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Consiglio la lettura di un nuovo articolo sui Falcon, apparso sul sito di Carlo Kopp: http://www.ausairpower.net/Falcon-Evolution.html L'autore è arrivato alle stesse mie conclusioni: il Falcon non si è comportato peggio di tante altre armi del periodo. Però il mio articolo è arrivato prima...
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In queste foto è possibile osservare un altro modo per sfruttare i piloni sopra le ali :
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Vediamo un pò se qualcuno sa dire cos'è .... Ye-66A ? (Uno dei tanti prototipi)
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La storia dei missili aria-aria inglesi inizia con la specifica OR.1056 Red Hawk. Le richieste, troppo al di là dello stato dellarte, ne avrebbero impedito la realizzazione. Red Dean Nel 1951 la Folland rispose alla specifica con un missile di 317 kg. Subito incontrò problemi insolubili di aumento di peso e dimensioni. Lo sforamento dei costi costrinse allabbandono. La Vickers, nel 1953, tentò di riprenderlo. Il sensore previsto, a radar attivo ad impulsi in banda X, poco preciso, richiese una testata maggiore, provocando un elevato aumento di peso e dimensioni, degradando le caratteristiche di volo. Gli intercettori non avrebbero più potuto montarlo. Il Red Dean definitivo (OR.1105) lungo ben 4,9 metri e pesante 603 kg, aveva un raggio dazione di soli 6,4-9 km ed una velocità di Mach 2,2. Poteva essere lanciato da 1500 a 15000 metri di quota. La testata era di 45 kg. Quando la variante ad ala sottile del Javelin venne abbandonata nel 1956, il Red Dean ne seguì la sorte. Red Hebe, il derivato (OR.1131), avrebbe impiegato la guida SARH in banda X. Lungo 5,3 m con 38 cm di diametro ed un peso di 590 kg, avrebbe dovuto colpire velivoli a Mach 2 a 22000 metri di quota con una testata di 68 kg (anche nucleare). Ma il radar di tiro originale non consentiva il tiro oltre i 13 km, rispetto ai 37,5 km preventivati con un lancio a 2,5 Mach e 21000 metri. Il Pk era calcolato nel 50%. Il lancio era previsto tra 1,5 e 2,5 Mach tra 9000 e 21000 metri. Troppo ambizioso e in anticipo sui tempi, venne anchesso abbandonato. Tutti questi fallimenti avevano già obbligato ad un ridimensionamento del progetto con la specifica OR.1117, e i nomi in codice Blue Jay e Blue Sky. Fireflash Il primo missile a superare i test fu il Blue Sky (inizialmente Pink Hawk). La Fairey aveva iniziato gli studi nel 1949. Questo missile, ribattezzato Fireflash, venne prodotto in poco più di 300 esemplari dal 1955. Venne impiegato in numerose prove fino al 1957, lanciato dai Meteor NF.11 e dagli Hunter. Nello stesso anno ne venne dotato un unico reparto di Swift. Il Fireflash era propulso da due booster esterni nella parte anteriore. I razzi esaurivano la spinta in 1,5 secondi e poi si sganciavano. Il missile proseguiva il volo per inerzia, soluzione macchinosa scelta nel timore che la scia del motore potesse interferire coi segnali di guida (cosa rivelatasi falsa). Era un missile a guida BR (beam riding) che, come le armi similari (RS-2US, AIM-7A), era utilizzabile solo contro bombardieri tipo B-29. Lungo 2,83 metri, pesava 150 kg. Volava a Mach 2 con un raggio dazione di 3-4,8 Km. http://www.youtube.com/watch?v=WTZPfzzKYew Firestreak Sviluppato dalla De Havilland Propellers come Blue Jay nel 1951, effettuò i primi test nel 1954. Il primo missile di preserie venne lanciato nel 1955 da un Venom contro un bersaglio Firefly. I primi 100 lanci da F-86 contro bersagli Jindivik furono coronati da successo, dimostrando ottima affidabilità. Il Blue Jay Mk.I entrò in servizio nel 1957 come Firestreak Mk.I e raggiunse lIOC nel 1958 sui Sea Venom, Sea Vixen, Javelin e Lightning. Con un peso di 137 kg, il Firestreak era lungo 3,2 metri, con una apertura alare di 75cm ed un diametro di 22 cm. La configurazione era tradizionale, con ali principali a delta a metà cellula e piccole superfici rettangolari in tandem. La disposizione interna invece era indice delle notevoli incertezze che caratterizzavano i progetti del primo dopoguerra. Le alette di controllo in coda erano attivate tramite lunghi attuatori nel muso, mossi da aria compressa fornita da bombole alla fine della cellula. Queste alimentavano anche lalternatore. La testata era in coda, attorno allo scarico del motore. Questultimo era un bistadio Bristol Aerojet Magpie II TPH di 2994 kg/sp per 