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Questo interessante articolo, a distanza di diversi anni dai fatti commentati, ci consente di chiarire una serie di aspetti controversi riguardanti la genesi dell'intervento internazionale che portò alla caduta del regine di Gheddafi, facendo giustizia della vulgata secondo la quale il tutto fu voluto e deciso esclusivamente a Parigi e Londra, con Washington sostanzialmente alla finestra e tirata dentro molto controvoglia a giochi ormai iniziati e solo per non far fare una pessima figura ai suoi migliori alleati europei. In realtà, oltre a Francia e Gran Bretagna, anche gli Stati Uniti avevano (o ritenevano di avere, secondo la visione politica dell'amministrazione Obama) una serie di ragioni molto precise per considerare aderente ai propri interessi la caduta di Gheddafi, e in tal senso agirono. https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/la-caduta-di-gheddafi-e-la-frantumazione-della-libia-30903
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Fra l'altro, sempre in tema di efficienza operativa delle forze armate russe (ma è un discorso che vale in generale), esistono numeri molto significativi che ci portano inevitabilmente a dedurre che l'addestramento sia estremamente carente per le suddette ragioni di ristrettezze economiche. Se andate sul sito di Oryx ( link: https://www.oryxspioenkop.com/2022/02/attack-on-europe-documenting-equipment.html ) in cui vengono riportati con estrema precisione i numeri relativi alle perdite di veicoli, scopriamo che una percentuale decisamente abnorme di MBT, IFV e APC risulta semplicemente "perso per abbandono". In pratica, al primo cenno di pericolo, equipaggio e passeggeri se la svignano perché non reggono lo stress oppure perché ritengono più prudente per la propria sopravvivenza allontanarsi dal veicolo. Anche la famosa "air dominance", che peraltro finora non si è vista da nessuna parte, è un obiettivo alquanto difficile da raggiungere avendo a disposizione piloti che volano in media 100/120 ore all'anno mentre il livello minimo in ambito NATO è di 180 ore. Ma l'addestramento costa un botto, sia che si utilizzi un simulatore e sia (soprattutto) se deve essere condotto sul campo. Costano le ore di volo, costano le munizioni sparate, costa il carburante e la manutenzione dei veicoli eccetera. Servono soldi, tanti soldi.
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Faccio sempre fatica a comprendere le ragioni di chi investe soldi per garantirsi la possibilità di sterminare il pianeta più di una volta...
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Le risorse economiche invece mancano. Il problema russo è che con un PIL da media nazione europea (nel 2020 poco superiore a quello della Spagna e minore di quello italiano) devono gestire anche tutto il costosissimo dispositivo nucleare oltre a quello convenzionale. E per quanto la Russia possa destinare alla Difesa una % sempre maggiore del PIL, le risorse finanziarie restano e resteranno sempre insufficienti. L'attuale strumento militare russo è solo l'ombra di quello sovietico. Detto in francese: stanno con le pezze al sedere. Per rendersi conto delle gravissime difficoltà della Russia per quanto riguarda la sostenibilità del suo strumento militare, è sufficiente confrontare il PIL russo con quello francese e inglese (cioè le nazioni europee dotate come la Russia di armamento nucleare). Russia: 1,483 migliaia di miliardi USD (2020) Francia: 2,603 migliaia di miliardi USD (2020) Gran Bretagna: 2,708 migliaia di miliardi USD (2020) Non c'è proprio partita. Il problema non è se gli ucraini abbiano la possibilità di contrastare una simile strategia. Il problema è che i russi non sono in grado di sostenerla per tutto il tempo necessario.
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Infatti. La Cina al momento non ha alcun interesse a scatenare guerre o comunque a parteciparvi. La sua strategia si basa essenzialmente sull'espansione economica e il suo gruppo dirigente si regola di conseguenza. Ciò non toglie che ai cinesi farebbe comunque piacere un maggiore spostamento del baricentro dell'attenzione americana verso l'Europa a causa della guerra in Ucraina.
