W L'ITALIA
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Le recenti esperienze belliche hanno evidenziato la vulnerabilità dei veicoli blindati per fanteria, sforacchiati a più riprese sui campi di battaglia mediorientali in particolare israele. Hanno ritenuto necessario introdurre un nuovo mezzo di accompagnamento per la fanteria: l'Achzarit. Si tratta, in pratica, di un carro T-54/55 profondamente modificato: via la torretta, nuovo motore da 850 hp e nuove sospensioni. Pesa 44 t ed é armato con quattro mitragliatrici calibro 7,62 mm (4000 colpi per arma), ha un equipaggio di 3 uomoni e può trasportare 7 fanti. La pesante corazzatura lo rende impermeabile agli RPG. Anche l'MBT Merkawa é adatto in battaglie urbane, infatti oltre ad una pesantissima corazzatura ha delle catene a sfere d'acciaio poste sotto la sporgenza posteriore della torretta, che servono a fermare granate e limitare l'effetto dei razzi HEAT a doppia testata. Oltre a questo il Merkawa ha un mortaio da 60 mm sul cielo della torretta (caso singolare per quanto riguarda gli MBT) utilissimo negli scontri urbani; inoltre può portare al suo interno una squadra di fanteria. Risulta quindi perfetta l'accoppiata Merkawa-Achzarit negli scontri urbani. Un mezzo adatto a scontri urhani deve essere a prova di colpi di mitragliatrice pesante a distanze estremamente ravvicinate e deve avere buona protezione contro lanciarazzi con testata HEATH. Queste qualità sono essenziali perché il fante nemico può nascondersi in ogni anfratto all'interno di una città piena di macerie. Per questo compito non si può certo utilizzare un VCC come dimostrano le esperienze in Somalia e Iraq dove le loro corazze furono più volte trapassate da semplici RPG-7.
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non vedo l'ora che arrivi quel momento, così finalmente (si spera) i nostri politici si daranno una svegliata.
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OK sulla missone in kosovo hai ragione, ma come spieghi i tumori al poligono di Salto di Quirra?
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La Airland Battle ingloba due concetti informatori di base, rivolti ad utilizzare al massimo il potenziale delle forze aeroterrestri per riconquistare al più presto l’iniziativa e concludere favorevolmente il combattimento: • estensione della battaglia in avanti per colpire le formazioni nemiche lungo tutta la loro profondità; • integrazione dei mezzi e degli effetti convenzionali, nucleari, chimici ed elettronici. La battaglia è estesa in avanti in tre modi: • nello spazio, ricercando l’ingaggio con unità nemiche non ancora in contatto per contrastare i tempi delle operazioni, complicare il comando e controllo e frustrare la pianificazione; il tutto per ridurre il grado di iniziativa dell’attaccante; • nel tempo, attraverso il combattimento contemporaneo e coordinato contro le forze a contatto e non, al fine di una conclusione positiva e anticipata della battaglia; • nei mezzi mediante la utilizzazione di sistemi di acquisizione ed attacco a grande raggio. L’applicazione pratica di questi concetti comporta l’impiego con visione unitaria di una vasta gamma di sistemi e organizzazioni, in una battaglia in cui il Corpo d’Armata e la Divisione sono destinati ad operare in aree molto più estese di quelle peviste nella precedente dottrina (Active Defense). Gli aspetti che modificano la precedente Active Defense sono: • l’azione in profondità ad aggressione avvenuta (Deep Battle); • il coordinamento dell’azione in profondità con la difesa contro le forze a contatto; • la necessità continua di pianificazione riferita a Close-in e Deep Battle, in un quadro di impiego coordinato dei mezzi convenzionali, nucleari, chimici ed elettronici; • l’esigenza di coordinare tutte le nuove introduzioni tecnologiche, al fine del loro massimo rendimento complessivo. La Deep Battle nasce dalla dottrina e superiorità di forze convenzionali del Patto di Varsavia. Che il nemico sia o meno articolato come schematicamente rappresentato nel grafico è relativamente importante. Ciò che è importante è che la superiorità numerica gli consente di tenere una grossa parte fuori dagli effetti del fuoco e di conservare iniziativa e libertà d’azione per impiegarle ai fini di una concentrazione favorevole o per aggirare le forze contrapposte. Poiché i secondi scaglioni a tutti gli effetti sono i mezzi su cui è basata