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Come la spiegate questa enorme supremazia tedesca nel settore missilistico ed aerospaziale nell'ultimo periodo della WWII? Erano allo stremo, con risorse sicuramente inferiori agli alleati eppure guardate che gioiellini che idearono (inclusi missili guidati a/a e SAM, sempre guidati...)
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Ma no Vorthex non esagerare; Tutto qua; a livello costo efficacia poi un AIM-120 o un Meteor è sicuramente molto più letale e vantaggioso ma per l'epoca certo che era un grande missile
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Dimmene un paio che ci divertiamo insieme...
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Certo che merita; il Phoenix era un grosso ma poco agile missile studiato per tirar giù i bombardieri sovietici; al giorno d'oggi le minacce sono altre e la killer probability di quel missile contro un flanker è ridicola; inoltre in tutte le proiezioni svolte dalle CVN americane dalla fine della guerra fredda in poi le missioni principali sono state strike e CAS, e non il conseguimento e il mantenimento della superiorità aerea; in quest'ottica, è doloroso dirlo, la quindicina di tomcat imbarcata era vista più che altro come un qualcosa che rubava spazio. Certo però che se le cose cambieranno la Us Navy rischia di ritrovarsi senza neanche un caccia imbarcato...
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referendum anti atomiche USA in italia
Rick86 ha risposto a Leviathan nella discussione Discussioni a tema
Ok, è bella lunga spero i moderatori non mi bastonino Se il Sig. Gigio ha illustrato dettagliatamente le vicende del nucleare civile, mi propongo di fare altrettanto per quanto riguarda il nucleare militare (cioè quanto concerne le armi atomiche). Le due vicende seguono, infatti, sviluppi diversi. Innanzitutto è opportuno prendere atto di una realtà spesso nascosta: il nostro paese dal punto di vista militare non è certo aggressivo (giustamente!), ma non è quel paese dominato da quell'onnipotente buonismo misto a pacifismo che noi italiani pensiamo. Certo, questo è quello che ci fanno pensare i politici e i mass-media perchè questo è quello che ci piace pensare di noi stessi, ma in realtà l'Italia è un paese medio. Per intenderci siamo lontani mille miglia dall'arroganza anglosassone e dallo sciovinismo francese, ma assolutamente non siamo degli sprovveduti: "a ca nisciun è fess" come dicono a Napoli. ---------- Subito dopo la fine della 2°GM, nel pieno cioè degli anni '40, viste le enormi potenzialità delle armi atomiche, nasce in gran segreto il CAMEN, un centro di alti studi sull'energia atomica. Ad esso partecipano esponenti universitari esperti di energia nucleare, ma la direzione è in mano ai militari. A quei tempi le centrali atomiche non esistevano neanche nella fantasia, quindi è inutile aggiungere quale era lo scopo di tale organismo: preparare la strada allo sviluppo delle armi nucleari. Allora non si era ancora compreso che la politica internazionale andava verso un rigido bipolarismo USA-URSS, e si pensava che tra breve l'Italia sarebbe tornata ad essere una potenza mondiale insieme agli altri protagonisti degli anni '30 (GB, FRancia, Germania, URSS, USA...). Ma se gli anni '50 dimostrarono che sulla scena internazionale non c'era posto per una politica autonoma neanche per Francia e GB, fu sufficente il trattato di pace del '47, nonchè l'ondata comunista dell'est Europa, per farci capire che la difesa del nostro paese e della nostra giovane democrazia non poteva essere assicurata solo dalle nostre FF.AA. Si decise quindi l'entrata nella NATO, che ci forniva il suo "ombrello" nucleare con il quale ripararci da minacce esterne. L'interesse per il CAMEN scemò, ma i nostri vertici politici e militari ebbero la lungimiranza di non sciogliere tale unità. Arrivarono gli anni '50, e l'Italia capisce che in un mondo rigidamente bipolare l'unica possibilità per fare una politica estera completamente autonoma è quella di favorire un'alleanza europea che, pur senza rinunciare all'indispensabile appoggio USA, sia capace di rappresentare un "osso duro" per l'URSS. A tale alleanza si defilano gli inglesi che da allora in poi si appiattirono sempre più sugli USA, grazie all'aiuto dei quali arrivaronno alle armi nucleari nel '52. I grandi dell'europa libera erano quindi Francia, Germania Occidentale e Italia. Ben prima dell'arrivo della CECA nel '56 (che fu precursore della CEE e quindi della UE), nasce la CED: Comunità Europea di Difesa. Tale alleanza, incerniata sui tre suddetti paesi, è ben vista dagli USA, che si augurano che così gli europei si impegnino più seriamente nel potenziare le loro FF.AA.. Tale alleanza prevede un'integrazione completa delle FF.AA. dei singoli paesi, ben al di là di quanto si spera di fare oggi con il fantomatico esercito europeo. Addirittura si prevedeva l'istituzione di un comando unificato. Ovviamente in quel periodo storico la premessa per ogni idea di difesa comune era lo sviluppo delle armi atomiche. Su quest'ultimo punto vennero al pettine alcuni problemi nati da motivazioni squisitamente politiche. Poichè di questa triade la Francia era l'unica vincitrice della 2°GM, l'unica a sedere con diritto di veto all'ONU nonchè la più forte militarmente, non intendeva l'alleanza in maniera paritaria. Per i francesi, insomma, la CED doveva essere uno strumento di difesa e nel contempo uno strumento per mettere sotto la loro influenza l'Europa occidentale. La Francia, infatti, pretendeva, tra le altre cose, che le future armi nucleari europee fossero sotto il suo comando. Poichè la Germania e l'Italia intendevano dare un altro significato politico-militare alla CED, il parlamento Francese non ratificò il relativo trattato, e la Comutità Europea di Difesa morì prima di nascere. ---------- Quando nell'immediato dopoguerra gli USA ritirarono le loro truppe di occupazione dall'Europa, divenne evidente la sproporzione tra le forze convenzionali dell'URSS e quelle delle nazioni occidentali. All'inizio tale sproporzione non destava problemi, visto che gli USA (e solo loro) detenevano un corposo arsenale nucleare, ma quando nel '49 anche i sovietici giunsero alle armi atomiche la situazione iniziò ad essere preoccupante per i leader occidentali. L'arsenale nucleare USA nel suo complesso rimase sempre considerevolmente superiore a quello sovietico, ma man mano che quest'ultimo cresceva, nei leader occidentale sorgeva sempre più preoccupante una domanda: in caso di guerra, dopo che l'URSS avesse sbaragliato le FF.AA. europee, gli USA avrebbero avuto il coraggio di scatenare una guerra nucleare per sconfiggere i sovietici? Sicuramente l'avrebbero vinta, ma a costo di vedere "vaporizzate" diverse loro città sull'esempio di quanto era successo in Giappone nel tragico agosto del 1945... Gli USA per salvare l'Europa avrebbero accettato tale sacrificio? Tale domanda cominciò ad essere decisamente inquietante quando nel 1954 l'URSS mandò in orbita il suo primo satellite artificiale. Era chiaro dunque che in caso di conflitto atomico i sovietici non avrebbero avuto bisogno di mandare i loro bombardieri (che potevano essere abbattuti dai caccia USA) a colpire anche simbolicamente una città americana, sarebbe bastato premere un bottone ed un missile balistico sarebbe partito alla volta degli States. Poichè negli anni '50 non c'era possibilità alcuna di intercettare e distruggere un missile, ciò rendeva gli USA esposti sul proprio territorio ad una rappresaglia sovietica. ---------- La CED, nata per cercare un'autonomia politico-militare dagli USA, veniva a risolvere anche il sopracitato problema. Si capisce, quindi, quali grai problemi abbia causato il suo fallimento. La Francia reagì sviluppando in proprio i suoi progetti con impegno sempre più crescente, ed arrivò all'arma atomica nel 1960. L'arsenale atomico francese era indubbiamente inferiore a quello sovietico, e i nostri cugini d'oltralpe non avevano difficoltà ad ammettere che in un confronto Francia-URSS la loro nazione sarebbe uscita perdente. Essi, però, dichiaravano (a ragione) che il loro arsenale nucleare avrebbe causato ai sovietici un danno molto maggiore del beneficio che l'URSS avrebbe potuto trarre dall'occupazione della Francia. Anche l'Italia si incamminò in tale direzione e venne dato un forte impulso al CAMEN. Tuttavia