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Situazione sempre più intricata. Johnson a Kiev è un chiaro segnale politico, non so se di propria iniziativa oppure concordato con NATO e/o UE, ma questo è un aspetto secondario. Quel che conta è che a poche ore di distanza dalla visita di Von Der Leyen arriva in Ucraina anche il premier inglese. Avanti il prossimo...? Questo vuol dire che l'Europa continua a volerci mettere la faccia e che non intende dare semaforo verde al Cremlino. Tuttavia resta il fatto che la Russia "non può" perdere perché in tal caso il botto verrebbe sentito non solo a Mosca ma in tutto il pianeta. Ma così come stanno le cose, Putin non è nemmeno in grado di vincere se non a costi politici presumibilmente inaccettabili. Resta comunque un altro problema politico: anche se si arrivasse a un cessate il fuoco con un ipotetico compromesso "onorevole" fra Russia e Ucraina (presumendo la cessione definitiva a Mosca di Donbass e Crimea in cambio della cessazione delle ostilità e del ritiro dell'esercito russo dall'Ucraina), resta il fatto oggettivo che qualsiasi armistizio che nelle sue clausole comporti un guadagno territoriale da parte della Russia legittimerebbe automaticamente il concetto che uno Stato sovrano può annettersi parti di territorio di un altro Stato sovrano non in base ad accordi liberamente sottoscritti ma perché "Io so' io e voi nun siete un c...zo" creando un precedente molto pericoloso dal punto di vista del diritto internazionale. MI pare una ipotesi irricevibile. Sullo sfondo poi restano i due protagonisti principali della geopolitica, ovvero gli USA e la Cina, con interessi e obiettivi presumibilmente diversi: a Washington gradirebbero che si arrivasse rapidamente a risolvere la questione in Europa per non distrarre risorse militari dal teatro del Pacifico (la portaerei Harry Truman e la sua scorta, per esempio, al momento pattugliano il Mediterraneo pur essendo di stanza nel golfo Persico con la V Flotta), la Cina a cui - pur non soffiando apertamente sul fuoco - farebbe comodo l'esatto opposto, e che potrebbe (ipotesi strategicamente molto remota e di difficilissima attuazione ma politicamente non del tutto irrealistica) cercare di approfittare di un eventuale maggiore impegno americano in Europa se a un certo punto si convincesse a torto o a ragione dell'esistenza di una finestra di opportunità per riprendersi Taiwan.
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No, per la Libia bisogna chiedere al Consiglio di Sicurezza ONU che, su proposta di USA, Francia, Gran Bretagna e Libano, ha adottato la risoluzione 1973/2011 istituendo sui cieli libici la "no fly zone" poi attuata tramite l'operazione NATO "Unified Protector" inizialmente portata avanti da Belgio, Canada, Danimarca, Italia, Francia, Norvegia, Qatar, Spagna, Regno Unito e USA e poi allargata ad altre nazioni attraverso bombardamenti sul territorio libico (a proposito, non mi risulta che i B-2 Spirit e i missili Tomahawk che hanno colpito obiettivi in Libia appartenessero a Francia o UK) e tramite un blocco navale marittimo. Quindi l'affermazione che l'affaire libico fisse una questione da addebitare nella sua genesi a Francia e UK è completamente destituita di fondamento. Fine OT. Riguardo l'atteggiamento inizialmente "morbido" dell'Italia rispetto all'invasione russa dell'Ucraina e alle pressioni subite da Roma per tornare all'ordine, basterebbe semplicemente leggersi i giornali o ascoltare la testimonianza di questo pericoloso bolscevico, sicuramente cresciuto fra le fila dell'anarco-insurrezionalismo... oppure, se si ha un po' più di tempo, ascoltare questa analisi: soprattutto dal minuto 4:40 al minuto 5:55. Che il mondo cambi, non vè dubbio. E' cambiato nel 1945, è cambiato nel 1989 e continuerà a cambiare. Riguardo le sanzioni economiche nei confronti della Russia, i principali protagonisti non sono solo l'Europa ma anche USA e Giappone. https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/sanzioni-4-grafici-spiegare-limpatto-sulla-russia-33953 E a tal proposito, bisogna anche capire, visto che le sanzioni economiche sono uno strumento efficace non nel breve ma nel medio/lungo periodo, se la loro effettiva conseguenza sarà spingere la Russia sull'orlo del default oppure spingerla fra le braccia della Cina come primario partner economico e commerciale. Nel primo caso è evidente che il target colpito sarebbe Putin e il suo cerchio magico e fin qui tutto ok, mentre nel secondo caso il target colpito sarebbe la Russia nel suo complesso con tutte le conseguenti implicazioni niente affatto piacevoli per l'Europa. Riguardo il fatto che gli USA premano perché l''Europa (o meglio, i membri europei della NATO, che è proprio un'altra cosa...) aumenti le dimensioni e le capacità del suo strumento militare, non vedo la novità visto che è già dall'amministrazione Trump che gli USA insistono continuamente in questo senso. E questo è del tutto coerente con l'attuale visione geostrategica statunitense che da tempo vede il teatro europeo come secondario e che, per quanto riguarda i PROPRI interessi globali, considera ovviamente preminente il teatro del Pacifico (Cina) dove peraltro la NATO non c'entra proprio niente e dove l'Europa non tocca minimamente palla.
