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Athens

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  1. Lo Status Quo Ante è fuori discussione poiché corrisponderebbe al rientro di Donetsk e Luhansk sotto piena giurisdizione ucraina, mentre invece i russi le hanno già riconosciute come repubbliche indipendenti (il che formalmente e giuridicamente NON vuol dire che le abbiano annesse alla Federazione, anche se sappiamo tutti che avverrà col tempo) e questo costituirà il boccone amaro che l'Ucraina dovrà inghiottire, che le piaccia o no, insieme al definitivo accantonamento di tutti i sogni di rientrare in possesso della Crimea. Da parte loro, i russi dovranno rinunciare a tutte le residue pretese territoriali sul suolo ucraino, quindi niente Odessa - non se ne parla nemmeno - e niente ricongiungimento con la Transnistria. Alla fine, è ovvio che nelle trattative entrambe le parti debbano rinunciare a qualcosa. Il vero scoglio è politico, ovvero lo status dell'Ucraina rispetto a Russia e NATO. I russi vorrebbero una Ucraina neutrale o per meglio dire "neutralizzata" rispetto all'adesione alla NATO, e questo in fin dei conti si potrebbe anche ottenere. Ma a Mosca vorrebbero anche una Ucraina praticamente demilitarizzata, ovvero incapacitata a difendere la sua integrità territoriale. Una cosa che non sta né in cielo né in terra, perché in tal caso presupporrebbe necessariamente che vi fosse almeno un soggetto esterno che si impegni a "garantire" e a "tutelare" l'integrità ucraina da eventuali future minacce esterne (in parole povere, a "morire per Kiev") SENZA però che l'Ucraina entri nella sua sfera di influenza politica. Buonanotte. Una cosa del genere esiste solo su Topolino.
  2. Se fossero stati veramente questi i veri obiettivi russi, la pianificazione delle operazioni sarebbe stata ben diversa prevedendo una vera e propria diversione, tramite un numero sufficiente ma limitato di assetti, finalizzata a produrre la concentrazione dei difendenti su un determinato false flag per lasciare il più possibile sguarnito il fronte primario che l'attaccante investirà con la massa critica delle sue forze. Un esempio classico di diversione è l'attacco giapponese alle isole Curili prima di Midway, che non riuscì nell'intento di distrarre le portaerei da Midway solo perché gli americani ebbero modo di accertarsi preventivamente delle reali intenzioni nipponiche tramite intelligence e non cascarono nel tranello. Ma nelle azioni russe in Ucraina non si intravede alcuna traccia di tentativo di diversione: hanno attaccato con forze più o meno uniformemente spalmate su tutto il fronte, ma nettamente inadeguate sia dal punto di vista numerico sia da quello logistico, il che vuol dire che erano realmente convinti di risolvere la questione in pochi giorni. Su questo posso tranquillamente mettere la mano sul fuoco. Adesso, dichiarare che i veri obiettivi strategici fossero solo il Donbass e la Crimea è solo la componente propagandistica ad uso del popolino di una exit strategy che si svilupperà sul piano diplomatico, unica opzione oggettivamente rimasta a Putin per non perdere la faccia e salvare il salvabile. Esatto. Se così non fosse, Erdogan sarebbe già stato defenestrato da tempo e il fallito golpe del 2016 avrebbe avuto ben altro esito.
  3. Ormai credo che possiamo dare pacificamente per scontato il fatto che codesto soggetto - o chi per lui - credesse veramente di potersi pappare l'Ucraina in 48 ore, altrimenti la cosa non si spiega. Ha avuto tutto il tempo per preparare accuratamente l'invasione, ammassando indisturbato truppe e materiali nei luoghi e nelle quantità ritenute adeguate al disegno tattico preparato. Tutto andato letteralmente in frantumi dopo pochi giorni, alle prime difficoltà logistiche. Fallimento totale, organizzativo, di intelligence, di tutto tutto tutto Una roba che nessuno, presumo, avrebbe mai potuto immaginare. Ben gli sta. Peccato solo per le distruzioni immani e per tutto il sangue versato e che si continuerà ancora a versare. Dovrà pur risponderne, in qualche modo, prima o poi.
