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A400M - discussione ufficiale
typhoon ha risposto a Dominus nella discussione Aerei da Trasporto, AWACS e Aerocisterne
Che differenza di prezzo c'è tra C17 e A400M? -
Comunque alla fine secondo me il tutto sarà una grande inculata per il contribuente ... e il tutto solo per una promessa elettorale, se ci fosse stata la volontà, magari a fatica ... ma l'accordo con un grande partner Europeo che si teneva i debiti e dava garanzie per il futuro si poteva trovare, tanto alla prima occasione i "valorosi" venderanno, la globalizzazione di Alitalia è solo rimandata.
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Lufthansa scopre le sue carte "Noi puntiamo al 49 per cento" Il presidente di Lufthansa Mayhuber "ALITALIA ci interessa molto. Ma noi puntiamo alla maggioranza...". Wolfgang Mayrhuber va dritto al cuore del problema, quando spiega a Epifani, Bonanni e Angeletti i progetti di Lufthansa sulla nostra compagnia di bandiera. Alle nove del mattino, davanti a una tazza di caffè sorseggiata nella quiete di Villa Almone, residenza romana dell'ambasciatore tedesco Michael Steiner, il chairman del colosso tedesco conferma ai leader di Cgil, Cisl e Uil che, se il governo italiano fosse disponibile, potrebbe acquisire fin da subito il controllo di Alitalia. "Ci vuole un accordo in tempi rapidi - spiega il manager - e Lufthansa è pronta a fare la sua parte". Non tanto e non solo per bruciare la concorrenza di Air France, quanto piuttosto perché la mitica "cordata italiana" raggruppata sotto le insegne di Cai, per quanto corroborata dal sofferto accordo con le rappresentanze dei lavoratori, non avrebbe la "massa critica", in termini di capacità finanziaria e di potenzialità operativa, per reggere l'urto della concorrenza globale. Dunque, nel breve giro di tre giorni, un altro bluff del governo è finalmente caduto. Non era affatto vero che "non esistono manifestazioni di interesse da parte delle compagnie straniere", come Berlusconi ha ripetuto per giorni e giorni, costringendo il commissario Fantozzi a ripetere lo stesso bugiardo refrain. Con l'unico obiettivo (del tutto strumentale) di mettere le confederazioni con le spalle al muro, e con l'unica pretesa (del tutto inattuale) di difendere la linea del Piave dell'"italianità", inopinatamente e irresponsabilmente fissata dal Cavaliere fin dalla campagna elettorale della scorsa primavera. Sono bastate poche ore di colloqui nell'ufficio del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio (prima con Francesco Mengozzi in rappresentanza dei francesi, poi con lo stesso Mayrhuber in rappresentanza dei tedeschi) a far venire in campo le due proposte alternative di Air France e di Lufthansa. Molto diverse l'una dall'altra, ma entrambe molto concrete. Negli incontri di Palazzo Chigi e di Villa Almone, i tedeschi hanno riproposto il loro schema di gioco, che contempla due ipotesi. Da un lato, una partecipazione con la quale Lufthansa si affianca a Cai: "Ma per noi - è il senso della posizione tedesca - questa è l'ipotesi meno preferibile". Dall'altro lato, un ingresso nel capitale della nuova compagnia in posizione di maggioranza relativa, o comunque con una quota che può arrivare o si può avvicinare al 49%: "E per noi - è la postilla tedesca - questa è una soluzione di gran lunga migliore". Mayrhuber spiega ai sindacati perché questa seconda opzione è più "funzionale". "È inutile che voi, oggi, stiate a discutere dell'italianità e della non italianità della vostra compagnia di bandiera. Così come sarebbe inutile che lo facessimo noi tedeschi in casa nostra, o i francesi in casa loro. Rischiamo di fare una guerra nel pollaio di casa, mentre qui in Europa presto arriveranno i grandi vettori dell'Estremo Oriente che ci spazzeranno via". Per questo l'unica strategia è quella dell'integrazione. E per i tedeschi la "polpa" buona di Alitalia è oggi una formidabile occasione di integrazione, dentro un modello di network aereo multi-hub e multi-brand. "Noi siamo pronti, il piano industriale è pronto". Epifani, Bonanni e Angeletti (e insieme a loro anche la leader