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Athens

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  1. Segnalo, riportandola dalla pagina FB del Col. Stirpe, questa interessante intervista (audio) a Mykhailo Podolyak, consigliere di Volodymyr Zelenskij, nella quale egli esprime concetti "ufficiali" ai quali va quindi fatta la dovuta tara ma che contiene anche alcuni spunti meritevoli di attenzione. Per la prima volta - almeno per quanto ne so - viene dichiarata una certa disponibilità a trattare la creazione di una zona smilitarizzata, ma senza dire dove essa dovrebbe essere costituita e anche se il presupposto imprescindibile di ogni ipotesi di negoziato resta il ritiro russo dai territori invasi e il ripristino dei confini ucraini così come definiti nel 1991... il che significa il ritorno della Crimea sotto la sovranità ucraina. Insomma, come sempre si chiede 100 per avere 10. Riguardo Bakhmut, viene espressa una sostanziale soddisfazione per le favorevoli ricadute strategiche della mattanza nella quale le perdite russe sarebbero da 5 a 7 volte superiori a quelle ucraine, ma questi naturalmente sono numeri che vanno presi con le pinze anche se in teoria appaiono ragionevolmente plausibili.
  2. Beh, in tema di propaganda non ci siamo nemmeno fatti mancare i Leopard 2 già "distrutti sul fronte ucraino", per non parlare delle interessantissime disquisizioni dello spetsnaz de noartri (quello "educato in Siberia" che campa vendendo libri ai gonzi) il quale pazientemente ci spiega come i carri Abrams siano del tutto inadatti ad operare in climi freddi essendo notoriamente progettati per essere impiegati esclusivamente nel deserto. Il cerchio si chiude (solo per adesso, in attesa di futuri appassionanti aggiornamenti) con un ex portatore di greche che ci rivela come l'Italia sia in realtà una potenza nucleare avendo a sua completa disposizione un certo numero di testate graziosamente forniteci dagli Stati Uniti. E tutto questo, diffuso a piene mani anche da (sedicenti) prestigiose testate giornalistiche. Il livello di disinformazione avente come target l'italiano medio è ormai tale da aver abbondantemente superato i fisiologici limiti di plausibilità già più volte manifestati in passato dai media generalisti.
  3. Per carità... il signore con la cravatta rossa dimostra ancora una volta di mancare totalmente di lucidità politica. A prescindere dalle dichiarazioni alquanto... discutibili relative all'ipotesi di "concedere" a Putin parti del territorio ucraino (come se l'Ucraina fosse roba sua e non degli ucraini), a costui non passa minimamente per la mente - o se gli passa, non lo dà a vedere - che la guerra scatenata dal caro zio Vladimir potrebbe avere motivazioni molto più ampie rispetto all'intento di garantirsi una striscia di terra che colleghi la Crimea al territorio russo. In altre parole, potremmo trovarci di fronte al tentativo di ribaltare il tavolo dell'attuale ordine mondiale basato sulla globalizzazione per tornare a una compartimentazione in blocchi sostanzialmente impermeabili come era nella guerra fredda. Difficile immaginare l'esito del conflitto ucraino, ma possiamo essere ragionevolmente sicuri che dopo che sarà concluso vi saranno comunque strascichi sull'intero sistema di relazioni internazionali, e in questo contesto la Cina avrà una funzione centrale. Se sceglierà definitivamente di appoggiare la Russia vedendola come un boccone invitante da fagocitare in considerazione del considerevole valore delle sue risorse minerarie e energetiche, il rischio è che questa opzione inneschi una serie di sanzioni economiche che danneggerebbero pesantemente non solo Pechino ma anche tutto l'Occidente, visto che l'interscambio commerciale fra Cina e Occidente è su livelli ben diversi da quello pre-crisi fra Russia e Occidente. Credo, sperando di non sbagliare, che questo scenario non convenga né a noi né ai cinesi, e penso che non varrebbe nemmeno la pena di provare a fare questo braccio di ferro per vedere chi cede prima. Se invece la Cina decidesse che che in fin dei conti la globalizzazione le conviene più della polarizzazione, appoggerà la Russia con maggiore moderazione e solo fino a quando riterrà utile che gli USA continuino a disperdere sul teatro ucraino molte ingenti risorse che a Washington invece vorrebbero dedicare proprio al teatro del Pacifico in prospettiva di un futuro confronto con Pechino.
