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Ero giovanissimo all'epoca, ma ricordo abbastanza bene la costernazione di troppi conoscenti che pensavano al disastro totale quando Reagan (secondo me, il miglior Presidente USA in assoluto degli ultimi 70 anni) arrivò alla Casa Bianca. Forse un'overdose di pessimismo causata non si sa bene da cosa, certamente giravano troppi luoghi comuni, e io avevo perso il conteggio di quanti commenti si rifacevano al suo passato ad Hollywood - abbiamo (..abbiamo ??!) messo il mondo (il mondo... ) nelle mani di un ex-attore di serie Z, etc. Però non avevano mai visto un suo film, in realtà non se la cavava affatto male. E per l'importanza che può avere, in particolare due di loro (ultra-quarantenni all'epoca) non sapevano quante stelle ci sono sul campo blu della bandiera USA.
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...vai Trump!
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Notare gli angoli delle carte con pochissimo smusso, quasi appuntiti, e le figure intere. In realtà proprio Samuel Hart aveva messo in circolazione su grande scala le carte somiglianti a quelle odierne, con spigoli arrotondati, le doppie figure, e una finitura satinata - il gioco "Steamboat" con carte aventi queste caratteristiche, per esempio, esisteva già verso il 1857-58. Poi entrambe le tipologie hanno convissuto insieme per qualche decennio ancora, con le carte 'appuntite' che per la verità andavano ancora per la maggiore.
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Questo, infine, è stato lungo e difficile da trovare in buone condizioni ma soprattutto completo: un raro mazzo di carte da gioco della celebre ditta 'Samuel Hart & Co.' Databile 1890 - 1895, con dadi d'epoca in celluloide.
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Thanks GianVito, è interessante essendo un appassionato dibattito tra utenti di un Forum, le cifre riportate sono abbastanza varie ma tutte esagerate se vengono prese come 'abbattimenti' ottenuti dai Me-262. Ha meno che senso credere a numeri che si avvicinano a 750, e neppure ai 616 riportati dal grande libro 'Me-262 Combat Diary', secondo me il migliore in assoluto. E infatti si specifica sempre claims, cioè i reclami di vittorie (non le vittorie effettive) che i piloti tedeschi riportavano... ma anche qui torniamo al discorso delle prove, si conoscono 2 (due) casi di combat films illustranti vittorie certe, non c'era tempo per valutare i danni provocati, se i razzi R4M colpivano qualcosa non c'era neppure modo di filmare i risultati, gli equipaggi USAAF tornati a casa riferivano ovviamente ciò che vedevano... se l'avevano visto, un pilota tedesco poteva riferire di aver sparato 24 razzi 'nel mucchio' e si basava su pochi frenetici attimi di tempo in cui vedeva anche una ragnatela di traccianti provenienti dai quadrimotori, etc. Per contro, tutte le conferme di vittorie dei caccia USAAF accettate come reali vittorie aria-aria sono rigorosamente basate su filmati di cineprese e le testimonianze di altri piloti che riportano con grande precisione l'ora e il minuto, la località con buona approssimazione, le circostanze, una grande quantità di dettagli etc. In poche parole, sono lasciate fuori tutte le altre circostanze in cui un Me-262 poteva essere stato abbattuto, ma NON c'erano prove definitive. Anche così, un numero confermato di poco meno di 170 jet tedeschi risulta essere stato distrutto in air-to-air combat, di cui all'incirca la metà nei pressi delle basi aeree (vale a dire avvicinamento, decolli e atterraggi) e il resto in azioni condotte a quote medie o alte contro i quadrimotori e i loro caccia di scorta. Ne deduco che si tratta di un grande risultato per i cacciatori americani: pur sottraendo i circa 84-85 jet eliminati mentre si trovavano in condizione di grande svantaggio volando a bassissima quota e bassa velocità, ne rimangono quasi altrettanti abbattuti con certezza in combattimenti 'alla pari' se vogliamo chiamarli così - visto che l'accento, per molto-troppo tempo è stato messo sulla poca 'sportività' dello sparare a un Me-262 quasi inerme (c'è anche chi ha pensato sempre così).