dell'Ugl Renata Polverini) condividono e appoggiano la proposta Lufthansa, anche nella sua forma più "radicale", cioè il pieno controllo di Alitalia. Ma a questo punto, se ci sarà il via libera all'accordo sindacale con Cai allargato anche a tutte le sigle autonome dei piloti e del personale di volo, il problema è solo politico. "Ma il governo di cosa ha paura?", è la domanda congiunta di Mayrhuber e Steiner. "Io sono chairman di Lufthansa - spiega il primo ai leader sindacali per smitizzare il mantra dell'italianità - e non sono nemmeno tedesco, sono austriaco. E tutto sommato nemmeno Lufthansa è poi così tedesca...". Oltre il 51% del suo capitale è collocato sul mercato, e i primi due azionisti sono la francese Axa (col 10,56%) e l'inglese Barclays (con il 5,07%). Solo il premier può sciogliere il nodo. Ma per farlo deve uscire dalla logica "resistenziale" alla quale ha costretto tutti, a partire da Colaninno e dai suoi sedicenti "capitani coraggiosi". L'offerta Lufthansa è preferibile per ragioni economiche. Intanto parte con il consenso di tutte le sigle, confederali e autonome. E poi, ruotando su una strategia industriale "a rete integrata" che non contempla l'individuazione di un unico hub italiano, incontra il consenso politico della Lega e del Nord, che non devono subire lo smacco del downgrading di Malpensa. Ma l'opzione tedesca pone un problema politico: obbliga il Cavaliere a una marcia indietro di fronte agli elettori (ai quali ha giurato che l'Alitalia sarebbe rimasta italiana) e di fronte ai soci di Cai (ai quali ha promesso prebende pubbliche in cambio della fiche privata sulla compagnia di bandiera). L'offerta Air France è preferibile per ragioni politiche. Intanto la Francia è presidente di turno della Ue, e al Cavaliere può convenire l'idea di fare un favore a Sarkozy. E poi Jean Cyril Spinetta si accontenta di una quota del 10-15%, e in una prima fase si acconcia ad affiancare Cai in posizione minoritaria, perché questo gli consente di blindare comunque Alitalia nel patto Sky Team (la cui eventuale rescissione costerebbe circa 200 milioni di euro alla nostra compagnia) per poi fagocitarla con tutta calma nel giro di qualche anno. Ma l'opzione francese sconta un'incognita economica: quanto può reggere lo schema "Cai più Air France"? La competizione internazionale nel trasporto aereo sarà feroce, e richiederà investimenti massicci. I soci Cai, nonostante la buona volontà dimostrata con l'accettazione del lock up che li obbliga a non cedere le proprie quote di qui a cinque anni, dovranno rimettere mano pesantemente al portafoglio, per fare cospicue ricapitalizzazioni molto prima del 2013. E poiché è chiaro che i vari Aponte, Fratini e Bellavista non avranno né denaro né voglia, a quel punto Air France avrà buon gioco a conquistare, senza inutili spargimenti di carta bollata, la maggioranza. Alla fine, per l'Italia e per l'Alitalia, l'alternativa è semplice. Per il governo si tratta di scegliere tra una vendita immediata, o una svendita differita. Per il Cavaliere si tratta di scegliere tra un insano, autarchico provincialismo e un sano, realistico europeismo. http://finanza.repubblica.it
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La storia della Banca Leonardo non la sapevo
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Air France è interessata ad Alitalia L'ex ad di Alitalia Francesco Mengozzi ha consegnato oggi a Palazzo Chigi, al sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta, un messaggio di interesse nei confronti di Alitalia da parte del numero uno della compagnia Air France-Klm Jean-Cyril Spinetta. L'interesse di Parigi è relativo a una partecipazione azionaria nella nuova Alitalia laddove andasse a buon fine l'acquisizione da parte di Cai. Mengozzi aveva già partecipato alla trattativa condotta, nell'inverno scorso, da Spinetta per l'acquisto della partecipazione del Tesoro in Alitalia. Dall'aprile del 2007 alla Lehman Brothers in qualità di managing director e chairman per le infrastrutture e i trasporti in Italia, Mengozzi aveva accompagnato Spinetta in colloqui ufficiali avuti al Tesoro e alla Magliana.
