Il problema di fondo della vicenda di Eluana, oltre al dramma suo e, a maggior ragione, dei suoi familiari (non oso immaginare la loro vita da quando la loro congiunta è in stato vegetativo), si inserisce in un vuoto legislativo, dovuto sia alla mancanza di una legge che regoli la possibilità di redigere, nel pieno delle proprie facoltà mentali, il cosiddetto "testamento biologico", sia nella precisa definizioni di quale realtà sia competente a giudicare casi come quelli di Eluana. Una legge sul testamento biologico è necessaria ed, oltretutto, permetterebbe ad ognuno di essere davvero tutelato e di poter esprimere la propria opinione in merito. Cioè, per dirla brutalmente, chi volesse morire potrebbe farlo, mentre chi, per mille motivi, considera la vita vegetativa alla stregua di un'esistenza normale vedrebbe tutelata ed assecondata questa sua volontà.
Quanto alla Chiesa, non mi accanirei troppo contro di lei; in fondo, come notava qualcun altro nel suo intervento, essa non fa che il suo mestiere, cioé difendere sempre e comunque la vita: ciò può sembrare fuori luogo ed anacronistico, per certi versi, ma è una linea di estrema coerenza che, secondo me, può provocare sì dissenso, ma non disprezzo.