le ristrettezze economiche e la necessità della ricostruzione e del (giustamente!) tanto agognato svilluppo economico, sottrassero risorse al nostro programma, che procedeva molto più lentamente. Poichè ora gli studi erano fatti più seriamente, gli USA ne vennero a conoscenza, con buon disappunto. Difatti le potenze atomiche, per evidenti ragioni di convenienza, hanno sempre mal tollerato il fenomeno della proliferazione nucleare, che toglieva loro l'esclusività dell'arma atomica. USA ed URSS iniziarono, quindi, di comune accordo una campagna volta ad impedire, in una maniera o nell'altra, che anche le altre nazioni si dotassero di un arsenale nucleare. Nei confronti dell'Italia, gli USA crearono da una parte forti pressioni politico-economiche, dall'altra si mostrarono ben disposti alla trattativa. Quest'ultima si concluse positivamente nel 1959, con l'accordo della "Doppia Chiave". Esso prevedeva lo stoccaggio in Italia di un congruo numero di armi nucleari, di proprietà USA, ma destinate esclusivamente ad essere utilizzate dalle nostre FF.AA.. Esse erano custodite in depositi all'interno dei quali la sicurezza ravvicinata era affidata alle forze USA. All'esterno vigilavano, invece, i nostri soldati. Le operazioni di manutenzione, che garantivano l'efficienza di tali ordigni, era effettuato da commissioni miste di ufficiali italiani e americani. L'utilizzo di tali armi era consentito solo con il consenso di entrambi i governi: di qui l'espressione "Doppia Chiave". ---------- A questo punto il problema potrebbe sembrare risolto. L'Italia ha avuto le sue garanzie e ha potuto rinunciare ad un costoso programma atomico. Se fosse una favola potremmo aggiungere "...e vissero felici e contenti"... E INVECE PROPRIO PER NIENTE! Nonostante le assicurazioni date al governo USA, il CAMEN, sia pure in maniera più discreta e con meno risorse, proseguì imperterrito i suoi studi. Anzi, il nostro governo non solo non rinunciò alle sue ricerche nel campo dell'atomica militare, ma addirittura rilanciò, manifestando anche palesemente la volontà di dotarsi di sommergibili a propulsione nucleare nonchè di missili balistici. La domanda nasce spontanea: Perchè? Perchè i nostri vertici politici nella realtà, quando si trovano a dover fare scelte di grande importanza per la nazione, si sono sempre dimostrati molto più saggi di quento appaiono nelle sceneggiate dei teatrini politici che i mass-media ci offrono quotidianamente. Infatti, se è vero che la guerra fredda è il periodo del bipolarismo USA-URSS, è anche vero che un'analisi approfondita della situazione dimostrava che tale bipolarismo non era estremamente rigido come si sarebbe potuto pensare a seguito di un'analisi superficiale. Oltre ad USA ed URSS vi sono parecchi altri attori sulla scena, meno importanti dei primi, ma non per questo trascurabili... ---------- Il mondo bipolare era caratterizzato dal fatto che in qualunque vicenda politico-militare del globo le due superpotenze era sicuramente protagoniste, ma di volta in volta a seconda dei casi si aggiungevano anche altri soggetti. In Asia, ad esempio, quasi ogni vicenda vedeva accanto ad USA ed URSS paesi di non secondaria importanza quali Cina ed India, anche secondo inedite alleanze. Gli USA, infatti, più volte avevano politicamente appoggiato la Cina per sfruttare le rivalità di questa con l'URSS relativamente al ruolo di nazione guida del comunismo mondiale. Di conseguenza i sovietici avevano stretto legami politici con l'India, tradizionale rivale cinese. Quindi a sua volta il Pakistan, in eterno attrito con l'India, si era legato agli USA. In Europa, la situazione non era meno complessa. Sappiamo tutti che i paesi dell'Est Europa erano comunisti e quindi nostri potenziali nemici in una ipotetica 3°GM, ma vi erano notevoli differenze tra di essi. Innanzitutto bisogna ricordare che la Jugoslavia non faceva parte del Patto di Varsavia, e che tra Tito e Stalin (ed i successori di quest'ultimo) vi furono parecchie tensioni. Ovviamente ciò che venne fatto nei confronti dell'Ungheria nel 1956 e della Cecoslovacchia nel 1968 non era fattibile nei confronti della Jugoslavia. Mentre, infatti, l'Ungheria è costituita da territorio pianeggiante (l'ideale per essere inondata dalle copiose unità corazzate sovietiche), la Jugoslavia presenta un territorio prevalentemente montuoso, nel quale i partigiani di Tito avevano inferto notevoli perdite alle truppe dell'Asse durante la 2°GM. Inoltre, mentre la Cecoslovacchia era praticamente circondata dai paesi del Patto di Varsavia, la Jugoslavia li aveva solo alle spalle. Per gli Usa far giungere clandestinamente aiuti ai partigiani Titini in caso di conflitto con l'URSS sarebbe stato fin troppo facile, e per i sovietici la Jugoslavia si sarebbe trasformata in quello che fu poi il Vietnam per gli americani. Non a caso i piani di guerra del Patto di Varsavia prevedevano l'invasione dell'Italia da parte di truppe sovietico-ungheresi che avrebbero dovuto passare attraverso la neutrale Austria, sbucando dal Trentino Alto Adige. A tale direttrice principale si sarebbe potuta aggiungere una seconda offensiva attraverso il Friuli Venezia Giulia, nel caso in cui anche la Jugoslavia fosse scesa in guerra. Poichè "il nemico del mio nemico è mio amico", gli USA si mostrarono sempre particolarmente compiacenti nei confronti di Tito, e fecero pressioni sul nostro governo affinchè oltre ad insabbiare i casi di crimini di guerra relativi ai nazisti, insabbiassimo anche quelli relativi ai partigiani titini. Inoltre non si mostrarono mai risoluti nell'appoggiare le nostre sacrosante rivendicazioni su Trieste. Contrariamente a quanto si possa pensare, la vicenda di Trieste del 1953, fu uno dei pochi esempi di vicende nella quale inavvertitamente alle due superpotenze la situazione sfuggì di mano. L'URSS aveva sottovalutato l'intaprendenza della Jugoslavia, la quale sfruttando la recente scomparsa di Stalin, non intendeva farsi "guidare" dal fratello sovietico. Gli USA, abituati alla sconfinata riconoscenza italiana per la liberazione dal nazismo nonchè per i copiosi aiuti economici ed alimentari, non immagginavano che nel nostro paese ci potesse essere quella improvvisa fiammata di patriottismo, tanto accesa quanto breve nel tempo. ---------- Tito, da abile statista, sfruttò al massimo le favorevoli circostanze geopolitiche di cui godeva il suo paese, ed iniziò anch'egli a sviluppare programmi relativi al nucleare militare. Dal punto di vista politico, un paese confinante con armi nucleari preoccupa a priori (della serie "non si sa mai!"). Tuttavia se nel caso della Francia, la comune appartenenza alla NATO eliminava ogni problema, già il timore di una Svizzera armata di ordigni atomici destava qualche preoccupazione; figuriamoci quindi nel caso della Jugoslavia di Tito! Nonostante, quindi, la rinuncia formale allo sviluppo di armi atomiche a seguito degli accordi della "Doppia Chiave" (1959), non solo il CAMEN continuò i suoi studi, ma l'Italia cominciò a sviluppare alcuni programmi militari di grande ambizione. Innanzitutto venne portata a termine la ristrutturazione dell'Incrociatore pesante Garibaldi, costrito negli anni '30 e diventato la nave ammiraglia della MMI dopo la radiazione delle ultime Corazzate. In tale ristrutturazione particolare attenzione fu posto nello realizzazione di 4 pozzi per il lancio dei missili balistici Polaris, da acquistare in seguito dagli USA. In teoria un missile balistico può essere utilizzato anche con testata convenzionale, ma a tale ipotesi non ci credeva nessuno. La realizzazione e la sperimentazione di tali pozzi fu lunga e dispendiosa, ma diede esito positivo. Tuttavia per il successivo rifiuto USA a venderci i Polaris, tale lavoro non ebbe nessun uso pratico. Nel contampo si iniziò la progettazione di un sottomarino nucleare, il "Guglielmo Marconi" (circa 3.400t). La progettazione fu spinta in fase molto avanzata, ma il progetto naufragò per l'assoluta indisponibilità americana a fornirci qualunque aiuto tecnico. Si decise allora di sviluppare una nave militare d'appoggio a propulsione nucleare, l' "Enrico Fermi" (circa 18.000t), nella speranza che nella realizzazione di tale unità, di valenza strategica notevolmente inferiore a quella di un sommergibile, i nostri alleati fossero meno indisposti. Ma anche qui gli USA furono irremovibili, ed il progetto fallì. ---------- Nel