l’iniziativa avversaria (sovietica), questi devono essere contrastati per riguadagnare l’iniziativa e vincere. A causa del vantaggio convenzionale numerico è necessario che l’attacco dei secondi scaglioni avvenga quando, ad aggressione avvenuta, questi sono ancora in territorio nemico. Condurre un contrattacco quando la penetrazione nel territorio NATO è troppo estesa è considerato un errore e ciò specialmente ove si consideri necessario l’impiego di ordigni nucleari di teatro. Gli strumenti chiave per una credibile capacità di combattimento in avanti sono: • sensori e sistemi di sorveglianza, per prevenire attacchi di sorpresa in tempo di pace e provvedere alle necessarie informazioni ai fini dell’acquisizione ed attacco in tempo di guerra; • sistemi di lancio a capacità convenzionale e nucleare dotati di raggio, accuratezza e letalità tali da poter attaccare con successo i secondi scaglioni; • comando e controllo in grado di integrare tutte le informazioni e di smistarle alle forze di manovra in tempi reali, nonché di gestire il combattimento frazionato su ampi spazi. Nella gestione di una tale complessa attività necessaria una divisione di responsabilità tra i comandanti dei diversi livelli. Ad ognuno di essi viene assegnato il duplice compito di battere lo scaglione avversario di competenza e vedere o determinare le intenzioni delle forze di secondo scaglione del livello direttamente superiore. Da ciò deriva l’assegnazione di aree di responsabilità e di interesse particolarmente estese ed espresse con elementi di distanza, ma soprattutto di tempo, per consentire la pianificazione delle azioni future. L’interdizione è alla base della Deep Battle. Gli strumenti principali per la sua attuazione sono: - interdizione aerea; - artiglieria; - guerra elettronica offensiva; - inganno; - interventi nucleari.
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beh aspetta, il loro uso da parte dell'esercito italiano é stato sempre sospettato da molti, come si spiegano altrimenti i tumori dei nostri soldati provocati dall'uranio impoverito in kosovo, non sono stati sicuramente i terroristi quindi siamo stati noi ad impiegare armi all'uranio. poi nel poligono di Santo di Quirra buona parte del personale é stato colto da tumore per colpa dell'uranio impoverito.
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lo so che i giornali sugli argomenti di guerra esagerano specialmente quelli di sinistra, comunque basta digitare su google "Stone Ax" e ti appaiono decine e decine di risultati sull'argomento.
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eccoti la fonte
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articolo 11 della costituzione italiana
W L'ITALIA ha risposto a W L'ITALIA nella discussione Off Topic
L'europa ha fallito, Atene è in bancarotta e alcuni stati vogliono dare i prestiti altri no (la germania). non ci si riesce nemmeno a mettersi daccordo sull'economia e vorresti fare il progetto EUROFORMAZIONE DIFESA? Senza la moneta unica ad Atene bastava svalutarsi la sua moneta e stava apposto così. non è escluso che atene abbandoni l'Euro, e dopo la seguirebbero irlanda e spagna, e a quel punto anche paesi come l'Italia potrebbero abbandonare l'euro. Poi ogni stato alla fine pensa solo ai propri interessi: come fai a pensare che, se in futuro si farà l'EUROFORMAZIONE DIFESA e l'Italia dovrebbe seriamente entrare in guerra, le altre nazioni invierebberoi propri eserciti ad aiutarci? tutte le altre nazioni dell'UE si opporrebbero alla guerra pensando ai propri interessi perchè proprio come ai detto tu: una guerra costa e quindi farebbe calare a picco l'euro in tutti gli stati membri dell'UE. Le cose sarebbero molto più semplici se ogni nazione ha la propria moneta e pensa per se. -
QUI c'è una dichiarazione USA riguardo a Stone Ax
