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Dominus

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  1. Dominus

    Parliamo di Numeri

    No, tutto a braccio da quello che mi ricordavo, poi di articoli sinceramente ne leggo pochi su PdD, più che altro leggo il forum.
  2. Dominus

    El Alamein

    Il link l'ho perso da tempo, questo l'ho salvato in word che ne valeva proprio la pena.
  3. Dominus

    Esiste un coso del genere?

    Come uso può ricordare l'M728, il veicolo per i genieri dell'US Army, armato con un 160 mm che spara colpi HESH (non vorrei mai essere vicino!)
  4. Dominus

    Esiste un coso del genere?

    Chiedi troppo, uno screen più nitido no?
  5. Oddio tra i migliori MC proprio non direi, ha avuto solo la grossa fortuna di essere amico di Eminem che l'ha sistemato insieme ai 5 compari. Eminem stesso non è propriamente un MC quindi proof non lo definirei come tale. Personalmente ho gusti particolari, che spaziano tra il blues-rock all'heavy rock da una parte e dall'Old School HH fino all'HH underground italiano dall'altra. Il mio gruppo preferito rimane uno e uno solo
  6. Dominus

    Parliamo di Numeri

    Abbiamo 200 ariete, sufficenti per 3 reggimenti carri + riserve e addestramento e dobbiamo sostituire 150 leo1a5 della Pinerolo, e vogliamo sostituirli con l'inutile centauro 120, non mi sembra che ci sia molto da sorridere. Ci sono ancora i Leopard 2 svizzeri a prezzo di svendita quasi nuovi, potremmo facilmente approfittarne visto che, alla fine, tutto il programma verrebbe meno che 2 eurofighter. Con questi reggimenti potremmo armare le 3 brigate pesanti previste dal modello difesa e saremmo a posto. Credo che un piccolo sforzo si possa fare.
  7. Dominus

