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Premesso che credo che anche i cinesi si faranno il loro caccia, io direi che ste foto a me mi sembrano un bel Fake con la maiuscola. A parte la location: va beh che siamo in Cina e, se qualcuno canta, chi di dovere procede a una rappresaglia di massa come si deve; ma vi pare che il nuovissimo prototipo volante vanto dell'industria di casa lo fanno razzolare su una pista vicino a strade e condomini? Boh. Saranno usi cinesi. Secondo: nella prima, seconda e terza foto dall'alto, si vede (cioè si intravede) un grosso portellone dipinto internamente di bianco (di apertura/chiusura del vano del carrello principale), che manca nelle altre immagini (specie la sesta dall'alto, dove rulla sulla pista)...
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E poi mica basta avere gli aerei per avere la portaerei, a meno che non gli basti divertirsi ad atterrare e decollare su piste colorate da portaerei... Per definizione la portaerei è la nave più grande e più veloce della flotta, quindi mica basta costruirla perchè per costruirla ci vogliono un cantiere esperto nella costruzione di navi grandi (perchè non è che io siccome costruisco batane di canne, allora mi metto a fare portaerei dall'oggi al domani; cioè posso farlo, ma poi i risultati sono quelli che sono...), necessitano bacini capaci di accogliere navi grandi e poi ci vogliono porti capaci di far manovrare e attraccare navi grandi, nel senso che ci vogliono porti in acqua profonda. Inoltre una portaerei da sola non va da nessuna parte, ci vuole tutta la scorta, nel senso che ci vuole una serie di navi capaci non solo di star dietro alla portaerei, che supera i trenta nodi per lunghissimi periodi, ma anche di DIFENDERLA da sottomarini e bombardieri nemici. Quindi se pensano di farsi le portaerei, significa che pensano di rifarsi la flotta...
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Tutto è possibile. Però a me mi pare che sono andati a prendere un sacco di roba dall'F-35, a cominciare da muso, coni delle prese d'aria e carrello...
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Veramente da quello che so io non esistono molti missili da difesa, tranne forse i SAMs. L'AIM-54 tutto era meno che una difesa e comunque l'YF-12 portava tre AIM-47 Falcon in altrettante baie interne a scomparsa. Io un SR-71 o un YF-12 con i Phoenix non l'ho mai visto. L'SR-71 non imbarcava nessun missile nè era previsto che lo facesse o almeno questo è quello che so io. L'YF-12 non è che non ebbe successo, in realtà ne ebbe molto: era un mostro da intercettazione suborbitale da oltre 3 Mach. Non avevano mai fatto uno mostro del genere prima e non ne hanno mai fatti neanche dopo... Penso che l'YF-12 divenne per fortuna inutile quando i russi rinunciarono a quell'orrore del Sukhoi T4. Se scovi un Blackjack non ci vuole mica un YF-12 per beccarlo, dato che il Blackjack attacca a quote enormemente più basse ed è molto più lento del T4. Basta un Tigermoth per tirare giù un Blackjack: delle sue ECM ce ne freghiamo dato che siamo sordi, muti, ma non ciechi. Io tengo stretta la cloche, tu sbuchi dal posto davanti, estrai uno Stinger e il gioco è fatto punto, cerca solo di non abrustolirmi con la fiammata del buco di dietro; in questo modo, quello non si schianta perchè di motori ne ha quattro, così noi non ammazziamo nessuno e lui se ne ritorna zoppicando a casa con il sederino nero e una lunga scia fumante altrettanto nera, da cui "Blackjack"... Se poi vogliamo strafare di Stinger gliene spari due, così stavolta, carico com'è, finisce che sbatte per terra e amen.
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Mai sentito. Il Mig-23K fu una variante navale da intercettazione basata su portaerei. L'aereo venne progettato sulla base dell'intercettore Mig-23 ML, mediante una modifica dell'ala (maggior superficie) e irrobustimenti vari, specie nel carrello. Venne aggiunto il gancio d'arresto al posto della grande pinna ventrale di coda, che venne tolta e sostituita con due pinnette più piccole ai lati del gancio d'arresto. Anche il motore venne rivisto per operare sul mare e con acqua salata. L'aereo era pensato per essere imbarcato sulle grandi superportaerei a propulsione nucleare Classe Andreji Vassilyev (progetto 1160), dotate di catapulte a vapore e mai costruite, quindi anche il Mig-23K da quel che ho capito non vide mai la luce. Al contrario, venne testata la variante navale del Mig-27, pensata per lavorare a bordo delle nuove superportaerei Classe Sovietsky Soyuz (progetto 1153, mai costruite) e poi Classe Ulyanovsk (progetto Orel [Aquila] -1143) che non erano che un ampliamento dei grandi incrociatori nucleari lanciamissili classe Kirov. Anche le Ulyanovsk non vennero mai ostruite perchè l'URSS era ormai alla fine. Lo scafo della capoclasse da 85.000 tonnellate era quasi completo (45%), quando nel 1991 venne convertito in nave sede comando e controllo: la SSV-33 Ural. Il Mig-27 navale venne sorpassato dal Su-25 navale e dai Mig-29K e Su-27K. (Notare sul modellino anche lo Yakolev-44, equivalente dell'Hawkeye americano). Classe Andreji Vassilyev - progetto 1160: http://www.youtube.com/watch?v=fdGn7Ir2da0&feature=related
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SERVE DAVVERO IL NUCLEARE IN ITALIA?
