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Athens

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  1. Ho l'impressione che sarà proprio questa guerra, e le sue conseguenze sull'Occidente, a chiudere il momento storico della crisi di identità europea. Per loro natura, i conflitti non si prestano facilmente a favorire da parte di paesi terzi scelte politiche di neutralità fra due contendenti a meno che il soggetto neutrale non fosse storicamente tale già prima dello scoppio delle ostilità (vedi Svizzera). Nel caso ucraino al momento si è verificato addirittura l'opposto, ovvero due nazioni non propriamente neutrali ma comunque "non NATO" come Svezia e Finlandia che hanno colto l'occasione di entrare nell'Alleanza. Riguardo la possibilità di vedere in un futuro più o meno prossimo qualche nazione dell'Occidente in cui si formino maggioranze politiche esplicitamente favorevoli al caro zio Vladimir, tenderei a escluderlo. Un soggetto politico che adottasse questa linea andando contro le posizioni di UE e NATO diventerebbe immediatamente un paria o un appestato, con tutte le conseguenze del caso. No, il prezzo da pagare sarebbe troppo alto.
  2. In linea generale è così, ma nel caso specifico la questione per quanto riguarda i tedeschi è più complessa: la Germania ha un bisogno disperato di gas perché le loro fonti di energia idroelettrica sono irrilevanti, perché ha da tempo virato verso la rinuncia (folle) al nucleare, perché le rinnovabili (essenzialmente fotovoltaico) non sono assolutamente in grado di sostenere una quota significativa del fabbisogno energetico tedesco, che oggi è basato soprattutto sul carbone che inquina come se non ci fosse un domani. Da cui, la vitale importanza dei gasdotti Nord Stream. Senza il gas russo, Berlino va ineluttabilmente verso il disastro energetico. Le remore tedesche nel collaborare alla spallata occidentale in Ucraina sono quindi basate su ragioni che dal loro punto di vista sono estremamente concrete.
  3. Se le cose stanno in questi termini, è evidente che ci (ri)troviamo di fronte a interessi contrapposti di USA e Germania. I tedeschi guardano a quello che avverrà dopo il termine del conflitto e il loro principale interesse è non guastare eccessivamente i rapporti con la Russia, che prima del 24 febbraio 2022 era il loro principale fornitore energetico. Cosa da sempre vista come il fumo negli occhi da Washington. Peccato però che gli USA sarebbero capacissimi, se volessero, di inviare a Kiev un paio di centinaia di Abrams in modo da "accontentare" Berlino e non far fare ai tedeschi la figura di quelli che hanno dato il colpo finale al caro zio Vladimir con i loro carri armati. Io però non accantono l'ipotesi che queste potrebbero essere solo schermaglie di facciata e che le decisioni siano già state prese di comune accordo. Esistono tempi precisi per organizzare il tutto per bene, addestrare gli equipaggi ed organizzare la catena logistica non è cosa che si fa dall'oggi al domani. Staremo a vedere.
  4. Limitazioni politiche e cautele tecnologiche premettendo (vedi per esempio il rifiuto svizzero di concedere il permesso all'esportazione in Ucraina degli Skyguard o le questioni di riservatezza delle tecnologie delle corazzature Chobham di Challenger e Abrams), il buon senso presupporrebbe di cercare di evitare ulteriori deliri logistici in merito alle forniture di sistemi d'arma. Se AH-64, A-10 e F-16 sono presumibilmente disponibili a stock in quantità adeguate alla bisogna e non è che abbiano alternative numericamente e tecnicamente plausibili fra i paesi NATO/UE, per gli MBT il discorso è diverso: logica imporrebbe di ricostituire la componente corazzata ucraina attingendo alle scorte di un solo modello, che in questo caso potrebbe essere il Leo2, sicuramente disponibile in quantità notevoli nelle sue diverse versioni. Ipotizzare il contemporaneo utilizzo di Abrams, Leo2 e quel che resta degli MBT ex sovietici mi sembra qualcosa di superiore ai più sfrenati deliri di certe nazioni asiatiche (India, per non far nomi).
