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Mi sembrava di aver esagerato ma, veramente, allora, hai bisogno di un notevole ed approfondito ripasso di Storia italiana: Trento (ed il Trentino non è, comunque, da confondere con l'Alto Adige, come mi pare tu abbia fatto in un tuo precedente post!) e Trieste, tornarono all'Italia, come risultato della prima guerra mondiale che, proprio per tal motivo, è considerata la 4^ guerra d'Indipendenza, perché con essa si completò l'Unità d'Italia. Il link, http://www.triesteitaliana.it/ , si riferisce al secondo, sofferto, "Risorgimento" di Trieste, dopo la 2^ guerra mondiale (quando un certo Tito, se la voleva pappare, infoibando, magari, tutti gli italiani che erano sfuggiti, precedentemente) e l'ho inserito solo per dimostrare l'autentica italianità di una città, i cui abitanti si batterono e morirono, per affermare la loro nazionalità ed il loro amor di Patria!!! Il resto è scontata e datata propaganda politica, che poteva essere diffusa, in qualche sezione di un partito che, nonostante gli sforzi di qualche irriducibile nostalgico orfano, è stato cancellato per sempre, dal globo terracqueo!!! P.S. Mi correggo, è ancora al potere, a Cuba e, guarda guarda, nella Corea del Nord!!!
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Consegnato all'Iraq il pattugliatore "Fateh"
picpus ha risposto a picpus nella discussione Marina Militare
Il pattugliatore d’altura "Comandante Borsini" della nostra Marina, scorta il nuovo pattugliatore iracheno "Fatah" fino in Golfo Persico. Eccovi, dal sito ufficiale della Marina Militare Italiana, il link all'articolo relativo, con notizie e foto: http://www.marina.difesa.it/diario/2009/05...sinii/index.asp -
E chi ha affermato ciò, in questa o altra discussione?!?!?! Poi, se mi permetti e se ti va, dai uno sguardo a questo sito: http://www.triesteitaliana.it/ , sai, tanto per dare una rinfrescatina alle tue conoscenze di storia e di geografia!
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E speriamo, per riprendere un tema di qualche post fa, che non si tratti di qualcuno che abbia prestato giuramento!!! A proposito del "giuramento di fedeltà", vedasi il seguente link: http://www.marina.difesa.it/editoria/rivis...embre/art04.asp
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Ed io ti posso rispondere che con quella del 1915-18 è nata l'ITALIA, "tout court"!!!
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Qui non si tratta di disquisire sul significato semantico dell'espressione "Vittoria di Pirro", ma su quello volutamente dispregiativo che si dà alla frase, specie se rivolta con britannico "fair play" all'indirizzo di un paese alleato e di un popolo amico!!! Per quanto riguarda il bilancio, in vittime e dolori, della prima guerra mondiale, informatevi e parlatene con francesi e tedeschi (nonché con tutti gli altri popoli coinvolti) e poi ne riparliamo ed in ogni caso, citatemi una delle, evidentemente, stando ai vostri commenti, tante paradisiache guerre da voi conosciute!
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Non so se mi andrà di entrare nel merito dell'articolo (che poi, così originale ed acuto, proprio non mi sembra!), comunque, vorrei rettificare una tua considerazione, a mio parere, gravemente fuorviante e pure esempio, scusami se te lo dico, del più scontato luogo comune: Così l'Italia viene vista dal giornalista che ha scritto l'articolo e dalla testata che lo ha ospitato!!! Per il resto, ho notato la perla relativa all'"Italia dei primi anni ’20, quando Mussolini salì al potere, veniva da una vittoria di pirro contro gli austriaci nel 1918", che tu, evidentemente, non consideri segno di tangibili sentimenti antitaliani!!!
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Non mi dire che oltre ai nostri carissimi ed amati fratelli transalpini , pure gli argentini hanno questa ... vomitevole abitudine alimentare?!?!?! Sapevo della loro predilezione per lo squisito "Angus"!!!
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Il disegno l'ho preso dai link inseriti nel mio post. Negli articoli si parla di un dislocamento di 4.000 t. in immersione (la metà di quello dell'"Astute") e di una lunghezza di 96 metri (quella dell'"Astute" è di 97 metri). Mi sembra che anche gli altri dati dimensionali, stentino un po' a quadrare con il dislocamento indicato!