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Ancora la giacca, qui l'interno. Foderata di seta blu scurissimo, ovviamente una scelta personale del proprietario a suo tempo (lo standard governativo era tessuto di flanella grigia). Qui un close-up della cartuccera: I celeberrimi guanti ("riding Gauntlets") da Cavalleria, così sovente visti in tanti film Western come dotazione normale standard per il soldato a cavallo dalla Guerra Civile 1861-65 in poi. Invece, NON era così - se li desiderava doveva procurarseli pagando di proprio. Non prima del 1884 sono stati inclusi negli articoli di vestiario per tutti i militari di Cavalleria, nonostante ciò che mostra il 'lore' dell'epopea Western. Sono stati i pezzi più difficili da trovare, circa quattro anni. Ancora buoni e non scuciti, ovviamente sono un pò sporchi ed ingrigiti da un discreto uso - da nuovi dovevano essere davvero favolosi, un bianco-panna che troppo sovente si vede nei film dove il Tenentino biondo e lentigginose saluta la damigella (damigella sempre bianchissima di pelle, anche il rimmel sugli occhioni, ma specialmente due dita di rossetto. Il tutto ovviamente ai 45°C all'ombra nel clima dell'Arizona :D). Questi guanti sono stati prodotti fino all'ultimo contratto governativo dell'Ottobre 1903 (!!). Il primo modello del 1884 era cucito con robusto filo di seta, ma si è visto ben presto che gli acidi tannici presenti nella concia della pelle riuscivano a deteriorarlo e il guanto si disfaceva. Questo unito al pesante uso quotidiano da parte del cavalleggero in climi sovente molto duri, diventava deleterio per i guanti. Nel 1886 è arrivato il nuovo modello con alcune modifiche, tra cui il filo di cucitura in cotone non più suscettibile di deterioramento. Anche la parte che copre l'avambraccio era più corta, e i ricami differenti. A destra il Pattern 1884, a sinistra il Pattern 1886.
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Ciao a tutti, vorrei postare le immagini di un piccolo 'set' di ambientazione tardo-Western, primissimi anni 1890s, con oggetti assolutamente originali che tempo fa avevo cercato, inseguito e infine recuperato con gran fatica nel corsi di 3-4 anni. Essendo un gran appassionato dell'US Cavalry dell'epoca Western, seconda metà dell'Ottocento (termine di per sè abbastanza generico e troppo fuorviante, comunque) mi ero promesso che ce l'avrei fatta. Ovviamente non se ne parlava di mettere le zampe su oggetti che fossero ancora in buon stato e provenienti dal periodo più significativo, storicamente parlando, come dire grosso modo 1866-1886 (coincidente con la parte più nota delle Indian Wars e il consolidamento definitivo della cosiddetta "Frontiera" americana). Questi oggetti sono stati perciò il massimo che ho potuto avvicinare e recuperare, si tratta di materiale assolutamente originale e in buon stato di conservazione. La giacca, che ovviamente doveva essere l'esemplare più significativo, è addirittura semi-nuova e presenta non più di un paio di minuscoli fori provocati dalle tarme (è fatta di lana, e la naftalina mica era disponibile..) e porta cuciti i 'chevrons' originali da Caporale di Cavalleria - il colore distintivo della specialità era il Giallo, così come per la fanteria era l'Azzurro (più tardi il Bianco), per l'artiglieria il Rosso etc. Dico subito che fotografare tessuti di colore "Very Dark Blue" con buoni risultati NON è facile, è una cosa arcinota, sicchè la giacca è molto più bella dal vero che non in foto. Comunque meglio di niente.. Thanks for watching!! La giacca è una 'Pattern 1890, sottovariante #1', quindi decisamente tardo-western. Questa qui è, a tutti gli effetti, una delle 2.000 giacche (non di più) fabbricate dalla fine di Aprile a circa metà Maggio 1890, su base più che altro sperimentale per così dire. Avevano una sola tasca interna (di cui si intravede la sagoma, esternamente) a sinistra sul torace. Da Agosto di quell'anno era poi cominciata la produzione della sottovariante #2, diversa soltanto per l'aggiunta di una seconda tasca interna sempre sul torace, a destra. I bottoni principali: I bottoni più piccoli sui polsini: SEGUE.. Qui con un cappello 'da campagna', originale del periodo, fattura civile ma molti militari li preferivano a quelli regolarmente in dotazione all'US Army. La cartuccera da Cavalleria, Mod. 1885 è originale e in ottimo stato. Era progettata per le cartucce 45-70 Springfield, la munizione per la carabina dei Cavalleggeri. La cartuccera da Cavalleria Mod. 1885, per munizioni cal. 45/70. Erano le cartucce standard per la carabina Springfield 'Trapdoor': La borraccia Pattern 1878, qui modificata successivamente con una nuova tracolla (originale) e un nuovo tappo di sughero. Il nome del proprietario è ancora scritto sulla tela: I "chevrons" da Corporal di cavalleria, originali e già allora cuciti a macchina. Contrariamente a quanto si vede nei film (almeno quelli con poca fedeltà al vero), erano di grandi dimensioni e coprivano il 60% della circonferenza. I bordi sparivano sotto le due cuciture della manica e NON erano in vista. Il pezzo di stoffa era unico, e spettava alla linea cucita in nero il compito di suddividere il giallo in più strisce: SEGUE..