  5. A quanto pare, la Svizzera si mette di traverso e non concede ai supporters europei dell'Ucraina il permesso di fornire a Kiev gli Skyguard. Forse questo è il motivo per cui gli Spada dismessi dagli italiani sono ancora coconizzati e non hanno preso la via dell'est anche loro. https://aresdifesa.it/la-svizzera-blocca-la-cessione-allucraina-dei-sistemi-aspide-spagnoli/?fbclid=IwAR0aSFi4GeDDh6A8jOwOaWEFkJ3yz17jd2qcxcTPCQUBdAlg7UmGc9UUqdQ
  6. Ma se anche ammettessimo che Klishchiivka sia stata effettivamente conquistata, o anche se lo fosse prossimamente insieme a Bakhmut e Soledar (abbondo...), tatticamente la cosa mi risulta del tutto incomprensibile. In quella zona l'unico obiettivo veramente significativo sarebbe Kramatorsk, sia perché è il capoluogo del distretto e sia perché lì c'è la ferrovia. Ma da quel che leggo da parte di accreditati analisti (cito ad esempio il Col. Stirpe), sarebbe da escludere categoricamente che i russi al momento dispongano di forze sufficienti per provare ad attaccare Kramatorsk. L'ipotesi di conquistare la linea Klishchiivka-Bakhmut-Soledar mi pare priva di senso anche supponendo che ciò sia finalizzato a costituire un migliore fronte difensivo per contrastare future avanzate ucraine in direzione sud-est: dall'osservazione dell'orografia del territorio, ci rendiamo conto che non esistono in quella zona colli di bottiglia naturali che consentano a un difensore di costringere l'attaccante a seguire un percorso obbligato su cui potersi attestare e bloccarne l'avanzata. Insomma, la cosa non ha un senso logico tranne che in ottica politico/propagandistica. Sempre ammesso che le pesantissime perdite finora subite giustifichino tale risultato.
  7. A breve sicuramente no, prima di aprile non servirebbero, vista comunque la necessità di far passare il periodo del fango primaverile per dare la necessaria mobilità ai veicoli logistici che dovrebbero supportare l'offensiva. Comunque, numericamente i carri ci sono (parlo ipoteticamente di Leo1 per le brigate meccanizzate e Leo2 per quelle corazzate). Quindi la questione è essenzialmente politica, come sempre. E qualsiasi sia l'approccio politico al problema da parte dei diversi attori europei e d'oltre Atlantico, c'è un dato di fatto ineludibile: poiché l'Ucraina dipende integralmente dall'Occidente per lo sforzo bellico, e poiché per vincere questa sciagurata guerra serve compiere operazioni offensive in cui le masse corazzate sono assolutamente imprescindibili, l'Occidente si trova di fronte alla scelta se permettere agli ucraini di vincere ricacciando i russi al di fuori dei confini ante invasione o se invece consentire ai russi di raggiungere i propri obiettivi strategici, che sia per via militare o diplomatica poco importa. Non c'è una terza opzione. Qualsiasi sia la conclusione della guerra, sarà l'Occidente nel suo complesso a risultare vincitore o sconfitto, e questo la politica DEVE saperlo. Cercare di tirarsi indietro ORA... è troppo tardi, e del resto è stato già troppo tardi nel momento stesso in cui è stata presa la decisione di supportare Kiev all'inizio del conflitto. Per cui, non le cancellerie ma la logica e l razionalità ci dicono che a la guerre comme a la guerre. La ovvia conseguenza di questo ragionamento è che i carri dovranno arrivare, e in numero sufficiente. Spero di non sbagliarmi, perché continuare a tempo indeterminato con la guerra d'attrito sarebbe un disastro umano e materiale sia per l'Ucraina che per l'Occidente. Questa guerra deve finire il più presto possibile.