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Ma guarda che ai piloti AZ non sono state offerte condizioni peggiori dei loro colleghi Europei, anzi sono i piloti AZ che attualmente sono privilegiati rispetto a quest'ultimi.
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Io ho posto l'attenzione sulla parte in rosso, infatti come ripeto, non esiste che non esista un'alternativa a CAI!
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"La nostra cordata per Alitalia" Le quattro sigle sindacali Anpac, Up, Sdl e Avia che lanciano un\'offerta-proposta per Alitalia ROMA - Piloti, hostess e steward di terra e di volo lanciano un'offerta per acquistare Alitalia. O meglio, ci provano: mettono "sul piatto" come dice il comandante Massimo Notaro (Up), "i 340 milioni del Tfr e parte dei nostri stipendi "; offrono se stessi e la loro professionalità come nucleo e garanzia di una nuova cordata "per cui sono in corso contatti sia con attuali azionisti Alitalia che con partner stranieri". Il tempo a disposizione è poco: "Dobbiamo confezionare la proposta entro mezzogiorno del 30 settembre, ne siamo consapevoli, ma potrebbe essere questa la soluzione" aggiunge Andrea Cavola (Sdl). Ora che l'asta pubblica di vendita è di nuovo aperta, forse per la prima volta da agosto, spunta un'offerta. Un embrione di offerta, ma è pur sempre qualcosa di nuovo e di diverso riseptto al panorama di esclusiva in cui si è mossa in queste settimane la trattativa Alitalia che ha avuto come unico acquirente la cordata Cai. Alle 10 di questa mattina il commissario straordinario di Alitalia Augusto Fantozzi ha pubblicato sul sito della compagnia il bando che invita "potenziali acquirenti a presentare manifestazioni di interesse al fine di avviare l'eventuale trattativa". A mezzogiorno è arrivata la prima offerta. Di cui Fantozzi era informato in anticipo visto che nel fine settimana sono stati numerosi gli incontri con le quattro sigle che raccolgono il 90 per cento dei piloti di Az e AirOne e l'80 per cento degli assistenti di volo. L'offerta dei dipendenti Az. Ci stanno lavorando su da venerdì, all'indomani del ritiro di Cai. "Presenteremo un'offerta al commissario straordinario Fantozzi con la richiesta ad altri di accorparsi a noi" spiega Notaro (Up) parlando al tavolo dove siede con Fabio Berti (Anpac), Tomaselli (Sdl) e Divietri (Avia). Un'offerta "alternativa" di cui piloti e hostess si propongono come il nucleo centrale e si sta già allargando in queste ore a "soci italiani e partner stranieri". Berti si augura che "venga colta l'importanza della nostra decisione". Il fatto è che, insiste Notaro, "il progetto Cai è troppo piccolo, di conseguenza l'offerta è piccola; noi vogliamo dare vita a un progetto più grande in cui investiamo i nostri soldi per dimostrare quanto ci crediamo". I soldi. I lavoratori sono disposti a investire Tfr (la liquidazione) e, se serve, anche parte degli stipendi. Sono 340 milioni, più o meno un terzo di quello che doveva essere il capitale iniziale di Cai (un miliardo di euro), un buon nocciolo duro per una nuova cordata. "Questo è quello che noi possiamo e vogliamo impegnare per supportare qualunque progetto serio e credibile per il rilancio di Alitalia" aggiunge Berti rivolgendosi "a qualunque soggetto nazionale o estero disposto a rilanciare Alitalia". Con quali soci? I contatti sono in corso, "a 360 gradi", dice Fabrizio Tomaselli (Sdl). E da quello che si capisce, non certo da questa mattina. Prima di annunciare una cordata alternativa, "abbiamo fatto una veloce verifica delle disponibilità". Ci sono contatti con "azionisti Alitalia che sono stati tenuti