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è possibile tentare una prima analisi - ovviamente approssimativa - degli scontri di Nassiriya basandosi su fonti giornalistiche e interviste dei protagonisti. Come noto, la battaglia si è svolta a Nassiriya, città di circa 200.000 abitanti, nella zona dei tre ponti sull'Eufrate che separano la parte nord da quella sud. Il nemico era composto dagli irregolari arabi della milizia fedele al leader sciita estremista Moqtada Al Sadr. Secondo fonti israeliane, tale milizia può contare su circa 10-12.000 combattenti, con un nocciolo duro composto da 3.000 fedelissimi, addestrati ed equipaggiati da istruttori militari iraniani e libanesi di Hezbollah. Nella parte nord di Nassiriya erano presenti almeno 600 combattenti, appoggiati da civili disarmati, dotati di fucili AK-47, mortai, lanciarazzi anticarro RPG e mitragliatrici, con una larga disponibilità di munizioni. Sembra anche che i sadristi si siano trincerati con postazioni di sabbia pressata e filo spinato all'aperto, oltre alla creazione di centri di fuoco all'interno e sui tetti delle abitazioni locali. La mancanza di basi militari italiane in città - chiuse dopo l'attentato del 2003 - e di una polizia locale efficace, ha favorito la libertà di movimento dei guerriglieri e il mantenimento senza problemi delle loro linee di comunicazione e rifornimento. Comunque, è bene ricordare sempre che creare più basi militari equivale ad avere più obiettivi da difendere. La battaglia è stata preceduta da un crescente clima di tensione che ha portato al ridimensionamento della normale attività operativa dei reparti italiani ed è stata, infine, innescata dall'occupazione militare dei ponti dai ribelli sciiti e dal conseguente ordine del comando britannico di ripristinare la libera circolazione. Lo Stato maggiore della Difesa nazionale ha aderito alla richiesta britannica e il generale Chiarini, comandante del contingente italiano, ha avuto luce verde per l'attacco. L'operazione "Porta Pia" ha coinvolto oltre 500 militari italiani: un reggimento di bersaglieri, una compagnia del San Marco, uno squadrone del Savoia cavalleria, elementi del Gruppo Intervento Speciale dei Carabinieri e i paracadutisti del Tuscania. La colonna meccanizzata, composta da 60 veicoli di vario tipo e 8 blindati Centauro, ha iniziato il movimento alle 3 di notte del 6 aprile dispiegandosi nel settore sud della città. Una volta arrivata in vista della sponda nord dell'Eufrate, la colonna è stata fatta segno di ripetute raffiche di fucileria e lancio di bombe di mortaio e razzi (ne saranno sparati almeno 400 durante tutta la battaglia). Gli italiani hanno risposto al fuoco con l'armamento individuale e di squadra sbriciolando anche, con 3-4 colpi da 105 mm ben assestati dei Centauro, una palazzina vicina al terzo ponte presidiata da cecchini (individuati dall'alto dagli elicotteri). Mentre i blindati proseguivano l'avvicinamento al terzo ponte, la compagnia del San Marco, 90 uomini divisi in due plotoni meccanizzati e uno motorizzato, è riuscita ad attraversare il primo ponte a est e ad attestarsi sulla sponda opposta; il comandante ha allora chiesto rinforzi che si sono concretizzati in due VCC. Questi ultimi sono stati entrambi centrati da una granata RPG: una è rimasta inesplosa, l'altra ha ferito tre uomini (durante gli scontri è stato centrato anche un altro VCC, ma pure in questo caso la granata non è scoppiata). Nel frattempo il nemico riceveva rinforzi e munizioni, fatti affluire usando le ambulanze del vicino ospedale. La sparatoria tra le due sponde cresceva d'intensità e vedeva l'uso di Panzerfaust (15 razzi) e Milan (4 missili) per neutralizzare le postazioni sadriste, particolarmente forti sul secondo ponte. Il terzo ponte, a schiena d'asino, ostacolava la visuale dell'altra sponda, perciò alcuni fucilieri del San Marco si sono arrampicati alla sommità del parapetto per poter scorgere coi binocoli che cosa li aspettasse dall'altra parte: donne, bambini e miliziani. La visione di civili in mezzo alla strada ha portato alla decisione di non forzare le difese nemiche per evitare il massacro. La battaglia si è protratta fino a mezzogiorno quando una tregua precaria è stata concordata tra i belligeranti per permettere l'avvio di trattative. Alle ore 15 queste ultime hanno portato all'accordo: la sponda sud restava in mano italiana e quella nord veniva affidata alla sorveglianza della polizia irachena. Il disimpegno italiano è stato accompagnato da uno scambio di fucileria, in violazione dell'accordo appena preso, che è durato per un'ora, prima del termine delle aperte ostilità portando a 30.000 il numero totale dei colpi d'arma leggera consumati dai militari italiani (da sottolineare che è stato necessario rifornire la prima linea per cinque volte durante la giornata). Il bilancio finale ufficiale della giornata ha registrato il ferimento di 12 militari italiani e l'uccisione di 15 iracheni, anche se altre fonti parlano di almeno 25/50 morti fra gli insorti. Le lezioni istantanee da apprendere per i decisori politici e militari nostrani in vista di impegni futuri, si possono così riassumere (in ordine sparso). 