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Sembrano manifestarsi i primi segnali concreti di realpolitik, almeno da parte ucraina: il presidente Zelenskyj prende ufficialmente atto che l'Ucraina non può entrare nella NATO. Questo rappresenta di per sé il raggiungimento di uno dei fondamentali obiettivi politici russi, e rappresenterebbe senz'altro un successo che Putin potrebbe propinare all'opinione pubblica russa come punto a favore non tanto del proseguimento dell'azione militare (che comunque per adesso continuerà) ma come vittoria da sbandierare nella exit strategy propagandistica in caso di cessazione delle ostilità e ritiro delle truppe entro i confini della federazione. Chiaramente, vi sono anche altre questioni sul tavolo, alcune delle quali non negoziabili da parte russa (Donbass e Crimea) e altre altrettanto non negoziabili da parte ucraina (l'integrità del rimanente territorio, compreso lo sbocco al mare di Odessa). Come sempre in qualsiasi trattativa, per entrambe le parti si tratta di cedere sugli obiettivi oggettivamente irraggiungibili. Zelenskyj ha cominciato, ma la strada è ancora lunga perché Putin non ammorbidirà le sue posizioni sino a quando non si renderà conto che per la Russia i costi e i tempi della guerra diventeranno insopportabili e che, se in Ucraina non può perdere, ormai gli è anche definitivamente impossibile vincere. Ma servirà tempo e il sangue scorrerà ancora, purtroppo. https://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/2022/03/15/ucraina-raid-su-kiev-esplosioni-in-zona-residenziale_5b9b9cae-2671-472d-a1a4-d1ab77b55947.html
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Dopo tutte le smentite e controsmentite, questo appare essere un classico esempio di ginepraio apparentemente inestricabile poiché probabilmente non sapremo mai se la richiesta russa di armi alla Cina sia vera oppure sia una fake news inventata di sana pianta dagli USA o dagli stessi cinesi. Se è vera, allora ci troviamo di fronte alla dimostrazione che l'intelligence americana è molto efficiente. Ma d'altra parte, potrebbe darsi che siano stati gli stessi cinesi a far trapelare la notizia a Washington (parlare a suora perché suocera intenda). Se invece la notizia è falsa ed è costruita ad arte, allora ci troviamo di fronte a un perfetto esempio di false flag da parte dell'intelligence americana, che con questa mossa ha praticamente "costretto" a negare tutto sia i cinesi (cosa di cui molto probabilmente a Pechino avrebbero fatto a meno) che i russi. Ma anche in questo caso non possiamo nemmeno escludere che siano stati gli stessi cinesi a "costruire" la notizia e farla trapelare per avere l'occasione di smentire pubblicamente la loro intenzione di rifornire i russi, anche qui parlando a nuora perché suocera intenda. https://www.ilfattoquotidiano.it/2022/03/15/guerra-russia-ucraina-la-cina-non-vuole-essere-colpita-dalle-sanzioni-armi-a-mosca-gli-usa-diffondono-informazioni-false/6526133/
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Al momento risulta scomparsa e di lei non si sa più nulla. https://www.ansa.it/sito/notizie/topnews/2022/03/15/scomparsa-la-giornalista-russa-del-blitz-anti-guerra-in-tv_39a5a38e-1676-4ace-a8d5-6c5cd73e70f2.html#:~:text=(ANSA) - ROMA%2C 15,guerra in Ucraina%2C è scomparsa.
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A mio avviso la U.S. Navy da sola basta e avanza a spazzar via dai mari (in superficie e sotto) qualsiasi cosa che non abbia in coffa una bandiera amica. Dopo di che basta attendere che la fame energetica porti Mosca e Pechino a più miti consigli.
