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Leggevo proprio ora su FB il post di Cooper. Al di là della valenza delle singole azioni descritte, si conferma ancora una volta la sensazione che da parte russa manchi totalmente la situation awareness quanto meno nei singoli atti tattici (e forse anche a livello strategico visto che non riesco a capire dove vogliano andare a parare, ma non è questo il punto). Non si può certamente dire la stessa cosa degli ucraini, che essendo avvantaggiati dalla collaborazione occidentale sembrano sapere quasi sempre cosa succede, come debbano muoversi e cosa debbano colpire. Da parte russa, invece, un disastro. O si tratta del loro peculiare approccio operativo, già abbondantemente noto, consistente nella rigidità della catena di comando e dello spazio decisionale praticamente nullo concesso ai quadri inferiori sul campo di battaglia, oppure si può pensare che a tutto ciò si stia aggiungendo una sopraggiunta grave carenza di ufficiali subalterni esperti.
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Bruttissima situazione, per chi deve resistere avendo bisogno di rifornimenti oppure decida di ritirarsi verso est. Per riattraversare il Dnepr, che a Dudchany è largo circa 5 km, il ponte più vicino è a Nova Kachovka (ammesso che sia ancora in piedi). Peraltro il Dnepr rappresenta un grosso ostacolo anche per gli ucraini, ammesso che in un futuro più o meno prossimo intendano proseguire l'offensiva oltre la sua riva orientale. Edit: come non detto, pare che il ponte di Nova Kachovka sia out. https://agenpress.it/ucraina-abbattuto-un-ponte-vitale-per-le-forze-russe-nella-zona-occupata-di-kherson/
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Piano a scambiare per notizie le ipotesi. Qui tutti dicono di tutto, e non si tratta di fonti terze e affidabili. https://www.fanpage.it/esteri/sabotaggio-nord-stream-sono-stati-i-robot-della-manutenzione-a-piazzare-le-bombe-la-teoria-che-accusa-la-russia/ https://www.open.online/2022/09/30/russia-gas-nord-stream-sabotaggio-occidente/
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Riguardo il casus belli, poiché la società proprietaria del Nord Stream 1 è svizzera, dal punto di vista strettamente giuridico il mandante dell'attentato al gasdotto, che è avvenuto in acque internazionali (anche se non so se appartenenti a qualche EEZ) si sarebbe caso mai trovato in guerra con Berna (sai le risate), non con Mosca o con Berlino. Riguardo le dichiarazioni di Biden, sappiamo che il presidente americano è notoriamente soggetto a cali di lucidità, quindi l'ipotesi che gli sia sfuggito qualcosa che avrebbe fatto meglio a non dire per non creare inutili fraintendimenti non è dimostrabile ma è del tutto plausibile. Se così non fosse, per il suo portavoce non ci sarebbe stata alcuna ragione di affrettarsi immediatamente a precisare che il presidente si riferiva ad azioni di carattere esclusivamente diplomatico fra alleati per convincere i tedeschi a lasciar perdere il Nord Stream 2 (cosa che si è effettivamente verificata) mentre invece il Nord Stream 1 era già pienamente operativo con i contratti di fornitura già attivi, e quindi non vi era alcun modo di fermarlo rimanendo nell'ambito della legalità anche se - e nemmeno questo è un segreto - quella pipeline è sempre stata vista da Washington come il fumo negli occhi per ragioni note e per quanto mi riguarda molto condivisibili riguardanti il rischio strategico insito nella decisione di legare la politica energetica tedesca a una fonte politicamente così poco affidabile. Quindi, pur avendo il pollice opponibile (ho controllato ), mi limito a prendere atto del fatto che: 1. sia Mosca che Washington possono vantare concrete - anche se opposte - ragioni per "rallegrarsi dell'inoperatività" del Nord Stream 1; 2. per Mosca esistono ANCHE concrete ragioni per NON rallegrarsi di questo fatto, mentre a Washington si può serenamente brindare senza patemi; 3. né a Mosca né a Washington potrà mai essere addebitata la responsabilità dell'attentato, per impossibilità tecnica di dimostrarlo trovandone le prove; 4. sia a Mosca che a Washington comandano da sempre elementi dotati di pelo sullo stomaco in quantità industriale (cito a caso, le stragi in Cecenia e le "armi di distruzione di massa" irachene), capacissimi di ordinare un sabotaggio di questo tipo stante i presupposto del punto 3 e dotati di moventi che si possono considerare plausibili. Ne deriva che sia lo scenario del mandante moscovita sia quella del mandante yankee sono al momento entrambe appartenenti al contesto delle ipotesi ragionevoli. Propendere per l'una o per l'altra può essere una questione di personale interpretazione della logica e della geopolitica, ma per adesso escluderne una a priori non lo considero utile.
