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Gian Vito

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  1. Ecco qualcosa di utile: http://www.aereimilitari.org/forum/topic/1235-carichi-alari/ http://sites.google.com/site/golem101/pilot%27slounge-iltrimdellesuperficidicontrollo
  2. Ne aggiungo uno: http://www.aereimilitari.org/Approfondimenti/DocumentiTecnici/Contromisure-Infrarosso.htm Allora, veniamo al punto. Essendo passivi, i missili a guida infrarossa non danno alcun allarme. A meno che…Il velivolo non disponga di sistemi MAW combinati IR/UV (ma ve ne sono anche radar attivi). In questo caso, anche se l’RWR non segnala nulla, gli altri sensori passivi individueranno o la vampa di partenza o l’emissione termica del motore a razzo o il riscaldamento dell’ogiva del missile per attrito aerodinamico. E il sistema difensivo comanderà il lancio di flare o l’attivazione dei laser di disturbo, se presenti. Altri tipi di sistemi difensivi sono invece attivati in prossimità del bersaglio e lasciati in funzione fino all’uscita dalla zona pericolosa. Inviano potenti impulsi di energia infrarossa in grado di disturbare i sensori nemici. Ne troverai la descrizione nel link qui sopra.
  3. Gian Vito

    F-4 Phantom II

    Non è facile trovare dati omogenei. La corsa di decollo dell’F-4 è indicata nei miei libri con valori variabili tra 970 e 1525 metri e non è quasi mai indicata la versione o il peso al decollo. E’ facile trovare la velocità di atterraggio mentre per quella di decollo occorre cercare a lungo…Anche questa dipende dal peso. Giusto per dare una idea: http://www.alternatewars.com/SAC/F-4J_Phantom_II_SAC_-_August_1973.pdf L’F-4 ha ottenuto diversi primati di salita. In particolare è arrivato a 9000 metri in 62 secondi e a 12000 metri in 77 secondi. Naturalmente un velivolo operativo non può sperare di salire così in fretta ma direi che 2 minuti dovrebbero essere alla portata di diversi modelli di Phantom.
  4. Matra R-550 Magic Lo sviluppo del Magic 1 nasce come iniziativa privata della Matra per un missile in grado di competere con l’AIM-9 e studiato espressamente per il combattimento ravvicinato. Gli studi di fattibilità sono avvenuti tra il 1966 ed il 1968. Nel 1969 il progetto ha ottenuto finanziamenti nazionali, vista anche l’inadeguatezza dell’R-530. E’ stato presentato, per la prima volta, nel 1971 a Parigi in concomitanza con l’inizio dei test. Nel 1972 è avvenuto il primo lancio da un Meteor contro un CT-20 in manovra. Nel 1973 è iniziata la pre-produzione per valutazione che ha portato, l’anno dopo, all’inizio della produzione in serie e alla consegna ai reparti nel 1975. La configurazione presenta un doppio canard anteriore. Il primo è fisso. Il secondo controlla il missile sui tre assi. La configurazione permette di mantenere il controllo ad alti angoli d’incidenza ed assicura alta manovrabilità. La coda ruota liberamente per stabilizzare l’arma in rollio. Le alette hanno un dente al bordo d’attacco. Il missile impiega elettronica a valvole. Lungo 2,72 metri, con un diametro di cm 15,7, ha una apertura alare di 66 cm e pesa 89 kg. Il motore a razzo SNPE Romeo monostadio, con 21 kg di propellente, ha una spinta di 2700 kg ed una durata di combustione di 1,7-2 secondi. Assicura un velocità nominale di 2,7 Mach a fine combustione (1,7-2 Mach più la velocità di lancio). Il raggio d’azione varia da un minimo di 300 metri (attivazione testata) a 10000 metri, secondo la quota e la velocità lancio. La portata efficace è di 3-4 km contro bersagli manovranti. Il tempo di volo è di 20 secondi. La cellula può sopportare 35 g. L’R550 può essere lanciato da 0 a 1300 km/h da velivoli in manovra a 6 g, e fino a Mach 2 con accelerazioni di 3,5 g. La quota d’impiego varia da 50 a 18000 metri senza limitazioni e oltre i 18000 metri con limiti nell’inviluppo d’ingaggio. Può incrociare la rotta del velivolo lanciatore a soli 50 metri di distanza. La navigazione è proporzionale. Il sensore infrarosso è un SAT AD550 o, successivamente, un SAT AD3601 monoelemento al solfuro di piombo (PbS) in banda 2 a 3-5 micron, raffreddato prima del lancio con azoto contenuto nella rotaia di lancio (sist. Joule-Thomson). La scansione è in un’arco di ±40° con una velocità angolare di ben 300°/sec. La riserva d’azoto permette solo un paio di missioni. Teoricamente può agganciare in un arco posteriore di 140° con capacità di attacco in coda (tail chase) e laterale (side aspect). Ma il sensore raggiunge le migliori prestazioni se puntato in un cono di 10° in coda. E’ puntato dal pilota visualmente, senza impiego di altri sensori. Quando “aggancia” emette un suono caratteristico. La testata, situata al centro, è di 12,5 kg a frammentazione con 6 kg di esplosivo. E’ armata 1,8 secondi dopo il lancio. Il raggio letale è di 5 metri. E’ attivata da una spoletta di prossimità IR e da una ad impatto ritardata. Equivalente o superiore all’AIM-9J/H, il Magic ha il vantaggio di poter essere esportato senza limitazioni. In combattimento L’Argentina ha ricevuto i primi 22 Magic 1 nel 1982, montandoli subito sui Mirage IIIEA per missioni di pattuglia sulle Falkland e sui cieli nazionali. Altri Magic sono stati acquisiti clandestinamente dalla Libia durante la guerra. Nonostante qualche fonte sostenga il contrario, sembra che l’R550 sia stato lanciato in almeno quattro occasioni contro i Sea Harrier, senza colpirli mai, sia per le manovre evasive attuate che per il lancio di flare. Alcuni sono stati sparati fuori inviluppo utile. Dopo la guerra sono stati acquisiti altri 28 missili per armare anche i Super Etandard. Nel conflitto Iran-Iraq, gli iracheni lo hanno impiegato fin dal 1981 sui Mirage F-1EQ, MiG-21 e Hunter. Secondo fonti irachene tra il 1981 ed il 1987 sarebbero stati abbattuti o danneggiati non meno di 12 tra F-4E ed F-5E, almeno un MiG-21, un C-130 e due F-14A. Il Pk del missile è stato del 16,6 %. Il Sudafrica lo ha impiegato sui Mirage F-1CZ durante la guerra in Angola, assieme ai V-3A e V-3B Kukri. Nel 1982, durante un volo di ricognizione, un Canberra e i due Mirage F-1CZ di scorta sono stati affrontati da due MiG-21MF. Uno dei Mirage a 6000 metri di quota ha lanciato un primo R550 a Mach 1,3 in virata a 3 km di distanza in coda. Il missile ha “agganciato” ma, finita l’energia utile, non ha raggiunto il bersaglio. Il pilota ha lanciato un secondo Magic da 1,5 km che il MiG-21 ha tentato inutilmente di evadere. La spoletta ha attivato l’esplosione nella scia del MIG, danneggiandolo. Sembra sia andato poi distrutto in atterraggio. L’altro MiG è stato abbattuto coi cannoni da 30 mm. Nel 1987, quattro Mirage F-1CZ hanno intercettato otto MIG-23ML cacciabombardieri scortati da due MIG-23ML. Uno dei Mirage ha lanciato un R550 che è esploso a 10 m dalla coda di un MiG senza danno. Un secondo missile ha seguito correttamente il bersaglio ma i Mirage hanno interrotto il combattimento, senza verificare l’esito. Sempre nel 1987 altri quattro Mirage F-1CZ hanno avuto un secondo scontro con i MiG-23. Uno dei MiG ha centrato un Mirage, sembra con un R-23, danneggiandolo gravemente. Uno dei Mirage ha risposto con un R550. Anche in questo caso senza poter vedere il risultato, dovendo accompagnare il collega in difficoltà. Stranamente le fonti sudafricane indicano un Pk del 50% e diverse vittorie. I Magic sudafricani sono stati radiati nel 1988 e sostituiti dai V-3C Darter e V-3S Snake. Sono stati prodotti più di 7.000 Magic 1 fino al 1984 ad un costo iniziale di 15000 $ l’uno. Oltre alla Francia l’R550 è stato acquistato da: Arabia Saudita, Argentina, Australia, Brasile, Camerun, Cina, Ecuador, Egitto, Emirati Arabi Uniti, Gabon, Grecia, India, Iraq, Kuwait, Libano, Libia, Marocco, Nigeria, Oman, Pakistan, Perù, Portogallo, Spagna, Sudafrica, Svizzera, Venezuela e Zaire. La Cina ha prodotto una copia quasi identica chiamata PL-7, destinata principalmente all’esportazione ed acquistata dall’Iran e dal Pakistan . Il Sudafrica ne ha derivato il proprio V3A, avviando lo sviluppo di una fortunata famiglia di missili. Magic 2: la seconda generazione Nonostante le buone prestazioni generali, i risultati dei combattimenti dimostravano gli evidenti difetti del missile: il sensore mancava di sufficiente sensibilità, così la portata teorica di 10 km si riduceva a 3 km negli attacchi in coda. E non era questo il problema maggiore. La spoletta infrarossa si attivava prematuramente, fuori raggio letale, causando danni lievi o nulli. Nel 1978 è iniziato così lo sviluppo della variante migliorata che è entrata in servizio nel 1986. Il Magic 2 ha