  4. Diciamo più precisamente che se gli USA mollassero l'Ucraina lo farebbero anche tutte le nazioni NATO europee. L'Europa, politicamente, non è mai esistita come soggetto autonomo. Di conseguenza, non è mai esistita una vera e propria politica estera europea ma solo le politiche estere delle singole nazioni come elemento assolutamente residuale della politica NATO. Le spese militari virtualmente insignificanti sono il risultato di questa scelta: si è partiti dal presupposto che l'unica guerra ipotizzabile sul teatro europeo potesse essere solo il confronto diretto e globale fra NATO e Patto di Varsavia, e quindi si è appaltato integralmente alla NATO la gestione comune della difesa continentale accollandosi esclusivamente tali oneri gestionali e rinunciando (Francia a parte, per certi versi) a qualsiasi opzione alternativa che prevedesse la possibilità di gestire in autonomia confronti non asimmetrici al di fuori dell'ombrello costituito dal Patto Atlantico. Io invece mi vado convincendo sempre più che le posizioni espresse da Orsini non siano affatto elucubrazioni partorite da una mente malata ma facciano parte di una precisa strategia tendente a condizionare l'opinione pubblica italiana. Non riesco a considerare casuale, per esempio, che anche un ex generale abbia non molto tempo prima espresso esattamente lo stesso concetto: " ... la denazificazione dell’ucraina si è tradotta in rinazificazione di buona parte dell’europa in termini anche formali e di tutto l’occidente in termini concettuali. Se non nelle parole sicuramente nei fatti." Ci troviamo di fronte a dichiarazioni fotocopia. Lo psicanalista serve caso mai a chi ci crede.
  5. Premesso che io andrei comunque un po' più cauto con certi paragoni perché non tutte le dittature sono di stampo nazista per il solo fatto di essere dittature, qui da noi c'è persino chi sulla sua pagina Facebook ufficiale in un post datato 5 marzo e intitolato "Pietà per Bakhmut" dice chiaro e tondo che è l'Occidente nel suo complesso a essere nazista sorvolando disinvoltamente sul fatto che se veramente in Europa esistesse ancora il nazismo egli stesso non potrebbe continuare a pubblicare le sue opinioni sui media (proprio come avviene oggi in Russia per chi ne avversa il regime), non potrebbe partecipare ai talk show televisivi esprimendo liberamente le sue idee (proprio come avviene oggi in Russia per chi ne avversa il regime) e sarebbe stato già da tempo portato via e sbrigativamente liquidato e fatto sparire dal moderno equivalente della Geheime Staatspolizei (proprio come avviene in Russia con chi ne avversa il regime). Affermazioni addirittura più forti delle posizioni espresse dagli ineffabili Sergej Lavrov e Dmitrij Medvedev, i quali tutto sommato si sono sempre limitati a dichiarare (bontà loro) che in Europa il covo di nazisti fosse solo l'Ucraina. Siamo oggettivamente all'assurdo, ed è allucinante che vi sia qualcuno che crede a queste idiozie.
  6. Anche a me, e presumo per lo stesso motivo. Ovviamente il mio post va inteso come auspicio molto ironico vista l'attuale perdurante e oggettiva inesistenza della UE come soggetto politico, che determina l'assoluta mancanza delle condizioni minime necessarie per poter svolgere un qualsiasi ruolo attivo nella crisi ucraina. Eppure, considerando che molti paesi UE sono anche membri NATO, una ipotetica iniziativa di "boots on the ground" in Moldavia comporterebbe per la Russia una virtuale impossibilità di reagire militarmente, sia perché i russi non possono fisicamente arrivare sul posto senza violare territori o spazi aerei dichiaratamente non permissivi e sia, soprattutto, perché l'ipotesi di agire direttamente contro uno qualsiasi dei paesi UE dotati anche di cappello NATO comporterebbe il rischio dell'applicazione del famoso articolo 5 del trattato Atlantico. Insomma, al Cremlino non potrebbero fare altro che masticare amaro, abbassare la cresta e ingoiare il rospo. Il che non è detto che non possa avere ripercussioni dirette anche sul teatro ucraino.
  7. Beh, se la Russia può mandare (legittimamente, avendo l'assenso del governo locale) truppe in Siria, allora non si capisce perché un robusto contingente UE non possa recarsi in Moldavia con mandato chiaro del Consiglio dell'UE con e regole di ingaggio ben precise, su espressa richiesta delle autorità di Chișinău e tenendosi alla dovuta distanza dalla Transnistria, cogliendo magari l'occasione per far risorgere una buona volta la defunta Eurofor.
