dell'ordine e militanti di formazioni ribelli nel Caucaso nord-orientale.

Le milizie effettuano attacchi mirati a soldati e poliziotti dislocati nella regione, spesso riuscendo ad abbandonare indenni il luogo dell'assalto. Le forze dell'ordine reagiscono effettuando ampie azioni antiterroristiche; l'attuale legislazione permette alle autorità di delimitare un'area (che può includere una casa, un quartiere cittadino, o più centri abitati) e di stabilirvi a questo scopo uno speciale regime legale che limita la libertà di movimento dei residenti, e toglie numerose restrizioni all'attività delle forze speciali. Considerando che queste azioni portano spesso all'uccisione e non all'arresto di ribelli e presunti terroristi, è impossibile determinare con certezza quante siano effettivamente le vittime civili di questo conflitto di cui non si vede la fine, e che nel 2008 ha causato la morte di oltre 500 persone.

 

 

EDIT

 

 

Aggiungo il link al documentario “Missing Lives. Disappearance and impunity in North Caucasus” citato nell'articolo sopra riportato:

 

http://it.youtube.com/watch?v=2EdNle6sUq4&...ew/10726/1/213/

Modificato da picpus
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Non so se "L'idealismo sfrenato di stampo neocon è decisamente finito" ma so che non mi piace una considerazione del genere: "secondo voi vale la pena fare una guerra con la Russia per Kiev e Tblisi?" che lascia intendere che non vale la pena fare una guerra con la Russia per Kiev e Tbilisi, ma vale la pena farla per Londra e Roma, o qualsiasi altra capitale delle altre nazioni della Nato!!!

purtroppo per i russi questa evenienza non c'è.Con quel pagliaccio di Putin la russia non vale un centesimo dell'unione sovietica.Ha mandato i bombardieri in inghilterra,ha detto che avrebbe rifondato una superpotenza,puntato i missili ma non rifonda l'unione sovietica

Modificato da Su-35
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Ospite intruder
purtroppo per i russi questa evenienza non c'è.Con quel pagliaccio di Putin la russia non vale un centesimo dell'unione sovietica.Ha mandato i bombardieri in inghilterra,detto che avrebbe rifondato una superpotenza,puntato i missili ma alla fine fa solo parole.Non ha neanche tolto Sakashvili

 

 

Sai com'è, i tempi della Rivolta d'Ungheria sono finiti, oggi non si possono più impiccare (dopo avergli magari strappato le unghie nelle segrete della Lubyanka) i capi di stato stranieri, al massimo puoi trucidare i giornalisti scomodi sul portone di casa.

Modificato da intruder
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... Con quel pagliaccio di Putin la russia non vale un centesimo dell'unione sovietica. ...

Almeno esiste ancora (anche se non si sa per quanto!) ma la tua unione sovietica (fai bene ad usare il minuscolo!) che fine miserabile ha fatto?!?!?! Te lo ricordi, no?!?!?!

 

Non è stata forse ANNICHILITA per sempre dalla forza dell'Occidente democratico ed è rimasta solo nei sogni di qualche povero demente nostalgico?!?!?!

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purtroppo per i russi questa evenienza non c'è.Con quel pagliaccio di Putin la russia non vale un centesimo dell'unione sovietica.Ha mandato i bombardieri in inghilterra,detto che avrebbe rifondato una superpotenza,puntato i missili ma alla fine fa solo parole.Non ha neanche tolto Sakashvili

 

 

Ma non eri Putiniano fino a due giorni fa? :rotfl:

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Forse non gli ha pagato lo stipendio, 'sto mese.

 

Mannaggia alla crisi, probabilmente staranno spendendo troppo a pagare quel professore di S. Pietroburgo che va in giro per il mondo a dire che gli USA entro il 2010 si divideranno :rotfl: (lui stesso ammette di esser finanziato dal Cremlino)

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Almeno esiste ancora (anche se non si sa per quanto!) ma la tua unione sovietica (fai bene ad usare il minuscolo!) che fine miserabile ha fatto?!?!?! Te lo ricordi, no?!?!?!