un peso lievemente superiore, 90 kg. La lunghezza sale a 2,75 metri, le altre dimensioni restano inalterate. Impiega un nuovo autopilota ed elettronica digitale. Il motore è il nuovo SNPE Richard a ridotta emissione di fumo, con una spinta di 3000 kg. La durata di combustione aumenta a 2,2 secondi e consente una punta massima di 3 Mach. La portata pratica sale a 5 km in attacco frontale, con un massimo di 15-18 km. La quota d’impiego massima è superiore, grazie ad una migliore stabilizzazione in beccheggio ed imbardata. Il missile è più manovrabile, sopporta 50 g e può essere lanciato da velivoli in manovra a 9 g, come dimostrato nel 1992 da un Mirage 2000 in un lancio a 8,6 g. La navigazione è proporzionale modificata: il missile si dirige verso il “punto futuro”, riducendo la perdita d’energia. Ha il nuovo sensore “all aspect” AD3633 multielemento, molto più sensibile, con un insieme cruciforme di rilevatori (Crossed-array tracker) con ottime capacità di rifiuto di esche. Il tempo di preparazione al lancio è ridotto a pochi secondi. Impiega una nuova spoletta di prossimità radar attiva Doppler. La testata, inizialmente invariata, nel 1993 è stata sostituita con un modello aderente alla specifica “less sensitive munition”. Il Magic 2 può essere asservito al radar di bordo o ad un casco di puntamento (HMS) come nei Mig-21 rumeni. La testa di ricerca segue il bersaglio anche nel corso di virate a 30°/sec. e 9 g. Nei test colpisce nel 90 % dei casi. Qualche fonte parlava, anni fa, di una variante a guida SARH. Non vi sono prove della sua esistenza. Magic 2 Mk2 Nel 1990 è iniziato lo sviluppo della sottovariante Mk2, entrata in servizio nel 1996. Più manovrabile, ha un sensore ulteriormente migliorato. La portata aumenta a 20 km nel caso di lancio ad alta velocità e ad alta quota contro un obbiettivo in avvicinamento frontale. A bassa quota è di 5 km contro bersagli contromanovranti. In combattimento Durante l’invasione del Kuwait, nel 1990, i Mirage F-1CK hanno attaccato, assieme agli Hawk e agli A-4, 50 elicotteri iracheni, abbattendone 13 con i Magic 2 Mk 2 e altri 3 con i cannoni. Nel conflitto di frontiera col Perù, nel 1992 due Mirage F-1JA dell’ Ecuador in pattuglia hanno intercettato due Su-22 in volo a 600 metri di quota a 8 km di distanza. Arrivando dall’alto e con un angolo relativo di 90º, uno dei Mirage ha lanciato un Magic 2 Mk 2 che ha perso l’aggancio. I Su-22 hanno subito virato e accelerato al massimo, nel tentativo di rientrare nel proprio spazio aereo, ma sono stati abbattuti. Nel 1996 un Mirage 2000 greco ha lanciato un R550 Magic 2 contro un F-16 turco, abbattendolo. I Magic 2 sono stati impiegati nella Guerra del Golfo del 1991, in Bosnia nel 1995 e durante le missioni sul Kosovo nel 1999 ma senza alcun lancio. In quest’ultimo caso sono stati utilizzati 29 Magic, scartati o revisionati a fine missione, data la breve vita utile “di trasporto”: solo 40 ore. Il missile è stato progettato per decolli su allarme non per affrontare lunghi pattugliamenti. Non sopporta a lungo i cambiamenti di temperatura e le vibrazioni. Il rischio reale è di un malfunzionamento al lancio. Ed il costo è medio-alto, 196000-220000 $. Oltre alla Francia, sono stati ordinati da Belgio, Brasile, Ecuador, India, Qatar e Taiwan (480 missili). Il totale complessivo è di 4300 Magic 2. Magic 3 Diverse fonti, nel 1993, indicavano lo sviluppo di una nuova versione, abbandonata a favore del MICA. Nel 2003 il gruppo MBDA ha firmato un contratto di cooperazione con l’India's Bharat Dynamics su diversi progetti missilistici. Nell’ambito dell’accordo, l’India ha prodotto un sensore IR più avanzato per i propri Magic, ed è stata autorizzata a denominarli Magic 3. La produzione del Magic in Francia è terminata alla fine degli anni ’90, dopo la fusione Matra-Bae Dynamics nel consorzio MBDA. Da allora l’ASRAAM è offerto come sostituto. Il missile arma i Mirage III, Mirage 5/50, Mirage F1, Mirage 2000, Hawk, Jaguar, Etendard IV e Super Etendard, Rafale, A-4, F-8E (FN), MiG-21, MiG-23, Alpha Jet, Sea Harrier ed F-16. Altri sono predisposti: Tornado, AMX, F-5E ed F-18.
  5. Si, esatto. Anche i radar ad onde millimetriche emettono e ricevono, solo su frequenze estremamente elevate e lunghezze d’onda tra 1 e 10 mm, appena sotto l’infrarosso. Nell’infrarosso (ma anche nel visibile e nell’UV) operano invece i Lidar, definiti (impropriamente) radar a raggi laser.
  6. Per convenzione la banda infrarossa inizia oltre i 300 GHz con lunghezza d’onda di 1 mm (1000 micron) e si estende fino al limite inferiore del “visibile”a 0,78 micron (colore rosso). Il picco di temperatura di un oggetto nella banda infrarossa si può ricavare con la formula LxT=2900 (dove L è la lunghezza d’onda in micron e T la temperatura in Kelvin). Naturalmente un oggetto non emette solo alla frequenza di picco ma questo cambia di poco la questione. Un velivolo, anche un aliante lentissimo ad altissima quota, emetterà sempre e comunque nell’infrarosso. Supponiamo che un aviogetto stia volando ad alta quota (11000 metri) a 0,7 Mach. La temperatura raggiunta T (in Kelvin) sarà T°(1+0,2 MxM) dove T° è la temperatura esterna, poniamo -56 °C cioè 217 K. Sostituendo i valori, si ottengono 238 K circa. Ovvero l’aereo, per attrito aerodinamico, si riscalda di 21°C. E a 238 K il picco di emissione è nel “medio infrarosso” a 12 micron. Naturalmente il motore emetterà molto più calore, con picco di emissione magari nel “vicino infrarosso” a meno di 3 micron (1000 K cioè oltre 700°C). Sperando di non aver commesso grossolani errori, veniamo al dunque. Il radar di un caccia non può passivamente percepire emissioni infrarosse. Non è il suo settore d’impiego e non ha nulla a che vedere con un sensore infrarosso. Può però, in molti casi, tracciare “passivamente” l’emissione di un radar nemico, purchè di frequenza almeno comparabile. E su questo principio funzionano anche i missili antiradar. Da questo punto di vista è un “sensore” che riceve passivamente microonde. Esistono anche sensori al confine tra microonde ed infrarosso come i radar ad onde millimetriche.
  7. La risposta è difficile. Le vittorie dichiarate nel primo periodo (impiego diurno) ammontano ad oltre 100. A queste andrebbero aggiunte quelle ottenute nelle intercettazioni notturne successive, sulle quali è arduo reperire dati: tutte le fonti si limitano a dire che “ l’aereo ha abbattuto più velivoli di ogni altro tipo”. Nella realtà le cifre, secondo dati tedeschi, andrebbero ridotte di 3-4 volte ! Non è l’unico caso. E’ curioso, per esempio, che ancora oggi vengano pubblicati dati errati sugli abbattimenti ottenuti dagli inglesi nella Battaglia d’Inghilterra, naturalmente sempre di fonte britannica. Ma è un discorso che ci porterebbe lontano: basti pensare alle migliaia di caccia abbattuti dai B-17 o al rapporto vittorie/perdite degli F-86 contro i MiG-15.
  8. Si, molti (anche se non tutte le vittorie “dichiarate” sono poi risultate confermate). Da wikipedia: http://en.wikipedia.org/wiki/Boulton_Paul_Defiant#Operational_history “The first operational sortie came on 12 May 1940. Defiants flew with six Spitfires of 66 Sqn, and a Ju 88 was shot down over Holland. The following day, in a patrol that was a repetition of the first, Defiants claimed four Ju 87s, but were subsequently attacked by Bf 109Es. The escorting Spitfires were unable to prevent five of the six Defiants being shot down by a frontal attack. During the evacuation of the British Expeditionary Force from Dunkirk, the Squadron was forward based at RAF Manston one of the 16 Squadrons that No. 11 Group had available to cover the evacuation. On the 27th 264 Sqn claimed 3 He 111 and 2 damaged. On the 28th, shortly after take-off ten Defiants were attacked by about 30 Bf 109s – forming a circle, six German fighters were claimed for the loss of three Defiants. The Defiant was initially successful against enemy aircraft. Its best day was 29 May 1940, when No. 264 Sqn claimed 37 kills in two sorties: 19 Junkers Ju 87 Stuka dive bombers mostly picked off as they came out of their dives, nine Messerschmitt Bf 110 twin-engined heavy fighters, eight Bf 109s and a Ju-88.” “Defiant night fighters typically attacked enemy bombers from below, in a similar manoeuvre to the later successful German Schräge Musik methods. Defiants attacked more often from slightly ahead or to one side, rather than from directly under the tail. During the winter Blitz on London of 1940–41, the Defiant equipped four squadrons, shooting down more enemy aircraft than any other type.”
  9. Gian Vito