Hobo ha risposto a Leviathan nella discussione Discussioni a tema
E' una cosa complessissima per me di cui so poco. Il nucleare serve davvero all'Italia? Per adesso io posso rispondere con un bel: "Boh!?" Si farà mai una centrale nucleare in territorio italiano? Secondo me si, ma solo se tale territorio ricade in Abissinia, Africa Orientale Italiana o in Antartide... Solo il numero degli enti, associazioni, comunità, fondazioni, forum di casalinghe e pensionati presenti in Italia (statali, regionali, provinciali, comunali, ecc...), i quali dovrebbero trovarsi tutti contemporaneamente d'accordo sulla centrale e su dove metterla è da capogiro! Non si riesce quasi a istallare i pannelli solari perchè il vicino dice che rovinano il panorama, figuriamoci una centrale nucleare... Uno che conosco gli hanno fatto togliere il Tricolore dal terrazzino in cima a un quinto piano, perchè secondo Loro non stava bene! Noi non siamo "meno seri" degli stranieri, è il contrario purtroppo: siamo serissimi in tutto quello che facciamo, peccato che quello che facciamo raramente assai corrisponde all'interesse nazionale di uno Stato moderno. Noi italiani soffriamo purtroppo non di un deficit di "serietà" (ma che vole dì poi?), ma di un eccesso di intelligenza, che come ho già detto crea il caos. Ripeto: ce vole l'esercito per fà smaltì la munnezza "normale", mi spiegate come si fà con quella nucleare? Mica si può buttarla per strada? O forse si? Ci sono indagini decennali (di cui tra l'altro io non ho sentito più nulla) su intere carrette del mare colate volontariamente a picco negli anni nel Tirreno e nello Ionio dalla malavita organizzata e cariche di rifiuti per lo meno pericolosi per la salute: chissà che potrebbe succede con il "Nucleare", ve l'immaginate? Roba da far venire i brividi! E chi pagherebbe lo smaltimento "serio" delle scorie, con che razza di tasse e gravanti su chi? Insomma pago di meno la bolletta, ma poi mi arriva una batosta per lo smaltimento su Marte delle scorie radioattive: mi conviene? Altro: "Boh!?" E soprattutto, chi ci vende il combustibile nucleare? E a che prezzo? Boh!? In Francia l'ultima volta che le ho contate c'erano 59 centrali nucleari. MA la Francia è una potenza nucleare planetaria che viene da un retaggio coloniale plurisecolare che ha diciamo perlomeno lasciato qualche traccia. Tradotto: l'uranio la Francia ce l'ha a un costo che non non potremmo ottenere perchè se lo va a prendere altrove (Gabon) e sempre altrove (ma qui tiro a indovinare) la Francia "butta" le sue scorie nucleari, perchè tanto se posso metterle lontano perchè tenermele vicino a casa? (o almeno, io farei così). Secondo me la cosa è molto più semplice alla fine e andrebbe posta così: domani voi vi svegliate all'alba, tirate su la serranda e che vedete? Un bel cantiere per una nuova centrale nucleare spuntato come i funghi nella notte, proprio a neanche cento metri da casa vostra e di cui state pagando macari il mutuo. Voi che fate? Andate a fare colazione tranquilli come sempre perchè tanto, essendo favorevoli al "Nucleare", voi vi sentite sicuri e vi fidate dell'agenzia nucleare italiana guidata da un oncologo di novant'anni (Roba secondo me da Tu scendi dalle Stelle oh Re del Cielo)? Oppure montate su un casino perchè non volete una centrale nucleare vicino casa? Voi fareste un mutuo per comprare una casa e/o un terreno vicino a una centrale nucleare? O, per lo meno, voi non pretendereste di pagare un prezzo più basso? (O addirittura di essere pagati per comprarlo????????) E cosa intendete voi per "vicino" quando si parla di "Nucleare"? Nel raggio di un chilometro, o di dieci, di cento, di mille, o di un milione di chilometri o di anni luce dalla centrale? Ognuno si risponda da sè onestamente e in base a questo decida SE vuole "il Nucleare" o no. E poi vediamo se in Italia si farà, anzi, farete mai UNA centrale nucleare e dove.... -
Da quel che so, i maggiori protagonisti alla battaglia di Kursk furono due: 1) Generale di Corpo d’Armata Nicolaj Fiodrovic Vatutin, Eroe dell’Unione Sovietica. Cepukino (Voronez) 1901 – Kiev, 1944. Il 29 febbraio 1944, una Chapaev a quattro ruote motrici diretta al comando supremo del generale Cerniakovskij si immette a tutta velocità sulla strada che, uscendo da Miliatin, arriva fino a Rovno. L’auto solleva fontane di neve e di fango dietro di sé, mentre accelera derapando sulla neve. Gli uomini a bordo, quattro alti ufficiali, sono tutti veterani smaliziati: sanno che la zona è infestata dai cecchini fascisti e chi rallenta o si ferma diventa un bersaglio. Poco fuori Miliatin però, accade il peggio. Una squadra di partigiani ucraini apre a bruciapelo il fuoco, crivellando di colpi il fuoristrada russo che sbanda e va fuori strada. A bordo, tre uomini muoiono sul colpo, il quarto invece, seppur gravemente ferito, dimostra di non aver perso la testa. Il generale Nicolaj Fiodrovic Vatutin, titolare dell’Ordine di Lenin e della Bandiera Rossa, strappa il mitra dalle mani del suo autista morto, poi salta giù dall’auto, si butta nella neve e inizia a rispondere al fuoco, vendendo cara la pelle nell’unico modo che conosce: con le armi in pugno. Da Miliatin intanto, udita la sparatoria, arrivano rinforzi. I partigiani ucraini vengono spazzati via. Il generale viene subito soccorso e portato all’ospedale da campo di Rovno; le sue condizioni appaiono da subito molto gravi. Sarà trasferito a Kiev, dove si spegnerà a quarantatre anni, il 15 aprile, dopo una lunga agonia. Nel 1963 verrà proclamato Eroe dell’Unione Sovietica. La città di Kiev gli dedica una statua, che ancora oggi guarda le rive del Dniepr (se non l'hanno tirata giù nel '91). 