  4. Diciamo che l'Esercito in questi ultimi decenni ha puntato l'accento sulla capacità di combattere guerre asimmetriche, ove Lince, Centauro e Mangusta sono gli strumenti più adatti mentre gli MBT servono solo a fare coreografia ma continuano e continueranno ad avere un loro perché negli scenari classici da Desert Storm o da guerra fredda. Fondamentalmente il problema dell'E.I. in questo contesto è l'Ariete, una vera e propria tigre di carta, mentre il Dardo tutto sommato se la cava ancora. I futuri maggiori (forse) investimenti speriamo che siano indirizzati verso gli assetti di cui potremmo avere più bisogno nel medio termine, e a mio avviso più che al potenziamento della componente corazzata dell'E.I. io penserei ad aumentare la capacità di proteggere le nostre rotte sul Mediterraneo, che per noi è vitale e sta diventando un mare sempre più in ebollizione. Una seconda portaerei, quindi altri F-35 per la Marina e più sottomarini, se mi è permesso di sognare.
  5. Simpatico e un po' ottimistico , visto che il "più moderno e avanzato jet da combattimento mai sviluppato" non si chiama Lightning ma Raptor...
  6. Shoigu pare sia riapparso. Di Gerasimov invece non si hanno notizie recenti. E visto che si tratta delle due persone che con Putin detengono le chiavi dei missili nucleari, la cosa lascia abbastanza inquieti. https://www.ansa.it/sito/notizie/politica/2022/03/26/ucraina-riappare-shoigu-dopo-12-giorni-ha-avuto-un-infarto_67874baa-d148-45e3-98d9-dc164687b815.html
  7. Più che tentativo "di sbarco", mi sembra un modo per saggiare le difese costiere ucraine e mantenerne alta la tensione. Poca spesa, molta resa. Escluderei del tutto anche l'ipotesi del tentativo di infiltrazione, che ovviamente avverrebbe di notte e in modalità discrete e non così plateali come ce lo racconta l'articolo. Dato oggettivo e indiscutibile. Aggiungerei che oltre agli USA ad avvantaggiarsi nel medio/lungo periodo sarà la Cina, la quale sin da ora gongola al pensiero di una Russia che, comunque vada a finire la follia ucraina, si ritroverà in ogni caso con tutti i ponti tagliati nei confronti dell'Occidente e quindi cotta a puntino per cadere dritta nelle "amorevoli" braccia del Nuovo Celeste Impero insieme a tutte le sue risorse energetiche. Anzi, peggio andranno le cose per lo zio Vladimir e meglio sarà per i cinesi che si vedranno cadere fra le braccia un insperato regalo con forza contrattuale tendente a zero.
  8. Bel colpo. Una nave da sbarco affondata, due danneggiate, bisognerebbe capire quante altre unità dello stesso tipo sono effettivamente disponibili per la flotta russa del mar Nero, Se il loro numero fosse limitato, lo zio Vladimir e i suoi marescialli potrebbero virtualmente dire definitivamente addio già da ora a ogni ipotesi di sbarco dal mare a Odessa, visto che rinforzi dalla flotta del Baltico non ne potrebbero comunque arrivare a causa del fatto che la Turchia ha bloccato il transito dei Dardanelli a ogni nave militare. Le implicazioni di questa ipotesi sono interessanti: gli ucraini potrebbero liberare da Odessa le forze che sicuramente hanno posizionato a difesa della città e impiegarle diversamente.
