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Mirgal

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  1. Lo so che gli USA non l'hanno ratificato, te l'ho pure scritto nel precedente messaggio, forse non l'hai letto bene: ----------------------- E, secondo quei protocolli, anche se non si indossa una divisa, non si può essere fucilati sul posto. Basta che i catturati rispondano ad una catena di comando, cosa che chiaramente è, visto che erano milizie del governo talebano, o in alternativa prendevano ordine da Bin Laden (1° protocollo, art. 34, se non erro. Scusa ma sto andando a memoria). C'è da dire che gli USA non hanno sottoscritto questi protocolli, quindi avrebbero potuto legittimamente usare i catturati per fare il tiro al piattello ----------------------- Diciamo che come Italiano, che quel trattato l'ha ratificato, provo una certa disistima verso chi non l'ha fatto. In ogni caso mi risulterebbe che anche nel caso che una delle nazioni impegnate in conflitto non fosse firmataria di un trattato del genere, la cosa non esimerebbe l'altra a rispettarlo.
  2. Gianni, ma stai parlando di chi? Dei prigionieri catturati in Afghanistan? PROTOCOLLO AGGIUNTIVO ALLE CONVENZIONI DI GINEVRA DEL 12 AGOSTO 1949 RELATIVO ALLA PROTEZIONE DELLE VITTIME DEI CONFLITTI ARMATI INTERNAZIONALI 1 (Protocollo I) Adottato a Ginevra l’8 giugno 1977, Ratificato dall'Italia con legge 11 dicembre 1985, n. 762 (in Suppl. ordinario alla Gazz. Uff. n. 303, del 27 dicembre 1985). Ratifica ed esecuzione del I protocollo addizionale alle convenzioni di Ginevra del 12 agosto 1949, relativo alla protezione delle vittime dei conflitti armati internazionali, e del II protocollo addizionale alle convenzioni stesse, relativo alla protezione delle vittime dei conflitti armati non internazionali, con atto finale adottati a Ginevra l'8 giugno 1977 dalla conferenza per la riaffermazione e lo sviluppo del diritto internazionale umanitario applicabile nei conflitti armati e aperti alla firma a Berna il 12 dicembre 1977. 1 Traduzione non ufficiale. Il testo italiano è tratto da http://www.admin.ch. Titolo I Disposizioni generali Art. 1 Principi generali e campo di applicazione 1. 1. Le Alte Parti contraenti si impegnano a rispettare e a far rispettare il presente Protocollo in ogni circostanza. 2. 2. Nei casi non previsti nel presente Protocollo o in altri accordi internazionali, le persone civili e i combattenti restano sotto la protezione e l’imperio dei principi del diritto delle genti, quali risultano dagli usi stabiliti, dai principi di umanità e dai precetti della pubblica coscienza. 3. 3. Il presente Protocollo, che completa le Convenzioni di Ginevra del 12 agosto 1949 per la protezione delle vittime della guerra, si applicherà nelle situazioni previste nell’articolo 2 comune a dette Convenzioni. 4. 4. Le situazioni indicate nel paragrafo precedente comprendono i conflitti armati nei quali i popoli lottano contro la dominazione coloniale e l’occupazione straniera e contro i regimi razzisti, nell’esercizio del diritto dei popoli di disporre di sé stessi, consacrato nella Carta delle Nazioni Unite e nella Dichiarazione relativa ai principi di diritto internazionale concernenti le relazioni amichevoli e la cooperazione fra gli Stati in conformità della Carta delle Nazioni. [...] Sezione II Statuto di combattente e di prigioniero di guerra Art. 43. Forze armate 1. 1. Le forze armate di una Parte in conflitto sono costituite da tutte le forze, gruppi e unità armate e organizzate posti sotto un comando responsabile della condotta dei propri subordinati di fronte a detta Parte, anche se quest’ ultima è rappresentata da un governo o da un’autorità non riconosciuti da una Parte avversaria. [...] Art. 44 Combattenti e prigionieri di guerra 1. 1. Ogni combattente, come definito nell’articolo 43, che cade in potere di una Parte avversaria è prigioniero di guerra. 2. 2. Sebbene tutti i combattenti siano tenuti a rispettare le regole del diritto internazionale applicabile nei conflitti armati, le violazioni di dette regole non priveranno un combattente del diritto di essere considerato come tale o, se cade in Potere di una parte avversaria, del diritto di essere considerato prigioniero di guerra, salvo i casi previsti nei paragrafi 3 e 4. 3. 