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Sì, per Svezia e Finlandia, nonostante siano entrambe nazioni già appartenenti all'Unione Europea, entrare nella NATO rappresenterebbe al momento una mossa abbastanza logica dal punto di vista politico anche se non strettamente necessaria in ambito specificamente militare, nell'ottica di farsi una credibile assicurazione contro future mire espansionistiche da parte dell'ingombrante vicino russo. Vero è che se le cose gli dovessero andar male in Ucraina lo zio Vladimir rischierebbe la poltrona, la credibilità politica, il consenso popolare e probabilmente anche qualcos'altro di non facilmente ricostruibile, ma anche in questo caso non è affatto detto che un ipotetico successore di Putin risulterebbe meno "vivace". Quindi, preso atto che la UE di oggi e del prevedibile prossimo futuro è poco più di un consorzio di banche d'affari del tutto insignificante come deterrente politico e militare, l'unica carta credibile da giocarsi per assicurarsi a ogni livello la tutela dei propri confini è l'adesione alla NATO ed è del tutto comprensibile che anche la popolazione faccia questo semplice ragionamento e di conseguenza veda questa opzione con favore. Poi è anche chiaro che ciò avrebbe necessariamente un costo in termini di "allineamento" al pensiero politico e alla dottrina geostrategica di Washington, che, in quanto principale detentore del deterrente nucleare dell'Alleanza e "socio di maggioranza" anche in termini di quantità e qualità del dispositivo militare convenzionale, svolge la funzione di primus inter pares (pares per modo di dire). Nulla è gratis, a questo mondo. Questa del resto è la stessa ragione per cui la UE non riesce - e non riuscirà mai, secondo me - a diventare un protagonista militare credibile su scala almeno continentale: dopo la brexit, l'unico paese UE con reali capacità di deterrenza nucleari è la Francia, che ovviamente pretenderebbe la leadership politica qualora si imbastisse questo fantomatico "esercito europeo" di cui tanto si parla per lo più a vanvera. Una leadership che altrettanto ovviamente nessuno degli altri paesi UE si sogna minimamente di volerle concedere.
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La NATO non è solo "un'alleanza", ma è da sempre una ben precisa scelta di campo. Una scelta ovvia, giusta e del tutto condivisibile nel momento in cui il quadro geopolitico poneva l'opzione fra l'Occidente libero e democratico e il blocco comunista molto meno libero e per niente democratico. La NATO è stata l'espressione di un legame simbiotico culturale, non solo militare e politico, fra le due sponde dell'Atlantico. Oggi la NATO è diventata uno degli strumenti che gli Stati Uniti hanno a disposizione per perseguire i propri interessi geopolitici, che potranno anche (non sempre) essere del tutto legittimi ma che in ogni caso non vengono certamente definiti insieme agli alleati europei e che non sempre coincidono con gli interessi europei in generale o italiani in particolare. Per fare un solo esempio fra i tanti che mi vengono in mente, Washington ha per caso chiesto il parere italiano quando ha gettato la Libia nella catastrofe destabilizzando il regine di Gheddafi e creandoci una marea di grattacapi? Ma per tornare al caso specifico, se proprio vogliamo usare la metafora della pioggia e del sole, sarebbe il caso di osservare che la "pioggia" (di missili, soprattutto) non c'è in Italia ma in Ucraina, e l'Ucraina non è un membro della NATO. Il che vuol dire che dal punto di vista meramente statutario la NATO non è in alcun modo interessata o parte in causa nel confronto fra Russia e Ucraina. Non sarebbe forse il caso che Washington, per una volta sola nella storia moderna post WWII, si impicci esclusivamente degli affari di casa propria e lasci all'Europa il compito di affrontare la crisi ucraina a modo proprio?