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Il Brasile prevede di dotarsi di almeno 3 sottomarini nucleari entro il 2035, con il primo operativo entro il 2020, per "garantire la ricchezza nazionale situata nell'Oceano Atlantico". Nel frattempo, per coprire il buco temporale, dovrebbero entrare in servizio i 4 "Scorpène". Eccovi il link ad un articolo in francese: http://www.corlobe.tk/article14309.html ed il link ad un articolo in spagnolo (ho notato, al post precedente, che Dominus non gradiva il portoghese!!! ): http://www.nuestromar.org/noticias/defensa (cliccare sull'articolo: "Brasil construirá al menos tres submarinos nucleares hasta 2035"). Schema del sottomarino nucleare brasiliano
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Grande intruder (e grande Dominus) vi straquoto!!! P.S. La frase non mi era sfuggita, tutt'altro, mi aveva fatto venire il mal di stomaco, essendomi stata inculcata, in famiglia, ben altra concezione di quel giuramento!
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Eccovi il link ad un video ("Rafale", le varie infrastrutture, il "Forbin"): http://www.corlobe.tk/article14306.html Il link ad un'intervista al Capo di Stato Maggire della "Marine Nationale" che spiega le funzioni della base navale: http://www.corlobe.tk/article14303.html ed il link ad un articolo in inglese: http://www.thenational.ae/article/20090526.../705259821/1133
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mmi contro pirateria in somalia
picpus ha risposto a davidecosenza nella discussione Marina Militare
Dal link http://www.difesa-oggi.it/archives/0007612.html riporto: PIRATERIA: GIP CONVALIDA ARRESTO 9 SOMALI (AGI) - Roma, 25 mag. - Il giudice per le indagini preliminari, Riccardo Amoroso, ha convalidato l'arresto per i nove pirati somali intercettati dalla fregata maestrale della marina militare italiana venerdi' scorso. Al termine dell'udienza, che si e' svolta in videoconferenza nel comando generale della marina militare a Roma, il gip ha ritenuto valide le prove a carico dei nove indagati. Ora il ministero della difesa, con la marina, l'aeronautica militare e i carabinieri, dovra' disporre la traduzione degli indagati in un carcere italiano. (AGI) Cli/Seg Questo articole è stato pubblicato il 2009-05-25 18:45:32 Dal link http://www.difesa-oggi.it/archives/0007613.html riporto: PIRATI: SOMALI ARRESTATI, SIAMO STATI COSTRETTI DA ALTRI (AGI) - Roma, 25 mag. - I nove pirati somali intercettati e arrestati dalla fregata Maestrale della Marina militare italiana, venerdi' scorso, sarebbero stati costretti ad assaltare la nave Maria K., o qualsiasi altra nave eventualmente incrociata sul loro cammino, da altre persone che terrebbero prigionieri i familiari dei pirati stessi. Sono stati i nove, collegati in videoconferenza dal Maestrale con il gip Riccardo Amoroso, a fornire questo dettaglio dell'operazione. A riferirlo e' stato il pm Giancarlo Amato che, con il gip, ha potuto ascoltare dal comando generale della Marina militare a Roma, l'interrogatorio in videoconferenza, al termine del quale il gip ha convalidato l'arresto. I pirati hanno anche ammesso di aver avuto a bordo un grande quantitativo di armi, tutte gettate a mare nel momento dell'operazione condotta dal Maestrale e da uomini del battaglione San Marco, trattenendo solo un kalashnikov. "Gli indagati si sono mostrati sereni, collaborativi e soddisfatti del sistema di garanzia offerto loro dal personale militare", ha spiegato Francesca Baldassarra legale degli indagati. D'altra parte la Marina militare, sentita la polizia penitenziaria italiana, aveva gia' predisposto il sistema di contenimento degli arrestati: in un grande container, nel quale normalmente vengono custoditi due elicotteri, sono stati sistemati dei pannelli per ricavare tre stanze in ognuna delle quali custodire tre delle persone arrestate. Inoltre sono stati garantiti loro tre pasti al giorno e un tappetino per pregare indicando loro, di volta in volta, la direzione della Mecca. (AGI) Cli/Rm/Dib Questo articole è stato pubblicato il 2009-05-25 19:15:26 -
