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Rick86

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  1. Grazie ad Ebonsi (di PdD) e a En, posso postarvi questo piccolo e significativo specchietto. Voce (distribuzione % bilanci della sola funzione difesa) / Italia / Media Sud America / Valori normali Personale: 66,71 / 70,18 / 40 Esercizio: 13,17 / 14,23 / 30 Investimento: 20,12 / 9,81 / 30 EDIT: e stiamo parlando del 2009; nei due anni successivi i tagli aumenteranno. Il meccanismo tremontiano è a scalare, ogni anno i tagli aumentano.
  2. Proporre di incontrarci alla giornata azzurra è un'idea che è 6 mesi che mi gira per la testa. Non l'avevo proposta per la GA 2008 perchè non ero in Italia, ma per il 2009, sopratutto se ci organizziamo con anticipo, la cosa potrebbe essere fattibile. Per tutti quelli del Nord e per i toscani, ci si potrebbe beccare a Bologna e poi andare giù tutti insieme su un Eurostar; se facciamo un bel gruppo i biglietti sono molto scontati. Io l'ho buttata li, voi pensateci poi ad Aprile, quando la GA 2009 si avvicina, aprirò un topic con la proposta.
  3. Invece Ghost Force (sulle Falkland tema a me molto caro) mi è piaciuto molto anche se le imprecisioni sono un'infinità (i Daring armati con i Sea Dart, le nuove PA inglesi con i Typhoon navalizzati, ecc.). Però il fatto che, senza FA2, gli inglesi non sono in grado di difendere le loro PA è incontrovertibile
  4. ..... senza parole...... Cronache da un paese civile (Svezia ): ci era finito il pallone lontano e, senza neanche star li a pensarci, avevo chiesto (in inglese) ad un bambino (svedese) se poteva passarmi il pallone. Lui (avrà avuto 10 anni) mi ha risposto nella stessa lingua e me lo ha dato. Ora io ho un fratello circa della stessa età (10 anni); ha fatto inglese dalla prima elementare eppure è già tanto se mi sa dire come si chiama.
  5. Una chicca dalla rivista marittima sull'attuale stato delle forze strategiche russe LA RUSSIA E LE FORZE STRATEGICHE In molti stanno ormai parlando di risveglio dell’Orso russo. La cosa certa è che la Russia sta rafforzando le proprie forze strategiche. Obiettivo: mantenere l’equilibrio in questo campo con gli Stati Uniti di Pietro Batacchi In Occidente ha destato un certo scalpore il discorso sullo stato della Federazione tenuto dal presidente russo Putin il 10 maggio scorso. Putin ha messo chiaramente l’accento sul potenziamento delle forze strategiche e della componente nucleare, quasi a voler ricordare al mondo il rango di grande potenza appartenente, per diritto storico, alla Russia. Del resto l’uomo forte di Mosca non ha fatto altro che ufficializzare un processo in corso ormai da qualche anno. Il potenziamento e la modernizzazione dell’arsenale nucleare è al centro di questo processo, soprattutto in termini finanziari. Tutte le altre questioni sul tavolo, dalla professionalizzazione delle FF.AA, alla modernizzazione dei sistemi d’arma convenzionali, vengono messe in secondo piano rispetto a quella che è la vera priorità strategica della Russia: il rafforzamento delle forze strategiche. Non c’è dubbio, infatti, che il mantenimento dello status di grande potenza della Russia passi da qui e dal mantenimento dell’equilibrio strategico con gli Stati Uniti. Finché questo equilibrio resterà tale, ovvero finché la Russia manterrà la capacità di cancellare dalla faccia della terra intere città americane, la Russia potrà essere considerata a tutti gli effetti una grande potenza. A questo punto diventa fondamentale capire quali siano l’effettivo peso strategico della Russia e l’effettivo significato delle parole del Presidente russo. Lo scudo anti missile e la reazione russa: la fine del disarmo Al di là delle dichiarazioni ufficiali, Mosca non è sembrata poi così dispiaciuta dalla decisione americana di uscita unilaterale dal trattato ABM (Anti Ballistic Missile), anzi. Fingendo di non capire il vero significato dello «scudo di Bush», ovvero quello di strumento per la protezione contro attacchi missilistici limitati da parte di qualche «rogue state», la Russia ha approfittato dell’uscita americana dall’ABM per evitare di rispettare gli obblighi del trattato START II (in particolare quello riguardante l’eliminazione degli ICBM a testata multipla) e mantenere il proprio arsenale sui livelli qualitativi dello START I. Non per niente quando, il 13 dicembre 2001, Bush ha annunciato il ritiro degli Stati Unti dall’ABM entro sei mesi, la Russia ha risposto dichiarandosi non più vincolata al rispetto degli impegni presi con lo START II. In questo modo entrambi gli attori hanno ottenuto i propri obiettivi: gli Stati Uniti la costruzione di un sistema anti-missile e la Russia il mantenimento del proprio arsenale di missili balistici intercontinentali a testata multipla contro i quali, lo scudo americano, sarebbe del tutto inefficace. Il tutto in barba al trattato START II, trattato che, firmato il 3 gennaio 1993, avrebbe dovuto ridurre ulteriormente il numero di testate a disposizione dei due attori, ma soprattutto portare alla neutralizzazione di tutti gli ICBM a testata multipla (gli SLBM a testata multipla potevano essere mantenuti per un numero totale di testate impiegabili su SLBM di 1.700/1.750 così come un certo numero di ICBM a testata singola). A questo punto la strada del disarmo e della riduzione degli armamenti, costruita faticosamente negli ultimi dieci anni, poteva dirsi definitivamente interrotta. Il SORT (Strategic Offensive Reductions Treaty), firmato a Mosca il 24 maggio 2002, certificava questa situazione e ribaltava del tutto i criteri seguiti fino ad allora nei trattati di riduzione degli armamenti. Il SORT si limitava a fotografare l’esistente e non imponeva alle parti obblighi specifici. A differenza dello START I, non prevedeva la riduzione dei velivoli di rilascio, tralasciava ogni sistema di verifiche e, in aperta discontinuità rispetto allo START II, consentiva lo schieramento di ICBM a testata multipla. L’unica prescrizione riguardava un tetto massimo di 1.700/2.200 «testate nucleari strategiche» che le due potenze avrebbero dovuto raggiungere entro il 31 dicembre 2012. A questo punto Mosca poteva mettere mano alla propria flotta di missili balistici intercontinentali. Gli ICBM Con la disattivazione della divisione di Kostroma il dicembre scorso, un totale di 15 SS-24 basati su sistema di lancio su rotaia, la Strategic Rocket Force, branca sparita dalle forze armate subordinata direttamente allo Stato Maggiore, dispone oggi di quattro tipi di ICBM operativi: «SS-27», «SS-18», «SS-19» e «SS-25». Gli «SS-27» («Topol-M») sono gli ICBM più moderni presenti nell’arsenale russo. Dei missili è operativa dal 1997 la versione lanciabile dall’interno dei silos corazzati e il 16 dicembre scorso è stato completato il dispiegamento del quinto reggimento. Il reggimento è parte del complesso di Tatishchevo, nella regione di Saratov, che adesso include 42 «Topol-M». Entro la fine di quest’anno dovrebbero essere rischierati altri sei «Topol-M»: i fondi necessari sono stati stanziati dal bilancio federale 2006. Sempre entro alla fine di quest’anno dovrebbero entrare in servizio anche tre «Topol-M1», ovvero la versione del missile basata su lanciatore mobile. Questi primi tre missili, da rischierare a Teykovo, vicino Mosca, dovrebbero essere seguiti da altri sei «M1» il prossimo anno. L’«SS-27» è stato sviluppato subito dopo il crollo dell’Unione Sovietica ed è il primo ICBM interamente «russo»: ha un peso di 47,200 tonnellate, una lunghezza di 21,9 metri ed una larghezza massima di 1,9 