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Probabilmente alcune leggende resistono troppo, troppo a lungo. Io non sono così certo che il Me-262 dopo aver compiuto un decollo con successo, una volta in aria non avesse rivali - come si legge più volte; è stato dimostrato dai fatti, non dalle discussioni a tavolino. In combattimento, cioè in guerra VERA li aveva i rivali, eccome. E' accertabile ed è stato accertato; a meno che uno si concentri solo sulle caratteristiche di volo e sulle prestazioni, e cioè comparando soltanto e semplicemente le schede tecniche di due aerei... allora vediamo che in quel caso lo Schwalbe era superiore in velocità, orizzontale e di picchiata (nessuno riusciva a stargli appresso, quindi è come dire che non aveva "nessun rivale"?), ma niente di più - d'altronde NON erano gare olimpioniche di scatto e velocità. E' piuttosto un luogo comune che perdura circa il Me-262, un cosiddetto 'aereo-meraviglia'. Non poteva accelerare brutalmente come poteva permettersi di fare un pilota di P-51 o Spitfire XIV, pena un flame-out dei turboreattori o peggio. Non poteva volare velocissimo e contemporaneamente pretendere di mitragliare, centrandolo, un quadrimotore mentre si avvicinava frontalmente a 300 metri/sec. complessivi; oppure arrivandogli da dietro, e anche così doveva affidarsi a quelle tattiche da 'rollercoaster' per rallentare fino a 450 Km./h... e allora, tanto valeva. I suoi quattro cannoni MK-108 gli permettevano di sbriciolare qualsiasi caccia anglo-americano, ma doveva centrarlo - cosa non facile, visto che i nemici (i quali giustamente, giocavano secondo le loro regole) se necessario tiravano in virata fino a 6,5 - 7 'G' con dei piloti che già allora indossavano delle ottime tute anti-G; e dopo averselo scrollato di dosso, potevano andare all'offensiva grazie a picchiate micidiali che toccavano più di 800 Km/h. E se preso dalle raffiche di un caccia Alleato (8 mitragliatrici per un P-47, oppure 6 per un P-51, oppure 4 cannoni da 20 mm. per un Tempest), per il tedesco era finita. Non poteva filare come una scheggia e intanto riuscire a virare stretto per duellare con un P-51 o un P-47, per non citare gli Spitfires - non che ne avesse bisogno, i bersagli erano i bombardieri. Però se solo si cerca in attendibili reports Alleati, si trovano non pochi resoconti che narrano incontri/scontri a 8.000 metri di quota tra i Me-262 dello stormo JG 7 e pattuglie di Mustang, questi ultimi sovente in inferiorità numerica (ebbene sì, poteva succedere ed è successo) ma pilotati comunque da gente decisa anche se non 'assi', e che se la cavavano più che bene. Quindi, aveva rivali eccome. Queste battaglie spietate lassù in quota sono accadute tante volte e i vincitori erano i caccia con motori a pistoni 8 volte su 10, mentre per quasi cinquant'anni ci si è limitati all'infinita, eterna citazione degli abbattimenti in fase di decollo ed atterraggio; c'erano anche questi è vero, ma uno studio lungo ed accurato della metà anni '80 (basato su reports dei piloti e l'analisi delle cineprese) ha permesso di stabilire che dei 164 Me-262 confermati come distrutti in combattimento aereo dai caccia USAAF, almeno 84 sono stati sorpresi a quote e velocità basse ed in prossimità delle basi tedesche. I restanti circa 80 sono stati abbattuti a quote medio-alte nel corso di battaglie contro bombardieri e caccia di scorta, e sono decisamente non pochi. Si potrà sempre far notare che complessivamente i Tedeschi erano pochi e gli Alleati erano molti, ma questo è tutto un altro discorso - e soprattutto è un discorso che alla lunga, risulta eccessivamente banale e persino puerile.
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E' un piacere.
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Bè non sarebbe attuabile, o se attuabile non sarebbe comunque pratico per un tot di motivi: * la tuta di volo è un indumento che l'aviatore indossa anche per una giornata intera, deve essere comoda e pratica ai massimi livelli - cosa non possible con una cinghia incorporata. * è anche un capo d'abbigliamento vero e proprio che si trova disponibile in troppe combinazioni di taglie, tessuti, colori - deve essere presentabile all'occhio e conservare un minimo di eleganza e simmetricità. * la cinghia deve poter essere stretta e rimanere tale durante il volo, quindi un sistema di regolazione che richiede tutte le varie componenti visibili nelle foto. Sarebbe improponibile la stessa cinghia della foto, che venga fissata in modo definitivo sulla tuta di volo. * nel caso del pilota di F-104, dall'anca in giù la tuta di volo è quasi interamente coperta dal pantalone Anti-'G', e la cinghia non si trova sotto quest'ultima bensì (di norma) è sopra. Questo già esclude tutto il discorso. In alcuni casi di preferenza personale (ma soltanto per la cinghia superiore) il pilota poteva scegliere di farla passare nel varco che l'Anti-'G' ha intorno al ginocchio; ma è come dire, che l'esatto punto di sistemazione magari variava da una volta all'altra. In pratica, non è attuabile l'idea di cinghie incorporate alla tuta di volo.