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Beh, anch'io ho pensato qualcosa del genere e ho fatto il parallelo con la politica espansionistica della Germania nazista negli ultimi anni prima dello scoppio della seconda guerra mondiale. All'epoca le cancellerie europee erano ancora traumatizzate dal ricordo delle stragi apocalittiche nelle trincee della prima guerra mondiale e commisero l'errore di lasciar campo libero a Hitler per troppo tempo, perché il loro desiderio era di evitare a ogni costo una nuova guerra ed erano disposte a fare qualsiasi concessione alla Germania pur di evitare il conflitto. Poi sappiamo come andò a finire. Il caso della Russia di Putin però mi pare diverso. Il suo nemico non è l'Europa in sé ma è la NATO, la quale è per forza di cose espressione della geopolitica statunitense alla quale gli alleati europei si accodano. Sono consapevole che Moldavia (e Georgia) saranno i prossimi obiettivi di Putin, perché la triade Estonia-Lettonia-Lituania non può essere toccata perché è ormai nella NATO e perché Svezia e Finlandia rappresentano un boccone troppo grosso per le attuali capacità dell'Armata Rossa. Quindi la sua libertà di movimento di Putin in Europa finisce lì e non un centimetro oltre. Si tratta quindi di capire quale è la maniera migliore per fermarlo il più rapidamente possibile prima che vada troppo oltre. E non sono certo che in questo momento Washington abbia questo stesso obiettivo: secondo logica, agli Stati Uniti converrebbe che la Russia si indebolisca militarmente ed economicamente sempre di più dissanguandosi in una infinita guerriglia in Ucraina, mentre per l'Europa sarebbe più conveniente che il conflitto cessi velocemente prima che le conseguenze in termini di perdite di vite umane (in Ucraina) e in termini di danno all'economia (in tutta l'Europa) diventino gravissime.
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Li hai contati tutti? Io per esempio preferirei sacrificarmi in primis per la mia famiglia e poi per il mio paese. Come credo che farebbe anche qualsiasi americano medio, se dovesse definire una sua scala di priorità. Degli Stati Uniti, francamente, mi importa il giusto e solo se i loro interessi coincidono con quelli della mia famiglia prima e del mio paese poi. Come credo farebbe anche qualsiasi americano medio. Presumere che gli interessi degli Stati Uniti coincidano sempre e completamente con i miei è rischioso. Va valutato tutto caso per caso, e con molta attenzione.
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Erano due RF-84. Qui una interessante testimonianza. https://www.youtube.com/watch?v=Fri52UtzUK4
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Plausibile. E ammesso (e non concesso) che la richiesta russa di forniture cinesi sia vera e che sia effettivamente stata inoltrata tramite canali riservati, potrebbe anche darsi che siano stati gli stessi cinesi a far filtrare la notizia ai media o alle diplomazie occidentali (che è lo stesso) facendo così implicitamente capire a Mosca che non è il caso di tirare troppo la corda con la guerra in Ucraina e che i russi non devono considerare scontato il loro appoggio solo perché la Cina si è astenuta nella mozione di condanna della Russia al Consiglio di Sicurezza dell'ONU. La NATO, ovviamente, nel caso che la Russia pensi di poter mettere le mani sulle repubbliche baltiche, e gli Stati Uniti in prima persona se la Cina provasse a invadere Taiwan. In termini esclusivamente militari la classifica lascia il tempo che trova poiché - a parte il possesso di armi nucleari, che è un altro discorso - non contano solo gli assetti ma anche la capacità di proporli su scala planetaria ovunque serva e per tutto il tempo necessario, e in questo Cina e Russia non stanno certamente meglio di qualsiasi altra nazione a eccezione degli USA che a oggi sono di fatto gli unici dotati di una reale e permanente capacità di proiezione globale e di una economia capace di sostenere questo sforzo. In buona sostanza, a livello convenzionale Cina e soprattutto Russia sono tigri di carta. La Cina al momento non è ancora in grado di invadere Taiwan, mentre la Russia può fare la voce grossa con staterelli messi peggio di lei come l'Ucraina ma le prenderebbe di santa ragione anche dalla Turchia o da una semplice alleanza Svezia-Finlandia. Poi è chiaro che il vantaggio strategico di Russia e Cina consiste nel fatto di essere nazioni così vaste che è sostanzialmente impossibile per chiunque pensare di invaderle e di sconfiggerle, ma questo in fin dei conti è irrilevante perché nessuno è talmente pazzo da ipotizzare una cosa del genere.
