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Alquanto originale la reazione della diplomazia cinese, che "protesta" per non essere stata avvertita dell'intenzione statunitense di abbattere il pallone ma che a sua volta non si è affatto preoccupata di avvertire gli USA che un loro pallone, forse fuori controllo, avrebbe sorvolato lo spazio aereo americano. Pechino invierà a Washington la fattura per il rimborso dei danni derivanti dalla perdita dell'aeromobile?
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Una singola batteria SAMP/T proteggerebbe una... "parte cospicua" del terreno ucraino?
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Ho trovato questo articolo in cui, fra le solite stucchevoli banalità qualunquistiche, si fa cenno alla ipotesi del refurbishing dei Leopard 1 italiani considerandola poco plausibile. Allego screenshot della parte significativa dell'articolo, presumendo che la "fonte del ministero" sia attendibile.
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Non può evitarlo, se presupponiamo - come logica vuole - che gli "aiuti" non siano certamente decisi dall'oggi al domani ma siano nient'altro che una serie di tappe di un cronoprogramma già definito, concordato e pianificato da tempo ai massimi livelli della politica euroatlantica. Riguardo la guerra ibrida, era in effetti prevedibile che i principali obiettivi potessero essere la Germania (per le note ragioni storiche e culturali) e l'Italia (dove c'è il Papa, che è il soggetto pubblico più autorevole nel parlare di pace). La triade "mezzi corazzati-fanteria meccanizzata-artiglieria semovente" è in buona sostanza il classico modello occidentale di massa d'urto in cui la fanteria sfonda il fronte, l'artiglieria martella le retrovie nemiche e i carri si incuneano nei varchi dilagando in profondità. Anche il rapporto 2:1 fra IFV e MBT è proprio quello codificato a livello NATO, e in questo caso non mi sembra affatto casuale. Segnalo questa interessante live sul canale YouTube di Peter Ironborn in cui proprio il Col. Stirpe spiega accuratamente questa dottrina. Quindi tutto sta a indicare la preparazione di "qualcosa di grosso" da parte ucraina, anche se ovviamente sapremo "dove" e "quando" solo nel momento in cui avverrà.
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Interessante. In ogni caso, se Cooper sottolinea che la fanteria ucraina ha subito notevoli perdite di APC e IFV, la lunga lista di mezzi similari arrivati o previsti in arrivo dall'Occidente appare appunto finalizzata a ricostituire, insieme a queste perdite, la mobilità tattica della fanteria di Kiev. A cosa servirà? Beh, naturalmente per noi ora è difficile ipotizzare cosa succederà in futuro e come verranno utilizzate le rispettive forze in campo. Fino a questo momento, possiamo constatare che da parte ucraina i politici hanno fatto il loro mestiere, i generali pure, e non sembrano essersi verificate reciproche significative intromissioni nelle rispettive sfere di azione. Da parte russa, invece, sin dall'inizio la conduzione delle operazioni appare essere stata gravemente influenzata da nefaste e controproducenti interferenze politiche. Tutto sta a capire, quindi, se il futuro ci riserverà lo stesso rispettivo approccio. Se è vero che la definizione degli obiettivi strategici di una guerra è compito della politica, è altrettanto vero che spetta ai portatori di stellette dire se tali obiettivi sono realistici e spetta alla politica prestarvi la debita attenzione. Nel caso in questione, sono curioso (per quanto possa essere ammissibile la "curiosità" in relazione a una spaventosa carneficina come quella a cui assistiamo) di vedere se a Mosca hanno capito la lezione e se a Kiev restano con i piedi per terra.
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Leo1, direi buoni solo per le brigate meccanizzate come supporto alla fanteria. Osservo che già da tempo l'esercito ucraino sta ricevendo soprattutto materiale atto ad aumentare la mobilità tattica della fanteria, il che rappresenta il primo passo logico per preparare un'offensiva su vasta scala. A seguire arrivano gli MBT, e infine gli aerei per CAS/BAI. La cosa ha una sua logica. Da parte russa, invece, stando alle dichiarazioni di Stirpe e di altri commentatori che osservano la moria di IFV ruotati o corazzati, la fanteria sembra passata dal rango di "meccanizzata" a quello di "forse meccanizzabile", il che non deporrebbe particolarmente a favore della possibilità pratica che i russi possano imbastire puntate offensive di formazioni corazzate mancando il supporto di una fanteria di accompagnamento che sia in grado di seguire l'avanzata dei carri allo stesso ritmo di questi ultimi.