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Non è possibile. Deve certamente esserci un errore, compagni. Lyman dal 28 maggio è ormai de-fi-ni-ti-va-men-te sotto il "totale controllo" delle forze russe essendo stata "completamente liberata dai nazionalisti ucraini". https://www.rassegneitalia.info/caduta-anche-limportante-citta-strategica-di-lyman-pieno-controllo-russo-esercito-ucraino-verso-la-disfatta/ Chi osa divulgare queste falsità antipatriottiche??? EDIT: se Lyman è effettivamente caduta e tornata sotto il controllo militare ucraino, a questo punto il territorio della Federazione Russa sarebbe formalmente stato "invaso" da una potenza straniera, quindi di conseguenza dobbiamo aspettarci le famose "contromisure di ogni tipo reputato necessario" minacciate dal caro zio Vladimir, altrimenti il suo bluff sarebbe scoperto. Mi metto comodo...
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Sembra che i sistemi d'arma di concezione occidentale e destinati all'Ucraina continueranno a provenire essenzialmente da USA e GB, mentre dall'UE continuerà a giungere soprattutto quel che resta del materiale ex Patto di Varsavia. Alla perdurante indisponibilità della Francia a fornire questo tipo di supporto e alla materiale impossibilità italiana di contribuire per oggettiva carenza di materiali (se gli mandassimo gli Ariete C1, Zelenskij lo interpreterebbe come un insulto e ci dichiarerebbe guerra ) si aggiunge ora anche lo stop del Bundestag, il che è un peccato per gli ucraini, a cui non sarebbero affatto dispiaciuti Leopard , Gepard, Iris-T e Pzh2000, ma è invece grasso che cola per il comparto industriale militare anglosassone e statunitense, per il quale la guerra in Ucraina si sta rivelando fonte di corpose e inaspettate commesse mentre dall'altra parte la Russia deve continuare ad arrangiarsi con l'autarchia e con i problemi produttivi sempre più gravi causati dalle sanzioni occidentali, visto che Cina e India appaiono sempre meno propense a supportare il caro zio Vladimir, anche solo a livello politico. Al Cremlino non possono non sapere che la guerra è ormai persa e che l'unica speranza di uscirne è sedersi intorno a un tavolo finché è possibile farlo senza troppi danni.
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Condivido l'analisi di Stirpe sul rischio di escalation nucleare. Trovo invece che sia carente quella sul mandante del sabotaggio al Nord Stream. Ciò che ho sottolineato nel mio precedente intervento è cronaca: Biden ha effettivamente detto quello che ha detto, il che non è affatto sufficiente per dimostrare inconfutabilmente che dietro il sabotaggio ci sia la manina di Washington (che peraltro presumo disponga di assetti e competenze equivalenti a quelle russe per mettere in atto un attacco di questo tipo), ma il buon senso ci impone di chiederci per quale ragione, se effettivamente i russi dispongono delle capacità di condurre tali operazioni in modalità "discreta", a Mosca siano stati così idioti da decidere di prendere di mira il LORO gasdotto strategico invece di scegliersene un altro a caso per compiere un atto dimostrativo in perfetto stile mafioso, cosa di cui ritengo Putin perfettamente capace: per esempio, questo appena inaugurato, che porta gas proprio al principale supporter europeo dell'Ucraina. In fin dei conti, se poi la colpa viene comunque data a Mosca, tanto vale far danni al nemico piuttosto che a sé stessi
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Francamente, sono perplesso. Non vedo la logica di un simile atto da parte russa, salvo l'intento di trovare una scappatoia per non pagare alle controparti le penali per il mancato rispetto dei contratti di fornitura di gas già sottoscritti, ipotesi che mi pare un po' troppo tirata per i capelli. Il Nord Stream, peraltro, apparterrebbe a una società svizzera i cui maggiori azionisti sono tedeschi e russi, cioè soggetti provenienti dalle uniche due nazioni che sarebbero fortemente danneggiate dalla distruzione di quel gasdotto, che come sappiamo va dritto in Germania e rappresenta una struttura altamente strategica per entrambi i paesi. La Russia ovviamente ne beneficia se il gasdotto funziona perché vende il suo gas a Berlino, e ne beneficia se non funziona (gli basta semplicemente chiuderne i rubinetti) per poter esercitare pressione economica sulla Germania. Ma se il gasdotto viene distrutto, viene persa definitivamente una non trascurabile arma di pressione su Berlino, che a sua volta, essendo il principale sponsor nonché beneficiario di questa pipeline, non ha alcuna ragione per trovarne conveniente la distruzione in proiezione futura, anche perché prima o poi la guerra finirà e le sanzioni contro Mosca termineranno. Esiste invece un unico soggetto, cioè gli USA, fra i protagonisti principali della guerra in Ucraina, che ha ottime ragioni per brindare a champagne alla notizia del sabotaggio del Nord Stream, anche perché Biden lo aveva detto chiaro e tondo in tempi non sospetti, che in caso di attacco russo all'Ucraina il Nord Stream sarebbe stato reso inoperante. Certo, qualcuno potrebbe eccepire sul fatto che fra alleati ci si facciano sgarbi del genere, ma non credo di dover ricordare che Washington arrivò a far intercettare Frau Merkel, ai tempi di Obama. Al momento, comunque, non vi sono prove - e chissà se mai verranno trovate - che possano dimostrare chi abbia realmente compiuto il sabotaggio. I rettiliani no sicuramente...
