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Rick86

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  1. Rick86

    Plasma shield for F/A-22...

    Alpino il fatto è che un aereo Stealth non è invisibile ma a bassa osservabilità. Prima o dopo il radar lo vede. Il problema, come dice Gianni, è che Personalmente penso ci siano grandi margini di miglioramento nei sensori passivi (IR per esempio) per controbattere alla stealthness degli ultimi progetti americani. Sensori passivi che tra l'altro hanno un gran pregio: non dichiarano la presenza dell'aereo
  2. Rick86

    incursori a Tokyo

    Bella segnalazione Sangria, mi pare di aver letto qualcosa del genere in giro anche a proposito di usare una corazzata classe Littorio in estremo oriente
  3. Io azzardo: sei una traduttrice professionista? Comunque benvenuta sul forum
  4. Bravo Dominus, quoto in pieno. Prima domanda: La NATO non prevede una clausola di mutua difesa? Seconda domanda: secondo voi vale la pena fare una guerra con la Russia per Kiev e Tblisi? Terza domanda: se anche lo volessimo fare, come lo facciamo senza arrivare ad una guerra totale con i russi? Siccome la geografia non è una opinione, l'unica strada percorribile per obbligare la Russia a ritirarsi è (invasione di terra a parte) una campagna di bombardamenti stile Kosovo '99. ----------------- PS: Don't feed the troll
  5. Mi interessa Gianni, mi racconti cosa avvenne allora?
  6. Quella porcata è il parlamento che la deve abrogare. Sono argomenti troppo complicati per lasciarli al voto popolare. Chi c vuol provare comunqe rimane, come si è visto, scornato. Perchè mai, l'italiano medio si chiede, devo votare per qualcosa di cui non ne so un'emerita mazza?
  7. Lev, copio e incollo un mio post su PdD. E ti aggiungo anche questa presentazione qua: leggila per favore. Sig Count, lungi da me il voler criticare il ricorso alle rinnovabili, tutt'altro. E' solo che da sole non sono sufficienti a coprire il fabbisogno nazionale e quindi considero sbagliato puntare solo su di esse. Per gli elettrodomestici in stand by, tenga conto di alcune cose: - i consumi elettrici sono solo una parte dei consumi complessivi di una abitazione: secondo l’ENEA i consumi elettrici costituiscono meno del 20% dei consumi energetici finali di una abitazione (sono molto più rilevanti i consumi per il riscaldamento, stimati attorno al 70%) - a generazione elettrica consuma solo il 31% dei combustibili utilizzati annualmente in Italia. Il 23% è utilizzato direttamente nel settore trasporti, il 16% nell’industria, il 18% nel settore civile. Il restante 12% costituisce perdite, bunkeraggi e altri usi. qualsiasi politica che risolve la questione “elettrica” non necessariamente risolve la questione “energetica”. Come giustamente ricorda Terenzio Longobardi, dai dati di Terna emerge che circa l’2% dei consumi elettrici sono dovuti all’agricoltura, il 49% all’industria, il 28% al terziario (che è il settore in più rapida espansione) e solo il 21% al domestico. Quindi i consumi elettrici del settore domestico coprono solamente il 6.5% circa del bilancio energetico nazionale. (citazioni da: http://aspoitalia.blogspot.com/2008/12/con...in-italia.html). Qui invece trova alcuni interessanti dati sul consumo domestico di energia elettrica: http://www.aspoitalia.it/attachments/220_G...20domestico.pdf Di questo 6,5%, il consumo degli elettrodomestici in stand by è veramente poca cosa. Il consumo totale degli apparecchi che possono essere lasciati in stand-by (audio, video e pc) assomma al 13% del consumo elettrico delle famiglie, ovvero circa lo 0,50% del consumo energetico nazionale. Concorderà con me che non più del 5 - 10% di quest valore (ovvero dallo 0,0025 allo 0,005% dei consumi nazionali) è da imputarsi al funzionamento in stand by degli elettrodomestici. Certo, ogni seppur piccolo comportamente virtuoso è il benvenuto e bisogna educare gli italiani ad evitare gli sprechi. Su questo fronte, semmai, sarebbe importante incentivare la sostituzione di vecchi elettrodomestici con quelli di classe A di consumo energetico. Ma a livello macro, di paese, non è cercando di risparmiare energia che risolve il problema. La domanda è quella, poco comprimibile nel settore domestico e sostanzialmente fissa in quello industriale. Se si vuole ridurre la nostra dipendenza da gas e petrolio, l'unica strada seriamente percorribile è il nucleare. Tutto il resto serve, aiuta ed è il benvenuto, ma è solo di contorno rispetto a questa vitale scelta per il paese. Sull'ultima frase, Lev, vedi qua: Petrolio, fonti rinnovabile ed energia nucleare
  8. Rick86