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La domanda sarebbe stata attuale in un'Europa ante-NATO e ritornerebbe sicuramente a esserlo in una ipotetica Europa post-NATO. Al momento non lo è (per fortuna) poiché la competizione fra i vari paesi europei è rimasta sul piano economico ma non esiste più la preoccupazione per la pace a causa di eventuali politiche aggressive di un vicino armato o riarmato fino ai denti. La storia stessa della NATO ha dimostrato il suo ruolo determinante nell'azzerare tale preoccupazione: gli unici conflitti verificatisi in Europa dopo la nascita della NATO si sono verificati in nazioni non NATO (Jugoslavia e Ucraina), mentre le tensioni fra litigiosi vicini (Grecia e Turchia) all'interno dell'Alleanza sono state comunque mantenute entro i livelli di guardia. Quindi, lunga vita alla NATO. Semmai, con un po' di giustificata malizia, qualcuno potrebbe affermare che esiste almeno un componente dell'Alleanza in cui il dominante sentimento popolare spazia volentieri dal classico "armiamoci e partite" sino al "riarmatevi voi, così ci potrete difendere se qualcuno ci attacca" per arrivare al "riarmarsi è inutile e le uniche spese militari accettabili sono l'acquisto di un telefono con cui chiamare l'aggressore e dichiarare di arrendersi".
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Mah, dal tenore degli articoli non mi sembra che Biden abbia detto alcunché di significativo e men che meno definitivo. Se caccia F-16 arrivassero in Ucraina direttamente dalle scorte USA o da altri paesi che ne dispongono, per gli ucraini all'atto pratico non cambia nulla. E in ogni caso, non penso che una scelta del genere possa essere figlia di decisioni estemporanee prese in un momento qualsiasi. I caccia hanno un significato sul teatro ucraino solo se ci sono anche i piloti addestrati a farli volare, gli specialisti addestrati a curarne la manutenzione e tutto il supporto logistico e operativo necessario. Non sono cose che si improvvisano dall'oggi al domani, quindi sarebbe logico supporre che il tutto sia già stato deciso e programmato da tempo, in un senso oppure nell'altro, e che le dichiarazioni dei politicanti siano solo fumo negli occhi.
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Beh, trattandosi di una sorta di confronto sulla distanza a chi resiste meglio alle sanzioni occidentali (la Russia che le sta subendo o l'Europa che le sta attuando ma che risente comunque di inevitabili conseguenze interne da esse stesse prodotte) nonché allo stress indotto dalle risorse economiche necessarie per tenere in piedi la guerra, per farsi un'idea attendibile delle rispettive criticità e delle prospettive future sarebbe necessario valutare i numeri relativi a entrambi i contendenti. Poi naturalmente entrano in gioco anche altri fattori, come per esempio la capacità delle rispettive economie di risollevarsi dalla crisi indotta, e di farlo in tempi sufficientemente rapidi, ed è proprio qui per la Russia la vedrei piuttosto dura.
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Ah, questo non lo so. L'articolo citato da Stirpe resta sul generico non essendo - almeno ufficialmente - stata presa alcuna decisione in merito, e di conseguenza non fornisce indicazioni su quali modelli del Viper potrebbero essere assegnati a Kiev. Resta comunque la questione politicamente rilevante che il Congresso continua a mettersi di traverso rispetto alle richieste del simpaticone di Ankara mentre assume un atteggiamento più possibilista verso l'Ucraina.
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Sempre da fonte Stirpe su FB, viene riportata questa notizia. https://www.politico.com/amp/news/2023/01/28/pentagon-send-f-16s-ukraine-00080045?fbclid=IwAR30zLooKVqWulF9P8FDf8bRTLQzVj7TnQ6Al_2WM_DlaMdbXRQXjeQZ62k E forse Erdogan rosica, perché gli F-16 li vorrebbe lui.
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Beh, diciamo che il rapporto Cina-Russia è una situazione un po' diversa rispetto a quella che avevo citato io, perché tutto sommato sia Cina che Russia possono essere considerate entrambe "grandi potenze" e almeno per il momento non si pone la questione che una delle due possa correre il pericolo di essere fagocitata dall'altra. Io mi riferivo al rapporto fra una grande potenza e un soggetto geostrategicamente di livello inferiore. Nel caso della guerra in Ucraina, comunque, non riesco ancora a comprendere il ruolo che intende svolgere la Cina, presumibilmente combattuta fra l'interesse politico a far sì che l'Occidente (USA in primis) dreni sempre più risorse indebolendosi per sostenere Kiev e l'interesse economico a far sì che la crisi economica ed energetica non vadano a incidere drammaticamente sulle esportazioni cinesi proprio nei confronti dell'Occidente e dell'Europa in particolare, che rappresenta per Pechino un mercato di importanza immensamente superiore rispetto a quello russo. Ho vagamente idea che nella Città Proibita mollerebbero il caro zio Vladimir nel momento stesso in cui dovessero constatare una caduta significativa dell'export cinese.