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Bisognerebbe capire da che parte soffiano i venti in quella zona, per avere eventualmente una idea più precisa della demenzialità di un attacco alla centrale talmente duro da comportare fughe radioattive.
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https://www.ansa.it/sito/notizie/topnews/2022/09/11/kadyrov-a-kharkiv-troppo-errori-mosca-cambi-strategia_27b46acc-70cd-4262-aeea-3c6e64a0fcd3.html E' arrivato Napoleone de noartri...
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"Kremlin, we've a problem..." Umorismo macabro a parte, peccato non si veda dove sia poi effettivamente andata a finire la torretta che si vede decollare in verticale nei primissimi fotogrammi.
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Ops... Certo, potrebbe essere un regolamento di conti interno agli apparati che ruotano intorno al caro zio Vladimir... ma anche no.
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Se "volontari" nordcoreani possono giungere sul fronte ucraino a supporto del caro zio Vladimiro, non si capisce perché non possano far lo stesso "volontari" occidentali a supporto di Zelenskij. E non so se per il Cremlino il gioco varrebbe la candela...
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"à la guerre comme à la guerre"...
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Logicamente, poniamo tutti grande attenzione agli aspetti più tecnologici della guerra moderna perché la loro importanza strategica è incontestabile. Tuttavia, man mano che un conflitto si prolunga, acquisisce sempre più rilevanza la gestione della logistica - e delle scorte - anche per quanto riguarda materiali di nessun particolare contenuto tecnologico. Da questo punto di vista, stante il supporto occidentale, presumo che gli ucraini dovrebbero avere nel lungo periodo meno grattacapi rispetto ai russi che invece sono soggetti alle sanzioni e ai blocchi commerciali che sappiamo. Se Zelenskij si alza la mattina e spedisce la sua "lista del molibdeno" a Washington, è presumibile che lo zio Sam non si tiri indietro e allarghi i cordoni della borsa come del resto ha già abbondantemente fatto. Ma Putin a chi spedirebbe la "sua" lista? A Pechino? Per fare solo un esempio, sarebbe interessante conoscere l'ammontare delle scorte russe di banalissimi pneumatici per i loro autocarri. Certo, stiamo parlando solo di banali gomme, ma per i camion sono essenziali come il carburante.