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In realtà non c'è nulla di strano nella contraddittorietà delle notizie. Premesso che è tutto non troppo credibile perché, nonostante le perdite russe di veicoli che complessivamente a oggi ammonta a un numero leggermente superiore a 1000 (fra cui circa 300 carri), per adesso sappiamo che il loro arsenale ha ancora in riserva materiali ed equipaggiamenti sufficienti a cui attingere per ripianare queste perdite senza bisogno di andarle a chiedere ad altri. Che poi esista per loro la oggettiva difficoltà logistica di trasferire tali assetti nei luoghi in cui servono, questo è un altro discorso ed è una rogna che si devono grattare a Mosca. Altra considerazione da fare è che, se la richiesta di materiali alla Cina fosse vera, è logico presumere che sarebbe stata inviata tramite canali di massima riservatezza per evitare di fare una bruttissima figura di fronte all'opinione pubblica mondiale la quale non potrebbe non dedurre che la guerra del gigante russo contro la formica ucraina è stata condotta dalla Russia finora con dilettantesca incompetenza (e dico poco). E per quanto riguarda le brutte figure, la notizia (*) della morte al fronte di ben tre generali russi (Gerasimov, Sukhovetsky e Kolesnikov) ci fa porre quesiti alquanto inquietanti sulla necessità per gli alti ufficiali di rimanere il più possibile in contatto diretto con le truppe sulla linea del fronte (con i conseguenti rischi), il che vuol dire che l'organizzazione C4I delle forze armate russe è del tutto inadeguata. (*) fonte: https://www.ilgiorno.it/cronaca/morto-andrey-kolesnikov-1.7453897
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Beh, se la notizia è da considerare importante perché i russi sono riusciti a condurre un attacco contro un obiettivo militare utilizzando risorse di intelligence e vettori sofisticati in quantità massiva, non direi che questo debba essere interpretato come un punto a loro favore: da parte di una forza armata che in teoria dovrebbe essere considerata fra le top al mondo, azioni del genere dovrebbero essere la normalità e non dovrebbero affatto fare notizia. Mi chiedo piuttosto se l'obiettivo fosse sufficientemente pagante per valer la pena di "spendere" per colpirlo vettori missilistici ciascuno dei quali costa cifre allucinanti. E questo ci riporta alle perplessità riguardo ai costi della guerra in Ucraina da parte russa, perché possiamo essere ragionevolmente certi che a Mosca nessuno prevedesse sviluppi di questo tipo e le loro conseguenze economiche in una nazione che non ha né il PIL degli USA e nemmeno quello della Cina. Perdere un singolo T-80 vuol dire letteralmente mandare in fumo milioni di dollari in pochi secondi, perdere un Mi-24 immagino lo sia ancora di più, perdere un Su-27 non ne parliamo nemmeno. E si tratta di "giocattoli" che non puoi sostituire né gratuitamente né rapidamente. Per costruire un T-80 serve tempo, e per fare un Su-27 serve ancora più tempo, e i costi sono quelli che sono. Non si tratta di "pezzi di ferro" producibili a decine di migliaia e a bassi costi in catena di montaggio come furono i T-34 e gli Sturmovik nella WWII. Insomma, a me sembra molto difficile che la Russia riesca economicamente e industrialmente a far fronte alla guerra in Ucraina se la questione non si risolve rapidamente. A meno che non venga in aiuto in qualche modo l'ingombrantissimo vicino cinese... che probabilmente non aspetta altro. Altra ragione che, in prospettiva, rappresenta un motivo in più perché anche l'Occidente (UE e USA) di sbrighi a mettere in campo tutte le opzioni diplomatiche disponibili per mediare fra le parti e far cessare questo scempio il più rapidamente possibile. Dal punto di vista prettamente militare, invece, continuo a provare la sensazione che i russi si stiano muovendo a casaccio senza avere una strategia ben definita. Troppi obiettivi diversificati e troppa dispersione delle truppe in un territorio vasto come l'Ucraina. Mi sembra un comportamento dilettantesco, poi magari sono io che non capisco. Staremo a vedere.
