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Anche se le perdite russe sono ingenti, nel complesso la situazione russa non è peggiorata: bene o male sono stati trovati nuovi soldati di leva e coloro che erano stati feriti nei mesi scorsi sono stati di nuovo riassegnati nelle unità di origine o, se rimasti invalidi, a ruoli nelle retrovie. Di fatto, dopo due anni, mentee ancora l' anno scorso le forze armate ucraine erano numerose e con un buon morale, adesso è l' Ucraina che comincia ad avere "carenza" di combattenti, anche perché i Paesi della UE non obbligano i giovani ucraini che sono usciti dal Paese a partire dal 2022 a prestare servizio militare. Se si riuscisse a inviare in Ucraina anche solo 50 - 60 mila ventenni ucraini che sono espatriati - per lo più con le famiglie, ma anche da soli- e che magari sono qui ad andare nei pub o a prendere il sole, la situazione sarebbe molto migliore. Per quanto riguarda la decisione francese di cui sopra, si tratta verosimilmente di volontari di origine ucraina già in forza nella Legione Straniera - 3° Reggimento di fanteria che andrebbero a rinforzare la già provata 54a brigata meccanizzata indipendente, impegnata, come molte altre, in duri combattimenti. Al di là delle possibili smentite, bene ha fatto Macron, che sa perfettamente cosa vuol dire avere dei partiti politici manovrati da Putin in casa ( vedasi Le Pen e Zemmour) , ad alzare l' asticella e, secondo me, dovrebbero considerare l' idea anche i Paesi Baltici e la Polonia, che ora sembrano più isolati di prima. Resto dell' idea che non si posano combattere guerre con il freno a mano tirato, o i Paesi della NATO alzano l' asticella, o ci saranno amare sorprese
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Sulla base di antecedenti storici ( le due guerre mondiali) e di considerazioni economiche e, in parte, politiche, è ragionevole pensare che la Federazione Russa potrà continuare a condurre questa guerra, ipotizzando che non si aprano altri fronti, fino a 5 - 6 anni totali, quindi fino al 2027 - 2028; se gli Ucraini saranno costretti a seguire una strategia di contenimento, questo lasso di tempo è sufficiente per arrivare a Kiev o comunque per raggiungere le aree centrali del Paese. Vi è poi l' incognita Lukhashenko, se le sue forze, magari non numerosissime, ma comunque "fresche" e integre, dovessero entrare nel conflitto, obbligherebbero Kiev a spostare uomini e mezzi lungo l' estesissima e con pochi ostacoli naturali frontiera settentrionale, aggravando una situazione già non bellissima. Bisogna anche dire che per la federazione russa la perdita di anche 500 mila ragazzi, spesso delle classi sociali più emarginate - perché magari non sembra da fuori, ma in Russia le differenze fra classi sociali sono più marcate che in Occidente e la solidarietà fra loro minore- non smuoverebbe tanto gli equilibri politici e sociali, contando che esiste una certa immigrazione maschile dall' Italia stessa, e magari anche da altri Paesi, che non è trascurabile (1). Dalla Russia emigrano donne e in Russia immigrano uomini, cosa che bilancia gli effetti della guerra. Credo che Macron, che non è uno sprovveduto e vede molto bene, anche in virtù della sua cultura politico - sociale, le possibili conseguenze di una sconfitta dell' Occidente, faccia bene ad alzare l' asticella e ad assumersi ulteriori rischi, perché sa chi perde ... cessa di esistere come realtà indipendente (1) https://www.today.it/mondo/italiani-russia-putin-testimonianze.html
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Mi rendo conto che sia una sceta carica di gravi conseguenze, ma, dato che è paese che le capacità belliche della Federazione Russa sono in aumento - d'altronde chi conosce la storia della Russia sa che non è raro che inizi un conflitto in condizioni precarie e con pochi mezzi, ma poi si migliori nel tempo- , non penso che questa situazione possa essere sostenibile a lungo. In una guerra condotta con strategia di attrition credo non ci siano dubbi che la federazione russa, che può contare su riserve di idrocarburi e di prodotti agricoli ingenti - beni per i quali non mancano certo i compratori- grazie alle importazioni dalla Cina di beni tecnologici possa avere un vantaggio determinante e possa continuare a combattere per molti anni, mentre l' Ucraina, bisogna dirlo, ha purtroppo meno risorse. Credo dunque che ci siano di fatto due strade: o una resa, magari ritardata di tre o quattro anni, alla Russia con conseguente indebolimento netto della NATO, che avrebbe perduto buona parte del suo prestigio e anche della capacità di deterrenza, oppure un intervento diretto senza "non belligeranze" o altri artifizi diplomatici, supportato da una conversione dell' economia europea verso "economia di guerra" - quindi riconversione delle aziende meccaniche ed elettroniche in senso militare e non civile, cosa che aumenterebbe anche l' occupazione di laureati in Ingegneria