 

Non è stata forse ANNICHILITA per sempre dalla forza dell'Occidente democratico ed è rimasta solo nei sogni di qualche povero demente nostalgico?!?!?!

demente sei te che pensi che lo scontro era buoni contro cattivi.Americani contro russi,i buoni contro i cattivi.

L'unione sovietica non è stata annichilita per sempre, la russia è una superpotenza e se avesse un capo come Ziuganov tornerebbe.L'america ha paura della russia,in georgia non ha mandato un aereo

Modificato da Su-35
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picpus mi ha dato del demente

Evidentemente non sai neanche leggere!

 

Io ho scritto:

 

" ... è rimasta solo nei sogni di qualche povero demente nostalgico ... ", se ti riconosci nella mia frase, è un problema tuo, non mio!

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Evidentemente non sai neanche leggere!

 

Io ho scritto:

 

" ... è rimasta solo nei sogni di qualche povero demente nostalgico ... ", se ti riconosci nella mia frase, è un problema tuo, non mio!

Si chiama coda di paglia... E' sempre piacevole discutere con chi difende con valide argomentazioni opinioni opposte alle proprie, ma interventi del tipo "la Russia è grande e tornerà" o "gli USA hanno paura della Russia" più che una cascata di braccia non suscitano...

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Dalla rubrica "Cronaca - News" del sito "Congedati Folgore", http://www.congedatifolgore.com/ , riporto l'articolo seguente:

 

 

RASSEGNA STAMPA

 

Martedì, 27 Gennaio 2009

by webmaster

 

LA PROVINCIA DI CREMONA del 27 Gennaio 2009

 

 

GEORGIA: IN PATTUGLIA SUGLI SCARAFONI

 

 

Lorenzo Tavella (Capitano di Fregata)

 

La pattuglia formata da Tango 7 e Tango 10 avanza in ricognizione lungo la tortuosa strada sterrata che costeggia il fiume Inguri; confine, una volta solo geografico ed ora anche politico, tra la Georgia e l’autoproclamata Repubblica Abkhaza.

 

Tango 7 e Tango 10 sono i nomi in codice di due dei sette veicoli blindati VM 90 che l’Italia ha inviato in Georgia nell’ambito della missione EUMM (European Union Monitoring Mission) per controllare il rispetto dell’accordo di pace stipulato, dopo la guerra d’agosto, tra la Georgia e la Russia, intervenuta a supporto delle due repubbliche separatiste di Sud Ossezia ed Abkhazia.

 

Insieme agli ‘Scarafoni’, così sono familiarmente soprannominati tali mezzi, vi sono 35 uomini appartenenti a tutte le Forze Armate e specialità: paracadutisti, alpini,carabinieri, un nucleo aeronautico ed un manipolo di tre marinai.

 

Numericamente siamo in minoranza ma, in compenso, abbiamo il comando della missione. In realtà è dai primi anni ’90 che l’autoproclamata Repubblica Abkhaza, forte di una marcata diversità etnica e linguistica, è di fatto autonoma.

 

Da quando, cioè, conquistò la sua indipendenza al termine di una sanguinosa guerra intestina, costata decine di migliaia di vittime, contro il resto della Georgia. La breve guerra dell’agosto 2008, meno cruenta su questo fronte rispetto a quella osseta, seguita dal riconoscimento russo dello status indipendente della Repubblica Abkhaza, ha quindi sancito una situazione, in sostanza, già in atto da anni. Ma la Georgia non si rassegna alla perdita definitiva di una delle sue regioni più ricche e belle ed insiste affinché la comunità internazionale non solo non riconosca la Repubblica Abkhaza, ma si mobiliti perché essa torni ad esserne sua parte integrante.

 

La vicenda, da un punto di vista politico, sembra essere in un vicolo cieco.