3. Per facilitare la protezione della popolazione civile contro gli effetti delle ostilità, i combattenti sono obbligati a distinguersi dalla popolazione civile quando prendono parte ad un attacco o ad una operazione militare preparatoria di un attacco. Tuttavia, dato che vi sono situazioni nei conflitti armati in cui, a causa della natura delle ostilità, un combattente armato non può distinguersi dalla popolazione civile, egli conserverà lo statuto di combattente a condizione che, in tali situazioni, porti le armi apertamente: 4. Il combattente che cade in potere di una Parte avversaria senza riunire le condizioni previste dalla seconda frase del paragrafo 3, perderà il diritto ad essere considerato prigioniero di guerra, ma beneficierà, nondimeno, di protezione equivalenti, sotto ogni aspetto, a quelle che sono concesse ai prigionieri di guerra dalla III Convenzione e dal presente Protocollo. Tale protezione comprende protezioni equivalenti a quelle che sono concesse ai prigionieri di guerra dalla III Convenzione nel caso in cui la persona in questione sia sottoposta a giudizio e condannata per qualsiasi reato eventualmente commesso. 2. 5. Il combattente che cade in potere di una Parte avversaria mentre non partecipa ad un attacco o ad una operazione militare preparatoria di un attacco non perderà, a causa delle sue attività precedenti, il diritto ad essere considerato come combattente e prigioniero di guerra. 3. 6. Il presente articolo non priverà nessuno del diritto ad essere considerato prigioniero di guerra ai sensi dell’articolo 4 della III Convenzione Art. 45 Protezione delle persone che hanno preso parte alle ostilità 1. 1. Una persona che prende parte alle ostilità e cade in potere di una Parte avversaria, si presume essere prigioniero di guerra e, di conseguenza, sarà protetta dalla III Convenzione, se rivendica lo statuto di prigioniero di guerra, o se risulta che essa ha diritto a tale statuto, oppure quando la Parte di cui dipende rivendica per lei detto statuto mediante notifica alla Potenza detentrice o alla Potenza protettrice. Se esiste un dubbio qualsiasi a proposito del suo diritto allo statuto di prigioniero di guerra, la persona stessa continuerà a beneficiare di detto statuto e, di conseguenza, della protezione della III Convenzione e del presente Protocollo, in attesa che il suo statuto sia determinato da un tribunale competente. 2. Se una persona caduta in potere di una Parte avversaria non è trattenuta come prigioniero di guerra e deve essere giudicata da detta Parte per un reato connesso con le ostilità, essa potrà far valere il proprio diritto allo statuto di prigioniero di guerra davanti a un organo giudiziario, e ottenere che tale questione sia risolta. Quando la procedura applicabile lo consenta, la questione dovrà essere risolta prima che si decida sul reato. I 3. Ogni persona che, avendo preso parte alle ostilità, non ha diritto allo statuto di prigioniero di guerra e non beneficia di un trattamento più favorevole conformemente alla IV Convenzione, avrà diritto, in ogni momento, alla protezione dell’articolo 75 del presente Protocollo. In territorio occupato, una tale persona, salvo che sia detenuta per spionaggio, dovrà beneficiare egualmente, malgrado le disposizioni dell’articolo 5 della IV Convenzione, del diritto di comunicazione previsto dalla detta Convenzione. Art. 75 Garanzie fondamentali 1. 1. Quando si trovano in una delle situazioni indicate nell’articolo 1 dei presente Protocollo, le persone che sono in potere di una Parte in conflitto e che non beneficiano di un trattamento più favorevole in virtù delle Convenzioni e del presente Protocollo, saranno trattate con umanità in ogni circostanza e beneficeranno, come minimo, delle protezioni previste nel presente articolo, senza alcuna distinzione di carattere sfavorevole fondata sulla razza, il colore, il sesso, la lingua, la religione o la credenza, le opinioni politiche o di altro genere, l’origine nazionale o sociale, il censo, la nascita o altra condizione, oppure qualsiasi altro criterio analogo. Ciascuna Parte rispetterà la persona, l’onore, le convinzioni e le pratiche religiose di tutte le dette persone. 2. 2. Sono e resteranno proibiti in ogni tempo e in ogni luogo i seguenti atti, siano essi commessi da agenti civili o militari: a) le violenze contro la vita, la salute e il benessere fisico o psichico delle persone, in particolare: i) l’omicidio; [niente tiro al piattello con i prigionieri, mi dispiace] ii) la tortura sotto qualsiasi forma, sia essa fisica o psichica; iii) le pene corporali; e iv) le mutilazioni; b) gli oltraggi alla dignità della persona, specialmente i trattamenti umilianti e degradanti, la prostituzione forzata ed ogni forma di offesa al pudore; c) la cattura di ostaggi; d) le pene collettive; e e) la minaccia di commettere uno qualsiasi degli atti sopra citati. 