2) Fritz Erich Von Lewinski Von Manstein. Berlino, 24 novembre 1887 – Monaco di Baviera, 9 giugno 1973. E’ il decimo figlio di un aristocratico prussiano, il generale d’artiglieria Eduard Von Lewinski, di origini polacche, molto ben introdotto alla corte imperiale germanica. Appena nato, Erich viene da subito adottato dalla zia materna, moglie del tenente generale Georg Von Manstein, che non riesce ad avere figli. Combatte nella prima guerra mondiale, dove si dimostra coraggioso (viene quasi ammazzato sul fronte orientale nel 1914) e soprattutto datato di quelle qualità che gli permettono di essere ammesso nello stato maggiore del generale Von Lossberg, che propugna una nuova, strana idea: la “guerra di movimento” o “Blitzkrieg”. Dopo la prima guerra mondiale si sposa e ha tre figli (il più grande morirà sul fronte russo nel ‘42) e si arrabatta come meglio può in mezzo allo sfacelo della Germania e della Repubblica di Weimar. L’avvento di Hitler dà nuovo impulso alla carriera dei militari e anche Manstein ne approfitta. Von Manstein è a detta di amici e nemici il miglior feldmaresciallo tedesco della guerra; ha solo un suo peccato originale: non sopporta i nazisti (grazie ai quali però ha avuto occasioni irripetibili). Hitler stesso lo usa perché gli è impossibile fare a meno di un generale come Manstein, ma in almeno un’occasione il dittatore nazista sarebbe stato udito dire: “Manstein è uno che sa il fatto suo, ma quest’uomo non fa per me”. E non potrebbe essere diversamente, Von Manstein è un aristocratico prussiano: non ha alcun punto in comune con i nazisti e in realtà li disprezza, cosa che alla fine e forse per fortuna gli costerà il posto. Inoltre, Manstein è un cane sciolto, un fuoriclasse che rischia di mettere in ombra i suoi stessi superiori, che anzi lo odiano cordialmente e non sanno più dove trasferirlo per levarselo di torno. A lui si devono quel “Blitzkrieg”, o “guerra-lampo”, che per poco non cambiò il mondo e cosette come la conquista della Francia (con la storica offensiva delle Ardenne del 1940 e l’aggiramento della Maginot) e la conquista di Sebastopoli e della Crimea. Non riesce a liberare Paulus a Stalingrado. A Kursk comanda il Gruppo d’Armate Sud e la branca meridionale dell’offensiva “Zitadelle”. A causa dei suoi crescenti dissensi sul modo di fare la guerra tra lui e i nazisti, Hitler lo silura e lo manda a riposo nel 1944 insieme con il generale Kleist (sostituiti da due obbedienti nazisti: Schorner e Model). Von Manstein si ritira a Celle, esclusiva località di villeggiatura, fino alla fine della guerra. Verrà incriminato a Norimberga, a causa di una brutta storia di Einsatzgruppen che sterminavano ebrei in Ucraina. Alcuni ordini portano la sua firma, ma cosa avrebbe dovuto o potuto fare nella sua posizione, questo i giudici non l’hanno detto. Verrà condannato e sconterà quattro anni in carcere militare. La moglie morirà nel ’66. Da quell’epoca e fino alla sua morte, il vecchio generale si stabilirà in una bella casa a Irschenhausen, in Baviera, dove trascorrerà i suoi ultimi anni in compagnia di una giovane ed avvenentissima segretaria.
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I russi sono curiosi.
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Boh. I bei tempi del comunismo sono finiti: stavolta gli ucraini immagino che vorranno essere PAGATI per il disturbo. Se devo costruire una classe di nuove ammiraglie della mia flotta le commissiono a un paese straniero, ostile e che dà su un mare chiuso? Le ipotetiche nuove portaerei avranno ambizioni oceaniche, quindi perchè buttarle a mare nel Mar Nero? E poi i nemici stanno altrove per me. Quindi le costruisco con le mie mani e il più lontano possibile da occhi indiscreti. A occhio Severodvinsk (Severo - Dvinsk: Dvina del Nord) sul Mar Bianco, vicino Arcangelo, alla foce della Dvina. Sul Pacifico non direi, Habarovsk sull'Amur e Vladivostok sono un po' troppo vicine alla Cina. Forse qualche cantiere segreto alla foce di uno dei grandi fiumi siberiani (Ob, Liennissei, Lena...), ma dovrebbero avere una grande rete di collegamenti per portarci tutta la roba per costruirle e poi lassù l'Artico è sempre gelato, a meno che l'effetto serra non tiri brutti scherzi.
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Ciao. "Interessanti" è meglio scriverlo con due S. Il motore sperimentale del secondo video è il turbofan General Electric Next Generation, che è una delle nuove turboventole (testano anche il Rolls Royce Trent serie 1000) che dovrebbero potenziare il B-787 e il nuovo 747 serie 800.
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Si vede così a Heraklion?