 

Ricapitolando. Da una parte la Russia, che, per propri motivi strategici e forte del precedente kossovaro, appoggia l’Abkhazia, ritenendo che essa abbia diritto alla propria indipendenza e, tanto per rendere più chiara la sua posizione, ha schierato nell’area ingenti forze militari.

 

Dall’altra la Georgia che, in nome del rispetto della propria integrità territoriale, reclama il diritto a riappropriarsi di quella che considera essere storicamente una propria regione. Nel mezzo, con l’ovvia eccezione della Russia e quella un po’ più singolare del Nicaragua, uniche nazioni finora ad aver formalmente riconosciuto la Repubblica Abkhaza, si pone l’intera comunità internazionale. Essa, sia pure con un certo imbarazzo dopo il recente riconoscimento del Kossovo, ritiene infatti legittimo il diritto della Georgia a ristabilire la propria integrità territoriale ma, concretamente, ben poco può fare di fronte all’intransigenza del governo secessionista abkhazo e soprattutto ai carri armati russi schierati a sua protezione.

 

In questa intricata matassa politico-militare, l’Unione Europea ha deciso comunque d’impegnarsi, inviando da settembre una missione di circa 200 osservatori non armati dislocati lungo le zone calde di confine di Abkhazia e Sud Ossezia.

 

Il contingente italiano, responsabile per il controllo della linea di confine abkhazo-georgiano, è di base a Zugdidi una cittadina di circa 60.000 abitanti ubicata a 15 km circa dal principale posto di frontiera. Con noi e sotto nostro comando, 25 tedeschi 5 cechi e 5 lituani, Primo scopo della missione era verificare il ritiro delle truppe russe che ancora stazionavano in quest’area della Georgia dopo la guerra d’Agosto. Successivamente, controllare il rispetto del cessate fuoco e la demilitarizzazione della zona a ridosso del confine.

 

Al momento gli obiettivi appaiono in parte raggiunti, anche se le autorità secessioniste dell’Abkhazia impediscono ai monitor europei di entrare nella loro regione, almeno fintanto che l’Europa non la riconoscerà ufficialmente come stato autonomo. Non sono mancati, soprattutto nella prima fase della missione, incidenti di frontiera o provocazioni da entrambe le parti. E’ ovvio che una missione di 70 uomini impegnati a controllare una linea di confine di oltre 60 chilometri, presenta dei limiti oggettivi.

 

E’ altrettanto innegabile però l’effetto deterrente creato da una forza neutrale che può verificare l’esatta dinamica degli eventi, soprattutto in un’area in cui ogni canale informativo, ufficiale o mediatico, appare essere manipolato e manipolabile. Cambiano regimi e uomini, ma, in questa zona del mondo che ha dato i natali a Stalin e a Beria, i dettami di scuola sovietica, per quanto riguarda disinformazione e contro-informazione, appaiono ancora saldamente rispettati da entrambe le parti.

 

Ad agevolare il nostro compito, almeno rispetto ai colleghi francesi, impegnati nel medesimo compito in Sud Ossezia, ci pensa la morfologia del terreno. Qui infatti gran parte della linea di demarcazione coincide con il fiume Inguri che garantisce se non altro un riferimento geografico certo. Esistono tuttavia delle eccezioni, costituite da tre piccole aree con alcuni villaggi che, pur essendo ad ovest del fiume, appartengono alla Georgia propriamente detta.

 

Ed è proprio qui che si è registrato il maggior numero d’incidenti di frontiera.Check-point georgiani e abkhazi si fronteggiano infatti a poche centinaia di metri di distanza.

 

Qualche volta ci scappa la raffica di AK-47, il colpo di RPG, l’esplosione di una mina.