fuori e neppure interpellati per la cordata Cai" e con partner stranieri, "non solo Lufthansa", ma anche Air France, Emirati arabi. Il fatto è che "parecchi partner stranieri possono essere interessati ad Alitalia visto che è liberata dalla zavorra dei debiti". I piloti azionisti. La proposta, per essere vera, dovrà fare e in fretta una serie di passaggi formali. "Abbiamo poco tempo è vero ma stiamo lavorando per mettere in piedi un'offerta più grande e più ampia rispetto a quella di Cai, così che il commissario non ci potrà dire di no" spiega Andrea Cavola (Sdl). La nostra idea, aggiunge Cavola, "non è quella di entrare nel cda di Alitalia o di come si chiamerà, non vogliamo guidare l'azienda, vogliamo però essere azionisti tanto quanto basta per avere elementi di controllo". Una sorta di "comitato di controllo sul modello Lufthansa" aggiunge Notaro "perchè chiunque venga sappia di poter contare non solo sulla nostra professionalità ma anche sul nostro senso di responsabilità". Insomma, una pax sociale e sindacale, nè scioperi nè agitazioni ma anzi passione, che farebbe gola ad ogni imprenditore. "Il premier faccia un passo indietro". I prossimi e possibili futuri azionisti di Az chiedono al presidente Silvio Berlusconi di fare un passo indietro, "altrimenti è impossibile formalizzare ogni tipo di offerta". C'è un nodo politico da sciogliere "perchè - dice Divietri (Avia) - non si va in paradiso a dispetto dei santi". O meglio, "nessun partner straniero si farà avanti finchè il premier pone il vincolo dell'italianità della compagnia. Nessuno si farà avanti sapendo di fare un torto al capo del governo del paese in cui sta per fare un investimento". Liberare il campo, da tutti, vecchie offerte e vincoli di italianità. E dare il via a una vera gara pubblica. Come dice la legge. Ma come accade solo da oggi.
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http://www.difesa.it/Sala+Stampa/Rassegna+...amp;pdfIndex=18 ;)
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Fisco: l'evasione tocca i 300 miliardi di euro
typhoon ha pubblicato una discussione in Discussioni a tema
Fisco: l'evasione tocca i 300 miliardi di euro Contribuenti.it: sottratte a erario 115 miliardi imposte dirette (ANSA) - ROMA, 20 SET - L'imponibile evaso in Italia e' di circa 300 miliardi l'anno, mentre le imposte dirette sottratte all'erario sono intorno ai 115 miliardi. E' questa la stima calcolata da Krls Network of Business Ethics per conto di Contribuenti.it, elaborando dati ministeriali e dell'Istat. Cinque sono le aree di evasione fiscale analizzate: l'economia sommersa, l'economia criminale, l'evasione delle societa' di capitali, l'evasione delle big company e quella dei lavoratori autonomi e piccole imprese. L'economia sommersa sottrae al fisco italiano un imponibile di circa 105 miliardi di euro l'anno, con un esercito di lavoratori in nero composto da circa 2 milioni di persone. L'economia criminale realizzata dalle grandi organizzazioni mafiose avrebbe un giro di affari non contabilizzati sui 120 miliardi di euro l'anno, con un'imposta evasa di 40 miliardi. La terza area e' quella composta dalle societa' di capitali, escluse le grandi imprese, per le quali si stima un'evasione fiscale attorno ai 15 miliardi di euro l'anno. La quarta area e' quella composta dalle big company: una su tre chiude il bilancio in perdita e non paga le tasse. Inoltre il 92% delle big company abusano del transfer pricing per spostare costi e ricavi tra le societa' del gruppo trasferendo fittiziamente la tassazione in paesi di fatto senza controlli fiscali.