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Beh, vi sono diverse questioni da tener presente in questa complicatissima faccenda. Una di esse è - per l'Occidente - decidere se l'Ucraina vale il prezzo di spingere la Russia fra le braccia dei cinesi, che ne farebbero facilmente un loro protettorato economico. Secondo me, no. Già solo in termini di fonti energetiche, l'ipotesi che gas e petrolio russi vadano verso Pechino invece che verso l'Europa non mi parrebbe affatto una buona notizia. Certo, la sovranità ucraina non deve essere messa in discussione, ma anche per la NATO non mi sembra un buon affare trovarsi direttamente ai confini della Russia, con tutto quel che ne conseguirebbe dal punto di vista della tensione che si verrebbe a creare. Insomma, io ci penserei due volte. Mi pare invece che esista un altro aspetto della questione molto interessante da valutare: ovvero, il fatto che l'Ucraina possa essere, nei confronti della Russia, più importante come avamposto della nostra idea di società democratica - ancora virtualmente sconosciuta alla Russia - piuttosto che una base avanzata di batterie di missili. Il miglior progetto di lungo periodo, per l'Europa, dovrebbe essere proprio il coinvolgimento della Russia nei processi di trasformazione democratica che hanno già preso piede nei paesi dell'ex Patto di Varsavia. e per questo, io baratterei volentieri la promessa ucraina (per quel che vale, in diplomazia... ) di non entrare nella NATO con l'impegno a entrare nella Unione Europea.
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I libri di storia favorisca aprirli lei, gentile signore, se sa leggere. E quando avrò bisogno di un PR che interpreti il mio pensiero, sono certo che saprò trovare altri più qualificati di lei. Nel frattempo, considerando il tono inappropriato con cui lei interloquisce con persone sconosciute, d'ora in poi mi pregio di non prenderla più in considerazione. Buona serata.
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Oddio, sicuramente non mi sono spiegato in maniera sufficientemente chiara riguardo Israele, la cui storia prevede un "prima" della Bomba - in cui i suoi turbolenti vicini hanno inizialmente cercato di impedirne la nascita e poi cercato più volte di spazzar via dalla faccia della terra lo Stato ebraico - e un "dopo" la Bomba - in cui la sopravvivenza di Israele come nazione è definitivamente sancita proprio dal deterrente nucleare e non può più essere messa in discussione nemmeno dalle altre grandi potenze nucleari. I conflitti recenti (quelli del "dopo" Bomba, per intenderci) sono eventi agevolmente gestibili da Israele sia sul piano militare che su quello politico senza nessun bisogno di pensare all'utilizzo dello strumento nucleare, con buona pace della dottrina politica di Hamas che prevede (a chiacchiere) come obiettivo politico la distruzione di Israele. Riguardo il Giappone degli anni '30 e '40, tutta la sua politica espansionistica in Asia aveva come primario obiettivo strategico l'assicurarsi il controllo delle fonti energetiche e delle materie prime di cui aveva vitale bisogno, poi è chiaro che tutto questo viene confezionato con le solite manfrine propagandistiche buone solo per il popolino, ma il succo del discorso è questo. Infatti, la ferocissima diatriba fra Esercito e Marina del Sol Levante era originato proprio dalle diverse visioni strategiche dei due alti comandi, uno che guardava soprattutto all'espansione territoriale in Asia e l'altro che invece riteneva (a mio modesto avviso sbagliando) più importante il dominio del Pacifico. Poi sappiamo tutti come è andata a finire. A cosa dovrebbe "rinunciare" Putin? Beh, prima di tutto alla "denazificazione" dell'Ucraina (cioè alla sostituzione dell'attuale regime con un governo fantoccio filorusso). Poi dovrebbe rassegnarsi a mollare l'osso in Transnistria, rinunziando al tentativo di creare un "anello di sicurezza" sulla direttrice Transnistria-Odessa-Crimea che chiuda l'accesso al mare dell'Ucraina, cosa ovviamente del tutto inaccettabile per Kiev perché impedendole l'accesso al mare ridurrebbe drammaticamente le capacità logistiche ucraine in termini di import-export commerciale. In cambio, l'Ucraina potrebbe rinunciare definitivamente e formalmente alla Crimea (che tanto ormai è comunque persa perché i russi non abbandoneranno mai il porto e la roccaforte di Sebastopoli) nonché a Donetsk e Lugansk, che in fin dei conti sono territori da cui l'Ucraina ha avuto solo grattacapi, e infine alle sue velleità di adesione alla NATO (almeno per il momento). Alla fine, un accordo di pace basato su questo schema potrebbe soddisfare entrambe le parti permettendo a Putin di sbandierare qualche conquista politica e a Zelenskyj di poter dire che l'eroico popolo ucraino ha fermato l'orso russo.