1. 3. Ogni persona arrestata, detenuta o internata per atti connessi con il conflitto armato sarà informata senza ritardo, in una lingua che essa comprende, dei motivi per cui dette misure sono state prese. Salvo il caso di arresto o di detenzione per un reato, detta persona sarà liberata nei più brevi termini possibili e, comunque, non appena saranno venute meno le circostanze che avevano giustificato l’arresto, la detenzione o l’internamento. 2. 4. Nessuna condanna sarà pronunciata e nessuna pena sarà eseguita nei confronti di una persona riconosciuta colpevole di un reato connesso con il conflitto armato, se non in virtù di una sentenza pronunciata da un tribunale imparziale e regolarmente costituito, che si conformi ai principi generalmente riconosciuti di una procedura regolare comprendente le seguenti garanzie: a) le norme di procedura disporranno che l’imputato deve essere informato senza indugio dei particolari del reato a lui addebitato, e assicureranno all’imputato stesso, prima o durante il processo, tutti i diritti e mezzi necessari alla sua difesa; b) nessuno potrà essere condannato per un reato se non in base ad una responsabilità penale individuale; c) nessuno potrà essere accusato o condannato per azioni od omissioni che non costituivano reato secondo il diritto nazionale o internazionale a lui applica-bile al momento della loro commissione. Non potrà, del pari, essere irrogata alcuna pena più grave di quella che era applicabile al momento della commissione del reato. Se, dopo la commissione del reato, la legge prevede l’applicazione di una pena più lieve, il reo dovrà beneficiarne; d) ogni persona accusata di un reato si presumerà innocente fino a che la sua colpevolezza non sia stata legalmente stabilita; e) ogni persona accusata di un reato avrà diritto ad essere giudicata in sua presenza; f) nessuno potrà venir costretto a testimoniare contro sé stesso o a confessarsi colpevole; g) ogni persona accusata di un reato avrà diritto di interrogare o di fare interrogare i testimoni a carico, e di ottenere la comparizione e l’interrogatorio dei testimoni a discarico alle stesse condizioni dei testimoni a carico; h) nessuno potrà essere processato né punito dalla stessa Parte per un reato che abbia già fatto oggetto di un giudizio definitivo di assoluzione o di condanna reso conformemente allo stesso diritto e alla stessa procedura giudiziaria; i) ogni persona processata per un reato ha diritto a che la sentenza sia pronunciata pubblicamente; j) ogni persona condannata sarà informata, al momento della condanna, del suo diritto a ricorrere per via giudiziaria o altra via, nonché dei termini per esercitare tale diritto. 1. 5. Le donne private della libertà per motivi connessi con il conflitto armato saranno custodite in locali diversi da quelli degli uomini. Esse saranno poste sotto la sorveglianza immediata di donne. Tuttavia, se vi sono famiglie detenute o internate, si dovrà preservare la loro unità, alloggiandole, per quanto possibile, in uno stesso luogo. 2. 6. Le persone arrestate, detenute o internate per motivi connessi con il conflitto armato beneficeranno delle protezioni concesse dal presente articolo fino alla loro liberazione definitiva, al loro rimpatrio o al loro stabilimento, anche dopo la fine del conflitto armato. 7. [...] 8. Nessuna disposizione del presente articolo potrà essere interpretata nel senso di limitare o ledere ogni altra disposizione più favorevole che accordi, in virtù delle regole del diritto internazionale applicabile, una maggiore protezione alle persone comprese nel paragrafo 1. Mi sembra che siano citazioni sufficenti. I fatti sono che gli USA hanno catturato un gran numero di combattenti afghani, che combattevano sotto il comando del governo talebano (non riconosciuto dagli USA, ma questo non importa), era una delle parti in conflitto. A questi prigionieri non è stato riconosciuto lo status di prigioniero di guerra (a mio avviso in maniera illegale, ma pazienza) A questi prigionieri non è stato contestato nessun reato, quindi non si possono chiamare terroristi, non subiscono alcuna azione penale e sono detenuti senza una accusa (e lasciamo correre) A questi prigionieri (sia che siano combattenti regolari, sia che non lo siano) si infliggono dei trattamenti che sono sanzionati dall'articolo 75 del protocollo aggiuntivo, che ho ampiamente riportato, come illegali.