  9. Certo, la mano sul fuoco non possiamo mettercela, soprattutto alla luce del fatto che il potenziale militare russo appare molto squilibrato a favore dell'arma atomica rispetto al dispositivo convenzionale. Questo vuol dire che esiste il rischio teorico che la capacità bellica convenzionale russa potrebbe deteriorarsi molto rapidamente in un ipotetico scenario di conflitto su larga scala, comportando quindi il pericolo che il vedersi con le spalle al muro gli faccia prendere seriamente in considerazione l'opzione nucleare. Nel caso ucraino, tuttavia, non siamo a questo punto: mentre per i combattenti ucraini, molti dei quali sono operativi sin dal primo giorno di guerra, il turn-over diventerà sempre più problematico col passare del tempo, credo che al momento i russi abbiamo ancora a disposizione una riserva di risorse umane e materiali tutto sommato sufficienti - anche se non infinite - per ripianare le perdite e continuare le operazioni. Inoltre, vista l'attuale specificità ucraina di un campo di battaglia particolarmente disperso e la conseguente mancanza di obiettivi tattici particolarmente paganti per l'arma nucleare russa, il suo prevedibile utilizzo potrebbe essere solo di tipo terroristico in stile Hiroshima. Una opzione politicamente insensata e del tutto inaccettabile.
  10. L'utilizzo offensivo delle armi atomiche è regolamentato da una dottrina ben precisa ed è una decisione prima di tutto politica; inoltre anche in Russia - esattamente come negli USA - non esiste alcuna possibilità che un singolo capo di Stato possa autorizzarne l'uso a sua totale discrezione. La chiave per accedere al "bottone rosso" è (almeno) doppia, e se anche Putin volesse compiere quella scelta dovrebbe comunque avere l'assenso di qualcun altro. E dubito che questo "qualcun altro" sia disposto a scatenare un inferno su scala planetaria solo per salvare le stimate terga allo zio Vladimir. Ritengo MOLTO più probabile che sarebbe lo zio Vladimir a fare una brutta e rapidissima fine. Infine, the last but not the least, la direzione costante in cui soffiano i venti in Ucraina è da ovest a est, il che vuol dire che il fall-out radioattivo se lo ritroverebbero nel giro di pochi giorni in casa proprio i russi. Insomma, l'ipotesi nucleare a me sembra solo accademica e sostanzialmente priva di realismo. Il che non vuol dire che dovremmo sottovalutare la possibilità di una escalation di altro tipo. Nel secolo scorso, due guerre mondiali cominciarono proprio così. Quindi nessuno ci autorizza a pensare che la virtuale impossibilità di una guerra nucleare comporti anche l'impossibilità di una guerra convenzionale su vasta scala.
  11. L'articolo in effetti era stato citato nel video, ma non sono andato a leggerlo. Grazie per averlo proposto, perché contiene alcune considerazioni di carattere generale che nella discussione non erano emerse: particolarmente interessante è secondo me la parte finale in cui si ipotizza una sorta di "fine della globalizzazione" e una ripartizione del pianeta in macroaree economiche poco o nulla comunicanti fra di loro. Pur non considerando eterno (tutto ha un inizio e ha anche una fine) l'attuale status macroeconomico del pianeta fondato essenzialmente sul capitalismo finanziario globalizzato (=il "mercato"), trovo difficile che il mondo possa dividersi in compartimenti stagni costituiti da modelli economici distinti e incompatibili come all'epoca dei due blocchi, quello comunista e quello capitalista. Alla fine anche i modelli economici, così come quelli politici, vanno inevitabilmente a competere fra loro e altrettanto inevitabilmente la competizione diventa uno scontro in cui prima o poi si arriva a un vincitore che sopravvive e a uno sconfitto che scompare, esattamente come è stato per il comunismo nel secolo scorso e per altri modelli economici in tempi ancor più remoti. Per tornare al conflitto Russia-Ucraina, le conseguenze delle prese di posizione delle due parti e dei loro sostenitori incidono per forza di cose anche su soggetti totalmente inattivi nella specifica questione. Basti pensare ai problemi di approvvigionamento di grano e cereali che si stanno avvertendo già da ora in Africa (alcuni paesi, come l'Egitto, importano grano per gran parte proprio da Russia e Ucraina). E se la locomotiva produttiva tedesca dovesse avere difficoltà a causa di una possibile carenza di gas e petrolio, verrebbero colpite anche tutte le ramificazioni internazionali dell'economia tedesca. Insomma, le conseguenze del conflitto in Ucraina paiono destinate a portare strascichi di lungo periodo non solo in politica ma anche nel contesto economico. Altra ottima ragione perché questo bagno di sangue si fermi quanto prima.