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Riprendo il topic, avendo citato all'inizio che anche chi vola(va) su A-12, YF-12, SR-71, nonchè U-2/TR-1 doveva indossare gli 'spurs' praticamente identici a quelli originali per lo Starfighter (seggiolino eiettabile C-2). In effetti cambia la conformazione delle cinghiette di fissaggio, il rimanente in pratica è uguale. Questi i miei di qualche tempo addietro, originali per il seggiolino Lockheed C-2 dell'F-104: Questi la variante per il seggiolino Lockheed SR-2 dell'SR-71:
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Ritorno su un personaggio (già visto in pag. 1) che aveva seguìto a suo tempo il pilota URSS stratosferico in ordine cronologico, anche perchè in effetti non è difficile vedere immagini o filmati dove piloti di MiG-25 o MiG-31 volano equipaggiati in tutt'altro modo, quando eseguono missioni di 'proficiency' a quote più basse che non richiedono di andare lassù fino a 18 - 20 Km. dove il cielo è color viola scuro. Quindi volano su caccia o ricognitori d'altissima quota, ma lo fanno - in quelle precise occasioni - abbigliati ed equipaggiati come i piloti 'normali' tattici della VVS. In questo senso, anche il seguente personaggio potrebbe sempre essere un pilota di MiG-25 in una variante... un pò meno 'science fiction', e un pò più 'casual'. Questo secondo pilota Russo, stavolta, indossa un completo giacca-pantaloni nella famosa livrea mimetica conosciuta come TTsKO, introdotta per le forze di terra all'incirca nel 1984 e poi adottata dall'aviazione nel 1988 se ricordo bene - ovviamente sia la giacca che i pantaloni sono rigorosamente quelli specificati per aviatori, e diversi come foggia da quelli per i militari terrestri. Il casco ZSh-7A (arrivato verso la fine del 1986) non è del tipo stratosferico pressurizzato, e la maschera KM-34D/Series 2 (1989) è quella adottata da quasi tutti gli aviatori Russi ed ex-sovietici. Inutile dire che entrambi gli oggetti sono stati clonati con fedeltà al 101% dall'aviazione Cinese in tempi recenti, e potrebbero essere indistinguibili se non per i colori del materiale. Il casco ZSh-3A e la maschera KM-34D/ (Series)2: Troppo diversi dagli standard Occidentali (vedi quasi sempre, U.S.A.) ed è questo che personalmente trovo davvero notevole in questi oggetti... addirittura il tubo che porta l'ossigeno a pressione fortemente aumentata, dalla maschera fino alla speciale 'bladder' interna che poggia contro la nuca, e che gonfiandosi senza pietà tira all'indietro l'intera calotta del casco - in pratica obbliga la maschera a stringere ancor più contro il volto del pilota sigillando in modo assoluto, durante certe manovre ad alti numeri di 'G'. L'intero concetto è databile al 1960, come dire che hanno anticipato di 33-34 anni il "Combat Edge System" americano!!
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Grazie per l'apprezzamento! Qui invece è come si presenta il contrasto di colori tra il salvagente KR-7/ (S)3M e la tuta d'alta quota WUK-90, entrambi di fabbricazione Polacca. La tuta è chiaramente una variante (e uguale al 90%, credo) della Sovietica VKK-6M già descritta in questo topic, potrebbe trarre comodamente in inganno parecchi appassionati che non hanno dimestichezza di vecchia data con questo tipo di materiale aeronautico. Il salvagente è invece di progetto interamente Polacco, diverso dal sovietico ASZh-58 e ancor più dal successivo ASP-74. Un set come questo ha fatto in tempo a essere usato - in misura limitata, secondo me - dai piloti polacchi di MiG-21PFM da intercettazione, nel breve periodo di tempo dal 1990 al 1993. Correggo un errore del post precedente, il MiG-21PFM da difesa aerea è rimasto in servizio nell'aviazione Polacca fino al 1995 e non al 1993. Quindi la tuta stratosferica WUK-90 (adottata, appunto, nel 1990) è stata impiegata come minimo dal 1990 al 1995 sui caccia MiG-21. Tuttavia questo onnipresente aereo ha servito in Polonia anche nella variante MiG-21bis (fino al 2003), ma non sono certo che si trattasse della sottoversione esclusiva da difesa aerea - quella che aveva il sistema d'intercettazione GCI detto "Lazhur". Se fosse questa, allora si può dire che la tuta WUK-90 ha visto l'impiego dal 1990 fino al 2003. La tuta stratosferica Russa VKK-6M è ovviamente prodotta ancora oggi, dalla ditta Zhvezhda, principalmente per gli equipaggi degli intercettori MiG-31; va ricordato che fino a 3-4 anni fa, ancora alcuni MiG-25R da ricognizione erano in forza alla VVS della Russia, e presumo che anche i loro piloti la usavano se volavano operativamente a quote superiori a 18-19.000 metri. Non ho notizie del suo impiego sui Su-27 del P.V.O. Ma anche la WUK-90 è prodotta a tutt'oggi, in Polonia, più precisamente dalla ditta Air-Pol. I MiG-21 sono andati in pensione definitivamente più di una dozzina d'anni or sono, ma a quanto mi risulta questa tuta è impiegata (non so in quale misura) sui MiG-29 dell'aviazione polacca. Non sono ancora riuscito a trovare foto di piloti di MiG-29 equipaggiati di tutto punto (incluso il casco GSh-6LP) per le missioni a quota stratosferica.