Ancora un articolo sulla nuova base francese (si parla, oltre che delle potenzialità della struttura, degli altri comandi francesi ed americani in zona, delle FF.AA. degli E.A.U., della vendita del "Rafale", ecc.): http://blog.mondediplo.net/2009-05-25-REVES-D-ABOU-DHABI EDIT Aggiungo i link a 2 ulteriori ed approfonditi articoli, tratti dal sito del quotidiano "Le Figaro", nei quali viene evidenziata la valenza strategica della base, riassumibile nell'affermazione di un diplomatico: «Si l'Iran attaque les Émirats, il attaque aussi les Français»: http://www.lefigaro.fr/international/2009/...-de-l-iran-.php http://www.lefigaro.fr/debats/2009/05/26/0...trategique-.php
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Un articolo sui rapporti sempre più tesi tra la Nato e la "nuova URSS" dello zar Putin. Dal link http://www.loccidentale.it/articolo/d.0071885 riporto: Sicurezza euro-atlantica a rischio La Guerra Fredda è finita, ma tra NATO e Russia la partita è ancora aperta di Emiliano Stornelli 23 Maggio 2009 12.00 Tra NATO e Russia lo spirito di Pratica di Mare sembra ormai essere soltanto un ricordo. Come dimostrano gli sviluppi più recenti, i rapporti sono entrati in uno stato di tensione permanente che si protrarrà prevedibilmente a lungo, finché i conti rimasti in sospeso al termine della Guerra Fredda non verranno chiusi una volta per tutte. Il crollo dell’Unione Sovietica non ha trascinato con sé il plurisecolare imperialismo connaturato all’identità russa. Mosca guarda così ancora agli Stati Uniti come parametro con il quale misurare il proprio status di potenza, in un’ottica strategica molto simile, se non immutata, rispetto a quella che aveva caratterizzato lo scontro bipolare. La politica della “porta aperta” adottata dalla NATO «verso tutte le democrazie europee che condividono i valori dell’Alleanza, e sono desiderose e capaci di farsi carico delle responsabilità e degli oneri che spettano ai membri», come ribadito all’ultimo vertice di Strasburgo-Kehl, viene considerata una minaccia diretta alla sicurezza nazionale, perché volta ad integrare nello spazio euro-atlantico i paesi del “near abroad” russo, area che Mosca rivendica come di sua esclusiva influenza. L’ingresso nell’Alleanza Atlantica delle Repubbliche baltiche e di buona parte delle nazioni balcaniche, in ultimo Croazia e Albania, è stato percepito come un forte smacco geopolitico a vantaggio degli Stati Uniti, e non come l’allargamento dell’area di stabilità e benessere assicurata dalla NATO cui poter accedere in un futuro prossimo. Da qui, l’avvio di un’intensa azione volta a impedire che anche Georgia e Ucraina, la retroguardia del mosaico “imperiale” di Mosca, riescano a passare sul versante occidentale, cui si accompagnano periodici atti di destabilizzazione dei paesi già entrati volontariamente a far parte della comunità atlantica dopo la liberazione dal comunismo, i baltici in primo luogo. Al momento, il punto di maggiore conflittualità è la Georgia, teatro di una sanguinosa guerra nell’agosto 2008. Dopo aver “recuperato” il controllo territoriale delle due regioni separatiste, Abkhazia e Ossezia del Sud, e averle riconosciute quali stati indipendenti, non è da escludere che Mosca abbia considerato l’opportunità di rimodulare i rapporti di forza interni a danno del presidente georgiano, Mikheil Saakashvili, risoluto assertore dell’ingresso di Tbilisi nell’Alleanza Atlantica, come già sperimentato con successo in Ucraina contro Viktor Yushenko. Le violente contestazioni del mese di aprile, che hanno visto l’opposizione circondare a più riprese importanti edifici istituzionali, impedendo di fatto il regolare funzionamento del governo e del parlamento, hanno avuto come strascico, stando a fonti ufficiali georgiane, un tentativo sventato di assassinare Saakashvili per stabilire un governo filo-russo e l’ammutinamento di un reparto speciale dell’esercito georgiano, che lo stesso Saakashvili, intervenendo personalmente, sarebbe riuscito a far rientrare nei ranghi. In entrambi i casi, ci sarebbe lo zampino di Mosca, che avrebbe pure contribuito a fomentare la rivolta dell’opposizione che richiedeva le dimissioni di Saakashvili. Quel che è certo è che questi ultimi