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Inizialmente abbiamo cercato di tutelare in qualche modo i nostri interessi nazionali (il conto energetico, prima di tutto). Poi però siamo stati "gentilmente richiamati all'ordine" dai nostri padroni, e adesso trottiamo ubbidienti. Tutto qua.
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Considero credibile che Putin possa mirare a questo obiettivo. Quanto ad avere effettivamente i mezzi per riuscirci, avrei più di un dubbio ma questo è un altro discorso. Tuttavia, ammesso e non concesso che tale possibilità esista, ci troveremmo di fronte a uno scenario che non potrebbe in alcun modo costituire una base di partenza per un negoziato fra Russia e Ucraina, perché togliere all'Ucraina lo sbocco al mare è in pratica come strangolarla: in Ucraina, la gran parte degli scambi commerciali con l'estero avviene via mare, e a Kiev nessun capo politico o presunto tale potrebbe accettare questa situazione senza correre il rischio (giustificato) di diventare un traditore della patria nei confronti della popolazione, con tutte le conseguenze del caso. Capisco che politicamente si possa far digerire alla nazione la perdita del Donbass e zone limitrofe, ma l'accesso al mare proprio no. E' una ipotesi totalmente irricevibile. In parole povere, sono del parere che se Putin attacca Odessa la guerra continuerà a lungo e potrà terminare solo con la sconfitta definitiva di uno dei due contendenti.
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Ho smesso di leggere subito dopo essere arrivato qui: "Le Forze Aeree e Spaziali Russe hanno stabilmente conquistato il dominio dei cieli e lo esercitano sia a livello strategico che tattico."
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Ivan il matto?
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Questa sembra essere un'altra foto dello stesso aereo. Fonte: https://twitter.com/Osinttechnical/status/1510586829594152962/photo/1 In effetti sotto l'ala sinistra si vede qualcosa di cilindrico che forse potrebbe essere ciò che resta di un KH-31 privo di ogiva.
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Infatti. Questo vuol dire che ai russi manca il munizionamento di caduta stand-off di precisione per colpire obiettivi di punto, per non parlare dei sistemi EW e dei missili antiradar. Tutta roba che costa un botto. Magari potrebbero chiedere in prestito a Washington qualcuno dei Prowler attualmente coconizzati... Con cosa? con le freccette?
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Questo sì, credo comunque che il contesto cinese possa essere considerato sostanzialmente diverso da quello russo in termini di elaborazione dei processi decisionali. Se a Mosca comanda Putin e una (almeno per me) indefinibile cerchia ristretta di personaggi legati a lui in un vincolo simbiotico, a Pechino c'è tutto un apparato che si può ragionevolmente presumere agisca con ben altra prudenza e realismo. Così a naso, ho idea che se e quando proveranno a "riprendersi" Taiwan lo faranno solo dopo aver accuratamente valutato le probabilità di successo dell'operazione, militare o politica che sia, e essersi convinti di averle tutte a proprio favore. Nel caso ucraino, invece, è ormai evidente che a Mosca hanno fatto errori di valutazione paragonabili alla incommensurabile bestialità costituita dalla decisione italiana di invadere la Grecia nei modi e nei tempi che le cronache della WWII ci tramandano. Sarebbe interessante avere maggiori particolari su questo abbattimento: quando è avvenuto, in che zona dell'Ucraina, quale sistema d'arma è stato utilizzato per colpirlo. Se il kill va assegnato a un sistema S-300 o similare, lo zio Vladimir e i suoi generalissimi dovrebbero avere la bontà di spiegarci per quale ragione, a più di un mese dall'inizio delle ostilità, viene ancora consentito ai radar ucraini di continuare disinvoltamente a illuminare i loro target. Se invece l'abbattimento è dovuto a un manpads, la domanda è: come mai i caccia russi volano a quote così basse da risultare vulnerabili a questi sistemi a corto raggio? Ne stiamo vedendo veramente di tutti i colori, sembra che i russi abbiano imparato come fare la guerra su Topolino.