    dalla Russia di Putin

    Casca malissimo col Libano. Forse scommette sulla caduta del governo filo-occidentale....
  9. Ok, ma quello che mi interessa sapere da voi è se concordate con l'analisi politico-strategica dell'articolo, non se concordate sui giudizi morali dati dall'autore dell'articolo stesso. Cioè, qual'è l'obiettivo di Israele? Che è la sconfitta di Hamas siamo,direi, tutti d'accordo. Ma come intendono sconfiggere Hamas? E quale obiettivo strategico sta dietro al voler sconfiggere Hamas, al di la dei fastidiosi razzi sulle città israeliane? Secondo me Bonsignore risponde correttamente a queste domande. E per voi?
  10. Rick86

    Marina Cinese

    Per la verità secondo me i russi ne sanno molto di più dei cinesi nel fare navi. E il divario è ancora più netto nella costruzione di SSN e SSBN. Il problema dei russi è un altro: non hanno scei (anzi forse non avevano....)
  11. Io non sono anti-israeliano, anzi a pelle la mia simpatia va tutta a loro; però tendo e cerco di ragionare con imparzialità sulla cosa. Quello che non condivido dell'articolo sono i giudizi morali (il ghetto di Varsavia, il Bantustan, ecc.. anche se non penso si tratti di antisemitismo) ma l'analisi politico-strategica delle mosse israeliane e palestinesi mi pare, sostanzialmente, corretta. Ovvero, schematizzando: 1) Sharon cercava di ottenere una pace unilaterale, senza negoziato, ritirandosi da Gaza e trasformando il confine con la Cisgiordania in una sorta di groviera per salvare il grosso degli insediamenti israeliani e Gerusalemme. 2) La precondizione per ottenere che la cosa funzionasse era un governo che accettasse le scelte israeliane 3) I palestinesi però scelsero Hamas, e qui Israele fu un pollo nel permettere la cosa 4) La divisione dei palestinesi è un vantaggio tattico per Israele, ma un disastro strategico perchè mai potrà ottenere la pace in questo modo 5) L'obiettivo politico è quindi eliminare Hamas, riunificare i palestinesi sotto Abu Mazen e far si che quest'ultimo accetti i confini decisi da Sharon 6) Come si elimina Hamas? Basta leggersi il significato dell'acronimo COIN per capirlo: non devi colpire i pesci, ma devi prosciugare il mare in cui i pesci nuotano. 7) Si è tentato lo stesso con Hezbollah ma, per una serie di errori mediatici, politici e militari, la cosa non funzionò. Oggi però le cose possono essere diverse Questo è il punto fondamentale dell'articolo, che quoto in pieno. Poi, definire ghetto o Bantustan la Cisgiordania e le frecciatine contro Israele, beh quelle è ovvio che non le condivido.
  12. Rick86

    Marina Cinese

    Concordo, sono più una risposta alle ambizioni degli indiani che una minaccia alle CVN americane. Sulla cantieristica cinese, un po di esperienza ce l'hanno visto che hanno acquistato e studiato svariate portaerei (la Varyag è stata solo l'ultima della lista)
  13. Rick86