avvenimenti, conditi dall’espulsione di due diplomatici russi accreditati presso la NATO a Bruxelles e dalla successiva revoca dello status diplomatico a due canadesi del “NATO Information Office” di Mosca, hanno avuto luogo in corrispondenza dell’inizio, il 6 maggio, dell’esercitazioni militari della “Partnership for Peace” che la NATO terrà in Georgia fino alla fine del mese di maggio. Alle esercitazioni era stata invitata a partecipare anche la Russia, ma il suo rifiuto è indice inequivocabile di come Mosca non tolleri in alcun modo la presenza militare dell’Alleanza Atlantica nel suo “estero vicino”. Il tono acceso delle dichiarazioni del presidente Medvedev e del primo ministro Putin dà la misura dell’irritazione russa. Dopo aver annunciato l’invio di guardie di frontiera incaricate della sorveglianza dei confini di Abkhazia e Ossezia del sud, Medvedev ha condannato le esercitazioni, definendole di «aperta provocazione […] anche se qualcuno potrebbe cercare di convincerci del contrario». «Respingeremo ogni aggressione», ha ribadito Medvedev il 9 maggio, durante la celebrazione annuale per la vittoria sul nazismo, che è stata anche un’occasione per fare sfoggio di potenza militare, mettendo in mostra i gioielli delle forza armate russe. Deluso dall’atteggiamento della nuova amministrazione americana, Putin ha parlato di «segnale in un’altra direzione» rispetto a quella prospettata dal famoso reset button offerto dal segretario di Stato, Hillary Clinton, al suo omologo Lavrov. Il ministro degli Esteri russo, in segno di protesta, ha poi revocato la propria partecipazione al meeting a livello ministeriale del Consiglio NATO-Russia di Bruxelles, il primo dopo la sospensione seguita alla guerra in Georgia. D’altro canto, con la scelta della Georgia per le esercitazioni militari, l’Alleanza Atlantica ha lanciato ancora una volta un segnale estremamente chiaro circa la sua politica di allargamento. L’ingresso di Georgia e Ucraina nella NATO sono stati rinviati a data da destinarsi, a quando, cioè, le condizioni interne e regionali lo consentiranno. Mosca, però, è intenzionata a impedire che la politica della “porta aperta” faccia ulteriori passi in avanti, e ha già dimostrato di poter condizionare in tal senso le scelte dei partner della NATO. Alle esercitazioni in Georgia non hanno aderito Armenia, Kazakistan, Moldavia e Serbia, paesi che hanno presumibilmente ceduto alle capacità persuasive del Cremlino. Da questo punti di vista, è ancor più rilevante la mancata partecipazione, ufficialmente per ragioni economiche, di Estonia e Lettonia, due membri effettivi della NATO che la Russia ritiene appartengano di diritto alla sua esclusiva zona d’influenza. Alla difficoltà nel conciliare le rispettive geopolitiche, è connessa pure la questione della difesa antimissilistica. Mosca è irremovibile nel suo rifiuto del terzo segmento dello scudo americano in Europa centrale. Le motivazioni, a ben vedere, sono più politiche che tecnico-militari. L’installazione del radar nella Repubblica ceca e degli intercettori in Polonia, infatti, non determinerebbe una rottura dell’equilibrio strategico a sfavore della Russia, che dispone di migliaia di testate nucleari multiple e non. Piuttosto, rappresenta una sfida tecnologica dai costi insostenibili per le finanze russe, ancor più in un quadro di crisi economico-finanziaria e con la caduta del prezzo degli idrocarburi. Il timore di essere tagliati fuori da un settore ad altissima valenza strategica e con un potenziale sviluppo tecnologico che guarda allo spazio, ha spinto finora la leadership di Mosca a un’opposizione ad oltranza, malgrado gli Stati Uniti abbiano offerto alla Federazione russa forme di accesso al programma e alle tecnologie del sistema di difesa missilistica. In risposta alle esercitazioni della NATO in Georgia, Putin ha così voluto espressamente allacciare la questione dello scudo ai colloqui in corso con gli Stati Uniti sul disarmo nucleare. La definizione di un nuovo trattato che succeda allo START (Strategic Arms Reduction Treaty), che scadrà a dicembre, rischia dunque di complicarsi, nonostante i progressi annunciati dalla Clinton e da