frattempo USA ed URSS cominciarono d'intesa a lavorare sempre più alacremente contro il temuto fenomeno della proliferazione nucleare. Si giunse così alla firma del TNP nel 1968, ma l'Italia, sotto pressione degli USA, diede la sua disponibilità a firmare tale trattato solo a condizione che venisse accettato anche dai nostri paesi confinanti. Nel 1969 arrivò l'adesione della Svizzera, e l'anno seguente, dietro enormi pressioni dell'URSS, quella della Jugoslavia, e quindi conseguentemente quella italiana. A questo punto il problema sembrerebbe definitivamente risolto: l'Italia non solo ha ottenuto dagli USA un consistente quantitativo di armi nucleari che in caso di necessità sarebbero destinate esclusivamente alle sue FF.AA. (accordo della "Doppia Chiave"), ma si è anche assicurata che i suoi paesi confinanti abbiano firmato il TNP. Per contro tutte le iniziative relative allo sviluppo della propulsione nucleare in ambito militare erano fallite per la rigida contrarietà USA al riguardo. ---------- La qustione sembrerebbe chiusa... E INVECE PROPRIO PER NIENTE ! Il TNP, firmato dal nostro governo, giace inspiegabilmente per anni in parlamento senza essere ratificato, il CAMEN continua i suoi studi e nel 1971 nasce il progetto Alfa... Ogni paese nel firmare il TNP aveva il diritto di aggiungere delle note a margine a tale trattato, che giuridicamente equivalgono a delle clausole aggiuntive. L'Italia mise 12 note, alcune di valore simbolico (cioè dove si ribadisce in maniera altisonante il consenso italiano alla lotta al fenomeno della proliferazione nucleare), altre di valore nettamente più pratico. Tra queste ultime annoveriamo la seguente (il soggetto della frase è il governo italiano): " 6. Prende atto della piena compatibilità del Trattato con gli impegni di sicurezza esistenti; " OVVERO il trattato della "Doppia Chiave" e tutto ciò che ne consegue non viola il TNP! --- Contrariamente a quanto pensano gli italiani, i nostri servizi segreti, nonostante gli scarsi mezzi economici e legislativi messi a loro disposizione, sono sempre stati efficienti, grazie alla vasta rete di "amicizie" che l'Italia vanta praticamente in ogni parte del globo. L'unico neo riguarda uno scandalo che colpì profondamente il SISDE negli anni '80, allorchè si scoprì che alcuni suoi agenti avevano messo una bomba su un treno per poi segnalarne la presenza alle forze dell'ordine, prendendosi i meriti della "scoperta". Ma quello era il neonato servizio segreto civile, sorto dal nulla nel 1977, che poi ebbe comunque modo di farsi apprezzare per le brillanti operazioni contro il fenomeno anarchico dei primi anni '00. --- Il servizio segreto militare, che vanta una storia centenaria, fu quasi sempre all'altezza dei suoi compiti, riuscendo a scoprire non poche volte le spie sovietiche in Italia. Il SID (questo il suo nome nei primi anni '70) aveva scoperto che Tito, dopo aver firmato e ratificato il TNP, proseguiva indisturbato, sia pure in maniera più discreta, il suo programma di svilluppo nucleare militare. L'Italia reagì insabbiando in parlamento la ratifica del TNP, e rilanciando in grande stile sul piano militare. Il tutto, ovviamente, tenendo lontano l'occhio indiscreto dei mass-media. Nel 1971 nasce quindi il progetto ALFA. Esso si proponeva la realizzazione di un grosso missile balistico dalle prestazioni paragonabili a quelle dei Polaris, che una decina d'anni prima gli USA si erano rifiutati di venderci. La portata di tale missile era di circa 1.600 Km. Questo vuol dire che ponendo una nave equipaggiata con tali ordigni nell'Adriatico, bastava premere un bottone per colpire la capitale di qualunque paese (URSS esclusa) dell'est Europa! Lo sviluppo di tale missile proseguì a gonfie vele e si giunse alla sperimentazione finale nella metà degli anni '70. Tre i lanci di prova, tutti ovviamente con carica inerte nella testata, e tre furono i successi! A questo punto, una volta in possesso di armi nucleari, a parte l'URSS nessun paese avrebbe potuto minacciarci. Ovviamente a questo punto si fecero molto forti le pressioni internazionali affinchè l'Italia abbandonasse lo sviluppo di tali armamenti, e per l'URSS fu relativamente facile convincere Tito che la prosecuzione del suo programma nucleare sarebbe stato controproducente per la Jugoslavia, perchè avrebbe determinato la nascita in Italia di un ben più temibile armamento. Nel 1975 finalmente il nostro parlamento ratificò il TNP, ed il programma di ricerca sul nucleare militare si fermò. Anche lo sviluppo del missile Alfa fu abbandonato, non prima, però, di aver affettuato i sopracitati lanci di prova, rispettivamente tra la fine del 1975 e l'inizio del 1976, quasi a voler far capire alla Jugoslavia che l'arma era pronta ed in caso di necessità bisognava solo costruirla in grande serie e riprendere il programma di ricerca nucleare. A questo punta la vicenda è veramente conclusa. L'Italia fa parte della NATO, dispone di un corposo arsenale di armi nucleare che, anche se di proprietà USA, in caso di necessità sarebbero destinate esclusivamente alle sue FF.AA., potrebbe mettere in produzione in qualunque momento un missile balistico con cui tenere sotto tiro tutta Europa, ed era arrivata abbastanza vicina alle armi nucleari. Può dirsi completamente soddisfatta. A questo punto lo sviluppo di un arsenale nucleare sarebbe tanto inutile quanto costoso, nonchè controproducente in termini politici. Tra i tanti difetti di cui è pieno il nostro paese, non annoveriamo per fortuna l'abitudine di fare il passo più lungo della gamba nè la nostalgia per un improbabile ritorno in altre forme al passato imperiale, malattia quest'ultima che colpisce in maniera ricorrente sia i nostri cugini d'oltralpe quanto i sudditi di Sua Maesta la Regina. Ma come si suol dire, certe cose "...a volte ritornano"... E infatti, nonostante tutto ciò, negli anni '80...... Arrivano gli anni '80: gli anni ruggenti! L'Italia conosce uno sviluppo economico paragonabile solo al grande "Boom" degli anni '60. Ora, però, gli italiani l'indispensabile ce l'hanno già e quindi si da libero sfogo al consumismo, che fa nascere una sorta di euforia collettiva, la quale non può non influenzare la vita politica. Questa vede la nascita del Pentapartito, che riunisce tutti i partiti con l'esclusione delle "estreme" (PCI ed MSI). Tale evento politico nasce dalla brusca sterzata in senso moderato che Craxi (nuovo leader indiscusso del PSI dal 1976) impone ai socialisti, rendendo possibile per la prima volta un'alleanza politica che va dal PSI al PLI (passando per PSDI, PRI e DC), la quale gode quindi di un ampia maggioranza in Parlamento. I socialisti, pur rimanendo laici, in politica estera tendono a portarsi su posizioni più addirittura più moderate di alcuni esponenti della sinistra DC (quelli che al giorno d'oggi, capitanati da Rosy Bindi, sono talvolta chiamati "cattocomunisti"), i quali si sentono obbligati ad assecondare il PSI per non farsi scavalcare a destra. Per diretta conseguenza i governi si fanno più stabili e rinasce una vera politica estera! Nel 1980 l'Italia accorda protezione a Malta, fortemente minacciata dalla Libia. Due anni dopo, per la prima volta dopo la 2°GM, un contingente militare viene mandato all'estero. In Libano i nostri soldati rimarranno circa due anni, e vi sarà anche una vittima. Nel contempo, nonostante i fortissimi movimenti pacifisti che predicano il disarmo nucleare unilaterale, l'Italia è il primo paese dell'Europa continentale ad accettare l'istallazione dei micidiali missili "Cruise", successivamente seguita da molte altre nazioni. A metà degli anni '80 l'Italia conosce il più lungo periodo di stabilità politica con il famoso governo Craxi I (1983-1986), nel quale vi erano tutti "pezzi da '90": Andreotti agli Esteri, Spadolini alla Difesa, Scalfaro agli Interni, ecc... In quello stesso periodo, per evitare che l'estremismo islamico devastasse la Tunisia (sorte che poi toccò all'Algeria negli anni '90), l'Italia organizza un colpo di stato incruento per deporre il suo presidente-padrone. Questo, infatti, aveva adottato una politica di mera repressione nei confronti degli integralisti islamici, la quale, contrariamente alle intenzioni, rischiava di consolidare le posizioni degli stessi. Il nuovo presidente adottando nei confronti degli integralisti una linea inspirata alla fermezza, ma nel contempo aperta al