    Marina Cinese

    Update sulla questione delle portaerei cinesi. Copio e incollo dall'autorevole blog navale Information dissemination:
  14. Articolo che condivido per la gran parte, ma non totalmente. Comunque è la mia risposta a Luttwak Gaza, perchè? Ezio Bonsignore, 8 gennaio 2009 I commenti della maggior parte dei mass media italiani, commenti che peraltro ritengo riflettano abbastanza fedelmente l’atteggiamento dell’ opinione pubblica, a proposito di quella che viene eufemisticamente descritta come la “crisi di Gaza” sembrano essere focalizzati sopratutto sul tentativo di distinguere tra “buoni” e “cattivi”, e decidere chi abbia “ragione” e chi “torto”, chi abbia o non abbia il diritto di fare cosa. Si tratta di un approccio istintivo e umanamente comprensibile, ma abbastanza puerile data la terribile complessità della situazione in Medio Oriente – e che è poi reso ulteriormente privo di senso dallaq sin troppo evidente assunzione di un modo di ragionare per schieramenti politici opposti e per idee preconcette, per cui le “destre” sono tendenzialmente filo-israeliane e le “sinistre” invece filo-palestinesi. Non varrebbe quindi nemmeno la pena di discuterne, se non fosse per sottolineare un dettaglio non privo di una sua importanza: e cioè la straordinaria efficacia della campagna propagandistica messa in atto dalle autorità israeliane, e dalle molteplici organizzazioni in tutto il mondo che a vario titolo sostengono le posizioni di Israele, per convincere l’opinione pubblica globale delle ragioni dello stato ebraico, le colpe di Hamas, e l’ineluttabilità e anzi necessità delle attuali operazioni militari. Le autorità israeliane, come già quelle americane a proposito del Vietnam, sono infatti giunte alla conclusione che le cause delle mezza sconfitta rimediata in Libano vadano sopratutto ricercate nel mancato appoggio da parte dei media, e quindi dell’opinione pubblica che i media sono in grado di influenzare. L’ operazione “Cast Lead” è quindi stata preceduta e viene accompagnata da un’attenta campagna propagandistica – e i risultati si vedono. Mentre al tempo dell’invasione del Libano l’opinione publica italiana e mondiale era quanto meno perplessa circa i motivi e le modalità delll’azione israeliana, oggi le uniche critiche veramente dure provengono dagli ambienti dell’estrema sinistra o dai neo-nazisti. Si sono addirittura rispolverate le storielle del “povero piccolo popolo democratico minacciato da centinaia di milioni di Arabi fanatici”, e si sono accettate senza fiatare le affermazioni israeliane secondo cui le operazioni militari sono indirizzate esclusivamente contro i “terroristi” di Hamas e i civili ci vanno di mezzo solo perchè Hamas li usa come “scudi umani”. Si ripete all’infinito il mantra di “Hamas che ha rotto la tregua”, evitando accuratamente di interrogarsi sui perchè di questa azione, e su cosa sia esattamente successo durante la tregua. E gli stessi che solo pochi mesi fa accusavano la Russia di una risposta “sproporzionata” in Ossetia, hanno all’improvviso riscoperto i principi base dell’arte della guerra, e osservano che per vincere presto e bene, bisogna appunto mettere in atto una schiacciante superiorità sul nemico. Ma vediamo invece di tentare una specie di analisi strategica e geopolitica seria, e cioè articolata sul cercare di capire quali siano gli obiettivi di Israele. E cominciamo con lo sgombrare il campo dai razzetti o razzoni di Hamas. E’ ovvio che Israele, come qualsiasi altro stato sulla faccia della Terra, non può alle lunghe permettere che qualcuno, per motivi suoi si piazzi subito al di là di un confine e cominci a bombardicchiare – anche se i risultati di questa azione sono fortunatamente molto limitati. Ma per lanciare