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Considerazioni molto sensate a cui provo a rispondere con my two cents. Condivido l'osservazione che "una guerra di questo tipo non c'era dalla WWII", ma non dobbiamo farci ingannare da ciò che vediamo succedere sul fronte ucraino. La guerra che vediamo è tremendamente rassomigliante alla WWII semplicemente perché è una guerra fra poveri e non credo che sia realistico immaginare lo stesso scenario contro la NATO. Prima di tutto, la capacità di intelligence e di controllo in tempo praticamente reale di tutto ciò che avviene nelle retrovie (leggi: concentrazioni di truppe ostili ecc.) che la NATO oggi possiede (e che ai tempi della Guerra Fredda NON aveva) metterebbe l'Alleanza in condizioni di non farsi sorprendere da un attacco nemico e di prepararsi a reagire nella maniera prevista dalla dottrina. Inoltre, sappiamo bene che la reazione sarebbe ben diversa da quel poco (poco, ma in fin dei conti efficace...) che ha potuto fare l'Ucraina con i suoi mezzi limitati, e si svilupperebbe sfruttando una serie di moltiplicatori di forze come per esempio il potere aereo per colpire al fronte, nelle retrovie e ovunque in profondità nel territorio nemico, con buona pace delle orde di cosacchi. E voglio proprio vedere come li fermerebbero, i B-2, se nella stanza dei bottoni NATO decidessero che il Cremlino stesso è da spianare. Alla fine, a mio avviso, il fattore che realmente può essere considerato come game changer non è tanto il potenziale militare quanto piuttosto la capacità dell'opinione pubblica occidentale di accettare la guerra e ciò che ne consegue, perché ogni tanto un Iskander fra i tanti il suo obiettivo lo raggiungerebbe e, se non come Aleppo e Grozny, qualche danno lo farebbe nel vivo della nostra civiltà. Credo tuttavia (e qui posso certamente sbagliarmi, per carità, perché vado a sensazione) che in caso di guerra aperta i pacifondai occidentali resterebbero una minoranza ininfluente. EDIT: chiedo scusa, dimenticavo un altro fattore che secondo me è importante, lo sarà sempre di più in futuro, ma che non sembra aver avuto particolare peso in ucraina: la cyberwarfare.
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E questo non si può scusare. Capisco che la situazione attuale di guerra di attrito non fosse inizialmente prevista da parte degli stati maggiori russi, i quali - come è ormai definitivamente accertato - avendo in programma di risolvere la questione ucraina in qualche settimana al massimo, si sono mossi inizialmente in modo "soft" senza quei bombardamenti massicci e su larga scala che però avrebbero provocato inevitabili ed estesi danni collaterali che Mosca desiderava evitare per non alimentare l'ostilità della popolazione ucraina. Tuttavia, aeroporti, stazioni radar e centri logistici DOVEVANO essere comunque inseriti nella lista degli obiettivi prioritari da colpire e da incapacitare in ogni caso, e questo è stato fatto in modo tremendamente inefficace per tutta una serie di fattori (intelligence carente e mancanza di armi di precisione stand off in primis) già individuati che comportano la inevitabile bocciatura totale dello strumento militare russo nel suo complesso.
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La ripresa delle attività tattiche da parte dell'aviazione ucraina (ammesso che fosse mai cessata del tutto) viene confermata anche da Tom Cooper. Qui l'ultimo aggiornamento.
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Beh, trattandosi di una vera e propria guerra fra poveri, alla fine credo che la previsione resti sempre la stessa già fatta da molti in passato: vincerà chi riuscirà a resistere un secondo più dell'altro. Se a livello di materiali i russi hanno sicuramente riserve più ampie da sfruttare rispetto agli ucraini, resta per entrambi i contendenti il fattore umano e per il caro zio Vladimir il peso delle sanzioni economiche, fattore di medio-lungo periodo ma che potrebbe già cominciare ad avvertirsi. I sintomi iniziano a manifestarsi.
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Se il ritiro dall'isola dei Serpenti fosse stato un evento programmato in anticipo e portato a termine nelle tempistiche previste, e se tale ritiro fosse stato inteso come definitivo, ci saremmo aspettati 1. che tutto ciò che non si poteva portar via sarebbe stato distrutto pima dell'abbandono del sito, e 2. che l'isola venisse minata per rendere ostico agli ucraini un eventuale tentativo di riprenderne possesso. Ma il fatto di aver condotto un attacco aereo su ciò che rimaneva di installazioni e materiali dimostra che la ritirata non era affatto programmata ma era un evento attuato in fretta e furia (a casa mia si chiama "fuga") come conseguenza degli attacchi missilistici ucraini e che quindi non c'è stato il tempo materiale per minare il posto e per distruggere ciò che non poteva essere trasferito. Adesso credo che per il momento possiamo considerare chiusa la questione, poiché è stato dimostrato che entrambi i contendenti possono attaccare l'isola pesantemente qualora venisse occupata dall'avversario e quindi il gioco non vale la candela per nessuno dei due.