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Da momento che la capacità produttiva ucraina in fatto di munizioni non è enorme, è comunque significativa, ma minore, per motivi comprensibili, rispetto a quella russa, la possibilità do combattere con successo dipende dalle importazioni da Europa e Stati Uniti. Però, dall' UE i rifirnimenti sono diventati ridotti e dagli USA l' ultimo è arrivato due mesi fa, mentre la Camera dei Rappresentanti,, guidata dal putiniano doc Mike Johnson, si è messa di traverso e molto probabilmente farà naufragare il progetto di legge già approvato dal Senato- in termini italiani, emendamento alla legge finanziaria federale - che autorizzava ulteriori spese in aiuti a Kiev e stanziamenti per comprare munizioni per le forze armate americane a titolo di rimpiazzo per i materiale inviato proprio in Ucraina. Nel mentre, le forze ucraine devono razionare le munizioni e potrebbero trovarsi senza entro Aprile - Maggio, lasciando le porte aperte alla presumibile offensiva russa di primavera. https://www.msn.com/en-us/news/politics/ukrainian-troops-are-rationing-ammo-but-house-republicans-plan-to-take-weeks-to-consider-aid/ar-BB1jcFYz
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Con tutto il rispetto, vedo tanto ottimismo che non mi sembra corrispondere a quello che si dice altrove. Lo stesso presidente Zelensky ha ritenuto necessario promuovere ( promoveatur ut amoveatur) il Capo di Stato Maggiore, decisione che, se la situazione fosse buona o ottima, non sarebbe stata necessaria, lo stesso leader polacco Tusk parla, forse con un po' di esagerazione retorica, di situazione drammatica e che ... forse è già troppo tardi. Forte preoccupazione trapela anche da Tallin e Vilnius, perché sanno benissimo che, se la Federazione Russa arriva anche solo a un armistizio con l' attuale situazione sul campo, i prossimi obiettivi sono loro, o meglio, è moto probabile l' istituzione - prassi ben nota in epoca romana e bizantina- di un "regime cliente" . Sbaglierò, ma questi discorsi sulle perdite, che pure esistono, mi ricordano quelli dei generali tedeschi della Wehrmacht nel 1944, i quali dicevano che le perdite russe .- invero ingenti- in carri armati e arei avrebbero significato la fine delle ostlità "da lì a due mesi" ... Poi sappiamo bene come è andata a finire, di due mesi in due mesi si sono ritrovati a Berlino. Questa vicenda mette a nudo, secondo me, due cose a) esiste ancora la guerra industriale e la vince chi ha maggiore potenziale umano e produttivo ed è capace di tollerare perdite altissime, esattamente come nel 1943 ( anche in Europa Occidentale la RAF, e ancor di più l' USAAF, perse più aerei della Luftwaffe se non si contano gli ultimi mesi di conflitto, eppure vinsero) . Questo implica, tra le altre cose, che se la Cina continuerà a essere la fabbrica del mondo non sarà battibile in una guerra aperta di lunga durata e che la deindustrializzazione è una cosa da combattere, anche contro gli stessi imprenditori responsabili. b) la NATO senza gli Stati Uniti è poca cosa. Gli altri Paesi, con la sola eccezione della Gran Bretagna, hanno un potenziale difensivo, fra unità da combattimento, produzione industriale di munizioni, logistica, ridotto che 70 anni di pace non hanno certo contribuito a rinforzare. Non si deve nascondere che, a differenza del 1914 e del 1939, nessun Paese Europeo da solo potrebbe battere, o comunque obbligarla ad un cessate-il-fuoco in termini a lei non favorevoli, la Russia in uno scontro 1 vs 1 . Le forze di terra sono sicuramente professionali, ma poco numerose, i veicoli da combattimento poco numerosi, le forze aeree sicuramente moderne ed efficienti, ma striminzite di numero ( nessun Paese possiede più di 100 F-35, e non ha i mezzi per costruirne nemmeno uno alla settimana). Fatto forse ancora più grave, nessun Paese sembra intenzionato a combattere davvero una guerra vera, con morti e feriti veri e bombardamenti veri, questa forse è la maggiore criticità
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La Federazione Russa possiede beni che, per forza dii cose, sono considerati di prima necessità come le fonti di energia e beni agricoli, che sono necessari un po' a tutto il Mondo in particolar modo alla Cina. Essa d'altro canto è da anni una potenza industriale simile, facendo le dovute proporzioni, agli Stati Uniti degli anni '50 - 60 e non mancano certo le aziende, più o meno controllate dallo Stato, che fabbricano componenti meccanici o elettronici. Di fatto solo pochissimi beni tecnologici non possono essere prodotti in Cina, anche perché negli anni passati molti volenterosi studenti cinesi erano andati in prestigiose università americane e sono tornati in patria - una cosa che negli USA incredibilmente non si aspettavano- con una notevole esperienza in fatto di microprocessori, software e "meccatronica" ( anche qui ricordiamo durante la Guerra Fredda gli studenti sovietici non erano ammessi proprio per questo motivo). L' economia Russa non era floridissima prima, ma non è poi molto peggiorata, anzi, cominciano a vedersi laureati russi tornare dall' Italia nel loro Paese per trovare lavoro, lo Stato ha un deficit notevole, ma anche altri Stati lo hanno ( la stessa Italia, Belgio...) e non sono certo sull' orlo del fallimento, i mezzi per condurre una guerra lunga ci sono tutti, se vogliamo essere cinici, anche demografici ( anzi, avere tanti giovani sotto le armi tranne gli esentati vuol dire dominuire la disoccupazione giovanile) . Da parte occidentale l' impressione è che non si ci stia impegnando molto: la mobilitazione di uomini e mezzi in Gran Bretagna, Francia e Stati Uniti è solo una pallida imitazione di quella che questi Paesi avevano attuato nel 1944, non c'è l' impressione che si voglia fare una guerra "totale" e questo, secondo me, non è giusto: dal momento che si è deciso di aearsi con ' Ucraina, si ci deve impegnare al massimo mettendoci tutto, non facendo una guerra per procura con il freno a mano tirato