 

Queste azioni, nella maggior parte dei casi, appaiono essere atti dimostrativi, provocazioni o conseguenze della vodka che qui scorre a fiumi, ma talvolta trascendono. Dall’inizio della missione si contano infatti già tre vittime, tutte georgiane. Accanto a questo aspetto più propriamente militare, la missione, grazie all’apporto di quattro specialisti appartenenti al Ministero degli Esteri, s’interessa anche di cooperazione civile. In particolare del rispetto dei diritti umani e del monitoraggio della situazione dei numerosi rifugiati georgiani provenienti dall’Abkhazia. Essi, dopo le due guerre, hanno trovato protezione nella zona di Zugdidi : per loro solo condizioni di vita misere e la remota speranza di tornare un giorno a riappropriarsi di case e terreni rimasti ad ovest dell’Inguri.

 

Mentre i rappresentanti politici delle parti in causa si trovano mensilmente a Ginevra per trovare, con la mediazione europea, una difficile soluzione diplomatica alla questione, Tango 7 e Tango 10, sobbalzando sullo sterrato fangoso lungo il confine, continuano a pattugliare e vigilare sul rispetto del cessate il fuoco. Se questi mesi, in questa area martoriata del Caucaso, sono stati relativamente di pace il merito sarà soprattutto loro.

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  • 2 settimane dopo...

Dalla rubrica "Cronaca - News" del sito "Congedati Folgore", http://www.congedatifolgore.com/ , eccovi l'articolo seguente:

 

RASSEGNA STAMPA

 

Sabato, 7 Febbraio 2009

by webmaster

 

 

SIENA - Ci siamo trovati in mezzo a due fuochi. Da una parte sparavano russi e milizie dell'Abkhazia. Dall'altra rispondevano i militari georgiani. Noi, disarmati secondo le regole di ingaggio, abbiamo trovato fortunatamente un riparo e ci siamo salvati. Ma in quel momento abbiamo avuto paura.» Il tenente Salvatore Piazza, paracadutista della "Folgore" di stanza al 186mo Reggimento, caserma Bandini, è appena tornato dalla missione di peacekeeping in Georgia insieme ai suoi commilitoni Franco De Rinaldis, maresciallo capo, e Aniello Cerqua, caporale maggiore scelto.

 

I tre hanno preso parte alla missione di pace insieme a 200 operatori della forza peacekeeper che partecipano alla missione Eumm, quaranta dei quali italiani e 10 della brigata paracadutisti Folgore.

 

Il tenente Salvatore Piazza, team leader del gruppo, originario di Palermo, il maresciallo capo Franco De Rinaldis, pugliese, e il caporal maggiore scelto Aniello Cerqua, campano, sono partiti lo scorso 23 settembre, "scelti tra coloro che sapevano parlare bene l'inglese e avevano delle capacità specifiche come quelle di conduttore e meccanico", spiega il tenente. "Infatti ogni gruppo doveva essere autonomo, composto di tre persone più un interprete che parlava russo. Nessuno era armato nè in uniforme militare, riconoscibili dalle divise fornite dall'unione europea. Il nostro compito - prosegue il tenente, a Siena dal 2006 - era quello di monitorare il ritiro delle truppe russe dalla Georgia. Era stato stabilito che tutto avvenisse entro l'8 ottobre, ma non sono mancati momenti di frizione vissuti in prima persona". E non deve essere facile trovarsi, disarmati, nel bel mezzo di un conflitto a fuoco, come è accaduto al team di militari senesi. "Abbiamo messo a frutto l'istruzione ricevuta - spiega con perfetta professionalità - ma ci sono anche colleghi che sono rimasti feriti o hanno perso la vita". I compiti della missione, effettuata da militari in attesa dell'arrivo dei civili, erano stati concordati tra il presidente francese Sarkozy e il presidente russo Medvedev, e prevedevano il non ricorso alla forza, il definitivo stop alle ostilità, il libero accesso agli aiuti umanitari, il ritiro delle forze armate georgiane e il ritiro di quelle russe sulle posizioni che occupavano prima della crisi. "La situazione della popolazione - proseguono i partecipanti alla missione - è abbastanza critica. C'è povertà e ci sono tanti profughi. Il governo georgiano ha stabilito una specie di paga mensile, per chi non ha lavoro, che ammonta appena a 14 euro al mese". "E' stata una missione impegnativa ma poco conosciuta e considerata - ha spiegato il colonnello Aldo Zizzo, comandante del 186° reggimento Folgore. - Nel frattempo un'altra parte degli uomini era impegnata nell'operazione a Castel Volturno, che si è conclusa a gennaio. Ed adesso siamo già in fase di addestramento in previsione della partenza per l'Afghanistan che avverrà entro il primo semestre 2009".