1. Gli irregolari sciiti iracheni sono determinati e ben armati, ma hanno una mira cattiva. 2. La mancanza di appoggio aereo - e l'apertura del fiume ne avrebbe facilitato l'impiego - dotato di armamento di precisione allunga i tempi della battaglia terrestre e limita le possibilità di reazione (almeno le postazioni nemiche sui tetti e i mortai nelle retrovie potevano essere ingaggiate dall'alto). 3. Il mancato uso di velivoli da ricognizione pilotati da terra, unita alla vulnerabilità degli elicotteri in volo su aree abitate tenute da fanteria ostile, ha probabilmente fatto sì che i fucilieri di marina dovessero esporsi all'offesa nemica per ottenere informazioni sulla situazione al di là del terzo ponte. 4. Un numero limitato di mezzi corazzati tipo l'Achzarit israeliano avrebbe fatto comodo (se tutte le granate RPG fossero esplose, il bilancio finale delle perdite poteva essere ben diverso) dato che si sarebbe potuto trasportare con maggior sicurezza i rinforzi al di là del primo ponte. 5. Permettere il sicuro allontanamento dei miliziani sadristi da Nassiriya non riduce la minaccia alle nostre truppe: è più facile colpire un nemico concentrato che uno disperso. 6. La dotazione di munizionamento non letale di tipo avanzato avrebbe fornito al comandante sul posto un'opzione in più per tentare di separare donne e bambini dai ribelli. 7. Non tutte le palazzine che ospitano cecchini sono polverizzabili da pochi colpi di cannone calibro 105 mm. 8. Il (non scontato) coraggio decisionale mostrato nell'accettare l'ordine britannico di liberare i ponti è pagante e da elogiare. 9. Più tiratori scelti significa meno munizioni da rifornire e meno perdite fra i civili da giustificare. 10. L'assenza totale di immagini televisive e fotografiche della battaglia insospettisce l'opinione pubblica: che esista davvero il Grande Selezionatore?
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l'Air Denial nella guerra dello Yom Kippur
W L'ITALIA ha risposto a W L'ITALIA nella discussione Off Topic
sarei curioso di sapere come facevano gli arabi a spostare le loro batterie SAM. ennesimo doppio post e non hai manco risposto al mio PM in riguardo. ti blocco i permessi di scrittura per 2 giorni, così forse capisci che i doppi post sono vietati. -
l'Air Denial nella guerra dello Yom Kippur
W L'ITALIA ha risposto a W L'ITALIA nella discussione Off Topic
ho già detto che mentre una batteria viene spostata ce n'é almeno un'altra attiva per proteggere quella che viene spostata. Ma io ho già detto anche che le navi sono DDG della classe orizzonte ed hanno un sistema missilistico antiaereo tra i più avanzati al mondo. -
quante MOAB potrebbe portare al massimp un B-52 o un C-130?
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l'Air Denial nella guerra dello Yom Kippur
W L'ITALIA ha risposto a W L'ITALIA nella discussione Off Topic
basterebbe che le forze di terra seguissero di paripasso la nave in modo da eliminare preventivamente batterie di missili "coast to ship" doppio post... e dalle! ti ho anche mandato un PM in proposito, ma non mi pare abbia sortito effetto! -
l'Air Denial nella guerra dello Yom Kippur
W L'ITALIA ha risposto a W L'ITALIA nella discussione Off Topic
si potrebbe organizzare una difesa basata su: SAMP-T, IRIS-T SL, stinger e semoventi antiaerei. L' IRIS-T SL é la versione terrestre dell'IRIS-T, ha una portata di qualche decina di Km, e può ingaggiare aerei e missili, anche aerei stealth perché il missile riconosce la forma dell'immagine IR del bersaglio quindi le flair non gli fanno niente. naturalmente tutto questo non andrebbe fatto in una guerra lampo. e le forze di terra dovrebbero aspettare le unità antiaeree durante i loro riposizionamenti; i cui tempi potrebbero essere ridotti con l'addestrare bene l'equipaggio per il riposizionamento. -
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Comunque se dovessero essere utilizzate ci vorrebbe l'ordine del presidente USA, a meno che una parte delle bombe non ce l'hanno regalata, cosa che non è da escludere visto che agli USA gli converrebbe: potrebbero tranquillamente dire di non possendere nessuna arma atomica in Italia, tanto anche se dovessero essere utilizzate l'Italia lo farebbe sicuramente in ambito NATO.