Lavrov, al termine di un incontro a Washington il 7 maggio. Difficoltà sono sorte anche nella discussione sulle armi convenzionali in Europa. Il Consiglio NATO-Russia del 18-19 maggio avrebbe dovuto imprimere un’ulteriore spinta al negoziato sul trattato CFE (Conventional Armed Forces in Europe), dopo la decisione di Mosca, nel dicembre 2007, di sospendere la sua partecipazione. Il mancato svolgimento del Consiglio, dovuta all’assenza di Lavrov, non giova certo al tentativo di raggiungere una posizione comune sull’argomento. In definitiva, la cooperazione tra NATO e Russia instauratasi al termine della Guerra Fredda, a partire dall’adesione di Mosca alla PfP (1994) e dalla firma del NATO-Russia Founding Act (1997) fino alla nascita del Consiglio NATO-Russia nel 2002, non si è evoluta nella partnership strategica auspicata da Europa e Stati Uniti. La proposta di un trattato paneuropeo sulla sicurezza più volte avanzata da Medvedev sembra, piuttosto, un modo per allontanare la sponda europea dell’Alleanza Atlantica da quella americana e indebolire la NATO. Se non sono più il nemico, gli Stati Uniti restano il competitor assoluto su cui la Russia misura se stessa e la propria forza. In quest’ottica, Mosca potrebbe non raccogliere la richiesta di aiuto giunta da Washington sul dossier nucleare iraniano, dal momento che la crescita del regime di Teheran in termini di potenza corrisponderebbe a un indebolimento degli Stati Uniti a vantaggio della Russia. Mentre la concessione di vie di comunicazione russe dirette in Afghanistan, a scopi unicamente civili e non militari, rappresenta un contributo estremamente limitato alla guerra contro talebani, qaedisti e war lords locali: il logoramento di NATO e Stati Uniti in quello che fu il Vietnam dell’Armata Rossa rientrerebbe negli interessi di Mosca.
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mmi contro pirateria in somalia
picpus ha risposto a davidecosenza nella discussione Marina Militare
Al link che segue, l'articolo in francese, con le risposte a tutti i tuoi quesiti: http://bruxelles2.over-blog.com/pages/Bila...if-1169128.html ed il link alla traduzione automatica in inglese: http://translate.google.com/translate?u=ht...Flanguage_tools -
"Ecco le risposte del Cav. alle dieci domande"
picpus ha risposto a picpus nella discussione Discussioni a tema
Mi sembrava fosse abbastanza chiaro!!! Se l'incipit dell'articolo è: "Ho sognato. E vi racconto il mio sogno", bisogna essere proprio , per non capirlo!!! -
"Ecco le risposte del Cav. alle dieci domande"
picpus ha pubblicato una discussione in Discussioni a tema
Eccovi, dalla rassegna stampa del sito ufficiale del Ministero della Difesa, il link all'articolo pubblicato su "Il Foglio" del 25 maggio 2009, alla pagina 1, dal titolo "Ecco le risposte del Cav. alle dieci domande" http://www.difesa.it/Sala+Stampa/Rassegna+...amp;pdfIndex=21 -
Eccovi, dal sito del quotidiano francese "Le Figaro" (in calce all'articolo è precisato che il gruppo "Dassault" è proprietario del giornale "le Figaro"!), il link ad un articolo sulla prossima visita del Presidente Sarkozy ad Abu Dhabi, per inaugurare la nuova base: http://www.lefigaro.fr/international/2009/...-abu-dhabi-.php Da notare che la "Implantation Militaire Française aux Émirats Arabes Unis" (IMFEAU), nome ufficiale della nuova base, è stata richiesta e finanziata interamente dal governo degli EAU. La struttura comprende una base navale, con una banchina lunga 300 metri, in grado di accogliere unità navali di rilevante tonnellaggio, un distaccamento aereo sulla base d'al-Dhafra, a 40 km. da Abu Dhabi, dove dovrebbero stazionare in permanenza fino a 6 aerei da combattimento e un reparto terrestre sulla base di Zayed Military City, con un centro di addestramento in zona desertica. La collaborazione francese si estenderà anche al settore energetico (costruzione della prima centrale elettronucleare degli Emirati) ed al settore culturale (già aperti, a partire dal 2006, dieci dipartimenti della prestigiosa "Sorbona" ed avvio dei lavori di una sede distaccata del "Louvre"). Come concludere se non con il solito trionfo dei colori transalpini!!!
