-
Numero contenuti
428 -
Iscritto il
-
Ultima visita
-
Giorni Vinti
19
Tutti i contenuti di Athens
-
Beh, ormai appare plausibile che, se a Mosca hanno preso definitivamente atto che le batoste subite nel primo anno di guerra hano eliminato ogni loro capacità di produrre sfondamenti e avanzate di largo respiro con truppe meccanizzate/corazzate, e se a Kiev hanno specularmente preso atto di non avere il potenziale necessario per penetrare le fortificazioni nemiche nel Donbas, entrambi i contendenti si sono adattati a fare ciò che possono con ciò che hanno puntando ai punti più deboli dell'avversario: i russi, lente e sanguinosossime avanzate per usurare la resistenza ucraina e consumarne il non abbondante materiale umano (che invece a loro non manca, appunto), e gli ucraini, una metodica usura delle risorse strategiche nemiche puntando soprattutto agli asset che per i russi è impossibile/difficile/troppo costoso ripristinare. Se non intervengono significativi fattori esterni, questa guerra fra poveri che non sembra potersi risolvere sul campo di battaglia durerà fino a quando uno dei due esaurirà il proprio potenziale e sarà costretto a scendere a patti col nemico. Escludendo irrealistiche ipotesi di novità in ambito diplomatico, l'unico evento capace di dare uno scossone di livello strategico alla bilancia e farla pendere da una parte e dall'altra potrebbe essere solo il risultato delle prossime elezioni presidenziali americane.
-
Secondo Campochiari [ https://www.youtube.com/watch?v=ceDIf-Y9lvM&ab_channel=Parabellum al minuto 1.14'00" o giù di lì ] la presa di Vuhledar rappresenta una tappa essenziale sia per negare agli curaini la possibilità di minacciare con la loro artiglieria la ferrovia che va da Donetsk verso il mare e sia per puntare da sud a Kurachove, considerato obiettivo operativo finale di una operazione che dovrebbe azzerare il saliente ucraino fra i due centri e che ha visto qualche settimana fa i russi incunearsi anche nella direttrice mediana da ovest a est d tale saliente conquistando Kostjantynivka. Il fatto è che al momento, pur nell'estrema lentezza dell'avanzata russa dovuta ai loro limiti ben noti, e nonostante il prezzo tremendo pagato per ogni metro da loro conquistato, sembra che essa non possa essere contrastata efficacemente dagli ucraini con il potenziale attualmente disponibile nel settore in questione. Ma a questo punto torniamo al solito interrogativo più generale: gli ucraini hanno scelto e stanno applicando di proposito una strategia tesa a logorare il più possibile il potenziale russo, oppure NON hanno scelta e stanno semplicemente cercando di vendere la pelle il più cara possibile sperando che in futuro siano i russi a cedere un attimo prima di loro?
-
Al di là del solito titolo acchiappaclic e di altre considerazioni generali più o meno condivisibili, qui il dato interessante da valutare pare essere l'interpretazione data dal Col. Stirpe alla presa di Vuhledar (min. 4'40"), definita "militarmente quasi senza valore" e sfruttabile solo a livello mediatico/propagandistico. In pratica, secondo questa interpretazione Vuhledar costituirebbe un mero successo tattico, mentre altri hanno già considerato tale evento come rilevante anche a livello operativo in un momento in cui le operazioni offensive russe in donbas non pare diano ancora segno di culminare.
-
Interessante dettaglio: "penetrator warhed" Quindi, correggetemi se sbaglio, tipici target di riferimento sarebbero grossi ponti, dighe, bunker pesantemente protetti. Escludendo per ovvie ragioni le centrali nucleari e considerando che ogni JASSM non costa esattamente pochi spiccioli e quindi va usato contro obiettivi adeguatamente paganti, al netto di ogni wishful thinking relativo al bunker del Cremlino mi viene in mente un solo "grosso ponte"... staremo a vedere.