davvero “Cast Lead” solo per eliminare la minaccia dei Kassam in quanto tali, gli Israeliani dovrebbero essere ancora più stupidi di George W. Bush con la sua “guerra globale al terrorismo” – cosa che non sono affatto. Eliminare semplicemente la capacità di Hamas di costruire e lanciare razzi, senza affrontare i veri termini del problema, non servirebbe a nulla. Hamas passerebbe semplicemente a usare altre forme di attacchi terroristici – e allora? La direttive strategiche e politiche dell’azione complessiva di Israele nei confronti del problema palestinese sono, a quanto è dato di capire, ancora quelle tracciate dallo straordinario gambitto di Sharon. L’allora Primo Ministro decise di abbandonare il processo di pace, perchè era ormai sin troppo evidente che una pace negoziata sarebbe stata possibile, solo a patto di accettare dei pesanti compromessi sulle questioni chiave – Gerusalemme, il controllo delle fonti idriche, i confini del futuro stato palestinese, il ritorno dei profughi – su cui invece Israele non era e non é disposto a cedere di un millimetro. Inoltre, era importante impedire che il piano di pace saudita prendesse forza. Sharon decise quindi di creare unilateralmente lo “stato palestinese”, così come Israele era disposto ad accettarlo, e di offrirlo ai Palestinesi – prendere o lasciare. Da qui il ritiro dalla Striscia di Gaza, che ad Israele non interessa più che tanto e che sarebbe in ogni caso non assimilabile, mentre invece è continuata e continua la creazione di nuovi insediamenti in Cisgordania (Giudea e Samaria). Il fatto che lo “stato palestinese” visto da Sharon fosse un realtà solo una specie di Bantustan dove rinchiudere persone di razza e/o religione indesiderabile, o per dirla in modo un po’ antipatico una riedizione del Ghetto di Varsavia (che difatti aveva la sua brava amministrazione autonoma), non toglie nulla alla logicità dell’idea, e al suo valore come disperato tentativo di tagliare il nodo gordiano di una situazione altrimenti irrisolubile. E’ possibile, forse anche probabile che se Sharon fosse rimasto al suo posto, la manovra sarebbe riuscita. Ma, per parafrasare Pascal a proposito di Cronwell, un microscopico grumo di sangue nel suo cervello ha cambiato il corso della storia. La pre-condizione essenziale perchè il gambitto di Sharon potesse riuscire era l’evoluzione dell’Autorità Nazionale Palestinese in un governo legittimo e riconosciuto come tale a livello internazionale, e che fosse disposto ad accettare formalmente il suo “stato” dichiarando chiusa la questione. Questo avrebbe non solo risolto il problema per Israele (anche se solo temporaneamente, vista l’altissima fertilità degli Arabi Israeliani e l’impossibilità di espellerli), ma anche e sopratutto avrebbe liberato tutti gli stati Arabi dalla sempre più pesante e male accetta necessità di sostenere la causa palestinese, permettendo loro di impostare le proprie relazioni con Israele e sopratutto gli Stati Uniti su basi completamente nuove. Ma la creazione di un governo legittimo e internazionalmente riconosciuto passa necessariamente per delle libere elezioni. E qui, venne commesso l’errore capitale di permettere ad Hamas di parteciparvi. Se si sia trattato del risultato di un “diktat” da parte americana, come sostengono oggi gli Israeliani, oppure di un fenomenale errore di valutazione, fatto sta che venne commesso – e tra l’altro, sarei veramente curioso di sapere come tutti quelli che oggi ripetono come tanti bravi pappagalli, “Hamas è un’organizzazione terroristica e coi terroristi non si tratta”, vogliano spiegare l’atteggiamento di Israele all’epoca. Hamas non solo partecipò alle elezioni, ma le vinse alla grande. Questa situazione rischiava di rovinare tutto il piano – non perchè Hamas sia un’organizzazione terroristica e voglia la distruzione di Israele, ma perchè non avrebbe mai accettato come “stato” il Bantustan che Israele era disposto a cedere. Da qui, l’organizzazione del colpo di stato di Abu Mazen, che però è riuscito solo a metà – e ancora una volta, è straordinario vedere come una raffinata campagna propagandistica sia invece riuscita a convincere tantissima, troppa gente che il governo palestinese legittimo sia quello di Abu Mazen, e che il golpe lo abbia fatto Hamas. Pur se la divisione dei Palestinesi in due campi ferocemente opposti è di per sè un importante vantaggio strategico per Israele, la presenza di Hamas a Gaza rende impossibile procedere con la creazione di uno “stato” palestinese. Hamas si è guardato e si guarderà bene dal dichiarare la propria esistenza in quanto governo di uno stato indipendente, proprio perchè non riconosce in alcun modo la legalità dei confini del ghetto, in cui è attualmente rinchiuso. L’obiettivo politico di Israele consiste quindi nel togliere di mezzo Hamas, non tanto come “lanciatore di razzi” e neppure come organizzazione terroristica, ma proprio come forza politica. L’idea è che con la Striscia riportata sotto l’autorità di Abu Mazen, l’Autorità Nazionale Palestinese potrebbe invece accettare la Striscia, più qualche brandello di Cisgiordania, come il territorio del proprio “stato”. Il problema è che Hamas ha vinto delle elezioni regolari e legittime, e quindi non si può sperare di eliminarlo come forza politica soltanto mediante una lunga serie di assassini “mirati”. Bisogna invece che sia la popolazione palestinese stessa a ritirare il proprio appoggio per Hamas, e a darsi ( o comunque accettare) una nuova leadership politica più “flessibile”. E’ questo lo scopo ultimo di “Cast Lead”, e il motivi per i tanti – troppi – casi di “incidenti” e “danni collaterali” a danno di civili. Funzionerà? Non saprei. In Libano, esattamente lo stesso approccio _ „punire“ la popolazione libanese per il suo appoggio a Hezbollah, in modo da creare una specie di crisi di rigetto _ non solo non ha funzionato, ma ha regalato a Hezbollah un potere politico, che prima dl conflitto era impensabile. Però in Libano gli Israeliani hanno dovuto cedere alle pressioni dell’opinione pubblica internazionale ( o almeno, così vogliono vederla) e interrompere la loro azione prima del previsto. Stavolta, almeno per quanto riguarda l’atteggiamento delll’opinione pubblica l’operazione gode di basi molto più solide.
  15. Te sogni... Con consumo che abbiamo l'autosufficienza è follia. Lo sai che, ad oggi, produciamo solo l'8% del metano che ci serve? E secondo te con il metano dell'Emilia copriamo il restante 92?
  16. Secondo me non sarebbe stata una gran idea. 1) Con che benzina addestravano i 30.000 piloti necessari e con che benzina facevano volare i 20.000 aerei prodotti? 2) Con che alluminio, con che metallo e con che energia elettrica producevano 20.000 aerei? Mi risulta che il quantitativo di metallo e di carburante necessari per produrre e far volare un 262 non sia 20 volte superiore al quantitativo necessario per costruire e far volare un Bf-109...
  17. Polemiche Bocciano i progetti e stiamo al gelo Il no ai rigassificatori Quale sia il problema è sotto gli occhi di tutti. Soprattutto in questi giorni di gelo polare e incandescenti polemiche sulla forniture di gas russo. Un problema comune a tutta l'Europa, ma per noi assai più grave. Primo, perché consumiamo tanta energia quanto Turchia, Romania, Polonia e Austria messe insieme. Secondo, perché dopo aver abbandonato il nucleare senza imboccare sul serio le strade alternative (i termo-valorizzatori no perché «sono cancro-valorizzatori», l'eolico no perché le pale