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mmi contro pirateria in somalia
picpus ha risposto a davidecosenza nella discussione Marina Militare
Eccoti un link sul RAID ("Recherche Assistance Intervention Dissuasion"): http://raid.admin.free.fr/accueil.htm -
mmi contro pirateria in somalia
picpus ha risposto a davidecosenza nella discussione Marina Militare
Le Forze Speciali militari francesi, dipendono dal COS (Commandement des Opérations Spéciales): http://www.defense.gouv.fr/ema/commandemen...peciales/le_cos Quelle dell'"Armée de Terre" sono riunite in una Brigata: http://www.defense.gouv.fr/ema/layout/set/...view/full/37958 e sono costituite da 3 Reggimenti: http://www.defense.gouv.fr/ema/layout/set/...view/full/37590 http://www.defense.gouv.fr/ema/layout/set/...view/full/37552 http://www.defense.gouv.fr/ema/layout/set/...view/full/38334 Quelle dipendenti dalla "Marine Nationale" sono riunite nel FORFUSCO (FORce maritime des FUSiliers marins et COmmandos) e sono costituite da 6 unità di "Commandos Marine" (i soli "Commandos" contano circa 600 uomini); vedere i seguenti link: http://www.defense.gouv.fr/ema/layout/set/.../view/full/6704 http://www.netmarine.net/forces/commando/index.htm Quelle dipendenti dall'"Armée de l'Air" sono i "Commandos Parachutistes de l'Air": http://fr.wikipedia.org/wiki/Commandos_par...es_de_l'air e sono costituite da 3 unità: http://fr.wikipedia.org/wiki/Commando_Para...27Air_n%C2%B010 http://fr.wikipedia.org/wiki/Commando_Para...27Air_n%C2%B020 http://fr.wikipedia.org/wiki/Commando_Para...27Air_n%C2%B030 In più, ovviamente, vi sono il GIGN della "Gendarmerie Nationale", http://www.gendarmerie.interieur.gouv.fr/f...esentation/GIGN ed il RAID della "Police Nationale". Ritengo, comunque, che quanto elencatovi, non sia del tutto esaustivo dell'insieme delle Forze Speciali francesi. -
Un articolo di approfondimento sull'esito del vertice di Khabarovsk. Dal link http://www.loccidentale.it/articolo/il+ver...lontana.0071960 riporto: Nuove crisi del gas in arrivo Il Vertice UE-Russia: la sicurezza energetica europea è ancora lontana di Ida Garibaldi 23 Maggio 2009 Dal punto di vista della sicurezza energetica il vertice di Khabarovsk tra UE e Russia si è concluso con un nulla di fatto. L’incontro tra l’Alto Rappresentate per la Politica Estera della UE Solana, il Presidente della Commissione europea Barroso e il presidente russo Medvedev ha chiarito solo un aspetto della relazione energetica tra Bruxelles e Mosca: la diffidenza è reciproca e non promette nulla di buono per la sicurezza energetica europea. Le esigenze europee per una maggiore affidabilità delle forniture di gas naturale russo si sono scontrate con la determinazione del Cremlino a controllare il mercato europeo e con la sua reticenza ad aderire agli standard internazionali di cooperazione energetica. A Khabarovsk, Mosca si è opposta apertamente al processo della Eastern Partnership, formalizzato all’inizio di maggio dalla UE e dai sei Paesi aderenti, tra cui Georgia e Ucraina, che tra l’altro si propone un “Un avanzamento della sicurezza energetica nei Paesi aderenti e con l’Unione europea, attraverso l’aiuto agli investimenti nelle infrastrutture, il miglioramento delle norme, l’efficienza energetica e un migliore sistema di allerta per prevenire l’interruzione delle forniture”. Il Cremlino si è anche vivacemente opposto ad aderire alla Energy Charter del 1994 che stabilisce le norme di massima per la cooperazione energetica tra i Paesi euro-asiatici. La UE ne è membro sin dai tempi della Comunità europea, la Russia non ne ha ancora ratificato l’adesione. Infine, non c’è stato accordo neanche in merito all’Ucraina. In un discorso pronunciato di fronte al Parlamento europeo nel gennaio del 2009, dopo che la crisi energetica tra Russia ed Ucraina aveva messo a repentaglio le forniture di gas al resto dell’Europa, il Presidente della UE José Manuel Barroso aveva dichiarato che: “Senza entrare nel merito delle intenzioni, siamo di fronte ad un fatto oggettivo… Gazprom e Naftogas sono incapaci di soddisfare i propri obblighi contrattuali verso i consumatori europei”. Ebbene, la risposta russa alle preoccupazioni di Bruxelles è stata quella di invitare l’UE a prestare a Kiev il denaro necessario per pagare i propri debiti alla Russia attraverso la concessione di un prestito comune russo-europeo. Non è chiaro che cosa succederà il prossimo inverno se ciò non dovesse accadere… Al vertice di Khabarovsk si è persa un’occasione per riportare la relazione energetica tra Russia ed UE su binari più stabili ed equilibrati. La resistenza russa a concedere alla UE un ruolo paritario nella relazione energetica tra i due partner è stata troppo forte. E’ comprensibile: Mosca considera il settore energetico vitale per la propria sicurezza nazionale. Tuttavia, è possibile che nel corso del 2009 la Russia sarà costretta dalla crisi economica che sta scuotendo il Paese ad aprirsi ai tentativi europei di coltivare un rapporto energetico più bilanciato. Se così fosse, l’UE dovrà essere pronta a trarre il massimo vantaggio dalla relativa debolezza economica di Mosca. Spingere la Russia verso l’apertura dei propri mercati energetici alle compagnie europee e allo stesso tempo perseguire la costruzione di gasdotti alternativi a quelli russi sarebbe un ottimo inizio. Se il Cremlino dovesse chiamare, Bruxelles dovrà essere pronta ad offrire il proprio aiuto: è nell’interesse di entrambi. Ma per la sicurezza energetica europea è importante che l’UE lo faccia alle proprie condizioni.
