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Athens

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  1. Attaccare con non più di uno o due plotoni di mezzi corazzati, di giorno, in campo aperto e senza appoggio aereo è una follia tattica che non si comprende e non si giustifica in nessun caso. Fosse stata almeno una diversione per mascherare un'altra azione... vabeh, si potrebbe anche capire, ma così? Cosa mai può passare per ma testa di chi pianifica e ordina un simile suicidio? Quale scopo avrebbe questo tiro al bersaglio? semplicemente far consumare munizioni e risorse al nemico? tenerlo sotto pressione a quel costo? Ma chi comanda in quella zona? Paperino?
  2. La "guerra per procura" nel caso ucraino non esiste e non è mai esistita: se da parte occidentale si fosse effettivamernte deciso di attuarla, lo scenario sarebbe stato completamente diverso visto tutto il tempo che dal 2014 in poi c'è stato per prepararla e viste tutte le enormi potenzialità produttive e tecnologiche euroatlantiche. Avremmo visto le forze armate ucraine integrarsi profondamente con la dottrina occidentale attraverso le più diverse iniziative di partnership (come già ripetutamente avvenuto in tante parti del mondo), avremmo visto una strategia di procurement basata su piani industriali di lungo periodo accuratamente predisposti, e the last but not the least avremmo visto una azione occidentale immediata ed efficace nel fornire rapidamente all'Ucraina tutto il supporto materiale e logistico necessario per contrastare l'invasione russa in tutte e quattro le dimensioni: land, sea, air e cyber. Nulla di tutto questo si è verificato: lo dicono le cronache di questi ultimi anni e soprattutto lo conferma il fatto stesso che l'invasione dell'Ucraina si è effettivamente verificata, poiché in caso contrario il caro zio Vladimir si sarebbe guardato bene dal provarci, consapevole di trovarsi di fronte un osso ben duro da rodere invece del (presunto, inizialmente) esercito di cartone che si sarebbe sfaldato in pochi giorni. Noi in realtà non sappiamo se l'Occidente avrebbe potuto supportare l'Ucraina più efficacemente, fornendo mezzi e materiali più sofisticati, fornendoli in quantità maggiori, e fornendoli più rapidamente di quanto è stato fatto: qualcosa magari sì (penso agli ATACMS, per esempio, o alle iniziali reticenze tedesche nel fornire i Leo II), ma non im misura tale da influire significativamente sull'andamento del conflitto. I sistemi "game changer", quali che siano, necessitano di operatori addestrati, qualificati e ben supportati logisticamente, presupposti che al 24 febbraio 2022 non erano certamente presenti in un esercito come quello ucraino strutturato sulla leva e non sui professionisti. E' quindi ragionevole dedurre che l'Occidente abbia sinora fatto più o meno tutto ciò che era possibile e opportuno; oggi, col senno di poi, possiamo dire che l'unico modo per concludere rapidamente le ostilità a favore degli ucraini sarebbe stato l'intervento diretto della NATO, che è stato escluso a priori per motivi politici e per motivi giuridici inerenti la natura stessa dell'Alleanza Atlantica, o l'intervento diretto della sola accoppiata USA/GB, escluso anch'esso per ragioni politiche ma che giuridicamente sarebbe stato del tutto ineccepibile ai sensi del Memorandum di Budapest con il quale USA e GB (insieme alla russia) si impegnavano a tutelare l'Ucraina a fronte del suo disarmo nucleare.
  3. Appena finito di guardare l'ultima live di PB avente per oggetto la guerra missilistica. Diversi spunti interessanti. Fra gli altri, in sunto: 1. tasso di abbattimento "piuttosto ottimistico" dei vettori russi dichiarato per molto tempo dalle fonti ufficiali ucraine e ora ridimensionato dalle stesse fonti; 2. le sanzioni non funzionano e vengono aggirate con triangolazioni e acquisizione di componentistica elettronica dual-use di libero commercio; 3. aumento costante della produzione russa di missili; 4. aumento esponenziale della produzione russa di droni. Conclusione (scoperta dell'acqua calda): se l'Occidente non si dà una mossa dal punto di vista delle forniture, l'Ucraina non ce la fa. PB fa anche notare che dall'analisi dei numeri di produzione dei relitti di ordigni russi abbattuti dalla contraerea e recuperati si deduce che essi sono di costruzione recente (2022 e 2023), e che questo dimostra che le capacità produttive dell'industria bellica russa non sono affatto degradate ma al contrario, le scorte di questi assetti sono in costante espansione. Qui qualcosa non mi quadra, poiché da questo presupposto dovremmo dedurre che la gestione russa delle scorte di missili è di tipo Last-In/First-Out, il che non ha alcun senso: trattandosi di oggetti che per tutta una serie di ragioni non hanno una vita utile illimitata, la logica di Mr. Spock considererebbe più appropriata una gestione First-In/First-Out, per "liberarsi" dei materiali più datati prima che diventino tecnicamente obsoleti oppure del tutto inutilizzabili. A mio avviso, quindi, il fatto che i russi decidano di utilizzare prodotti usciti dalla linea di assemblaggio in tempi recenti porterebbe alla conclusione che in realtà anche le scorte del caro zio Vladimir siano ridotte al lumicino.