(ANSA). ---- http://www.corriere.it Evasione fiscale, 300 miliardi all'anno È l'ammontare dell'imponibile. Imposte dirette evase per 115 miliari di euro, 40 per la criminalità organizzata MILANO - Dieci finanziarie ogni anno. È l'ammontare dell'evasione fiscale in Italia: ogni anno circa 300 miliardi di euro di imponibile vengono sottratte all’erario. Di queste, l'evasione di imposte dirette è 115 miliardi di euro, l'economia sommersa sottrae 105 miliardi, la criminalità organizzata 40 miliardi e 25 miliardi chi ha il secondo o terzo lavoro. La stima è stata fatta da Krls Network of Business Ethics per conto di Contribuenti.it, Associazione contribuenti italiani, elaborando dati ministeriali e dell’Istat. CINQUE AREE - Le aree di evasione fiscale analizzate nello studio sono cinque: l’economia sommersa, l’economia criminale, l’evasione delle società di capitali, l’evasione delle big company e quella dei lavoratori autonomi e piccole imprese. I lavoratori in nero sono circa 2 milioni, di questi 800 mila sono dipendenti che fanno il secondo o il terzo lavoro (con un'evasione d’imposta di 25 miliardi di euro). La seconda area di evasione è quella dell’economia criminale realizzata dalle grandi organizzazioni mafiose che, in almeno tre regioni del Mezzogiorno, controllano buona parte del territorio. Il giro di affari della criminalità è di 120 miliardi di euro all’anno con un’imposta evasa di 40 miliardi di euro. SOCIETÀ DI CAPITALI - La terza area è quella composta dalle società di capitali, escluso le grandi imprese: secondo i dati del ministero dell’Economia e delle Finanze, il 78% circa delle società di capitali italiane dichiara redditi negativi (52%) o meno di 10 mila euro (26%). In pratica su un totale di circa 800 mila società di capitali il 78% non versa quanto dovuto di imposte dirette. Si stima un’evasione fiscale attorno ai 15 miliardi di euro l’anno. La quarta area è quella composta delle big company. Una su tre chiude il bilancio in perdita e non paga le tasse. Inoltre il 92% delle big company abusano del «transfer pricing» per spostare costi e ricavi tra le società del gruppo trasferendo fittiziamente la tassazione nei Paesi dove di fatto non vi sono controlli fiscali sottraendo al fisco italiano 27 miliardi di euro. Infine c’è l’evasione dei lavoratori autonomi e delle piccole imprese dovuta alla mancata emissione di scontrini, di ricevute e di fatture fiscali che sottrae all’erario circa 8 miliardi di euro l’anno. «Di fronte a un fenomeno così diffuso», afferma Vittorio Carlomagno presidente di Contribuenti.it, «bisogna riformare la macchina dell’amministrazione finanziaria, puntare su interventi congiunti di tax compliance, incentivare i controlli da parte della Guardia di finanza ed estendere gli studi di settore a tutte le imprese». -
E io che ho detto?, non vuole un acquirente straniero e secondo me è sbagliato pure quello.
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Che vuoi che ti dica, è dall'inizio che sento una sorta di ostilità da parte del governo riguardo il fatto di un partner straniero.
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Però devo dire anche che secondo me il Governo non si stà impegnando molto per trovare altri acquirenti, l'insistere con il voler trovare per forza dei compratori Italiani è stata sbagliata ... il governo non può dire "l'alternativa a CAI è il fallimento" ...
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Mi risulta veramente impossibile credere che una volta che i debiti ce li hanno messi sul nostro groppone, nessuna grossa compagnia sie interessata ad Alitalia, forse è perchè nessuno vuole trattare con certe rivendicazioni sindacali?