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A quanto già detto da altri aggiungo che c'è una sorta di "regoletta geopolitica" che prevede che una nazione "piccola" non debba mai allearsi con una nazione "grande" che si trovi in diretta prossimità dei suoi confini ma che sia decisamente più prudente che si allei con un'altra nazione "grande" situata a distanza geografica ben maggiore. La ragione è semplice e consiste nell'alta probabilità di essere fagocitati o essere comunque considerati come una pertinenza da parte dell'ingombrante e scomodo "alleato" limitrofo, mentre un alleato non confinante avrebbe ben maggiori difficoltà a farlo, quanto meno per ragioni logistiche. Nel caso dei paesi baltici, la Russia è appunto lo scomodo vicino che in teoria potrebbe farne un sol boccone: infatti con l'Ucraina ci ha provato. Da cui la scelta di entrare nel club NATO, la cui grande potenza dominante - gli Stati Uniti - non ha alcuna ambizione di farne una propria colonia in stile Bielorussia. A notar bene, il discorso vale anche altrove: Cuba, per esempio, ha sempre sofferto della vicinanza USA e si è quindi buttata ben volentieri fra le braccia dell'URSS, così come Taiwan si è legata mani e piedi agli USA per proteggersi dall'ingombrante vicino della Cina continentale che non vede l'ora di riannettersela.
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Essendo completamente digiuno dell'argomento, c'è qualcosa che non mi quadra, a livello di dottrina d'uso dei mezzi corazzati nel contesto ucraino. Sta passando un po' dappertutto l'idea che i carri che arriveranno dall'Occidente saranno utili per arginare una ipotetica offensiva russa dopo il disgelo primaverile. Questa storia mi lascia perplesso, anzi, non mi convince affatto. Se guardiamo al passato, a partire dalla WWI quando fecero la loro comparsa i primi tank, proseguendo per l'uso che ne fu fatto nella WWII nei fronti africano, francese e russo, poi nelle guerre arabo-israeliane e infine in Desert Storm, ci rendiamo conto che l'arma corazzata ha sempre trovato la sua più efficace espressione nella guerra di movimento e in un ruolo prettamente offensivo. L'utilizzo dei carri armati in compiti difensivi in un fronte statico si è sistematicamente rivelato un disastro (vedasi operazione Compass, per dirne una). In questo contesto sono sempre stati i cacciacarri della fanteria meccanizzata e l'artiglieria a fare la parte del leone. Trovo quindi contraria a tutte le precedenti esperienze belliche la narrazione secondo la quale Leopard e Abrams verrebbero direttamente utilizzati come "muro difensivo" nei confronti delle colonne corazzate russe. Caso mai, sarebbe più appropriato ipotizzare che le formazioni corazzate ucraine verrebbero tenute di riserva a sufficiente distanza dal fronte, in modo da poter essere impiegate in rapide puntate o in manovre di avvolgimento dell'avversario, ma comunque in un contesto estremamente dinamico. Questo però presuppone necessariamente che l'Ucraina possa disporre della quantità di mezzi ragionevolmente necessaria per effettuare manovre di portata più strategica che tattica. E quindi si torna al discorso dei numeri. Ne servono tanti, e prima arrivano meglio è.
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Erdogan vuole gli F-16 che il Congresso ha bloccato. https://stream24.ilsole24ore.com/video/mondo/biden-favorevole-invio-f16-turchia-serve-ok-congresso/AEL6rPjB
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Tutto quadra, in effetti. Un cretino "casualmente" simpatizzante per la Russia, che notoriamente vede come il fumo negli occhi l'adesione di Svezia e Finlandia alla NATO, compie un atto che "casualmente" mette il caro Tajjip in condizioni di poter fare una bella passerella mediatica davanti all'ala integralista dei suoi simpatizzanti e guadagnare consenso elettorale proprio fermando il processo in corso. La domanda è una sola: cui prodest? La risposta è ovvia. L'unica cosa che non mi è chiara è la ragione per cui il cretino non sia stato fermato con un qualsiasi pretesto dalle autorità svedesi.
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Intanto, la Turchia si è messa di traverso riguardo l'adesione svedese alla NATO. A Mosca non hanno comunque alcun motivo di essere soddisfatti per questo intoppo, a cui presumibilmente si porrà rimedio solo dopo che Erdogan sarà stato riconfermato presidente alle imminenti "elezioni libere e democratiche", perché la Finlandia appare comunque decisa a entrare nella NATO senza attendere che venga risolta la grana svedese.