metri. Si tratta di un ICBM tri-stadio a propellente solido con una testata singola da 550 kilotoni. Il missile utilizza un sistema di guida inerziale in abbinamento ad un sistema satellitare con ricevitore GLOSNASS ed è accreditato di una gittata nell’ordine dei 10.000/11.000 km. La caratteristica che fa dei «Topol-M» un’arma particolarmente insidiosa è l’ elevata capacità di penetrazione delle difese ABM (Anti Ballistic Missile) nemiche. Nella fase di rientro, infatti, il missile è in grado di mantenere un profilo altamente manovrante per minimizzare la probabilità di intercetto e ha inoltre un payload piuttosto consistente in termini di decoys e contromisure. L’«SS-27» è stato appositamente progettato per resistere alle detonazioni nucleari entro un raggio di soli 500 metri (contro i 10 km entro i quali un ICBM «normale» poteva essere neutralizzato da una detonazione nucleare), visto che la testata è stata «indurita» e protetta contro radiazioni ed ogni possibile interferenza elettromagnetica. Il requisito è stato ulteriormente «appesantito» in termini operativi dalla capacità che il missile ha di resistere all’intercettazione nello spazio da parte di un eventuale cannone laser. Il «Topol-M» è accreditato di un CEP nell’ordine dei 350 metri, comunque superiore a quello dell’ultima versione dell’ «SS-18», ovvero l’«R-36M2» (che ha un CEP di 250 metri). Come accennato, il Topol-M ha una testata singola, ma il suo design è tale che può essere facilmente riconfigurato per essere armato con un massimo di sei veicoli di rientro indipendenti. In questo caso, però, per far posto alle altre testate è necessario rinunciare alle protezioni e ai decoys, cosa che farebbe perdere al missile gran parte della sua capacità di penetrazione. Tuttavia diverse indiscrezioni filtrate sulla stampa russa stanno accreditando l’ipotesi secondo la quale i «Topol-M» potrebbero essere effettivamente portati a configurazione MIRV. In particolare Mosca starebbe aspettando il 2009, data in cui cesserà l’effettività dello START I, che proibiva lo sviluppo e la costruzione di nuovi ICBM a testata multipla, per aumentare il payload dei «Topol-M» (l’aumento delle testate, o degli stadi, di un ICBM viene considerato a tutti gli effetti dal trattato come la costruzione di un nuovo ICBM). Parallelamente agli sforzi di introduzione di nuovi sistemi strategici continua lo sforzo di smantellamento e modernizzazione dei sistemi più obsoleti. Attualmente sono operativi oltre 70 «SS-18» in due versioni, «R-36MU» e «R-36M2». La prima versione è entrata in servizio tra il 1979 e il 1983 e la seconda tra il 1988 e il 1992. L’«SS-18» è un bistadio a propellente liquido in grado di portare fino a 10 testate. Entro il 2008 verranno ritirati dal servizio tutti gli «R-36MU» mentre i più moderni «R-36M2» verranno sottoposti ad un programma di modernizzazione che mira ad estenderne la vita utile operativa ben oltre il 2020. Un destino per certi aspetti simile toccherà anche ad «SS-19» e «SS-25» («Topol»). I primi, dispiegati tra il 1979 ed il 1984, sono attualmente in servizio in 126 unità. Entro il 2009 gran parte di questi missili saranno ritirati dal servizio e in linea ne dovrebbero restare non più di 30/40. Anche in questo caso si tratta di missili che verranno sottoposti a programma di upgrade (gli «SS-19» modernizzati dovrebbero restare in servizio fino al 2030). Del resto si tratta di un ICBM ancora in buone condizioni operative il cui ultimo test risale all’ottobre scorso. Il concetto e il progetto del missile sono simili a quelli dell’«SS-18», rispetto a quest’ultimo l’«SS-19» ha tuttavia un payload minore, sei MIRV contro dieci. Gli SS-25 rappresentano un’altra delle eredità dell’URSS. Entrati in servizio tra il 1985 e il 1992, sono ICBM a tre stadi a propellente solido equipaggiati con una sola testata e basati su un lanciatore mobile. Le fonti parlano di 270 «Topol» ancora operativi. Secondo i piani del Comando delle Forze Strategiche gli «SS-25» dovranno progressivamente lasciare il posto ai «Topol-M1», tuttavia una parte di questi missili, non c’è certezza sui numeri, dovrebbero restare in servizio fino al 2018. Del resto un test condotto alla fine dello scorso novembre ha confermato il buono status operativo degli «SS-25» dando buone indicazioni sull’affidabilità operativa dei missili anche oltre lo spirare della loro vita di servizio programmata. La componente strategica subacquea Il deterrente subacqueo, al pari della stessa flotta di superficie e delle altre componenti subacquee, si è notevolmente ridimensionato dopo il crollo dell’URSS. Siamo lontani anni luce dai fasti e dai numeri della Guerra Fredda quando gli SSBN si contavano letteralmente a decine e Mosca eccelleva nel progetto e nella produzione di sommergibili nucleari (e non solo). Quel che resta sono oggi 12 SSBN: sei classe «Delta IV» e sei classe «Delta III» (per fare un esempio l’US Navy dispone di 14 SSBN classe «Ohio»). Dei primi, tre sono in servizio con il 12° Squadrone della Flotta del Nord ed altri tre sono attualmente sottoposti ai lavori di ricondizionamento. Uno di questi, il Tula, che ha già completato l’overhaul, dovrebbe riguadagnare la flotta a breve. I Delta III sono in servizio in quattro unità con il 16° Squadrone della Flotta del Pacifico e in due unità con la Flotta del Nord. I sommergibili verranno progressivamente ritirati dal servizio e rimpiazzati con i nuovi SSBN classe Borei. Su due Delta III sono già iniziati i lavori del passaggio dell’unitò in riserva. Dei sei SSBN classe «Tifone», soltanto il Dmitriy Donskoy resta al momento in servizio. Per essere più precisi, il battello, dopo un’interminabile manutenzione durata 12 anni nei cantieri di Seymash, è tornato a operare come piattaforma per la qualifica degli SLBM «Bulava». Tuttavia difficilmente il Donskoy potrà nel prossimo futuro essere armato con i nuovi missili e tornare così a svolgere il suo effettivo ruolo operativo. In questo settore gran parte degli sforzi economici e finanziari sono concentrati sulla costruzione dei nuovi sommergibili strategici classe «Borei» e sul nuovo missile intercontinentale lanciabile da sommergibile «Bulava». Per quanto riguarda i «Borei», il taglio della chiglia del primo battello, lo Yuri Dolgorukiy, è avvenuto nel 1996. Il sommergibile è stato più volte sottoposto a mofifiche del progetto originario a causa del fallimento della campagna di qualifica del missile che avrebbe dovuto armarlo, l’SLBM «SS-N-28», ed è stato di conseguenza riconfigurato per essere equipaggiato con gli ancor più nuovi SLBM «Bulava» (i «Borei» dovrebbero essere equipaggiati con 12 SLBM «Bulava»). Attualmente il battello sta conducendole prove in mare e dovrebbe essere operativo con la flotta il prossimo anno. La costruzione del secondo battello, Alexandr Nevskiy, è iniziata nel marzo di due anni fa, con consegna prevista non prima del 2008, mentre il terzo battello, la cui costruzione è iniziata proprio di recente, non sarà disponibile prima del 2010 o più ragionevolmente nel 2012. Compatibilmente con le risorse di bilancio, la Russia ha pianificato di acquisire un secondo lotto di tre battelli. Come detto, i «Borey» sono armati con il nuovo missile balistico intercontinentale Bulava («SS-NX-30»), ovvero la versione SLBM del «Topol-M». Il missile sta attualmente conducendo le qualifiche e non dovrebbe essere operativo prima della fine del prossimo anno o più probabilmente nel 2008. Il 27 settembre scorso è stato condotto un primo test su un prototipo in scala reale. Il test è stato effettuato dal Dmitry