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Alitalia: sì degli assistenti di volo all'accordo quadro ROMA - Il baratro per l'Alitalia è vicino, ma si susseguono confronti e incontri per evitare il fallimento della compagnia aerea. In questo contesto, poco fa, è arrivato il sì degli assistenti di volo dell'Anpav all'accordo quadro di Cai, già firmato da Cgil, Cisl, Uil e Ugl. L'Anpav, però, sottolinea che "l'invarianza salariale, a fronte di un aumento della produttività, è una condizione ineludibile". (Agr)
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E' possibile? sono anni che la Russia stà testando il Bulava, non è mica un segreto. http://en.wikipedia.org/wiki/Bulava_(missile)
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Alitalia sul "baratro", Angeletti: Nel sindacato c'è un becchino Roma, 18 set (Velino) - Alitalia ultimo atto. Il 18 settembre, giorno che la Chiesa cattolica dedica a San Giuseppe da Copertino, protettore dei piloti e di chi viaggia in aereo, la compagnia di bandiera si avvia al fallimento. Per carità, da quel primo dicembre del 2006 quando il governo Prodi decise la privatizzazione della Magliana, troppe cose sono successe e i colpi di scena “last minute” (per restare nel gergo aviatorio) non sono mancati. Dunque nulla di più strano se domani ci svegliassimo e i giochi per la vendita dell’azienda - vuoi per l’intervento del governo, per una marcia indietro dei sindacati o grazie a un passo avanti di Compagnia aerea italiana – fossero di nuovo aperti. Al momento, però, il cielo sopra la Magliana resta scuro e, come rileva il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi “potremmo essere di fronte a un baratro”. La chiave di volta dell’ultima giornata utile per trattare è stato il “no” con cui Cigl, Anpac, Unione piloti, Anpav, Avia e Sdl hanno respinto il piano di salvataggio e rilancio della cordata italiana e presentato una controproposta che comunque non contemplava il contratto unitario aziendale proposto da Cai. A quel punto i 16 imprenditori, riuniti a Milano in assemblea sotto la presidenza di Roberto Colaninno, al termine di un breve vertice hanno constatato che non c’erano più le condizioni per procedere nell’operazione e hanno ritirato l’offerta di acquisizione. “E’ un gran peccato”, sono le uniche parole dell’amministratore delegato di Intesa San Paolo, l’artefice del Piano Fenice che avrebbe dovuto far risorgere un’azienda che brucia due milioni di euro al giorno dalle sue ceneri. Parole più esplicative del “freddo” comunicato stampa con cui la new company constata di non poter andare avanti: “La drammatica situazione di Alitalia - molto peggiore di quella che aveva dato luogo ad altre offerte di acquisto in passato - e dei mercati internazionali, non permette di allungare ulteriormente una trattativa che è stata approfondita e che ha portato a numerose concessioni. Ulteriori concessioni e dilazioni metterebbero irrimediabilmente a rischio la realizzazione del piano”. Immediato è scattato il “gioco” della ricerca delle responsabilità da parte del mondo politico e sindacale. Berlusconi – che comunque ne esce vincitore essendo riuscito ad attrarre il gotha dell’economia e della finanza italiana (la cordata) e incassare l’appoggio di due confederali su tre – rileva “pesantissime responsabilità soprattutto della Cgil e dell’Associazione piloti che valuteremo”. Nonché dell’opposizione: “Non vorrei – osserva - che questa fosse proprio la soluzione che qualcuno ha auspicato si verificasse”. Immediata la replica del numero uno della Cgil, Guglielmo Epifani: “Piuttosto che cercare capri espiatori – sottolinea - il governo e il presidente del Consiglio si assumano le proprie responsabilità per come hanno gestito tutta la vicenda e la trattativa con le parti sociali”. Il maggiore sindacato d’Italia, però, è isolato, in una condizione che potrebbe compromettere anche imminenti “battaglie” a iniziare da quella sui contratti. Nessuno fa il nome di Epifani ma dai leader di Cisl, Uil e Ugl – disposti a chiudere