Modificato da picpus
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  • 3 settimane dopo...

Ecco cosa succede nelle periferie dell'impero

 

IEREVAN (Armenia) - Armeni in piazza contro il governo. A un anno esatto dai sanguinosi scontri tra polizia e manifestanti che portarono a dieci morti e centinaia di arresti, almeno 10mila persone sono tornate oggi a protestare nella capitale Ierevan. Repressione della dissidenza e sistematico uso della forza da parte della polizia, tra le accuse mosse al presidente Serzh Sarksyan dai movimenti per i diritti umani, che hanno partecipato alla manifestazione. L'opposizione e' tornata con l'occasione a invocare nuove elezioni. (Agr)
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  • 3 settimane dopo...
Ospite galland

Segnalo sul corrente numero di "Internazionale" (n.787), da oggi in edicola, un servizio fotografico dalla Cecenia: "Grozny oggi" del reporter Daid Monteleone, su vari aspetti della ricostruzione della martoriata capitale caucasica.

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Per comprendere tutto ciò che avviene oggi nel Caucaso, è necessario un minimo di ricostruzione storica.

 

Eccovi il link ad un filmato che ripercorre la "pulizia etnica" operata dai sovietici (alias, russi) nei territori caucasici, mediante la deportazione in massa, spesso integrale, dei popoli autoctoni in Siberia ed in Asia Centrale, operata, su ordine di Stalin, nel 1944/1945:

 

http://www.osservatoriocaucaso.org/article...ew/10954/1/206/ (cliccate su "scheda video")

 

 

Un articolo di approfondimento, al link che segue:

 

http://www.osservatoriocaucaso.org/article...ew/10958/1/204/

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  • 3 settimane dopo...
Ospite intruder

Nella capitale georgiana Tbilisi per oggi e' prevista una nuova manifestazione contro il presidente Mikhail Saakashvili. Fino a ieri sera decine di migliaia di persone avevano manifestato per chiedere le dimissioni di Saakashvili, accusato da una larga parte della popolazione georgiana dell'insuccesso militare della scorsa estate contro la Russia, ma anche di non rispettare le regole democratiche e i diritti umani e di non fare abbastanza per combattere la crisi economica.

 

 

www.ansa.it

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  • 4 settimane dopo...

Interessante approfondimento sulla situazione del Nagorno-Karabakh, territorio dell'Azerbaijan (paese musulmano ma, tendenzialmente, filoccidentale), in atto occupato dall'Armenia (filorussa).

 

Degno di nota, in particolare, l'intervento del carismatico uomo politico lituano Vytautas Landsbergis (minuto 05:32 del video), leader indiscusso della rivolta del suo paese contro la barbarie sovietica nel 1991, che portò alla riconquista dell'indipendenza lituana prima, e poi degli altri due stati baltici (Lettonia ed Estonia), nonché alla successiva definitiva implosione dell'Impero del Male bolscevico.

 

Landsbergis pone l'accento sulla paura che ha l'Azerbaijan di fare la fine della Georgia.

 

Eccovi il link all'articolo (testo + video):

 

http://it.euronews.net/2009/03/06/what-doe...ct-from-the-eu/

Modificato da picpus
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I sovietici (o russi che dir si voglia!), con la complicità dei collaborazionisti locali, prendono possesso degli stati-fantoccio dell’Ossezia del Sud e dell'Abkhazia, regioni della Georgia, sottratte alla stessa, ancor prima della guerra dell'agosto 2008:

 

 

Eccovi il link all'articolo relativo (testo + video):

 

http://it.euronews.net/2009/05/03/bandiera...zia-e-abkhazia/

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