KABUL - Settanta persone sono le vittime del raid aereo della Nato del 24 ottobre. Dopo aver ammesso che anche tra la popolazione ci sono state vittime a causa del bombardamento aereo sferrato la notte del 24 ottobre contro un gruppo di presunti Talebani in un villaggio del distretto di Panjwayi, nella provincia meridionale afghana di Kandahar, la Nato ha infatti reso noto che il bilancio del raid è stato di "circa settanta morti", sottolineando però che ancora non è chiaro quanto tra essi fossero semplici civili e quanti invece ribelli.
Sulla vicenda il ministro della Difesa, Arturo Parisi, ha espresso stamane riprovazione: "La stessa solidarietà verso gli alleati che ci preclude di ipotizzare exit strategy nazionali unilaterali - ha detto - ci consente, anzi ci costringe, ad esprimere la più netta riprovazione per le morti di civili innocenti a seguito di bombardamenti da parte di forze dell'Isaf. Tutto ciò, assieme al più vivo rammarico, preoccupazione e solidarietà verso le famiglie delle comunità colpite".
Finora l'Isaf, la Forza Internazionale di Assistenza per la Sicurezza sotto comando atlantico, aveva parlato di sessanta persone uccise, compresi però soltanto dodici abitanti del villaggio colpito; ora sembra disposta a riconoscere che il numero di questi ultimi è stato maggiormente elevato, sebbene si continui a puntualizzare che i guerriglieri eliminati sono comunque stati di più; in un comunicato si afferma inoltre che ancora non si sa "quanti tra i civili siano stati uccisi in conseguenza del fuoco aperto dagli insorti".
(28 ottobre 2006)
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