la trattativa con Cai – giungono pesanti bordate che potrebbero essere il preludio a una rottura dell’unità sindacale. “L’azienda è morta e qualche mio collega si accinge a fare il becchino”, è la bordata di Luigi Angeletti. “Si è voluto giocare da parte di taluni alla roulette russa e, come è prevedibile, qualche volta succede che parte il colpo”, tuona Raffaele Bonanni mentre Renata Polverini punta il dito: “A questo punto è chiaro chi ha operato nell’esclusivo interesse dei lavoratori di Alitalia e chi invece ha preferito sottostare ad altre logiche, mettendo una pietra tombale sull’ultima possibilità concreta di salvare l’azienda”. A Cisl, Uil e Ugl va il “sincero apprezzamento” del ministro del Welfare, Maurizio Sacconi che, di fronte alla “manifestazione di un blocco ideologico-corporativo”, taglia corto: a questo punto l’alternativa che si prospetta per Alitalia è “il fallimento”. L’attenzione è ora puntata sul commissario straordinario di Alitalia, Augusto Fantozzi che, a meno di interventi straordinari del governo nei prossimi giorni, è obbligato ad avviare la procedura fallimentare con la mobilità per i 20 mila dipendenti. In particolare i lavoratori in esubero dovrebbero godere della cassa integrazione per 36-48 mesi dipendentemente dall’anzianità di servizio. Già oggi è stata comunicata la cassa integrazione per i dipendenti direttamente o indirettamente collegati all'utilizzo dei 34 aerei già messi a terra in base al piano "di sopravvivenza e transizione" dell'ex presidente di Alitalia, Maurizio Prato. La procedura da seguire è quella voluta dal governo con la modifica della legge Marzano sulle crisi aziendali che prevede la possibilità di vendita a trattativa privata di alcuni asset fra cui i singoli slot. Un occasione ghiotta per i maggiori player continentali che da tempo cercano di mettere le mani sulla Magliana. Air France e Lufthansa, pur non volendo commentare questa convulsa giornata, hanno già fatto intendere di essere sempre interessate alle potenzialità del mercato aereo italiano.
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Quindi al limite prenderanno i 777 per il lungo raggio ...
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Alitalia potrebbe prendere il Dreamliner?
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Il processo a Dell'Utri arriverà all'ultimo grado dopo la prima condanna a 9 anni? o verra bloccato/prescritto/depenalizzato?
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Io penso sempre che Air France era la soluzione migliore, almeno i debiti non sarebbero gravati sulle tasche del contribuente, e Alitalia sarebbe finita sotto una grande compagnia aerea, questa CAI mi sembra un pool di furbetti del quartierino.
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Questa sera puntata spumeggiante ... Mafia & politica In onda domenica 14 settembre 2008 alle 21.05 Gli intrecci tra mafia e politica risalgono al XIX secolo quando su ordine della mafia fu ucciso il marchese Notarbartolo, sindaco di Palermo. Ma in che modo la mafia ha influenzato la politica e la politica si è servita della mafia? Qual è la storia dei rapporti tra il partito-stato, la DC e la mafia in Sicilia? Qual è stato il ruolo di un altro sindaco di Palermo, Vito Ciancimino nell’ascesa dei cosiddetti Corleonesi? E soprattutto qual è il ruolo della cosiddetta “zona grigia” che fa da cerniera da mafia e politica e che ogni volta che sta per essere smascherata cambia pelle e si rende irriconoscibile? Una storia avvincente, ma soprattutto la storia oscura del nostro Paese.
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Ennesima incursione del teledisturbatore coprofago http://it.youtube.com/watch?v=izlLXw4yXCA
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MILANO, MORTO GIOVANE NERO PRESO A SPRANGATE
typhoon ha risposto a Thunderalex nella discussione Off Topic
ERGASTOLO -
Io la futura Alitalia purtroppo me la vedo come una compagnia regionale, sono stati annunciati piani per rinnovare/ampliare la flotta a lungo raggio?