  3. La definizione di combattente regolare o terrorista che conta non è quella che si trova sul vocabolario, ma quella codificata dalle leggi internazionali. Giusto per chiarezza. P.S. Un kamikaze è un terrorista.
  4. Sono d'accordo, ma magari dopo avergli fatto un processo. Il fatto è che quelli rinchiusi a Guantanamo sono considerati "combattenti illegittimi", una definizione coniata dal governo Bush solo perchè se fossero considerati terroristi avrebbero dovuto essere processati, addirittura avrebbero avuto il diritto di avere un avvocato. Infine, piccolo insignificante particolare, le accuse di terrorismo avrebbero dovute essere provate. Per l'attentato dell'11/9 c'è stato un solo condannato; un risultato di intelligence decisamente insoddisfacente. Però ci sono molti che sono in carcere da mesi o anni in base al Patriotic Act senza che gli sia stata contestata un'accusa. (Fonte Amnesty International) Se invece fossero stati considerati prigionieri di guerra avrebbero dovuto essere trattati secondo la convenzione di Ginevra e i protocolli aggiuntivi del 1977, compreso, orrore, le visite al campo della CRI E, secondo quei protocolli, anche se non si indossa una divisa, non si può essere fucilati sul posto. Basta che i catturati rispondano ad una catena di comando, cosa che chiaramente è, visto che erano milizie del governo talebano, o in alternativa prendevano ordine da Bin Laden (1° protocollo, art. 34, se non erro. Scusa ma sto andando a memoria). C'è da dire che gli USA non hanno sottoscritto questi protocolli, quindi avrebbero potuto legittimamente usare i catturati per fare il tiro al piattello. Certo che politicamente non sarebbe stata la mossa più furba da fare, anche perchè gli alleati che sono in Afghanistan con gli USA penso avrebbero avuto qualcosa da ridire, se non altro perchè loro quei protocolli li hanno firmati. E' inutile tirare in ballo la solita solfa dell'antiamericanismo, il fatto è che esisteva già uno status giuridico per considerare i prigionieri afghani: o resistenti, miliziani, soldati (mettila come vuoi), o terroristi. Gli USA hanno dovuto inventarsi un'altra definizione per perseguire i propri scopi: liberissimi di farlo, ma perfavore, la smettano di fare la morale a tutti gli altri stati su cosa è buono, cosa è brutto, su quello che si deve fare e su quello che non si deve fare. Gli USA come tutti gli altri stati (forse più che altri stati, vista la loro grande influenza), piegano e adattano le regole morali, le leggi nazionali e internazionali secondo le proprie convenienze del momento.
  5. Decisamente sì. Scusa ma mi trovi totalmente in disaccordo. Se si accetta che il fine giustifca i mezzi, allora si giustificano tutti gli orrori perpetrati dall'umanità. Stalin ha ucciso o imprigionato 30 milioni di russi? Ha fatto bene, il fine era quello di mantenere il potere Polpot ha messo in campo di rieducazione milioni di cambogiani (e un paio di milioni sono morti) Ha fatto bene, erano degli intellettuali controrivoluzionari. Hitler ha gassato 6 milioni di ebrei? Ha fatto bene, erano untermenshen E potrei continuare con i cinesi di Tien Han Men, i serbi in bosnia, e cosi via. Peraltro sarei curioso di sapere perchè ai combattenti afghani non è stato concesso lo status di prigioniero di guerra.
  6. Su questo G.W. Bush ha imparato bene dai sovietici Piccola frecciatina, non te la prendere... ovviamente mi riferisco al Patriot Act, che sinceramente non mi sembra degno degli USA
  7. Più che pezzi montati male sembra che i problemi del Cougar siano dovuti al 99% ai potenziometri; e infatti anche il mio ha un problema al potenziometro della manetta Ho contattato l'assistenza tecnica e mi hanno spedito un potenziometro di ricambio. Fortunatamente il tutto è facilmente smontabile e sostituibile. Di altri problemi ricorrenti non ne conosco, sicuramente ci saranno dei difetti come in tutti gli oggetti, ma insomma... Per il momento mi sto picchiando con la programmazione. Mappare circa 100 tasti non è facilissimo. Vorrei studiarmi una combinazione che abbia praticità e un certo senso logico.
  8. Oggi ho comprato l'HOTAS COUGAR Nuovo, per soli 200 euro!!!! Non vedo l'ora di provarlo...
  9. Mirgal

