L'ascesa dei trimotori Caproni.
Nella Seconda Guerra Mondiale l'Italia subì estese devastazioni provocate dai bombardamenti aerei anglo-americani, condotti indiscriminatamente su città inermi e su obiettivi militari. Può sembrare persino paradossale che proprio l'Italia sia stata, al tempo stesso, una vittima di quelle incursioni e la patria sia di colui che letteralmente inventò l'aeroplano da bombardamento sia del teorico che ne formula con straordinaria e lucida preveggenza le dottrine d'impiego. Prima ancora che scoppiasse la Grande Guerra, infatti, Gianni Caproni mette in pratica la formula, del tutto innovativa, del plurimotore che avrebbe trasportato un carico di bombe su un obiettivo nemico, mentre il comandante del Battaglione Aviatori, capitano Giulio Douhet, intravide nella creatura di Caproni il mezzo ideale per concretizzare una sua concezione, (ancora embrionale) sull'impiego del potere aereo ed ebbe, al di là delle percezioni teoriche, anche il merito di avere intuito subito l'enorme potenzialità insita nel mezzo e quindi favorito la sua produzione in serie. Nel primo conflitto mondiale il deterrente costituito dai Ca.300 prima e dai Ca.450 poi, fu elemento di grande rilievo nelle operazioni svolte sul fronte italiano e, in parte, anche su quello francese.
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Caproni Ca.3