  8. Punto 1: beh, se i mezzi efficienti sono Leo2 o Challenger, il fatto di non essere proprio versioni "up to date" non rappresenta di per sé un problema se sono utilizzati correttamente. Dipende tutto dal contesto operativo. Punto 2: ogni carro armato ha manutenzione "da campo". E' una questione di addestramento di equipaggio e specialisti. Punto 3: facendo i conti della serva, per condurre plausibili operazioni offensive dovrebbero essere messe a disposizione degli ucraini almeno 5-6 brigate corazzate (quindi 5-600 carri), di cui almeno tre brigate da impiegare sulla direttiva principale di attacco, una per un attacco diversivo, una in riserva e una per tappare eventuali buchi. In assenza di tale presupposto, non credo che gli ucraini attaccherebbero. Punto 4: si presume che F-16 e A-10 o roba del genere arrivi in quantità sufficiente per fornire il necessario supporto tattico ravvicinato. Punto 5: l'intelligence al momento non è un problema, visto che gli ucraini sono in grado di avere una idea precisa in tempo quasi reale di tutto ciò che avviene nelle retrovie nemiche. E i russi invece no. Punto 6: gli ucraini hanno imparato a usare M109 e Himars molto rapidamente. Anche qui, tutto sta a capire la qualità dell'addestramento che l'Occidente è/sarà in grado di fornire loro, nonché le tempistiche necessarie. Poi c'è anche da dire che, contrariamente a quanto hanno fatto gli stati maggiori russi, che si sono sempre piegati alle direttive del potere politico combinando disastri, finora gli stati maggiori ucraini hanno agito in autonomia e non hanno sbagliato niente. Mi auguro che continuino così e che non si avventurino in azzardi rischiosi. Punto 7: con la propaganda non si vincono le guerre, gli Armata sono al momento mezzi che non hanno dimostrato ancora quale sia la loro effettiva valenza bellica, e non vedo ragione per considerare un LeoA4 operativamente inferiore a un T90 o a un T72 aggiornato, anche senza tener conto della capacità dei comandanti di condurre i loro eserciti in modo corretto e la - questa sì indiscutibile - enorme differenza di motivazione fra gli ucraini a giusta ragione incazzatissimi e pronti a morire per la propria terra e i russi che probabilmente non sanno nemmeno cosa ci stanno a fare lì. Alla fine, come finora le operazioni hanno dimostrato, pendo che tutto sta a vedere di che pasta siano fatti i comandanti piuttosto che i loro mezzi.
  9. Incredibile no, visto che i KH-22 furono originariamente progettati per attacchi nucleari di area in cui la precisione non era un requisito primario. Nella conduzione della guerra attuata dai militari russi su direttive del Cremlino, l'utilizzo di questi veri e propri reperti di archeologia bellica ha una sua logica perversa. Presupposto che non si tratta di designazione di obiettivi tattici sul campo di battaglia ma - almeno intenzionalmente - di colpire assetti di carattere strategico come la filiera di produzione elettroenergetica e la rete logistica ucraina, i russi fanno con ciò che hanno cercando di ottimizzare la scelta dei vettori in funzione di intaccare il meno possibile ciò che di più moderno è disponibile, accettando di conseguenza i più che concreti rischi di danni collaterali dovuti alla scarsa precisione di tali armi. Quello di non tener conto delle sofferenze inflitte alla popolazione civile è un comportamento cinico e criminale ma che non è comunque una novità essendo evidentemente codificato nelle dottrine operative inerenti le regole di ingaggio sin dall'epoca sovietica: vedasi quanto già ripetutamente visto in passato (Groznyj e Aleppo, per esempio). Nota a margine: nella galassia del nostrano pacifondaismo mediatico, non sto ancora vedendo nei confronti di queste stragi indiscriminate lo stesso livello di indignazione mostrato in passato nel caso di episodi ben più limitati di vittime civili disgraziatamente coinvolte in azioni di guerra da parte occidentale, in cui le regole di ingaggio sono ben più rigorose.
  10. Non "i russi". Putin. Che non è "la Russia", ma è quello che "la comanda". Per adesso. Inizialmente, questa ipotesi non era affatto contemplata. Come tu stesso osservi, al Cremlino erano convinti che sarebbe stata una scampagnata e che i carri russi sarebbero entrati nelle città ucraine accolti dalla folla festante. invece sono stati accolti dai Javelin. Anche questo non era inizialmente previsto, altrimenti prima di iniziare le ostilità avrebbero anche messo in atto la mobilitazione di riservisti e coscritti. Il regime ha fatto all-in e quindi è naturale che sia pronto a tutto: una sconfitta in Ucraina ne determinerebbe il crollo, quindi la lotta di Putin è per la sopravvivenza. Qui credo che sia il caso di fare un ragionamento più articolato. Prima di tutto, dobbiamo ricordare che le guerre-lampo esistono solo quando la disparità di forze fra i contendenti è enorme: tipo l'Italia che invade San Marino, l'Irak che attacca il Kuwait, o gli USA che attaccano l'Irak. In mancanza di questi particolarissimi presupposti, di norma le guerre durano anni e l'Ucraina non può fare eccezione. Quindi non mi sorprende affatto che l'Occidente non abbia già riversato tutto il suo arsenale in Ucraina, al netto del fatto che chi riceve il materiale deve comunque imparare a usarlo e per far questo serve del tempo. Avrai notato che gli assetti già ben conosciuti dagli ucraini (MiG-29, T-64/72, BMP eccetera) sono stati spediti a Kiev molto rapidamente. Per ricostituire l'aviazione tattica e le brigate corazzate (cioè quello che agli ucraini serve per passare all'offensiva) con mezzi di produzione occidentale, servono tempi tecnici non solo per il reperimento dei mezzi ma anche per l'addestramento degli utilizzatori e per la costituzione della necessaria catena logistico/manutentiva. Al di là dei tempi politici, questa non è comunque cosa che si fa dall'oggi al domani. Quanto tempo serve per addestrare un pilota ucraino per essere dichiarato "combat-ready" su un F-16 o su un A-10, se finora ha volato sui Su-27 o sui Su-25? Ovvio che non stiamo parlando di settimane o di solo qualche mese. C'è poi un'altra questione, che è una mia personale riflessione fantapolitica: se, da una parte, riarmare velocemente l'Ucraina toglierebbe certamente ai russi il tempo necessario per riorganizzarsi e cercare di riprendere l'iniziativa, d'altra parte, fare le cose "con più calma" fornirebbe forse al Cremlino il tempo necessario per prendere definitivamente atto dell'impossibilità di giungere alla vittoria e per cercare di inventarsi una qualche forma di exit-strategy che consenta al caro zio Vladimir e alla sua cricca di uscire da questo pasticcio sconfitti sul campo ma senza troppi danni di immagine. Il tutto al solo fine di evitare inopportune e pericolose escalation del confronto bellico. In fin dei conti, stiamo comunque parlando di una nazione che possiede migliaia di testate atomiche.