  4. Interessante articolo, anche se forse un po' troppo ottimista. https://www.forbes.com/sites/davidaxe/2023/12/30/killing-russians-by-the-truckload-around-avdiivka-ukraines-m-2-fighting-vehicles-are-showing-how-russia-loses-and-ukraine-wins/?fbclid=IwAR3mD1TKVHVLd0Rny5VBFlIxf017gz8MhZdNmK3ddbZFr25CaSB0BK2vIBM&sh=e99d9121ed6b
  5. Ho capito. In questo caso, però, la figura da cioccolatai per i russi è anche peggiore poiché dimostra in modo plateale che letteralmente non posseggono il minimo sindacale delle capacità di neutralizzazione dell'arma aerea avversaria che dovrebbe essere un presupposto imprescindibile di una invasione.
  6. Se la notizia fosse confermata, sarebbe una brutta botta per Kiev. Mi chiedo peraltro come mai i russi, se realmente sono in grado di farlo, mettano in atto un'azione del genere come reazione a un attacco aereo ucraino invece di farlo in via preventiva. Non è logico. Aeroporti in cui sono basati velivoli come i Su-24, che se distrutti non sono sostituibili, dovrebbero essere obiettivi strategici prioritari, non serve la zingara per capirlo.
  7. Sì, vero. Ma il dato significativo non è tanto che abbia fatto quelle dichiarazioni ma che quelle dichiarazioni fossero totalmente opposte a quanto lo stesso Stoltenberg ha detto fino a dieci minuti prima. Quindi, o Stoltenberg è un irresponsabile che non si rende conto di ciò che dice, oppure ci sono ragioni a monte di tali esternazioni. E comunque, il dato che mi preoccupa di più in prospettiva è la diatriba fra Biden e il Congresso: le elezioni presidenziali si avvicinano, ed è ovvio che sia i repubblicani che i democratici comincino a prendere posizioni sui vari temi su cui si confronteranno le rispettive propagande. Tutto sta a capire quanto possa essere rilevante il tema ucraino in questo contesto: se, a torto o a ragione, gli analisti dei due rispettivi staff dovessero arrivare alla conclusione che l'esito della vicenda ucraina sia rilevante e spendibile dal punto di vista dell'acquisizione del consenso, entrambi cercheranno di volgere la situazione a proprio vantaggio; stante il dato oggettivo che dal punto di vista militare il conflitto in Ucraina è sempre più una guerra fra poveri e che almeno per i prossimi mesi appare destinata a rimanere in stallo, un ostruzionismo repubblicano tale da ridurre il supporto economico e militare all'Ucraina a livelli di mera sostenibilità difensiva sarebbe conveniente, oltre che per l'ala repubblicana trumpista-putiniana, anche per i democratici, a cui non si potrebbe evidentemente assegnare la colpa di non aver aiutato l'Ucraina a "vincere", in quanto potrebbero sempre dire agli elettori "non ce lo ha permesso il Congresso a maggioranza repubblicana, prendetevela con loro". Alla fine, in effetti, la speranza è che ad averci visto giusto siano i CdA delle aziende interessate a fare business in Ucraina.
  8. Le dichiarazioni di Stoltenberg non sono certo interpretabili come una manifestazione di ferma determinazione: se tale determinazione vi fosse realmente, non ci sarebbe alcun bisogno di tali esternazioni. E al Congresso, il blocco repubblicano della procedura d'urgenza per lo stanziamento di ulteriori fondi all'Ucraina sono un dato di fatto che dimostra come non vi sia, anche all'interno della politica americana, l'unità d'intenti che ci si aspetterebbe. Le motivazioni possono essere le più diverse, ma tant'è. Senza un sostegno occidentale costante e determinato, l'Ucraina (ovviamente) crolla e il Cremlino lo sa. Al momento, curiosamente, proprio l'industria (vedasi Rheinmetall, fermamente intenzionata a impiantare un sito produttivo in Ucraina già nel 2024) appare il soggetto più deciso a tirar dritto senza esitazioni.
