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Obiettivi di Athens
Colonnello (7/11)
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Reputazione Forum
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Più che con il ginepraio libico, in cui gli aristocratici gentiluomini che si contendono il potere non sono nient'altro che avventurieri da strada che per qualche dollaro venderebbero volentieri la loro nonna, la transizione politica siriana vede elementi di somiglianza con il crollo del regime iracheno di Saddam, poiché stano emergendo personaggi dotati di una precisa identità religiosa: prendiamo atto che Mohammad al-Bashir, incaricato di formare il governo di transizione, è un laureato in ingegneria, giurisprudenza e sharia, già capo del governo-ombra di Idlib che finora era la roccaforte dei ribelli facenti capo alla milizia Tahrir al-Sham (HTS). Questo sembra confermare che al momento HTS ha a tutti gli effetti la leadership della galassia dei rivoltosi siriani: non sappiamo però se l'ha ottenuta in base ad accordi già stabiliti in precedenza con le altre fazioni oppure se se l'è semplicemente presa in conseguenza degli eventi sul campo. Lo capiremo meglio in seguito quando si conoscerà la composizione del governo provvisorio, così come sarà interessante vedere se tale governo sarà riconosciuto e supportato solo dal Qatar o anche dalla Turchia (che ha già cominciato a esprimere i primi mal di pancia per le recenti azioni di Tsahal sul terreno siriano), dagli USA, da Israele e dagli Emirati Arabi Uniti.
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Athens ha incominciato a seguire SIRIA - Topic Ufficiale
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Adesso c'è da capire se anche in Siria si replicherà lo scenario libico post-Gheddafi.
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Non è molto attinente, ma forse può essere interessante senza scadere nella dietrologia banale. Ho notato che per tutta la durata del filmato, le mani di Putin sono rimaste assolutamente ferme nella stessa rigida posizione, il palmo della sinistra poggiato sul dorso della destra, senza muoversi di un millimetro. Non mi pare normale. Ovviamente, potrebbe essere una cosa casuale oppure voluta. C'è qualcuno che ha studiato il linguaggio del corpo e le forme di comunicazione non verbale e che può dare un parere?
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Il caro zio Vladimir insiste... e in teoria in questo momento non ce ne sarebbe motivo, se effettivamente fosse vero che gli basterebbe attendere l'insediamento di Trump alla Casa Bianca per trovarsi di fronte a un quadro geopolitico e strategico più favorevole.
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L'attacco russo con ICBM ha rilevanza probabilmente duplice: dal punto di vista propagandistico è un messaggio lanciato all'opinione pubblica occidentale, timorosa della famosa "escalation", ed è anche un assist per chi in Occidente ha il compito di amplificare il più possibile questi timori; dal punto di vista strategico, potrebbe essere un messaggio lanciato a Kiev e ai governi occidentali per far capire loro che il Cremlino può lanciare sull'ucraina attacchi missilistici non intercettabili provenienti da basi lontane a sufficienza per non poter essere attaccate dagli ucraini con i mezzi attualmente a loro disposizione. Resta naturalmente aperto l'interrogativo se l'utilizzo degli ICBM sia cost-effective e non costituisca, se adottato su vasta scala, uno spreco di risorse. In ogni caso possiamo legittimamente presumere che, se a Mosca hanno deciso di utilizzare addirittura gli ICBM, allora per il caro zio Vladimir e per le sue orde di cosacchi al fronte le cose non è che vadano poi così bene. Questo, più che un sintomo di forza, appare essere una dimostrazione di debolezza: non si mettono in campo i pesi massimi se non ce n'è bisogno per una ragione o per l'altra. La mia sensazione è che al Cremlino siano ormai consapevoli di non poter sostenere ancora a lungo questa guerra. Sono troppi gli indicatori stabilmente sul rosso.