1,6 secondi. Il combustibile era tossico, obbligando il personale armiere alluso di tute NBC. La velocità massima era di 3 Mach (2 oltre la velocità di lancio). La portata minima era di 750 metri, quella pratica di 6,4 km, la massima di 8 km. Il missile poteva essere lanciato solo di coda al bersaglio, in un arco di +/-15°. La navigazione era proporzionale. Poteva colpire bersagli manovranti a 2G, anche a quota superiore (snap up) di 4500 metri. Il missile veniva lanciato tra 0,5 e 2 Mach, a quote da 0 a 20000 m nel corso di manovre a 3-4G. Il sensore era asservito al radar (AI.23 AIRPASS sul Lightning e AI.18 sul Sea Vixen) che forniva i parametri di lancio fino al lock-on. Il sensore infrarosso al tellururo di piombo (PbTe), operante in banda 1, era situato allinterno di un caratteristico muso conico a 8 facce in vetro (a matita) raffreddato a -180°C da azoto liquido (qualche fonte riporta ammoniaca, ma la temperatura non è compatibile). Lazoto, fornito dal velivolo poco prima del lancio, raffreddava anche lelettronica di bordo (a valvole). Il sensore poteva agganciare anche a soli 4° dal sole e non era soggetto al clutter delle nuvole. La precisione era tale che spesso si azionava la spoletta a contatto. http://www.britishpathe.com/record.php?id=66743 Gli elementi sensibili della spoletta di prossimità allinfrarosso erano dietro due anelli di vetro, tra la testa e le alette. Lo scopo era comandare uno scoppio ritardato, per colpire il cockpit. La testata a frammentazione era di 22,7 kg. Se lanciato di coda da 3100 m, contro bersagli non manovranti, colpiva nell85% dei casi. Prodotto fino al 1969, in 4000 pezzi, dopo il 1970 è rimasto in servizio solo sui Lightning fino al ritiro nel 1988, a fianco del Red Top. E stato esportato in Arabia Saudita e Kuwait. Due varianti non vennero realizzate: il Firestreak Mk.II con un nuovo motore e lMk.III con alette maggiori e minor velocità massima, per luso con i previsti caccia a razzo SR.177 e Avro 720. Red Top L Hawker Siddeley Dynamics realizza nel 1956 il progetto Blue Jay Mk.IV (prima Blue Vesta) come variante modernizzata e più razionale del Firestreak, chiamata Firestreak Mk.IV. Viste le estese modifiche strutturali, il nome venne presto cambiato in Red Top. Il missile entrò in servizio nel 1964 sui Lightning e sui Sea Vixen. Il Red Top era lungo 3,32 m, con una apertura alare di 91 cm. Il diametro era invariato rispetto a quello del vecchio Firestreak. Il peso era maggiore: 150 kg. Le ali più grandi davano maggior manovrabilità ad alta quota. Quelle di controllo erano in coda. Il motore era il nuovo Linnet IIA bistadio di ben 18,4 cm di diametro, situato al centro per mantenere invariato il centro di gravità durante la combustione. Ad una prima fase di spinta di 2720-2950 kg per 1,5 secondi, seguiva la spinta massima di 3650 kg per 0,8 secondi. Poi un calo fino al tempo totale di 3 secondi. Il motore garantiva una velocità massima di Mach 3,2-3,3. Il raggio dazione nominale arrivava a 12800 metri. Il Red Top poteva essere lanciato tra 0,5 e 2 Mach a quote fino a 18500 metri, nel corso di manovre a 4-5G. Aveva capacità snap up di oltre 4500 metri. Il Red Top sopportava 20G in virata a motore in funzione, 12G durante lattacco e 7G a fine portata. Poteva colpire bersagli in volo fino a Mach 3 manovranti anche a 3G. Il sensore infrarosso, raffreddato in 2 secondi al lancio, era il nuovo Violet Banner al seleniuro di piombo (PbSe), operante in banda 2, tra 4 e 5 micron. Consentiva lattacco frontale (head-on) contro bersagli supersonici a postbruciatore inserito. Poteva teoricamente rilevare anche il riflesso del sole sul tettuccio o il riscaldamento del bordo di attacco alare. Langolo di scansione era più ampio. Disponeva di migliori IRCCM, in grado di rifiutare i flare. Al suo apparire era il più avanzato sensore IR esistente. Le sue capacità sono state messe in discussione ma in esercitazione il sensore ha agganciato frontalmente sia F-4K con postbruciatore a 21 km di distanza, sia bersagli freddi come i Buccaneer, a distanze inferiori. Nessun problema con la minaccia prevista: i Blinder. In funzione ABC (angle between courses) il computer calcolava langolo, laspetto e la velocità di avvicinamento. Inviava i dati al missile che programmava la spoletta di prossimità IR Green Garland, più sensibile, ritardando opportunamente lesplosione della testata di 31 kg continuous rod: in caso di tail shotera così possibile