    attentato a nassyria

    beh, però sullo stesso sito c'è pure questo di commento: Ai cc che hanno fronteggiato il terrore e il caos,difendendo i Grandi 8 a Genova. Ai cc che hanno arrestato il famigerato capomafia latitante da 42anni nel suo comune di residenza. Ai cc che quotidianamente difendono in Iraq,gli interessi economici del[forse meno]2% degli italiani. Con sincerità,un grazie
  10. Sulla Kuznetsov non c'e' catapulta. Devi decollare dallo skyjump (premere U). Per decollare: Flap abbassati, freno premuto, motori full AB, e rilasciare il freno. Provate a farlo a pieno carico
  11. Mirgal

    Incredibile Amisci

    Niente di speciale?!?!??? Prova a farlo con un simulatore di volo e vedi se ci riesci. Usa LockOn che ha il SU27 e fai una track. se riesci a farti mezza pista con l'altimetro che ti segna 2 o 3 metri faccio pubblica ammenda. E il simulatore sarà almeno 100 volte piu facile dell'aereo vero!
  12. Mirgal

    Incredibile Amisci

    Come non detto ARGH
  13. Mirgal

    Incredibile Amisci

    Non ci credo. Per me è un Photoshop
  14. Per Gianni: perchè la spiegazione fornita circa l'interesse economico USA a far si che il petrolio sia pagato in dollari sarebbe una baggianata? Chi ha fatto questa ipotesi è Ezio Bonsignore, che non mi sembra sia il primo pirla trovato al bar all'angolo. http://www.monch.com/cgi-bin/monch/maintai...&MAINTENANCE=no Per Legolas: forse sarebbe meglio che leggessi tutto il rapporto IAEA: http://www.iaea.org/Publications/Documents.../gov2006-15.pdf Forse è meglio di un lancio di agenzia.
  15. L'ultima ispezione dell'AIEA agli impianti iraniani è del 6-7 febbraio 2006. Ben dopo che gli USA accusassero l'Iran di voler costruire ordigni atomici. L'IRAN ha aderito al TNP, ha il pieno diritto legale di acquisire tutta la tecnologia nucleare che ritiene necessaria. Nel cocumento AIEA desecretato il 3/3 si rimprovera all'IRAN di non aver "dissipato tutti i dubbi" che il suo programma non sia anche militare. In altre parole, all'Iran viene chiesto, come già in passato all'Iraq, di provare il negativo, cioè di dimostrare che non ha nessun programma di armi nucleari. Naturalmente, fornire una prova negativa è logicalmente impossibile BTW, i dubbi essenzialmente nascono dal ritrovamento durante un'ispezione in una centrifuga di alcune particelle di uranio altamente arricchito; gli iraniani sostengono che questa contaminazione è relativa all'uso che ne aveva fatto il pakistan, il precedente proprietario. Legolas, ma da quando servono le centrali ad acqua pesante per avere il materiale fissile?
  16. Su un altro forum si faceva notare che questo "interesse" statunitense sull'Iran si è sviluppato particolarmente dopo che l'Iran ha annunciato la creazione di una borsa petrolifera a Teheran, nella quale il petrolio si sarebbe venduto in euro anzichè in dollari. Per la cronaca, anche l'Iraq aveva annunciato di voler vendere il proprio petrolio in cambio di euro, pochi mesi prima dell'invasione statunitense. Le motivazioni addotte mi sono sembrate piuttosto persuasive: secondo l'estensore, l'enorme passivo della bilancia dei pagamente ed il debito pubblico americano verrebbero parzialmente contenuti solo grazie ai due miliardi di dollari che tutti gli stati del mondo comprano giornalmente per le loro spese energetiche. QUesto invece è un articolo di M. Fini sull'argomento: Mi sembra di sognare. Un incubo. Posso sbagliare ma io scrivo quel che vedo. E quel che vedo è che