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No, Israele nel 1948 non aveva la Bomba, infatti se la vide veramente molto brutta contro la coalizione egiziano-siriana e questo è coerente con il mio esposto. Poi, quando anche Israele è arrivato a possedere l'atomica, le cose sono cambiate e lo Stato ebraico si è assicurato la sua definitiva sopravvivenza geopolitica. Riguardo Grenada, il mandato dell'OECS è proprio una di quelle cose che ci possiamo tranquillamente fumare nella pipa, visto che l'ONU e il Commonwealth (per bocca della stessa Margaret Thatcher, nota bolscevica... ) dichiararono all'unisono l'illegittimità dell'invasione. Dell'invasione di Ungheria e Cecoslovacchia non ho parlato semplicemente perché l'elenco che ho fatto non pretendeva certamente di essere esaustivo (altrimenti avrei potuto dilungarmi ancora per molto) e perché dall'Unione Sovietica non ci si poteva aspettare nient'altro che brutale e spietata repressione di qualsiasi tentativo dei paesi satelliti di affrancarsi dall'oppressione di Stalin e dei suoi nipotini. Alla fine, resta il fatto che le guerre, soprattutto nell'epoca contemporanea, hanno cause che raramente possono ricondursi alle folli aspirazioni di qualche dittatorello in fregola: la stessa seconda guerra mondiale, se è assolutamente vero che fu scatenata in Europa dalla criminale follia hitleriana, sul fronte del Pacifico ebbe presupposti ben diversi che non possono essere semplicisticamente ricondotti al solo militarismo giapponese. Hai parlato di "cortili", ecco, è proprio lì che possiamo individuare alcuni presupposti strategici ben definiti: all'epoca della guerra fredda gli USA consideravano l'America centromeridionale come il LORO cortile di casa e si regolavano di conseguenza, esattamente come faceva l'URSS con l'Europa orientale ed esattamente come crede di poter fare Putin con Ucraina e Bielorussia oggi. In tutto questo il diritto internazionale non ha alcuna rilevanza, purtroppo. Sì, naturalmente. La dottrina d'uso delle armi nucleari non prevede nessuna ipotesi di utilizzo delle stesse in scenari asimmetrici, per ottime e consolidate ragioni sia operative sia (soprattutto) politiche. L'atomica è prima di tutto deterrenza strategica, e al di fuori di tale contesto è sostanzialmente tabù per chiunque. Se gli USA ne avessero fatto uso in Vietnam o in Afghanistan, sarebbero inesorabilmente diventati i paria del pianeta. Come direbbe Eduardo De Filippo: "la schifezza della schifezza della schifezza della schifezza" (con pernacchia a seguire). Riguardo il futuro della guerra in Ucraina, sono del parere che il fattore tempo sia critico per entrambi i contendenti: gli ucraini sono soggetti anch'essi a uno stillicidio di perdite umane e materiali, e per quanto supportati a livello di intelligence dall'Occidente, non sono comunque in grado di ripianarle e più si va avanti più si ridurrà la loro capacità operativa. Ma il fattore tempo è un problema anche per i russi, dei quali correttamente fai notare che il rateo di perdite rischia di diventare insostenibile prima di tutto a livello politico e di immagine. A Putin non sarebbe di alcuna utilità una vittoria di Pirro. Voglio quindi augurarmi che le parti in causa riescano a trovare a breve una soluzione negoziale che consenta a entrambi di uscire da questo disastro senza perdere la faccia. Il che vale soprattutto per i russi, poiché se Volodymyr Zelenskyj da parte sua si è già guadagnato sul campo i gradi di condottiero (ma è suo interesse cercare di non perderli), Vladimir Putin "non può perdere", ovvero non può chiudere la partita dando ai suoi pretoriani e all'opinione pubblica russa l'impressione di essere stato sconfitto. E' necessario quindi che gli si lasci aperta una ragionevole finestra di opportunità, altrimenti tanto vale condurre il gioco fino in fondo e assistere alla sua caduta augurandosi che non venga sostituito da uno ancora più ambizioso.