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l'Air Denial nella guerra dello Yom Kippur
W L'ITALIA ha risposto a W L'ITALIA nella discussione Off Topic
ma i dedeschi la guerra l'avevano gia persa con la sconfitta della Battaglia d'Inghilterra. poi non é vero che senza superiorità aerea non vai da nessuna parte: in vietnam gli USA avevano (anche se non schiacciante) la superiorità aerea, e sganciarono molte più bombe che in tutto il mondo durante la seconda guerra mondiale. Alla fine hanno avuto solo decine di migliaia di morti e una vergogniosa sconfitta. un'altro esempio é l'operazione "forza alleata" nel 1999: la nato con una pesantissima e schiacciante superiorità aerea non riuscì a far fuori più di una decina di carri. e anche la contraerea rimase in funzione fino alla fine della guerra. -
so che il centauro può resistere al massimo al calibro 30mm perforante, il Freccia essendo più nuovo spero che faccia di meglio. sapete per caso a quanto resisterebbe la corazza frontale? e poi siete sicuri che oltre ai primi 249 mezzi ne ordinino altri 250? anche per quanto riguarda il Dardo c'é bisogno di altri 200 mezzi ma ancora non li hanno ordinati. e a proposito di Dardo: quali sono le differenze con il Freccia apparte i cingoli, a me sembrano identici.
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si sa solo il nome e il fatto che esiste. comunque é stato citato più volte dai giornali e internet é pieno di siti in cui se parla.
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l'Air Denial nella guerra dello Yom Kippur
W L'ITALIA ha risposto a W L'ITALIA nella discussione Off Topic
si potrebbe sempre usare la copertura antiaerea di un cacciatorpediniere come quelli classe orizzonte italiani con i loro aster-30, basta che li posizioni vicino alla costa. il problema dello spostamento non esiste visto che i missili sono su una nave. ovviamente quello che ho appena detto si potrebbe fare solo nel caso di un teatro di guerra che si affaccia al mare come nel caso di israele -
SONDAGGIO PROVOCAZIONE: Una forza aerea per Unione Europea?
W L'ITALIA ha risposto a Gianfra1987 nella discussione Aerei da Trasporto, AWACS e Aerocisterne
non dovrebbe esserci nemmeno l'unione europea. io mi sento ITALIANO e NON europeo e se fossi un pilota non combatterei per l'europa unita perché non mi sento parte di essa. -
provocazioni e attacchi libici negli anni '80
W L'ITALIA ha risposto a lender nella discussione Eventi Storici
se i missili SCUD sono partiti dalla Libia li sanno solo gli USA visto che solo loro avevano i satelliti adatti a vedere missili in alta quota. Ma naturalmente loro ti danno la versione dei fatti che gli fa più comodo. credo che come sia andata veramente non lo sapremo mai. comunque non scordatevi che la Libia non smentì il lancio dei missili da parte sua, ma disse che erano diretti sulla base della guardia costiera USA sull'isola. Credo che come minimo avremmo dovuto radergli al suolo un aeroporto come rappresaglia, dovremmo imparare a farci rispettare di più dalle altre nazioni. -
le bombe atomiche USA sono state dispiegate in Italia in base all'accordo segreto Stone Ax (ascia di pietra). Questo accordo sarebbe stato rinnovato negli anni, l'ultima volta forse nel 2001. Ad Aviano ci sono 50 bombe atomiche B-61 sotto la custodia americana e a Ghedi ce ne sono 40 gestite dall'Italia. Quelle a Ghedi vengono impiegate dai tornado italiani. è probabile che le atomiche rimangano in Italia ancora per molto tempo monostante il recente accordo tra USA e Russia chiamato START-2. Questo perché potrebbero essere impiegate come ritorsione ad un attacco iraniano.
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l'Air Denial nella guerra dello Yom Kippur
W L'ITALIA ha risposto a W L'ITALIA nella discussione Off Topic
basterebbe che durante lo spostamento della batteria e il suo riposizionamento, ci fosse la batteria SAMP-T che va sostituita con quella elitrasportata, in grado di coprire con la portata dei missili l'avanzata delle truppe a terra almeno per qualche altra ora, in questo modo le due batterie verrebbero trasportate una alla volta sempre più in avanti. credo che il tempo per posizionarle così non manchi. (spero di essermi spiegato bene)