    Nuovo elicottero

    La traccia frontale di un OH58 è di 2,6 metri quadri. E’ difficile dire quanto gli interventi di riduzione della RCS possano averla ridotta. La semplice, limitata, applicazione di vernici e materiali RAM sull’F-16 ha portato ad una riduzione del 60%. E’ facile supporre che un OH58 “trattato” possa arrivare a circa 1 metro quadrato. Per 200000 $ direi che non è male. E’ il caso di chiedersi , invece, come mai l’intervento non sia stato esteso a tutti i Kiowa. Qualunque riduzione è bene accetta. Altrimenti, per le stesse ragioni, non si spiegherebbe la ricopertura anche del sistema di puntamento superiore (RCS 0,3 metri quadri) e, appunto, delle pale. L’applicazione di RAM sui bordi di attacco alare di un cacciabombardiere non può certamente nascondere il velivolo ai radar terrestri né nascondere le palette rotanti dei reattori ai radar Doppler. Ma tutto aiuta…
  10. Gian Vito

    Nuovo elicottero

    Ipotesi interessante ma...I tagliacavi non c’entrano. Ecco altri dati sui 18 elicotteri: http://findarticles.com/p/articles/mi_6712/is_n15_v175/ai_n28613001/?tag=content;col1 http://www.flightglobal.com/FlightPDFArchive/1992/1992%20-%201098.PDF ..."The nose is reshaped and given a Bell-patented radarabsorbent coating. The canopy is coated to prevent radar energy entering the cockpit. The engine/gearbox cowling looks similar to the standard unit but is a new item made from radarabsorbing material (RAM)."...
  11. Gian Vito