  12. Che non possa (più) vincere, ormai si è definitivamente capito. E' evidente che ha fatto il passo più lungo della gamba, sottostimando incredibilmente la difficoltà dell'impegno. Tuttavia, considerando la posta in gioco, appare altrettanto necessario osservare che non può nemmeno perdere, nel senso che non può permettersi di perdere, pena la sua rovina politica o peggio. Questa apparente contraddizione di termini, che personalmente avevo sottolineato già da diversi giorni, oggi viene confermata e valutata nelle sue possibili conseguenze, nel bene o nel male, anche da persone ben più qualificate del sottoscritto. Propongo a chi fosse interessato questa illuminante chiacchierata, sul canale dello youtuber Ivan Grieco, in cui il prof. Luciano Bozzo, professore di relazioni internazionali e studi strategici presso l'Università di Firenze, analizza in maniera molto lucida e pragmatica i diversi possibili futuri scenari e quale potrebbe ipoteticamente essere per la Russia (ma soprattutto per Putin) l'opportunità di uscire senza perdere la faccia dal rognosissimo calderone ucraino in cui si trova attualmente impantanata. https://www.youtube.com/watch?v=q-za8n6_5aE&t=4001s
  13. Questo è oggettivamente vero. L'Occidente - ove con questa espressione si intendono le grandi democrazie post-seconda guerra mondiale - ha senza dubbio nella sua storia una quantità industriale di scheletri nell'armadio. Le invasioni di Panama e Grenada da parte degli USA, l'attacco al regine di Gheddafi, le disinvolte connivenze con dittature spietate (Cile, Argentina, Grecia, per dirne solo qualcuna), per non parlare della famosa "esportazione di democrazia" in Iraq con tanto di "armi di distruzione di massa" sventolate all'ONU per giustificare la guerra a Saddam ma mai esistite. Tuttavia, il fatto che anche la Russia, per la prima volta dal termine della Guerra Fredda, abbia deciso di provare a "esportare la democrazia" (s'intende, quello che Putin intende per "democrazia") manu militari, potrebbe rappresentare l'occasione per un ripensamento almeno parziale del concetto di "io sò io e voi nun siete un c..." che l'Occidente ha sempre adottato come modus operandi dal momento in cui il crollo dell'URSS ha lasciato gli Stati Uniti come unica superpotenza mondiale. Adesso la ricreazione è finita. Come giustamente osservi, c'è una potenza nucleare che ha deciso di riprendersi il "cortile di casa". Glielo lasciamo fare? E se non vogliamo lasciarglielo fare, forse è il caso di cominciare a mettere in discussione comportamenti che rispetto a quello che un mese fa si è deciso di fare al Cremlino hanno come unica differenza il colore della bandiera, altrimenti la credibilità dell'Occidente rimane bassa.
  14. In effetti la possibile caduta di Mariupol potrebbe rappresentare un elemento molto significativo anche nella prospettiva di mettere - si spera definitivamente - la parola fine a questa strage spaventosa. Se guardiamo la cartina, appare ben chiara la strategia russa tesa a ottenere e consolidare la continuità territoriale dal Donbass alla Crimea: Melitopol (occupata), Cherson (occupata) e Mykolaiv (che pare resista ancora, ma non sappiamo per quanto) sono, insieme a Mariupol, obiettivi coerenti in questa ottica, e farne enormi cumuli di macerie non comporta particolari imbarazzi per chi persegue un fine che va ben oltre ogni considerazione di carattere umanitario. A questo punto, un negoziato fra le due parti potrebbe partire proprio dalla pragmatica constatazione che ai russi, ormai in tremenda difficoltà logistica, potrebbe convenire "accontentarsi" (finché sono in tempo...) di questo obiettivo, sventolandolo propagandisticamente come la storica vittoria del grande condottiero