dialogo, riportò il fenomeno sui binari della legalità. Infine nel 1985 vi fu la celeberrima crisi di Sigonella, dove l'Italia mostrò i muscoli contro la prepotenza USA, riscuotendo vasti consensi internazionali. A seguito di tale evento Craxi venne applaudito dall'intero Parlamento. --- Tutti questi successi in campo internazionale restituirono all'Italia, dopo una pausa di 40 anni, il rango di "potenza" accanto a Francia e Gran Bretagna. Se però per quanto riguarda l'economia e la politica il confronto con queste era orientativamente alla pari, permaneva un grande divario dal punto di vista militare. Complice la favorevole situazione politica, nonché il grande "Boom" economico, iniziò un periodo di grandi spese militari. Tra i tanti furono prodotti o progettati in questo periodo: l'AMX, l'aereo italo-brasiliano da attacco al suolo, che nonostante le critiche inizialmente subite, alla prova del fuoco (guerra del Kosovo 1999) diede ottimi risultati, ricevendo diversi elogi in ambito NATO; la Blindo Centauro, prima unità del suo genere, invidiataci da tutta Europa; il Carro Ariete, mezzo non pienamente riuscito, ma che segna il ritorno dell'industria nazionale nel campo dei Carri Armati; le Fregate antisommergibile classe “Maestrale” (di dislocamento superiore alla media per quei tempi) in ben 8 esemplari. Da notare anche la riforma del 1986 che introduceva la ferma Biennale e Triennale, che, anche se non ebbe pieno successo, segnò il primo passo in senso professionistico. Mancava però il grande salto, quello cioè che, in base alle regole della Guerra Fredda, ci avrebbe proiettato di prepotenza nell'Olimpo delle maggiori potenze anche in ambito militare: l’armamento nucleare. Cominciarono, sia pure in maniera molto discreta e al riparo dai mass-media, a circolare voci di corridoio... Il mondo era cambiato... ormai erano diversi i paesi dotati di armamento atomico (oltre ai 5 grandi dell'ONU, si erano aggiunti India, Israele e Sudafrica)... tanti altri volevano aggiungersi... al momento della firma del TNP l'Italia aveva aggiunto ben 12 note (alcune prettamente simboliche, altre nettamente più pratiche) e quindi forse non sarebbe stato impossibile trovare un modo per aggirarlo... ecc... Tutto ciò sembrerebbe il frutto della classica dietrologia degenere che impera nel nostro paese... Ma allora perché gli USA nella prima metà anni '80 improvvisamente vieta la vendita all'Italia di Uranio? Non solo... Su pressione americana tale divieto improvvisamente ci viene imposto anche dai francesi! Cosa era successo? Bisogna aspettare circa 15 anni per saperlo. Nei primi anni '00, Lagorio, ex ministro della Difesa, pubblica un libro, che rivela i retroscena della politica estera e della politica militare italiana degli anni '80. Lagorio è l'esempio migliore della svolta socialista imposta da Craxi. Se tradizionalmente la sinistra italiana aveva unito il pacifismo all'antiamericanismo, ora i socialisti abbandonavano il primo in favore del secondo. Essi avevano capito che per ridurre lo straripante (e spesso negativo) protagonismo americano sulla scena mondiale era necessario poter contare un forte apparato militare con il quale ottenere un minimo di autonomia. Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, dietro le quinte Lagorio era in perfetta sintonia con il Presidente Pertini, nonchè con personaggi chiave del periodo quali Cossiga, Spadolini ed Andreotti. Nei primi anni '80 il ministro Lagorio si incontra più volte con l'allora Capo di Stato Maggiore della Difesa Ammiraglio Turrisi, per discutere dell'opzione nucleare. Le discussioni vertevano su come tecnicamente l'Italia potesse dotarsi di armi nucleari qualora vi fosse stato la relativa decisione politica. Le centrifughe avrebbero trovato posto (in gran segreto) nelle aree di ricerca del CNR a Firenze, e gli esperti potevano essere reperiti nelle centrali nucleari allora in funzione. In quale ambito sarebbe dovuta maturare tale decisione politica? Si vociferava di una sorta di alleanza mediterranea, che sarebbe dovuta nascere grazie ai saldi rapporti che l'Italia aveva stretto con tutti i paesi africani bagnati dal "Mare Nostrum" e grazie allo scemare in quel periodo dell'influenza sovietica nella zona. Sono questi progetti di lungo periodo, che rimasero allo stadio concettuale per via del repentino crollo dei regimi comunisti e dell'URSS. Quello che inizialmente era parso come un lento crepuscolo, si trasformò in un'improvvisa implosione, che stravolse la situazione politica internazionale, abortendo gli ambiziosi progetti italiani. Ovviamente con la fine della Guerra Fredda il problema delle armi nucleari in Italia cessa di esistere definitivamente. Le emergenze degli anni '90 sono ben altre: la corruzione dilagante, la crisi economica, un faraonico apparato militare da smantellare. Dal punto di vista militare l'attenzione si sposta sui conflitti locali, che si avvicinano più alla guerriglia che ai classici conflitti convenzionali. Poiché è assurdo ed impossibile uccidere una mosca sparando con un cannone, le armi nucleari perdono di importanza, e gli esperimenti nucleari francesi del '95, che destano nel mondo una condanna pressoché unanime, appaiono assolutamente inutili ed anacronistici. --- Quanto detto finora riguarda il passato... E per il futuro? Prospettive future Come dice il proverbio "Mai dire mai!", quindi il fatto che in passato non siamo mai arrivati ad acquisire un arsenale nucleare nazionale non toglie che in futuro potremmo essere costretti a compiere questo passo. Ovviamente se non ha senso prendere in considerazione un futuro troppo lontano, è altrettanto privo di senso immaginare di dover compiere tale passo in un futuro imminente. Più opportunamente possiamo limitare la nostra riflessione in un intervallo di tempo che vada dal 2020 al 2040. ---------- Innanzitutto bisogna individuare le cause che potrebbero portarci a compiere un così grave passo. Iniziamo quindi a riflettere sulla possibilità che le cause che ci hanno portato in passato ad avviare un programma di sviluppo nucleare militare si possano ripresentare in futuro. Negli anni '40 e '50 l'avvio degli studi sul nucleare in ambito militare era dovuto alla più elementare necessità di uno stato: l'inalienabile diritto a difendere il proprio territorio! Tale necessità fu soddisfatta dall'ingresso dell'Italia nella NATO e dal successivo accordo della "Doppia Chiave". Poiché è da ritenersi non realistico che in futuro gli USA possano disdire l’accordo della "Doppia Chiave", né tanto meno che l'Italia possa uscire dalla NATO o che tale alleanza possa dissolversi, si può concludere che non sarà certamente questa la causa che potrebbe portarci allo sviluppo di un arsenale nucleare nazionale. Negli anni '60 e '70 le nostre ricerche sul nucleare in ambito militare erano state condotte in contrapposizione ad analoghi studi effettuati dalla Jugoslavia. Tale nazione, pur facendo parte del blocco comunista, per via della sua non appartenenza al Patto di Varsavia, nonché per la rivalità tra Tito e i vari capi dell'Unione Sovietica, ben si prestava alle simpatie americane. Il caso volle che, per via della questione di Trieste, fu proprio con questa nazione che noi avemmo nel 1953 la più grave crisi politico-militare del dopoguerra. Se la Jugoslavia avesse avuto un arsenale nucleare, in caso di confronto armato la NATO ci avrebbero coperto con il suo ombrello atomico? Certamente lo avrebbe fatto, ma forse a condizione di trovare una soluzione "accomodante"... Fortunatamente è facile convincersi che una situazione del genere non potrà più ripetersi in futuro. Non abbiamo più questioni aperte per quanto riguarda i nostri confini, né ne avremo mai. Gli italiani, infatti, sono tutti in Italia, e in Italia ci sono solo italiani, con l'eccezione delle minoranze linguistiche e degli immigrati: le prime sono ampiamente garantite e rispettate, e i secondi si integrano abbastanza bene. Negli anni ’80 l’opzione nucleare era stata ripresa in considerazione per motivi di prestigio nazionale. Essa, tuttavia, era stata inserita in un ben più ampio ed ambizioso progetto: un’alleanza con i paesi bagnati dal Mediterraneo. Tale ipotesi poteva reggersi solo in un contesto di Guerra Fredda declinante. Infatti per mantenere assieme tanti paesi arabi (notoriamente divisi da interessi e rivalità) era indispensabile la necessità di non