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Anche se indubbio che le forze nazionalsocialiste, non credo si possa usare un altro termine, abbiano subito notevoli perdite in uomini e mezzi, la Federazione Russa non è molto indebolita dalle sanzioni e possiede, come del resto storicamente già accaduto in passato, riserve non dico inesauribili, ma di fatto enormi. La propaganda fa si che non manchino i centomila e passa soldati di leva da arruolare ogni anno e le fabbriche di munizioni per armi di piccolo calibro e cannoni lavorano a pieno ritmo. Ci sono delle limitazioni per gli armamenti che necessitano di microprocessori, ma si suppone che alcune migliaia ogni anno arrivino di contrabbando dalla Cina, con il tacito accordo de governo cinese. Come sappiamo, la quantità ha una sua qualità intrinseca e l' Ucraina non ha ancora ricevuto degli aerei di primo livello, i famosi F16 promessi anni fa, il cui peso possa far valere. A Kiev si domandano, giustamente, fino a dove la NATO vorrà spingersi, perché la Federazione Russa non ha, con una testardaggine notevole, nessuna intenzione di ritirarsi e ha tutti i mezzi per continuare questa guerra anche per 5 anni, come l' URSS fece nel 1941 - 1945, a meno che non subisca una sconfitta di valenza strategica prima Non credo che i Paesi della NATO abbiano la stessa volontà, anche perché in Europa c'è una crescente voglia di "normalizzare" i rapporti con la Federazione Russa
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Conflitto Israelo-Palestinese - Discussione Ufficiale
Simone ha risposto a Berkut nella discussione Discussioni a tema
Anche se è un discorso trito e ritrito, penso che vi siano, accanto alle inevitabili differenze, molte analogie fra il il conflitto Anglo-irlandese del 1916 - 1921 e ancor di più fra "The Troubles" in Irlanda del Nord e questo conflitto israelo - palestinese. Una cosa che possiamo dedurre è che, in tale confitto, abbiamo un contendente che è uno Stato sovrano molto potente, con forze armate numerose a cui non mancano munizioni ed equipaggiamento, ufficiali professionali di cultura universitaria e non influenzati dalla religione e che poteva disporre dell' aiuto di buona parte della popolazione locale - i Loyalists- non è riuscito ad eradicare la Provisional IRA ed a demoralizzare gli avversari meno violenti e più politici , ma è dovuto scendere a patti con loro. Si può obiettare che, essendo il Regno Unito un Paese democratico e l' Ulster parte integrante dello stesso, non è stato possibile utilizzare tutti i mezzi che sarebbero stati, mettendo da parte considerazioni di ordine etico, teoricamente possibili, per esempio quelli usati da Hitler e Stalin contro i dissidenti, né si è praticata una soluzione di pulizia etno-religiosa come nella ex Yugoslavia * Fra gli intellettuali del mondo Arabo s fanno spesso paragoni fra Israele e gli Stati Crociati del XII secolo e si puntualizza una realtà storica evidentissima, cioè che a distanza di mille anni i musulmani sono ben saldi nel Medio Oriente più o meno con le stesse realtà statali mentre gli Stati Crociati sono durati "solo" circa cento anni. Alcuni hanno riconosciuto curiose analogie fra le fortificazioni anglo normanne come il Krak des Chevaliers e i muro di confine fra Israele e la Cisgiordania, non tanto nell' architettura, quanto nella strategia di fondo, che è difensivo-contenitiva e ritengono che la storia di Israele durerà indicativamente due secoli. Questo ci riporta ai primi post, ovvero che, nel Mondo arabo, c'è una prospettiva storica di lungo respiro che va oltre l' arco di una vita umana, mentre è vero che molti politici europei, che non per caso non hanno figli, hanno un orizzonte di pochi anni. * bisogna però riconoscere che l' Ulster è ancora oggi in alcune realtà geografiche etnograficamente diviso e vi sono aree "only Catholics" ed altre "only Loyalits" (2) la presa di Acri è avvenuta nel 1291, ma l' entroterra era già stato riconquistato dai potentati arabi molto prima -
Conflitto Israelo-Palestinese - Discussione Ufficiale
Simone ha risposto a Berkut nella discussione Discussioni a tema
La CNN ha realizzato un servizio interessante relativo alla fattura e alla provenienza delle armi usate da Hamas ed intervistato recentemente l' ex responsabile della comunicazione con i media dell' IDF, Jonathan Conriscus, i quale si è detto concorde con il fatto che Hamas utilizzi in prevalenza materiale di provenienza russa e cinese, in parte "usato" presumibilmente reperito per vie traverse, ma in parte nuovo di fabbrica. Come sia arrivato entro la Striscia di Gaza, non è ancora noto, ma è possibile fare delle supposizioni a) già dal 2010 il porto di Gaza City è teoricamente attrezzato per accogliere, una alla volta, navi portacontainer di medie dimensioni, è quindi possibile che molto materiale sia giunto via mare, anche se il fatto che una vasta porzione del tratto di mare antistante l' exclave palestinese sia di fatto acqua territoriale israeliana* fa sì che i mercantili possano essere perquisiti dalla guardia costiera israeliana e i carichi di armi scoperti, con conseguente imbarazzo diplomatico. b) anche se in linea di principio il confine con l' Egitto è chiuso salvo transiti autorizzati, di fatto allungando mazzette ai funzionari egiziani si ci può muovere, per esempio facendo passare un TIR carico di fucili come "aiuti umanitari" e non è un mistero che da sempre vi sia un certo commercio di beni. A parte questi casi, che gli analisti anglosassoni, abituati a un contesto dove la corruzione si dice sia meno presente, tendono a non considerare, l' Egitto da alcuni anni ha stretto