colpire anche la cabina. Era naturalmente disponibile anche una spoletta a contatto. In caso di mancato impatto dopo 20 secondi si attivava lautodistruzione. Il Red Top non aveva rivali tra i missili a corto raggio. Superava in tutto il Firestreak: manovrabilità, raggio dazione, velocità e testata. Lelettronica utilizzava i transistor. Era, però, meno affidabile del precedente e con una maggiore portata minima (1200 metri). Come il Firestreak, disponeva di prestazioni superiori allAIM-9, avendo una testata più potente, una spoletta più sofisticata, maggior precisione ed affidabilità. Mancava però della flessibilità, richiedendo una elettronica specifica sullintercettore e un tempo molto superiore tra laggancio ed il lancio. E stato venduto anchesso allArabia Saudita e al Kuwait, restando in servizio fino al ritiro dei Lightning nel 1988. La variante denominata Blue Jay Mk.V, poi Blue Dolphin, avrebbe impiegato la guida SARH, ma il suo sviluppo fu interrotto nel 1958. Avrebbe armato i Sea Vixen e i TSR.2. Il Defense White Paper inglese riteneva infatti che i compiti di difesa aerea sarebbero passati al Bloodhound II. Così ogni miglioramento fu interrotto, compreso il ricorso ad un sensore IR ancor più avanzato. Taildog Volto a superare le insoddisfacenti prestazioni dei missili a corto raggio del tempo, nacque dalla specifica AST 1218. Nel 1968 LHawker Siddeley iniziò lo sviluppo privato del Taildog che, nel 1970, venne presentato come risposta alla specifica. Eccellente nel dogfight, utilizzava la spinta vettoriale (+/-90° off boresight) ed un sensore con elevato angolo di scansione. Utilizzato in molti test, si sarebbe rivelato unarma potenzialmente molto valida, in grado di virare subito dopo il lancio di 90°. Lungo 2 metri con un diametro di 16,5 cm, pesava solo 50 kg e volava a Mach 3. Ne era previsto luso tra i 250 metri e i 2 km, con un raggio dazione massimo di 8 km. Era lanciato da un contenitore a due tubi sigillato che non richiedeva alcuna elettronica dedicata sul vettore. Le sei alette fisse, pieghevoli, si aprivano al lancio. Nel 1972 il Ministero della Difesa inglese autorizzò il contratto di sviluppo per due varianti, lo SRAAM 75 analogico e lo SRAAM 100 digitale con sensore più avanzato (poi abbandonato). Più lunghe del Taildog originale (2,75 metri) e pesanti 68 kg, avrebbero iniziato le prove a partire dal 1974, per sostituire lAIM-9D. Lo stesso anno le riduzioni di bilancio in favore dello Skyflash portarono alla chiusura del progetto, che rimase un semplice dimostratore. Nonostante i test positivi fino al 1977, gli venne preferito lAIM-9L. Non tutto andò perduto: erano state poste le basi per il futuro AIM-132 ASRAAM.
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Missili AA sovietici in combattimento
Gian Vito ha risposto a lender nella discussione Armi aria-aria
L'R-60 (AA-8 Aphid) ricorda L'AIM-4 per le dimensioni e la testata insufficiente. E' un missile di capacità modeste che, come il Falcon, ha abbattuto molto raramente qualcosa. Gli Aphid sono omologati per l'impiego su elicotteri ma, come gli AIM-9, sono raramente montati perchè più pesanti dei vari SA-7, Stinger, Mistral ecc., trasportabili in numero doppio. Anche l'Archer è stato impiegato in combattimento, con eccellenti risultati (vedi quanto scritto nelle pagine precedenti). -
Li ho usati una sola volta, ho ancora il N°24 (blu vivo): http://www.bboffice.it/colori-per-ritocchimodellismo-rainbow-vasetto-17ml-ottone-metallico-p-5029538.html Sono smalti, non sono male ma è difficile trovare l'equivalente con i classici colori da modellismo. I vasetti sono poco più grandi degli Humbrol e di solito costano un po' meno. Il colore è adatto al pennello, si può diluire e copre bene. Sono difficili da trovare. Una volta avevo la tavola completa dei colori disponibili, si trovano i classici verde, terra e così via... Ecco la lista: http://www.bboffice.it/lavori-manuali-modellismo-colori-per-modellismo-c-200400000_200430000_200430065.html
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Missili AA sovietici in combattimento
Gian Vito ha risposto a lender nella discussione Armi aria-aria