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Qui, i guanti di volo cosiddetti 'a pressurizzazione passiva' - la sigla è PK-1 . Nessun tubicino esterno che li collega alla tuta d'altissima quota, a differenza di ciò che avviene per almeno una parte dei modelli Americani di questo concetto. Così come per questi ultimi, anche nei PK-1 c'è una 'bladder' in lattice che copre tutto il dorso del guanto e delle dita ed è compresa tra i due strati di pelle che compongono il suddetto dorso del guanto. Però nel modello Sovietico, più semplicemente l'aria stessa che si trova nella bladder (non era stato fatto il vuoto prima di sigillarla, sicchè logicamente vi è dell'aria all'interno) si espanderà in caso di improvvisa esposizione all'ambiente di atmosfera rarefatta, 18.000 - 19.000 metri o più. Espandendosi nel ristrettissimo spazio che è tra i due strati di pelle, premerà automaticamente sul dorso del guanto e intanto 'tirerà', in un certo qual modo, il palmo del guanto contro la mano. Quindi si ottiene un effetto di forzata compressione del guanto sulla mano. Tuttavia - a quanto posso aver capito - non si ha lo stesso effetto ottimale di protezione che danno i simili guanti di fabbricazione USA, i quali beneficiano di un flusso d'aria (in realtà, ossigeno) che dalle maniche della tuta arriva nelle 'bladder' tramite appositi tubicini flessibili. Meglio che niente, devono aver pensato a suo tempo (con mentalità tipicamente Sovietica, mi sa ...). Questo paio è addirittura nuovo di zecca, Taglia 8 3/4, e datati 1982: Qui il libretto di accompagnamento, con tanto di 'matricola' di questo specifico paio di guanti, la taglia, l'anno di fabbricazione, etc. Cosa volere di più??! La sigla PK-1, qui marcata in Cirillico:
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Questa avrebbe dovuto essere la mia 'foto perfetta' di sempre, ma purtroppo un pezzetto d'ala dell'aereo #4 se n'è rimasto fuori inquadratura. Fatta stampare la diapositiva su carta in due copie, le ho spedite alla loro base di RAF Scampton chiedendo se cortesemente me ne rimandavano una autografata. Cosa che i veri gentlemen Inglesi hanno fatto nell'arco di 13 giorni, ringraziando (oltretutto) addirittura me. Peccato per quel pezzettino d'ala. Qui sono alla base di Ghedi-Montichiari, la data dovrebbe essere intorno al 20 Giugno 2001. p.s., la geometria dei 9 aerei nella foto sopra è la perfezione assoluta, ri-confermo questo aspetto + tutti gli altri presi in esame nel post #24. I Red Arrows mi hanno sempre trasmesso un'emozione particolare che non provavo verso altri teams acrobatici, mescolando perfettamente l'eleganza e la precisione (quando richiesto dal programma) con grinta e accelerazioni degne di caccia veri e propri (anche qui, quando richiesto). Altre pattuglie possiedono il primo paio di ingredienti (come la P.A.N.), oppure il secondo; altre ancora li possiedono tutti e quattro, ma coreograficamente non possono riempire il cielo come numero di macchine ('Thunderbirds o 'Blue Angels'). I Reds sono perfetti sotto ogni aspetto, per questo li avevo messi (secondo me) al 1° posto.