doversi schierare troppo apertamente con una delle due superpotenza per non subirne l’influenza, ma era altrettanto indispensabile operare in un periodo in cui si creava un vuoto a causa dello scemare della presenza sovietica nel Mediterraneo. Come sappiamo tale periodo fu brevissimo a causa del crollo repentino del blocco comunista, mentre la realizzazione di tale alleanza necessitava di tempi abbastanza lunghi per poter avere qualche possibilità di successo. E’ chiaro che i contesti sopra descritti sono pressoché irripetibili in futuro. ---------- Una volta appurata la impossibilità di ritrovarci in futuro con i medesimi problemi incontrati in passato, occorre verificare la possibilità che un domani possano nascere nuove esigenze di sicurezza nazionale. Condizione necessaria (ma fortunatamente non sufficiente) affinché tali esigenze si concretizzino è che si verifichi una larga proliferazione mondiale di armi nucleari. L’argomento della proliferazione nucleare è lungo e complesso. Fin dal loro primo utilizzo in Giappone nel 1945, le armi atomiche hanno sempre suscitato grande interesse in tutte le nazioni. Tuttavia quando il processo di decolonizzazione fece nascere nuovi stati sovrani in Africa ed Asia, l’attenzione verso tali armi crebbe notevolmente poiché aumentarono vertiginosamente le tensioni regionali, che sempre più spesso sfociavano in conflitti armati. Le due Superpotenze capirono, quindi, che fare affidamento solo sulla cronica mancanza di tecnologia e sulla penuria di risorse (che affliggevano allora come oggi la maggior parte dei paesi del mondo) per scongiurare la proliferazione nucleare, era un’idea assolutamente miope: sarebbe stata solo questione di tempo, ma prima o poi le armi atomiche sarebbero state presenti in ogni angolo del mondo. Fin dai primi anni ’60 alcuni analisti americani si erano arresi a questa idea, quando improvvisamente l’allentamento progressivo della tensione tra le due superpotenze favorì una loro più o meno tacita intesa sulla lotta al fenomeno della proliferazione. Poiché tale lotta era dettata da comprensibili interessi di parte, essa fu affrontata con grande determinazione, e sfruttando la situazione politica bipolare del momento, ed alternando pressioni politiche, economiche e militari (per quanto concerne le forniture belliche), il fenomeno della proliferazione fu fortemente rallentato. La fine della Guerra Fredda ha determinato l’esplosione di contrasti precedentemente tenuti sotto controllo in nome di una ideologia o in contrapposizione di un forte nemico comune. Questa volta l’assenza del bipolarismo USA-URSS ha reso molto più difficile la lotta al fenomeno della proliferazione nucleare, che è tornato di drammatica attualità. La fine del suddetto bipolarismo, inoltre, ha reso tecnicamente possibile l’esistenza di forti potenze regionali, e in ogni parte del globo sono molti i paesi che aspirano a tale rango. Sono molti gli analisti che cominciano a pensare che dopo un lungo bipolarismo USA-URSS, a cui sta seguendo un periodo di unilateralismo americano, vi sarà in futuro un lungo periodo “multipolare”. Essi ovviamente concordano sulla necessità che tale “multipolarità” non si fondi sugli arsenali nucleari, altrimenti il fenomeno della proliferazione sarà globale. ---------- Uno dei pericoli maggiori attinenti il fenomeno della proliferazione nucleare è che vi sia una sorta di “effetto domino”. Infatti l’acquisizione di un arsenale nucleare da parte di un stato potrebbe stravolgere determinati equilibri, portando conseguentemente anche altri stati a dotarsene. Immaginiamo per ipotesi che l’Iran riesca veramente a costituire un proprio arsenale nucleare. In tal caso cercherebbe di imporsi come potenza regionale, cosa che la vicina Arabia Saudita, forte della sua potenza economica derivante dall’essere la maggior produttrice mondiale di petrolio, non permetterebbe. Al di là delle classiche rivalità nazionali, qui è presente la forte contrapposizione tra i paesi arabi sciiti (che fanno capo all’Iran) e quelli sunniti (che fanno capo all’Arabia Saudita e all’Egitto). Voci di corridoio riferiscono di una sorta di minaccia che l’Arabia Saudita abbia fatto agli USA: il loro ritiro dall’Iraq coinciderebbe con l’inizio di un programma nucleare saudita. Infatti un ritiro USA darebbe campo libero all’Iran. Ma se l’Arabia Saudita è la nazione leader dei paesi arabi sunniti per quanto concerne l’economia, l’Egitto, dopo l’uscita di scena dell’Iraq, si può confiderare una sorta di leader militare. Questi due paesi “dirimpettai” sono separati da quella sottile striscia di mare che è il Mar Rosso. Se l’Arabia Saudita giungesse ad acquisire un proprio arsenale nucleare, per un’analoga decisione egiziana sarebbe solo questione di tempo. Posizione particolare occupa, nel complesso mosaico mediorientale, la Siria. Questo paese arabo sunnita è stato in passato fortemente legato all’Egitto, tanto da dar vita con esso nei primi anni ’60 alla R.A.U. , acronimo di Repubblica Araba Unita, un vero e proprio stato unitario. Di recente, invece, come è noto la Siria si è fortemente legata all’Iran. Difficile immaginare che qualora Egitto ed Iran diventino potenze nucleari la Siria rimanga completamente estranea ai rispettivi programmi nucleari. La Siria, però, confina con la Turchia, paese dove le FF.AA. rivestono grande importanza anche dal punto di vista politico, in quanto rappresentano fattore di stabilità. E’ l’unico paese dove formalmente il Capo di Stato Maggiore delle FF.AA. non risponde al Ministro della Difesa o al Governo, ma direttamente al Capo dello Stato. Considerando che la Turchia è una repubblica parlamentare, tale regola indica una volontà del costituente di riconoscere l’indipendenza parziale delle FF.AA. dalla sovranità popolare. In Turchia, infatti, è sempre stato forte il senso laico dello stato, che le FF.AA. si sentono chiamate a difendere in ogni caso da una ingerenza religiosa, anche se questa derivasse dalla volontà popolare. Considerando che l’annosa questione curda potrebbe in futuro far nascere delle tensioni tra la Turchia e gli stati ad essa confinanti, non si può escludere che in presenza tra questi ultimi di potenze nucleari, i turchi possano dotarsi a loro volta di armi atomiche. Certo la Turchia fa parte della NATO, ma come abbiamo sperimentato noi nella vicenda di Trieste del 1953, questa alleanza, in determinati casi, potrebbe non garantire sufficiente autonomia di trattativa. Se per ipotesi la Turchia giungesse alle armi atomiche, allora sarebbe a dir poco “matematico” che il giorno dopo vi giungerebbe anche la Grecia, per le croniche e talvolta pericolose tensioni che investono periodicamente i due paesi. ---------- Questi pochi esempi dimostrano come sia possibile (anche se fortunatamente al momento poco probabile) una futura proliferazione di armi atomiche a livello mondiale. Tuttavia l’adesione dell’Italia alla NATO, nonché la presenza sul nostro territorio nazionale di testate atomiche sotto regime della “Doppia Chiave”, continuerebbero a garantire la nostra sicurezza, e non renderebbero necessario l’acquisizione di un arsenale nucleare nazionale neppure nella sventurata ipotesi di una proliferazione mondiale generalizzata. Tuttavia, se si leggono con attenzione le clausole del trattato della NATO, si possono individuare dei particolari che sembrano ovvietà, ma ovvietà non sono… ---------- Nell'immaginario comune la NATO è un'alleanza nella quale, in caso di aggressione di uno degli stati membri, gli altri siano obbligati ad intervenire in sua difesa. Tale obbligo è espresso dal famigerato art. 5, che fu "attivato", sia pure simbolicamente, in occasione degli attentati alle "Torri Gemelle". Come sottolinearono allora i mass-media, l'art. 5 venne in tale occasione invocato per la prima volta. Dunque ciò implica che sicuramente esso non fu applicato allorché la Gran Bretagna subì l'invasione delle isole Falkland da parte dell'Argentina... Perché? Come recita testualmente l'art. 5, "Le parti concordano che un attacco armato contro una o più di esse, in Europa o Nord America, deve essere considerato come un attacco contro tutte...". Quindi la Nato è tenuta a sostenere un paese membro aggredito solo se l'aggressione viene perpetrata in Europa o Nord-America. Di conseguenza nessun paese era tenuto ad intervenire in aiuto della Gran Bretagna, che dovette provvedere da