ecc. ecc. che ha riportato definitivamente il Donbass e la Crimea nell'alveo della Grande Madre Russia e bla e poi bla e poi ancora bla. Già mi immagino la parata celebrativa sulla piazza Rossa con bandiere al vento, medaglie luccicanti, pettoruti marescialli e lo zio Vladimir che fa la ruota come un pavone. Di contro, anche Zelenskij potrebbe altrettanto utilmente propinare agli ucraini la storica vittoria di Davide contro Golia che voleva fare un sol boccone dell'Ucraina ma che è stato fermato dall'eroica resistenza del popolo in armi che ha saputo ergersi a paladino della civiltà e della democrazia contro la barbarie e la violenza e bla e poi bla e poi ancora bla (una narrazione che in fin dei conti appare anche sufficientemente aderente alla realtà, al netto degli incredibili e tafazziani errori commessi dagli strateghi russi sin dalla pianificazione dell'invasione). Alla fine il senso del discorso è che una trattativa seria può essere condotta solo se entrambe le parti la ritengono conveniente, e in questo caso la convenienza sembra esserci. Putin prende il Donbass e mette in sicurezza la Crimea, mentre Zelenskij conserva il vitale sbocco al mare di Odessa e ciò che resta dell'Ucraina. Certo, a Putin piacerebbe molto prendersi anche Odessa e creare così una territorialità ininterrotta con la Transnistria, per poi magari coltivare il sogno di prendersi anche tutto il territorio ucraino a est del Dnepr. Certo, a Zelenskij piacerebbe molto (con l'indispensabile supporto occidentale...) fare di tutta l'Ucraina una Stalingrado in cui l'Armata Rossa si dissanguerebbe in una guerriglia infinita. Ma in ogni guerra esistono obiettivi raggiungibili e obiettivi irraggiungibili. Quando la Russia ha invaso in armi l'Ucraina, tutti abbiamo inizialmente avuto la netta sensazione che Putin non potesse perdere, non solo per la disparità di forze in campo ma anche perché una sconfitta avrebbe rappresentato per lui la sua fine politica. Adesso invece appare molto plausibile ipotizzare che Putin non può più vincere. E se non puoi vincere ma non puoi nemmeno perdere, forse la decisione più conveniente è fermarsi. C'è anche un altro fattore da tener presente: se Putin vince "veramente", dimostra al mondo che una nazione può impunemente attaccare militarmente un'altra nazione, con tanti saluti al diritto internazionale. Forse l'Occidente (voglio sperarlo) non ritiene di poterlo accettare a nessun costo.
  15. Come ogni arma, anche gli elicotteri d'attacco hanno una loro ben precisa dottrina d'impiego. In un territorio virtualmente piatto come quello ucraino, il loro utilizzo come artiglieria volante a supporto della fanteria e delle unità meccanizzate pone seri problemi di vulnerabilità anche nei confronti dei manpads. Sono gli stessi problemi che hanno i Su-25 e che avrebbero anche gli Apache e gli A-10 se fossero impiegati in quel tipo di contesto orografico. In un territorio diverso, come potrebbe per esempio essere quello italiano ove sarebbe facile nascondersi in volo stazionario dietro un qualsiasi rilievo lasciando in vista solo il mast per il tempo strettamente necessario al targeting del bersaglio, gli elicotteri d'attacco rappresentano invece un vero e proprio moltiplicatore di forze.
  16. Pace all'anima sua, allora.
  17. Non c'è dubbio. Ma in questo caso quello che volevo evidenziare prescinde da ogni questione relativa alla ricognizione o ad altri fattori: il fatto è che ammassare in quel modo una colonna corazzata in un contesto operativo che va sempre considerato ostile sino a prova contraria, semplicemente, non si fa. Non esiste al mondo, in nessun caso. Il comandante di quel reparto è un inetto e mi auguro per i suoi soldati che sia stato rimosso.