-
Questa cosa che siano proprio i russi a prendere l'iniziativa per lo scambio dei prigionieri mi pare curiosa. Secondo logica, vista la scarsità di uomini a Kiev, Mosca non dovrebbe avere particolare interesse nel far tornare in Ucraina persone presumibilmente reimpiegabili in combattimento al solo fine di riavere indietro materiale umano di cui in Russia al momento non si lamenta la mancanza.
-
C'è da capire quanto la decisione di reagire alla penetrazione ucraina a Kursk dichiarando una nuova "operazione antiterroristica speciale" e mettendo l'FSB a capo delle operazioni sia dovuta esclusivamente a ragioni di carattere propagandistico tese a propinare all'opinione pubblica interna una narrazione che descriva il tutto come una infiltrazione di bande di terroristi, oppure se sotto sotto vi sia anche una vera e propria perdita di fiducia nelle forze armate - e perché no, anche nei loro vertici. In fin dei conti FSB e Rosgvardija non è che siano il massimo dell'operatività come truppe di prima linea, quindi devono esserci ragioni alquanto serie nella scelta di mandare in campo personale che sembra più adatto a operazione di OP (o al massimo di counter-insurgency) piuttosto che a confrontarsi con i cagnacci ucraini.
-
Capitini, in questa lunga live, esprime il parere che l'attacco a Kursk sia stato preparato e condotto attingendo alle riserve strategiche ucraine. Pur apprezzando i risultati particolarmente eclatanti dell'incursione in territorio russo e la riuscita della sorpresa tattica, considera la mossa ucraina particolarmente rischiosa proprio per la scelta - probabilmente obbligata per mancanza di alternative - di utilizzare le riserve, che se da parte della reazione russa venissero sottoposte a grave attrito o persino intrappolate in una sacca prima di potersi ritirare, trasformerebbero una bella vittoria mediatica e politica in un disastro di proporzioni strategiche. Non riesco a dargli torto e spero che Budanov e Sirsky abbiano la saggezza e il buon senso di mollare l'osso al momento giusto e di richiamare in patria le loro preziose brigate prima che la reazione russa possa concretizzarsi.
-
Stirpe, con tutta la prudenza del caso, prende atto che gli ucraini hanno finora pianificato e condotto l'operazione dimostrando apprezzabili capacità di manovra e di proiezione con assetti meccanizzati di livello superiore alla compagnia. Questa incursione è sicuramente riuscita dal punto di vista propagandistico e in fin dei conti anche politico: i russi hanno dovuto dichiarare lo stato di emergenza e al Cremlino sembra essere arrivato chiaro e forte il messaggio "abbiamo dimostrato che possiamo varcare i vostri confini dove e quando vogliamo, non siete in grado di ostacolare le nostre incursioni, quindi state certi che ve ne saranno altre: d'ora in poi dormite molto preoccupati". La Russia quindi ha una nuova gatta da pelare. Le conseguenze di questa consapevolezza potrebbero andare ben oltre l'aspetto della propaganda rivoltas al popolino di entrambe le parti. E' anche interessante notare che a Occidente nessuna delle diplomazie ha ufficialmente battuto ciglio di fronte all'iniziativa ucraina. Ovviamente i retroscena non li sapremo mai, ma tant'è.