forti legami con la Cina, legami fatti con la corda più forte di tutte, cioè il denaro, ed è ragionevole pensare che gli aiuti non solo alimentari o medicali cinesi ad Hamas possano essere giunti dal Sinai ( a tal proposito, la strada Ismailia - El Arish- Rafah è stata di recente riasfaltata da una azienda cinese ed è agevolmente percorribile dagli autoarticolati, mentre in precedenza alcuni tratti erano sterrati e i tir con semirimorchio avevano difficoltà). Non sorprende che anche l' IDF lo consideri importante e tre giorni fa vi sia stato un attacco aereo contro la porzione gazista del valico, presumibilmente per bloccare un carico sospetto. Lo stesso Al Sisi è in una situazione delicata, da un lato pressioni - anche russo-cinesi- per aprire del tutto il confine e permettere l' esodo di civili (e militanti) vanificando di fatto l' azione israeliana, dall' atro pressioni da Israele, USA e anche interne per tenerlo chiuso. Al momento stanno prevalendo queste ultime, ma è una situazione fluida report * Secondo gli accordi in vigore che hanno portato all' instaurazione dell' autonomia palestinese, "Israel will hold sole control of Gaza airspace and will continue to carry out military activity in the waters of the Gaza Strip https://www.btselem.org/gaza_strip/control_on_air_space_and_territorial_waters -
Conflitto Israelo-Palestinese - Discussione Ufficiale
Simone ha risposto a Berkut nella discussione Discussioni a tema
L' azione israeliana contro la Striscia di Gaza ha alcuni aspetti in comune con l' Operazione Motorman, eseguita dall' esercito inglese il 31 Luglio 1972 per riprendere il controllo di diverse no-go areas di Belfast e (London)Derry in cui avevano trovato riparo moltissimi dirigenti e militanti della Provisional IRA. Per quanto riguarda la mobilitazione dei riservisti, in Israele, seguendo una pratica che nelle Pubbliche Amministrazioni Europa continentale è poco usata tranne che in Italia, essi sono convocati tramite e-mail o messaggio al numero di telefono lasciato al momento del congedo, in modo che tali comunicazioni siano molto rapide. I e le riservisti/-e devono presentarsi, entro 24 ore se in Israele, nel minor tempo possibile se all' estero, presso la base del loro ultimo periodo di servizio, dove riceveranno la divisa e l' arma individuale. Da quanto ho capito, anche per motivi di pubblica sicurezza, non è permesso tenere a casa l' arma personale come in Svizzera, è possibile che possano essere fatte delle eccezioni ( presumibilmente discrezionali), presumo per gli ufficiali che in genere portano armi corte le quali possono anche servire come mezzi di difesa personale. -
Conflitto Israelo-Palestinese - Discussione Ufficiale
Simone ha risposto a Berkut nella discussione Discussioni a tema
Hamas conta decine di migliaia di membri, fra "attivi", possiamo dire a tempo pieno, e "simpatizzanti", un po' come li aveva l' IRA in Irlanda del Nord negli anni '70 - 80 e presumibilmente nessuno, tranne forse pochissime personalità apicali che magari non vivono nemmeno a Gaza, conosce tutti i nomi. La stessa Striscia di Gaza comprende vaste aree fittamente urbanizzate, dove ci sono palazzi di più piani separati da strade strette e tortuose o vicoli piccolissimi, e le cantine di molti palazzi sono collegate fra loro a formare un vasto labirinto. Penso sia materialmente impossibile eradicare Hamas, o altre organizzazioni simili, da un simile contesto, come del resto è stato impossibile eliminare la Provisional IRA da West Belfast e dal Bogside di Derry -
Conflitto Israelo-Palestinese - Discussione Ufficiale
Simone ha risposto a Berkut nella discussione Discussioni a tema
Personalmente ho fatto un ragionamento: con il "mordi-e-fuggi" non si fa sparire Israele, se Hamas - facendo l' ipotesi che non sia una puppet organization manovrata completamente da Teheran- vuole questo obiettivo in tempi umani ( è anche vero che ne mondo arabo c'è una concezione del tempo diversa, per loro 100 o anche 200 anni per un obiettivo sono un tempo accettabile, come era per l' Europa nel Medioevo *) occorre riconquistare territori, in un modo o nel' altro. Dato che, razionalmente parlando, un attacco su due fronti ha più possibilità di riuscita di uno con fronte unico e che dividere le forze nemiche è un conseguimento importante ai fini della vittoria finale, è ragionevole ipotizzare che Hamas voglia in futuro organizzare un'azione simultanea da Gaza e dalla Cisgiordania che miri a invadere Israele lungo una linea Sderot - strada n° 40- Tarqumiyah, a grandi linee quello che le armate arabe del 1948 avevano cercato di fare. Che ad oggi questo non sia possibile è certo, ma, appunto, dobbiamo ragionare in prospettiva e dobbiamo anche riconoscere che le capacità di Hamas ( e Stati sponsor) il 7 Ottobre scorso erano, almeno in una certa misura più grandi che 10 o 15 anni fa. Bisogna anche dire una cosa: molti, quando iul proprio Paese è in guerra, cercano di scappare alla volta di aree ritenute più sicure, invece gli Israeliani hanno mostrato una sorprendente determinazione. In relativamente poche ore più di 300 mila persone, molti dei quali giovani, sono state richiamate e si sono presentate senza nemmeno troppo disordine nei centri di raccolta, hanno avuto divise e, a seconda del ruolo, armi personali - chi ha fatto il militare sa che non è facile pulire un fucile riposto da tempo in armeria, figuriamoci più di 100 mila- Un' altra cosa che ha colpito moto è che gli arabi israeliani non sembra abbiano fatto rivolte interne o sabotaggi o comunque aiutato le colonne di pick- up bianchi in alcun modo (non so, fornendo loro indicazioni, o acqua o altro aiuto) Domanda provocatoria: se un'attacco de genere fosse avvenuto in un Paese europeo, ci sarebbe stata una reazione così pronta e organizzata? * si veda Limes "Israele contro Israele" e Aaron Cohen " -