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Putin deve ringraziare il suo santo protettore se riuscirà a sopravvivere (fisicamente) al disastro della campagna ucraina. Altro che "volere tutta l'Ucraina". Ciò detto, a Pechino possono scrivere bibbie e trattati sulla "necessità storica" di rimettere le mani su Taiwan, ma questo non sposterà di una virgola il fatto che Taiwan è un'isola, che la Cina al momento non possiede i mezzi materiali necessari per invaderla e conquistarla, e che per i cinesi l'unica maniera per perdere la faccia è provarci.
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1. La valutazione se l'annessione di 150000 kmq di Ucraina sia da considerarsi una sconfitta oppure no è al momento prematura, ma alcune cose le possiamo dare per assodate. Sicuramente, aprire le ostilità dichiarando una serie di obiettivi la maggior parte dei quali oggi risultano definitivamente impossibili da raggiungere, è una sconfitta quasi totale. Le istituzioni ucraine non si sono dissolte come neve al sole nel giro di pochi giorni, come inizialmente al Cremlino si pensava. Le forze armate ucraine sono ancora in grado di confrontarsi con gli invasori ponendo loro gravissimi imbarazzi tattici e strategici. L'Occidente, dopo le iniziali incertezze europee subito rientrate dopo la prevedibile tirata d'orecchie proveniente da Washington, ha ormai fatto blocco unico e continuerà a fornire supporto politico e militare al governo ucraino. Al momento, Putin sembra aver raggiunto solo l'obiettivo politico strategico di togliere dal tavolo l'opzione dell'adesione ucraina alla NATO. Per il resto, lo status di Lugansk e Donetsk è ancora tutto da definire e il riconoscimento russo di queste due repubbliche autoproclamate è carta straccia. Poi, certo, se le ostilità cessassero con la stabilizzazione definitiva dell'occupazione russa del territorio ucraino lungo il mar d'Azov sino alla Crimea, Putin potrebbe spacciare questo risultato come una vittoria, ma se guardiamo al costo economico e alle conseguenze politiche di questa "vittoria", già mi immagino Pirro che si rigira nella tomba in preda alle risate. 2. Taiwan non c'entra niente con quello che succede in Ucraina. I cinesi sanno benissimo di non essere in grado di addentare quell'osso né oggi e nemmeno nel prevedibile futuro. 3. Non scherziamo e non confondiamo il prezzo politico della guerra con quello economico e sociale. L'Europa (intendo l'Unione Europea) pagherà economicamente un prezzo salato in termini di deficit energetico e di perdita del mercato russo per le sue esportazioni, e pagherà certamente un pesante prezzo politico a causa del consolidamento dei rapporti fra Russia e Cina e a causa della riaffermazione della subalternità europea ai diktat di Washington, ma il prezzo più alto lo stanno pagando e lo pagheranno in futuro gli ucraini con decine di migliaia di vittime e con devastazioni apocalittiche del territorio e dello stesso tessuto sociale.
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Per quel che vale, diverse fonti giornalistiche hanno riportato la notizia che Putin avrebbe manifestato l'intenzione (per alcuni) o il desiderio (per altri) di chiudere la questione ucraina entro il 9 maggio, anniversario della vittoria sovietica nella seconda guerra mondiale. https://www.avvenire.it/mondo/pagine/due-trappole-sulla-strada-della-parata-del-9-maggio Al momento la cosa non appare realizzabile dal punto di vista delle operazioni militari se l'intenzione fosse di arrivare a quella data avendo conquistato sul campo di battaglia una serie di vantaggi strategici tali da mettere i difensori ucraini in condizioni di chiedere la pace accettando le condizioni poste dai russi in stile 8 settembre. Al contrario, pur ammettendo un fisiologico deterioramento della resistenza ucraina a causa del logoramento dovuto alla difficoltà di sostituire in prima linea formazioni che stanno combattendo senza sosta da più di un mese, è prevedibile che il problema sia sentito anche da parte russa. Intanto, la tv ucraina continua a trasmettere, l'aviazione ucraina continua incredibilmente a esistere come forza combattente, la catena C3I continua a mantenere la necessaria situation awareness (con la "cortese e disinteressata" collaborazione occidentale), insomma, tutto pare tranne che gli ucraini siano sull'orlo del tracollo. D'altra parte, per i russi non sarà né semplice e né rapido far fare turn-over ai reparti impegnati al fronte, non sembrano esservi riserve numericamente e qualitativamente sufficienti per rinforzare le principali direttrici di attacco (che in questo caso sembrano essersi ridotte a due) e sferrare spallate strategicamente decisive. Tuttavia, resta il fatto che Putin non può assolutamente permettersi di perdere e Zelenskij, che in fin dei conti potrebbe pure concederselo dopo aver resistito molto più di quello che avremmo potuto immaginare, non ha nessunissima intenzione di cedere le armi. Purtroppo, a questo punto ritengo prevedibile una lunga e sanguinosissima prosecuzione delle ostilità a meno di qualche vero e proprio colpo di scena... o di Tokarev.