sola alla riconquista delle sue isole. Per paesi come l'Italia il problema apparentemente non si pone, poiché il territorio sul quale lo stato italiano esercita la sovranità è esclusivamente in Europa. Tuttavia se andiamo a sfogliare le pagine del nostro passato recente, ci rendiamo conto che per fare una politica estera "attiva", sia pure improntata sulla pace e la diplomazia, non si può fare affidamento solo sulla NATO. Negli anni '70 Malta, divenuta pienamente indipendente, decide lo smantellamento delle basi alleate sul suo territorio. Successivamente, nel tentativo di trovare percorrere una terza via tra i due blocchi politici del periodo, si lega fortemente alla Libia. Ma il paese africano diventa improvvisamente minaccioso allorché viene rilevata la presenza di giacimenti petroliferi all'interno delle acque territoriali maltesi. La piccola isola cerca quindi l'aiuto italiano, e nel 1980 viene firmato un accordo con il quale l'Italia offre protezione a Malta. Cosa sarebbe successo se la Libia avesse invaso tale isola? La NATO non sarebbe intervenuta, e noi avremmo dovuto liberarla da soli... Tale evenienza, tuttavia, non era preoccupante poiché, data la sproporzione delle forze in campo tra Libia e Italia, possiamo ben immaginare che il paese africano non si sarebbe mai azzardato a sbarcare sulla piccola isola mediterranea. Tuttavia questo è un esempio da tenere presente per il futuro... ============================== E’ facile convincersi che nel mondo multipolare del futuro le relazioni politiche e economiche cresceranno esponenzialmente. Per intenderci nel mondo globalizzato non ci saranno più confini e tutti si occupano di tutti. In particolare si comincia a dare fin da ora sempre più attenzioni al continente africano, poiché si presuppone che potrà essere, in un futuro sia pure lontano, fonte di interesse. Mentre, infatti, alcuni paesi poco sviluppati quali Brasile, India e Cina si stanno avviando sulla strada del progresso, con un effetto trascinante sui rispettivi continenti, l'Africa è rimasta una terra fortemente arretrata. Quando inevitabilmente un domani il progresso comincerà a prendere piede anche qui, il "Continente Nero" diventerà pian piano meta di investimenti. Le maggiori potenze economiche si stanno già attrezzando: la Cina si sta legando al Sudan, che appoggia con decisione al consiglio di sicurezza dell'ONU per le vicende inerenti la travagliata regione del Darfur; l'Italia è stata l'unica nazione non africana ammessa ad intervenire in una recente riunione della UA (unione africana); gli USA, sempre attenti a prevenire situazioni di caos (nelle quali il terrorismo può prendere piede più facilmente), si interessano sempre più alla Somalia; ecc... Inoltre non si può escludere che in futuro vi sia una di quelle periodiche “rinascite” di interesse in alcuni angoli del globo “già noti”, come ad esempio in America del Sud o in Estremo Oriente. A volte determinati eventi politici (instaurazione o caduta di regimi dittatoriali) o scientifici (nuove scoperte che facciano nascere nuovi interessi economici), mettono in moto una serie di reazioni a catena che nel lungo periodo possono trasformare la situazione geopolitica di una regione. ---------- E’ ovvio che contrariamente a quanto avveniva nel mondo bipolare della guerra fredda, nel futuro mondo multipolare ci sarà più spazio per le potenze medie come l’Italia, ed è altrettanto ovvio che il nostro paese non deve assolutamente farsi trovare impreparato, onde evitare di perdere un’occasione storica. Si ripeterebbe in tal caso quello che è avvenuto nel XIX e XX secolo: l’Italia, nonostante fino alla 2° guerra mondiale fosse annoverata tra le grandi potenze, disponeva di un impero coloniale dal valore inferiore ai possedimenti coloniali di piccoli stati quali Belgio, Olanda, Portogallo ecc… Questo fu dovuto al ritardo con il quale il nostro paese raggiunse l’unità e si cominciò ad occupare attivamente della politica estera. E’ chiaro in futuro l’influenza che un grande paese come l’Italia potrà avere in una determinata parte del globo, dovrà essere improntata non solo al pieno ed incondizionato rispetto della sovranità delle entità statuali del luogo, ma anche ad una reale indipendenza economica delle stesse. Tale influenza dovrà essere esercitata soprattutto in forma politica, sfruttando le organizzazioni internazionali nonché la nostra grande capacità diplomatica, ed esclusivamente al fine di garantire la stabilità. Il ritorno economico sarà dato proprio dall’aumento delle vantaggiose transazioni economiche che notoriamente nascono nelle zone più stabili. Tuttavia non possiamo ignorare di vivere in un mondo dove la politica di una nazione, per essere credibile, non solo deve essere affiancata da adeguate organizzazioni sovrannazionali e da una solida struttura economica (che possano esercitare, quando indispensabile, forti pressioni diplomatiche ed economiche), ma anche da una consistente struttura militare. Di conseguenza appare evidente che sia indispensabile aumentare in futuro le spese militari non solo con semplici aumenti di bilancio nelle annuali leggi finanziarie, ma anche con apposite leggi speciali, seguendo l’esempio di quanto fatto per la MMI nel 1975. E’ chiaro che ogni potenziamento dello strumento militare non può in nessun caso prescindere dalle capacità di proiezione, che diventano l’aspetto principale delle FF.AA. del nostro paese. ============================== Non possiamo purtroppo ignorare che talvolta, nonostante gli impegni profusi, le pressioni politico-economiche possono non essere sufficienti e può diventare tristemente necessaria l’opzione militare. Questa deve essere sempre esercitata tramite contingenti multinazionali e con il consenso dell’organizzazione sovrannazionale per eccellenza: l’ONU, l’unica a potere autorizzare formalmente l’uso della forza. Solo in questa maniera l’operazione militare potrà essere ed apparire assolutamente imparziale, condizione indispensabile affinché essa oltre ad essere vittoriosa sul campo di battaglia possa esserlo anche politicamente (e le vicende relative all’Iraq e all’Afghanistan dimostrano che la vittoria politica non è meno importante di quella militare). Tuttavia ogni regola ha le sue eccezioni. La guerra del Kosovo del 1999 è un esempio di conflitto moralmente ineccepibile che non ebbe l’avallo ONU per cause squisitamente politiche (il governo Russo mise il veto per non alienarsi le correnti nazionaliste interne, che si sentivano vicini ai serbi per via della comune appartenenza slava). La guerra fu comunque condotta da una coalizione multinazionale (in quel caso la NATO), e la missione di pace che ne seguì vide la partecipazione anche di reparti dell’esercito russo. Nel 1980 la MMI fu sola a fronteggiare la marina libica, che minacciava le imbarcazioni civili incaricate dal governo maltese di effettuare determinati rilevamenti petroliferi. E in futuro l’Italia potrà trovarsi nuovamente sola a fronteggiare un’aggressione ad un paese amico. Sicuramente in questo caso l’aggressione non proverrebbe da una grande potenza come USA, Russia, Cina, e i vari paesi europei. Infatti mentre i paesi europei hanno culturalmente abbandonato da tempo le azioni militari unilaterali, Russia e Cina, che pure non disdegnano culturalmente l’uso della forza, hanno capito che essa è controproducente nella politica mondiale di contrapposizione agli USA, a cui essi tengono sempre più. Solo gli USA sembrano credere ancora all’unilateralismo, ma probabilmente abbandoneranno presto tale politica. In ogni caso, viste le innumerevoli basi americani sul nostro territorio, appare scontato che tra i due paesi non potrà mai esserci più di una semplice divergenza di opinioni. Il suddetto aggressore, se mai vi sarà, apparterrà ai cosiddetti paesi minori che, per questioni squisitamente locali, potrà essere tentato di usare per primo la forza. Il nostro apparato militare convenzionale, adeguatamente riorganizzato e rinforzato nel prossimo futuro, sarà pienamente in grado di reggere questa sfida. Ma se vi sarà una proliferazione generalizzata delle armi atomiche, allora per assolvere ai doveri internazionali assunti, potrà essere necessario disporre di un arsenale nucleare nazionale. In ogni caso, se ciò avverrà, non sarà nulla di sensazionale, come alcuni di noi possono pensare. I mass-media saranno tenuti all’oscuro. Appena