  11. L'attuale governo si regge su una maggioranza di cui fanno parte tre soggetti politici che si guardano continuamente in cagnesco e che aspettano solo l'occasione propizia per prendersi l'un l'altro a coltellate nella schiena. Per soprammercato, c'è la necessità di non fornire sponda all'opposizione (M5S, essendo il PD in coma) che vede con il fumo negli occhi ogni centesimo speso pro Ucraina. Dall'altro lato della barricata ci sono gli alleati di qua e di là dell'Atlantico che ci "sussurrano amichevolmente" che non possiamo rifiutarci di fare la nostra parte nel sostenere militarmente Kiev o di fare almeno finta. E the last but not the least, non c'è una lira manco a cercarla col lanternino e fra le FF.AA. l'Esercito è quella che negli ultimi due decenni è stata finanziariamente trascurata di più, e si vede. Un soldato che nel 2023 viene equipaggiato con le SRCM non necessita di ulteriori commenti, anche se dal punto di vista dei materiali esistono isolati picchi di qualità non trascurabile. Con questi presupposti, è evidente che ogni assetto che l'E.I. deve scegliere di sacrificare sull'altare degli aiuti allo sforzo bellico in Ucraina viene visto dagli stessi militari come una dolorosissima rinuncia che non si sa se e quando potrà essere ripianata. L'atteggiamento irresoluto del governo non mi sorprende, essendo la conseguenza inevitabile di questo stato di cose in cui sembra che qualsiasi decisione si prenda si tramuti in un errore politico.
  12. Semplicemente, temo che nel barile non ci sia nulla, né a livello finanziario né a livello di materiali. Questa sera mentre ero in auto mi è capitato di sintonizzarmi su Rai Radio 1 mentre si dibatteva la questione dell'invio in Ucraina di una batteria SAMP-T, che non sarebbe una delle cinque operative ma la sesta (priva dei vettori Aster 30, se ho inteso bene) attualmente utilizzata per l'addestramento. In pratica, staremmo concordando con la Francia un eventuale "completamento" di questa singola batteria per poterla poi inviare in Ucraina. Ora, è chiaro che tutto fa brodo, ma una sola batteria non avrebbe alcun significato operativo e servirebbe solo come atto politicamente simbolico o - più probabilmente - come occasione più unica che rara per testare il sistema in condizioni realmente operative. Evidentemente non ci possiamo permettere di più. Intaccare più di tanto la dotazione già estremamente scarsa di questi costosi sistemi T/A renderebbe la coperta della nostra difesa aerea tremendamente corta, probabilmente troppo. Si era parlato di recente dei sistemi Spada ritirati dal servizio attivo e coconizzati. Ma tutto sta a capire in che condizioni si troverebbero: mandare al fronte materiale obsoleto o non affidabile non è una buona idea. E non vedo cos'altro potremmo inviare. MBT e IFV nemmeno a parlarne, visto come siamo messi sia qualitativamente sia numericamente. In preparazione dell'ipotizzata offensiva di primavera, il listino della spesa ucraina è composto soprattutto da MBT, IFV, APC, velivoli per CAS, BAI e superiorità aerea... e naturalmente il relativo personale adeguatamente addestrato e la relativa catena logistica di supporto. Non credo che possiamo fornire alcun aiuto concreto.