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Io avevo pensato a una versione da attacco al suolo, ma il radome ogivale non si addice al Flogger-F (come dicono alcune fonti su quel Mig a Nellis che secondo me sbagliano) e al Mig-27, al contrario credo che si tratti d'altro: non mi pare un Flogger-F (Mig-23B da assalto, precursore del Mig-27), ma dalla pinna alla base della deriva, che è più corta e più piccola del normale Flogger, mi sembra un Mig-23P (Flogger-G), o Mig-23bis da intercettazione. Come avede già scritto aveva l'IRST e lo schermo del radar non c'è perchè i dati del radar d'intercettazione sono presentati sull'HUD.
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Guarda che non c'è niente di nuovo sotto il sole. Almeno noi lo diciamo di essere democratici... Per inciso, georgiani e russi non si sopportano dalla notte dei tempi, mica è una novità, lo stesso accade con gli ucraini e con tutti quelli delle ex repubbliche socialiste sovietiche (che erano 15), che prima di essere tali non erano che "gioielli" incastonati a calci in cu"o nella corona di Sua Altezza lo Zar di Tutte le Russie e sottolineo "le Russie" e NON "la Russia", nel senso che l'iimmenso impero infinito che va dal Baltico al Pacifico passando per tutto quel che ci sta nel mezzo e che rappresenta da solo un sesto delle terre emerse è da sempre stato conquistato e soggiogato dai Grandi Russi e a chi sta sotto logicamente sta cosa non gli è mai andata giù. Prima dai carri armati comunisti, ci pensavano i cosacchi dello Zar a richiamare all'ordine chi non ci stava. Qualcuno ha mai letto da bambino il favoloso "Michele Strogoff" corriere dello Zar?. Un cosacco è uno che vive a cavallo, porta un gran colbacco di zibellino, un lungo cappotto e un'ancor più lunga sciabola ricurva, che affila 23 ore al giorno. E' uno che ama la vita semplice: crede fermamente in Dio e dopo di Dio, crede nello Zar e affetta chiunque lo Zar gli dice di affettare, se poi sono comunisti, lo fa gratis punto. (I bolscevichi infatti hanno massacrato i cosacchi a migliaia e NON è un caso...).
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Se vi dicono che il Regno dei Paesi Bassi è un posto dove per nove mesi l’anno si scordano com’è fatto il sole, voi non credeteci. Quello che conta è mantenere la corretta velocità di soglia (pista) in corto finale e... godersi il panorama...
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Inarrivabili. Però se io avessi tutta quella pazienza, cosa che non ho, me lo costruirei vero l'aereo. (Ao nella fretta avevo letto "assistente: Carestiato"!).
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Il Meteor fu impiegato anche in Corea. Gli australiani ci abbatterono anche qualche Mig-15 ad ala a freccia, poi però decisero di usare i Meteor per l'attacco al suolo e lasciarono l'intercettazione ai Sabre e ai P-80 americani. http://www.solarnavigator.net/aviation_and_space_travel/gloster_meteor.htm Da quel che c'ho capito poi, i Meteor biposto, probabilmente per problemi di peso e per difficoltà con il nuovo tettuccio, NON avevano seggiolini eiettabili. Non mi pare che Meteor e Me-262 si siano mai scontrati.
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Si si m'ero fermato solo alla mimetica, sembrava un po' piccolo per un Su-27
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E' roba di un quarto di secolo fà. Quando apparve fu una cosa grossa, ma si dimostrò poco più di un dimostratore. L'ufficio Mig aveva grossa esperienza nell'ala a delta con o senza canard. Come aereo era bello grosso, potente, veloce e molto manovrabile, con avionica per quei tempi avanzata, specie per i russi, ma le versioni più moderne del Su-27 l'hanno fregato. Inoltre il 144 s'è beccato in pieno lo sfascio dell'URSS, come anche il Tu-144 e il programma spaziale del Buran. Se sviluppato come prevedevano, chissà dove avrebbe portato... A giudicare da dov'è finito e da come lo tengono a Zhukovski direi che è una storia chiusa anche se con i russi non si può mai dire, possono sempre raccontare ai cinesi o agli indiani che è un caccia di sesta generazione e mezza e venderglielo a peso d'oro se quelli ci credono... . Notare le proporzioni con il Su-27 li vicino, che anche lui è bello grande, ma sembra piccolo rispetto al 144.
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Missili, razzi, o cannoni, che differenza fa? I radar scoprono i bersagli e guidano gli aerei, lo facevano con gli Hurricanes e gli Spit nel '40, immagina se non lo facevano con i Meteor. Bel post Matteo16. Un aereo che conosco pochissimo, l'unica cosa che so è che è stato di gran lunga il jet più longevo: alcuni Meteor volavano ancora negli anni '90 come aerei meteo o per altri compiti particolari, come i tests per seggiolini eiettabili. Notare che il Derwent aveva un "semplice" compressore centrifugo (e non assiale azionato dalla turbina) e una turbina monostadio io ne tengo sempre uno dietro casa, ottimo per il riscaldamento e per liberarsi dei vicini più fastidiosi.