-
E' ormai dalla primavera del 2023, cioè da quando gli ucraini hanno strombazzato in lungo e in largo la "grande controffensiva" poi sostanzialmente nemmeno partita, che il contesto mediatico di questa SEMBRA essere diventato un fattore preminente rispetto a logica strategica e buon senso politico. A dire il vero, già con l'epopea di Mariupol e della resistenza di Azovstal abbiamo visto le prime avvisaglie di questa tendenza, poi confermatasi con la lunga e sanguinosa battaglia di Bakhmut, obiettivo totalmente privo di valore operativo o strategico e forse anche tattico. A Kyiv hanno (presumibilmente) un assoluto bisogno di evitare la diffusione del pessimismo e il pericolo del crollo del morale nella popolazione, e a Mosca hanno (sicuramente) la necessità di evitare che l'opinone pubblica percepisca nella sua reale e apocalittica gravità il disastro militare provocato dalla scellerata conduzione delle operazioni belliche da parte del Cremlino. Anche i successi (per modo di dire) ottenuto sul campo dalle scassatissime armate del caro zio Vladimir non possono essere oggetto di narrazione particolarmente trionfalistica da parte dei propagandisti del regime, perché poi costoro dovrebbero anche spiegare al popolino, se veramente tutto va ben madama la marchesa, per quale misteriosa ragione sono già passati più di due anni e i cosacchi non sono ancora arrivati ad abbeverare i loro destrieri nelle fontane di Kyiv. Tutto questo, in ogni caso, non ha nulla a che fare con la strategia militare. Faccio quindi molta fatica a fare previsioni di qualsiasi tipo. I dati di fatto ci raccontano che se in Occidente non si vuole la vittoria russa, non si vuole nemmeno la sconfitta del caro zio Vladimir per paura del salto nel buio conseguente a una sua eventuale dipartita politica, e questa contraddizione di termini è forse l'aspetto più deleterio e pericoloso della questione.
-
Se è vero, anche Mosca è al fondo del barile dal punto di vista delle risorse umane. Siamo alla follia. Una roba del genere si vide, a tratti, solo nella disperata Germania degli ultimi mesi della WWII, ma lì si rastrellava di tutto e di più solo per cercare di resistere alle orde sovietiche.
-
Considerazioni molto condivisibili in entrambi gli articolo sopra linkati, ma all'atto pratico resta da vedere PER FARE COSA verranno utilizzati gli F-16. In ruolo di difesa aerea come "vice Patriot", per abbattere i missili cruise e ipersonici russi? Strike su obiettivi paganti nei territori posti al di fuori del raggio di azione di Storm Shadow e Himars? CAP per fare il tiro al piccione contro i Su-25 e i MI-28 russi? Chissà cos'altro? E come potranno evitare di fare essi stessi da bersaglio ai missili AA a lunga portata dei Su-35 o anche dei MiG-31 russi, meglio di quanto gli ucraini stessi non abbiano già fatto con i loro Mig-29 e Su-27? Mi metto comodo...
-
Il dato oggettivo politicamente rilevante è che la gran parte delle perdite russe, sia navali che aeree, non sono industrialmente rimpiazzabili perché costituite da mezzi ormai fuori produzione e quindi, anche se non hanno effetti immediati sul teatro ucraino, comportano un degrado sempre maggiore e ben difficilmente recuperabile delle capacità operative delle forze armate russe. I cantieri navali russi sono allo sbando, e dubito seriamente che l'industria aeronautica sia in grado di produrre velivoli di ultima generazione in quantità tale da ripianare, se non numericamente, almeno funzionalmente questo gap. Tutto questo avviene con investimenti e costi, da parte occidentale, sostanzialmente marginali. Se non fosse per il fatto che ad andarci di mezzo sono gli ucraini, a cui va tutta la nostra umana solidarietà, ci si dovrebbe augurare che questa guerra duri ancora per tutto il tempo necessario, cioè sino al crollo definitivo del sistema economico e industriale russo.
-
Secondo il Sole 24 Ore (al li là dello strafalcione sul numero dei membri dell'equipaggio), al caro zio Vladimir oggi manca un Havoc in più.