  13. La lettura di Cooper riserva sempre interessanti notizie. In questo link del suo resoconto apprendiamo che, secondo la signora Ekaterina Larina gli Himars sono ormai surclassati dai nuovi sistemi MLRS "Tornado-S" a guida satellitare Glonass (ehm...), che in Russia l'industria lavora a pieno ritmo per supportare lo sforzo bellico e che invece gli ucraini sono ufficialmente rimasti senza armi e senza equipaggiamento. C'è allora da chiedersi per quale ragione non siano già cadute Kiev, Odessa e Leopoli. Segue screenshot della conversione in italiano dall'originale tramite Google.
  14. Se diamo per buoni questi numeri (poi naturalmente bisogna vedere se e quando il tutto avverrà realmente), i Leo2 saranno probabilmente già sufficienti per poter ipotizzare manovre offensive di valenza strategica anche senza gli Abrams e l'incubo costituito dalla logistica necessaria per supportarli. Al netto del fatto che brigate corazzate basate su un mezzo del tutto nuovo non si improvvisano dall'oggi al domani ma servono le necessarie tempistiche organizzative per addestramento eccetera, a favore dei Leo2 potrebbe giocare il fatto che il supporto logistico al di fuori del campo di battaglia potrebbe essere fornito direttamente da nazioni, come la Polonia, direttamente confinanti con l'Ucraina e già utilizzatrici e quindi conoscitrici del mezzo.
  15. Beh, oddio, io ho considerato il concetto di "risorse materiali" all'inizio del paragrafo proprio come "oggetti" e non come "soldi", ma potrei aver interpretato il senso in modo difforme dalle intenzioni dell'autore. Riguardo l'effetto delle sanzioni in ambito finanziario, su questo non vi è alcun dubbio. Il rublo è e resta utilizzato solo come moneta di scambio interno alla Federazione Russa, e ne è la dimostrazione i tentativi russi - finora rimasti lettera morta - di incidere nell'ambito BRICS proponendo una più aggressiva politica anti-dollaro come principale moneta di scambio internazionale. In una economia basata essenzialmente sull'export di armi e di materie prime, le sanzioni finanziarie non possono provocare effetti evidenti e generalizzati nel breve periodo, anche se il primo settore a esserne colpito è proprio l'industria bellica, ma nel medio-lungo termine produrranno conseguenze catastrofiche. Tutto sta a capire se tali effetti si vedranno in tempo utile per influire sulla guerra in Ucraina.
  16. Dalla pagina Facebook del Col. Stirpe citata da Flaggy evidenzio questo passaggio che mi sembra meritevole di riflessione: "Qualunque fosse la disponibilità di risorse iniziale, questa è stata poi seriamente colpita dalle sanzioni occidentali, quindi la produzione industriale militare è diminuita drasticamente, mentre le riserve immagazzinate si sono rivelate in gran parte inidonee." L'aggettivo "qualunque" mi pare retorico e ottimistico, essendo banalmente evidente che un conto è disporre (faccio un esempio a caso) di 100 giroscopi per missili e un conto è averne immagazzinati 100000, il tutto ovviamente al netto di altri fattori come il reale stato di conservazione delle scorte, la possibilità di produrne altri (cosa ovviamente molto problematica per gli equipaggiamenti di provenienza occidentale su cui il reverse engineering non si può certamente organizzare dall'oggi al domani e riguardo i quali risulta anche poco plausibile la sostituzione con elementi di produzione locale) e la possibilità di reperirli eventualmente tramite canali paralleli/clandestini. Quindi, se noi NON conosciamo la reale situazione complessiva riguardante le attuali scorte russe di materiali essenziali per lo sforzo bellico, le nostre considerazioni riguardo la sostenibilità nel lungo periodo di tale sforzo non possono basarsi su ipotesi. Quello che è ragionevole affermare è che certamente le sanzioni stanno erodendo le capacità produttive del sistema industriale russo, ma d'altra parte è anche necessario tener conto della capacità di tale sistema industriale di riconvertirsi alla cosiddetta "economia di guerra" convogliando sullo sforzo bellico più risorse umane e materiali possibili. QUANTO questa ipotetica capacità possa risultare all'atto pratico adeguata per compensare gli scompensi causati dalle sanzioni, è appunto la questione fondamentale su cui discutere, come avviene sempre in tutte le guerre. Mi sembra chiaro che l'approccio "prudente" dell'Occidente sia la conseguenza di una visione strategica che da una parte vuole - comprensibilmente - evitare rischi di escalation del conflitto verso scenari assolutamente non graditi e dall'altra parte ritiene che il collasso del sistema industriale russo avverrebbe più rapidamente di quanto lo sforzo bellico prodotto al fronte da Mosca potrebbe erodere le capacità ucraine di sostenere il conflitto. Forse questa è la linea giusta, ma mi sembra una linea molto sottile e rischiosa su cui incamminarsi. L'alternativa è un approccio più determinato che, basandosi sul presupposto che il sistema industriale russo - avendo il tempo necessario per riorganizzarsi - riuscirebbe comunque a sostenere lo sforzo bellico, metta in grado l'Ucraina non solo di difendersi efficacemente da ciò che resta della capacità offensiva russa ma anche di poter contrattaccare in profondità al fine di risolvere rapidamente e definitivamente le ostilità a proprio favore, cosa possibile soltanto se esiste adeguata disponibilità di masse corazzate che al momento Kiev non ha a che infatti chiede insistentemente. Una linea, questa, altrettanto rischiosa della precedente, poiché comporterebbe il rischio di panico nei vertici politici del Cremlino, e il panico è spesso causa di bruttissimi scherzi.