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mmi contro pirateria in somalia
picpus ha risposto a davidecosenza nella discussione Marina Militare
1) Su una differenziazione di questo tipo, si è sviluppata in Francia la polemica, di cui parlavo in un mio post precedente, tra i sostenitori del GIGN e quelli dei "Commandos Marine". 2) Spero vorrai riconoscere che qualsiasi altro governo italiano, si sarebbe comportato in maniera del tutto identica! -
1) Se tu consideri i proprietari della sola casa di abitazione, far parte delle classi agiate, allora, statistiche alla mano, se non erro, quasi tutti gli italiani fanno parte delle classi agiate! 2) Quoto alla grande!!! Però è vero quanto da me affermato! Comunque, a loro, ci sta pensando Brunetta!!! Certo che sì!!!
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Per chi ha la memoria corta e non ha vissuto quegli anni!!! Dal link http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=353392 riporto: sabato 23 maggio 2009 Chi fa la festa a Falcone? Quelli che lo attaccavano di Filippo Facci Al chilometro 4 tra Punta Raisi e Palermo, esattamente diciassette anni fa, esplosero 500 chili di esplosivo che spazzarono via tre auto blindate che non riuscirono a proteggere Giovanni Falcone, Francesca Morvillo e gli agenti Antonio Montinaro, Rocco Di Cillo e Vito Schifani. L’antimafia piagnens. Purtroppo è anche il giorno, oggi, in cui la triste ricorrenza viene imbracciata elettoralmente da un genere di militanza che Falcone detestava: oggi a Napoli l’antipolitica ridens di Beppe Grillo e l’antimafia piagnens di Sonia Alfano saranno al servizio di quell’Italia dei valori che non solo darà voce a cercavoti come Antonio Di Pietro e Luigi De Magistris e la stessa Sonia Alfano, ma da anni accoglie il maggior responsabile della campagna che contribuì all’isolamento di Falcone poco prima che morisse: parliamo di Leoluca Orlando. Chissà se si farà vedere, a questa manifestazione dove interverrà anche una rediviva Clementina Forleo nonostante l’iniziativa sia presentata, sul sito dell’Italia dei valori, appunto come un incontro elettorale: «Appuntamento domani, sabato 23 maggio a Napoli al Palapartenope, alla manifestazione “Lotta per i diritti” per sostenere Luigi De Magistris e Sonia Alfano, candidati alle elezioni europee nelle liste di Italia dei Valori». Purtroppo è lo stesso ambiente che si prepara a pompare il fumosissimo processo che i pubblici ministeri Antonio Ingroia e Nino Di Matteo, a Rebibbia, stanno portando avanti per dimostrare che una trattativa tra Stato e mafia, nel 1992, portò all’assassinio di Falcone e Borsellino. Proprio così. Ne accennavano ieri un paio di quotidiani: ora è venuto fuori che Brusca ha parlato di un accordo tra Totò Riina e un politico per ora innominato, e non si riesce proprio a immaginare di che ambienti possa trattarsi. Per capire dove vogliano andare a parare, comunque, basta leggere alcune farneticazioni scritte negli ultimi mesi dallo stenografo a latere Marco Travaglio, noto ventriloquo di Antonio Ingroia. Un’altra volta, però. La primavera di Orlando. Il democristiano Leoluca Orlando era diventato sindaco di Palermo e aveva inaugurato una cosiddetta primavera che auspicava un gioco di sponda tra procura e istituzioni. Poi, nell’estate 1989, il pentito Giuseppe Pellegriti accusò l’andreottiano Salvo Lima di essere il mandante di una serie di delitti palermitani, una calunnia che Falcone fiutò subito. Orlando cominciò a dire e non dire che Falcone volesse proteggere Andreotti. Durante una puntata di «Samarcanda» Orlando lo disse chiaramente: il giudice aveva