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E' proprio questo il punto, ma bisognerebbe davvero leggere quei libri a cui più sopra ho accennato. Mica è un obbligo, io l'ho fatto a suo tempo ma io avevo i miei motivi - appassionato come sono di armi da fuoco nel NordAmerica del '700 - '800. Proprio perchè li ho letti posso menzionare che I 'Pennsylvania Rifles': non avevano tolleranze paurose (anzi non ne avevano affatto), davano risultati che oggi lasciano abbastanza increduli, erano opere di arte tecnologica che le moderne repliche non pareggiano, le polveri erano di primissima qualità, i tiratori erano gente che a quei fucili affidava la vita la casa e la famiglia. Dopodichè, se il Maj. Hanger ha volutamente gonfiato un resoconto che elogia l'abilità di tiratore del nemico (e i suoi fucili a canna rigata) in modo così eclatante mentre invece è una bugia, avrà avuto i suoi squinternati motivi - io invece penso che fosse terribilmente sincero. Temo che il buon Hanger e i suoi pari grado fossero troppo abituati al moschetto Inglese 'Brown Bess', per troppi decenni arma d'ordinanza dell'esercito di Sua Maestà d'Inghilterra. Quello sì che aveva tolleranze micidiali (canna liscia di diametro .75", palla sottocalibrata da .67") e i 'marmittoni' che formavano la gran massa dei fucilieri britannici valevano quel che valevano come tiratori. * Se ogni soldato eliminato dai cecchini Americani con singoli tiri alla testa da distanze di 220-230 metri (anche qui, testimonianze di ufficiali Inglesi che hanno misurato le distanze non mancano) è il risultato di coincidenze fortuite, allora le coincidenze fortuite - in certi periodi, dozzine e dozzine al giorno - erano proprio diventate la norma. fine o.t.
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L'ho letto, ma non dice più di tanto. Non sappiamo nei dettagli le caratteristiche dell'arma, prestazioni di quel preciso proiettile, abilità del tiratore, presenza di vento, altre variabili etc. Avere dubbi è legittimo, io personalmente ci credo senza sforzo. Quella gente non avrebbe saputo il perchè di dover mentire all'epoca - certamente non pensava alla discussione di un Forum nel 2016, con gente da convincere. D'altronde una costante nei Forum è data dall'invitare le persone a fornire testimonianze, se non si desidera postare affermazioni che possono risultano delle quasi-fantasie o nei casi più benevoli delle quasi-bugie. Ebbene quelle sono fior di testimonianze, a meno di voler tacciare di esagerazione anche quella di un ufficiale Britannico che afferma di aver misurato personalmente la distanza, pari a 376 metri. Perchè avrebbe dovuto esaltare più del lecito una prestazione da parte .. del nemico, oltretutto? (pazienza se da parte di un proprio soldato, non sembra?). E' lui a precisare che partì 1 colpo - uno soltanto - e che il proiettile lo sfiorò. Quel Rifleman ha davvero mirato all'ufficiale, e ha ucciso sul colpo un cavallo appena spostato dalla linea di tiro. Quindi ci credo. Quanto alla fisica, alcune circostanze forse sono più che altro il risultato di come interpretarla. Avevo letto che in teoria un elicottero non potrebbe eseguire un looping, io di persona l'ho visto fare. Sempre la fisica dice che sopra i 19.200 metri di quota ('Armstrong's line') i liquidi fisiologici dell'uomo vanno in ebollizione all'istante se esposti improvvisamente a quell'ambiente, mentre non è esattamente così.
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Qui invece un oggetto piccolo e assolutamente trascurato, ma importante. Una volta sedutosi nell'abitacolo e strettamente imbragato al seggiolino eiettabile il pilota, come già visto, ha bisogno di quell'insieme ("interfaccia") che lo alimenta, letteralmente, dall'impianto di bordo: ossigeno, aria compressa, riscaldamento/ventilazione, comunicazioni e disappannamento elettrico per il visore del casco. Nel caso delle foto più sopra, uno dei modelli di' piedistallo' siglati ORK-... e uno dei regolatori/riduttori ossigeno della serie KP-... L'insieme è relativamente pesante ed ingombrante, e deve poter rimanere in sede (cioè collegato al pilota) anche e soprattutto in caso di eiezione fuori dall'aereo ad alta velocità, sennò... tanto varrebbe. Quindi un'apposita 'clip' assicurata ad una delle cinghie d'imbragatura tiene bloccato il corpo maggiore di tutto l'insieme, tramite una sporgenza che spunta dalla parte posteriore. In questo modo l'intero oggetto rimane col suo peso, in pratica, addosso al pilota - più o meno tra l'anca sinistra e la coscia, libero di poter ruotare leggermente attorno alla suddetta sporgenza, ma comunque saldamente bloccato alla cinghia. Questo l'insieme, staccato dal seggiolino: Questo il corpo principale, (riduttore vero e proprio): Questo il piedistallo ORK- ... che è, tecnicamente, parte del seggiolino eiettabile: Questa la sporgenza sulla parte posteriore del riduttore: Questo il tratto di imbragatura con la 'clip' in sede (porzione di cinghia che passa sopra alla zona sinistra dell'inguine): E questa la clip in dettaglio, una molla tiene in posizione chiusa il varco in cui si infila la sporgenza del riduttore.