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1. Sì, non c'è alcun dubbio che il possesso di armi nucleari comporti automaticamente per chi le possiede l'ingresso nel ristretto club di coloro che leggi e principi se li fumano allegramente nella pipa quando si tratta di difendere i propri interessi e la propria sicurezza vera o presunta tale (Corea del Nord, Israele, Pakistan, India, eccetera). Quindi, a mio avviso è necessaria cautela prima di fare della crisi ucraina una questione essenzialmente ideologica, della serie occidente contro oriente, buoni contro cattivi, libertà contro dittatura e così via. Dal punto di vista del diritto internazionale sappiamo tutti benissimo che in Ucraina c'è una aggressione totalmente ingiustificabile, quindi c'è un aggressore (la Russia) e c'è un aggredito (l'Ucraina), e tutto questo è chiaro al di là di ogni dubbio esattamente come era chiaro chi fosse l'aggressore e chi l'aggredito quando il terzo Reich ha invaso la Polonia nel 1939, quando l'Argentina invase le Falklands nel 1982, quando Israele invase i territori palestinesi nel 1948, quando gli Stati Uniti invasero Grenada nel 1983, Panama nel 1989 e l'Iraq nel 2003, quando l'Iraq invase il Kuwait nel 1990 e quando la stessa Russia invase la Crimea nel 2014. Negli esempi che ho citato, possiamo osservare che quando l'invasore è uno che possiede la Bomba, ottiene sempre quello che vuole senza troppe difficoltà, mentre quando l'invasore non possiede la Bomba si ritrova immediatamente a fronteggiare una reazione estremamente dura. Anche nel caso dell'Ucraina, ci troviamo di fronte a un aggressore che dal punto di vista giuridico e morale è totalmente indifendibile (e vorrei vedere il contrario...) ma con il quale TUTTO IL RESTO DEL MONDO deve fare i conti e deve necessariamente venire a patti proprio perché la Russia possiede uno strumento nucleare. Se così non fosse, le sgangheratissime armate di Putin sarebbero già state fatte a pezzi dall'intervento della NATO. 2. Altra cosa che va sottolineata è che per farsi un'idea precisa della crisi ucraina dal punto di vista geopolitico (un punto di vista che, ripeto, non ha nulla a che vedere con il diritto) bisogna guardare la questione non solo dal punto di vista ucraino ma anche dal punto di vista russo. Altrimenti non si va da nessuna parte. Si tratta chiaramente di un bluff. Putin sa benissimo che l'Armata Rossa (e più in generale il "sistema Russia") ha le pezze al sedere e non potrebbe reggere a lungo il confronto militare con l'Occidente se anche solo l'Unione Europea decidesse di intervenire per proteggere l'Ucraina e respingere l'invasione russa. Se poi scendessero in campo anche gli americani, neanche a parlarne. Ma Putin sa anche altrettanto bene che la Russia non potrebbe vincere una guerra nucleare, semplicemente perché la guerra nucleare per sua stessa definizione non può essere vinta da nessuno: perdono tutti. Tuttavia, nonostante ciò sia ben chiaro anche a noi uomini della strada, il bluff nucleare contiene in sé una valenza culturale talmente forte e profonda per la psiche di ogni essere umano, da costituire un deterrente di efficacia assoluta. Infatti nessuno ritiene opportuno sfidarlo. Chi lo facesse verrebbe unanimemente considerato come un pazzo irresponsabile e la sua carriera politica finirebbe all'istante.