Donskoy e doveva in particolare validare i meccanismi di espulsione del missile dai pozzi di lancio e la sua traiettoria in acqua. Un secondo test ha avuto luogo il 21 dicembre. Entrambi i tiri di qualifica sono stati condotti con la piattaforma di lancio in navigazione nel Mar Bianco ed i missili hanno colpito il proprio bersaglio nel poligono di Kura all’interno della penisola della Kamchatka. Il missile ricalca gran parte delle specifiche tecniche del «Topol-M» sebbene abbia una gittata inferiore compresa tra gli 8.000 ed i 10.000 km. Il Bulava ha tre stadi propulsi con combustibile solido e può trasportare un certo numero di testate, tra sei e dieci, grazie ad una configurazione estremamente flessibile Il missile è lungo 38 piedi e pesa approssimativamente 36,7 libre, 7,71 libre in meno di un «SS-N-23» (per avere un’idea un «Trident II D5» di un «Ohio» americano pesa 57,6 libre). L’aviazione strategica Ad oggi, la componente strategica dell’Aeronautica russa è composta da 78 bombardieri: 14 «Tu-160 Blackjack», 32 «Tu-95 MS6» e 32 «Tu-95 MS16». Di qui ai prossimi cinque anni questi numeri non dovrebbero subire significative variazioni. Difatti, man mano che entreranno in servizio i «Tu-160», la cui produzione di serie è stata riattivata nel 2004, lasceranno il servizio i «Tu-95 MS16» (al proposito Cina ed India hanno già manifestato più di un interesse per questi velivoli). Fino allo scorso anno era difficile immaginare che i «Tu-160» potessero uscire dalle linee ad un rateo superiore ai due velivoli l’anno. Tuttavia l’aumento di fondi per le forze strategiche, evidenziato sin dall’esercizio in corso, potrebbe portare anche ad un incremento. Quel che è certo è che la Russia sta continuando ad aggiornare l’avionica e le comunicazioni dei «Tu-160» e li sta modificando in alcune componenti per consentirne l’operatività anche con armamento convenzionale. Bisogna ricordare che tutti e tre i tipi di bombardieri sono equipaggiati con il missile nucleare da crociera «Kh-55» (tranne il «Blackjack» armato con la versione a più lunga gittata «Kh-55SM»). Tuttavia, già da oltre un anno, è disponibile una versione convenzionale del missile, «Kh-555», che è andata ad equipaggiare proprio i «Tu-160». In questo modo la Russia, al pari degli Stati Uniti , potrà disporre di uno strumento strategico a lungo raggio convenzionale, utilizzabile anche per contingenze di teatro. Parallelamente la Russia sta sviluppando un nuovo missile da crociera per sostituire i «Kh-55». Il missile sarà disponibile, non prima del prossimo anno, in due versioni: «Kh-101», convenzionale, e «Kh-102», nucleare. -------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- -------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- -------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- Altro articolo (medesima fonte) sul Bulava Nel 1986 al KB (1) (Uffico progetti) «Accademico V.P. Makèjev» con sede a città di Miàss (Regione di Celjàbinsk) fu assegnato il compito di creare un nuovo mìssile intercontinentale a combustìbile solido denominato «Bark» per i sommergìbili nucleari della quarta generazione (classe «Borej» o Progetto 955) (2), alla cui progettazione si stava pensando in quel momento. Bisogna precisare che per la Marina il KB «Makèjev» disimpegna lo stesso ruolo come quello del MIT per le FMDS. Esso dispone perciò di impianti adeguati. Per esempio esiste un laboratorio speciale con gigantesco bacino dove possono essere sperimentati anche lanci subacquei di mìssili. Il lavoro iniziò nel momento in cui l’industria sovietica stava entrando in una profonda crisi economica e, successivamente, di grave turbolenze politiche. Le risorse finanziarie assegnate al progetto risultavano sempre insufficienti. Quando l’Unione Sovietica si dissolse un buon numero di stabilimenti industriali che producevano il 60 % dei componenti del «Bark», rimasero fuori della Federazione Russa. A causa di queste circostanze i lavori avanzavano molto lentamente; il primo lancio fu realizzato appena nel 1994, cioè otto anni dopo l’inizio del progetto. Furono effettuati in totale solo tre lanci tutti falliti, l’ultimo nel 1997 e il progetto perciò fu abbandonato. Quasi contemporaneamente veniva presa in considerazione una proposta del MIT intesa alla realizzazione di un sistema unificato di missili terrestre e navale che consentisse di risparmiare delle risorse e abbreviare i tempi di progettazione e produzione. La proposta fu ritenuta accettabile e per la sua realizzazione si decise formare una rete di cooperaziòne tecnologica e industriale in cui entrarono, fra le altre unità, il MIT e lo stabilimento meccanico nella città di Vòtkinsk (Repubblica Autonoma di Mordovia). Su proposta dell’allora ministro della Difesa, maresciallo Igor Sergèjev (già comandante in capo delle FMDS), il Consiglio di Sicurezza decise di sospendere i lavori sul progetto «Bark» e di affidare la creazione del nuovo missile navale al MIT. Così l’istituto diretto da Yurij Solomonov è diventato responsabile della realizzazione sia del missile terrestre «Topol-M» (3) che di quello navale «Bulavà Il progetto iniziale del «Bulavà» fu presentato e approvato nella prima metà del 2000 e il 23 settembre 2004 fu effettuato il primo lancio di prova nel quale ha funzionato solo il sistema automatico di lancio del sommergìbile mentre il missile era rappresentato da un simulacro sagomato e delle stesse misure di quello vero. Mediante un accumulatore di pressione il modello è stato lanciato a una altezza di 30-40 m, quando avrebbe dovuto essere avviato il motore del primo stadio del missile. Siccome il primo sommergìbile della suaccennata quarta generazione, destinatario del nuovo missile, si trovava (e si trova ancora) in fase di costruzione, il primo collaudo, come quelli successivi, furono eseguiti nelle acque del Mare Bianco, dal bordo del sottomarino Dmìtrij Donskoj, appartenente, secondo la denominazione della NATO, alla classe «Typhoon». La prima prova reale fu effettuata il 27 settembre 2005, con il sommergibile Dmìtrij Donskoj in navigazione in superficie. Lanciato alle 17.20 (ora di Mosca), in soli 23 minuti «Bulavà» ha percorso la distanza di più di 11.000 km fino al polìgono Kura nella penìsola di Kamciatka e le sue testate hanno colpito i bersagli assegnati. È riuscito pure il lancio successivo, eseguito il 21 dicembre 2005. Questa volta il Dmìtrij Donskoj navigava in immersione e la prova è stata effettuata senza che il battello si fermasse. Il programma delle prove, comprendente una decina di lanci in totale, deve concludersi nel 2007 e nello stesso anno «Bulavà» dovrebbe entrare in dotazione alla Marina. Così il processo di realizzazione del nuovo mìssile sarà completato in soli 7 anni, un primato mai raggiunto neppure nell’epoca sovietica Un missile invulnerabile Nella classificazione della NATO questo missile russo porta il codice «SS-NX-30». In Russia esso viene menzionato come «P-30», «Bulavà-30», «Bulavà-M» e «Bulavà-47». La sigla ufficiale per uso nei negoziati internazionali è «PCM-56» (4). «Bulavà» (5) significa «mazza» che è un arma bianca, composta da manico di legno o metallo di 50-80 cm di lunghezza, terminante con una pesante testa metallica che abitualmente ha delle spine o altri elementi pungenti. È stata più diffusa all’Est dove si trovava in dotazione agli eserciti durante il periodo dal XIII al XVII secolo. Armato con bulavà un guerriero fìsicamente robusto era capace di uccidere con un sol colpo il suo avversario, persino se era provvisto di elmetto protettivo. Più tardi la bulavà veniva