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Anche se non di eccelsa qualità (al momento non è materiale in mio possesso) questa foto mostra ciò che normalmente è posato sul fondo della 'tazza' di un seggiolino eiettabile modello K-36, oppure K-36D (mfg. Zhvezhda), con annesso l'insieme dell'interfaccia aereo-pilota. Si tratta del contenitore semi-rigido del kit di sopravvivenza, qui presumo sia vuoto - sul kit andrebbe il cuscino del pilota, credo. Non sarebbe male riuscire ad avere almeno l'interfaccia e cioè il piedistallo vero e proprio completo dei tubi e connessioni, il regolatore principale KP-70M e il secondo riduttore R-70. Sotto il kit dovrebbe esserci quella famosa valigetta metallica contenente le bombolette d'ossigeno per l'emergenza (il cavo di attivazione è visibile in seconda posizione da destra, sulla fila dei vari "outlets"). Qui è come dovrebbe presentarsi l'interfaccia, una volta collegato alla 'valigetta' d'emergenza che in realtà è sempre stivata, nascosta, sotto il cuscino del seggiolino eiettabile. Comunque il funzionamento e il sistema di connessione tra i due sono abbastanza evidenti.
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Trovati sepolti in Turchia 50 FW-190A3 scomparsi 70 anni fa
Smersh ha risposto a zander nella discussione News Aviazione
Personalmente il FW-190, di qualsiasi versione sia, non mi fa andare matto.. anzi, tutt'altro (ma questa è un'altra storia ovviamente). La foto di un -D esistente in un museo USA sì, è un errore se serve a richiamare l'attenzione ma potrebbe anche non essere una cosa così imperdonabile, dopotutto - certamente molto meno grave della bufala in sè (quella è lo è davvero), ammesso però che sia veramente una bufala. Magari in un prossimo futuro se ne saprà di più. -
Trovati sepolti in Turchia 50 FW-190A3 scomparsi 70 anni fa
Smersh ha risposto a zander nella discussione News Aviazione
Probabilmente ho frainteso l'affermazione, oppure il pesce d'Aprile si riferisce anche al fatto che un FW-190D è conservato in un museo negli Stati Uniti? Credo che non vada intesa così, visto che 2 esemplari di -D si trovano effettivamente in due distinti musei americani. -
posso indicare questo link, anche se inevitabilmente non dirà più di tanto (la cosa migliore rimangono i libri specifici dedicati ai fucili Pennsylvania, Hawken, o comunque più in genere le monografie specifiche sui 'long rifles' nel NordAmerica del '700). http://www.gunnersden.com/index.htm.muzzleloader-ballistics.html Le testimonianze di gente vissuta 230-250 anni or sono, comunque, valgono eccome la loro parte. Posso citare uno stralcio dalle memorie del Maj. George Hanger, British Army (da M.L. Brown, 'Firearms in Colonial America'), ".. ero assieme al Lt. Col. (Sir) B. Tarleton e stavamo osservando i dintorni per annotare meglio la disposizione dei ribelli (Charlotteville, N.C., Settembre 1780) quando vedemmo distintamente uno di questi Riflemen che senz'altro ci aveva riconosciuti come ufficiali... attraversò velocemente il canale d'acqua, col cannocchiale lo vidi sdraiarsi a terra e quindi sparò 1 colpo. Sentii la palla sibilare passando tra me e Sir Tarleton, e uccise sul colpo il cavallo del trombettiere appena dietro di noi. Ho misurato personalmente la distanza, ed è di 410 yards (376 metri). "... queste armi mi interessano davvero molto, ho chiesto più volte agli abitanti di queste zone qual'è il meglio che i loro tiratori scelti riescono a fare - mi hanno invariabilmente risposto che un tiratore esperto, avente polvere di buona qualità e ottimamente dosata (e una vista senza difetti) riesce comodamente a colpire la testa di un uomo a 220 yards (200 metri). Altri fanno anche di meglio".