    El Alamein

    A Culquabert i Carabinieri scrissero un glorioso pezzo di storia. "Sprezzante del pericolo", andava dove i suoi uomini non osavano. Sette baionette gridarono "Avanti Savoia!" contro migliaia di inglesi. Solo sette i superstiti, uno era di Viano... Ferrari rifiutò la medaglia d'oro lasciandola a un compagno rimasto cieco: "Datela a lui, la merita più di me". di Giovanna Caroli Hanno spesso denominazioni sconosciute e lontane, qualche volta anche incerta grafia, le località che poi diventano i luoghi della storia; nomi comuni gli uomini che la forza di un gesto e di un’idea trasforma in eroi. Culqualber (Cuqualber, Culquabert, Culqualbert) era solo un’altura sulla strada che porta a Gondar, in Etiopia, prima che il 21 novembre 1941 i carabinieri vi scrivessero una delle loro pagine più belle, tanto da fare di quella data la ricorrenza principale dell’Arma, il giorno della santa patrona, la virgo fidelis. Daniele Ferrari era un giovane di Viano fiero e forte che, alla tranquilla vita di paese con la madre e i fratelli cascinai, aveva preferito nel 1932, a 19 anni, l’arruolamento volontario nei carabinieri e nel 1935 la partenza per l’Africa, dove nel giugno del '40 lo aveva raggiunto la mobilitazione. Poi... Tra la primavera e l’autunno del 1941, come il Duca d’Aosta a l’Amba Alagi, il 1° Gruppo Carabinieri di cui Daniele Ferrari fa parte è protagonista a Culqualber di una resistenza estrema che vale ai molti caduti e ai pochissimi feriti superstiti l’onore delle armi e l’incontro con la Storia. Ricostruzione storica e testimonianza privata intrecciano ancora una volta le loro voci per mostrarci di quale grandezza sono capaci talvolta alcuni uomini. A parlare non è tuttavia il nostro protagonista, portato via da una malattia nel 1975 a soli 62 anni; il racconto ci viene dai libri di storia, dai giornali, da un foglio matricolare per una volta non avaro di particolari, dalla voce commossa e tuttavia ferma della signora Cordelia Campani, che non esitò a riconoscerlo al primo incontro come il compagno di una vita. I Carabinieri durante l'epica battaglia di Culquabert (quadro conservato presso il Museo Nazionale dell'Arma a Roma) CONTRO LA MORTE, PER UN PO' DI VIVERI L’Africa Orientale fu fin dall’inizio il fronte italiano più isolato e lontano della II Guerra Mondiale, condizione che aggravava la generale povertà di mezzi e le difficoltà di rifornimento che accomunava i soldati delle diverse aree, rendendo ovunque più evidente la capacità di adattamento, il coraggio e la grandezza degli uomini. Nel 1941, dopo la caduta di Cheren e dell’Amba Alagi, in Etiopia restavano in mani italiane la città di Gondar e i capisaldi circostanti, tra cui la Sella di Culqualber che controllava l’unica via attraverso la quale gli inglesi potevano transitare con i loro mezzi corazzati e le loro artiglierie per puntare su Gondar, dov’era arroccato l’ultimo nucleo di resistenza comandato dal generale Guglielmo Nasi. I carabinieri provvidero a fortificare la postazione con tronchi d’albero e scavando nella roccia “posti a scoglio a feritoie multiple, in modo da assicurare continuità di fuoco in tutte le direzioni”, ma non c’era alcuna proporzione tra le forze in campo. Nel mese di settembre gli avversari riuscirono a isolare e assediare Culqualber, interrompendo non solo i rifornimenti di viveri ma anche la possibilità di approvvigionarsi d’acqua. I libri di storia parlano esplicitamente di periodo di stenti. La signora Cordelia ricorda: "Qualche ascaro riusciva a passare le linee e a trovare qualcosa. Mio marito diede il suo orologio per una scatola di ceci. Qualche volta usciva anche lui per procurare qualcosa su quella montagna su cui non c’era nulla, nulla. Quando moriva un mulo, facevano bollire la pelle giorni e giorni per potere mangiare anche quella". Il racconto dei compagni d’armi e di prigionia sul giornale della loro associazione svela la modestia e la riservatezza della signora Cordelia: "Viveri ed acqua scarseggiavano e naturalmente per sopravvivere e resistere bisognava che spesso qualche pattuglia tentasse una sortita per cercare di procurarsi qualcosa onde sfamarsi. Di ogni pattuglia, che furtivamente usciva, il carabiniere Ferrari ne faceva parte volontariamente e con spirito encomiabile trascinava lo sparuto reparto in aggressivi attacchi e dopo aver afferrato qualcosa da mettere sotto i denti si ritirava nel fortino lasciando purtroppo qualche commilitone sul terreno. Quante volte fu ferito il carabiniere Ferrari Daniele? Tante! Ma se le gambe gli permettevano di camminare, egli era pronto, sempre volontario per la prossima partita". OLTRE LA PAURA C'ERA DANIELE Un ardimento che aveva mostrato sempre e che già nel primo