    Nuovo elicottero

    Parte della tecnologia stealth ha trovato impiego anche in altri elicotteri. Ecco un raro OH-58 modificato con un musetto stealth, rotore carenato ed aggiunte di materiali RAM ai lati ed in altri punti critici. Ne volano 18 esemplari.
  12. Ecco lo Stunner nella configurazione attuale, con il booster in coda (notare la parte anteriore, definita "a delfino", contenente i due sensori) :
  13. Python 4 Lo sviluppo di questo missile è iniziato all’inizio degli anni ‘80. Nato per superare la combinazione Archer/HMS/MiG-29, disponibile per gli arabi dal 1986, ha visto il primo test di lancio nel 1988. La produzione è partita nel 1993. Nel 1994 ha raggiunto l’IOC su F-15 ed F-16, affiancando il vecchio modello. Nel 1995 è stato presentato ufficialmente. Il requisito richiedeva un missile “all aspect”in grado di superare i limiti del Python 3, con elevatissime capacità di tiro fuori asse (off-boresight), una vera “no escape zone”, un ingaggio semplificato a corto raggio, un raggio di rilevamento maggiore, superiori prestazioni cinematiche e migliori IRCCM. L’analisi accurata delle curve di inseguimento aveva evidenziato come fosse impossibile seguire un caccia moderno superandolo in virata stretta con una traiettoria convenzionale "tipo 1" (pure pursuit). L’approccio migliore, “tipo 2”, prevedeva una virata iniziale più larga, per passare poi all’attacco (lag pursuit). La durata dell’intercettazione era superiore ma aumentava decisamente la probabilità di colpire. Non venne preso in considerazione l’uso del vettoramento della spinta (TVC) ritenendolo uno spreco di energia, utile solo in fase iniziale. Per ottenere il risultato venne studiata una struttura avanzata ed un motore di lunga durata a spinta variabile. Il Python 4 è Lungo 3 metri, con un diametro di 16,5 cm, una apertura alare di 64 cm ed un peso di 103,6 kg. Il missile presenta ben 18 superfici aerodinamiche. Le prime quattro sono canard fissi che regolano il flusso d’aria sui successivi canard di controllo, più grandi. Dietro di essi si trovano due superfici a lama disassate di 45° (aileron) che comandano il rollio, consentendo al missile di virare inclinandosi come un aereo e stabilizzando il sensore e l’immagine IR. Ricevono dati da un giroscopio. Quattro “strake” percorrono il corpo del missile, migliorando la sostentazione ed il flusso d’aria verso le alette di coda. Queste sono montate su una struttura mobile rotante (free rolling tail) evitando il ricorso ai “rolleron” classici e riducendo la resistenza aerodinamica e il rollio indotto nelle virate strette. Il tutto allo scopo di generare la massima portanza. Il risultato è una eccellente virata sostenuta a tutte le velocità. Il missile ha un limite di 70 G. Può essere lanciato in manovre a 9 G contro velivoli contro manovranti sempre a 9 G. Lo scotto da pagare è una forte resistenza aerodinamica, specie a bassa quota, con rapida perdita di energia. Il raggio d’azione effettivo è inferiore ai concorrenti. Il Python 4 mantiene il controllo al doppio dell’angolo di attacco dei vecchi missili, con velocità di virata doppia. L’autopilota digitale seleziona il miglior algoritmo d’inseguimento per mantenere l’energia, calcolando l’inviluppo d’ingaggio. La guida terminale è proporzionale modificata. Il motore è il Manor ND10 bistadio senza fumo. Il diametro è pari a quello dell’R-73 e dell’AIM-132 ed assicura quindi una spinta ben superiore a quella dell’AIM-9. I dati sulla durata di combustione sono controversi. Il booster ha una durata di 2,25 secondi. A questo segue il sostentatore con una durata di 6 secondi. Secondo il Jane’s la durata complessiva è di 7,5 secondi. Secondo altre fonti il booster dura 3-4 secondi ed accelera il missile a Mach 2 per ottenere le migliori prestazioni di manovra a breve raggio. Segue il sostentatore che aumenta progressivamente la potenza e la velocità in fase di convergenza terminale (boost-coast-sustain). E’chiaro che il Python è simile, in questo, all’IRIS-T. La velocità media è minore rispetto a quella dell’AIM-132, lasciando il lanciatore esposto ad un “countershot”. Non è credibile, invece, quanto appare in alcuni siti nei quali è indicata una spinta iniziale di ben 80kN (8158 kg) nei primi 4-7 secondi fino a Mach 2 ed una fase di sostentamento di appena 700N (71,4 kg), con aumento graduale della potenza per 80 secondi ! I servocomandi permettono il controllo per 40 secondi soltanto. La velocità di punta a fine combustione può arrivare a 3,5 Mach. La portata massima arriva a 15-18 km. Quella balistica è di 28-40 km. Quella minima è di 400 metri. Il sensore è “all aspect” bicolore IR (4 micron) e UV, raffreddato ad azoto o argon, stabilizzato su tre assi. Ha una portata di rilevamento di 40 km ma in condizioni ideali (bersaglio di coda a quota elevata e con postbruciatore) rileva bersagli a oltre 100 km. La velocità di scansione è definita “più veloce di un occhio”. E’ uno “scanning array” (multielemento a scansione) con risoluzione di alcune centinaia di pixel, con capacità funzionali di “pseudo-imaging”ed elevate IRCCM. L’aggancio è possibile in una semisfera (+/- 90 º off-boresight). Anche in questo il missile ricorda l’IRIS-T. La processazione digitale dei segnali aumenta il raggio di acquisizione e migliora la discriminazione delle esche. Il sensore rileva anche bersagli a bassa traccia IR, lenti e a bassa quota (elicotteri). Ha due modalità di lancio: intercept e dogfight. Nella prima l’aquisizione iniziale è col radar di bordo e l’aggancio è su portate quasi BVR. Viene lanciato quando il bersaglio è entro la portata del sensore e cinematica. Nel dogfight l’efficacia è massima se utilizzato in connessione con l’Elbit DASH (Display And Sight Helmet). Il pilota deve semplicemente guardare l’obbiettivo, anche molto fuori asse, e lanciare. In caso di attacco frontale, entro 5,5 km in un arco di 135° nessuna manovra può portare fuori dall’inviluppo del missile, una "no escape zone" superiore a quella dei concorrenti. Se il missile manca il bersaglio, mantiene l’aggancio e prosegue con un attacco in coda. Se l’obbiettivo è in avvicinamento a quota superiore, il missile sale alla quota richiesta e attacca in coda in soli 3 secondi. A parità di condizioni un AIM-9L o un Python 3 perdono l’aggancio. In caso di incrocio frontale con identificazione visiva, il missile, lanciato da 700 metri, vira di 180° in 3 secondi e attacca in coda, colpendo dopo 6-8 secondi. La testata a scoppio/frammentazione è la stessa del Python 3 aggiornata, ad alta penetrazione. Pesa sempre 11 kg ed è attivata da spoletta laser e ad impatto ritardata. In questo caso la spoletta di prossimità è considerata come “back up”: il missile, in genere, colpisce direttamente. Nelle esercitazioni che hanno visto coinvolti velivoli israeliani e caccia americani, i piloti d’Israele hanno vinto 220 “dogfight” su 240, impiegando i missili Python 4 ed il casco di puntamento. Anche gli F-5E Tiger III cileni avrebbero superato i Mirage 2000 francesi. In combattimento Nel 2001 un B-707 SIGINT israeliano