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Buonasera, basta guardare le carte aggiornate per rendersi conto che i russi stanno andando verso il disastro. L'invasione era stata logisticamente preparata prevedendo che sarebbe durata solo pochi giorni, che la resistenza militare ucraina si sarebbe dissolta rapidamente dopo aver perso l'appoggio aereo e l'artiglieria, e che il governo di Volodymyr Zelens'kyj sarebbe crollato. Questi erano i presupposti e gli obiettivi strategici e politici dell'invasione, e nulla di tutto questo si è verificato. Ora i russi si trovano di fronte all'angosciante prospettiva di una guerriglia diffusa, portata avanti da un nemico che conosce perfettamente il territorio, con l'incipiente arrivo del disgelo che renderà tutta l'Ucraina un mare di fango e che costringerà le colonne militari e logistiche russe a muoversi esclusivamente sulle grandi direttrici stradali facilmente attaccabili, rinunciando a ogni e qualsiasi mobilità tattica e moltiplicando in maniera esponenziale la crisi logistica. Odessa e Kiev si stanno preparando a resistere, Mariupol non è stata ancora conquistata, e nonostante siano stati costretti a mettere in campo le unità originariamente tenute in riserva, i russi non hanno la massa critica sufficiente per attaccare le maggiori città ucraine, anche perché sanno benissimo che il combattimento urbano è una gigantesca mattanza e richiede un sacrificio terribile di vite umane da entrambe le parti e purtroppo anche da parte della popolazione civile. Proprio oggi il portavoce del Cremlino ha detto chiaro e tondo che se l'Ucraina accetta di riconoscere l'indipendenza degli oblast di Donetsk e Lugansk e rinuncia formalmente a entrare nella NATO, Mosca farebbe cessare immediatamente le ostilità. Questo tutto è tranne che un ultimatum a un nemico ormai sconfitto, appare invece molto somigliante alla (disperata) ricerca di una exit strategy che a Putin e ai suoi generali non faccia perdere la faccia più di quanto non l'abbiano persa finora. Esatto. Fornire i MiG-29 adesso, non avrebbe alcun senso. Gli aeroporti ucraini sono esposti agli attacchi aerei, e le piste utilizzabili sono sempre meno. Una trentina di aerei ormai obsoleti e male armati non sposterebbe nulla né sul piano tattico né sul piano strategico, e politicamente sarebbe un fiammifero buttato in una latta di benzina. E non sarebbe logico, per gli ucraini, far volare i loro piloti in missioni praticamente suicide contro un avversario che almeno sui cieli ha il completo dominio. Per quanto riguarda l'embargo americano alle importazioni di petrolio russo, è un provvedimento ridicolo: gli USA sono praticamente autosufficienti al punto di vista energetico e le importazioni di combustibili fossili dalla Russia sono già da tempo a valori prossimi a zero.
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Cioè, i qatarioti hanno già i Rafale, e ordinano anche i Typhoon? Già che ci siamo, perché non anche un po' di MiG-35 e di F-18, tanto per semplificare la logistica? Può aver senso, operativamente, affiancare ai Rafale i Typhoon T3A ultima generazione e a quanto pare configurabili dual role, quindi capaci di svolgere sia missioni di superiorità aerea che di attacco? A me sembra una decisione essenzialmente politica, dovuta alla particolare situazione che sta vivendo il Qatar nei rapporti con il vicinato arabo.
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Forse qualcuno del forum potrebbe darmi qualche informazione: esiste qualche canale ufficiale (non "riservato agli addetti") sul quale poter reperire le risultanze delle indagini tecniche avviate da AMI sugli incidenti in cui sono coinvolti i propri uomini e i propri velivoli? Purtroppo, quando capita un evento tragico, i media, generalisti e non, si occupano della notizia con grande clamore, ma poi non se ne sa più nulla perché evidentemente gli esiti degli accertamenti "non fanno più notizia" anche se in diversi casi potrebbero almeno servire a far giustizia delle critiche avventate o pretestuose che leggiamo costantemente nell'immediatezza dell'evento.
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Terribile, terribile. Riposa in pace, capitano.