Conflitto Israelo-Palestinese - Discussione Ufficiale
Simone ha risposto a Berkut nella discussione Discussioni a tema
Cominciano a essere resi noti ulteriori particolari. Il Wall Street Journal , citando anche un resoconto dell' agenzia Reuters, ha pubblicato questo video su Youtube in cui, presumibilmente sulla base di dichiarazioni di fonti israeliane che vogliono restare comprensibilmente anonime, è descritta per sommi capi l' azione di Hamas: Dopo un breve barrage di razzi, che non è apparso alla cieca come nelle occasioni precedenti, ma mirato non solo ai centri abitrati, ma anche alle caserme delle forze armate e agli aeroporti della zona, è stato attaccato con armi leggere e anti-carro il check point di Kerem Shalom, punto di giunzione fra il settore di frontiera con l' Egitto e quello con la Striscia di Gaza. Le grate e il muro di cemento, un ostacolo non da poco, dato che la sagoma a L degli elementi prefabbricati - invenzione tedesca dell' Est usata per il Muro di Berlino- lo rende inabbattibile dai mezzi a motore, sono state fatte crollare con cariche esplosive. Dopo pochi minuti analoghe azioni sono scattate in altri check point e per le 7:00 buona parte del confine era controllato da Hamas. Subito dopo uomini armati con vestiti neri, una sorta di uniforme, si sono diretti in moto - due o tre per mezzo- o con i famosi pick-up Toyota verso i centri abitati di Sderot, Netiv Haasara, Kfar Aza , Naha Oz e i kibbutz di Be'ei, Re'im, Sufa. Una colonna si è diretta fino a Ofakim, obiettivo strategico per motivi storici, nonché importante lungo la strada che conduce a Be'er Sheva. Dopo le "shock units" hanno superato il confine anche civili (?) palestinesi in borghese, soprattutto ragazzini, che si sono riversati nei kibbutz per fare da "occupazione" e fortificare le posizioni. Ci sono anche resoconti di uccisioni e stupri di massa come non se ne vedevano dalla guerra in Bosnia -
Conflitto Israelo-Palestinese - Discussione Ufficiale
Simone ha risposto a Berkut nella discussione Discussioni a tema
Essendo passato poco tempo, non è ancora nota la cronologia esatta degli eventi, soprattutto i primi momenti, cioè l' attacco, e le modalità dello stesso, ai check point di confine che ha portato allo "sfondamento" del muro e all' irruzione nelle "retrovie". Di certo è stata un'azione studiata con una certa attenzione ai dettagli e, diciamocelo, da persone che sembra avessero delle competenze non raggiungibili da autodidatti - come di fatto sono i membri di queste organizzazioni-, e questo fa pensare che oltre ai membri di Hamas siano implicate persone con una formazione militare professionale ( ufficiali Iraniani?) . A meno di non assumere per vere tesi politiche, il fatto stesso che l' intelligence israeliana non avesse un quadro chiaro del pericolo dimostra che da parte di Hamas c'è stata attenzione alla sicurezza interna, nel non far trapelare informazioni, e non è stata un' organizzazione da poco. Basti pensare che sono stati coinvolti almeno mille miliziani, bisognava trovare i veicoli a motore - tutti Pick-up Toyota bianchi, che da qualche parte saranno stati comprati- , i deltaplani, farli trovare pronti - carburante, gomme gonfie- batterie cariche...- al momento opportuno, allenare qualcuno a guidare tali deltaplani, cosa che non si fa in un'ora, trovare i gommoni, pulire i fucili e fornire un numero adeguato di munizioni... Non è stata l' opera di una persona da sola, o di un gruppo ristretto di persone. Anche l' idea di far precedere l' attacco di terra da un barrage di artiglieria, fatto con i mezzi disponibili, ma sempre barrage è, fa pensare che gli organizzatori abbiano avuto una certa istruzione in fatto di storia militare, perché se ci pensiamo il far precedere le offensive da preparazioni di artiglieria e/o attacchi aerei è una concezione che risale alle guerre mondiali - pensiamo agli studi del tedesco Bruchmuller del 1918- presuppone quantomeno una certa preparazione. Bisogna dire che la reazione israeliana, in un momento di agitazione a causa delle divergenze politiche, è stata molto rapida. Già dopo 24 ore le brigate meccanizzate erano mobilizzate e schierate, con mezzi a motore pronti e riforniti di carburante e i fucili e le armi di squadra pulite, nelle zone degli scontri, l' aviazione è decollata prontamente - non so se siano stati impiegati anche gli F-35 che con i loro sensori IR sarebbero stati molto utili- ed è stata organizzato uno schieramento per impedire che le colonne di Pick up raggiungessero eventualmente Tel Aviv, Ber she'eva e Gerusalemme. I soldati di leva si sono dimostrati coraggiosi e abili, hanno combattuto molto a lungo contro nemici numerosi e ben forniti di munizioni con equipaggiamento pesante e non solo gli ufficiali, ma anche i sergenti e i caporali sino stati ben capaci di guidare dei ragazzi che fino a pochi mesi prima erano civili, nelle strade dei kibbutz. Anche il nuovo fucile Tavor, che fino ad oggi induceva molti a più che una perplessità, si è mostrato efficiente, ben controllabile anche con le raffiche brevi e le ottiche hanno permesso una maggiore accuratezza negli scontri rispetto agli "iron sights" delle armi di Hamas. Sderot è stata riconquistata, senza bisogno di preparazioni di artiglieria o attacchi aerei, in meno di 24 ore e poco dopo anche i kibbutz vicini al confine erano sotto i controllo dell' IDF. Il reattore di Dimona e gli stock di armi nucleari che presumibilmente sono custoditi non sono mai stati realmente in pericolo. Quanto ad Hamas, posso pensare che, pur conseguendo un indubbio successo iniziale, gli obiettivi finali non siano stati raggiunti: mi spiego, per me questa operazione non mirava a fare un "raid", ma a una azione che, coinvolgendo anche i palestinesi della Cisgiordania, mirasse, congiungendosi lungo la linea Sderot - strada n° 40- Tarqumiyah- a dividere Israele in due e a impegnare le forze armate in due fronti, fino ad ottenere un cessate-il-fuoco che riconoscesse nuove frontiere e una nuova realtà -