in volo al largo del Libano e Siria, è stato attaccato da due MiG-29 siriani. I due F-15 di scorta sono stati diretti contro i caccia nemici. Dopo aver intimato inutilmente ai siriani di cambiare rotta, i due caccia hanno aperto il fuoco. Il primo F-15 ha lanciato un Python 4 “off boresight” di 40°, abbattendo il primo MiG-29 in avvicinamento. L’altro MiG è stato abbattuto con un AIM-9M lanciato in coda da 500 metri. Nel 1998 un accordo tra Rafael e Lockheed Martin unite nel gruppo Joint Precision Guided Systems US che già produceva l’AGM-142 per entrambi i paesi, prevedeva la produzione di una variante avanzata, denominata Python 4M o Python 4 Plus, con sensore IIR o IR/luce visibile a partire dal 2003. Ma Israele era restio a dare accesso alle tecnologie relative e gli USA erano già intenzionati a produrre l’AIM-9X. Nel 2001 le due ditte si accordarono su un programma di modifica del Python 4 per consentire il tiro “high-off-boresight” senza l’impiego del casco di puntamento. Il sensore del missile viene connesso al sistema di controllo del fuoco dell’aereo e genera uno schema di scansione che supera quello del radar di bordo, soprattutto in verticale. Il missile calcola se il bersaglio è nel suo inviluppo ed avvisa il pilota con un suono modulato variabile. Il Python 4 può così essere integrato su molti velivoli, potendo impiegare l’elettronica già esistente (anche analogica) con poche modifiche al software. E’pure compatibile coi connettori analogici delle rampe degli AIM-9. L’unica modifica è la sostituzione dell’elettronica del lanciatore. Nel 1992 Israele ha lanciato il progetto IBIS (Israeli Boost-phase Intercept System) che prevedeva di installare missili Python 3 modificati su velivoli UAV ad alta quota per intercettare missili balistici. Nel 1996 il programma è divenuto MOAB (Missile Optimised Anti-Ballistic) con un Python 4 modificato con un booster da provare nel 1998. Il raggio d’azione previsto era di 100 km se lanciato a oltre 16000 metri di quota. Nel 1999 il progetto è stato cancellato e sostituito con l’Arrow. Il Python 4 è compatibile coi Mirage III, F-1 e 2000, F-4E, F-5E, F-15, F-16, F-18 e Kfir. E’ proposto per gli JAS-39. E’ stato esportato in Cile (84 missili per gli F-5E Tiger III), Ecuador (48 Python 4 dal 1998 sugli Kfir), Singapore e Venezuela (176 per gli F-16). La Cina lo ha provato nel 1997 ma non lo ha adottato. Nel 2002 gli è stato preferito l’IRIS-T per armare gli F-18 spagnoli e l’Australia lo ha scartato preferendogli l’AIM-132 per gli F-18. Python 5 Nel 1995 sono iniziati in Israele gli studi sul riconoscimento delle immagini nei sensori termici e nel 1998-9 si è realizzato un sensore IIR pienamente operativo. Nel 1997 era intanto partito lo sviluppo del nuovo missile. Nel 1999 alcune voci parlavano di un modello migliorato, chiamato Python 4 plus o 4 Mk2 o 4M o Python 5, nome quest’ultimo già associato a diversi programmi, compreso il Derby, ma la notizia veniva sempre smentita. Nel 2002 si è svolto il primo test da un F-16 a 4500 metri contro un drone a bassa quota sul deserto. Prima del lancio si è verificato un malfunzionamento. Trovato l’errore nel software in poche ore, il missile è stato subito riprogrammato, consentendo di ripetere il test il giorno stesso con pieno successo. Nel 2003 il missile è stato finalmente presentato a Parigi. Le consegne ai reparti sono iniziate a fine 2004. Il missile non rimpiazza il precedente: visto il costo più alto, lo affianca in servizio. Il Python 5 è attualmente considerato come il più letale missile a corto raggio esistente. Esternamente è quasi identico al Python 4. La novità risiede nel sistema di guida e nella gestione dell’energia. E’ lievemente più lungo, 3,1 metri. Il peso è di 105 kg. Il motore è lo stesso del Python 4 ma l’impulso è più alto. L’elettronica potrebbe essere più compatta ed il combustibile maggiore. La fase di spinta è stata modificata per migliorare ulteriormente l’attacco terminale. Secondo un grafico ufficiale, la spinta massima dopo la fase boost cala al 35% per risalire gradualmente al 75% a fine combustione. La durata apparente sembra di 20 secondi. Ma secondo il Jane’s è invariata rispetto al Python 4: 7,5 secondi. La velocità di punta è indicata in 4 Mach, un po’ troppo vista la resistenza aerodinamica. Il raggio d’azione è dichiarato superiore a 32 km ad alta quota. Il raggio minimo di lancio è sotto i 300 metri. La testata è più efficace, probabilmente direzionale, sempre di 11 kg. Il sensore è un Semiconductor Devices (Rafael-Elbit) ad immagine termica (IIR) del tipo Focal Plane Array (FPA), raffreddato a doppia banda infrarossa (presumibilmente 3-5 e 8-12 micron), all’antimoniuro di indio (InSb) di quinta generazione, con filtro UV. La definizione è di ben 320x240 pixel con capacità di aggancio di 100° fuori asse, superiore a tutti i concorrenti. Rileva anche bersagli di segnatura IR debolissima come piccoli elicotteri, monomotori ad elica, cruise ed UAV anche in condizioni di clutter estremo o nelle nubi/nebbia, come dimostrato nel corso di un test da 9 km contro un UAV Searcher con traccia troppo limitata per i sensori comuni. E’ insensibile sia ai flare che ai laser. A 500 metri di distanza è in grado di separare e riconoscere l’immagine di un caccia dallo sfondo con la precisione di un singolo pixel. Sceglie poi il punto d’impatto, il rotore nel caso di un elicottero o la cabina nel caso di un caccia. Usa una schiera di 10 processori COTS (Hammerhead) che compara le immagini nelle due bande ogni 5 millisecondi. In fase di sviluppo i processori sono stati più volte sostituiti, per evitarne l’obsolescenza, aumentando enormemente la potenza di calcolo, 100 volte più elevata di quella del Python 4. L’architettura modulare del sistema consente eventuali aggiornamenti. Il sistema di guida è, alle volte, definito “elettro-ottico” ed alcune fonti lo interpretano come operante ”nel visibile”, sostenendone la derivazione da quello dell’AIM-9R, a suo tempo abbandonato. E’ bene precisare che il termine “ottico” è spesso adoperato in senso lato, tale il caso delle spolette laser attive in banda infrarossa (quindi “non visibile”). Fonti ufficiali israeliane descrivono il sensore del Python come operante solo nell’infrarosso. Elettro-ottico è il tipo di formazione dell’immagine. La tecnologia attuale permette di ottenere una scansione ad altissima risoluzione con l’infrarosso, senza penalizzazioni. Un sensore operante nel “visibile” potrebbe funzionare solo di giorno e per “contrasto”. Tecnicamente è concepibile un sensore combinato ma non sembra questo il caso. E la descrizione del funzionamento è identica a quella dei sensori IIR dei vari AIM-9X, AIM-132, ecc. L’ IMU (inertial measuring unit) strapdown usa giroscopi a fibra ottica (FOG) per la navigazione intermedia. Permette l’attacco a 360°, quindi anche in coda, in modalità LOAL (Lock-On After Launch). I dati sulla posizione del bersaglio, ricavati dal radar, dallo HMS o persino da fonti esterne, sono inseriti prima del lancio. Essenziale è un datalink