usata in Polonia, Turchia e fra i cosacchi di Ukraina quale simbolo del potere dei comandanti militari, come una specie di scettro. A differenza dei precedenti missili navali sovietici in dotazione a sommergibili, il «Bulavà» può essere lanciato da tubi di lancio orizzontali. Il battello può navigare in immersione, senza che sia necessario fermarsi. Tale metodo è da tempo usato dai sottomarini missilistici americani. Ma non è questa la novità più rilevante. L’aspetto principale è la capacità di «Bulavà» di superare qualunque sistema di difesa antimissilisica. Ciò è stato sottolineato anche dal presidente Vladìmir Putin. Nel corso della conferenza stampa annuale avvenuta a Mosca il 31 gennaio 2006, rispondendo alla domanda di un giornalista della televisione francese TF-1, ha detto: «Questi sono complessi (missilistici - nda) molto seri che (...) in termini più espliciti non sono una risposta al sistema di difesa antimissilistica; per i «Bulavà» è indifferente se esiste o meno tale sistema, poiché essi volano a velocità ipersonica e possono cambiare la traiettoria sia in direzione che in altezza». Secondo Putin tali complessi missilistici sono in corso di realizzazione, ma è poco probabile che appaiano nelle forze armate di altri Paesi prima che in Russia (6). Il Presidente russo non ha parlato di alcun modello, ma tutti gli esperti sono unanimi che le sue parole si riferivano al «Bulavà» e al «Topol-M». L’unificazione del progetto del terrestre «Topol-M» e del navale «Bulavà» (le loro masse son leggermente diverse; 46 t per «Topol-M» e 37 t per «Bulavà») ha consentito, come ha spiegato lo stesso Yurij Solomonov, di applicare tecnologie adatte per entrambi i missili. Queste riguardano, innanzitutto, i sistemi motori e le ogive nucleari. Il missile «Bulavà» è a tre stadi. I primi due hanno motori a combustìbile solido, mentre il terzo funziona a combustìbile liquido. I motori a combustìbile solido sono più sicuri ed ecologici, mentre quelli a combustìbile liquido sono in grado di attribuire al missile la supermanovrabilità necessaria per il superamento dello «scudo protettivo» del potenziale avversario, cioè il suo sistema di difesa antimissilistica. È noto che i missili balistici sono più vulnerabili nella fase immediatamente dopo il lancio quando essi non hanno ancora raggiunto la velocità di crociera. Per il «Bulavà», gli esperti russi affermano, senza riportare particolari tecnici, che il motore a combustibile solido è in grado di attribuire immediatamente dopo il lancio tale velocità al missile che rende la sua intercettazione e distruzione praticamente impossibile. E ciò è ancora meno possibile nei successivi tratti della traiettoria. Sia «Bulavà» che «Topol-M» sono muniti di decine di piccoli motori ausiliari che consentono una elevata manovrabilità lungo tutto la loro traiettoria. Pertanto alcuni analisti chiamano questa traiettoria «quasi balistica». Per di più, entrambi i missili possono lanciare, assieme alle testate vere, dei bersagli «falsi», destinati a ingannare i radar del sistema antimissilistico dell’avversario. Grazie a tutte queste accorgimenti, secondo quanto pubblicato sulla stampa russa, il nuovo missile navale «Bulavà» e il suo «fratello» terrestre «Tòpol-M» sono praticamente invulnerabili da qualunque sistema antimissilistico. I dati sulla velocità non sono ufficialmente annunciati, ma i risultati dei primi lanci sperimentali (più di 11.000 km in 23 minuti) danno una idea abbastanza precisa della velocità media. Questi lanci superano anche la gittata di 8.000 km ufficialmente annunciata. Le testate, a puntamento individuale, sono sei, sebbene alcuni Autori parlino di otto o dìeci. Anche le testate potranno, una volta staccatesi dal corpo del missile, volare a velocità ipersonica e manovrare in rotta e in altezza. I nuovi sommergibili I missili «Bulavà» saranno dati in dotazione, innanzitutto, ai sommergibili della IV generazione. In Russia questa nuova serie è chiamata classe «Borej» o Progetto 955. Per il momento di essa sono previste tre unità, ma alcuni osservatori russi non escludono la probabilità di che il loro numero salga a sei, se verranno assegnate le risorse finanziarie. Alla fine del 2006 verrà varato il primo sottomarino di nome Yùrij Dolgorùkij che nel 2007 sarà seguito da Aleksandr Nèvskij e nel 2010 a loro si affiancherà il terzo Vladìmir Monomach, impostato il 19 marzo 2006. Questi tre battelli portano nomi di noti personaggi storici che suscitano nei russi sentimenti di orgoglio patriottico (7). Tutte le unità vengono costruite nei cantieri navali di Severodvinsk, una città sul Mare Bianco, dove si trova anche la principale base navale della Flotta del Nord. La costruzione del sommergibile Yùrij Dolgorùkij iniziò il 2 novembre 1996, alla presenza del sindaco di Mosca (8) Yùrij Luzhkov, il battello doveva entrare in servizio all’inizio del XXI secolo. Il ritardo è dovuto agli stessi problemi che hanno afflitto il già menzionato missile navale «Bark». La fine del progetto del «Bark» e la sua sostituzione con il «Bulavà» ha reso necessaria la trasformazione di alcuni componenti dell’impianto di lancio che erano già montati. Delle caratteristiche operative e tecniche di questi sommergibili si sanno tuttavia poche cose. È noto che Yùrij Dolgorùkij e gli altri battelli avranno una stazza di 14.720/24.000 t. La lunghezza è di 170 m e la larghezza 13,5 m. La profondità massima d’immersione sarà 450 m. Il battello avrà una autonomia di circa 100 giorni. L’equipaggio di ogni unità della classe «Borej» sara composto da 107 uomini. Oltre i 12 missili strategici «Bulavà», i sommergibili avranno in dotazione anche lanciasiluri e complessi di missili antiaerei per autodifesa. Fra le caratteristiche più rilevanti viene sottolineata la loro silenziosità. Secondo i progettisti questo sarà il sottomarino più silenzioso nel mondo. Con «Bulavà» sarà riarmato anche il sommergibile Dmìtrij Donskoj (9) con il quale furono realizzati i primi lanci del missile. Questa unità è stata sottoposta ad un completo ammodernamento. Dmìtrij Donskoj è l’ultima unità della classe «Akula» («Squalo») o Progetto 941 (classe «Typhoon» secondo la classificazione della NATO), rimasta in dotazione alla Marina. Per poter valutare meglio il grande progresso registrato con i nuovi battelli dotati del missile «Bulavà», è utile fare una breve presentazione retrospettiva di Progetto 941. Le unità di questa serie rappresentavano la risposta sovietica ai sommergibili americani classe «Ohio», dotati di missili a combustibile solido «Trident». Ma l’analogo missile sovietico (SS-N-20 «Sturgeon» secondo la NATO) risultò troppo pesante, 96 t ed era inferiore al «Trident» anche in ciò che riguarda la precisione e la gittata. Per poter assicurare a questo «mostro» missilitico lo spazio necessario a bordo, i progettisti fecero ricorso a una scelta tecnologica molto originale: in pratica il battello classe «Typhoon» è una specie di catamarano a due corpi, fra cui sono dislocati i missili. Così concepito, il sommergibile era troppo costoso e pesante: 49.800 t di stazza in superficie e 28.500 t in immersione. Per il suo azionamento erano necessari due reattori nucleari aventi una potenza complessiva di 100.000 cavalli. Per di più, il sommergibile era molto rumoroso e il sistema per raffreddamento dei reattori era progettato in modo tale che per il sottomarino era impossibile lasciare le fredde acque nordiche . Questo confronto fra le unità delle classi «Akula» e «Borej» e fra i loro missili evidenzia la netta superiorità dei nuovi sommergibili.