  18. Anche questo è senz'altro possibile, a condizione che a Kiev gli ucraini rinuncino alla battaglia urbana casa per casa ammettendo che costerebbe troppo in termine di vittime civili dopo una opportuna "persuasione dimostrativa" russa a colpi di artiglieria e di attacchi missilistici, come per esempio questo, effettuato praticamente senza spargimento di sangue a causa dell'ora notturna scelta per l'attacco (cosa che non mi sembra affatto casuale). https://www.ilfattoquotidiano.it/2022/03/21/guerra-russia-ucraina-il-momento-dellesplosione-al-centro-commerciale-retroville-di-kiev/6532144/ Resto invece molto scettico sulla possibilità - catastrofe umanitaria a parte - che i russi possano realmente conquistare Kiev con la forza nonostante una eventuale resistenza ucraina. Se i maresciallissimi di Putin sono della stessa risma del folle incapace che ha imbottigliato in poche decine di metri quadrati un intero reggimento di carri, allora auguri...
  19. Avanzare su un territorio ricacciando indietro l'avversario non vuol dire conquistare quel territorio, ovvero controllarlo e metterlo in sicurezza. Se gli ucraini non si arrendono formalmente, i russi non hanno i numeri per conquistare l'Ucraina e più vanno avanti più disperdono le loro forze rendendo ancora più complicato gestire gli approvvigionamenti. Questa è una costante ineliminabile di ogni conflitto, lo testimoniano le spedizioni romane in Britannia, l'invasione della Russia da parte di Napoleone e di Hitler, lo sfondamento del fronte a Caporetto, le azioni di Rommel nel deserto africano e così via. Quindi il problema dei flussi di rifornimenti è grave per entrambe le parti, ma più passa il tempo e più si aggraverà per i russi, che in un territorio occupato ma non conquistato dovranno centuplicare gli sforzi per proteggere la loro catena logistica. E credo che loro se ne rendano perfettamente conto. E' quindi necessario cercare di indovinare quale sia il reale obiettivo di questa invasione, che non può essere la conquista di tutta l'Ucraina. A mio avviso, Kiev e Leopoli sono false flags e la partita vera si gioca a Odessa, che se venisse conquistata costituirebbe l'anello territoriale per congiungere Donbass e Transnistria mettendo definitivamente in sicurezza la Crimea e la piazzaforte navale di Sebastopoli. Vale il discorso appena fatto: i russi al momento non hanno forze sufficienti per attaccare una grande città come Odessa, né da terra né dal mare. Peraltro, a livello di operazioni anfibie non li vedo particolarmente preparati. Ma la marina russa continua a incrociare a prudente distanza nelle acque antistanti la città, e i difensori ucraini hanno già cominciato a prepararsi per la difesa.
  20. Nella NATO non esistono "anelli deboli", se con questa espressione intendiamo membri dell'alleanza che, se attaccati, riceverebbero meno assistenza di altri per ragioni contingenti inerenti una loro presunta "minore importanza": quando si accetta un nuovo membro, tutti i componenti della NATO sono consapevoli che potrebbero ipso facto essere chiamati a "morire per Danzica". Del resto, se così non fosse, verrebbe meno la stessa ragione di esistere della NATO con le conseguenze che possiamo immaginare. Quindi tale ipotesi per me è fantapolitica e tenderei a escluderla a priori. Riguardo le minacce russe all'Italia, ritengo che il messaggio sia chiaro e consista nell'ipotesi di chiuderci i rubinetti del gasdotto TAG con terminale a Tarvisio, che fa arrivare in Italia attraverso l'Austria il gas russo proveniente dalla pipeline Urengoy-Uzhgorod e che fornisce circa il 38% del fabbisogno italiano. La minaccia è oggettivamente credibile, dal punto di vista della crisi energetica che ne deriverebbe per l'Italia se venisse attuata. Che poi il caro Vladimir sia realmente deciso a metterla in pratica con tutte le conseguenze economicamente negative che ne deriverebbero per la Russia, questo è un altro discorso: come sempre, tali scelte sono frutto della valutazione dei costi/benefici politici da parte di chi ha il potere decisionale, e non è affatto detto che chi decide prenda effettivamente le decisioni giuste. La storia è piena di decisioni sbagliate di portata epocale. Staremo a vedere.