compatibile, come il Link16. Il missile può così essere diretto verso un punto oltre i limiti del sensore, per poi iniziare la ricerca autonoma. Il sensore si attiverà al momento opportuno. Nei tiri a lungo raggio si sospetta l’impiego del data-link del missile Derby. I servocomandi modificati hanno una durata di funzionamento di oltre 90 secondi e consentono lanci BVR. In questo caso il missile sale a quota superiore per conservare l’energia e poi picchia sul bersaglio. In un test un Python 5 è stato lanciato a Mach 0,6 e 7600 metri, colpendo un bersaglio a 28 km di distanza in avvicinamento a Mach 0,8 e 3050 metri. In combattimento Il Python 5 è stato impiegato nel 2006 nel conflitto del Libano. Un F-16 ha intercettato un Ababil, un piccolo UAV di 83 kg con 3 metri di apertura alare, impiegato da Hezbollah. Il missile ha eseguito una virata di 180° per poi picchiare sul piccolo velivolo, centrandolo. L’USAF ha contrattato l’acquisto di 20 Python 5 per gli F-16 “aggressor”, riconoscendone le capacità rispetto all’AIM-9X in scenari ad alta energia. Già in servizio sugli F-15, F-16 e Kfir, viene proposto anche per il Gripen e per gli F-5 ed F-18. Python-6 Previsto per il 2014, il nuovo missile è ancora nella fase di sviluppo. Per consentire il trasporto nelle stive interne dell’F-35 la forma dovrà cambiare radicalmente. Peso e dimensioni saranno minori. Il sensore potrebbe combinare guida radar attiva e IR. Di recente il ministero della difesa isreliano ha prospettato l’acquisizione di una variante aria-aria del sistema antimissile Stunner, già dotato di doppia guida radar/IIR, in grado di sostituire sia il Python che il Derby.
  14. Missili aria-aria israeliani Shafrir 1 Lo stato d’Israele ha dovuto difendere la propria esistenza fin dall’inizio. La creazione di una fiorente industria bellica nazionale ha presto consentito la realizzazione in proprio di diversi progetti, anche per ridurre la dipendenza dall’estero. L’embargo imposto dalla Francia negli anni ’60 ha visto confermati i timori. Vista la grande importanza attribuita alla superiorità aerea, era inevitabile la realizzazione di un missile aria-aria. Lo sviluppo dello Shafrir 1 (libellula) è iniziato nel 1959. Nel 1961 i prototipi si erano dimostrati fallimentari. Le dimensioni erano insufficienti, 2 metri di lunghezza, un diametro di 11 cm ed un peso di 30 kg. Il raggio d’azione stimato era solo di 1,5 km a bassa quota e 3 km ad alta quota. Ridisegnato, il missile finale era di configurazione simile a quella dell’AIM-9B ma se ne differenziava per il diametro maggiore che consentiva di alloggiare un sensore più grande e più combustibile. Lungo 2,5 metri, con un diametro di 14 cm ed una apertura alare di 55 cm, pesava 65 kg. Il motore a razzo aveva una durata di combustione di 5 secondi e consentiva di superare Mach 2. Il sensore infrarosso era di prima generazione, consentiva l’attacco solo in coda in un arco di 30°, era poco affidabile ed efficace solo contro bersagli con postbruciatore inserito. Il raggio d’azione variava da 3 km a bassa quota a 9 km a 10000 metri, mediamente era di 5 km. Quello minimo era di 500 m. La testata era modesta ma superiore a quella dell’AIM-9B (non è affidabile il dato di 30 kg spesso riportato). Il missile era privo di spoletta di prossimità. Le stime calcolavano una “kill probability” del 21 % soltanto. Il programma di miglioramento iniziò subito ad accumulare ritardi. La produzione venne ugualmente avviata e nel 1962 furono ordinati 200 pezzi. I primi test, nel 1963, non furono incoraggianti: nessun missile colpì il bersaglio. Non del tutto operativo, venne inviato ugualmente ai reparti di Mirage IIICJ a fine 1963. Anche diversi Vautour furono predisposti al suo impiego. L’ordine iniziale venne ridotto a 120 pezzi. In combattimento Impiegato in 30 esemplari nella “Guerra dei sei giorni” del 1967 ha danneggiato solo un Tu-16. Era più potente dell’AIM-9B ma mancava quasi sempre il bersaglio. L’integrazione sui velivoli lasciava a desiderare: in molti casi quando i Mirage sganciavano i serbatoi ausiliari gli Shafrir si sganciavano anch’essi o cadevano subito dopo il lancio, per mancata accensione del motore, meritandosi il soprannome di “bidoni”. La produzione non veniva interrotta dato che l’aviazione israeliana era disperatamente a corto di missili, tanto da impiegare sui Mirage anche qualche Atoll “preda di guerra”. La Rafael, nel corso della produzione, ha inserito diversi miglioramenti. Una variante, lo Shafrir 1B, modificata con l’aggiunta di una spoletta infrarossa di prossimità ed una testata di 11 kg, raggiungeva un Pk teorico del 47 %. Nella successiva “Guerra d’attrito”, i Mirage IIICJ avrebbero abbattuto 3 MiG-21 nel 1967 e nel 1969, altre fonti parlano di 5 MiG. Un risultato modesto a fronte di dozzine di lanci. Considerato inaffidabile, il missile è rimasto in servizio fino al 1970. Shafrir 2 Lo studio del successore è iniziato nel 1961, lo sviluppo si è svolto tra il 1963 ed il 1968 con i test a partire dal 1965. Il missile ha raggiunto i reparti di Mirage IIICJ nel 1969. Pur mantenendo la struttura di base del primo modello, lo Shafrir 2 era più grande e pesante. Impiegava elettronica “solid state”. Lungo 2,6 metri, con un diametro portato a 16 cm ed una apertura alare di 55 cm, pesava 93 kg (di cui 50 per il motore). Aveva un motore bistadio più potente con una durata di 5 secondi che consentiva una velocità di 2,5 Mach a fine combustione. Il raggio d’azione medio variava da un minimo di 500 metri a 6,4 km. La quota massima d’impiego era di 18000 metri. Poteva attaccare bersagli manovranti a 6 G (4 G a 9000 metri). Il sensore infrarosso era più sensibile, anche se non raffreddato, e consentiva l’aggancio in un settore di 45° in coda, con superiore “tracking rate” e una capacità “off boresight” di 10°. In almeno tre occasioni il sensore ha tracciato frontalmente, consentendo l’abbattimento di due MiG-17 e obbligando un Sea Harrier a picchiare per disimpegnarsi, durante il conflitto delle Falkland. Lo Shafrir 2 era più facile da usare: oltre al caratteristico tono modulato tipico del Sidewinder, dava anche un segnale visivo. Il missile si dirigeva sul punto futuro con metodi di navigazione proporzionale. La probabilità di colpire era valutata nel 65-70 %. Era considerato paragonabile all’AIM-9E e superiore all’AIM-9D in affidabilità. Rispetto a quest’ultimo era, però, complessivamente inferiore, dato che l’AIM-9D aveva un sensore raffreddato ed era più aerodinamico. La testata era di 11 kg (con 4 kg di esplosivo), preframmentata e dotata di spoletta infrarossa di prossimità. Una brusca manovra difensiva era in grado di metterla fuori gioco. In combattimento La prima occasione d’impiego è arrivata con la cosiddetta “Guerra d’attrito”(1969-1970). Sono stati lanciati 22 Shafrir 2, abbattendo 13 aerei e danneggiandone altri 3 (Pk del 59 %). Altri 4 aerei sarebbero stati colpiti tra il 1970 ed il 1973 a fronte di 13 lanci. Nella “Guerra del Kippur” del 1973, lo Shafrir è stato estesamente impiegato assieme agli AIM-9, dimostrandosi