  6. Ricordiamoci che gli Israeliani hanno i Patriot
  7. Innanzitutto anch'io sono un fan di Harry Turtledove. Ho letto Invasione e Colonizzazione, se Intruder o qualcun altro conosce dei bei romanzi di questo genere (anche in inglese) mi farebbe un grande piacere a segnalarmeli via MP. Sul 262: l'aereo era di gran lunga superiore a qualsiasi cosa gli alleati potessero far volare, inclusi i due esemplari di preserie dei P-80 usati in Italia. Però, salvo poche eccezioni, la qualità media dei piloti tedeschi nel '44 - '45 era pessima, e anche 1400 262-A non penso avrebbero cambiato di tanto le sorti della guerra; al massimo avrebbero rallentato, forse ma dico forse fermato i bombardamenti diurni (e quindi avrebbero risparmiato alla Germania tante sofferenze e distruzioni) ma la guerra in se era persa. Molto bella invece l'ipotesi dell'ingresso in linea nel '43. Più che sulla difesa dai bombardieri strategici (con i 262 operativi dal '43 non so quanto gli alleati si sarebbero arrischiati a mandare B-17 di giorno e in ogni caso anche i danni alle raffinerie sarebbero stati molto limitati) , i vantaggi sarebbero stati enormi contro i caccia-bombardieri alleati che hanno fatto strage di carri, treni, soldati e cannoni tedeschi fino ad arrivare a paralizzare i movimenti dell'intera Whermacht. Pensate solo ai danni dei Thunderbolt durante la campagna di Normandia. Chi lo sa allora si gli alleati sarebbero forse stati costretti a scegliere tra nuclearizzare Berlino o fare una pace di compromesso con i tedeschi. L'Europa del dopoguerra, in entrambi i casi, sarebbe stata molto diversa da come la conosciamo oggi. Sopratutto perchè i tedeschi stavano sviluppando molte altre cose utili per la difesa aerea, dai SAM ai primi missili A/A a guida infrarossa. Con un po di tempo in più, chi lo sa......
  8. Rick86

    Manovre

    I russi sostengono che il Cobra ha una sua utilità per rompere il contatto radar, sopratutto in caso di un missile BVR. In pratica l'abbassamento della velocità dell'aereo ha un interessante effetto secondario, ovvero rende invisibile ai radar l'aereo per qualche secondo, sufficiente però per far perdere il bersaglio ad un AMRAAM. In pratica tutti i radar si basano sull'effetto doppler (tanto per intenderci, quello della sirena d'ambulanza, il cui rumore cresce mentre si avvicina e decresce mentre si allontana) e, quindi, se l'ambulanza si "fermasse" sarebbe impossibile stabilire la distanza dal bersaglio. Il problema è che, se da un lato la manovra è utile contro un missile a guida radar, dall'altro fa perdere all'aereo moltissima velocità ponendolo poi in svantaggio nel successivo dogfight (per i missili all'infrarosso invece, siamo troppo lontani se ipotizziamo che il russo sta scappando da un AMRAAM).
  9. No Albys, scusami se sono così drastico ma un conto è tagliare a casaccio come stanno facendo Giulio e Ignazio, un conto è predisporre un Libro Bianco (ovvero un documento che stabilisce compiti, obiettivi e composizione delle FF.AA. e. coerentemente, alloca le risorse necessarie). Nel primo caso tutte le FF.AA. vengono distrutte, nel secondo caso ci possono anche essere tagli drammatici (andate a leggervi i tagli francesi o inglesi) ma l'efficienza e l'operatività dello strumento rimangono. Il primo modo di agire contraddistingue gli ignoranti (a meno che la cosa non venga fatta apposta, con l'obiettivo di distruggere uno dei simboli nazionali riconosciuti e rispettati sia al Nord che al Sud), il secondo le persone serie. "con le misure previste a luglio dall’Economia, le Forze Armate si ridurranno a un mero erogatore di stipendi (si veda IlSole-24Ore del 22 agosto) e la diminuzione di capacità operativa sarà così forte da renderle in tre anni «sostanzialmente inutili». EDIT: tremo al fatto che un programma di riordino così cruciale per il destino della Difesa nei prossimi vent'anni venga gestito dagli attuali dilettanti allo sbaraglio
  10. RIFLETTETE PERCHE' POSTO QUI QUESTO ARTICOLO..... LA FINE DEL SECOLO AMERICANO Il nuovo mondo multipolare di Angelo Panebianco Oggi, in tutto il mondo, come è giusto, le preoccupazioni si concentrano sulle conseguenze immediate della crisi finanziaria, sui risparmi, sulle imprese, sul tenore di vita delle persone. Ma la crisi avrà anche potenti riflessi politici, forse cambierà il volto della politica mondiale. Essendo troppi i fattori in gioco, è sempre impossibile prevedere il futuro ma è per lo meno plausibile immaginare che uno degli effetti della crisi sia quello di accelerare una tendenza già in atto: alla ridistribuzione del potere internazionale, al definitivo passaggio dall'unipolarismo (un mondo dominato da una sola superpotenza) al multipolarismo (un mondo spartito tra alcune grandi potenze). Il ridimensionamento degli Stati Uniti, e la conseguente nascita di un mondo multipolare, dovrebbero essere, in questa ipotesi, gli esiti di una doppia crisi. Innanzitutto, una crisi di risorse: gli Stati Uniti, plausibilmente, avranno difficoltà crescenti a reperire le risorse finanziarie necessarie per continuare a svolgere il ruolo di superpotenza globale (per ragioni che ha spiegato, tra gli altri, sul Corriere di martedì, Fareed Zakaria). In secondo luogo, una crisi di modello culturale, con la drastica perdita di appeal in giro per il mondo della «società aperta» (o libera) così come è stata fin qui incarnata dagli Stati Uniti. Chiunque sia il prossimo Presidente degli Stati Uniti, la sua «agenda» sembra già predisposta: oltre ad agire per il superamento della crisi, egli dovrà anche gestire il ripiegamento americano. Da buon patriota, lo farà tentando di rallentare il processo e di diluirne nel tempo le conseguenze. La speranza di un mondo multipolare, senza più gli «arroganti» americani a farla da padroni, accomuna da tempo molti europei e la gran parte del mondo extraoccidentale. Quella speranza sta probabilmente per diventare realtà. Quando la crisi finirà non sarà crollato il capitalismo ma sarà forse al tramonto il «secolo americano ». Gli Stati Uniti resteranno ancora per un certo tempo la più forte potenza militare ma il «gioco » sarà ormai multipolare e il divario con le altre grandi potenze tenderà a ridursi. Ma un mondo siffatto sarà anche più «pacifico» e più «libero»? Penso di no, penso che sarà un mondo più pericoloso ancora di quello che abbiamo conosciuto e nel quale, inoltre, le prospettive della libertà (per milioni di persone) si faranno ancor più precarie di oggi. La pace correrà rischi maggiori. L'esperienza storica suggerisce che un sistema multipolare sia più pericoloso tanto del sistema bipolare (1945-1989, l'età della guerra fredda) quanto di quello unipolare (dal 1989 ad oggi, l'età della superpotenza solitaria) che si sono succeduti dopo la fine della Seconda guerra mondiale. Nel sistema bipolare le due superpotenze si controllavano a vicenda. Diedero così vita a uno stabile equilibrio (del terrore). La principale ragione della stabilità era che non esisteva una terza potenza così forte da poter alterare l'equilibrio alleandosi con l'una o l'altra delle due superpotenze. Nel sistema unipolare, a sua volta, la stabilità dipendeva da uno squilibrio di potenza così accentuato da rendere impossibile per qualunque Stato sfidare militarmente gli Stati Uniti (la sfida all'America venne infatti dal terrorismo, da un gruppo transnazionale, non da un grande Stato). Invece, nei sistemi multipolari, con quattro o cinque grandi potenze, la guerra fra di esse è resa più probabile a causa di quei repentini cambiamenti di alleanze (tipici dei sistemi multipolari) che alterano l'equilibrio delle forze mettendo di volta in volta l'una o l'altra grande potenza sotto scacco. Non è che nel multipolarismo prossimo venturo dovrà per forza scoppiare una guerra fra grandi potenze (grazie al Cielo non ne abbiamo più avuta una dalla Seconda guerra mondiale e speriamo di continuare così). È solo che le probabilità di tale guerra sono maggiori proprio in quel tipo di sistema internazionale. Si aggiunga il rischio protezionismo. Se, come è certo, usciremo dalla crisi attuale con più intervento statale nell'economia, ovunque nel mondo, non sarà poi tanto facile tenere a freno le spinte protezioniste (che l'intervento statale favorisce). Forse quelle spinte verranno contenute e forse no. Se non lo saranno, cresceranno i pericoli: il protezionismo, di solito, favorisce le guerre. Va notato inoltre che se il potere si distribuisce tra grandi potenze con regimi politici diversi è più difficile realizzare accordi di governance (tipo Bretton Woods) di quanto non lo sia se a distribuire le carte sono solo potenze democratiche. Al guaio di una pace più precaria va aggiunto quello di una libertà in ritirata. I cosiddetti «liberisti» si affannano a spiegare che la crisi finanziaria non è solo figlia del «fallimento del mercato» ma anche di un «fallimento dello Stato» (le leggi varate dall'Amministrazione Clinton). Ma non c'è niente da fare, il patatrac è senza rimedio. Ovunque nel mondo si levano attacchi contro il «liberismo selvaggio» (che è poi liberalismo tout court, come Piero Ostellino, su questo giornale, insiste giustamente a ricordare). Si assisterà ovunque a una perdita di credibilità del «sistema liberale» (capitalismo privato più democrazia liberale) e a una crescita di attrattiva dei sistemi autoritari e semi-autoritari (Cina, Russia). In fondo, non si sta dimostrando che capitalismo e crescita economica possono fare a meno della democrazia liberale? E non è forse questo un messaggio attraente per tanti tiranni in tanti luoghi? Dal '45 ad oggi (con un'accelerazione dopo la guerra fredda) abbiamo assistito a una impetuosa diffusione della democrazia nel mondo. Negare che ciò abbia avuto a che fare con il ruolo degli Stati Uniti significa negare l'evidenza. Con un'America in ripiegamento anche l'area di diffusione della democrazia potrebbe ridursi. E l'Europa? Forse la gravità della crisi finanziaria la spingerà a fare un salto verso l'unità politica (e militare). Ma è improbabile. Nel mondo multipolare l'Europa sarà, più plausibilmente, un vaso di coccio, pronta a venire a patti con chiunque, forse anche a scoprire le virtù (nascoste) delle potenze illiberali. Come certi giornali inglesi ai tempi di Monaco per i quali Hitler non aveva avuto torto a prendersi i Sudeti e, in fondo, non era poi quel diavolo che si diceva che fosse. 10 ottobre 2008
  11. Putin ha reagito alla sua maniera: semplicemente la borsa di mosca resta chiusa a tempo indeterminato. Vista la struttura "monotematica" del loro mercato (esportazioni energetiche) e visto che il prezzo del petrolio sta andando a picco, erano quelli che avevano sofferto le perdite maggiori di tutti (aggiungeteci la crisi globale e capirete)
  12. La romania dovrebbe annunciare entro sei mesi il successore del Mig-21, e l'EFA è in ballo. Si parlerà sicuramente anche di questo, ma non aspettiamoci dichiarazioni ufficiali in proposito. Comunque se vendessimo una ventina di T1, la T3 sarebbe "obbligatoria", speriamo...
  13. No, quella classifica include tutte le spese per il MdD, incluse cose che con la funzione difesa propriamente detta non hanno nulla a che vedere. Esempi: - i carabinieri (esclusa una piccolissima parte del loro bilancio destinato alle missioni estere - le pensioni - tutta una serie di attività minori quali il rifornimento d'acqua alle isole più piccole Chiunque può rendersi conto di quanto tali voci falsino il dato "totale finanziamenti bilancio della difesa". La stragrande maggiornanza delle classifiche sulla rete si basano su tali dati (inclusa quella dello Stockholm peace institut) che sono attendibili per la maggioranza dei paesi civili, sono molto inferiori alla realtà per paesi quali Cina e Russia e, infine, sono molto superiori a quello che veramente spendiamo noi italiani. Indicatori molto più affidabili sono il per soldier spending, ovvero (numero soldati) / (funzione difesa) o, ancor meglio, il per soldier investment (numero soldati) / (investimento + acquisto). Anche il confronto della semplice funzione difesa (personale + esercizio + investimento) è un dato falsato visto lo squilibratissimo rapporto che abbiamo in Italia
  14. Rick86

    F-16 in scramble!