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Beh, ormai appare plausibile che, se a Mosca hanno preso definitivamente atto che le batoste subite nel primo anno di guerra hano eliminato ogni loro capacità di produrre sfondamenti e avanzate di largo respiro con truppe meccanizzate/corazzate, e se a Kiev hanno specularmente preso atto di non avere il potenziale necessario per penetrare le fortificazioni nemiche nel Donbas, entrambi i contendenti si sono adattati a fare ciò che possono con ciò che hanno puntando ai punti più deboli dell'avversario: i russi, lente e sanguinosossime avanzate per usurare la resistenza ucraina e consumarne il non abbondante materiale umano (che invece a loro non manca, appunto), e gli ucraini, una metodica usura delle risorse strategiche nemiche puntando soprattutto agli asset che per i russi è impossibile/difficile/troppo costoso ripristinare. Se non intervengono significativi fattori esterni, questa guerra fra poveri che non sembra potersi risolvere sul campo di battaglia durerà fino a quando uno dei due esaurirà il proprio potenziale e sarà costretto a scendere a patti col nemico. Escludendo irrealistiche ipotesi di novità in ambito diplomatico, l'unico evento capace di dare uno scossone di livello strategico alla bilancia e farla pendere da una parte e dall'altra potrebbe essere solo il risultato delle prossime elezioni presidenziali americane.
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Secondo Campochiari [ https://www.youtube.com/watch?v=ceDIf-Y9lvM&ab_channel=Parabellum al minuto 1.14'00" o giù di lì ] la presa di Vuhledar rappresenta una tappa essenziale sia per negare agli curaini la possibilità di minacciare con la loro artiglieria la ferrovia che va da Donetsk verso il mare e sia per puntare da sud a Kurachove, considerato obiettivo operativo finale di una operazione che dovrebbe azzerare il saliente ucraino fra i due centri e che ha visto qualche settimana fa i russi incunearsi anche nella direttrice mediana da ovest a est d tale saliente conquistando Kostjantynivka. Il fatto è che al momento, pur nell'estrema lentezza dell'avanzata russa dovuta ai loro limiti ben noti, e nonostante il prezzo tremendo pagato per ogni metro da loro conquistato, sembra che essa non possa essere contrastata efficacemente dagli ucraini con il potenziale attualmente disponibile nel settore in questione. Ma a questo punto torniamo al solito interrogativo più generale: gli ucraini hanno scelto e stanno applicando di proposito una strategia tesa a logorare il più possibile il potenziale russo, oppure NON hanno scelta e stanno semplicemente cercando di vendere la pelle il più cara possibile sperando che in futuro siano i russi a cedere un attimo prima di loro?
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Al di là del solito titolo acchiappaclic e di altre considerazioni generali più o meno condivisibili, qui il dato interessante da valutare pare essere l'interpretazione data dal Col. Stirpe alla presa di Vuhledar (min. 4'40"), definita "militarmente quasi senza valore" e sfruttabile solo a livello mediatico/propagandistico. In pratica, secondo questa interpretazione Vuhledar costituirebbe un mero successo tattico, mentre altri hanno già considerato tale evento come rilevante anche a livello operativo in un momento in cui le operazioni offensive russe in donbas non pare diano ancora segno di culminare.
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Interessante dettaglio: "penetrator warhed" Quindi, correggetemi se sbaglio, tipici target di riferimento sarebbero grossi ponti, dighe, bunker pesantemente protetti. Escludendo per ovvie ragioni le centrali nucleari e considerando che ogni JASSM non costa esattamente pochi spiccioli e quindi va usato contro obiettivi adeguatamente paganti, al netto di ogni wishful thinking relativo al bunker del Cremlino mi viene in mente un solo "grosso ponte"... staremo a vedere.
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Questa cosa che siano proprio i russi a prendere l'iniziativa per lo scambio dei prigionieri mi pare curiosa. Secondo logica, vista la scarsità di uomini a Kiev, Mosca non dovrebbe avere particolare interesse nel far tornare in Ucraina persone presumibilmente reimpiegabili in combattimento al solo fine di riavere indietro materiale umano di cui in Russia al momento non si lamenta la mancanza.
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C'è da capire quanto la decisione di reagire alla penetrazione ucraina a Kursk dichiarando una nuova "operazione antiterroristica speciale" e mettendo l'FSB a capo delle operazioni sia dovuta esclusivamente a ragioni di carattere propagandistico tese a propinare all'opinione pubblica interna una narrazione che descriva il tutto come una infiltrazione di bande di terroristi, oppure se sotto sotto vi sia anche una vera e propria perdita di fiducia nelle forze armate - e perché no, anche nei loro vertici. In fin dei conti FSB e Rosgvardija non è che siano il massimo dell'operatività come truppe di prima linea, quindi devono esserci ragioni alquanto serie nella scelta di mandare in campo personale che sembra più adatto a operazione di OP (o al massimo di counter-insurgency) piuttosto che a confrontarsi con i cagnacci ucraini.