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Le estremità alari in basso fungevano sia da wing tips che da derive supplementari: penso che gli davano stabilità longitudinale, cioè sull'asse di rollio. La disposizione assiale del motore è quella ideale, ma non poteva andare in fusoliera. Diversi aerei hanno i motori sul dorso o ai lati, dipende dalle necessità. Credo che sia soprattutto per semplicità, leggerezza (non ci sono prese d'aria e condotti) e inoltre non bisogna fare un'ala che debba sopportare anche peso e vibrazioni dei motori. I motori sul dorso non sono rari, basti pensare all'A-10 americano. Molti aerei civili hanno poi i motori a lato della fusoliera, come il classico MD-80, o il Tu-154 che addirittura è un grande trireattore come l'MD-11, per non parlare ddell'Ilyushin 62 e di tanti altri aerei diversi, tipo gli idro come il grande Beriev Be-200 della protezione civile russa:
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Primavera 1943. L'inverno è finito. Il fronte meridionale russo appare immobile. Sotto la pioggia. I cannoni vengono sistemati in piazzola, si scavano profonde trincee in cui gli uomini cercano riparo come meglio possono in mezzo all’acqua, i cecchini iniziano a fare strage di chiunque si lasci sorprendere allo scoperto. L’equipaggiamento marcisce. Russi e tedeschi si sorvegliano a vicenda, chiedendosi chi farà la prima mossa. I sovietici sono stati i protagonisti di una strabiliante vittoria invernale. Essi hanno liberato Stalingrado sul Volga e hanno ricacciato i tedeschi verso occidente per più di seicento chilometri, oltre l’ansa del Don e fino alla riva occidentale del Donetz. I tedeschi in ritirata hanno distrutto tutto, facendo terra bruciata per non lasciare nulla ai russi, né cibo, né riparo e hanno fatto saltare tutti i ponti sui fiumi. La perdita di Stalingrado è stata un colpo micidiale per i tedeschi, che con la sesta armata hanno perso un vero e proprio esercito, ma è anche vero che i russi sono stati costretti a concentrare sul Volga la gran parte delle loro risorse; in questo modo, la forza della loro offensiva a occidente è stata inferiore al desiderato e, nonostante essi siano i vincitori indiscussi, non sono però riusciti a fare una cosa; i sovietici non sono stati in grado di tagliare in tempo la strozzatura di Rostov sul Don: Kleist ha così potuto ritirarsi dal Caucaso con tutto il suo esercito e con i rumeni, infilandosi nel collo di bottiglia di Rostov prima che i russi lo chiudessero il 14 di febbraio e ora i sovietici se lo ritrovano davanti sul Dniepr. Dal 1942, i tedeschi sono avanzati e si sono ritirati di ottocento chilometri. I russi sono riusciti a ricacciarli in dietro, ma non sono riusciti a sfondare, come la riconquista tedesca di Kharkov dimostrerà. Come se non bastasse, le linee di rifornimento russe si sono enormemente allungate verso ovest ed anche questo è un fattore che concorre ora al loro arresto, sulla riva occidentale del Donetz. Consci di tutto questo, i tedeschi si sono riorganizzati e addirittura hanno lanciato in marzo una controffensiva locale: partendo dai dintorni di Dnepropetrovsk, Manstein si dirige a nord e riconquista Kharkov, respingendo i russi sulla riva orientale del Donetz, oltre Izium e Belgorod. Il gelo lascia andare la sua presa sull'Ucraina, ma nessun comandante si sognerebbe di intraprendere alcunché: i tedeschi si trovano in URSS da due anni, hanno imparato a conoscere a loro spese lo strapotere della natura russa. E' tempo di disgelo. Ad aprile, le cateratte dei cieli si aprono sulla fertile terra nera d’Ucraina; piove ininterrottamente per settimane. La neve ed il ghiaccio si sciolgono, scoprendo gli orrori della guerra. Migliaia e migliaia di cadaveri di uomini e animali, liberati dalla morsa dei ghiacci, vengono catturati dalla furia dei torrenti e iniziano a scendere la corrente in piena dei grandi fiumi, che, gonfi di un’acqua nera in cui cozzano tra loro immensi lastroni di ghiaccio, diventano ora altrettante barriere insormontabili che si succedono regolarmente da ovest ad est: Dniester, Bug, Dniepr, Donetz, Don. Acqua e fango sommergono tutto, i cavalli vi affondano fino ai fianchi, la mota fa deragliare i cingoli dei carri che sprofondano sotto il loro stesso peso, le strade si tramutano in fiumi. E’ il disgelo che letteralmente separa Wehrmacht e Armata Rossa. Russi e tedeschi approfittano per riorganizzarsi. Per Hitler si pone ora il dilemma più grande: prendere per primo l’iniziativa, oppure lasciare che i russi facciano la prima mossa? Il dittatore tedesco si rende conto di non disporre più, dopo Stalingrado, della forza necessaria per intraprendere un attacco su larga scala come quello del '41, ma i tedeschi sono ancora forti in Russia e il loro addestramento è superiore. Tuttavia Hitler si rende conto anche che ora ha solo forze limitate per tenere un fronte gigantesco. Di conseguenza, il fronte orientale andrebbe accorciato. Questo comporterebbe un parziale ritiro delle truppe germaniche verso ovest, sulla riva occidentale del Dnepr e della Duma, abbandonando Leningrado, la Russia centrale e la maggior parte dell’Ucraina. In questo modo, la Wehrmacht avrebbe vie di rifornimento più razionali e soprattutto più brevi e sarebbe ancora in grado di tenere a bada i