E’ una considerazione corretta. E’ vero che un danno, anche piccolo, porta all’interruzione prudenziale della missione in corso ma, se non porta all’abbattimento, il lavoro è stato svolto a metà…L’Aphid, in questo, ricorda il vecchio AIM-4, ma si potrebbero citare i casi dell’SA-7 Grail (Strela) ed anche delle prime versioni dell’AIM-9. Se aggiungiamo che questi missili non dispongono di testate e spolette “intelligenti”, è chiaro che l’impatto può portare alla perdita di un elicottero (sempre molto vulnerabile) ma raramente a quella di un moderno cacciabombardiere. Teoricamente si stima sia necessario far esplodere una testata di 1 libbra (453 gr.) all’interno di un velivolo per garantirne la distruzione. Ma nel caso di una esplosione “esterna”, magari a un metro dal cono di scarico del motore di destra di un Tornado, dotato di paratia tagliafiamma, è facile prevedere un insuccesso se la testata è di pochi kg. Ho scritto un articolo sull’AA-8 Aphid, ancora non lo vedo…Vado a chiedere dove è finito. -
Missili AA sovietici in combattimento
Gian Vito ha risposto a lender nella discussione Armi aria-aria
Diciamo che le due cose vanno di pari passo. Se il missile ha colpito dopo solo 12 secondi, la distanza al momento del lancio era di meno di 20 km. Il radar era, probabilmente, già in “Burn through”. Pochi F-18C nel 1991 erano equipaggiati con l’ALQ-165 ASPJ e solo in via sperimentale. L’ALQ-165 non rispettava ancora le specifiche e gli F-18 utilizzavano ancora il ben più modesto ALQ-126B, un sistema di efficacia discutibile, alle volte integrato con l’ALQ-162 contro i sistemi ad onda continua (CW). Le ECM dell’F-18, a così breve distanza, non sono state in grado di affrontare l’enorme potenza del radar nemico, oppure non si sono attivate. E’ strano che il pilota, allertato dal sistema RWR (che sicuramente avrà “trillato” come un dannato !), non abbia tentato una manovra evasiva. I sensori RWR, anche ottimi, soffrono di angoli morti, ritardi, insufficiente copertura in frequenza e saturazione di segnali. Forse il pilota non si è accorto di essere a tiro o era impegnato altrove (l’attacco con gli HARM) oppure è stato un guasto inatteso. Il missile R-40RD, un’arma non troppo manovrabile, ha invece funzionato perfettamente. Altre fonti, come ho scritto, raccontano la storia in modo differente e spiegano parecchi misteri: eccone una. "Pieced together from several reports, it appears that Spike was part of a SAM suppression mission ahead of a group of bombers. Spike and some other Hornets—piloted by CMDR Mike “Spock” Anderson and LCDR Tony Albano—were tasked with firing HARMs against specific targets, such as the Al Taqaddum airfield near the Euphrates River. Not long after 4 a.m. still some 50 miles from Baghdad, they came across an Iraqi Foxbat-A which had managed to take off. To CMDR Anderson, through IFF and other cues, this was obviously an enemy aircraft. It was climbing quickly with afterburner at Mach 1.4, spouting its telltale fingers of yellow flame. They Hornets dispersed at about this time and headed out toward their individual targets, spread out over some 50 to 60 miles. Meanwhile, Anderson continued to tangle with the Foxbat, which responded to his radar lock by turning. The two of them circled each other several times, just outside range of the Hornet's weapons envelope. Meanwhile, Anderson requested firing authorization from the nearest E-3 AWACS controller. Although several Coalition jets had also achieved radar lock at this time, Anderson's controller could not see the aircraft on its instruments and thus could not allow him to fire under the established RoE. Incidentally, Anderson later would learn that other AWACS in the area had identified the MiG, but were operating on a different frequency. This would cost the life of one 33-year-old naval aviator. Attempts at visual tracking failed when the Iraqi switched off his afterburners and was lost in the dark. While Anderson's E-3 above attempted to identify the fast-closing bogey, it continued to deny permission to fire. In the resulting confusion, the MiG got a missile off (presumably a AA-6 Acrid, one of the largest AAMs in the world). This Soviet-made missile hit Speicher's Hornet and probably killing him instantly." -
Missili AA sovietici in combattimento
Gian Vito ha risposto a lender nella discussione Armi aria-aria