  9. In sostanza, inframmezzata da una serie di autoincensamenti non tutti poi così immotivati, la live è una lunga revisione dell'articolo comparso qualche giorno fa sul Washington Post, il quale descrive dettagliatamente i retroscena della preparazione dell'offensiva ucraina di primavera e le differenti vedute fra Zelenskij, Zaluzhny e i vertici politici e militari NATO riguardanti tempi e modi dell'operazione. Un bel vespaio, a quanto pare, in cui ognuno degli attori appare dover fare mea culpa. Milley voleva che l'offensiva partisse già ad aprile, ma Zaluzhny preferì attendere di avere a disposizione più uomini addestrati e più mezzi, cosa che però diede ai russi il tempo di completare l'opera di fortificazione del fronte mentre pochi mesi in più di addestramento non poterono essere sufficienti per avere uomini sufficientemente formati. LA NATO suggeriva una concentrazione di forze in un unico punto per creare la superiorità locale necessaria per sfondare, in virtù del concetto che per tirar giù un muro devi prenderlo a spallate, non puoi limitarti a spingerlo. Zaluzhny invece non se la sentì di fare all-in, forse consapevole di non avere grandi speranze. Viene dato risalto anche a questioni di carattere specificamente mediatico con una critica feroce, e a mio modo condivisibile, all'atteggiamento velleitario e sensazionalistico, nel bene e nel male, sia della stampa generalista che dei vertici politici euroatlantici, prima ottimisti sino all'eccesso e poi pronti al più completo e disinvolto voltafaccia. Ma in questo non scopriamo niente di nuovo. Alla fine, la sensazione che si prova al termine della live è che al momento l'Occidente non manifesti più la compattezza necessaria per continuare a sostenere l'Ucraina "per tutto il tempo necessario e costi quel che costi" (cit. Von Der Leyen) e che sia a Bruxelles che a Washington prendano in considerazione la possibilità di dire "abbiamo scherzato", un po' come in Afghanistan, collezionando un'altra bruttissdima figura. Una cosa comunque è certa (considerazione mia): se l'Occidente continua ad appoggiare l'Ucraina, e lo fa nel modo che "a la guerre comme a la guerre", la Russia oggettivamente non ha speranze né nel breve né nel lungo periodo. Ma questa determinazione deve fare i conti con le opinioni pubbliche, le quali non riescono mai a vedere al di là del proprio naso.
  10. Una nazione come la Russia, con un PIL inferiore quello italiano e con 6000 testate nucleari da mantenere, non credo possegga le risorse economiche necessarie per sfidare la NATO sul piano convenzionale. La guerra in Ucraina non può essere presa come parametro di riferimento e come lesson learned per un ipotetico scenario di confronto fra Russia e NATO: in Europa l'aviazione c'è, e verrebbe usata. Idem per la marina.