Ricordiamo che ci sono molti metodi per "bloccare" Kaliningrad senza dichiararlo ufficialmente, basta vedere l' esempio della Liguria nel 2020 - 2021 quando una decisione della magistratura di fatto decretò la chiusura prolungata di diversi tratti autostradali essenziali per il collegamento con la Lombardia proprio quando erano previsti (lunghi) lavori di manutenzione alla linea ferroviaria principale fra Genova e la Valle Padana. Si potrebbe chiudere per manutenzione straordinaria un tratto di ferrovia Kaliningrad-Minsk-(Mosca) che corre in territorio lituano e affidare i lavori a un'azienda con problemi di solvibilità, così che i lavori vadano a rilento e magari fallisca lasciandoli a metà ( fatto realmente accaduto in occasione dei lavori per il Nodo Ferroviario di Genova nel 2014 e poi ancora successivamente) . In più, si potrebbe, cauda riscaldamento globale, decretare un fermo biologico speciale nel Baltico proibendo la navigazione tranne che per i traghetti che operino lungo tratte consolidate. Il commercio da e per la Finlandia avverrebbe tramite ferrovia in Svezia, considerando che esiste un collegamento rapido fra Malmoe e Copenhagen. In questo modo Kaliningrad resterebbe de facto quasi isolata come la Liguria nel 2020 senza che nessuno possa avanzare dubbi di legittimità.
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Che la Russia di Putin stia subendo perdite ingenti è fuor di dubbio, ma Ricordiamo che le guerre si vincono - non lo dico io, ma è una realtà storica - raggiungendo gli obiettivi strategici prefissati, non subendo meno perdite rispetto agli avversari. La Germania nel 1944, fra lo Sbarco in Normandia e il raggiungimento della frontiera belga-olandese, fu costretta a ritirarsi dalla Francia e dal Belgio, ma le perdite in quanto a mezzi corazzati e soldati da parte Alleata furono ingentissime. Ciononostante, fu una chiara vittoria alleata e nessuno lo mette in discussione. Dirò forse una cosa cruda, ma in Russia le uniche opinioni popolari che contano sono quelle della gente, soprattutto professionisti, impiegati, popi ortodossi, di Mosca, San Pietroburgo e in definitiva delle grandi città, dalle quali NON provengono le reclute di leva inviate a combattere in Ucraina. Se vogliamo, è una politica già nota ai tempi dell' URSS - anni fa mi sorpresi quando seppi che molti fanti sovietici in Afghanistan erano baltici, ucraini o dalle aree rurali della Siberia e quasi non vi erano moscoviti- . Alla gente che conta di Mosca importa ben poco se muoiono giovani siberiani o gente dalle repubbliche del Caucaso o dell' oltreVolga, l' importante è che non muoiano loro. Un punto di vista, se vogliamo, eticamente poco altruista, ma che ha una sua logica. Nel 1999, l' amministrazione Clinton decise di combattere la Serbia e adottò le misure ritenute necessarie per raggiungere lo scopo, anche se potenzialmente uno scontro diretto con la Russia era più che una possibilità; tuttavia, si condusse una dura campagna aerea e , se non ricordo male, fu colpito con una bomba anche il consolato cinese a Belgrado ( parlare a nuora affinché suocera intenda? ) . Oggi l' amministrazione- Biden sembra decisamente più timorosa e questo non è sembra un bene. Credo che sia sempre più evidente che la fine della guerra abbia un esito dicotomico: Putin, o noi, o vinciamo, o perdiamo. Non esiste, o almeno, non si intravvede, un "pareggio" oppure una soluzione "win-win".
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Credo che, con la lucidità che da decenni contraddistingue i politici conservatori inglesi in fatto di cose militari - molti sono stati infatti ufficiali di professione- , la loro visione sia corretta: il regime di Putin DEVE essere sconfitto sul campo se non si vuole che gli sconfitti diventiamo noi. (Non dimentichiamo che la Gran Bretagna ha vinto nel 1982 contro un Paese che, nonostante quello che si sarebbe scritto poi, all' epoca era una potenza mondiale e ha combattuto l' IRA per 26 anni con una guerra totale) e su questo vi è concordia con le cancellerie dei Paesi ex Patto di Varsavia. Però né Londra né Varsavia paiono riconoscere che vi è una seconda parte di questa proposizione, ovvero che, se essi desiderano fortemente la sconfitta del regime putiniano, sono essi che devono ottenere questa sconfitta. Non si può far fare il lavoro sporco agli altri! Se a Londra ritengono che la salvezza risieda nella vittoria, allora per coerenza si deve formare una coalizione di volenterosi che combatta assieme agli ucraini e bisogna riconoscere che, coerentemente, alcuni politici Tory hanno auspicato un intervento britannico diretto. A varsavia, Tallin, Riga si parla molto, ma ad oggi non c'è un soldato che uno di questi Paesi in Ucraina.