Torno ancora sull’argomento, a proposito del missile R-40 (AA-6 Acrid). Un lungo articolo, apparso sulla rivista ungherese “Aranysas”, ha trattato nel mese scorso l’episodio dell’abbattimento dell’ F18C di Michael Scott Speicher durante la Guerra del Golfo. Si tratta dell’unico abbattimento confermato di un velivolo della coalizione in duello aria-aria. Per lungo tempo si è ritenuto che l’aereo fosse stato centrato da un missile terra-aria. L’aereo è stato colpito, in realtà, dal MiG-25PDS del capitano Zohar Davud. Il suo aereo non era in perfetta efficienza: il sensore TP-26 all’infrarosso si era guastato e, comunque, sembra fosse in grado di rilevare un Il-76 di coda ad appena 12 km di distanza. I missili R-40 (AA-6 Acrid) non erano molto affidabili: secondo gli iracheni la maggior parte si guastava al momento del lancio. Quelli funzionanti non sempre colpivano il bersaglio. Il 17 gennaio alle 4 e 30 il MiG-25 è stato inviato in missione col carico completo di 4 R-40 (2 a guida radar e 2 all’infrarosso). Il pilota, in volo a 7000 metri e poco sotto Mach 1, era in attesa di segnali dal sistema RWR. Si trattava di un sistema recente, in dotazione anche ai MiG-29, in grado di identificare 6 sorgenti simultaneamente. L’RWR è rimasto in silenzio. Il pilota allora ha attivato il radar Smerch ed il sistema d’arma. Dopo pochi secondi ha rilevato a 25 km di distanza un bersaglio, subito perso a causa dell’intenso disturbo ECM dello stesso. Lo schermo radar si è coperto di falsi bersagli impedendo di rilevare quello vero. Il pilota ha cambiato modalità di funzionamento, ma sullo schermo la situazione non è migliorata molto. Secondo gli istruttori sovietici era possibile, nonostante ciò, lanciare i missili R-40R. Il sistema di tiro non era il pezzo forte del MIG-25 ma le potenti emissioni del radar avrebbero “illuminato” ugualmente il bersaglio, garantendo la guida dei missili. Davud sapeva che il bersaglio era entro la portata dei missili. Ha lanciato un solo missile a guida radar, non all’infrarosso come riportano altre fonti. La bassa velocità (era in volo a Mach 1) non avrebbe creato pericolose asimmetrie. Dopo 12 secondi ha visto una esplosione e, dopo aver riferito alla base, ha virato allontanandosi a tutta velocità. In quel momento erano in volo 8 aerei radar (E-2 ed E-3) eppure il MiG non è stato rilevato (secondo altre fonti non è stato autorizzato l’attacco perché il caccia non è stato identificato: le regole per evitare il “fuoco amico” era rigide). L’F-18 non ha intrapreso virate di disimpegno, forse confidando nella protezione degli F-15 che, però, non si trovavano nei paraggi. Il pilota non ha visto il missile in arrivo, diretto frontalmente. Forse si è fidato troppo del sistema ECM, rivelatosi insufficiente contro i 600 Kw del radar nemico. -
Selenia Aspide - discussione ufficiale
Gian Vito ha risposto a admin nella discussione Armi aria-aria
Alle volte è difficile reperire dati esatti su progetti abbandonati. E’ questo il caso dell’IDRA. In origine il missile avrebbe dovuto comportare una cellula leggermente modificata, con alette minori ed un motore differente, in grado di “riaccendersi” in prossimità del bersaglio, per aumentare le capacità di manovra terminali. Il progetto venne interrotto e, dopo alcuni anni, ripreso come “Aspide Mk2” (sempre come progetto IDRA). L’idea era di ottenere un missile paragonabile all’AIM-120, nel caso che l’acquisizione di questo non fosse andata a buon fine. Era una variante più economica dell’originale, sembra con lo stesso motore del vecchio Aspide 1a. Le prestazioni in manovra erano superiori, con un massimo di 40G invece di 35 (il che sembrerebbe suggerire un motore diverso !). Il radar di bordo si sarebbe attivato a 6-8 km di distanza dal bersaglio, lasciando poche possibilità di scampo. Ogni tanto apporto delle modifiche alle schede, quando nuove informazioni si rendono disponibili. Grazie per la collaborazione. -
As yet unconfirmed sources suggest that APG-77 has a 'typical' operating range of 193 km and is specified to achieve an 86 per cent probability of intercept against a 1 m2 target at its maximum detection range using a single radar paint. In surveillance mode, the same sources describe the radar as using an air-to-air Moving Target Indicator (MTI) mode with target recognition being handled by spot and/or Ultra High-Resolution (UHR) modes. This latter mode is described as offering 31 cm resolution at ranges in excess of 161 km. (Jane's) P.S.: i moduli sono 2000.
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strano laser antimissile russo
Gian Vito ha risposto a red giacomo nella discussione Armi superficie-aria
Qui è reperibile qualche dato: http://www.ausairpower.net/APA-DEW-HEL-Analysis.html#Almaz -
Tomahawk con testate all'uranio impoverito sulla Libia?