  17. Beh, per quanto riguarda USA, GB e Polonia, mi sembra che la determinazione politica nel continuare a sostenere Kiev abbia già oltrepassato il punto di non ritorno, il che rende ragionevole trarre la conseguenza che continuerà a esserci anche il supporto militare. Considero improbabile una ripetizione della sesquipedale figura da cioccolatai rimediata in Afghanistan. Qualche dubbio invece me lo porrei per quanto riguarda alcuni paesi europei, che - fatti i dovuti distinguo - sono in evidente difficoltà per quanto riguarda le forniture energetiche e che quindi potrebbero sviluppare nella loro opinione pubblica sentimenti di insofferenza crescente di cui, se arrivano a certi livelli, la politica non potrebbe non tener conto. Non è un segreto, i russi lo sanno e da tempo cercano di sfruttare pro domo propria questi punti deboli. Tutto questo però coinvolge anche gli USA, che finora sono riusciti a persuadere gli alleati europei a sopportare (pagando di tasca propria) lo stress finanziario, economico e sociale provocato dalla crisi energetica che in Europa sta imperversando ma che al di là dell'Atlantico non si sente affatto. Ma questa è una corda che non ha una resistenza infinita alla trazione. Sarebbe quindi opportuno per Washington cominciare a meditare sul fatto che, se è vero che una Europa economicamente indebolita è per Wall Street e dintorni un affare decisamente conveniente, un'Europa TROPPO indebolita potrebbe mettere in pericolo anche la coesione politica a livello NATO. E queste sono ferite che non si rimarginano né rapidamente e né facilmente.
  18. E' inutile che le diplomazie facciano finta di girare intorno alla questione. Se l'Occidente desidera effettivamente continuare a sostenere militarmente l'Ucraina, la fornitura di MBT è comunque da considerarsi necessaria perché le forze corazzate ucraine sono anch'esse soggette all'inevitabile usura dovuta ai combattimenti e in loco non esistono fabbriche che possano sfornare i rimpiazzi per i carri persi. Non è peraltro ragionevole pensare di compensare tutte le perdite con mezzi di preda bellica, e sarebbe una follia pensare di sostituire gli MBT con blindati ruotati di qualsiasi tipo. In questa strana guerra in cui l'aviazione sembra tutto sommato relegata a ruoli strategicamente secondari, cosa nemmeno lontanamente ipotizzabile prima del 24 febbraio 2022, resta comunque fondamentale disporre di una credibile componente corazzata se si vuol fare qualsiasi cosa che non sia la pura e semplice difesa statica.
  19. Ci sarà tempo, quando finiranno le ostilità, per fare tutte le dovute considerazioni su quanto di nuovo sarà emerso a livello operativo in questa guerra. Per adesso possiamo già dire che i droni si stanno definitivamente affermando nella terza dimensione come un elemento da cui non si potrà più prescindere, con i conseguenti evidenti imbarazzi nelle tattiche e negli strumenti di contrasto a questa nuova minaccia. Altro elemento da considerare è la cost-effectiveness dell'utilizzo dell'arma missilistica: dopo le sesquipedali sciocchezze viste nei primi mesi, quando i russi sprecavano costosissimi missili ipersonici per colpire più o meno a casaccio innocui fienili, centri commerciali o altri bersagli del tutto privi della sia pur minima valenza militare, oggi pare abbiano aggiustato il tiro e si dedichino - con alterne fortune vista la poca precisione dei vettori - a bersagliare obiettivi strategicamente più significativi come le infrastrutture energetiche. Questo comporta per gli ucraini non solo le prevedibili difficoltà nell'intercettare questi attacchi con i diversi strumenti dell'arma contraerea, vista la elevata dispersione sul territorio dei siti da difendere, ma anche la necessità di calibrare opportunamente la risposta evitando di cadere nell'errore di cercare di abbattere un drone da $ 49,00 con un Patriot che costa quintordicimila volte tanto. Staremo a vedere in che modo verrà affrontata la questione, che è certamente nota agli stati maggiori.