-
Se parliamo SOLO di "organico umano" e ci limitiamo SOLO al'aspetto quantitativo, pare effettivamente che i russi riescano a ripianare le perdite. Su tutto il resto invece la situazione peggiora progressivamente. Le nuove reclute mancano dell'esperienza dei veterani professionisti caduti durante questi due anni e passa, e non possono sostituirne le capacità, il che è un grosso problema. Questo naturalmente vale anche per gli ucraini, ma la differenza è che Kiev bene o male possiede un sistema addestrativo che invece manca ai russi. Inoltre, i ruoli che richiedono una formazione di carattere specialistico possono essere supportati dai consiglieri NATO in Ucraina o in Europa. Il caro zio Vladimir, dove dovrebbe mandarli, i suoi? In Corea del Nord? Dal punto di vista dei sistemi d'arma, anche qui la differenza fra le potenzialità ucraine e russe è netta: Kiev manda a esaurimento il materiale ex sovietico le cui linee di produzione non sono più disponibili e lo sostituisce progressivamente con sistemi di provenienza occidentale (di qualità nettamente superiore a quelli russi) la cui disponibilità dipende esclusivamente dalla volontà politica americana ed europea di continuare a fornirli. Mosca invece deve fare quasi tutto da sé, sfruttando al limite il suo aistema industriale e cercando peraltro di aggirare le sanzioni, cosa non sempre possibile, non sempre facile e non sempre a buon mercato, e il livello qualitativo dei suoi sistemi d'arma resta (quando va bene) quello del febbraio 2022 e non è suscettibile di miglioramenti. Dal punto di vista finanziario, sappiamo che Kiev è chiaramente già in default da tempo ma che per l'Ucraina questo è il minore dei problemi visto che - contrariamente alla fornitura di armi - l'Occidente non si fa remore nel continuare ad aprire generosamente il borsellino, anche perché l'economia euroatlantica è nel suo complesso perfettamente in grado di sostenere tale impegno senza subire destabilizzazioni di breve o lungo periodo: non si può dire lo stesso della Russia, la cui situazione economica è in inesorabile deterioramento in tutti i kpi. L'economia "di guerra" è un cancro che divora dall'interno le risorse di una nazione impoverendola progressivamenrte, il rublo non vale più nulla e non è più accettato nelle transazioni internazionali, il prezzo delle materie prime di cui la Russia è ricca non lo fa più il venditore (Mosca) ma gli acquirenti (Pechino e Nuova Delhi), e così via... Alla fine, se proprio dovessi essere costretto col coltello alla gola a scegliere fra andare a vivere a Mosca o Kiev, non ci starei a pensare due volte.
-
Impressionante. La rassegna dei reparti ha visto sfilare unità che sembravano tutte composte da cadetti presi dalle accademie. Un solo mezzo corazzato: il solito T34/85 "storico" attorniato da una pletora di VTT ruotati. Niente T-14, niente T-72/80/90, niente BTR, niente di niente. Per aria, una formazione mista di Su-27 e Mig-29, e qualche Su-25. Niente Su-57, nemmeno uno straccio di elicottero, AWACS nemmeno a parlarne. Nient'altro. Insomma, siamo al fondo del barile.
-
Sarebbe molto strano, se fosse vero, anche perché la Francia ha ufficialmentre partecipato alla cerimonia di insediamenti del caro zio Vldimir insieme ai rappresentanti di Ungheria (e figuriamoci), Slovacchia, Grecia, Malta e Cipro, mentre gli USA e gli altri paesi UE hanno opportunamente dato forfait. https://it.euronews.com/2024/05/07/russia-insediamento-putin-il-primo-dopo-la-guerra-presenti-i-rappresentanti-di-6-paesi-ue
-
Conflitto Israelo-Palestinese - Discussione Ufficiale
Athens ha risposto a Berkut nella discussione Discussioni a tema