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In Afghanistan la popolazione vive in una situazione di conflitto più o meno permanente da primi anni '80 e di fatto vi è una "società di guerra", buona parte del territorio è impervio e difficilmente controllabile e vi sono tantissime armi da fuoco a disposizione degli eventuali "scontenti". L' Ucraina è, invece, un Paese che dal 1991 vive in pace e che l' ultimo conflitto lo ha vissuto nel 1944; come si può pensare che in Ucraina vi possa essere una insurrezione come accaduto in Afghanistan negli anni '80? Certo, vi sono episodi di guerriglia, come azioni di sabotaggio o azioni isolate, ma la gente è abituata a vivere in pace, sono civili e non insurgents. Bisogna anche dire che la strategia da parte americana di combattere la Federazione Russa con le sanzioni può essere sostenibile per gli Stati Uniti, che possono benissimo fare a meno delle risorse naturali russe, ma non per i Paesi Europei, che proprio dalla Russia dipendono per molte materie prime essenziali. Diverse miniere di Nickelio o Terre Rare in Europa Occidentale sono state a loro tempo chiuse perché ritenute "antieconomiche" e ora servirebbe molto tempo per riaprirle, ammesso che lo si possa fare per motivi di sicurezza ed è ben noto che la UE non è autosufficiente per quanto riguarda i cereali , e non bastano certo le esportazioni dalle Americhe per coprire il fabbisogno Per quanto riguarda gli aiuti militari all' Ucraina, certamente i sistemi d'arma forniti sono potenti e possono causare gravi perdite alle forze russe, ma non sono certo quattro Paladin e qualche cassa di munizioni a separare le forze di Kiev da Voronezh o da Rostov, l' Ucraina ha bisogno, secondo me, di un Corpo di Spedizione che faccia una nuova Guerra di Crimea. Paradossalmente , le forze in campo rispecchierebbero gli schieramenti del conflitto originario ( Russia vs Gran Bretagna, Italia e Turchia)
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Dalle notizie in nostro possesso, se nel Nord del Paese le forze russe sono state obbligate ad una ritirata a tratti precipitosa, in parte già pianificata, in parte obbligata dalla pressione ucraina, nel Donbass e nel Sud del Paese occupano saldamente vasti territori, per altro, come già riportato più sopra, ben ricchi di risorse, soprattutto cereali e carbone, e non sembra che le forze ucraine, ininterrottamente impegnate dall' inizio del conflitto, abbiano i mezzi per riconquistarli. Quanto alle sanzioni, se non funzionano, ovvero non causano ripercussioni all' economia russa tali da creare rivolgimenti politici, la NATO si troverà di fronte a due scelte: o lasciar perdere, oppure escalare il confronto con altri mezzi (= attacchi aerei su obiettivi russi in Ucraina? invio di un contingente di pace? ). Scrivo questo perché oramai abbiamo capito che Putin non se ne andrà dall' Ucraina a meno che non sarà costretto a farlo . Chi perde questa guerra rischia seriamente di perdere tutto, anche la propria, stessa essenza, per usare un linguaggio da Filosofia Scolastica e non credo si ci possa limitare a mezze misure.
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Vorrei fare alcune considerazioni sparse Anche se con battute di arresto e a prezzo di gravi perdite, le forze armate russe hanno saldamente occupato una vasta porzione dell' Ucraina meridionale, fra cui l'importante città di Kherson e, sia pure al momento non direttamente, "minacciano" da lontano Odessa. Già tempo fa gli analisti di Limes ritenevano che fosse intenzione di Putin acquisire, a scopo di annessione, tutta la fascia costiera , per cui è ragionevole pensare che nel prossimo futuro si rinnoveranno attacchi contro Odessa SE da parte ucraina non si sarà riusciti a respingere definitivamente le forze attaccanti. In queste ultime settimane, sorprende non solo quello che succede, ma anche quello che NON succede: è rimasto infatti molto defilato Lukhashenko, del quale si paventava fino al mese scorso un' imminente entrata a gamba tesa nel conflitto con forze fresche in gran numero. Sorprendente, perché da molti osservatori il Presidente dittatore della Bielorussia è considerato un fedele esecutore degli ordini di Putin ed era stato visto partecipare ad una riunione in cui si discutevano quelli che sembravano piani di attacco combinato contro le regioni settentrionali dell' Ucraina e fino a Leopoli, allo scopo di tagliare i rifornimenti che arrivano da Ovest. . Il tutto è solo rimandato, oppure Lukhashenko sta dando segnali di volersi sottrarre all' abbraccio putiniano e mantenere una certa indipendenza? Questo spiegherebbe anche il perché lo sforzo russo si stia concentrando particolarmente nell' Est e nel Sud ucraini, la cui logistica si svolge integralmente su suolo russo, senza dipendere dalla benevolenza di terze parti. Se ciò fosse vero, sarebbe ragionevole pensare che fare pressione su Lukhashenko potrebbe essere molto utile per cambiare l' inerzia del conflitto ed arrivare ad una soluzione accettabile per tutti
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Sarebbe interessante sapere qual è il costo di produzione di un tale proiettile, considerando che il micrprocessore ha bisogno di una potenza di calcolo non dissimile da quella di un "Laptop" di medio- alto livello reperibile sul mercato e il programma non è molto più complicato da scrivere di quelli per applicativi professionali esistenti sul mercato. Resta, quello sì, la necessità di renderlo resistente alle altissime accelerazioni che il proiettile subisce in fase di sparo - da 0 a 600 m/s circa nello spazio di 6 - 7 metri- , però, ache in questo caso, si può ricorrere a tecnologie già esistenti, come quelle in uso per realizzare le "scatole nere" ( anch' esse destinate a subire violente decelerazioni). Non mi stupirei se il guadagno prima dell' IVA per ogni singolo proiettile fosse maggiore di 10 mila Euro e questo spiega perché le aziende che producono sistemi d'arma non falliscano praticamente mai.