  20. Scorrendo la lista delle ultime forniture militari concesse da Biden all'Ucraina, salta all'occhio (ma era prevedibile) l'assenza di sistemi missilistici ATACMS a lungo raggio, il che conferma che Washington non intende fornire a Kiev strumenti che se utilizzati in modo imprudente potrebbero portare a una escalation del conflitto politicamente non gradita. Interessante la concessione dei Patriot, dei quali sarà interessante apprendere a protezione di quali obiettivi verranno dislocati e contro quali minacce verranno utilizzati considerando il loro costo. Logica vorrebbe che non si faccia uso di sistemi dal valore unitario così elevato per intercettare vettori, come certi droni, che al confronto hanno costo irrilevante, se non per proteggere eventualmente obiettivi altamente paganti (ne capirei per esempio la dislocazione a protezione di una centrale nucleare ma NON certamente delle centrali elettriche). Staremo a vedere. Più interessante, a mio avviso, è la prosecuzione della fornitura di veicoli da trasporto atti a equipaggiare e a garantire adeguata mobilità alle forze meccanizzate. Resta invece critica per gli ucraini la disponibilità di MBT, poiché sembra che ormai si sia grattato tutto il grattabile nel fondo del barile e non vedo proprio dove si possano trovare altri carri di origine sovietica per rinforzare le brigate corazzate ucraine. Al momento, quindi, sembra che il rafforzamento nel breve periodo delle forze armate ucraine sia finalizzato soprattutto a incrementarne le capacità difensive.
  21. Anche prescindendo dalle perplessità che possono sorgere riguardo la fattibilità in tempi utili dell'addestramento degli operatori ucraini all'utilizzo di un sistema complesso come il Patriot, considerando la notevole estensione geografica dell'area in cui si trovano i possibili bersagli degli attacchi missilistici russi e il raggio d'azione efficace del Patriot, per coprire tale area si dovrebbe ipotizzare l'invio di un notevole quantitativo di batterie a meno di non voler limitare la protezione a obiettivi sensibili ben precisi sacrificandone altri.
  22. Riguardo l'osservazione che nella citazione ho evidenziato, direi che questo è un dato di fatto e non ci possono essere dubbi. Sappiamo tutti che senza il supporto occidentale l'Ucraina sarebbe già stata militarmente sconfitta (poi naturalmente un conto è la vittoria sul campo e un conto è la capacità di tenere e mantenere stabilmente sotto controllo il territorio conquistato - vedi Irak e Afghanistan... ma questo è un altro discorso). Comunque, è opinione comune di tutti gli analisti (salvo quelli che hanno studiato geopolitica su Topolino) che uno degli elementi fondamentali della strategia russa consista proprio nel cercare di spezzare il legame fra Ucraina e Occidente. E questo, considerando quali fossero le ottimistiche intenzioni e gli obiettivi politici sbandierati dal Cremlino all'inizio dell'invasione, deve essere già considerata a tutti gli effetti una sconfitta russa clamorosa e senza scusanti. Ne deriva che quello che i russi stanno facendo da diversi mesi a questa parte non fa certamente parte del progetto iniziale ma è semplicemente il tentativo di porre rimedio al disastro di cui sopra. Anche questo è un dato di fatto. Quello su cui oggi si può certamente discutere è quanto "disperato" debba essere considerato tale tentativo, nel senso di interrogarsi su quali realistiche possibilità di successo possa avere. Il problema è che per noi, semplici osservatori esterni, al momento esiste la difficoltà virtualmente insormontabile di non conoscere quali siano gli ATTUALI obiettivi strategici (cioè politici) di Mosca, ovvero se essi si sono rimodulati rispetto a quelli iniziali, poiché solo avendone un'idea ragionevolmente attendibile potremmo avanzare ipotesi razionalmente altrettanto plausibili. Ma noi NON siamo nella testa del caro zio Vladimir, quindi l'unica cosa che possiamo fare è limitarci a basarci solo su quanto di attendibile ci perviene dal fronte ucraino e dalle rispettive retrovie. In questo contesto, mi sembra del tutto illogico considerare paragonabili motivazioni e preparazione dei due eserciti. Gli ucraini, in quanto soggetto aggredito, hanno la motivazione di difendere la loro terra, il loro popolo e il loro futuro. I russi assolutamente no, poiché gli unici combattenti che nelle loro file possono sentirsi "difensori della patria" sono i miliziani del Donbass. Gli ucraini godono dell'addestramento allestito sia in patria e sia all'estero con il pieno supporto dell'Occidente e delle sue risorse finanziarie, materiali e organizzative. I russi non hanno alcun supporto estero, devono fare tutto in casa, e poiché il PIL russo non è nemmeno minimamente paragonabile come capacità di finanziare tale operazione rispetto alle risorse che l'Occidente ha messo finora e continua a mettere in campo, la netta sproporzione è evidente... e torniamo al punto in cui si sottolinea il costante tentativo russo di spezzare politicamente tale legame simbiotico. Quanto "disperato", anche questo tentativo?