comincerà a trapelare qualcosa vi sarebbe subito forti smentite, e quando la cosa non potrà più essere nascosta, verrà fortemente minimizzata. Si dirà che in realtà le nostre FF.AA. hanno sempre avuto in dotazioni armi nucleari per semplice deterrenza, facendo riferimento al quelle relative al trattato della “Doppia Chiave”, le quali non saranno assolutamente smantellate. Infatti, un nostro eventuale arsenale nucleare nazionale non andrebbe a sostituire quello relativo all’accordo della “Doppia Chiave” (che basandosi su armi USA può all’occorrenza diventare tanto corposo quanto economico), né tanto meno a sostituirsi all’ombrello protettivo NATO. Semplicemente i nostri eventuali ordigni nucleari andrebbero ad affiancarsi alle nostre forze convenzionali, per affrancarle dal timore di un attacco condotto con armi NBC da parte di qualche nazione di secondaria importanza, nella ipotesi che l’Italia, per difendere un paese amico extraeuropeo, si dovesse trovare da sola a fronteggiarla. Dimentichiamo quindi i film americani che ci hanno abituato a vedere il presidente seguito dall’immancabile valigetta con i codici relativi alle armi atomiche. Non perché di queste non ve ne sarebbero, anzi in armonia con il nostro sistema costituzionale di valigette ve ne sarebbero due (una per il Capo dello Stato ed una per il Capo del Governo), ma nessuno le vedrà mai (come probabilmente nessuno del grande pubblico ha mai visto l'analoga valigetta inglese, francese o cinese). -
Ne avevamo parlato anche in un altro topic dell'impiego ASuW del nuovo AGM-88E; a quanto pare non dovrebbe essere impossibile per gli Aster e i CIWS intercettarlo ma, sopratutto, sembra che l'attuale versione dell'AGM-88E non entri nelle stive interne di un F-35; c'è allo sviluppo una versione adattata allo scopo (forse con le alette ripiegabili??), vedremo.
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Avete visto lo speciale su corriere.it sull'Afghanistan? QUI un articolo sulla nuova strategia (in sostanza FOB cioè piccole basi avanzate e maggiore contatto con la gente) dei nostri militari QUI un articolo abbastanza terra-terra (ma almeno si inizia a parlarne) sulla modernizzazione del nostro esercito. QUI una intervista al Ministro dell'Energia nonchè (e sopratutto) leader politico di Herat QUI e QUI due bei video a bordo di elicotteri, di cui uno con intervista al comandante degli alpini a kabul
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Esattamente era proprio il P.1011l'aereo (effettivamente costruito) a cui mi riferivo; mi sono fatto un giretto su wiki ieri sera; sembra che i tedeschi siano arrivati a sperimentare un missile balistico intercontinentale per colpire gli USA (anche se solamente dalla Francia occidentale o dalla Spagna: QUI trovate una lista di tutti i missili progettati dalla Germania; pensate che sulla carta arrivarono addirittura a pensare a missili per spedire satelliti in orbita, con 12 anni di anticipo sui russi!!
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referendum anti atomiche USA in italia
Rick86 ha risposto a Leviathan nella discussione Discussioni a tema
Ma il tutto risale ad un bellissimo topic di PdD in cui un forumista scrisse una storia lunga ed interessantissima sul nucleare militare in Italia, e sopratutto su quanto arrivammo vicini a sviluppare la bomba; se interessa anche se OT posso postarla (ho salvato gli interventi sul mio hard disk, ordinandoli e dandogli un senso logico) -
Grazie ragazzi veramente interessante a che straordinario livello tecnico era l'industria aerea tedesca nell'ultima parte della seconda guerra mondiale; ho visto, ma purtroppo non mi ricordo dove, foto di progetti di caccia tedeschi estremamente futuristici per l'epoca, simili come configurazione ai Sabre o ai Mig15; se qualcuno qua ne sa qualcosa sugli ultimi sviluppi e prototipi degli aerei a reazione tedeschi, o mi dice qualche sito, l'argomento mi interessa molto. In special modo, so per certo che alcuni prototipi del Me-163 superarono i 1000km/h ma quanto vicino arrivarono al Mach i tedeschi?
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Se non sbaglio dovrebbe anche essere il sito in cui verranno assemblati gli F-35 destinati all'Italia e all'Olanda. Se digiti F-35 e Cameri su google ti appaiono una galassia di siti pacifinti contro il bombardiere nucleare sterminatore di popoli...
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Senza esagerare però; le spese militari, se sostengono l'industria nazionale, sono una spesa pubblica keynesiana, ovvero lo stato spende soldi per far sopravvivere (così era negli anni '30) o per aiutare le industrie, dare lavoro alla gente abbattendo la disoccupazione e realizzando al contempo opere e cose utili per il paese. Se però esageri, come aveva fatto l'unione sovietica durante gli anni '70 ed '80 provando ad inseguire la politica di riarmo di reagan rischi di strozzare l'intera economia. Come dicono gli antichi "est modus in rebus". Il discorso fila alla perfezione nel mondo occidentale perchè le risorse investite sono in genere proporzionate alla capacità del paese (chi più chi meno, noi tra i "chi meno"); nell'URSS si era invece creato uno squilibrio che ha portato alla fine al collasso dell'intero sistema
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Partito democratico / della libertà
Rick86 ha risposto a VittorioVeneto nella discussione Discussioni a tema
Bella notizia; la dimostrazione che alll'Italia seria che lavora (da confindustria ai sindacati passando per i giovani) Berlusconi proprio non piace; vi ricordo inoltre che anche il generale Mini (di cui cmq non condivido le opinioni, lui vorrebbe un esercito stile guerra fredda) è senatore dell'Ulivo -
referendum anti atomiche USA in italia
Rick86 ha risposto a Leviathan nella discussione Discussioni a tema
Alcune precisazioni: - Quando si tratta di scelte legate alla difesa del paese generalmente i politici sono meno stupidi di quello che sembrano; alla firma del trattato di non proliferazione ciascun paese aveva il diritto di fare aggiungere in calce clausole con valore vincolante; l'Italia ne aggiunse ben 12, alcune assolutamente inutili del tipo le atomiche sono brutte e cattive (quelle ad uso e consumo della gente) ma altre invece fondamentali per il rispetto degli accordi NATO; in particolare la numero sei recita: - Quelle atomiche sono fondamentali per la Difesa del paese in quanto, in caso di guerra, sono destinate ad essere utilizzate dalle nostre FF.AA. in virtù degli accordi della "doppia chiave". Cioè le testate stesse sono sotto controllo americano (o meglio la sicurezza all'interno del bunker è fatta dagli americani, all'esterno dai nostri soldati) ma i vettori che la utilizzeranno e la scelta dei target, una volta avuto il placet di Washington, spettano alle nostre forze armate e al nostro governo. Non a caso durante la guerra fredda e fino a non troppi anni fa due Tornado erano sempre pronti a decollare in caso di offensiva del PdV e i nostri piloti si sono sempre addestrati all'utilizzo di tali sistemi. - La Costituzione, prima ancora del buon senso, spiega chiaramente che un trattato internazionale non può essere soggetto a referendum ne abrogativo ne consultivo; è semplicemente fuori legge Mode cattivo on: INOLTRE QUESTI DEFICIENTI SI DOVREBBERO VERGOGNARE DELLE FIGURE DI MER**A CHE CONTINUANO A FAR FARE AL PAESE E DELLE BUGIE CHE SPARGONO Mode cattivo off -
Bravo paladin questo era il succo del mio discorso; sull'alcool invece ti invito a riflettere su cosa sia per il paese la produzione di vino (siamoda poco i maggiori produttori mondiali sorpassando i mangiarane) e sull'uso che l'italiano medio ne fa, anche se ovviamente ci sono brutte eccezioni; e guarda che lo stesso discorso si può applicare ai superalcolici: limoncino, grappa, mirto, amaretto... Pensi che il consumatore medio (tiro a caso ma circa l'80% degli italiani adulti) ne faccia uso solamente per ubriacarsi? Sui tabacchi lo stato da agendo correttamente secondo me; vietarli di colpo sarebbe impossibile, provocheresti una rivoluzione quindi si aumenta pian piano il prezzo del pacchetto (qualche decina di centesimi all'anno circa) in modo da scoraggiarne la vendita. Non c'è limite al peggio (Programma di sinistra critica, di turigliatto il tipo che ha votato contro il governo Prodi): E vi risparmio le loro idee sull'economia...