  8. Le navi vanno e vengono e possono sloggiare in qualsiasi momento, non è quello il problema. Ma la base di Sebastopoli è un assetto strategico irrinunciabile per la Russia perché senza di essa non potrebbe esercitare alcuna influenza sul mar Nero.
  9. Frasi di circostanza. Un conto è ribadire un concetto noto, un altro è avere l'intenzione di cambiare le cose. L'accesso alla Crimea può essere agevolmente negato poiché le possibili direttrici di attacco sono pochissime. Inoltre, anche nel caso assolutamente straordinario che venisse rioccupata dagli ucraini, cosa se ne farebbero di una penisola politicamente ostile e virtualmente impossibile da controllare? A me pare che la dichiarazione del DoD sia solo un altro tassello piantato nel puzzle che dovrebbe portare a una qualche forma di negoziato in cui si "concederà" ai russi di tenersi quello che già hanno (la Crimea, appunto) se accettano di sbaraccare dal Donbass senza fare tante storie. Sul Donbass si può sempre trovare qualche "soluzione creativa" che consenta sia a Zelenskij che a Putin di non perdere la faccia, mentre perdere la Crimea sarebbe oggettivamente per Mosca una sconfitta inaccettabile e per Putin la fine politica, ma soprattutto sarebbe per i russi una ferita insanabile inflitta da parte dell'Occidente.
  10. Possono fare tutto quello che vogliono, ma se in questo anno di guerra folle e insensata hanno perso una consistente parte dell'organico professionista, resteranno con una operatività reale da terzo mondo.
  11. Se dovessimo applicare rigidamente i concetti espressi nella proposta diplomatica cinese, la Crimea dovrebbe ritornare sic et simpliciter sotto la piena sovranità ucraina, così come il Donbass. Credo però che questo non sia realistico, sia per impossibilità materiale di procedere alla sua riconquista militare da parte ucraina e sia perché andrebbe politicamente a violare una red line che a Washington sembrano non essere disposti a oltrepassare.
  12. Sì, certo, ma un conto è prendere atto della presenza sul territorio italiano di ordigni atomici da utilizzare in ambito NATO (è un segreto di Pulcinella) e ben altro è invece affermare che tali ordigni sono stati graziosamente messi a disposizione del governo italiano perché possa farne "in proprio" ciò che vuole. E' proprio questo che si afferma testualmente.
  13. Mi rendo conto che riportare parole talmente surreali potrebbe essere inopportuno nell'ottica del mantenimento del minimo sindacale di buon senso e di ragionevolezza di questa discussione, ma qui siamo ben oltre i limiti dell'umanamente accettabile anche e soprattutto perché tali affermazioni provengono non dai pettegolezzi del salumiere all'angolo - che mi guarderei bene dal riportare - ma da un soggetto che per i suoi trascorsi professionali dovrebbe essere perfettamente a conoscenza dell'argomento in questione, che nella fattispecie consiste nella dottrina NATO di deterrenza nucleare in Europa che qui viene chiamata in causa nel contesto degli antefatti della crisi ucraina. Cito testualmente dal minuto 19:15: "In Europa ci sono ancora, e c'erano il 24 febbraio 2022, le armi nucleari degli Stati Uniti, non solo, ma la NATO nel 2010 aveva già cominciato a pianificare che esisteva la deterrenza nucleare autonoma della NATO in Europa, il che significava che non c'era soltanto un ombrello americano ma c'erano anche le armi nucleari europee che facevano parte del blocco di deterrenza nucleare complessiva della NATO in Europa, e in questo blocco non c'erano soltanto Gran Bretagna e Francia che avevano i loro ordigni nucleari ma c'erano anche almeno altri cinque paesi europei che in base a un criterio che era stato varato nello stesso periodo - il "nuclear sharing" - si assegnavano a cinque paesi fra cui l'Italia un certo numero di ordigni nucleari per poter esercitare in proprio, in proprio, quando vi dicono in proprio, l'opzione nucleare. Quando mi vengono a dire che noi siamo un paese non nucleare e quindi ci asteniamo da qualsiasi influenza, è tutto colpa degli Stati Uniti, è tutto colpa della Russia, qualcuno non riflette sul fatto che noi abbiamo all'incirca, adesso il numero preciso non lo so e se lo sapessi non lo direi, una cinquantina di ordigni nucleari che sono a disposizione del governo italiano" Quindi, alla faccia del Trattato di Non Proliferazione Nucleare, l'Italia dispone di armi atomiche e di una dottrina nazionale di impiego dell'arma nucleare... e non lo sapevamo.