più affidabile e letale. I 176 missili lanciati hanno distrutto 89 aerei nemici (Pk 51%). Altri due MiG-21 sono stati abbattuti nel 1974 e nel 1979. I dati non sono omogenei: qualche fonte parla di non meno di 240 Shafrir 2 lanciati tra il 1969 ed il 1973, con 110 aerei abbattuti e 23 danneggiati. un Pk medio del 45 %. Israele ha sempre dichiarato un Pk del 60%. L’Argentina ha ricevuto 350 Shafrir 2 per i Dagger e gli A-4, lanciandone numerosi durante il conflitto delle Falkland del 1982. I missili sono stati lanciati sempre fuori inviluppo, anche da 8 km e frontalmente, senza colpire mai. Nel 1985 un Super Mystere B2 dell’ Honduras ha abbattuto un Mi-8 sandinista con uno Shafrir 2. Operativo sugli A-4, F-4, F-5, F-15, F-16, Mirage IIICJ, Nesher, Kfir e Super Mystere B2, lo Shafrir ha ottenuto un buon successo d’esportazione, anche verso paesi sottoposti ad embargo. Risulta acquistato da: Argentina, Colombia, Cile, Ecuador, Honduras, Salvador, Sudafrica, Taiwan e Turchia. La speranza che lo Shafrir potesse essere offerto per l’esportazione ad un prezzo minore di quello dell’AIM-9B/E si è presto rivelata vana. Nel 1969 lo Shafrir 2 costava 20000 $ (gli AIM-9B e D costavano 2000 e 7000 $). Nel 1970 il costo era calato a 18000 $ (11000 $ un AIM-9D). Nel 1972 costava 17000 $ (14000 l’AIM-9D) e 20000 $ nel 1983. Israele ha continuato così ad acquistare i Sidewinder, molto più economici. La produzione dello Shafrir ha rischiato d’essere fermata ed è continuata , in piccola serie, solo per le pressioni della Rafael. La produzione per le esigenze nazionali è finita nel 1978, con 925 pezzi ma è proseguita per l’esportazione fino al 1983 con altri 7000 pezzi. Python 3 Quando lo Shafrir 2 entrò in servizio, la Rafael iniziò lo sviluppo del successore chiamato inizialmente Shafrir 3. Il Python 3 venne presentato ufficialmente nel 1981 ma era già in servizio dal 1978. Lungo 2,95 metri, ha un diametro di 16 cm ed una apertura alare di 86 cm. Pesa 120 kg. La configurazione è radicalmente diversa dal predecessore, con alette anteriori più grandi e alette di coda a maggior freccia con “rolleron” stabilizzatori. Il motore è più potente ed assicura, a seconda della velocità di lancio, fino a 3-3,5 Mach a fine combustione. Produce molto fumo. La portata varia tra 5 km a bassa quota e 15 km ad alta quota. Quella minima è di 500 metri. Il missile può sostenere virate a 40G (altre fonti danno 56G), superando l’equivalente AIM-9L/M in velocità, raggio di virata ed autonomia. La quota massima d’impiego arriva a 20000 metri. Ha sostituito in servizio gli AIM-9G. Missile “all aspect”, Il Python 3 ha un nuovo sensore infrarosso, probabilmente ad antimoniuro di indio (InSb), operante sui 4 micron e raffreddato ad azoto (la riserva permette 2-3 ore di funzionamento), con capacità “off-boresight” di +/-30° prima del lancio e +/- 40° in volo. Ha ottime capacità di rifiuto di falsi bersagli ed ottima sensibilità anche contro obbiettivi a bassa quota, come elicotteri ed aerei leggeri. Nei test centra sempre i bersagli. Ha diverse modalità di lancio: boresight/ uncaged/ radar slave. Dal 1986 il Python 3 ha visto ampliate le proprie capacità grazie all’ingresso in servizio del sistema di puntamento sul casco Elbit DASH. E’ dotato di testata di 11 kg migliorata preframmentata a cubi di tungsteno con spoletta di prossimità radar o laser e a contatto ritardata. Il raggio letale è di 13 metri. In combattimento Il Python 3 è stato impiegato nel 1982 nella Valle della Bekaa abbattendo 35 aerei siriani. Altre fonti parlano di 50 abbattimenti. E’ operativo su F-4, F-5E, F-15, F-16, Kfir, Mirage III, V, 50, F1 e 2000, MiG-21, Cheetah e Jaguar. Gli F-4 israeliani possono montarlo anche nei recessi dei missili AIM-7, tramite un adattatore. Anche il Python 3 ha avuto un ottimo successo d’esportazione e, oltre ad Israele, è stato acquistato dal Sudafrica nel 1988 (50 con la denominazione “di facciata” V3S Snake per i Mirage F-1AZ e Cheetah), Brasile (400 per gli F-5E ed i Mirage III), Burma, Cile (120), Colombia (75), Ecuador (60), Romania (per i MiG-21) e Tailandia (40). La Cina, dopo averne acquistati alcuni ridenominati PL-8 nei primi anni ‘80, ne ha acquisito la licenza di produzione. I primi 1500 sono stati montati impiegando kit forniti da Israele (PL-8A); dal 1989 è iniziata la produzione col 100% dei componenti prodotti localmente (PL-8B). Il PL-8 è in servizio sugli JH-7, J-7, J-8, J-8II e Q-5 ma è stato integrato anche sui J-9, J-10 e J-11. Il costo dei Python 3 forniti alla Cina era di 330000$ al pezzo. Continua...
  15. E’ difficile rispondere ad una domanda simile. Nel caso di un attacco coordinato contro le difese della NATO è probabile che l’Unione Sovietica avrebbe impiegato i sistemi di attacco elettronico imbarcati su velivoli EW dedicati, come le varianti del bombardiere Tu-22. Potenti disturbatori di sbarramento, corridoi chaff, missili AS-2 modificati come esche, ingannatori vari, missili anti-radar. Il tutto condito con il disturbo generalizzato di tutte le comunicazioni radio. Una enorme confusione elettronica. Ma i radar di puntamento del sistema NIKE difficilmente avrebbero potuto essere “completamente accecati”. Ricapitoliamo. Due radar, HIPAR (6-10 MW !) e LOPAR (1 MW), eseguivano la ricerca a 360° e identificavano il bersaglio. Un terzo radar, ad impulsi, il TTR (140-200 KW) (target tracking radar), iniziava l’inseguimento. In caso di disturbo, lo HIPAR e il LOPAR potevano rilevarne l’angolo e correlare i dati col quarto radar, il TRR (target ranging radar) ad impulsi, affiancato al TTR in funzione antidisturbo, per rilevare correttamente la distanza. Questo radar era dotato di due trasmettitori e tre ricevitori. Si poteva selezionare velocemente uno dei due trasmettitori e variare così il canale di trasmissione e la frequenza di lavoro. La modalità “multipulse” (vietata in tempo di pace) permetteva all’operatore, in caso di fortissimo disturbo, di individuare la frequenza non disturbata ed inserire la trasmittente sul canale relativo. L’operazione poteva avvenire anche automaticamente. Il quinto radar, l’MTR (140-160 KW) (missile tracking radar) seguiva il missile e gli inviava i dati di guida e scoppio. Erano radar, quindi, di elevata potenza e con buone caratteristiche ECCM. Probabilmente il vero punto debole stava nella guida “command”: un radar segue il bersaglio ed un secondo radar segue il missile intercettore. Il computer calcola la rotta di collisione migliore. Ed invia i segnali di guida al missile. Un sistema simile è attaccabile disturbando contemporaneamente i radar di puntamento ed i segnali di correzione, cosa realizzata con successo con i missili SAM-2 sovietici, anch’essi a guida “command”. Ed apparentemente in grado di funzionare, assieme a tattiche di penetrazione adeguate e disturbi radar, anche contro i NIKE vista la scarsa probabilità di colpire stimata durante alcune esercitazioni (5%), dovuta anche alle scarse capacità di manovra del missile contro bersagli per i quali non era stato concepito.
  16. Gian Vito