  11. Non possiamo negare che nel complesso i segnali contradditori sono parecchi, da parte occidentale. Qualche analista da salotto televisivo (livello di credibilità inferiore a "pubblicità di coltelli Miracle Blade") continua a sostenere che il caro zio Vladimir stia combattendo sin dall'inizio del conflitto "con una mano legata dietro la schiena": è vero esattamente il contrario, in particolare da parte occidentale, ove il sostegno all'Ucraina si è limitato a un generalizzato ma guardingo appoggio esterno senza mai comprendere né l'opzione "boot on the ground" (che se adottata avrebbe già fatto finire il conflitto col completo disastro russo o lo avrebbe trasformato in qualcosa di molto più ampio) né l'opzione di defenestrare politicamente "al buio" il caro zio Vladimir, ovvero senza aver già chiaro chi sarebbe stato un suo possibile successore capace di evitare l'incubo politico della disgregazione della Federazione Russa oppure l'elevazione del confronto con l'Occidente a livelli pericolosamente indesiderabili. Oggi però sia negli USA (l'ala trumpista repubblicana) che in qualche paese europeo (anche se non per il momento a livello di istituzioni comunitarie) si fa strada il possibilismo riguardante l'opzione negoziale. Della stabilità interna russa poco si sa, mentre dall'Ucraina arriva qualche velato segnale che la leadership politica e quella militare non marcino d'amore e d'accordo. Chi invece continua a "tirar dritto" con determinazione è l'industria, che continua a investire e a programmare investimenti nel futuro come se nei vari CdA esistesse solo l'opzione di continuare su questa strada "per tutto il tempo necessario" per ottenere la vittoria ucraina sul campo. A questo punto, l'unico fattore che NON può essere influenzato da decisioni politiche o da strategie economiche è quello demografico: se si deve dar credito alle considerazioni espresse da Zalužnyj nella sua ben nota intervista, per evitare uno stallo o - peggio - che l'iniziativa venga lasciata al nemico, è necessario continuare a esercitare costante pressione sulle linee russe, il che NECESSITA non solo di risorse materiali (mezzi e relativo supporto logistico) ma anche di una continua disponibilità di risorse umane, e QUESTO non è un elemento che si può "fabbricare". Da diverse parti si osserva che l'età media delle truppe ucraine al fronte è piuttosto alta, e questo può voler dire solo due cose: o che Kiev sta grattando il fondo del barile e che non riesce a garantire un adeguato ricambio alle perdite subite, oppure (secondo me più probabile) che Zelenskij & soci abbiano scelto di preservare il più possibile le giovani generazioni per il dopoguerra e per la ricostruzione. In entrambi i casi, comunque, restano le preoccupazioni relative alla capacità democrafiche ucraine di reggere un confronto di lunga durata.
  12. Fra l'analisi del Col. Stirpe su FB e le posizioni espresse dal Gen. Capitini nell'ultima live sul canale YouTube di Parabellum esistono significative differenze. Capitini ritiene che le migliori unità russe siano ancora disponibili e mantenute in riserva, Stirpe afferma esattamente il contrario. Capitini sostiene che ormai tutto quello che si poteva fare sul campo è già stato fatto e che le armi non siano più un'opzione praticabile per arrivare a una conclusione favorevole del conflitto né da parte ucraina né da parte russa, mentre Stirpe sostiene che il tasso di logoramento delle migliori unità inviate al fronte dal caro zio Vladimir le abbia ormai portate al crollo definitivo dell'efficienza operativa, contrariamente a quanto avviene da parte ucraina, ove non mancano strutture e personale da dedicare a formazione e addestramento. Capitini dice chiaro e tondo che il tempo lavora a favore della Russia in termini di disponibilità quantitativa di risorse umane, mentre Stirpe sostiene che il moltiplicatore di forze "qualitativo" avvantaggia nettamente gli ucraini. Capitini sostiene che l'Occidente abbia già sostanzialmente inviato in Ucraina tutto quello che poteva (e voleva), e che Kiev andrà incontro a un periodo di shortage logistico, mentre Stirpe ribadisce che l'appoggio occidentale all'Ucraina proseguirà anche in futuro convinto e intatto. Al netto delle mie personali perplessità su certe posizioni espresse da entrambi, quello che Capitini non sembra tenere in sufficiente considerazione è il complesso economico/industriale alle spalle dei due contendenti. Certo, la guerra in Ucraina ha costi economici altissimi per la coalizione che supporta Kiev e l'Occidente in questo periodo non naviga nell'oro, MA... cosa dire allora della capacità della Russia di sostenere tale impegno con un'economia di guerra? Anche senza prendere in considerazione tanti elementi macroeconomici che stanno preannunciando una instabilità sempre più accentuata, non può non sfuggire che quando Gorbaciov andò al potere nel 1985 l'URSS dedicava alla Difesa circa il 70% de suo PIL di allora, mentre per la Russia di oggi si parla del 3-4% del PIL attuale (che è di per sé enormemente inferiore a quello dell'URSS del 1985 e che equivale grosso modo a quello italiano). Quancuno può provare a immaginare l'Italia che raddoppia gli stanziamenti per la Difesa (attestati sotto il 2% del PIL) e che con questo budget dovrebbe finanziare il mantenimento di 6000 testate nucleari più tutto quel che serve per mantenere in efficienza il deterrente convenzionale e supportare lo spaventoso dragaggio di risorse materiali che comnporta una guerra? Ma non se ne parla nemmeno...