  21. Interessante. Beh, in fin dei conti c'era da aspettarsi che i russi non si sarebbero fatta sfuggire l'occasione di provare anche quest'arma sul campo. Si tratta molto probabilmente di un test per valutarne l'efficacia complessiva poiché è presumibile che, sia per lo scarso numero di esemplari disponibili e sia per il costo altissimo di ciascuno di essi, questi ordigni siano destinati ad essere utilizzati essenzialmente contro obiettivi particolarmente paganti in uno scenario operativo al alta intensità.
  22. L'opzione 1 è quella che umanamente mi auguro si verifichi, per far cessare una buona volta questa orribile mattanza. L'opzione 2 a mio avviso sarebbe il vero e proprio obiettivo strategico primario dell'invasione, poiché avrebbe conseguenze politiche di enorme portata. Prendere Odessa vorrebbe dire prima di tutto chiudere lo sbocco al mare dell'Ucraina e strangolarla economicamente impedendole de facto il commercio estero (ricordiamo in termini generali che la stragrande maggioranza percentuale delle merci viaggia via mare), il che è di per sé una cosa che l'Ucraina non permetterebbe a nessun costo. Ma vi sono anche altri elementi da considerare: se cade Odessa, si aprono le porte a riunire la Crimea con la Transnistria moldava, e questo metterebbe sotto diretta e immediata minaccia missilistica sia tutto il territorio occidentale della stessa Ucraina e sia, soprattutto, la base NATO rumena di Costanza. Non è un caso, del resto, che una delle prime mosse compiute dai russi è stata occupare l'isola dei Serpenti: basta guardarne la localizzazione, per capire il motivo.
  23. Infatti, i russi hanno bisogno di un riferimento in sede di trattativa diplomatica. Secondo logica, dopo aver preso atto che è fallita la "guerra lampo" e che quindi il governo ucraino non si è sciolto come neve al sole, l'eliminazione fisica di Zelenskij non dovrebbe più essere in agenda perché è necessario che dall'altra parte vi sia un soggetto riconosciuto e rappresentativo con cui trattare (e a cui eventualmente imporre condizioni il più possibile severe). Anche il fatto di bombardare edifici politicamente rappresentativi (ma vuoti) rappresenta un atto inutile e propagandisticamente persino controproducente perché lo Zelenskij della situazione sbucherebbe fuori in video da qualche rifugio segreto facendo cucù allo zio Vladimir e prendendosi gioco dell'esercito russo. Ricordiamo cosa successe con il caro Osama Bin Laden, tutte le volte che gli USA hanno cercato di colpirlo senza riuscirci.
  24. Beh, le sanzioni economiche non riguardano soltanto la vendita di gas e petrolio, ma sono anche di carattere finanziario e di altra natura. In ogni caso, non ci possiamo aspettare che impattino in tempi rapidi in maniera significativa, serve tempo. Riguardo l'ineffabile signor Oleg Ustenko, attendiamo che provveda lui di persona a fornire all'Europa il gas e il petrolio che al momento il nostro continente importa dalla Russia. O in alternativa, il signor Ustenko potrebbe adoperarsi presso la Casa Bianca per convincerla a esportare in Europa a prezzi calmierati il gas e il petrolio americano in sostituzione di quello russo.
  25. Sono stime, ma parrebbero ragionevolmente plausibili, il che rende alquanto aleatoria la possibilità che le grandi città ucraine (o almeno una di esse) possano essere effettivamente conquistate prima e controllate poi. Se Putin pensa di poter portare al tavolo delle trattative qualche bandierina di questo tipo, sarà il caso che si inventi qualcos'altro e pure in fretta. Sarebbe peraltro interessante avere un'idea attendibile delle perdite anche da parte ucraina, per cercare di capire se il tempo possa giocare a favore di una parte o dall'altra. A sfavore dei russi giocano le conseguenze economiche delle sanzioni, i costi economici della guerra, la necessità di richiamare in campo (se le hanno) unità la cui presenza non era stata inizialmente prevista, la sempre maggiore difficoltà di tener nascosto all'opinione pubblica di casa il disastro, e la complessità delle condizioni meteo quando arriverà il disgelo. A sfavore degli ucraini gioca il fatto che per loro appare più difficile ripianare perdite umane e materiali.
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