anno di guerra gli era valso la Croce al valor militare con la seguente motivazione: "Carabiniere addetto ad un comando di settore, si offriva più volte per partecipare ad azioni belliche con reparti coloniali, dimostrando sempre audacia e sprezzo del pericolo. Durante un furioso combattimento, con grave rischio personale, si spingeva profondamente, con pochi militari coloniali, nella zona occupata dal nemico, riportando preziose informazioni sulla dislocazione dei reparti avversari contribuendo all’esito brillante della successiva azione dei nostri reparti. Esempio di alto spirito di sacrificio, sprezzo del pericolo ed elevato amor patrio. Matemma Gallabat Gondar A.O. 6 - 9 novembre 1940". "Era stato sempre un fegataccio, davanti a tutti - riassume la signora Cordelia - dove non andavano i compagni andava lui". A Culqualber le puntate offensive erano necessarie non solo per allentare la pressione del nemico, ma soprattutto per sottrargli provviste e rifornimenti. In queste condizioni, sotto bombardamenti aerei pressoché continui e attacchi d’artiglieria di forze decine di volte superiori, il 1° Gruppo Carabinieri resistette mesi, respingendo con uguale impeto gli insinuanti inviti alla resa come i violenti attacchi. L’eroicità e le continue resurrezioni dei soldati "con la bandoliera bianca" viene sottolineata oltre che dai bollettini di guerra italiani anche da quelli inglesi. LE BAIONETTE CONTRO I FUCILI Il 21 novembre gli ultimi combattimenti all’arma bianca, l’unica rimasta. Come i commilitoni sulle pagine del loro giornale, anche noi ne affidiamo la ricostruzione a un brano del racconto Culquaber di Harold Clarke, pubblicato nella collana I più famosi libri di guerra. Il narratore è il cap. Leonard Mallory, che comandava i soldati inglesi durante l’ultimo attacco: "... Erano rimasti in sei o sette, erano laceri e sanguinanti e si erano raggruppati uno contro le spalle dell’altro e con le loro baionette avevano creato una specie di cerchio d’acciaio. 'Arrendetevi!', urlai con quanta voce avevo in corpo, sovrastando per un attimo il rumore del combattimento. 'Arrendetevi!!!'. Le mie parole, che speravo fossero seguite da un segno di resa da parte di quei carabinieri che si stavano battendo così eroicamente fino allo spasimo, ebbero invece come risposta il loro grido di guerra: 'Savoia!'. E ancora una volta inconcepibile a pensarsi e meraviglioso a vedersi, quei sei uomini rimasti soli, senza alcuna speranza e possibilità si slanciarono contro di noi... 'Arrendetevi!', gridai ancora una volta. Ma tutto fu inutile, continuarono a venire avanti... Esitai ancora qualche attimo; non volevo dare l’ordine che avrei dovuto... I miei soldati avevano messo il ginocchio a terra ed avevano puntato i fucili. Anche a loro tremavano le mani in attesa dell’ordine che sarebbe venuto. 'Arrendetevi!', gridai ancora una volta. Ma tutto fu inutile; continuavano a venire avanti e forse non ci vedevano nemmeno. 'Fuoco!'. Appena la nuvola di polvere causata dagli spari si levò, davanti a noi non c’era più nessuno. Tutti morti...". SUPERSTITE E FERITO: TORNA A CASA Sotto il cumulo dei cadaveri Daniele Ferrari ha un fianco squarciato da un bombardamento, una scheggia gli ha portato via un frammento dell’osso iliaco, una baionetta gli ha trafitto polmone e fegato, il calcio di un fucile gli ha fratturato setto nasale e costole; ferite minori si contano su tutto il corpo, ma è uno dei sette superstiti, gli unici di tutto il gruppo. Le pattuglie inglesi tornate sul terreno di battaglia per seppellire i morti lo raccolgono tre giorni dopo in condizioni disperate. Una settimana nell’ospedale da campo inglese di Culqualber, quindi il calvario dei campi di concentramento, con l’unico privilegio di un materassino che lo segue ovunque e che lui, ingessato in tutto il corpo, usa appoggiandosi sul lato più corto per poterlo condividere con i compagni di prigionia che hanno così "dove posare il capo". Da Erba in Sudan a Durban nel Transvaal, da Decameré a Zonter Water, poi nel marzo '43, uno scambio di prigionieri mutilati gli consente il rientro in patria e il ricovero all’ospedale di Bari, da dove può riprendere contatto con la famiglia, che dal novembre '41 lo piange insieme al fratello Marino, caduto negli stessi giorni sul fronte libico. Per la mamma Emma Venturelli l’eroismo è un tratto familiare: il marito Claudio era infatti morto nel 1921 per una polmonite sopraggiunta dopo il tuffo in pieno inverno nelle acque gelide di un torrente per salvare un bimbo che vi era caduto. Questa volta il prezzo non è così alto: a maggio Daniele rientra a casa, progredisce rapidamente e altrettanto rapidamente riprende entusiasmo per la vita. In poco tempo accadono molte cose... Una rara immagine di Ferrari (al centro) in Africa. Lui portò a casa "solo" la pelle IL TEMPO DELL'AMORE "Aveva fretta di vivere, era un uomo che amava molto la vita - si fa sereno ora il racconto della signora Cordelia -. Io ero un po’ più giovane, non lo conoscevo prima... Lo vidi poco dopo il suo ritorno, un giorno che era venuto a salutare i miei, era di spalle, mi sembrò bellissimo, si girò e... mi rimase in mente... Mi dicevo: 'Che non lo debba mai incontrare?'