A livello ONU esiste il Trattato di Non Proliferazione Nucleare (TNP) entrato in vigore nel 1970, che si basa su 3 pilastri:
1 - non proliferazione nucleare: i paesi militarmente nucleari si impegnano a non trasferire tale tecnologia ad altri paesi ed a rinunciare all'opzione militare nucleare; i paesi militarmente non nucleari non si impegnano a non acquisire tale tecnologia;
2 - libero accesso alla tecnologia nucleare pacifica;
3 - disarmo per i paesi che possiedono la bomba atomica.
L'Iran è un membro non nucleare del TNP (l'adesione è volontaria), per cui ha tutto il diritto di arricchire uranio per scopi civili. Però l'Iran ha mancato di notificare all'AIEA (l'Agenzia ONU per l'energia atomica) le informazioni riguardanti lo sviluppo del suo programma nucleare. Questa è una violazione degli obblighi internazionali a cui era tenuto come membro del TNP e che ha causato un deferimento di questo paese al Consiglio di sicurezza ONU.
Il Consiglio di sicurezza ONU ha chiesto all'Iran di sospendere il suo programma di arricchimento dell'uranio, ha offerto incentivi, ha chiesto una piena collaborazione per chiarire la situazione.
L'Iran ha proseguito le proprie attività, alternando posizioni di chiusura e parziali offere di collaborazione verso la comunità internazionale (ONU, AIEA, gruppo 5+1), ma non ha mai collaborato "totalmente" (in modo da fugare ogni dubbio circa le proprie intenzioni pacifiche).
Tutto questo per ribadire che l'Iran continua ad operare in violazione degli obblighi internazionali, obblighi sottoscritti volontariamente.
Fin qui i fatti, ora si entra nel campo delle ipotesi.
La mancanza di trasparenza da parte iraniana crea il fondato sospetto (quasi certezza) che l'Iran stia costruendo testate atomiche; se a questo si aggiunge la ricerca nel settore missilistico (anche se ancora arretrata) i sospetti e le preoccupazioni possono solo aumentare.
Inoltre lo sviluppo del programma atomico iraniano è stato condotto per anni in segreto con dei costi sicuramente ingenti. Se il reale problema è il fabbisogno di energia perchè i dirigenti di quel paese hanno effettuato questa scelta? Non va dimenticato che l'Iran possiede enormi riserve di petrolio e gas; come mai un paese ricco di combustibili decide di provvedere al proprio fabbisogno energetico con il nucleare quando potrebbe semplicemente ammodernare la propria industria estrattiva e di raffinazione?
Se lo scopo del programma nucleare è civile perchè operare segretamente?
Quanto alla considerazione letta in questa discussione che l'Iran nucleare portebbe più stabilità nella regione, non sono d'accordo.
Prima della "Primavera araba", quando diversi stati del medio oriente, avuto consapevolezza di quanto stava accadendo in Iran, hanno manifestato l'intenzione di sviluppare un proprio programma nucleare (es. Egitto). Vorrei sottolineare che queste prese di posizione sono avvenute non per una necessita di approvvigionamento energetico, o come risultato di una discussione su strategie politiche nazionali di medio-lungo periodo. In modo un po' brutale è successo questo: l'Iran ha un programma nucleare. Dobbiamo svippparne uno anche noi!
Recentemente l'Arabia Saudita ha chiesto agli USA un fornitura di armi convenzionali per un importo di circa 60 miliari di USD (ancora da approvare da parte del Congresso).
Un'altra notizia recente: gli Emirati Arabi Uniti hanno acquistato dagli USA 4900 bombe "bunker-buster" JDAMs (Laser Joint Direct Attack Munition) per equipaggiare i loro F16 (un quantitiativo di rilevanza strategica).
Solo queste notizie mi portano a dire che il programma "nuke" iraniano ha innescato:
- sicuramente, una corsa agli armamenti convenzionali;
- un rinnovato interesse per l'energia nucleare da parte di paesi che l'energia se la possono procurare in altri modi.
Ora la domanda: un medio oriente che investe miliardi di dollari in armi sarà un luogo più stabile?
Tante altre considerazioni potrebbero essere fatte, ma mi fermo qui, ringrazio tutti coloro che hanno avuto la pazienza di leggere queste mie righe e mi scuso per la lunghezza dell'intervento.
Le mie fonti di informazione:
Istituto Affari Internazionali: sito web http://iai.it menù "Pubblicazioni" - "Studi per il Parlamento
dossier n. 40 dell'aprile 2006
dossier n. 55 del settembre 2006