Potenze con immensi arsenali atomici vogliono impedire a un Paese di sviluppare il nucleare civile, per diversificare le proprie fonti di energia, come ha sempre dichiarato il governo di Teheran e com'è dimostrato dal fatto che per tre anni gli iraniani hanno accettato le ispezioni dell'Aiea, l'Agenzia internazionale per l'energia atomica. È grottesco vedere il presidente francese Jacques Chirac dare, con la consueta prosopopea gallica, lezioni di morale nucleare all'Iran stando seduto su un arsenale atomico. È come se a noi italiani venisse impedito di riaprire la centrale di Caorso, se lo ritenessimo opportuno per la nostra politica energetica, perché ipoteticamente, in futuro, potremmo costruire, nonostante i controlli dell'Aiea, la bomba atomica.Dice: ma il presidente iraniano Amhadinejad ha negato l'Olocausto e il diritto di Israele a esistere in Palestina. Questo è un altro discorso. Nello specifico, cioè nella questione del nucleare, l'Iran si è mosso, nel pieno rispetto della legalità internazionale. E al vice ministro degli Esteri iraniano Abbas Araghchi, che, a Monaco, faceva notare ad Angela Merkel (che aveva paragonato senza pudore la finora ipotetica ascesa dell'Iran nello scacchiere mediorentale a quella dei nazisti negli anni Trenta) che dopo il deferimento dell'Iran all'Onu il governo di Teheran sarà costretto ad applicare la legge e a interrompere la collaborazione con l'Aiea, come ha fatto in questi anni, la cancelliera tedesca ha risposto arrogantemente "allora sarà il caso di cambiare la legge". L'Iran vuole, fino a prova contraria, il nucleare civile come suo sacrosanto diritto e ha rispettato finora le legalità internazionali in materia di energia atomica. Cosa che non hanno fatto alcuni suoi vicini come Pakistan e Israele che si sono costruiti la bomba in violazione del trattato di non proliferazione delle armi nucleari. Perché l'Onu non ha mai mandato ispettori in Israele - e se avesse osato richiederlo avremmo sentito una qualche risposta sarcastica del governo di Tel Aviv a difesa della sua integrità territoriale - nel deserto del Neghev dove quello Stato ha costruito una centrale nucleare atomica bellica pienamente operativa? È evidente che questo continuo, arrogante, "doppiopesismo", questa protervia occidentale, per cui noi siamo il Bene e possiamo possedere arsenali con decine di migliaia di bombe atomiche mentre gli altri, poiché sono il Male, non possono nemmeno farsi, in base a un processo alle intenzioni, il nucleare civile, esaspera le opinioni pubbliche musulmane e arabe e favorisce, anzi, bisogna pur ammetterlo, dà buone ragioni, al loro integralismo ed estremismo. Probabilmente la vicenda delle vignette blasfeme sarebbe passata quasi inosservata se non si fosse inserita in questo contesto di arroganza occidentale. Dove vogliono arrivare gli occidentali, e in particolare gli americani, con questa politica tremendamente aggressiva? Prima c'è stato l'Iraq, accusato di possedere "armi di distruzione di massa che proprio l'Occidente gli aveva fornito perché potesse ammazzare meglio sciiti e curdi ma che non aveva più. E l'abbiamo attaccato, invaso, bombardato, occupato e, con elezioni ampiamente falsate dalla presenza di 160mila soldati stranieri, vi abbiamo messo un governo da noi controllato. Adesso nel mirino c'è l'Iran che non possiede alcuna "arma di distruzione di massa", ma che potrebbe averla in futuro. È la teoria della "guerra preventiva" di George W. Bush che