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Presupponendo (con la dovuta cautela) che i carri arrivino, quali che siano, a questo punto si apre la delicata questione del loro utilizzo. Se gli stati maggiori russi non si sono completamente giocati il cervello, sarà loro interesse cercare di costringere gli ucraini a utilizzare subito - e quindi "spendere" nel senso di usurare o anche perdere - i carri man mano che si rendono disponibili evitando quindi che nelle retrovie di Kiev vengano ammassate quantità di MBT tali da poter costituire la massa critica necessaria per future operazioni offensive di valore strategico. Staremo a vedere se gli ucraini sapranno resistere al desiderio di buttare nel calderone i nuovi carri a spizzichi e bocconi replicando la stessa tragica e fallimentare modalità operativa adottata dei francesi nella WWII.
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Ne convengo. Tuttavia in questa strana guerra in cui la logica è sopraffatta dalla propaganda (vedasi per esempio l'insensato e costosissimo accanirsi dei russi su Bakhmut solo per espressa volontà del caro zio Vladimir), un sistema missilistico c/a potrebbe essere attaccato non solo per eliminare - come la logica prevede - la protezione di un obiettivo ritenuto sensibile da attaccare successivamente con maggiore libertà d'azione, ma anche semplicemente per poterne strombazzare la distruzione sui media "costi quel che costi". E poiché non esistono obiettivi invulnerabili, non possiamo escludere che un eventuale attacco di saturazione portato su un singolo sistema potrebbe comunque raggiungere lo scopo di distruggerlo oppure renderlo inefficace. Certo, il prezzo pagato in termini di risorse impiegate potrebbe essere talmente spropositato da sconsigliare tale opzione, ma ripeto, logica e buon senso da parte russa sembrano aver trovato rifugio in qualche altro universo sconosciuto. Convengo anche su questo, ma questa dottrina non è utilizzabile sul teatro ucraino perché i possibili obiettivi da spianare sono in territorio russo e non possono essere attaccati senza conseguenze politiche che l'Occidente ovviamente non ritiene accettabili. Vero, ma la scarsità di risorse è un limite oggettivo di entrambe le parti. Se da parte russa il consumo spropositato e demenziale di preziosi vettori non ha affatto portato alle conseguenze sperate, non è detto che a Mosca e dintorni non imparino la lezione cercando di ripagare della stessa moneta l'avversario facendo consumare agli ucraini la maggior quantità possibile di Aster 30 e MIM-104, le cui scorte non sono certamente infinite. L'auspicio è che gli ucraini sappiano continuare a centellinare e utilizzare in modalità cost effective, come tutto sommato hanno ben fatto finora, le risorse messe loro a disposizione.
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Ipotizzo. Se ti privi di materiale, magari non proprio di ultima generazione, è presumibile che poi dovrai comprarne altro magari più moderno di quello di cui ti sei liberato. Un'ottima occasione per rinfrescare il proprio parco veicoli, come hanno già fatto in tanti, Polonia in primis. E non è detto che tale "atto di generosità" non venga poi ricompensato in futuro con condizioni di acquisto favorevoli quando si tratterà di fare la spesa per i nuovo carri: penso per esempio alla Germania, che si toglierebbe da grossi imbarazzi politici se le forniture di carri, quali che siano, da altre nazioni verso l'Ucraina crescessero sino a non rendere più impellente la partecipazione tedesca a tale fornitura. In effetti. Come avevo già sottolineato per quanto riguarda la fornitura di un singolo sistema SAMP-T all'Ucraina, il trascurabile vantaggio tattico di disporre di tali assetti in quantità limitate non sarebbe adeguatamente compensato dalla criticità di doverli proteggere adeguatamente. Quando finirà questa guerra, presumo che una delle lesson learned sarà proprio il fatto che il trasferimento ad altro scenario di singoli elementi di un sistema di difesa altamente integrato non produce all'atto pratico la stessa efficienza operativa che tali elementi possono fornire quando essi operano nel sistema originario, inteso nel suo complesso, che moltiplica in misura rilevante la forza di ciascun suo componente.
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Dal punto di vista propagandistico questi invii di piccole quantità o addirittura di singole unità di sistemi d'arma particolarmente sofisticati e costosi potrebbe risultare poco utile tenendo conto che tali sistemi potrebbero certamente entrare in testa alla lista russa di obiettivi privilegiati, e mi stupirei se ciò non accadesse considerando l'eco mediatica che potrebbe avere la distruzione di una batteria Patriot o Samp-T. Già me la immagino il caro zio Vladimir che ne fa l'annuncio urbi et orbi, pettoruto e tronfio come un pavone di fronte alla platea in estasi. In pratica il dispiegamento di tali assetti dovrebbe essere accompagnato da un corollario di altri sistemi difensivi atti a "difendere dagli attacchi missilistici le batterie dispiegate per difendere il territorio dagli attacchi missilistici". Mah...