Gian Vito ha risposto a Blabbo nella discussione Armi superficie-superficie
Tutte le fonti che ho trovato parlano solo di acciaio, titanio e tungsteno. Apparentemente il penetratore è in tungsteno rivestito da lega di acciaio. La “punta” è in un materiale non meglio specificato, presumibilmente lega di titanio ed uranio impoverito. Ma “ufficialmente” non vengono dichiarati i componenti. Il problema nasce perché, su alcuni documenti, risulta che le testate in questione consentano l’”eventuale” sostituzione del penetratore in tungsteno con uno in piombo o in uranio impoverito.Vista l’economicità del DU si sospetta che, inquinamento ambientale a parte, questo materiale potrebbe essere stato utilizzato sui missili da crociera. Qualcuno ha avanzato la possibilità che anche i “liner” delle cariche cave possano essere in uranio impoverito ma, nonostante le asserzioni, il rame è ancora il miglior elemento utilizzabile. E, comunque, altri materiali come zinco, alluminio, tungsteno, tantalio ecc. ecc. possono sostituirlo senza problemi. Naturalmente è possibile che, nonostante le dichiarazioni ufficiali, l’impiego di uranio impoverito sia stato esteso a tutte le munizioni disponibili. Ma se non si fa mistero della presenza di uranio nei proiettili perforanti, allora perché si dovrebbe negarne la presenza nei missili da crociera ? E anche ammesso che le testate perforanti siano in uranio, quanti bersagli in Libia giustificherebbero una penetrazione di 6 metri di cemento ? -
strano laser antimissile russo
Gian Vito ha risposto a red giacomo nella discussione Armi superficie-aria
Ai tempi della guerra fredda l’Unione Sovietica occupava non meno di 10000 scienziati nello studio dei sistemi laser. Diversi esperimenti vennero condotti con successo. La potenza impiegata era notevole: in un caso venne realizzato un generatore da oltre 15 Mw. Contemporaneamente era proseguito lo sviluppo dei sistemi ottici di tracciamento dei bersagli. I laser a terra erano in grado, già allora, di attaccare (accecare) i satelliti americani. Si stimava che per il 1995 si sarebbero realizzati laser ad alta energia in funzione antimissile, basati a terra e su navi. La dissoluzione dell’Unione Sovietica ha provocato il blocco degli esperimenti, ripreso solo nell’ultimo decennio. Il sistema del video è molto simile agli equivalenti americani ed israeliani. Non è in grado di abbattere ICBM. Ma è in grado di centrare, come si vede, dei razzi superficie-superficie. Non è l’unico esistente. L’MTHEL (mobile tactical high energy laser) è molto simile. Studiato congiuntamente dalla Northrop Grumman e dal Ministero della Difesa israeliano, ha effettuato nel 1996 i primi test, distruggendo 25 razzi di fabbricazione sovietica. Il radar di controllo del fuoco individua il bersaglio (o i bersagli: il sistema può attaccare bersagli multipli) in arrivo e passa i dati di traiettoria e velocità al sottosistema di puntamento del fascio laser. Sono sistemi ad alta potenza che operano nell’infrarosso. La loro portata è modesta, gli strati più bassi dell’atmosfera non consentono di mantenere il fascio “stabile” oltre una certa distanza. Diverso è il caso dei laser aeroportati come l’YAL-1 americano. Questi sono specificamente progettati per colpire missili balistici con potenze di alcuni Mw. Teoricamente potrebbero colpire anche satelliti in orbita bassa e bersagli aerei, purchè ad alta quota. Anche in questo caso esiste l’equivalente russo, il Beriev A-60: http://it.wikipedia.org/wiki/Beriev_A-60 -
Tomahawk con testate all'uranio impoverito sulla Libia?