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Non l'hanno rivendicata, ma non l'hanno nemmeno smentita in maniera netta. https://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/2022/04/01/belgorod-rischio-che-le-fiamme-del-deposito-si-estendano-nessun-ferito_9cc192ee-0c8b-43fb-9b75-a4aae872d762.html Insomma... "NI". Peraltro, è molto strano che siano stati proprio i russi ad affermare che il presunto attacco sia stato portato da due Hind ucraini, ammettendo quindi implicitamente di fronte tutto il pianeta di non disporre di un credibile dispositivo di allarme aereo. Che fine hanno fatto i loro Mainstay o simili? Ulteriore figura da cioccolatai anche dal punto di vista mediatico. Mi viene in mente l'atterraggio dell'aereo da turismo sulla piazza Rossa...
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Così a naso, non mi stupirei affatto se qualcuno di loro sia "eroicamente morto sul campo" come Rommel...
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Secondo l'ANSA, lo stesso Putin avrebbe chiesto ai difensori di Mariupol di cessare i combattimenti. https://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/2022/03/29/ucraina-riprende-il-negoziato-a-istanbul_8b3ee8dd-2b34-40d7-9342-608323b7af6f.html Il che vuol dire che si combatte ancora. E se lo dice lo zio Vladimir, direi che c'è da crederci.
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Infatti, è proprio questo il rischio a cui mi riferivo parlando di capacità di utilizzare l'arma in maniera adeguata. Noi dovremmo presupporre che si vadano a mettere questi strumenti nelle mani di chi abbia un ragionevole addestramento al loro uso, ma non è detto che sia così.
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...il che ci pone interessanti questioni riguardante il fatto che i missili Javelin siano cost-effective nello specifico contesto. Se su 1000 missili lanciati (ciascuno dei quali costa circa 150000 dollari) si distruggono 800 carri (dico cifre a caso) del valore di diverse milioni di dollari ciascuno, allora è ok. Ma se i carri distrutti sono molto pochi, forse è il caso di riconsiderare qualche conto. Al netto, ovviamente, della capacità degli operatori di utilizzare tali armi in maniera adeguata e del fatto che anche un costo economicamente spropositato rispetto a quello del materiale colpito può essere decisamente accettabile (come per esempio il caso dei B-52 usati in compiti CAS in Afghanistan) se è l'unico modo per raggiungere lo scopo previsto e/o per ridurre o annullare le proprie perdite umane.
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1. la scena potrebbe essere vera ma potrebbe benissimo essere una finzione molto ben fatta. 2. è possibilissimo che, se la scena è vera, siano effettivamente stati gli ucraini a compiere quell'atto. 3. è altrettanto possibile che potrebbero essere stati i russi. 4. queste cose in guerra succedono sempre. 5. l'esortazione di Valerii Zaluzhnyi a "fidarsi solo delle fonti ufficiali" è la battuta del secolo. In Ucraina si fa propaganda, si disinforma e si strumentalizza esattamente come si fa in Russia, al netto del fatto che il governo ucraino non ha adottato la pesante linea di censura messa in atto in Russia (ma questo è un altro discorso). 6. la verità probabilmente non la sapremo mai.