  23. No, sicuro no. La mia è una ipotesi basata sul dato statistico generico che vede sempre le perdite di chi difende essere inferiori a quelle di chi attacca. Poi magari nel caso specifico questa "regola" non vale, ma non penso che quella di Bakhmut sia una situazione così particolare.
  24. Comunque, riguardo Bakhmut, posto che i russi riescano a riconquistare quel cumulo di macerie che deve essere ormai diventata, tutto sta a vedere se gli ucraini si limiteranno ad arretrare più o meno ordinatamente di qualche chilometro per attestarsi su altre posizioni comunque difendibili (oggi leggevo su FB un'osservazione del Col. Stirpe che riguardava l'orografia del territorio circostante e che sottolineava la presenza nelle vicinanze di un rilievo facilmente trincerabile su cui gli ucraini si potrebbero attestare) oppure se sloggeranno mettendo in atto una vera e propria fuga precipitosa lasciando campo libero all'avversario. Nel primo caso, l'ipotetica conquista di Bakhmut avrebbe valenza strategica nulla e utilità esclusivamente propagandistica, anzi, non si farebbe che replicare la stessa identica situazione tattica: russi che attaccano in forze dissanguandosi e ucraini che si difendono subendo perdite inferiori e ottenendo lo scopo di concentrare in una zona ristretta e ben difesa il grosso delle truppe nemiche, truppe che se non fossero impiegate lì potrebbero andare a far danni maggiori altrove. Nel secondo caso, per i russi risultebbe teoricamente aperta la direttrice per Slovjansk e Kramatorsk, ma con un punto interrogativo grosso come una casa sulla loro effettiva capacità di avanzare sino ad andare a minacciare quelle due città, che sono decisamente più grandi di Bakhmut. Insomma, in un modo o nell'altro, i russi sembrano essersi cacciati in un cul de sac.
  25. Supponendo che le cifre siano attendibili, vi sarebbero interessanti considerazioni da fare. L'ulteriore mobilitazione oltre i 300000 fra riservisti e nuovi reclutati, più che "inutile", sarebbe più corretto considerare "impossibile" considerando le notevoli difficoltà economiche e logistiche per addestrare, equipaggiare, inquadrare e supportare i rinforzi, difficoltà che per i russi mi sembrano al momento del tutto insormontabili. Altra questione che mi lascia perplesso riguardo la reale possibilità russa di reclutare ulteriore personale è il fatto che questi uomini dovrebbero continuare a provenire dalle zone più remote e meno sviluppate del paese per non impoverirne ancora di più il sistema produttivo e in definitiva l'economia. E quanto è possibile continuare a rastrellare personale dalle campagne? Difficile dirlo. E se dei 300000 ne risultano 150000 inviati al fronte ucraino di cui 77000 inquadrati direttamente nelle unità di combattimento, il rapporto fra unità combattenti e di supporto è grosso modo di 1:1, il che per gli standard occidentali indica una catena logistica piuttosto sottodimensionata, il che non induce certamente all'ottimismo per quanto concerne la funzionalità di un apparato militare già sottoposto a notevole stress. Inoltre, sempre secondo il caro zio Vladimir, circa 150000 uomini non sono ancora stati inviati al fronte, il che vuol dire che dovrebbero essere ancora sotto addestramento in patria e che quindi li si vedrà in zona operativa chissà quando.
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