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Sì, le variabili sono tante, e sono anche consapevole che gli americani "tirarono la carretta" non per necessità ma per scelta, a giusta ragione convinti che l'utilizzo di tre soli fondamentali modelli di caccia, di progettazione non recentissima ma costantemente aggiornati e prodotti in numeri adeguati alla bisogna, fosse del tutto compatibile con gli obiettivi desiderati dall'USAAC. Cosa che peraltro avvenne anche per le macchine da bombardamento strategico della classe del P.108, visto che furono introdotti in linea pochi modelli (essenzialmente B-17, B-24 e B-29) costruiti in gran numero. A me qui pare di vedere la precisa e consapevole applicazione di una dottrina, quella preconizzata da Giulio Douhet, che in Italia vide i suoi seguaci confrontarsi per lungo tempo con i sostenitori di Amedeo Mecozzi. Se vogliamo fare una semplificazione, potremmo dire che nella Regia solo il P.108 nacque da specifiche realmente "douhettiane", anche se oggettivamente troppo velleitarie rispetto alle reali capacità produttive del nostro sistema industriale.
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Questo non è del tutto esatto. Fino all'armistizio, la Regia ebbe sempre una evidente superiorità qualitativa, per quanto riguarda la linea di volo dei caccia, rispetto all'USAAC, la quale tirò la carretta con P.38, P.39 e P.40 sino a tutto il 1943, quando il C.205 era già nei reparti da tempo e gli altri due "serie 5" erano in dirittura d'arrivo. Ne deriva che un duello "1 vs. 1" non era certamente una passeggiata per i piloti USAAC, sui cieli italiani. Il nostro problema, oltre alle già ricordate carenze del sistema industriale, era anche - e qui si torna al P.108 e ai suoi limiti prestazionali - in ambito petrolchimico, non essendo mai riusciti a produrre le benzine ad alto numero di ottani di cui gli americani invece disponevano in abbondanza. Con benzine ad alte prestazioni, i 1500 hp "teorici" dei motori del P.108 sarebbero diventati 2000 "veri", e ne avrebbero beneficiato di conseguenza le prestazioni dell'aereo in termini di carico utile e di tangenza.
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Beh... parliamone! Questo è sicuramente un bel vedere, così come lo è la famiglia dei Flanker e quella dei Fulcrum, ma in passato abbiamo visto sfornare "ravatti estetici" mica da ridere... (scusate la divagazione )
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FCAS - Accordo franco-tedesco per un caccia di nuova generazione
Athens ha risposto a TT-1 Pinto nella discussione Caccia
Beh, qui già mi si accende il primo campanellino di allarme riguardo la fattibilità di questo abbozzo di programma. Fare previsioni è prematuro, ma nutro perplessità riguardo la possibilità di trovare la quadra fra due specifiche chiaramente distinte: quella francese, che presumibilmente prevederebbe di sviluppare anche una versione imbarcata del velivolo, con tutti i relativi costi, e quella tedesca che naturalmente non sarebbe interessata a tale requisito ma solo a un multiruolo esclusivamente basato a terra. Si rischia di ripetere i presupposti che portarono la Francia a salutare l'EFA per sviluppare il Rafale per conto proprio? Un bel grattacapo sia per i politici che per gli ingegneri, poiché a parte l'F-4 non mi pare che sia mai stato realizzato un velivolo capace di soddisfare decentemente entrambe queste specifiche. In fin dei conti, anche le versioni A, B e C dell'F-35 corrispondono a aerei abbastanza diversificati. -
FCAS - Accordo franco-tedesco per un caccia di nuova generazione
Athens ha risposto a TT-1 Pinto nella discussione Caccia
Non vedo come avremmo potuto rimpiazzare gli aerei imbarcati, senza l'F-35. -
FCAS - Accordo franco-tedesco per un caccia di nuova generazione
Athens ha risposto a TT-1 Pinto nella discussione Caccia
Molto interessante. Tuttavia, in tema di autonomia progettuale e realizzativa del "sistema Europa" (qualsiasi cosa possa voler dire questa definizione) rispetto agli Stati Uniti, io continuo ad avere perplessità su una questione fondamentale: visto che l'elettronica, intesa come hardware e software, è un elemento imprescindibile di qualsiasi sistema d'arma ad alta tecnologia, come la mettiamo con il fatto che le aziende produttrici di processori sono virtualmente tutte statunitensi?