Gian Vito ha risposto a Blabbo nella discussione Armi superficie-superficie
Nell’articolo, che gira ormai per tutta la rete, l’autore dice una cosa giusta: è bene sapere se le testate in questione possono provocare danni a lungo termine. Ma il tono generale è a dir poco catastrofista. Vengono ipotizzati migliaia di morti a lungo termine. Nonostante le dichiarazioni ufficiali neghino la presenza di testate all’uranio impoverito, presente solo come componente secondario delle stesse, l’autore non si fida delle dichiarazioni dei militari, pur non portando prove concrete del contrario. Prendiamo un passo: “Gli scenari ipotizzati sono due, a seconda del modello di missile: il carico di uranio impoverito può essere di tre chili (se usato solo come stabilizzatore nelle ali) o di quattrocento (se contenuto nella testata). Postulando mille missili lanciati, se questi fossero del primo tipo (best case scenario), si avrebbero 3mila chili di uranio utilizzati. Se del secondo, 400mila chili (worst case scenario).” Nell’articolo si parla della testata WDU-36. “The WDU-36 uses a new warhead material based upon prior China Lake warhead technology investigations, PBXN-107 explosive, the FMU-148 fuze (developed and qualified for this application), and the BBU-47 fuze booster (developed and qualified using the new PBXN-7 explosive).” (http://www.fas.org/man/dod-101/sys/smart/bgm-109.htm) La WDU-36 è una testata a scoppio-frammentazione. Pare contenga 3 kg di uranio impoverito. Visto il peso complessivo è una quantità invero modesta. Sui missili da crociera precedenti, l’uranio impoverito era usato in piccola quantità anche come contrappeso. Ma l’autore riporta la possibilità che il missile possa contenere fino a 400 kg di uranio impoverito. Una tale quantità potrebbe trovare impiego solo in una testata perforante. “The second variant of the Tactical Tomahawk will be the TTPV (Tactical Tomahawk Penetrator Variant), armed with a new WDU-43/B penetrating warhead for use against hardened and/or underground targets, like storage bunkers for weapons of mass destruction. The first test flight of the TTPV, designated RGM-109H and UGM-109H (reusing the -109H suffix of the cancelled THTP penetrator version), was successfully conducted on 21 March 2003, and IOC is currently planned for 2005.” (http://www.designation-systems.net/dusrm/m-109.html) Potrebbe essere questa la testata incriminata ? Tra il 1995 ed il 1999 sono stati eseguiti diversi esperimenti con testate sperimentali ad alta penetrazione. Una delle testate impiegava una carica cava di 515 mm. A questa sarebbe seguito un penetratore ad alto esplosivo con spoletta ritardata. Un’altra testata era ad esplosione “direzionale”ed era in grado di disgregare la roccia, per essere poi seguita dalla carica principale ad esplosione radiale. Tutte soluzioni convenzionali e senza uranio impoverito. La loro capacità perforante era eccellente, 4-6 metri di cemento ed una lastra spessa di acciaio. Lo sviluppo di queste testate ha portato nel 2003 alla WDU-43/B, entrata in servizio nel 2006, apparentemente in 140 esemplari. E’ stata smentita ufficialmente la presenza di un penetratore in uranio. Dalla prima Guerra del Golfo vi è stato un graduale abbandono del DU, viste anche le critiche ed i sospetti di estrema tossicità. Si è preferito ricorrere al più tradizionale tungsteno e ad esplosivi più potenti. Le capacità perforanti ottenute con metodi “tradizionali” sono più che notevoli e non giustificano l’impiego di un penetratore DU di 400 kg, utilissimo invece nei proiettili anticarro viste le dimensioni contenute. L’impiego del DU come “zavorra”, lo troviamo in quantità notevole anche in molti aerei passeggeri. Nel 1992 un B-747 è precipitato su Amsterdam: il velivolo conteneva 380 kg di uranio come contrappeso. L’equivalente di 127 Cruise. La zona è stata bonificata. Facciamo il punto della situazione. La radioattività dell’uranio impoverito è meno della metà di quella dell’uranio naturale. Ma l’emissione alfa prodotta da particelle DU introdotte nell’organismo è 10 volte più pericolosa dei raggi gamma, quindi il pericolo è reale. L’uranio è un metallo pesante, ma la gassificazione all’impatto forma particolato di pochi micron, mantenendo le polveri in sospensione per ore. La tossicità è garantita. Anche se non è mai stato dimostrato in modo conclusivo il rapporto tra l’esposizione all’uranio impoverito e l’insorgere di varie forme tumorali e manca una casistica definitiva. L’argomento, come intuitivo, è controverso. Ci si dimentica, però, che lo scoppio di una qualunque carica esplosiva non è meno tossico. Provoca la gassificazione di componenti chimici di sintesi e metalli pesanti in notevole quantità. Tutti elementi altamenti cancerogeni. Abbiamo citato il tungsteno, che innocuo non è: le leghe di tungsteno contengono spesso cobalto, e rendono il proiettile persino più pericoloso di un equivalente in uranio impoverito. Se, quindi, la quantità presente in ciascun missile è di 3 kg, vediamo cosa dice l’autore: “Nel primo caso, le dosi radioattive stimate sarebbero quindi di 780 Sievert (il Sievert è l'unità di misurazione della radioattività), e il numero di tumori attesi sarebbe molto esiguo, non rilevante dal punto di vista statistico.” (e parla di 1000 missili, non 100) Allora cerchiamo di essere prudenti ed informati. Senz’altro sarà necessario, lo è sempre, bonificare le zone di impatto. Ma andiamo cauti… -
Secondo FR24 alle ore 16 e 45 è stato centrato il primo veicolo militare.
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Anche il canale FR24 (francese) parla di F-16 danesi, ma può essere un errore. Per quanto riguarda la contraerea degli insorti, nelle varie sequenze visibili nei telegiornali, si sono visti vecchi sistemi ZPU-4 (14,5mm), ZU-23 (23mm) e ZSU-4 Shilka (23mm) oltre ai soliti Strela (SA-7). Pochi e scoordinati... E' un miracolo che abbiano abbattuto un MiG.