    Con la riduzione a 2 delle basi in QRA andrà sempre peggio. Già oggi, che ne abbiamo tre, gli F-16 devono andare in supersonico per intercettare uno "spettro" se è lontano dalla loro base, figuriamoci quando partiranno solo da due aeroporti
  15. Ne avevamo parlato via msn ieri sera io e Lino; ci sono due eccezioni allo schema proposto, che per il resto condivido. La prima è la creazione di una brigata anfibia, unendo San Marco e Lagunari sotto un'unica unità a livello brigata e a controllo congiunto MMI-EI. Verrebbe fuori una brigata leggera rapidamente proiettabile centrata, come già detto, sui due rgt anfibi più uno squadrone di Centauro e uno squadrone di Mangusta se servono assetti più pesanti. Il requisito base comunque è e resta quello di imbarcabilità sulle navi e il carico massimo dei mezzi da sbarco (niente Ariete quindi). La seconda è l'assetto delle forze medie. Io le vedrei così strutturate: - 1 brigata da ricognizione su 3 rgt "recon" di Centauro (la pozzuolo del friuli) - 1 brigata media propriamente detta (su 1 rgt "combat" di centauro e 2 di Freccia) - (la Sassari) - 1 brigata NEC, ovvero il soldato futuro, completamente digitalizzata e basata su due rgt di Freccia e due rgt su vtm (la Aosta) Elimino quindi sia la Pinerolo che la Granatieri di Sardegna. salvando la cavalleria corazzata e quindi la Pozzuolo. Ora non ho tempo per scrivere rgt per rgt la composizione delle tre brigate, comunque per rgt "recon" di Centauro intendo 44 Centauro, Lince e RQ-11B Raven mentre per rgt "combat" intendo 54 Centauro tout court. Ah, infine creerei un deposito nazionale in cui PRESERVARE (e non abbandonare) i mezzi in naftalina (sia io che Lino prevediamo di mettere in naftalina 80 - 100 Centauro). Che dei mezzi vengano abbandonati a marcire all'aperto (parlo dei B1 prima serie a Lenta) è uno scandalo
  16. Non male come idea per i russi. Con poca spesa si creano, almeno, un debito di riconoscenza verso un paese in posizione strategica in mezzo all'atlantico e con la sua fettina di artico
  17. 17 mld include anche le somme MSE e MIUR (poca cosa, per la ricerca). I tagli della sola funzione difesa equivalgono a 1,5 md ed infatti da 15 scendiamo a 13,5. I tagli del MIUR e dell'MSE non li conosco, ma dei 2 md originari non so quanto si sia salvato. 800 milioni per FREMM e Freccia dovrebbero esserci ma quanto abbiano stanziato per l'EFA (l'altra grande voce in bilancio extra) non so
  18. C'è un bell'organigramma su wikipedia.it dell'EI, provate a cercare. Little stavo facendo anch'io una cosa simile, la finisco e la posto senza riaprire questo topic fino ad allora. Voglio vedere se abbiamo le stesse idee
  19. Rick86

    ANNA VIVA

    Io posto un suo articolo sui bambini vittime della guerra cecena. Penso che ben rappresenti la persona, i suoi sentimenti e contro cosa si batteva. Riccardo ---------- Children of Chechen "Spetzoperations" by Anna Politkovskaya Novaya Gazeta May 19 2002 Do you still think you should be supporting the war in Chechnya because of some aim that's being pursued, so things wouldn't get worse? We have reached a stage in Russia now, where every schoolchild knows that Chechnya is being "cleaned", and adults no longer bother with the inverted commas. "Zachistka" in this sense entails thoroughly sorting out someone or something and, on the whole, we prefer not to enquire too closely into who or what. For this meaning of this old word we have the war in Chechnya to thank, and more particularly the high-ranking military brass who routinely update us on television with the latest news from Russia's Chechen ghetto, popularly known as the "Zone of Anti- Terrorist Operations". It is March 2002 and the thirtieth month of the second Chechen war. "Zachistka", if we are to believe the military, is precisely the aim of the current "special measures". From last November until now, lunatic waves of special measures have been sweeping over Chechnya: Shali, Kurchaloy, Tsotsan-Yurt, Bachi-Yurt, Urus-Martan, Grozny; again Shali, again Kurchaloy; Argun again and again; Chiri-Yurt. Towns and villages are besieged for days; women wail; families try desperately to evacuate their adolescent sons - where to doesn't matter providing it's a long way from Chechnya; village elders stage protest demonstrations. Finally, we are regaled with general Moltenskoy himself, our supposed commander-in-chief of the 'Front Against Terrorism', festooned with medals and ribbons, there on the television screen, pumping adrenalin, larger than life; and invariably against a background of corpses and "cleaned" villages. The general reports some recently achieved "significant success". But there's still no Khattab with Basayev.... And you know full well that something isn't right, because you went to school when you were little and can do enough mental arithmetic to add up the numbers of enemy fighters he claims to have caught over the past winter. It amounts to a whole regiment of them. Just the same as in last year's warfare season. So, how many fighters are still there? What exactly does "zachistka" involve? What is the truth, and who is telling it? What have these special measures actually turned into? What is their aim? Last, and most important, what are their results? His eyes looked so calm - I was relieved when they took us out to be shot. - Relieved? What about your parents? Didn't you think about them then, and how sad they would be? Mahomed Idigov, recently taken out to be shot, is 16. He is a pupil in the tenth grade of School No 2 in the town of Starye Atagi, Grozny region. He has a favourite pair of jeans, a much loved tape recorder, and a stack of pop music cassettes which he enjoys listening to. He's a typical 16-year-old. The only disturbing thing about him is his eyes, which have the level steadiness of an adult's. They don't go with his teenager's skin problems and adolescent gawkiness. There something wrong, too, in the measured way Mahomed relates the story of what was done to him. In the course of "zachistka" he was subjected to the same electric torture as the grown men. Having themselves been tortured, these men pleaded with Russian officers not to torture the boy but to torture them again in his place. - No way, was the reply. - We get good counter-terrorist information out of schoolboys. When I ask about his parents, Mahomed pauses for a time. His eyebrows finally arch childishly as he tries not to cry. He manages, and replies clearly and directly, as you can when something's over, - Other people get killed too. Indeed. Why should Mohamed have it easier than other people. Everybody is in the same situation. The "zachistka" of Starye Atagi from 28 January to 5 February was the second time the town had been "cleaned" in 2002, and the twentieth time since the beginning of the second Chechen war. It is subjected to "special measures" nearly every month. The official explanation is plausible: with a population of around 15,000, Starye Atagi is one of the largest towns in Chechnya. It is 20 kilometres from Grozny and ten from the so-called "Wolf's Gate", as Russian soldiers call the entrance to the Argun Gorge. It is considered a trouble spot full of terrorist wahhabites and their sympathisers. But what has this to do with Mahomed? On the morning of 1st of February, when the twentieth "zachistka" was at its most ferocious, masked men seized the boy from his home in Nagornaya Street, threw him like a log into a military truck and took him to a "filtration point", where he was tortured. - It was very cold that day. First we were "put against the wall" for several hours, which means you stand with your hands up and your legs apart, facing the wall. If you try to lower your arms you get beaten immediately. Any soldier who walks past is likely to hit you. They unbuttoned my jacket, pulled up my sweater and cut it into strips with a knife, like a clown's jacket. - Why? - Just to make me feel the cold more. They saw I was shivering. I can't bear it. Mahomed is too dispassionate. I can't bear the calm, thoughtful look on his face as he relates his appalling story. I wish this child would at least cry and give me something to do. I could comfort him then. - Did they hit you a lot? - All the time. On the kidneys. Then they put me on the ground and