  14. C'è anche un altro piccolo problema: non si comprende in quali confini "internazionalmente riconosciuti" dovrebbe rientrare la Crimea. In termini di realpolitik appare evidente che la Russia non mollerà mai quell'osso e lo conferma proprio l'invasione ucraina il cui scopo strategico finale era mettere in sicurezza la Crimea, o tramite l'instaurazione di un regime fantoccio a Kiev o, in subordine, tramite l'annessione manu militari di quei territori ucraini (guarda caso, gli oblast su cui oggi si combatte) necessari per costituire un solido collegamento terrestre fra la Russia e la penisola sul mar Nero. Peraltro, sempre in ottica realpolitik, Kiev non può ragionevolmente aspettarsi di riottenere e di controllare il Donbass senza impelagarsi in una guerriglia strisciante con gli elementi più riottosi della popolazione locale che è in maggioranza filorussa: si ricreerebbe facilmente un'altra situazione in stile basca o nordirlandese. Un gioco per cui non vale la candela, che avrebbe costi politici ed economici altissimi e che per chissà quanto tempo impedirebbe all'Ucraina ogni possibilità di entrare nella UE e ottenere più facilmente i fondi necessari per la sua ricostruzione, visto che a oggi è una nazione praticamente al collasso. La questione quindi è come riuscire ad aggiustare le cose in modo da non permettere alla Russia di annettersi il Donbass (il che vorrebbe dire darla vinta al caro zio Vladimir) ma di costruire per Kiev una exit strategy da quelle regioni senza perdere la faccia. Una quadra difficile.
  15. Può essere. Del resto, anche il blitz praticamente contemporaneo di Biden a Kiev può essere considerato una risposta all'iniziativa cinese. Peraltro, in ottica di trattative diplomatiche non vedo la Cina come soggetto credibile perché se riuscisse ad accreditarsi come soggetto portatore di una proposta plausibile acquisirebbe sulla scena internazionale una posizione di considerevole vantaggio mediatico, e quindi anche politico, persino nei confronti degli USA. E dubito che a Washington "ci abbiano scritto Giocondo" in fronte. In realtà al momento l'unica entità politica realmente equidistante da tutti gli attori della guerra in Ucraina è il Vaticano, visto che anche l'ONU non vale un fico secco.
  16. Intanto, l'ONU (per quel che vale, cioè nulla) vota in Assemblea Generale a grande maggioranza una mozione di condanna per la Russia e di sostegno per l'Ucraina. Due dati sono importanti: il fatto che nella mozione si sostenga la necessità di rispettare l'integrità territoriale e politica dell'Ucraina "nei confini internazionalmente riconosciuti" e il fatto che Cina e India si siano astenute. In particolare, è presumibile che l'astensione della Cina si inquadri nella volontà di non schierarsi in modo politicamente netto con l'uno o con l'altro dei contendenti, in modo da potersi giocare qualche carta come soggetto portatore della famosa (e misteriosa) iniziativa di mediazione diplomatica di cui si parla in questi giorni. Quello che mi lascia perplesso è però l'avvicinamento fra Mosca e Pechino mostrato al mondo con la visita in Russia dell'inviato della diplomazia cinese, visita che esprime più una dichiarata vicinanza a Mosca che la volontà di mediare da posizioni realmente neutrali. Per accreditarsi come mediatore fra le parti, è evidente che un soggetto non deve essere visto come vicino né all'uno e né all'altro contendente, ma al momento appare molto probabile che se bussassero a Kiev i cinesi si vedrebbero sbattere la porta in faccia da Zelenskij.