. Il 29 giugno scendevo in bicicletta verso Scandiano, lui saliva a piedi, era già senza bastone. Mi sorrise: mi fermai! Allora per andare a Scandiano ci si metteva in ghingheri, mi guardò - lo ricordo come fosse adesso, con una blusina blu, in maniche di camicia - 'Eh, lei non si ferma con me...', mi disse, come a dire: 'Lei non si adatta'. Poi continuò: 'Lei non accetterebbe di tornare indietro...'. 'No, no, io accetto!'. Risalimmo un po’... ci fermammo seduti sulla bicicletta presso un ponte, poco fuori il paese: abbiamo parlato, parlato... Mi ha detto: 'Vengo anche stasera a trovarla?'. Non ci siamo più lasciati. In sette mesi ci siamo sposati. Era stato tanto lontano, tanto ferito, tanto sofferente in prigionia: aveva voglia di famiglia e di vita. Io ero impiegata in municipio, lui trovò un impiego nella distribuzione delle tessere annonarie". Daniele e Cordelia nel 1944, qualche giorno dopo il matrimonio IL TEMPO DELLA GLORIA Quando la guerra finisce, l’amore per l’Arma ritorna più forte di prima: vuole essere nuovamente carabiniere in servizio attivo e, nonostante le ferite, ci riesce. Promosso sul campo vicebrigadiere, quindi brigadiere, è presto maresciallo in diverse caserme di Bologna e della provincia. "Preferiva che facessi la moglie e io feci così. Non avevamo pretese, le ragazze allora erano modeste. Quando era fuori per servizio, gli scrivevo e al ritorno gli facevo trovare una lettera sul tavolo, ogni sera; anche lui mi scriveva quasi ogni giorno". Così fino al pensionamento, al rientro a Viano, dove pochi anni più tardi lo raggiungono la malattia e in breve tempo la morte, ricordando e parlando dell’Africa, del paesaggio, del clima, delle bellezze naturali fino all’ultimo giorno. A ricordare la guerra e il suo eroismo sono, allora come oggi, i libri, gli articoli di giornale, le dichiarazioni degli amici, i discorsi celebrativi, le tredici decorazioni ricevute, tra le quali la Medaglia d’argento al valor militare perché: "Per oltre otto mesi in linea, in un caposaldo assediato, estremo baluardo di un sistema difensivo, affrontava con morale altissimo le prove più dure imposte dalla difficile situazione. Particolarmente si distingueva nel corso di asprissimi (sic) combattimenti sempre pronto a partecipare alle imprese più rischiose. Durante lunghe ore di dura lotta contendeva palmo a palmo il terreno all’attaccante, continuando a combattere imperterrito fino a quando cadeva gravemente ferito. Bell’esempio di fiero sprezzo del pericolo". Africa Or., 21 novembre 1941. Una medaglia che doveva essere d'oro, ma... Dato per morto, gli venne conferita in un primo tempo quella d'argento, mentre a un altro sopravvissuto, rimasto cieco, venne riservato il riconoscimento più alto per un militare. Quando si scoprì che Daniele era vivo, i generali Nasi, Ugolini e Cerica si attivarono perché le onorificenze fossero invertite nel rispetto dei meriti acquisiti, ma fu lo stesso Ferrari a opporsi: "Il mio compagno rimasto cieco la merita più di me". Daniele Ferrari era fatto così. La decorazione con la Medaglia d'argento al valor militare Anche la motivazione della promozione a vice brigadiere per merito di guerra ne evidenzia la personalità e l’eroismo: "Carabiniere pluridecorato, animoso e provato a duri cimenti, aveva creato attorno a sé un fascino leggendario che suscitava portentose emulazioni. Durante tre mesi di stretto assedio, di stremante penuria e disperati combattimenti, offrendosi volontario in aggressive sortite, recava un personale contributo a conseguire vittorie difensive imponendosi anche per capacità di comando a capo di ardimentosi e delicati pattugliamenti. Nell’epilogo della lotta, ridotto con pochi superstiti attorno al comandante di battaglione, mortalmente ferito ne guidava le ultime gesta, deciso a far della vita cruento olocausto alla patria. Più volte ferito d’arma da fuoco, trafitto da baionetta e dato per morto, restava tre giorni esanime nel campo, salvato alfine da pattuglie avversarie inviate alla ricerca dei sopravvissuti su ascoltata richiesta dello stesso comandante del travolto caposaldo. Figura luminosa in cui trovano nuovo splendore le virtù eroiche dell’Arma". Culquabert (Africa Or.) Agosto - 21 novembre 1941.
  8. Dominus