dragged me through the mud by the neck. - What for? Did you know why they were doing it? - Just because. For fun. - But were they trying to get something out of you? - For a whole day there was nothing. They just hurt me. They took me to interrogation in the evening. They interrogated three of us. They showed me a list and said, "Which of these people are fighters? Where are they treated for injuries? Who is the doctor? Whose house do they sleep at? Which of your neighbours is feeding them?" I answered, "I don't know". - And what did they say? - They said, "Do you need some help?" And they tortured me with electric current. That's what they meant by helping. They connected the wires and turned a handle, like on a telephone. The more they turned it, the stronger the current that passed through me. They asked me where my older brother, "the wahhabite", was as well. - And is he a wahhabite? - No, of course not. - What did you say? - I didn't say anything. - And what did they do? - They passed the current through me again. The war has been lost - Did it hurt? Mahomed's head on his thin neck slumps down below his shoulders, into his angular knees. He does not want to answer, but it is an answer I need. - It hurt a lot then? - Yes, a lot. - Is that why you were relieved when they took you out to be shot? Mahomed is shaking as if he has a high fever. Behind him is an array of bottles with solutions for medicine droppers, syringes, cotton wool, tubes. - Whose is this stuff? It's for me. They damaged my kidneys and lungs. There are a lot of people in the room, but it's as silent as if we were in an uninhabited, sound-proof bunker. The men are completely motionless. Somewhere outside the Idigovs' house the nightly artillery barrage is starting, but nobody so much as stirs at its uneven booming which sounds like the drums at a funeral. I realise that this war, which from force of habit we still call an 'anti-terrorist operation' has been lost. It can't be continued solely for the momentary gratification of a group of people who long ago has gone mad. The silence is broken by Mahomed's father, Isa, a haggard man whose face is deeply etched with suffering. - I was wounded serving in the Soviet army. I served on Sakhalin. I know the way things are. During the last "zachistka" they took my oldest son. They beat him up and let him go, and I decided to send him as far away as I could, to people I know, where he'd be safe. Was I wrong to do that? During this "zachistka" they've crippled my middle son, Mahomed. What am I to do? My youngest is already eleven. How long will it be before they start on him? Not one of my sons is a gunman. They don't smoke or drink. - How are we supposed to live? I do not know how. I only know that this is unacceptable. I know too how it has come about: our entire country has joined hands to follow the lead of our great statesmen (and not only Russia, but Europe and America too), and at the beginning of the twenty-first century we are acquiescing without a murmur in the torture of children in a present-day European ghetto mendaciously called a 'zone of anti-terrorist operations'. The children of this ghetto will never forget what we have done. You give birth to a dead baby? "Zachistka" began on 28th of January. In the evening several soldiers and armored vehicles surrounded the village. By dawn all streets were swarmed with APC's with their ID numbers painted over with mud. Very low, as if approaching for landing, above the village, helicopters hovered, and roof tiles as maple leaves in the fall wind, flew from the roofs away, leaving them uncovered. In the morning, on 29th of January, Liza Yushayeva, being in the last month of her pregnancy, went into labour. This frequently occurs unexpectedly and doesn't depend on the periods and parameters of "spetzoperations" set up by General Vladimir Moltenskoy, who commands the United Grouping in Chechnya. Liza's relatives went to ask military men, who were standing in the nearest encompassment, to let the pregnant women pass into the hospital, but they didin't allowed it for a long time. The women loudly shamed them, they said, you have also mothers, wives, sisters. But they answered that they arrived here to kill those who are alive, not to help those who are giving birth. As a matter of fact, it turn out, when servicemen ended their rage, this "process" went ahead, but Liza couldn't go those 300 meters, which was the distance to the doctor, which also was closed by troops by their "zachistka's cell". So, they began to negotiate again, about a vehicle, and again time passed away. Finally, Liza was brought to the hospital. But since there, entirely other soldiers stood, they pinned down the arranged driver and Liza to the wall - like to a fighter, who's been captured: hands up, legs spread wide apart. Yushayeva endured "the wall" for sometime and then she began to faint. Soon, a baby was born, but it was dead. Do you still think you should be supporting this war because of some aim that's being pursued and so things wouldn't get worse? Things cannot get worse. We have lost all sense of the morality and restraint we were taught in less tumultuous times, and something more vile and loathesome than we could ever imagine has erupted from the murkiest depths of our souls. - Do you deliver a dead baby, because you weren't allowed to give birth to a live one? - point blank, like a shot, asked a woman looking into Magomed's room. - If you know the answer, you are still a happy person. Anna Politkovskaya from Stariye Atagi
  20. Che gli A-70 non saranno sulla prima FREMM GP (attualmente in costruzione) è, stando alle notizie, abbastanza certo. Nulla vieta futuri upgrade comunque
  21. I tagli sono quelli dichiarati, salvo miracoli parlamentari. La riduzione sarà progressiva, ma fra tre anni quelli saranno i livelli di spesa, Cartman. Picpus, ho cercato di mettere, molto a spanne, il costo annuo della componente nucleare inglese. Quella cifra è quella che, attualmente, viene amortizzata nel bilancio della difesa inglese per i primi 3 Astute. Gli altri quattro ancora non ci sono entrati nel bilancio e quindi non incidono nel costo annuo di mantenimento dello strumento nucleare inglese. Quando anche ci entreranno mi aspetto, spero per gli inglesi, che le spese per i primi 3 SSN siano state tutte pagate.
  22. Blue, la torta è azzeccatissima Grazie a tutti per gli auguri (se metto di peggio, rischio il ban)
  23. Pensavo anch'io alla Granatieri, ma insieme alla Pozzuolo del friuli come candidate da tagliare. La Pozzuolo poi, che contiene i lagunari, verrebbe rimpiazzata da una brigata anfibia EI-MMI con Serenissima e San Marco. La Friuli, infine, diverrebbe una brigata vera aggiungendogli un reggimento. Concordo con l'artiglieria (alpini a parte): pensa che attualmente abbiamo 2 rgt contraerei, ma i SAMP/T permetteranno di equipaggiarne uno solo. L'altro sarebbe da eliminare. Poi l'AVES, che è l'esempio lampante delle duplicazioni visto che non si capisce il perchè del doppio comando AVES e Friuli e 7 dicasi sette reggimenti di elicotteri. Su MMI la penso come te (10 FREMM e 2 Doria è la soluzione più economica anche se significa lasciare senza sostituti i DlP). La Marina è la più "virtuosa" delle tre forze armate. Sull'AMI addirittura proponi di spendere più di quello che vorrei io. Quella è, delle tre, di gran lunga la più inefficiente e megalomane delle FF.AA. (andare a buttar via i soldi del contribuente nel comprare gli F-35B solamente per rubare il GrupAer a MMI, il RIAM e i fucilieri dell'aria, il MEADS, le mille basi aperte e piantonate ma senza aerei, ecc.). Sul costo della componente nucleare: - il costo dei primi 3 SSN Astute è di 3798 milioni di sterline, ipotizzando che tale cifra sia stata amortizzata in 10 anni siamo intorno ai 400 milioni ad anno per 10 anni - sul Trident: Fin qua di costi di acquisizione. Il mantenimento degli attuali 4 SSBN costa invece 270 milioni di sterline QUA. In totale quindi, tra mantenimento e acquisizione di nuove piattaforme siamo intorno a 1770 milioni di sterline annue per il Trident. Aggiungendogli i 400 milioni per gli Astute arriviamo a 2170 milioni di sterline, ovvero circa 5 miliardi di euro annui.
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