sono brutte, il geotermico no perché provoca «disastri ambientali », i pannelli solari no perché «rovinano i panorami dei tetti delle nostre belle città»...) ci ritroviamo a dipendere per l'88%, direttamente o indirettamente, dall'estero. Nessun Paese occidentale dipende dal gas quanto noi: nessuno. Basterebbe un guasto o una capricciosa chiusura «politica» dei rubinetti ai tre gasdotti oggi in funzione per un totale di 81,7 miliardi di metri cubi l'anno e resteremmo al gelo, con le fabbriche bloccate, i trasporti pubblici paralizzati. Unica alternativa: importare da altri Paesi gas stoccato allo stato liquido su grandi navi (quando è così occupa infinitamente meno spazio) per poi riportare il metano allo stato gassoso, appunto, nei rigassificatori. Eppure, nonostante il quadro riassunto, abbiamo un solo impianto, a Panigaglia, nel golfo di La Spezia. Contro i quattro della Corea, i sei della Spagna, i cinque degli Usa, i 24 del Giappone. In compenso, siamo pieni zeppi di progetti per un'altra quindicina. Per uno ormai ci siamo: la piattaforma già citata alla foce del Po. Costruita in Spagna e trascinata mesi fa da enormi chiatte da Algeciras fino alle acque di Porto Tolle, potrà rigassificare in tempi brevi 8 miliardi di metri cubi di gas l'anno: un decimo del fabbisogno italiano. Che poi, oltre al governatore Giancarlo Galan, si vantino di averlo voluto e finanziato sia i governi di destra sia i governi di sinistra importa poco. Anzi: è un bene che entrambi gli schieramenti rivendichino per una volta la scelta. Dalle altre parti, infatti, le cose vanno diversamente. E ciò che sembra sensato, col consenso dello stesso leader locale dei Verdi Gianfranco Bettin, a venti miglia da piazza San Marco, appare mostruoso e criminale agli ayatollah ecologisti toscani, che si battono da anni contro il «bombolone» di Livorno, approvato da Palazzo Chigi, dalla Regione e dai comuni, come difendessero il Santo Sepolcro dalle orde del feroce Saladino. Sentiamo già le lagne: «I soliti ambientalisti nemici del progresso!». Magari, fosse solo quello il nodo. Non è così. Basti citare la posizione «laica» di Ermete Realacci: «Come diceva Diderot "non basta fare il bene, bisogna anche farlo bene". Ma niente preclusioni: è solo questione di buonsenso». Tanto che Legambiente, in una nota, ha invocato martedì contro il nucleare proprio gli impianti invisi: «Secondo uno studio del Cesi ricerche anche costruendo 4 mega centrali Epr di terza generazione evoluta, da 1600MWciascuna, risparmieremmo appena 9 miliardi di metri cubi di gas all' anno, il contributo di un solo rigassificatore di media taglia». La verità è che, al di là delle legittime pretese di avere garanzie sulla massima sicurezza e delle giuste richieste di conoscere ogni progetto nei dettagli, mai come nel caso dei rigassificatori gioca l'effetto «nimby»: «not in my backyard», non nel mio cortile. Lo dimostra il caso spezzino, dove la decisione di raddoppiare la potenzialità dell'impianto di Panigaglia (nonostante l'impegno preso anni fa di sgombrare l'area per restituirla al turismo entro il 2013) vede fratture e mal di pancia non solo dentro la sinistra che governa il comune e la Regione, ma anche dentro la destra, nonostante il ligure Claudio Scajola, parlando in generale e non del Golfo dei Poeti, sia stato netto: «In attesa del nucleare si procederà speditamente coi rigassificatori». Lo conferma il caso di Brindisi. Dove il cantiere dell'impianto non solo è bloccato dalla magistratura che indaga sull' ex sindaco «rosso» Giovanni Antonino, ma spacca in due come una mela entrambi gli schieramenti. Nella squadra dei favorevoli si sono infatti via via arruolati i governi di destra e sinistra «romani ». Di là, tra i contrari, con posizioni