  13. Beh, è ragionevole affermare che non siano i palestinesi a gestire Hamas, ma sono stati comunque i palestinesi a votarli prima e a festeggiarli dopo. E ora ne pagano il prezzo, che è certamente altissimo, umanamente spropositato poiché coinvolge innocenti, ma quali altre conseguenze aspettarsi dall'aver espresso una sorta di plebiscito a favore di una gang di criminali senza scrupoli? La democrazia (ammesso e non concesso che quelle potessero essere considerate elezioni realmente democratiche) non è un oggetto che si può mettere in mano a chi non ha la minima idea di come funzioni.
  14. A mio avviso, il fisiologico calo di attenzione dell'opinione pubblica verso la guerra in Ucraina causato dallo scoppio della crisi in Medio oriente potrebbe addirittura favorire la stabilità del flusso dei rifornimenti verso Kiev. Le armi in Ucraina non le invia l'opinione pubblica ma i governi, secondo scadenze già programmate che tengono conto più delle variazioni della situazione sul campo che degli umori del popolino. Inoltre, le argomentazioni che i "pacifisti" utilizzano oggi contro Israele (lo Stato "immensamente potente", cioè Israele, conro lo Stato "quasi indifeso", cioè la Palestina) descrivono una situazione pericolosamente simile a quella del confronto fra la Russia (Stato immensamente potente" con le sue 6000 testate nucleari ecc. ecc., che può "sventrare l'Ucraina come e quando vuole") e l'Ucraina (nazione economicamente al disastro e militarmente debolissima cvhe sopravvive solo con gli aiuti onccidentali), applicando però schemi logici diametralmente opposti pur partendo da presupposti simili.. Infatti, curiosamente, oggi nessun pacifista va a dire che i palestinesi "dovrebbro trattare" con Israele lasciandogli definitivamente la Cisgiordania per "evitare ulteriori inutili devastazioni e perdite di vite umane" contro un nemico "impossibile da sconfiggere" perché è una potenza nucleare. Una contraddizione che in qualsiasi arena mediatica si paleserebbe platealmente.
  15. Personalmente, non ritengo credibile la foto di quella videocall più di quanto non ritenga credibili le dichiarazioni ucraine sulla morte di Solokov. Un fermo immagine non dimostra niente e un video nemmeno, senza le prove della sua datazione.
  16. Non sono al corrente dei numeri, ma 6000 testate da curare fra tattiche/prestrategiche/strategiche non sono uno scherzo, se pensiamo a quanto costi il semplice mantenimento in efficienza dei vettori (bombardieri/sottomarini/silos fissi/lanciatori mobili) e l'addestramento dei loro equipaggi, più tutta la catena decisionale, più tutta la massa dei sensori strategici (satelliti ecc.) senza i quali le capacità nucleari diminuiscono drasticamente. Per non parlare degli investimenti necessari per i miglioramenti tecnologici e così via.
  17. Riguardo la fragilità russa, solo un ingenuo non se ne sarebbe già reso conto da tempo. A spanne, basta guardare i numeri del PIL, grosso modo simile a quello italiano. Solo che noi, con una %PIL di meno di 2 punti dedicata complessivamente alla funzione difesa mandiamo avanti la baracca alla bell'e meglio con grosse difficoltà e notevoli limitazioni, mentre loro, con una %PIL grosso modo doppia (e in aumento) dedicata alla difesa, devono finanziare anche il costosissimo mantenimento della triade del deterrente nucleare oltre a uno strumento convenzionale molto più ampio rispetto a quello italiano. Così i conti non possono tornare. Persino la Gran Bretagna, nonostante una budget difesa molto maggiore di quello italiano, ha dovuto rassegnarsi a ridimensionare drasticamente le sue capacità nucleari, figuriamoci le difficoltà finanziarie che si trovano davanti i russi.
  18. Interessante screenshot, dal filmato dell'intervista a Mark Milley. Si riconosce bene l'area fra Robotyne e Tokmak, con il posizionamento di quelle che dovrebbero essere le linee di difesa e con la localizzazione del posizionamento delle rispettive forze contrapposte. Che lato Pentagono (e per diretta conseguenza anche lato Kiev) vi sia una completa e costante awareness della situazione non c'è bisogno di confermarlo, quello che invece appare molto significativo è che dietro la prima linea di truppe i russi non sembrano avere più riserve. Niente di niente.