    Esiste un coso del genere?

    Tra l'altro qui i cannoni, adesso che vedo meglio, sono binati e sembrano brandeggiabili separatamente. Ecco lo shilka
  9. Dominus

    El Alamein

    Peccato che questi episodi non siano vivi nella memoria collettiva, come l'eroica resistenza dei carabinieri sulla sella di Culquabert
  10. Dominus

    Esiste un coso del genere?

    Si chiama Shilka, comunque non ci assomiglia quasi per niente non fosse per i cannoni in torretta quadrinata.
  11. Dominus

    Mi 32...

    No, qui siamo allo stadio di concetto, probabilmente lo hanno giudicato troppo complesso.
  12. Non è per niente una cosa seria, figurati se si progettano concept che porterebbero ad una radicale modifica di tutte le strategie marittime sin'ora impiegate su un sito gratuito di Supereva! E' solo un concept come lo potrei fare io, niente di più
  13. Dominus

    Mi 32...

    E' il progetto del 1982 di un elicottero trirotore con peso al decollo di 140 tonnellate pensato specificatamente per le comunicazioni con la Siberia. Avrebbe dovuto portare le persone nella fusoliera e carichi, anche molto pesanti, al gancio baricentrico. Ecco la foto del modellino e lo schema
  14. Dominus

    elezioni 2006

    La maggioranza non basta a durare 5 anni ed è troppo debole per non cadere in ostaggio degli opposti estremi.
  15. Dominus

    Buona Pasqua!

    Grazie e auguri anche a te.
  16. Dominus

    elezioni 2006

    Ieri notte non si era per niente sicuri, viste anche le previsioni sempre più sballate di Nexus. Alla fine una maggioranza, sia pur risicata, c'è, poi vedrete che se il centrosinistra forma un governo ci sarà la transumanza (secondo me non pochi deputati e soprattutto senatori dell'UDC andranno nella margherita o riusciranno a fare un governo di coalizione senza Berlusconi)
  17. Dominus

    elezioni 2006

    Al senato il premio di maggioranza è regionalizzato, quindi assegnato per circoscrizioni. Io spero che Prodi non vada su per abolire leggi del centrodestra, se no qui si va in un circolo vizioso che non ha più fine. Al massimo si possono abolire le leggi ad personam, ma quella è l'ultima cosa. Credo che le riforme vadano, a parte il federalismo, mantenute, specialmente la riforma Biagi che va corretta ma non è certo da buttare (anche se, se rimane il punto fermo dell'articolo 18, non so quanto possa essere efficace). In ogni caso qui 5 anni non si governa, forse sarebbero meglio nuove elezioni.
  18. Dominus

    elezioni 2006

    Gianni ieri sera mi sembrava di assistere alla finale dei mondiali nel '94, non so se qualcuno ricorda... Comunque forse il governo riesce a reggere se i vari comunisti non fanno troppo casino. E' andata meglio di quanto speravo ieri sera, nella tragedia.
  19. Dominus

    Parliamo di Numeri

    Si sono dimenticati l'alfanumerico 1A2
  20. Dominus

    elezioni 2006

    Se non è possibile formare un governo si rivota, su questo non ci piove, comunque un vincitore c'è stato, guardatevi sto video e capirete http://video.google.com/videoplay?docid=85...lderoli&pl=true
  21. Dominus

    elezioni 2006

    Non c'è "una maggioranza per vincere", qui si rischia che al senato vada in un modo e alla camera in un altro, poi se la maggioranza al senato ci sarà sara nell'ordine di 1-2 seggi, insufficenti per governare. Calcola che in un paese normale bastano pochi voti perchè ci sono classi dirigenti normali, un unità politica e una legge elettorale normale. Schroder ha governato per un intero mandato e aveva 9000 voti di vantaggio, questo fa riflettere. Qui le soluzioni sono governo tecnico, governo di unità nazionale o nuove elezioni. Secondo me si rivoterà a novembre.
  22. Dominus

    elezioni 2006

    C'è una sola cosa sicura: domani un governo non si forma.
  23. Dominus

    elezioni 2006

    Siamo nella peggior situazione possibile, il pareggio in un momento in cui servirebbe un governo forte e stabile, meglio che avesse vinto la destra con un buon margine a questo punto. Ecco i limiti della nostra repubblica parlamentare che vengono fuori nel peggior momento possibile.
  24. Dominus

    Ariete e Centauro

    Il Leo2A6 ancora non ha mai fatto una competizione con l'Abrams
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