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L'articolo è interessante, ma in pratica verte sull'inesperienza dei militari (perchè in effetti tratta la cosa dal punto di vista di soldati professionisti), alla fine l'uomo è il fattore ultimo e più importante. Pochissime esercitazioni al tiro, terrore e agitazione in combattimento, niente tecnica di tiro 'come si deve' se non affidata a pochissimi reparti di quelli che oggi chiamiamo 'Forze Speciali', manutenzione agghiacciante ed errori madornali di valutazione delle distanze, ma soprattutto la mentalità dell'epoca che non sapeva cosa farsene di uomini che sapessero colpire (con un singolo tiro mirato) altri uomini a distanza di 220 metri - o roba simile. Un battaglione schierato in più linee con un ritmo di sparo alternato, doveva soltanto falciare più nemici possibile con una scarica buttata nel mucchio; il miglior fucile del mondo non poteva esprimersi neppure al 50% in mano a gente che pensava (giustamente) più che altro a non rimanere mutilata permanentamente dopo la battaglia. Per contro, i discendenti degli immigrati dalla Germania e Austria che a fine '600 si stabilivano nel Kentucky, Ohio e Pennsylvania portavano con sè le conoscenze a livelli altissimi dei meastri 'Jeager' fabbricanti di armi da fuoco lunghe, che erano prese a modello in Europa dagli altri fabbricanti. Le gare che ho menzionato più sopra si svolgevano veramente, e i risultati erano possibili anche perchè si trattava di coloni di esperienza enorme che sparavano in condizioni di relax assoluto. Ma riguardo alle armi di per sè, i risultati non sono inventati. La vecchia biglia di piombo in calibro .50 o .69 quando sparata dagli 'snipers' dell'epoca (munizione nella giusta dose, appoggio per la canna del fucile, consapevolezza di avere l'iniziativa, relativa tranquillità in quel momento, etc.) era letale anche fino a 300 yards - circa 270 metri. Ma oltre ad essere letale consentiva di centrare bersagli oggi impensabili. Poi ci può stare benissimo che molte cose riguardanti il Far West più propriamente detto, siano miti ingigantiti col tempo. E se trattiamo il militare professionista dell'epoca, le note sono più che dolenti. Il 17 Giugno 1876 una colonna di soldati dell'US Army si scontrò al Rosebud Creek con gruppi di Indiani (esattamente gli stessi che otto giorno più tardi annientarono il battaglione di G. Custer) in una battaglia dove gli ottimi fucili da fanteria monocolpo Springfield 1873 'Trapdoor' avrebbero dovuto spazzare via ogni cosa che si muoveva: munizione micidiale, gittata utile letale fino a 1.500 metri, 12-13 colpi al minuto per un tiratore medio. I resoconti dei militari danno circa 25.600 colpi sparati contro avversari che avanzavano spavaldamente in campo aperto, a cavallo e a piedi, senza tentare di nascondersi o camuffarsi - i caduti indiani accertati furono 19, più alcuni altri che furono portati via dai compagni ritirandosi. La colpa era dei tiratori, non dell'arma.
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Con un veloce OT mi aggancio al discorsio sul proiettile sferico e le sue inevitabili limitazioni, ma anche qui ci sono circostanze particolari che possono sembrare false o inventate se non avessimo testimonianze certe e dati tecnico-balistici compilati dai protagonisti. 8 metri di deviazione su 40 sono una cosa piuttosto abnorme da imputare al tiratore, oppure a serie pecche nella munizione o anche all'arma. La precisione di una palla sferica? Il fucile conosciuto dagli appassionati di armi da fuoco antiche come il 'Pennsylvania' o anche il 'Kentucky Rifle', che ha contribuito in modo fondamentale a plasmare la storia del Nord America nel '700, era fabbricato interamente a mano - ovviamente, mi sa. Quindi, maghi-artigiani metallurgici che oggi possiamo soltanto sognarci facevano cose incredibili senza torni e frese meccaniche, tantomeno computers. A mano trasformavano una barra di ferro dolce in una canna di fucile lunga anche 1,30 m., la rigavano internamente, calcolavano il rateo di avvitamento dei 'grooves' etc. Fondevano biglie di piombo/stagno (proporzione 20:1) del diametro di 15-16 mm. e con quell'arma i coloni bianchi nordamericani sopravvivevano in ambienti ostili tra orsi grizzly e guerrieri Indiani, e siccome la polvere nera era preziosissima NON potevano permettersi di sparare 10 colpi di prova per calcolare la supposta imprecisione della palla onde poi apportare le opportune modifiche alla mira. Semplicemente, erano maledettamente in gamba - e i loro fucili erano opere d'arte-tecnologia che le macchine moderne con cui le repliche vengono oggi costruite, NON riescono a riprodurre al 100%. Le gare in voga all'epoca? Colpire (con un massimo di 3 palle disponibili per ciscun tiratore) a 75 m. di distanza una scure, impugnatura piantata in terra verticalmente, e il filo della lama rivolto al tiratore. Due tavolette di legno erano collocate ai lati della scure: vinceva chi riusciva a sparare il proiettile esattamente sul filo della lama, tagliandolo a metà... così perfettamente che le due metà, deviate sui rispettivi lati lati, dovevano aprire sulle tavolette due fori perfettamente uguali. E ci riuscivano quasi sempre. Più tardi toccò alle 'Giubbe Rosse' britanniche scoprirlo, quando non pochi di loro venivano colpiti in piena testa (con singoli tiri mirati) da distanze di 200-220 metri - sempre con palle sferiche, e sempre senza cannocchiali.
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Qualche utente grande appassionato di Western o anche soltanto di cinema, ha visto recentissimamente 'I Magnifici Sette'? Ci sono andato nutrendo qualche dubbio sulla riuscita di un remake che non facesse rimpiangere l'originale, e in quest'eventualità almeno la speranza di un bel film dal lato puro dell'intrattenimento - sapendo in anticipo che la produzione non ha lesinato sulle spese per gli effetti coreografici spettacolari. Purtroppo una discreta delusione. Any comments?