Il fatto che anche la Giordania si sia data da fare tirando giù qualche vettore iraniano che passava sopra il proprio spazio aereo è politicamente alquanto significativo, trattandosi pur sempre di una nazione araba che avrebbe semplicemente potuto limitarsi a ignorare quei sorvoli sapendo benissimo che non erano destinati a colpire il suo territorio. Invece Amman non ha voltato la testa dall'altra parte, e questo sembra più un messaggio per Tel Aviv piuttosto che per Teheran. Per quanto riguarda invece la "vendetta" (si, vabbé...) iraniana, direi che l'obiettivo iraniano era di carattere esclusivamente propagandistico, rivolto sia alla propria opinione interna che a quella mediorientale: dopo aver strombazzato in lungo e in largo che lo "sfregio" di Damasco non sarebbe rimasto impunito, Teheran DOVEVA reagire in qualche modo e questa volta, per non perdere la faccia, DOVEVA farlo direttamente, cioè senza servirsi del solito Hezbollah. Adesso infatti fanno la ruota e gonfiano i muscoli davanti al popolino (che apprezza entusiasta agitando bandiere e striscioni...) affermando che "missione compiuta". Una "missione" alquanto telefonata, condotta esclusivamente per dare spettacolo. Insomma, niente di serio. Sembra un gioco delle parti, una recita a cui fanno finta di credere anche i media e le cancellerie occidentali. La variabile impazzita però sembra continuare a essere Nethanyahu, che secondo logoca e buon senso dovrebbe recitare anche lui la sua parte e accontentarsi di promettere generiche ritorsioni "in futuro", lasciando che si calmino le acque e che i riflettori tornino a rivolgersi altrove. Ma su questo non ci giurerei. -
Sono logicamente plausibili entrambe le ipotesi. In merito alla fornitura agli ucraini di vettori a lungo raggio capaci di colpire in profondità il terreno russo, gli analisti più accreditati (se non sbaglio, Stirpe in primis) hanno sempre sostenuto l'importanza di evitare di trasformare il conflitto in una questione di orgoglio e di sicurezza nazionale per i russi, poiché questo non farebbe altro che compattare il consenso popolare verso il regime. Compiere atti di sabotaggio/incursione in territorio russo proprio nell'imminenza delle elezioni comporterebbe lo stesso identico rischio e potrebbe rinsaldare anziché diluire l'appoggio popolare al caro zio Vladimir, se tali episodi fossero presentati dalla propaganda di regime come un grave affronto all'onor patrio. D'altro canto, è anche ero che un simile affronto rappresenterebbe uno schiaffo non indifferente e forse intollerabile al prestigio sia interno che internazionale di Putin, e avrei dubbi sul fatto che il rapporto costo/beneficio di una simile maskirovka sarebbe soddisfacente per il Cremlino. Certo, un altro "colpo grosso" come l'affondamento del Moskva sarebbe molto meglio, ma tutto sommato per gli ucraini ogni occasione è buona nella guerra della propaganda.
-
L'economista Fabio Scacciavillani, a proposito di PIL drogato dall'economia di guerra, spiega bene il tutto qui, a partire dal minuto 26:02.
-
Il "pericolo nucleare" vale per entrambe le parti. E' chiaro che del senno di poi son piene le fosse, per carità, ma io ritengo che al Cremlino abbiano deciso di tentare il colpo grosso in Ucraina non facendo affidamento sul proprio deterrente nucleare ma basandosi sul fatto che l'Occidente non avrebbe utilizzato l'opzione boots on the ground in favore dell'Ucraina. Adesso è solo accademia, ma proviamo a immaginare che PRIMA del 24 febbraio 2022 un paio di brigate pesanti USA/UK si fossero posizionate, ben all'interno del territorio ucraino, beninteso, ma sufficientemente vicine ai confini russi, dichiarando chiaramente che avrebbero reagito ad eventuali attacchi e avrebbero applicato in favore dell'Ucraina le clausole di protezione stabilite dal protocollo di Budapest. Possiamo essere sicuri che al Cremlino avrebbero avuto lo stomaco di fare all-in? E se il pazzoide ne avesse realmente avuto l'intenzione, siamo sicuri che i vertici militari lo avrebbero seguito? Ma se ricordo bene, e correggetemi se sbaglio, lo stesso Biden fece scriteriatamente sapere che gli Stati Uniti non si sarebbero impegnati in prima persona in Ucraina, e a quella notizia credo che i brindisi del Cremlino si siano sentiti fino a Kazan.