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Sbagliato, passi per le sigarette ma far cassa vendendo droga non è una cosa di cui andar fieri
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Quindi te Gianni te la sentiresti di dire che i combattimenti a/a ravvicinati non esisteranno più? Perchè se ho capiti bene questa è la logica conseguenza del dire che ormai l'aereo sta diventando un semplice portamissili e che cose come manovrabilità e velocità si possono ormai sacrificare. Non pensi che un uguale evoluzione tecnologica dall'altra parte potrebbe portare ad una situazione in cui i vantaggi e la superiorità occidentale nel combattimento BVR verrebbe notevolmente ridotta e/o annullata? E' un ragionamento abbastanza terra terra ma se un aereo stealth si scontra contro un aereo tradizionale il primo è capace, a parità di sensori, di vedere il secondo in anticipo e di attaccarlo con missili AA a medio raggio; ma se entrambe le macchine sono stealth si vedranno a parità di sensori grosso modo contemporaneamente e sopratutto quando saranno molto più vicine tra loro rispetto a due macchine tradizionali. E poi leggevo di varie esercitazioni in cui aerei russi, Mig 29 di un paese dell'est europeo se non sbaglio (tradizionalmente molto manovrabili) riuscivano ad evitare gli AMRAAM e a portarsi al combattimento ravvicinato dove hanno fatto a pezzi gli F-16
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Per come la vedo io pensare ad unità miste è assurdo sia per problemi linguistici sia perchè andrebbero perse preziose capacità, come per esempio i nostri alpini; no la decisione giusta è unità linguisticamente omogenee fino a livello Brigata, eccetto ovviamente FS ed unità speciali. Riguardo alla struttura vedo bene il modello americano con un esercito regolare allo stato dell'arte e principalmente con compiti expeditionary e le riserve nazionali con compiti (in pace) di protezione del territorio
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Paperinik comunque sia x diretta esperienza (e in fin dei conti li posso anche capire) per il russo medio Putin è un po la salvezza del paese
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E va bene parliamone seriamente; condizione imprescindibile sarebbe l'esistenza di una politica estera europea (di cui la politica militare è semplicemente una delle opzioni a disposizione della diplomazia); se tale condizione si avverasse io sarei felicissimo di vedere FF.AA. europee e non mi sognerei minimamente di sputare sopra una CVN, un altro paio di Doria e 17 (forse e cmq azzoppate) FREMM in più; certo se invece fosse una cosa arrangiata alla bella e meglio senza aver chiaro chi comanda il discorso cambia... e poi, in fondo, io mi sento sia italiano sia europeo esattamente come un texano si sente sia texano che americano; che non mi piacciano certe parti del paese Europa ci può assolutamente stare (vallo a chiedere al texano medio che ne pensa di san francisco, ufficiosamente nota come la città dei gay americani...) ma non vuol dire che non mi senta americano/europeo
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Premessa: abbassiamo i toni, io qua scrivo per confrontarmi ed imparare; Comunque gli F-16C Block50 durante allied force non operavano con la nuova versione E del missile che, a quanto ci è dato pubblicamente sapere, a differenza delle versioni precedenti è in grado di autoguidarsi contro i radar anche se questi ultimi si spostano, attuano contromisure o semplicemente spengono tutto; la mia fonte è la scheda su globalsecurity; è vero, non lo sapevo che un AGM-88 non potesse entrare nelle stive interne dell'F-35 ma negli ultimi post mi riferivo alla supposta versione adattata a tale scopo; in effetti che l'accoppiata F-35 e AGM-88E possa avere effetti devastanti non sono l'unico a pensarlo se si sta sviluppando una versione apposta di questo missile in modo che entri nelle stive di Lighting e Raptor. Poi, certo che tu puoi assegnare anche pochi secondi prima dello sgancio le coordinate GPS, ma se le batterie sono mobili (e per la mia modestissima opinione questa sarà la tendenza vista la superiorità aerea occidentale) non è così facile avere tali coordinate in una guerra ad alta intensità contro un nemico con difese a/a avanzate (parliamo dell'S-400 per esempio, jane's parla espressamente di una capacità di vedere bersagli stealth per tale sistema (References dalla scheda dell'S-400 su en.wiki)) perchè di questo io stavo parlando. Senza aggiungere poi qualche SU-35 che ti svolazza intorno, ecc. ecc. Non fraintendere il mio discorso, non sto dicendo DEAD No, SEAD Si, sto semplicemente dicendo che può non essere sufficiente passare direttamente alle missioni DEAD dal primo giorno di operazioni senza fare prima del SEAD. Sullo stealth infine dicono che repetita iubant; è ovvio che ci da un vantaggio, ma credere/sperare che tale vantaggio sia eterno è un errore gravissimo; dicevano, con la diffusione degli RPG in massa e le esperienze della guerra dello Yom Kippur "il carro armato non può più sopravvivere" eppure eccolo qua ancora ora; è l'eterna rincorsa in chiave moderna del duello cannone/corazza
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Chi, i francesi? :asd: :asd: :asd:
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Sulla Sx Radicale domenica dovrebbe uscire il programma completo, gli darò una occhiata e posterò di nuovo; si parla dalle anticipazioni di dedalonews di eliminare del tutto sia il JSF che l'EFA. Tornando sulla droga, e sull'alcool in particolare non sono d'accordo con quanto detto da Paladin; ti garantisco per diretta esperienza che noi italiani la abbiamo una cultura del bere, che parte proprio dal bicchiere di vino a tavola; io adesso abito in Svezia (sto facendo un anno di Erasmus) e ti garantisco che gli svedesi (ma praticamente tutte le persone del nord e dell'est europeo) vedono l'alcool, vino compreso, esclusivamente come un modo "to get drunk" ovvero per ubriacarsi. Non è così per noi, certo abbiamo gli alcolisti ma sono una piccola minoranza, generalmente si arriva al massimo a qualche bicchiere per stare allegri ed è tutto. Lo sai il perchè, almeno secondo me? Perchè da noi si inizia molto presto, tipo 12 anni, con il papà che magari a capodanno ti fa assaggiare un goccio di spumante, poi magari una volta che sei fuori al ristorante un goccio di vino e via così; è una cosa graduale ed in famiglia, almeno all'inizio; poi certo le sbornie sono capitate a tutti ma non sono la norma; qua invece per comprare da bere devi dimostrare d'avere 20 anni. Lo sai qual'è il risultato? Che a 20 anni con gli amici, senza avere la minima esperienza di alcool, starti a bere senza cognizione, senza cognizione perchè ti manca quella cultura e quella gradualità che abbiamo nel sud europa. Ma lo stesso discorso non lo puoi applicare alle droghe, non abbiamo di certo questa cultura e chi è quel pazzo di genitore che farà mai tirare il proprio figlio? Forse nel sud-america, dove le foglie di coca le masticano da mille anni è diverso, ma qua da noi rendere la droga legale la farebbe vedere dai giovani semplicemente come un modo per sballarsi e tanti saluti, esattamente come l'alcool, e la vodka in particolare, è visto dagli svedesi; e ti garantisco che nonostante una legislazione severissima e tasse a non finire (20 euro per 0,7L della vodka più economica) quando esci dalla discoteca vedi delle scene di tutti ubriachi che in Italia sono un po l'eccezione e qua la regola @ Graziani: abbiamo l'altro topic per la propaganda e le frecciatine; oppure se invece del copia e incolla vuoi scrivere le tue opinioni sei il benvenuto
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Non so ma comunque una cosa è certa, inglesi e francesi mai resteranno senza portaerei; potrebbe anche essere che gli inglesi ripieghino su un paio di unità poco più grandi del Cavour e i francesi si limitino a fare una nuova De Gaulle (ormai gran parte dei problemi li hanno risolti) ma sarebbe uno smacco bello grosso.