  17. E' interessante osservare che alcune delle osservazioni fatte dal Col. Stirpe sono assimilabili - fatta ovviamente salva la differente prospettiva - alle posizioni espresse da Alessandro Orsini in questa trasmissione anche se poi le conclusioni a cui giungono i due oratori sono diametralmente opposte: uno ritiene che prevarrà l'Ucraina e l'altro pensa che vincerà la Russia. E' degna di nota, in particolare, la diversa interpretazione della compattezza occidentale nell'affrontare la crisi ucraina: se per Stirpe ciò è dovuto a una unanimità di visione basata su una ferrea logica politica, per Orsini le istituzioni europee sono semplicemente "serve" di Washington e si limitano ad andare al traino dei diktat di oltre Atlantico. Ma per tornare alle cose serie (non me ne voglia il novello Churchill intervenuto a Carta Bianca), Stirpe prefigura il rischio del progressivo sgretolamento della suddetta compattezza politica europea qualora la guerra dovesse durare ancora a lungo (e questo può essere in effetti un problema, tant'è che Mosca punta molto su questa carta) e pone alcuni interrogativi sulla capacità dell'industria occidentale di ripristinare in tempi adeguati le scorte di materiali inviati al fronte ucraino. In effetti, soprattutto quando parliamo di sistemi per loro natura complessi come per esempio i mezzi corazzati, non è mai un solo soggetto industriale che li produce ma la loro fabbricazione è il risultato dell'azione di una filiera fatta di fornitori e subfornitori che non è affatto semplice portare contemporaneamente ai ritmi produttivi richiesti dalle nuove esigenze. Basti pensare alle difficoltà avute da tutto il comparto produttivo del mondo globalizzato a causa della pandemia da Covid.
  18. Scusate, ma di fronte a questa notizia non ho resistito...
  19. In teoria sì. Ma l'interscambio commerciale fra Cina e USA/Europa è su altri ordini di grandezza rispetto a quello fra Russia e USA/Europa. Toccare quel tasto non è affatto uno scherzo e non so se converrebbe.
  20. Beh, se realmente la Cina fornirà "ufficialmente" armi alla Russia, questa almeno sarà la mazzata finale alla propaganda dei ciarlatani e dei tromboni secondo i quali "le sanzioni non servono a niente". Se non servissero "a niente", per quale ragione i russi dovrebbero andare a cercarsi armi cinesi?
  21. Secondo questo articolo del luglio 2022 di AnalisiDifesa, negli USA sarebbero già stati approvati e stanziati da tempo (ove per "tempo" si dovrebbe in questo caso intendere "il tempo necessario per completare l'iter addestrativo") i fondi necessari per provvedere all'abilitazione dei piloti ucraini su aerei di fabbricazione statunitense. Se le cose stanno effettivamente così, possiamo presumere che (per citare anche qui Stirpe) le decisioni programmatiche siano già state abbondantemente prese, che le pubbliche esternazioni dei politicanti e le illazioni dei giornalisti vadano considerate solo becchime di circostanza per il popolino, e che alla fine con le coccarde ucraine dovrebbero volare gli F-16, che sono appunto "di fabbricazione" statunitense ma che in fin dei conti non vuol mica dire che debbano necessariamente essere "di provenienza" statunitense. L'F-16 è un vettore flessibile e capace di portare sotto le ali una ampia varietà di armi, e secondo logica è esattamente quello che agli ucraini serve adesso, non a guerra finita.
  22. Non è una notizia, ma solo una illazione di stampa pubblicata sul Times venerdì scorso. https://www.thetimes.co.uk/article/ukraine-prepared-to-use-british-missiles-to-strike-crimea-d73rlk23p Fra l'altro, fornire gli Storm Shadow all'Ucraina significherebbe: 1. dover fornire anche i vettori aerei capaci di portare in volo e lanciare questi missili, a meno di non ipotizzarne l'adattamento ai Mig-29 o Su-27 come già fatto con gli HARM; 2. innalzare in misura politicamente molto significativa (forse troppo) la capacità ucraina di battere obiettivi strategici a lunga distanza (parliamo come minimo della Crimea, per capirci). Gli Himars sono un'arma tattica, gli Storm Shadow sono stati progettati per fare ben altro. Non so se le diplomazie occidentali sono disposte ad arrivare a questo, così come non so se siano realmente disposte a fornire all'Ucraina (e di conseguenza a far condurre da piloti ucraini) aerei su cui nessuno può escludere a priori che si possa ripetere "al contrario" l'episodio del Mig-25 di Belenko.