più o meno sfumate («ok, ma non lì») si sono messi tutti i «locali». Sia di destra, come il sindaco Domenico Mennitti, sia di sinistra, come il presidente provinciale Michele Errico o il governatore Nichi Vendola. Il caso più sconcertante però, è quello di Agrigento. Dove l'Enel ha cercato di spiegare che il nuovo rigassificatore per 8 miliardi di metri cubi l'anno è progettato in un'area degradata di Porto Empedocle dove oggi sorgono solo capannoni dismessi, che l'attracco con una diga foranea prevista dal 1963 (e mai realizzata) consentirà finalmente l'attracco alle navi da crociera, che i due enormi serbatoi sotterranei sporgeranno solo con due cupole più basse e meno vistose di tutte le ciminiere nei dintorni, che i criteri di sicurezza saranno i più avanzati al mondo e che nulla ma proprio nulla si vedrà dal più alto cucuzzolo agrigentino. Niente da fare: si sono schierati contro non solo la sinistra radicale, che sul manifesto ha strillato di «un mostro da 320 mila metri cubi d'acciaio in una delle aree archeologiche più belle del pianeta ». Ma anche Vittorio Sgarbi («progetto infame») e il sindaco destrorso poi sinistrorso e di nuovo destrorso di Agrigento, Marco Zambuto. Che ha presentato un allarmatissimo ricorso al Tar contro un impianto «così invasivo a ridosso della Valle dei Templi». Alla faccia perfino di un’ambientalista d.o.c. come la presidente del Fai Giulia Maria Crespi. Che dopo aver visto il posto ha scritto d'aver cambiato idea: nessun danno al paesaggio. Anzi: «Se a Porto Empedocle si bocciasse il progetto del rigassificatore sapete cosa si farebbe al suo posto? Niente di niente». ------------------------------------------------------------ Questo è malgoverno di destra e sinistra. Per favore evitiamo polemiche del tipo "E' tutta colpa vostra!" - "No siete stati voi".
  18. Sul numero di F-35 che compreremo (l'AMI, che MMI bene o male si sa quanti ne acquisterà), stiamo aspettando la decisione del Ministro della Difesa Giulio Tremonti...
  19. Intruder anche la posizione geografica dell'Eritrea è una straordinaria risorsa. Non tanto per noi, ci sta Gibuti, ma per altri paesi si.
  20. si, bel libro anche se ci stanno molti errori (dovuti al fatto che, quando è stato scritto, nel 2005, non erano ancora di dominio pubblico alcune info.
  21. Ma andiamo, come potete credere che l'AMI pensi seriamente di voler schierare una macchina costosissima e complicata come l'F-35 su aeroporti improvvisati in terra battuta?
  22. Rick86

    AgustaWestland VH-71

    Io concordo con En. Posto che CSAR = recupero piloti abbattuti dietro le linee nemiche (al 90% almeno), pensare di farlo con quella libellula del Chinook non è proprio questa gran furbata. I motivi sono industriali (Boeing è messa malissimo nel settore militare) più che operativi
  23. Rick86

    uomini e donne

    Le donne vanno ascoltate (o, almeno bisogna provare a fare lo sforzo) perchè se non ascolti una donna quella non ci sta con te, a meno che non gli interessi solo fare un certo giochetto. Ma anche in questo caso, invariabilmente, dopo un po si stufa (quanto dura dipende dalla vostra abilità nel giochetto ).
  24. Rick86

    Film sulla Guerra Fredda

    Qualche info? Gli altri li conosco tutti ma questo film non l'ho mai sentito.... Eh si che di som mi interesso
  25. Quelli di palazzo Marina sono delle volpi, lo devo vedere per credere che si facciano fregare da quelli dell'aeronautica. La mia opinione comunque è questa: comando (sia come appartenenza di F.A.) sia operativo e controllo strettamente separati. Al più stessa base e logistica in comune (con controllo paritario e comando a rotazione della base e della logistica stessa).
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