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Grazie, Scagnetti per la risposta molto esauriente. Sarebbe certamente molto interessante saperne di più, anche se non so se questo può essere il "luogo" adatto. Sicuramente, né sulla stampa generalista né su quella di settore mi è capitato finora di leggere nulla su questo particolare argomento. Lo specifico contesto della guerra ucraina vede da parte russa un indubbio vantaggio dal punto di vista della formazione, la quale, essendo svolta "in casa", non presenta né barriere linguistiche né problemi di reperimento della documentazione di supporto relativa ai sistemi d'arma, alle procedure e alle dottrine di utilizzo. L'esercito ucraino invece deve affrontare due ulteriori sfide: quella delle giovani reclute da addestrare sui sistemi d'arma occidentali, le quali potrebbero avere difficoltà di apprendimento partendo da zero, e quella dei militari già "del mestiere" (questo potrebbe essere appunto il caso dei soldati della 46th Air Assault Brigade mandati in UK avendo un background professionale presumibilmente già consolidato).
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Stavo pensando a quanto possa essere complicato addestrare elementi che parlano una lingua diversa e utilizzano un alfabeto diverso, dovendo per giunta cercare di gestire la maggior quantità possibile di "studenti" e con la massima rapidità possibile. Già il fatto di trovare persone che possano svolgere - in quello specifico contesto - il ruolo di traduttore inglese-ucraino non deve essere affatto uno scherzo. Non puoi semplicemente prendere un professore di lingue e piazzarlo lì a tradurre i fondamenti della balistica...
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Beh, la Turchia - diversamente da Egitto, Palestina, EAU o la stessa Siria, che non c'entrano nulla - è un attore di importanza non irrilevante nel contesto della crisi ucraina, essendosi già mossa a livello diplomatico per cercare (almeno apparentemente) una mediazione fra Kiev e Mosca, senza peraltro ottenere risultati degni di nota, e avendo sostanzialmente bloccato l'ingresso di Svezia e Finlandia nella NATO sino a quando non è riuscita a ottenere (pare) la contropartita politica richiesta. Credo inoltre che la sua collocazione geografica nel bacino del mar Nero oltre che in quello del Mediterraneo dovrebbe - secondo logica - determinare per Ankara un particolare interesse a evitare che Mosca riesca a prendere il controllo di tutta la costa ucraina fino all'importante porto di Odessa: in tal caso per i turchi il dirimpettaio russo diventerebbe ovviamente "ingombrante" oltre il desiderabile, e di conseguenza mi aspetterei che Erdogan prendesse atto definitivamente per chi gli convenga fare il tifo, regolandosi di conseguenza. Lo stesso fatto di aver svolto il ruolo di elemento determinante nel consentire l'inserimento di Svezia e Finlandia nella NATO comporta di fatto una conseguenza importante nello scenario del conflitto fra Russia e Ucraina: da questo momento in poi al Cremlino sanno che, res sic stantibus, nel prevedibile futuro difficilmente potranno cercare sponda, diplomatica o di altro tipo, in Turchia proprio perché quando la Turchia ha "chiesto" la NATO ha "dato" (nonostante le perplessità che ho ricordato nel mio precedente intervento) e questo do ut des consolida i rapporti fra Erdogan e l'Occidente. Un'altra geniale conseguenza dei progetti del caro zio Vladimir, che riesce sempre più a isolare sé stesso e la Russia dal resto del pianeta.
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L'accordo appena raggiunto con la Turchia per l'ingresso di Svezia e Finlandia nella NATO deve essere considerato come una notizia molto positiva dal punto di vista dell'Occidente, per ragioni abbastanza ovvie che vanno ben oltre la crisi ucraina. Tuttavia mi si consenta di nutrire più di qualche perplessità riguardo le concessioni fatte a Erdogan, sul quale l'unico commento che ritengo appropriato è copiato integralmente da quello che F.D. Roosevelt disse a proposito di Anastasio Somoza: "Non importa che sia un figlio di p...ana, quello che importa è che sia il NOSTRO figlio di p...ana". Erdogan subordinava il semaforo verde all'ingresso dei due paesi scandinavi nella NATO alla rinuncia alle politiche di protezione fino a oggi accordate da Svezia e Finlandia agli oppositori politici del suo regime, e se ciò gli è stato concesso significa che a pagare il prezzo di questo accordo saranno persone che potrebbero fare la fine di Anna Politkovskaja, o peggio, considerando che tipino simpatico è il dittatore turco. Inoltre, bisogna anche capire se realmente riprenderanno le forniture di F-35 alla Turchia, cosa - se non erro - niente affatto gradita a Washington sin dal momento in cui Ankara ha acquisito gli S-400, poiché i turchi si troverebbero a disporre facilmente di informazioni di prima mano riguardo l'efficacia di entrambi i sistemi potendoli comparare in "casa propria".