  19. Sostanzialmente, quello che si può dedurre avendo ascoltato le diverse opinioni espresse nella interessantissima live da Grieco è che il fattore democrafico va interpretato come elemento di un sistema più complesso in cui vi sono colli di bottiglia che non ne consentono il pieno sfruttamento. Per quanto riguarda i russi, uno dei colli di bottiglia è - come Stirpe sostiene da tempo - la virtuale assenza di un sistema di formazione in patria, nel senso che mancano sia le strutture ricettive per addestramento e formazione e sia gli addestratori, e questa carenza sarebbe motivata strutturalmente dal fatto che l'esercito russo post-Muro si è gradualmente trasformato (al pari degli eserciti occidentali) in una entità molto meno numerosa e molto più professionale. a questo limite strutturale si è poi aggiunto l'elemento episodico costituito dalla iniziale mattanza imprevedibilmente subita dai russi nei primi mesi di guerra e dalla scellerata decisione del caro zio Vladimir di buttare nella mischia fino all'ultimo aiuto-cuoco prima di decidersi a ordinare la famosa "mobilitazione parziale". Questo ha comportato uno spaventoso decadimento qualitativo della forza armata nel suo complesso, decadimento a cui non si può porre rimedio rapidamente e che lascerà segni per lustri e probabilmente decenni. Un altro collo di bottiglia è costituito dalla incapacità russa di supportare logisticamente una forza combattente superiore a determinati livelli numerici. Questo ovviamente vale per OGNI esercito di OGNI nazione, ma nel caso specifico della Russia Stirpe sostiene da tempo che il limite fisiologico massimo della logistica russa è intorno ai 200-250000 uomini. E serve a ben poco avere in patria anche un milione di energumeni perfettamente addestrati (e i russi non li hanno e non li avranno) se poi non hai la possibilità di mandarli al fronte e di rifornirli di munizioni e vettovagliamento. L'Ucraina, che invece è sempre rimasta agganciata all'esercito di leva e non ha mai rinunciato al sistema di mobilitazione di massa in caso di necessità, quando quersta necessità si è palesata si è trovata in condizioni decisamente più favorevoli.
  20. Da Berdiansk il tracciato ferroviario sale verso Andrivka, Nel'hivka e infine Tokmak. Da Tokmak la ferrovia va verso Novobohdanivka, nodo in cui si congiunge al ramo proveniente da nord (Vasylivka, sulla riva est del Dnepr) e si ramifica a sua volta verso ovest (in direzione oblast di Kherson) e a sud verso Melitopol. Quindi per arrivare a Melitopol in treno devi necessariamente passare da Tokmak, non essendovi collegamenti diretti Berdiansk-Melitopol. A Melitopol, quindi, se non puoi più contare sul nodo di Tokmak, puoi arrivare via ferrovia solo dal porto di Henicesk passando per Novooleksiivka, oppure direttamente dalla Crimea se gli ucraini non si decidono a colare a picco il ponte di Kerch. Una situazione alquanto complicata.
  21. Robotyne non solo dista una quarantina scarsa di km da Melitopol, ma se andiamo a vedere Google Maps dista poco più di 10 km da Tokmok, che è l'ultimo snodo ferroviario che consente di far arrivare rifornimenti sia a Melitopol che alla Crimea. Al di sotto non c'è altro. Se gli ucraini prendono Tokmok e bloccano la ferrovia, a ovest di quelle coordinate non arriva più nemmeno un grissino.
  22. Ci manca solo che qualche pilota occidentale cada nelle mani dei russi... mi sembra un rischio politico eccessivo. Comunque, portare F-16 in Ucraina avrebbe come prima conseguenza la necessità di disperdere altre preziose (e scarse) risorse antiaeree per proteggerne le basi a scapito di altri potenziali obiettivi sensibili.
  23. Dopo gli attacchi marittimi ucraini, che hanno dimostrato la capacità di Kiev di colpire in tutto il Mar Nero e anche nelle infrastrutture portuali del territorio metropolitano russo, mi chiedo quali potrebbero essere le conseguenze di questo ststo di cose sui premi assicurativi relativi alle navi che dovrebbero percorrere quelle rotte. Se Kiev piange, non è detto che Mosca possa ridere, riguardo la possibilità di movimentare il suo grano per via mare.
  24. Dodici su dodici abbattimenti di Storm Shadow non ci credo nemmeno se li vedo.
  25. Stirpe ha "sbroccato" (per la seconda volta). Sarà un caso che anche in questo caso l'abbia fatto subito dopo una live sul canale YouTube di Parabellum in cui un suo illustre collega ha espresso valutazioni alquanto distanti dalle sue?
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