  23. Ehm... Secondo me le analisi numeriche, anche considerandole ineccepibili e credibili, ci fanno un po' perdere di vista una questione fondamentale che NON può essere descritta solo nell'aspetto quantitativo, ovvero l'elemento umano. Ora, è chiaro che una superiorità numerica (dico cifre a caso, a titolo di esempio) di qualcosa come 100 a 1 (Termopili, Dien Bien Phu, eccetera) può comportare un vantaggio tattico decisivo a parità di equipaggiamento, addestramento, esperienza, motivazione e leadership dei comandanti. Ma quando questi ultimi parametri NON sono equivalenti nelle forze in campo, l'efficienza complessiva dei due dispositivi ne può risultare influenzata in maniera altrettanto decisiva. Un modo per descrivere con una metafora plausibile questo concetto è l'asserzione secondo la quale la robustezza complessiva di una catena non è quella del suo anello più robusto ma è quella del suo anello più debole. Fuor di metafora, tu puoi avere anche un potenziale umano di milioni di individui ma, se non riesci a mandarne contemporaneamente al fronte più di un tot, il surplus ti potrà servire esclusivamente per ripianare le perdite subite in battaglia e/o garantire un ricambio costante alle prime linee. Ma se il personale che riesci a schierare non ha addestramento, equipaggiamento e motivazioni in misura adeguata, esiste il concreto rischio che esso sia soggetto a perdite tali da non poter saturare le resistenza del nemico e che, di conseguenza, contribuisca sia a sostenere il morale dell'avversario che a far crollare drasticamente il proprio. E io, francamente, non potendo esprimere alcuna valutazione in termini di leadership dei comandanti e di esperienza delle truppe, non credo di sbagliarmi se suppongo che in termini di equipaggiamento, addestramento e motivazioni gli ucraini siano molto avvantaggiati rispetto ai russi. Quanto può contare questo vantaggio, all'atto pratico?
  24. Intanto il Parlamento europeo vota a favore anche dell'invio di aerei come aiuto allo sforzo bellico ucraino. L'ipotesi che in Ucraina arrivino moderni jets da combattimento in grado di misurarsi con i caccia russi su un piano di (almeno) parità tecnologica, cosa non possibile con i vecchi Mig-29 e Su-27 già in dotazione all'aviazione di Kiev, pone però dei quesiti inerenti la particolare situazione tattica in cui operare. Come sarebbe possibile affrontare efficacemente la minaccia russa nel momento in cui i suoi caccia sfruttassero l'opportunità di lanciare missili AA avendo cura di rimanere nello spazio aereo russo?
  25. Mah, considerando lo scempio verificatosi nei dintorni di Vuhledar e di Kreminna e il comportamento oggettivamente fantozziano dei coscritti messi alla prova in quegli attacchi dissennati, l'impressione è ancora una volta che i russi abbiano completamente perso per un periodo di tempo al momento indefinibile la capacità di compiere manovre offensive complesse a causa del drastico ridimensionamento della capacità operativa della fanteria meccanizzata e delle formazioni corazzate, ridimensionamento presumibilmente dovuto all'impossibilità di sostituire truppe e quadri professionalmente preparati con il personale raccogliticcio raggranellato con la recente mobilitazione. Non so se qualcuno ha visto il remake del 2016 del film "I magnifici 7" (quello con Denzel Washington): ecco, mi è venuta in mente la scena in cui i nostri eroi cercano di addestrare all'uso del fucile zappaterra e minatori armati solo di buona volontà (e neanche tanto), con risultati ovviamente deludenti. Se poi all'inesperienza aggiungiamo il fatto che i russi in Ucraina non ci vanno certamente con le motivazioni da "occhio della tigre", le perplessità sulla reale capacità di questa sorta di armata brancaleone di passare all'offensiva aumentano esponenzialmente. Anche l'aviazione non deve passarsela poi così bene, considerando la media alquanto bassa di ore di volo annue che i piloti russi possono sfruttare per l'addestramento. Alla fine, i reparti che potrebbero aver subito meno i danni del periodo iniziale della guerra potrebbero forse essere quelli dell'artiglieria da campo, che però non è accreditata della capacità di colpire con la precisione necessaria per effettuare un efficace fuoco di controbatteria e quindi risulta utilizzabile solo secondo la tradizionale dottrina di discendenza sovietica: spianare a raso l'area destinata ad essere "ammorbidita" come preparazione all'attacco della fanteria. Una dottrina che sostanzialmente risale alla prima guerra mondiale. Mi sembra un po' poco per pretendere di "spezzare le reni all'Ucraina". Ciò premesso, trovo che la "benevola esortazione" rivolta dai funzionari americani agli ucraini perché "si sbrighino a fare qualcosa" sia politicamente comprensibile ma operativamente del tutto inopportuna. Al momento tutti gli assi sembrano essere in mani a Kiev, mentre invece passare all'offensiva senza aver prima pianificato tutto in modo accurato ma solo per ragioni politiche rischierebbe di mettere gli ucraini a rischio di subire essi stessi gravose e inutili perdite. Chi glielo fa fare?
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