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Si, sono classificati. Ma cerca qui, cerca lì…Qualcosa si trova. I grafici non sono facili da interpretare. Comunque: le curve rappresentano le capacità del velivolo ad un certo peso, in una determinata configurazione, ad una certa quota, a diverse velocità, ecc. ecc. Le curve Ps (specific power) definiscono i cambiamenti “energetici” nel corso delle manovre, un tecnico del settore potrebbe sicuramente definire meglio tutto ciò. Ad ogni modo, è importante trovare la linea “0”, evidenziata nel disegno alla voce “max sustained rate”. Una virata può comportare perdite più o meno sensibili di quota e velocità. Entro certi limiti, il motore può compensarle. Sulla linea “0” la virata sarà costante senza perdita d’energia (virata sostenuta). Valori positivi implicano un aumento di energia, convertibile in quota o maggiore velocità. Valori inferiori portano alla rapida perdita di velocità. La virata potrà essere più stretta e veloce ma solo per pochi secondi (virata istantanea). Questi grafici indicano anche il numero di G, il raggio e la velocità di virata e i punti critici dell’inviluppo di volo. Ecco perché non sono generalmente divulgati.
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ricerca foto del cannone da 127/38
Gian Vito ha risposto a montecuccoli nella discussione Marina Militare
http://www.naviecapitani.it/gallerie%20navi/navi%20militari%20storiche/schede%20navi/S/San%20Giorgio.htm Un po' di dati: http://www.navweaps.com/Weapons/WNUS_5-38_mk12.htm -
Se intendi i diagrammi E-M, ecco qualcosa: http://www.tpub.com/content/aviation2/P-821/P-8210204.htm http://www.tpub.com/content/aviation2/P-821/P-8210203.htm http://evoisard.freeshell.org/doghouse/index.html Ne ho già parlato da qualche parte, ma non ricordo dove. Non sono semplici da spiegare né da reperire, ma cercando bene è possibile trovarne diversi in rete, di solito sugli F-4, F-16, MiG-21 e MiG-29. Ne circolano anche sugli aerei della seconda guerra mondiale. Non tutti sono affidabili, alcuni sono frutto di speculazioni, ma rendono l’idea. Prova a cercare “energy maneuverability diagram” (immagini) e ne troverai alcuni. Eccone uno:
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Che dire ?...Capita anche nelle migliori famiglie. Anch'io ricordo l'errore delle B-28 da 25 MT. Non ho mai verificato chi ne fosse l'autore. Ma è indubbio che "una controllatina" ai testi e ai disegni prima di passare alla stampa non guasterebbe...Perchè "sviste" anche grossolane sono sempre in agguato. Reperire dati attendibili è difficile, il confronto tra testi diversi lascia perplessi. Quello del giornalista aeronautico è un mestiere difficile. Ma, come ho già scritto, riportare schede tecniche vecchie o con evidenti errori, senza prendersi la briga di effettuare verifiche o correzioni, nuoce al buon nome di una rivista.
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Ho iniziato a raccogliere un po' di notizie sul nuovo supermissile. Presenterà innovazioni in tutti i settori, dal sensore multispettrale alla testata direzionale con spoletta intelligente. Il propulsore a statoreattore ha già terminato le prime prove. Le due ditte competono per ogni singolo componente, così è probabile che l'arma finale le vedrà entrambe come fornitrici. Al momento lo statoreattore sembra la soluzione ottimale. Per la testata ed il sistema di guida sembra in vantaggio la Boeing. Il programma ha elevata priorità e non dovrebbe mancare molto alle prime prove. Vi terrò informati...
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Ricollegandomi a quanto scritto da Matteo 16 sul nuovo JDRADM, ecco i due contendenti:
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"The W79 and the W70-3 were to be the first battlefield nuclear weapons to include an enhanced radiation (ER) capability. ER provided a relatively high fraction of the prompt weapon output in the form of neutrons (hence the nickname neutron bomb). ER technology began to be developed at Livermore in the early 1960s and entered the stockpile in 1974 with the deployment of the W66 warhead for the Sprint antiballistic missile interceptor." http://www.globalsecurity.org/wmd/systems/w79.htm In pratica sono state realizzate per gli ABM Sprint, per i missili Lance e per i 203mm. Le testate W70 mod.3 dei Lance sono rimaste nei depositi negli USA. Non è del tutto chiaro se, almeno per un breve periodo, i proietti da 203mm W79 al neutrone siano stati effettivamente spiegati in Europa.
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Il lanciasiluri trinato Mk32 può utilizzare diversi modelli di siluro. Uno di questi è l'A244/S: Un altro è l'MK46: Un altro ancora è l'MK50: Qualche dato aggiuntivo: http://www.globalsecurity.org/military/systems/ship/systems/mk-32.htm