-
Un "orsetto del cuore" diceva che la Russia ha cominciato questa guerra combattendo con una mano legata dietro la schiena. E' l'esatto contrario: se la NATO - ma anche solo USA e GB, applicando gli accordi di Budapest che ne facevano entrambi garanti dell'integrità del territorio ucraino - avesse messo direttamente e massivamente in campo esercito e aviazione, non ci sarebbe stata partita. La flotta russa del mar Nero sarebbe stata subito cancellata a suon di cruise e non avrebbe potuto limitare in alcun modo il traffico commerciale ucraino, che peraltro è comunque ripreso liberamente. L'aviazione russa non avrebbe potuto svolgere alcuna campagna missilistica pseudostrategica o di supporto tattico, perché gli F-35 e i B-2 avrebbero direttamente fatto a pezzi gli aeroporti russi. Il sistema C4I russo, già traballante di per sé, sarebbe stato sottoposto a uno stress tale da determinare conseguenze disastrose per la conduzione delle operazioni. Se una guerra viene condotta con questa modalità, con droni e trincee ci fai la birra, e non penso che questo sia wishful thinking. E teniamo conto che in tal caso ANCHE l'Europa avrebbe rimodulato la sua economia secondo necessità, attuando con la rapidità del caso (cosa non fatta sinora) tutte le strategie necessarie per sostenere lo sforzo bellico. Cone giustamente faceva presente l'avv. Catania poc'anzi citato, anche lasciando gli USA da parte, il confronto PIL to PIL Europa-Russia non si può nemmeno proporre. Alla fine sì, è verissimo che ogni conflitto fa storia a sé, ma la storia di questo conflitto non la ritengo replicabile in uno scenario "Russia vs Occidente", poiché in quel caso avremmo visto in campo tutto ciò di cui gli ucraini non dispongono e - soprattutto - non vi sarebbero state le remore politiche che hanno determinato da parte occidentale quell'atteggiamento assolutamente "morbido" nei confronti della Russia motivato dal timore del salto nel buio conseguente a una eventuale caduta (magari da qualche finestra) del caro zio Vladimir e alle inquietudini su cosa ciò avrebbe comportato. Ma in uno scenario di confronto diretto, ovviamente, queste remore non esistono e si va "a la guerre comme a la guerre".
-
Non sarei tanto sicuro che Avdiivka sia strategicamente irrilevante. Vero è che la sua conquista rappresenterebbe al momento un fatto di carattere essenzialmente propagandistico (quindi politico), ma esistono due elementi non irrilevanti: il primo è il fatto che è una zona fortificata poco distante da Donetsk, posizione sicuramente fastidiosa per i russi, e il secondo è il fatto che alle sue spalle l'orografia del territorio è pianeggiante quindi poco adatta a definire una nuova linea difensiva fortificata, il che vuol dire che l'esercito ucraino si troverebbe a dover scegliere se ripiegare di molto (che strategicamente ci sta ma politicamente molto meno) oppure fare densità con le proprie truppe in campo aperto, cioè in un territorio molto esposto agli attacchi russi perché virtualmente privo di ripari naturali (foreste ecc.).
-
Attaccare con non più di uno o due plotoni di mezzi corazzati, di giorno, in campo aperto e senza appoggio aereo è una follia tattica che non si comprende e non si giustifica in nessun caso. Fosse stata almeno una diversione per mascherare un'altra azione... vabeh, si potrebbe anche capire, ma così? Cosa mai può passare per ma testa di chi pianifica e ordina un simile suicidio? Quale scopo avrebbe questo tiro al bersaglio? semplicemente far consumare munizioni e risorse al nemico? tenerlo sotto pressione a quel costo? Ma chi comanda in quella zona? Paperino?