significa in realtà guerra permanente contro chiunque non adempia i desiderata dell'Occidente e per scatenare la quale basta il semplice sospetto. Fanno accapponare la pelle le dichiarazioni di Marvin Cetron, consulente della Cia e dell'Fbi, che esplicitano le intenzioni dell'Amministrazione Bush: "Prevedo un attacco militare internazionale a Teheran entro qualche anno, bisogna bombardare Teheran. Un attacco non unilaterale, da parte solo di Usa o Israele, ma multilaterale, una coalizione con membri europei. E non breve e solo a titolo dimostrativo". L'unica alternativa che mr. Cetron concede è un cambio di regime a Teheran: "Come gli iraniani insorsero contro la Scià nel 1979 così potrebbero insorgere contro i fanatici religiosi che li governano. I governanti iraniani hanno enormi problemi, dalla gestione dei giovani in fermento alla povertà... Non bisogna esitare a favorire un cambiamento di regime se necessario con finanziamenti o con azioni clandestine" (Intervista al Corriere della Sera, 5/2/2006). Insomma un bel colpo di stato, nella peggiore tradizione americana. Mr. Cetron, anche se si dice reduce da una visita nei Paesi islamici, dimostra di non conoscere la realtà iraniana. Quelli contro cui gli iraniani dovrebbero ribellarsi, come nel 1979, sono esattamente gli eredi della rivoluzione khomeinista. E quindi questa volta non si tratta di abbattere un feroce dittatore, come lo Scia, sostenuto, oltre che dagli americani, da una sottilissima striscia di borghesia iraniana iper ricca, che rappresentava meno del 2% della popolazione, ma di abbattere un governo che, come hanno dimostrato le elezioni, gode di un vastissimo appoggio popolare. E sarebbe bene smetterla con la fola, con l'"illusion", con la fiaba che amiamo raccontarci in occidente che i giovani sono contro questo regime. Giovani e giovanissimi erano i pasadaran che sostenevano Khomeini e giovani e giovanissimi sono gli iraniani che appoggiano Amhadinejad, visto che in quel Paese due abitanti su tre hanno meno di trent'anni e Amhadinejad ha vinto le elezioni. Ma, a parte questo, è terrificante ciò che sta uscendo fuori dal "vizio oscuro" dell'Occidente. Un consigliere di Bush dichiara apertamente, tranquillamente, che bisogna bombardare l'Iran o organizzarvi un colpo di Stato, Donald Ramsfeld, ministro della Difesa americano, afferma che l'Iran è "il primo Stato del mondo sponsor del terrorismo", senza avere lo straccio di una prova, Angela Merkel, con una coda di paglia lunga qualche chilometro, paragona l'Iran, che finora non ha mai aggredito nessuno ma semmai è stato aggredito, da Saddam Hussein, col nostro determinante appoggio dopo il 1985, alla Germania nazista; Chirac minaccia di utilizzare la "force de frappe" nucleare francese contro l'Iran mentre i missili israeliani sono costantemente puntati contro quel Paese. E allora non bastano alcuni estremismi puramente verbali del presidente iraniano Amhadinejad per fare il gioco delle tre tavolette, per scambiare l'aggredito con l'aggressore e per mistificare su chi è che oggi sta veramente mettendo in pericolo la pace nel mondo, disposto a tutto, a bombardare, a innescare colpi di Stato e a usare persino la bombe atomica contro un Paese che non ce l'ha ma per il quale basta solo il sospetto che abbia l'intenzione di farsela per legittimare ogni violazione del diritto internazionale, ogni sordidezza, ogni violenza, anche la più estrema. Chi sono, allora, gli "Stati canaglia"?
  17. Mirgal