russi, ma ciò equivarrebbe ad abbandonare tutte le risorse agricole e minerarie di quelle immense regioni, risorse di cui i tedeschi hanno bisogno come il pane e soprattutto significherebbe dimenticarsi per sempre del petrolio del Caucaso. Hitler sa anche che oramai è tardi per proporre ai russi una pace separata che mantenga lo status quo, infatti, primo, Hitler ha scoperto ormai le sue carte, dimostrando che è in Russia solo per sterminare i popoli slavi e conquistarsi lo “spazio vitale” e, secondo, i russi fiutano la vittoria e questo li rende pericolosi, non gli si può lasciare l’iniziativa. Ma c’è un altro fattore che alla fine impedirà ad Hitler di venire a più miti consigli ed è che il ritirarsi come Napoleone e soprattutto il perdere la faccia con i “subumani” slavi davanti al mondo intero è contrario alla dottrina militare nazista. Così, Hitler rilancia e, contro il parere di molti suoi generali dell’OKW, primo fra tutti Guderian (i quali però non conoscono anche le motivazioni macroeconomiche e geopolitiche del dittatore nazista), prepara ora la nuova offensiva d’estate sul fronte orientale. Per prima cosa, Adolf preme sulla produzione di panzer, specie dei carri di nuovo tipo, come i Panther, i Tiger e i mostruosi “Ferdinand” del signor Ferdinand Porsche, della Wolksvagen. La produzione andava a rilento, ma Hitler le dà nuovo impulso e nomina Guderian, da lui mandato in “vacanza” nel dicembre del ’41 per il fallimento di Mosca (di cui Guderian non era responsabile), nuovo ispettore generale della produzione dei carri armati; per Guderian è una specie di paradiso. Si arriva così al 10 maggio ’43, quando il dittatore nazista convoca tutti i più alti gradi della Wehrmacht alla Reichskanzlei. Per decidere il da farsi. Guderian quasi dà i numeri quando gli parlano di Kursk: “Chi credete che sappia dove si trova Kursk? Il mondo se ne frega se noi teniamo o non teniamo Kursk...”. Keitel lo interrompe: “Dobbiamo attaccare per motivazioni politiche”. Hitler chiuse la diatriba dicendo che ancora ci deve pensare, ma in realtà accelera i preparativi dell’operazione Zitadelle: l’offensiva a tenaglia contro il saliente russo di Kursk. Come gli arrivano gli ordini d'operazione, Roessler da Lucerna li passa ai russi.
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Perchè l'ala a freccia era ancora in studio e la stavano studiando proprio i tedeschi, come nel Ta-183 e nel Me-1101. L'He-162 sarebbe stato un ottimo caccia. L'unica cosa era che sarebbe stato difficile catapultarsi fuori se prima non si spegneva il reattore e anche così il rischio di finirci contro era grosso, per cui prima bisognava capovolgere l'aereo, se si poteva... Per un caccia poi avere il motore sopra l'abitacolo faceva sì che la visuale posteriore fosse nulla. Il fatto era che la fusoliera era così aerodinamica e filante che non c'era spazio per carrello e motore, per cui uno dei due andava fuori: si decise di mettere fuori il motore e tenere il carrello retrattile. La visuale posteriore poi non era tutto sto problema, dato che chi cavolo riusciva a mettersi in coda a un Salamander da 900 all'ra? (A meno di non essere il pilota più fortunato del mondo nella sua giornata SI). Il Salamander, come tutti gli altri aerei a reazione tedeschi doveva essere prodotto in grande serie e si era cominciato a fare questo in profondissime grotte sotto le montagne, irraggiungibili dai bombardieri alleati. Questo dimostra che la produzione bellica tedesca era ben lungi dall'essere in crisi e anzi stavano per mettere in produzione macchine in grado di cambiare la storia... Per fortuna, mancarono il carburante e una rete ferroviaria degna di questo nome, perchè Lancasters e B-17 disintegrarono le raffinerie, i depositi e le comunicazioni del III Reich. I piloti dell'He-162 da quello che so io avevano preciso divieto di lasciarsi attirare in duelli aerei, ecco perchè è difficile capire se il Salamander abbia mai realmente combattuto, ma è molto probabile che l'abbia fatto davvero.
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Kinderlied – Hanschen Klein Canzone per bambini – Il piccolo Hans Hänschen klein geht allein In die weite Welt hinein. Stock und Hut steht ihm gut, Er ist wohlgemut. Doch die Mutter weinet sehr, hat ja nun kein Hänschen mehr Da besinnt sich das Kind, kehrt nach Haus' geschwind… Il piccolo Hans se ne va da solo là, fuori per il grande Mondo sguardo da grande, berretto e bastone egli si sente benone ma sua Madre sta piangendo a non finire niente più piccolo Hans per Lei e allora il piccolo cambia idea e torna subito a casa... Faccio indegnamente mio il secondo me geniale accostamento musica/immagini di Sam Peckinpah in “Cross of iron”, 1977. Per proporre la giusta colonna sonora al trhead. Secondo me, da meditare. [... Io volevo raggiungere il Volga in un punto determinato e in una determinata città. Il caso vuole che questa città porti il nome di Stalin. [...] Stalingrado costituisce un centro di primissima importanza. Là si smistano trenta milioni di tonnellate di traffici, di cui nove milioni sono le tonnellate di petrolio. Là si riversano, per poi prendere la strada del nord, i cereali provenienti delle sterminate regioni dell’Ucraina e del Kuban. Da lì parte il manganese. E’ un immenso incrocio di movimenti