-
La "guerra per procura" nel caso ucraino non esiste e non è mai esistita: se da parte occidentale si fosse effettivamernte deciso di attuarla, lo scenario sarebbe stato completamente diverso visto tutto il tempo che dal 2014 in poi c'è stato per prepararla e viste tutte le enormi potenzialità produttive e tecnologiche euroatlantiche. Avremmo visto le forze armate ucraine integrarsi profondamente con la dottrina occidentale attraverso le più diverse iniziative di partnership (come già ripetutamente avvenuto in tante parti del mondo), avremmo visto una strategia di procurement basata su piani industriali di lungo periodo accuratamente predisposti, e the last but not the least avremmo visto una azione occidentale immediata ed efficace nel fornire rapidamente all'Ucraina tutto il supporto materiale e logistico necessario per contrastare l'invasione russa in tutte e quattro le dimensioni: land, sea, air e cyber. Nulla di tutto questo si è verificato: lo dicono le cronache di questi ultimi anni e soprattutto lo conferma il fatto stesso che l'invasione dell'Ucraina si è effettivamente verificata, poiché in caso contrario il caro zio Vladimir si sarebbe guardato bene dal provarci, consapevole di trovarsi di fronte un osso ben duro da rodere invece del (presunto, inizialmente) esercito di cartone che si sarebbe sfaldato in pochi giorni. Noi in realtà non sappiamo se l'Occidente avrebbe potuto supportare l'Ucraina più efficacemente, fornendo mezzi e materiali più sofisticati, fornendoli in quantità maggiori, e fornendoli più rapidamente di quanto è stato fatto: qualcosa magari sì (penso agli ATACMS, per esempio, o alle iniziali reticenze tedesche nel fornire i Leo II), ma non im misura tale da influire significativamente sull'andamento del conflitto. I sistemi "game changer", quali che siano, necessitano di operatori addestrati, qualificati e ben supportati logisticamente, presupposti che al 24 febbraio 2022 non erano certamente presenti in un esercito come quello ucraino strutturato sulla leva e non sui professionisti. E' quindi ragionevole dedurre che l'Occidente abbia sinora fatto più o meno tutto ciò che era possibile e opportuno; oggi, col senno di poi, possiamo dire che l'unico modo per concludere rapidamente le ostilità a favore degli ucraini sarebbe stato l'intervento diretto della NATO, che è stato escluso a priori per motivi politici e per motivi giuridici inerenti la natura stessa dell'Alleanza Atlantica, o l'intervento diretto della sola accoppiata USA/GB, escluso anch'esso per ragioni politiche ma che giuridicamente sarebbe stato del tutto ineccepibile ai sensi del Memorandum di Budapest con il quale USA e GB (insieme alla russia) si impegnavano a tutelare l'Ucraina a fronte del suo disarmo nucleare.
-
Appena finito di guardare l'ultima live di PB avente per oggetto la guerra missilistica. Diversi spunti interessanti. Fra gli altri, in sunto: 1. tasso di abbattimento "piuttosto ottimistico" dei vettori russi dichiarato per molto tempo dalle fonti ufficiali ucraine e ora ridimensionato dalle stesse fonti; 2. le sanzioni non funzionano e vengono aggirate con triangolazioni e acquisizione di componentistica elettronica dual-use di libero commercio; 3. aumento costante della produzione russa di missili; 4. aumento esponenziale della produzione russa di droni. Conclusione (scoperta dell'acqua calda): se l'Occidente non si dà una mossa dal punto di vista delle forniture, l'Ucraina non ce la fa. PB fa anche notare che dall'analisi dei numeri di produzione dei relitti di ordigni russi abbattuti dalla contraerea e recuperati si deduce che essi sono di costruzione recente (2022 e 2023), e che questo dimostra che le capacità produttive dell'industria bellica russa non sono affatto degradate ma al contrario, le scorte di questi assetti sono in costante espansione. Qui qualcosa non mi quadra, poiché da questo presupposto dovremmo dedurre che la gestione russa delle scorte di missili è di tipo Last-In/First-Out, il che non ha alcun senso: trattandosi di oggetti che per tutta una serie di ragioni non hanno una vita utile illimitata, la logica di Mr. Spock considererebbe più appropriata una gestione First-In/First-Out, per "liberarsi" dei materiali più datati prima che diventino tecnicamente obsoleti oppure del tutto inutilizzabili. A mio avviso, quindi, il fatto che i russi decidano di utilizzare prodotti usciti dalla linea di assemblaggio in tempi recenti porterebbe alla conclusione che in realtà anche le scorte del caro zio Vladimir siano ridotte al lumicino.