    entrare nei GIS

    Non credo proprio che per i mafiosi sia cambiato qualcosa. Al max l'esercito può avere infastidito la microcriminalità e ha permesso di impiegare forze di polizia in compiti più produttivi che la sorveglianza di obbiettivi sensibili.
  18. Mirgal

    M16 - M4

    I "vecchi ed obsoleti M14" sono usati anche oggigiorno in Iraq dalle SOF USA. Ci sono delle foto che se ritrovo, posterò volentieri :-)
  19. Mirgal

    Quali sono?

    Anche perchè tanto arriva prima la pallottola e poi senti il rumore dello sparo, ma a quel punto ti serve a poco
  20. Tornando sul discorso relativo all'usura, è possibile che la deformazione dei pannelli causata dalle ore di volo (che è abbastanza evidente in tutti i velivoli) incida, e se si, in quale misura, sulle caratteristiche stealth? Insisto su questo perchè ho notato che poni molto importanza sull'accoppiamento delle superfici. Questo può essere buono a macchina nuova, ma con l'uso inevitabilmente si deteriora, almeno utilizzando i pannelli in alluminio. Bisognerebbe conoscere anche il metodo di accoppiamento utilizzato, ma penso sia abbastanza classificato
  21. Interessantissima la tabella pubblicata. Aggiungerei qualche cosa che -premetto- potrebbe pure essere non corretta: 1) oltre che alla riflettività radar il rilevamento si potrebbe basare sull'energia termica emessa (in fondo un aereo a velocità prossime a quelle del suono si scalda parecchio per attrito, per non parlare dei motori) e anche sull'energia elettromagnetica (di elettronica a bordo ce n'è tanta, qualche emissione spuria ci sarà senz'altro, per non parlare delle emissioni radio, radar e datalink). Magari combinando insieme tutti questi fattori si accresce la probabilità di avere una traccia utilizzabile. 2) con l'uso e l'usura la RCS cresce: ho visto delle foto di un F117 (vecchio, la tecnologia utilizzata dagli F22 sarà certamente più avanzata) i cui pannelli erano decisamente deformati per l'usura.
  22. Gianni, all'inizio della discussione sei stato tu a parlare di 20 nodi. Quando si discuteva dei tempi di reazione possibili in caso di attacco. Lo so bene che a 10km di distanza non senti un som che sta andando a 3 nodi. Neppure un Alfa Mandare un ping serve proprio a farci sentire, se un LosAngeles urta un Sauro lo spacca in 2. Evidentemente ci siamo capiti male. Che gli USA siano all'avanguardia non mi stupisce, visto che spendono per la difesa tanto quanto tutti gli altri paesi del mondo messi assieme; anzi, sarei stupito del contrario!
  23. Ti posso assicurare che gli idrofoni dei sommergibili italiani hanno sentito più volte Los Angeles a km di distanza. Tanto è vero che li pingavamo per farci "vedere" ed evitare rischi di collisione. P.S. Si, sono stato in marina, e no, non ero imbarcato nei sommergibili. Però per incarico svolto sono venuto a conoscenza di episodi del genere.
  24. Ammettiamo che ci siano due som a 10km di distanza. Il primo lancia un Mk48; l'Mk48 va a 50 nodi, 25 metri al secondo circa. Per coprire i 10000 metri ci metterebbe circa 6 minuti e 40 secondi. Il lancio non può essere effettuato a 20 nodi, a quella velocità le prestazioni dei sonar passivi sono enormemente degradate, difficile che si possa avere una buona traccia sopra i 10-12 nodi. Il sommergibile bersaglio si acorge del lancio, usa il sonar attivo a piena potenza e ottiene in una 15ina di secondi la soluzione di tiro e lancia uno Shkval che raggiungerebbe il bersaglio in circa 80-90 secondi, o forse anche in 60. Nessuno conosce con precisione la velocità max di questi razzi. Il comandante del sommergibile che ha lanciato l'MK48 cosa potrebbe fare? Secondo me chiuderebbe il portello di lancio tranciando il cavo di guida e cercherebbe di accelerare virando di 90° per allontanarsi il più possibile dalla minaccia. In questo modo l'MK48 dovrebbe fare affidamento solo sui suoi sensori per inseguire e colpire il bersaglio. Nel frattempo anche il comandante del secondo sub avrebbe effettuato delle manovre evasive (avendo molto più tempo per allontanarsi dalla zona di pericolo). E probabilmente nell'eventualità di un secondo ingaggio si troverebbe in una situazione tattica più vantaggiosa.
  25. Secondo me in 90 secondi un sommergibile non può fare chissà quali manovre evasive. Tu che intendi?
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