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  1. La Motobomba FFF Sviluppo A Vigna di Valle, già dalla metà degli anni Trenta, si sperimentarono armi aero-navali efficacissime. Una delle più conosciute è la Motobomba “F.F.F.” (o “3F”) che, pur avendo ottenuto brillantissime prestazioni ed essendo stata mostrata con successo alla presenza del Re e di Mussolini nel 1939, non verrà mai messa in produzione, per una questioni di costi, in quantità rilevanti. Essa deve il suo nome alle iniziali dei suoi tre progettisti: il Tente Colonnello Freri, il Colonnello Fiore ed il Capo Disegnatore Filpa. Viene presentata per la prima volta ai massimi vertici politici ed aeronautici dell’epoca nel 1935 fuori Parioli; presenti vi sono Benito Mussolini, l'Ammiraglio Domenico Cavagnari, il Generale Giuseppe Valle e altri alti ufficiali. È un’arma innovativa, studiata specificatamente per affondare navi nemiche all’ancora nei porti, e si dimostra estremamente efficiente. Si tratta di un siluro paracadutabile di 50 cm di diametro e del peso di 360 kg, dei quali circa 1/3 (120 kg) di esplosivo (sebbene all'inizio non superasse i 90), che può essere paracadutato da un bombardiere fra i 4.000 ed i 5.000 m: nei primi modelli ha la caduta viene frenata da un solo paracadute di circa 6 mq di superficie, agganciato alla parte centrale della bomba, il quale si apre automaticamente a circa 130 metri dall’acqua. Una volta in acqua, si stabilizza alla profondità di circa 1 m, gli interruttori a mercurio ne attivano la propulsione elettrica ed inizia a compiere un percorso rotatorio a spirale crescente per 15-30 minuti (ma anche 45-60 minuti secondo altre fonti) alla velocità di circa 40 nodi, fino a centrare un qualsiasi bersaglio sulla sua rotta e la spoletta ad impatto la fa esplodere contro l’opera viva della nave. Nei modelli successivi (Mk.II) la motobomba sarà perfezionata con l’aggiunta di un paracadute addizionale, cosiddetto “pilota”, di circa 1,5 mq di superficie, entrambi agganciati alla coda del siluro, che ne riducono la velocità di caduta fino a 100 m/s. Il tentativo di dotare la motobomba di una spoletta ad acciarino magnetico non ha esito felice: l’arma viene invece provvista di un sistema di autodistruzione, che entra in azione alla fine della corsa elicoidale o a 50 minuti dall’impatto con l’acqua. Due immagini che illustrano l’impiego della motobomba: sopra un disegno originale che mostra la versione migliorata della 3F, con il suo posizionamento verticale in caduta frenata, sotto il suo percorso preprogrammato, elicoidale dal punto di impatto con l’acqua, al centro, fino all’esplosione dell’ordigno per urto. Impiego operativo Il costo dell'arma non era marginale, dopotutto si trattava di un siluro a “lenta combustione” o di una mina semovente, a seconda di come la si valutava. Gli Italiani ne ordinarono solo 500. Erano armi non particolarmente ben comprese, insomma, mentre i Tedeschi, più aperti alle innovazioni, ne furono impressionati durante un ciclo di prove a Travemünde e ne ordinarono ben 2.000, dovendo impegnarsi a ripianare le materie prime usate per la costruzione. Sin dall'inizio del conflitto gli italiano progettarono di impiegarle in attacchi combinati contro gli stabilimenti portuali di Alessandria e Gibilterra; proprio contro quest'ultima furono indirizzate le prime due missioni; una del 17 e l'altra del 25 luglio 1940, entrambe abortite prima del decollo. Fu solo il 20 agosto che il maggiore Lucchini condusse con successo un'azione contro l'enclave britannico, quando tre Savoia-Marchetti SM.82 “Marsupiale” sganciano il loro carico di bombe ad alto potenziale esplosivo nelle acque del porto, ancora illuminato di notte, poiché gli Inglesi non erano ancora a conoscenza delle capacità operative di questo trimotore. L'azione fu coordinata con altre operazioni su obiettivi in Albania, Libia ed Egitto. Gli aerei del 32° Stormo ripeterono una simile missione il 5 giugno 1941, con 6 motobombe l'uno, seguiti da un altra già l'11, quando tre ordigni finirono, spinti dal vento e dalla corrente, sull'abitato spagnolo limitrofo: una esplose facendo vittime, l'altra fu recuperata dagli Spagnoli. Nella notte tra il 13 e il 14 dello stesso mese, un'azione fu portata a termine dal Tenente Torelli (basato a Rodi) contro il porto di Alessandria. Ma fu nell'estate del 1942 in cui si vide il più largo impiego dell'arma contro il convoglio PEDESTAL, diretto a Malta, durante la cosiddetta “battaglia di Mezz'agosto”. Il 12 vide in azione contro bersagli in mare 10 S.M.84 del 38° Gruppo del 32° Stormo, i quali furono inviati ad intercettare la formazione navale nei pressi di Capo Spaventino. Qui i velivoli lanciarono il proprio carico bellico davanti alle navi inglesi, le quali, tuttavia, videro ciò che stava accadendo e manovrarono per evitarle, mentre due SM.84 vennero abbattuti. Il disordine creato però permise l'infiltrazione di attacchi convenzionali contro il naviglio britannico. Nel settembre del 1942 erano presenti in Italia non meno di 180 esemplari, di cui 80 di seconda generazione (Mk.II) in Sardegna, 50 in Sicilia ed altri 50 presso la 5° Squadriglia sperimentale. La Motobomba FFF venne ceduta, come accennato sopra, o ne fu comunque ceduto il diritto di utilizzo del brevetto, alla Germania Nazista: l’Alleato la produsse in proprio, ribattezzandola “Fugzeugtorpedo LT350”, e la impiegò con grande successo in azioni della Luftwaffe. I Teutonici usarono in massa le loro FFF, cominciando con 72 ordigni contro Tripoli, il 19-20 marzo 1943, affondando due navi ausiliarie e danneggiando gravemente il cacciatorpediniere di scorta HMS Derwent, il quale fu spiaggiato fino a quando fu possibile avviarne il motore e riportato in Inghilterra, anche se non fu mai riparato. Sempre su Tripoli 32 ordigni vennero utilizzati il 26-27, e 70 il 13-14 aprile. Il 15-16 aprile 33 vennero sganciati su Bona e alcune “3F” furono impiegate anche a Siracusa durante lo sbarco alleato in Sicilia. I risultati furono positivi contro navi che erano raggruppate in massa nelle rade, senza reti parasiluri. L'operazione in cui furono usate più massicciamente avvenne contro Bari il 2 dicembre 1943, quando 105 aerei Ju.88 usarono le F.F.F. (e presumibilmente altre bombe), per distruggere le 30 navi all'ormeggio. Ne affondarono ben 17, inclusa una che aveva a bordo ordigni con la mortale Yprite. Ma la storia della 3F non termina qui: sopravvisse infatti alle vicende della Seconda Guerra Mondiale e fu oggetto di nuova valutazione militare a Vigna di Valle addirittura nel 1954, in quanto ancora suscettibile di impiego operativo. Qui ho trovato un video davvero ben fatto che illustra un ipotetico impiego con riproduzioni fatte al computer di Ju.88: http://www.youtube.com/watch?v=Pe6ovQPyiuk
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