immensi! Volevo prenderla e, poiché sono modesto e non faccio promesse avventate, Io vi dico: “L’ho presa!” Questa città l’abbiamo conquistata ad eccezione di due o tre insignificanti sacche di resistenza. Mi si domanda: “Perché non la facciamo finita al più presto? Perché non avanziamo più veloci?” Io rispondo: “Perché non voglio una seconda Verdun!” Lo stesso risultato Io posso ottenerlo con piccoli elementi mobili d’assalto, cui lascio il compito di completare la conquista di Stalingrado. Dove volevo arrivare sono arrivato! Non una sola chiatta di rifornimenti russa riesce più a risalire il Volga!....] Adolf Hitler nel suo discorso agli “Alte Kaempfer” del partito per l’anniversario del fallito putch di Monaco del 1923. Monaco di Baviera; novembre 1942. (Riassunto secondo me, quindi non è Bibbia) Fronte Orientale, fine inverno 1942- ‘43. L’impensabile è accaduto. A Stalingrado, dove in gennaio ormai morivano la cifra folle di quasi tremila soldati tedeschi al giorno, ciò che rimane della sesta armata del generale Paulus, duecentocinquantamila uomini stremati, più armi pesanti senza più munizioni e materiali vari, si arrende ai vincitori russi. Contro ogni aspettativa di Hitler, che si aspettava il finale nibelungico, il feldmaresciallo Paulus, fresco di nomina, anziché suicidarsi si consegna vivo ai russi (e vorrei vedere...). Saputo questo, Hitler si lascia andare ad una delle sue pazzesche scenate: “... Ma com’è possibile! Un feldmaresciallo tedesco si uccide con l’ultima cartuccia! Così invece il sacrificio di molti valorosi è infangato dalla codardia di uno solo!” E via su questo tono per un pezzo... Caduta Stalingrado, per i colleghi di Paulus e primo fra tutti il generale Kleist, che invece si sono spinti, secondo gli ordini ricevuti, sulla destra di Paulus e a sud, puntando sul Caucaso, si profila ora una catastrofe. Macellata la sesta armata a Stalingrado infatti, i vincitori sovietici hanno letteralmente tritato anche il fianco sinistro dell’avanzata tedesca (in mezzo al quale si trova anche il nostro disgraziato ARMIR) e il vincitore Zhukov cerca ora di non perdere l’iniziativa, puntando con estrema decisione verso occidente e verso l’istmo di terra che separa il Volga dalla grande ansa orientale del Don. La spallata russa che risale da Stalingrado è costituita in un modo molto semplice: è una marea corazzata che corre inarrestabile sopra la steppa gelata senza incontrare resistenza degna di nota e schiacciando tutto quello che trova sul suo percorso. Gli italiani, i tedeschi e i rumeni in ritirata verso ovest non tardano a trovarsi affiancati e superati dai mezzi corazzati sovietici, che letteralmente li sorpassano e li precedono. I numerosi corsi d’acqua tra cui lo stesso Don, che dovrebbero ostacolare il nemico, non sono invece un problema per i padroni di casa: sono gelati e i T-34 dipinti di bianco e carichi di soldati russi ci passano sopra senza neanche accorgersene, usando i fiumi come autostrade! Il generale List e il generale Kleist, che si sono spinti a meridione, fino ai lontani monti del Caucaso e fino all’Asia (rive del Caspio), si vedono ora letteralmente tagliati fuori da tutto. Caduta la sesta armata di Paulus sul loro fianco sinistro, i due generali tedeschi persi in profondità nel Caucaso vedono la loro possibilità di ritirata ridursi quasi a zero quando i russi provenienti da Stalingrado si dirigono verso il Don e verso Rostov. I sovietici scattano verso occidente. Una loro offensiva partita ai primi di gennaio da Elista in direzione ovest, oltre la riva sud del lago Manych, minaccia di tagliare a Kleist la via della ritirata. I russi arrivano a ottanta chilometri da Rostov sul Don: sono quasi settecento chilometri alle spalle di Kleist, quando questi riceve l’ordine di ritirarsi! E’ una situazione tragica, ma incredibilmente il generale tedesco non perde la testa e si rende l’ artefice di una ritirata che ha dell’incredibile e, aprendosi la strada combattendo armi in pugno, riesce a riportarsi a occidente della strozzatura di Rostov e al sicuro, sulla riva ovest del fiume Dniepr, trasportando in salvo con lui anche i rumeni e buona parte dei cannoni e dell’equipaggiamento pesante. Una volta ripresisi, i tedeschi sono addirittura in grado di sferrare ora una controffensiva locale e di riconquistare addirittura Kharkov, che era appena ricaduta in mani russe e dove la Wehrmacht deve assistere con le mani legate a un'orrenda rappresaglia delle SS sulla popolazione locale che aveva festeggiato i liberatori sovietici. E' l’ultima vittoria tedesca sul fronte russo. Questo pone fine alla grande offensiva invernale russa partita con la travolgente vittoria di Stalingrado. All’inizio del disgelo e della primavera 1943, il fronte orientale appare quindi di nuovo come in stasi. A nord, da Leningrado a Orel il fronte è praticamente rimasto immobile. Ma da Orel a Rostov e al Mar d’Azov si è combattuto per tutto l’inverno e le linee sono scompigliate e frastagliate. In particolare, tra Orel a nord (in mano al gruppo d’armate centro del generale Von Kluge) e Kharkov a sud (tenuta dal gruppo d’armate sud, generale Von Manstein), i russi appaiono profondamente incuneati tra i tedeschi in un “saliente” proteso per un centinaio di chilometri verso occidente, davanti alla città di Kursk.