dei documenti sui delitti eccellenti ma li teneva chiusi nei cassetti della Procura di Palermo. Una menzogna che verrà ripetuta a ritornello, dimostrata come falsa anche davanti al Csm. È di quel periodo anche un primo e sottovalutatissimo attentato a Falcone, una bomba ritrovata nella sua casa all’Addaura. Poi, quando Falcone accettò l’invito del Guardasigilli Claudio Martelli a dirigere gli Affari penali, la gragnuola delle accuse si fece ancora più infame. Dissero che si era venduto al potere politico e contro di lui si scagliarono la sinistra, gli andreottiani, il Giornale di Napoli («Dovremo guardarci da due Cosa Nostra») e poi Repubblica e anche il Giornale. Memorabile un titolo dell’Unità: «Falcone preferì insabbiare tutto». L’autunno di Falcone. Poi, a macerie fumanti, ecco il tentativo di sfruttare la morte di Falcone per portare acqua a Mani pulite. Falcone morì un sabato, e il lunedì la Repubblica uscì in edizione straordinaria col titolo «L’ultima telefonata con Di Pietro». Svolgimento: «Provava un’affettuosa invidia per Colombo e Di Pietro», «si è saputo solo ieri che Falcone seguiva l’inchiesta sulle tangenti», «una tonnellata di tritolo ha spezzato il suo contributo all’indagine milanese». Perfetto un riquadrino di Repubblica: «Arriva Antonio Di Pietro da Milano, il giudice delle tangenti, il Falcone del Nord... con lui c’è Leoluca Orlando». Falcone, in realtà, stava solo disponendo alcune rogatorie internazionali chieste dal Pool Mani pulite: era il suo lavoro. Saranno Claudio Martelli e Ilda Boccassini, da emisferi diversi, a spiegare che Falcone era affranto perché il Pool di Milano a quanto pare non si fidava di lui. La verità processuale sulla sua morte la racconterà Giovanni Brusca, l’uomo che azionò il telecomando che uccise il giudice e tutti gli altri: «Era il primo magistrato che era riuscito a metterci seriamente in difficoltà. Lo odiavamo, lo abbiamo sempre odiato... Prendemmo la decisione iniziale di ucciderlo, per la prima volta, alla fine del 1982... Non tramontò mai il progetto di ucciderlo». Dal 23 maggio 1992 undici inchieste hanno affrontato la strage di Capaci, sei processi hanno inchiodato i corleonesi alle rivelazioni di Brusca, infinite altre indagini hanno esplorato e sfibrato la favola dei «mandanti» Berlusconi e Dell’Utri indagati a Palermo, Caltanissetta e Firenze: tutto sempre archiviato. L’inverno della giustizia. Ma non mai finita. A Rebibbia corre appunto il processo a carico del prefetto Mario Mori e del colonnello Mauro Obinu, ex ufficiali del Ros accusati di favoreggiamento per aver impedito la cattura di Bernardo Provenzano nell’ottobre 1995: questa almeno l’accusa scaturita da una testimonianza del colonnello Michele Riccio dei Carabinieri. Difficile, ora, riassumere i passaggi pirandelliani che hanno portato a ciò che tanto affascina Antonio Ingroia: la già stra-affrontata, peraltro, tesi di un’improbabile trattativa tra Stato e mafia nel 1992-1993, qualcosa che avrebbe portato appunto lo Stato a trucidare Falcone e Borsellino. Fa niente se lo stesso Brusca aveva già chiarito che l’intento di ammazzare Falcone risaliva addirittura al 1982. Fa niente se dalle pieghe dell’inchiesta è persino venuta fuori la stramberia secondo la quale per l’eredità di Salvo Lima, intesa come ponte tra mafia e istituzioni, fu offerto un contatto con la Lega di Bossi. Fa niente se sentiremo parlare ancora a lungo del fantasma di Luigi Ilardo, un pentito, poi ucciso, secondo il quale regista di tutte le stragi del ’92-93 fu Forza Italia. Essendo nulla, finirà in nulla. Se almeno, però, lasciassero in pace Giovanni Falcone.