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Capitini, in questa lunga live, esprime il parere che l'attacco a Kursk sia stato preparato e condotto attingendo alle riserve strategiche ucraine. Pur apprezzando i risultati particolarmente eclatanti dell'incursione in territorio russo e la riuscita della sorpresa tattica, considera la mossa ucraina particolarmente rischiosa proprio per la scelta - probabilmente obbligata per mancanza di alternative - di utilizzare le riserve, che se da parte della reazione russa venissero sottoposte a grave attrito o persino intrappolate in una sacca prima di potersi ritirare, trasformerebbero una bella vittoria mediatica e politica in un disastro di proporzioni strategiche. Non riesco a dargli torto e spero che Budanov e Sirsky abbiano la saggezza e il buon senso di mollare l'osso al momento giusto e di richiamare in patria le loro preziose brigate prima che la reazione russa possa concretizzarsi.
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Stirpe, con tutta la prudenza del caso, prende atto che gli ucraini hanno finora pianificato e condotto l'operazione dimostrando apprezzabili capacità di manovra e di proiezione con assetti meccanizzati di livello superiore alla compagnia. Questa incursione è sicuramente riuscita dal punto di vista propagandistico e in fin dei conti anche politico: i russi hanno dovuto dichiarare lo stato di emergenza e al Cremlino sembra essere arrivato chiaro e forte il messaggio "abbiamo dimostrato che possiamo varcare i vostri confini dove e quando vogliamo, non siete in grado di ostacolare le nostre incursioni, quindi state certi che ve ne saranno altre: d'ora in poi dormite molto preoccupati". La Russia quindi ha una nuova gatta da pelare. Le conseguenze di questa consapevolezza potrebbero andare ben oltre l'aspetto della propaganda rivoltas al popolino di entrambe le parti. E' anche interessante notare che a Occidente nessuna delle diplomazie ha ufficialmente battuto ciglio di fronte all'iniziativa ucraina. Ovviamente i retroscena non li sapremo mai, ma tant'è.
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E' ormai dalla primavera del 2023, cioè da quando gli ucraini hanno strombazzato in lungo e in largo la "grande controffensiva" poi sostanzialmente nemmeno partita, che il contesto mediatico di questa SEMBRA essere diventato un fattore preminente rispetto a logica strategica e buon senso politico. A dire il vero, già con l'epopea di Mariupol e della resistenza di Azovstal abbiamo visto le prime avvisaglie di questa tendenza, poi confermatasi con la lunga e sanguinosa battaglia di Bakhmut, obiettivo totalmente privo di valore operativo o strategico e forse anche tattico. A Kyiv hanno (presumibilmente) un assoluto bisogno di evitare la diffusione del pessimismo e il pericolo del crollo del morale nella popolazione, e a Mosca hanno (sicuramente) la necessità di evitare che l'opinone pubblica percepisca nella sua reale e apocalittica gravità il disastro militare provocato dalla scellerata conduzione delle operazioni belliche da parte del Cremlino. Anche i successi (per modo di dire) ottenuto sul campo dalle scassatissime armate del caro zio Vladimir non possono essere oggetto di narrazione particolarmente trionfalistica da parte dei propagandisti del regime, perché poi costoro dovrebbero anche spiegare al popolino, se veramente tutto va ben madama la marchesa, per quale misteriosa ragione sono già passati più di due anni e i cosacchi non sono ancora arrivati ad abbeverare i loro destrieri nelle fontane di Kyiv. Tutto questo, in ogni caso, non ha nulla a che fare con la strategia militare. Faccio quindi molta fatica a fare previsioni di qualsiasi tipo. I dati di fatto ci raccontano che se in Occidente non si vuole la vittoria russa, non si vuole nemmeno la sconfitta del caro zio Vladimir per paura del salto nel buio conseguente a una sua eventuale dipartita politica, e questa contraddizione di termini è forse l'aspetto più deleterio e pericoloso della questione.
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Se è vero, anche Mosca è al fondo del barile dal punto di vista delle risorse umane. Siamo alla follia. Una roba del genere si vide, a tratti, solo nella disperata Germania degli ultimi mesi della WWII, ma lì si rastrellava di tutto e di più solo per cercare di resistere alle orde sovietiche.