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Lucerna è una città piacevole, specie quando il sole e la luce della primavera alle porte mitigano i venti freddi che ancora scendono dai monti, lungo le rive scoscese del Vierwaldstättersee. In una bella mattinata daprile, un uomo di mezza età si reca, come fa ogni giorno ormai da quattro anni, ad aprire la sua libreria, al numero 5 di via Kappelgasse. Herr Rudolf Roessler è un uomo di 46 anni, colto ed educato, di origine tedesca. Di professione fa il libraio, ma è stato anche un buon giornalista. Ben vestito, ma con abiti poco costosi, capelli grigi, cappello, occhiali cerchiati di nero, corporatura media. A Lucerna ha messo su la Vita Nova Verlag, una piccola casa editrice, con sede nella libreria, al numero 5 della Kappelgasse. Tutti lo reputano il vicino di casa perfetto, silenzioso, educato e gentile con tutti ed anzi, quasi timido ed impacciato a detta di alcuni. Roessler ha per tutti il tipico aspetto del tranquillo impiegato. Quella mattina daprile, il libraio Roessler apre la sua libreria come fa sempre, alle otto e trenta precise. Chissà cosa penserebbero di lui i suoi amici e vicini di casa svizzeri, se sapessero che la libreria non è una libreria, la casa editrice non è una casa editrice e leditore è una delle più grandi spie di tutti i tempi. Sono quattro anni ormai, dallo scoppio della guerra, che Roessler trasmette dalla Svizzera messaggi cifrati che risultano di valore incalcolabile per gli alleati e quel mese di aprile 1943, il libraio di Lucerna, che fa parte della rete di spionaggio antinazista Lucy, inizia a trasmettere a Mosca i piani tedeschi riguardanti limminente offensiva di primavera sul fronte orientale, a cominciare da "Zitadelle", il massiccio attacco a tenaglia al saliente russo a occidente di Kursk. In questo modo, ancora prima dellinizio della battaglia di Kursk, i sovietici sanno già tutto. Roessler trasmetterà da Lucerna dal primo allultimo giorno di guerra, come ha promesso nel 1939 ai suoi ignoti collaboratori in Germania, qualcosa come dodicimila pagine dattiloscritte, pari a sessanta libri di duecento pagine ognuno. Con una semplice triangolazione, i tedeschi dalla Francia riuscirono a individuare le trasmettenti svizzere di Lucy. Le SS e la Gestapo misero su una gigantesca caccia alluomo per uccidere Roessler in Svizzera, ma non ci riuscirono. Alla fine, molto probabilmente per proteggerlo, furono proprio gli svizzeri ad arrestare Roessler e ad internarlo in carcere, da dove poteva continuare a dirigere Lucy lontano dai sicari della Gestapo. Si è a conoscenza di almeno dieci ufficiali di Stato Maggiore della Wehrmacht che collaborarono attivamente con Roessler nella rete Lucy. Tre capitani, un maggiore, un colonnello e cinque generali, tutti con incarichi di responsabilità ai massimi livelli. Tutti di religione cattolica protestante, con profondi studi filosofici alle spalle e tutti antinazisti. I loro nomi e quelli degli altri collaboratori di "Lucy" ancora non sono mai stati rivelati.
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"Chi pensate che sappia dove si trova Kursk ?" Il generale Guderian al generale Keitel. "... avanzavamo sotto il fuoco dellartiglieria russa, [...] arava il terreno tutto intorno a noi. - Sblam! Sbam! - Per quattro volte il nostro bravo Ronzinante sussultò sotto un colpo diretto e noi ringraziammo il Fato per la resistenza del nostro buon acciaio Krupp. Appoggiai nuovamente la fronte sudata alla gomma del periscopio. Tutto larco dellorizzonte era invisibile, coperto da una nube nera nella quale vedevo le vampe arancioni dei cannoni russi. Sembrava come se avanzassimo in un anello di fuoco, tutta la linea del fronte era una girandola di lampi...". Il radiotelegrafista di un Tiger. 4 Luglio 1943: sul fronte meridionale russo, nella sterminata pianura appena ondulata tra Dnepr e Don, tutta a campi di segala e fiori di girasole a perdita docchio in quella ristretta zona che passerà alla storia come saliente di Kursk quasi a metà strada tra Mosca e Rostov sul Don a poche miglia dal Mar dAzov, ha inizio con fragore di tuono la più grande battaglia di mezzi corazzati che il mondo abbia mai visto; uno scontro frontale tra due eserciti, la Wehrmacht e lArmata Rossa, che si contendono in ultima analisi il dominio del pianeta Terra. E una lotta spietata e implacabile, che vede, dopo il tragico inverno del 41-42 alle porte di Mosca e di Leningrado e laltrettanto drammatico inverno del 42-43 con i disastri germanici a Stalingrado e nel Caucaso, lestremo sussulto della gigantesca macchina bellica hitleriana. Rispetto agli anni precedenti, cè una grossa differenza: questa volta non cè il fango autunnale a impantanare i carri, non cè il gelo siberiano a congelare i lubrificanti e a bloccare le mitragliatrici. Stavolta è piena estate, la superiorità tecnica e di addestramento dei tedeschi è ancora indiscutibile, la volontà di Hitler imperiosa, larmamento rinnovato e potenziato dal nuovo ministro della Produzione Bellica Albert Speer, appena promosso da architetto di corte a supremo artificiere del Terzo Reich in una misura che stupirà gli studiosi del dopoguerra. Nella sola prima ondata offensiva, Manstein e Kluge lanciano contro i due lati del saliente almeno duemila panzer mentre i bombardieri con la grande croce nera colpiscono a tappeto la prima linea nemica davanti ai carri che avanzano... Da Una Storia di Uomini La Seconda Guerra Mondiale. Vol. IV. E. Biagi; 1980-1986.