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Penso che occorra impedire con tutti i mezzi che l' Ucraina sia, a causa di questa offensiva massiccia nel Donbass, sconfitta e contemporaneamente contrastare certa propaganda attiva su Facebook. Temo anche che, se questa offensiva russa incontrerà successi, che da parte occidentale si dovranno ponderare due opzioni: o accettare una pace equivalente a una resa, oppure un intervento molto più pesante in Ucraina.
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Non possiamo nascondere che questa offensiva nell' Est dell' Ucraina sia molto preoccupante, perché dimostra che, sia pure in mezzo a molti problemi, le forze russe sono ancora "vive" e hanno i mezzi per attaccare, a quanto pare con alcuni successi. D'altronde, nonostante le perdite, i magazzini sono ancora ben forniti di mezzi corazzati, magari non modernissimi, ma comunque funzionanti, ed è solo questione di tempo che le fabbriche ne sfornino altri in numeri discreti. Quanto alla organizzazione ed alla corruzione che fa disperdere i finanziamenti in mille rivoli, è ragionevole attendersi che la situazione migliori, con il protrarsi del conflitto. Bisogna considerare che l' Ucraina ha molte risorse, ma non infinite, tanto che lo stesso Zelenskij ha chiesto aiuti finanziari perché l' economia del Paese, fra territori persi e i danni causati dai bombardamenti, ha subito un duro contraccolpo come si può leggere in questo articolo del Wall Street Journal. Penso che la strategia di Biden e dei soi consiglieri di indebolire la Federazione Russa con sanzioni e di lasciare il lavoro sporco agli Ucraini, sostenuti con aiuti sotto forma di materiale, abbisogni di una risorsa che NON ABBIAMO, cioè (molto) tempo, e penso altresì che occorra fare delle opportune riflessioni che potrebbero essere spiacevoli . Nel 1942, un'altra epoca sotto l' aspetto tecnologico, ma molto vicina a noi sotto quello politico, alcuni negli USA pensavano che la guerra si sarebbe potuta vincere facendo combattere gli Inglesi aiutati dal Lend-Lease, l' operazione di Dieppe dimostrò che non era così, oggi la NATO è in una situazione non troppo dissimile e non è un mistero che più di un esponente dei Tories britannici non sia del tutto soddisfatto dalla strategia adottata fino ad ora. Credo proprio che occorra fare ancora di più.
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Credo che si dovrebbe pensare nelle cancellerie europee a quali strategie politiche o militari adottare per espellere le forze occupanti da quanto più territori possibile. In merito all efficacia delle sanzioni possiamo dire che hanno avuto e stanno avendo degli effetti e altri né avranno in futuro, ma l aumento dei prezzi degli idrocarburi ha permesso allo stato russo di limitare i danni. Certo non si deve dimenticare che buona parte dei proventi della vendita di idrocarburi non raggiunge le casse dello stato, ma si perde in mille rivoli... Però anche da parte ucraina non si ride Molte grandi aziende sono state colpite e fermate le ferrovie sono ferme in vate aree del Paese la amministrazione della giustizia e attiva solo nelle provincie occidentali. Non si sa quanto potrà andare avanti l ucraina con l economia così duramente colpita
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Anche se non sembra un' opinione diffusa, personalmente ho motivo di pensare che un ruolo importante in questo conflitto l abbia il dittatore bielorusso Lukhashenko, questo perché a) dal territorio bielorusso opera una vasta proporzione delle forze russe, di terra e dell' Aeronautica e l' apporto bielorusso è fondamentale per il sostentamento, la logistica - per quanto tutt' altro che perfetta- e la sanità militare russe e la Bielorussa è di fatto la retrovia russa del conflitto in Ucraina. b) la minaccia di un intervento diretto bielorusso in Ucraina, nei giorni scorsi data per imminente, ma ad oggi non concretizzatasi, di fatto costituisce un serio grattacapo ai comandi ucraini, perché ragionevolmente sposterebbe gli equilibri della guerra. Non so quanti siano i militari bielorussi e quali siano le loro effettive capacità belliche, ma mi aspetto che non siano trascurabili e, cosa non da poco, si tratterebbe di "truppe fresche", non logorate dai combattimenti. c) è pacifico che senza l' appoggio di Lukhashenko, Putin non avrebbe mai iniziato l' aggressione all' Ucraina. Credo quindi che la fine della guerra passi per il "mettere pressione" al dittatore bielorusso affinché si dissoci dall' iniziativa russa o, dato che questo appare inverosimile, da un cambio di regime a Minsk. D'altronde, a prescindere dai risvolti morali, se Lukhashenko restasse vittima di un tragico incidente, e il suo successore terminasse il supporto bielorusso all' offensiva che cosa potrebbe fare, materialmente, Putin? Credo niente se non stare a guardare