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Questa è in sostanzialmente una spiegazione più articolata del mio accenno alle politiche di globalizzazione, che oggi col senno di poi appaiono essersi dimostrate inadeguate perché basate sul concetto erroneo che la fine della guerra fredda avrebbe portato a un mondo "unipolare" mentre invece il confronto fra diversi attori geostrategici non è mai cessato ma si è semplicemente spostato sul campo naturalmente connesso all'espansione della società tecnologica, ovvero la competizione per le risorse energetiche. Ci sarebbero interessanti questioni da sviluppare al riguardo, ma mi fermo qui perché andremmo inevitabilmente OT.
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Sì, concordo. L'Occidente si trova nello sgradevolissimo dilemma diplomatico per cui non può certamente consentire a Putin di vincere ma a sua volta non può nemmeno permettersi a cuor leggero di far sì che il caro zio Vladimir perda, con le possibili conseguenze di un tracollo politico della Russia oppure - e non so quale dei due scenari sarebbe peggio - di determinare la sua sostituzione al Cremlino con uno più fuori di testa di lui. Di fronte a questo, gli odierni e spiacevoli capricci tedeschi sono niente.
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Se non erro, Schroeder dovrebbe essere "solo" il presidente del comitato degli azionisti di Nord Stream AG, azienda controllata da Gazprom e con sede in Svizzera cui il CEO è Matthias Warnig. Entrambi si sono peraltro dimessi dal consiglio di amministrazione di Rosneft Oil, società petrolifera controllata dal governo russo. In ogni caso, non è affatto strano che Schroeder abbia ricoperto quella carica, in considerazione dell'importanza strategica di Nord Stream per la Germania. Il gasdotto, peraltro, è stato costruito con il determinante contributo delle italiane Snam e Saipem. Per quanto riguarda il sostegno occidentale all'Ucraina, non si può certo dire che si sia fatto poco. Le forze armate ucraine beneficiano da anni del supporto addestrativo e dottrinario occidentale, e i risultati di questa riorganizzazione si sono ben visti sia con la (imprevista e sorprendente nella sua efficacia, per noi non addetti ai lavori) resistenza iniziale all'invasione russa, sia con il costante supporto di intelligence occidentale (se a Kiev sanno quasi in tempo reale tutto ciò che succede nelle retrovie russe non è certamente casuale) e sia con l'efficienza con cui hanno rimpolpato l'esercito con i riservisti. Per riassumere, possiamo certamente dire che se finora l'Ucraina non è caduta il merito è proprio del supporto economico e militare occidentale. Riguardo il ramo "politico" della guerra, ovvero quello che non si gioca sul campo di battaglia ma riguarda il tentativo russo di influenzare pro domo propria l'opinione pubblica occidentale per scalfirne dal basso il consenso alle istituzioni delle singole nazioni e delle organizzazioni comunitarie, è sicuramente un aspetto da tenere in debita considerazione proprio in virtù del fatto che in Occidente i governi sono democratici e devono rispondere ai propri cittadini in misura ben più determinante di quanto possa avvenire in un regime dispotico come quello russo. Quanto la cautela occidentale nell'armare sempre più, sempre meglio e sempre più rapidamente l'Ucraina dipenda da questi elementi di disturbo politico piuttosto che dall'intento di non alzare la tensione militare e diplomatica a livelli che potrebbero diventare non controllabili, è cosa su cui ciascuno può formarsi una sua opinione. Io propendo per la seconda ipotesi.
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Non comprendo a quali ragioni ti riferisci e cosa intendi per "suicidio": suicidio militare? politico? economico? Dal punto di vista militare, l'unica possibilità di ipotizzare un suicidio è nel contesto del verificarsi di una guerra atomica si vasta scala, in cui però la conclusione è brevemente e inesorabilmente descritta dall'acronimo MAD. Si tratterebbe di un suicidio globale. Dal punto di vista politico, potremmo parlare di suicidio solo se si spezzasse il legame euroatlantico costituito dalla NATO. Mi sembra un'ipotesi molto astratta. Dal punto di vista economico, invece, la guerra ucraina sta effettivamente rimettendo in discussione il totem della globalizzazione, ma è ancora troppo presto per fare previsioni di lungo periodo.