    SR-71 Blackbird

    Ma certo che non hai detto stupidaggini ! Anzi, è una spiegazione fisica ineccepibile (e meglio di quanto avrei potuto dire anch’io, complimenti). Potrebbe spiegare anche perché la scia tenda a non comparire più a certe quote. Evidentemente i cristalli di ghiaccio tendono ad agglomerare attorno ai nuclei di condensazione emessi in quantità dai motori e, raggiunta velocemente la dimensione critica, a precipitare a quote inferiori. O semplicemente, per le limitatissime dimensioni, sono invisibili. In passato si sono provati diversi composti che permettevano di ridurre la dimensione delle molecole d’acqua ed impedire la formazione della scia, come l’acido cloro-fluoro-solfonico. Abbandonati perché corrosivi e tossici.
  17. Gian Vito

    SR-71 Blackbird

    Il periscopio serve proprio a quello: a verificare l’eventuale presenza della scia, rara a quelle quote ma possibile. Il pilota può così decidere di variare lievemente la quota o il regime del motore. Il fenomeno delle “contrail” è complesso, varia a seconda della posizione geografica (all’equatore o ai poli cambia tutto), del mese dell’anno, della temperatura, della pressione locale e del livello di umidità, della composizione chimica della scia, dei venti, ecc. Generalmente, la scia di condensazione non si forma sotto una certa quota e al di sopra di una certa quota. Ed è variabile anche la sua “persistenza”. Il Blackbird, dall’alto dei suoi 26000 metri (85000 piedi) era relativamente al sicuro da questo punto di vista. In rete è possibile reperire qualche studio in proposito. L’evento è possibile anche a 90000 piedi (o a quota 0) ma la probabilità può calare anche sotto l’1%. L’opposto avviene, per esempio, a 40000 piedi dove evitare la scia è una vera impresa. Il motivo è evidente: la temperatura oltre gli 11000 metri è costante ma l’umidità scende progressivamente e ad altissima quota è quasi assente. E condiziona anche la formazione delle nubi, assenti oltre una certa quota, anche qui con qualche rara eccezione. "Initial concern that contrails produced by the U-2 at operational altitudes could make the aircraft identifiable proved unfounded; planes flying above 55,000 feet did not produce them." "Contrails are relatively rare above 60000 feet or below 20000. The high-flying U-2 normally cruises above contrail height" Ma anche : "After clearing the tanker stormy climbed trough 60000ft where he noted through his periscope that "980" (il suo aereo) was still pulling contrail which should have stopped above fl600.Another check at 70000ft revealed that he was still "conning".
  18. Ottimo documento ! L'ho già letto velocemente. Fornisce diversi dati che mi mancavano sul sistema di puntamento radar e sulla testata. E molte, molte altre cose interessanti ! L'ho subito salvato. Grazie mille.
  19. Gian Vito

    SR-71 Blackbird

    La traccia radar frontale dei primi A-12 era attorno ai 2 metri quadri (se ben ricordo in un documento della CIA), qualche fonte parla di 1,4. L’RCS dei successivi SR-71 era inferiore e pare sia stata pure migliorata nel corso del tempo. Si parlava, forse ottimisticamente, di 0,3 metri quadri. Naturalmente la traccia varia a seconda della frequenza radar impiegata. Una RCS di 1 mq non permette l’invisibilità: ritarda solo l’avvistamento. Un radar russo in grado di vedere un B-52 (RCS 100 mq) a 500 km di distanza, avrebbe visto un SR-71 (1 mq) a 160 km. Si è detto che sui radar di controllo del traffico aereo il velivolo era visibile già a centinaia di km di distanza, anche a causa dell’effetto riflettente delle scie di scarico, ma di questo non ho trovato mai conferma. Esistono invece fonti che sostengono l’esatto contrario. L’alta velocità dell’aereo (1 km al secondo !) comportava che dopo una rotazione di 360° dell’antenna radar l’eco risultava spostato lateralmente in modo tale che i computer del tempo non riuscivano a correlare i segnali per l’acquisizione. E la quota faceva il resto, visto che non tutti i radar avevano sufficiente copertura angolare in altezza. L’uso di additivi, in tempo di guerra, avrebbe comunque potuto ridurre la scia rilevabile. Non bisogna però ritenere che l’SR-71 fosse invulnerabile: nei documenti della CIA risulta evidente l’importanza attribuita all’impiego di ECM difensive, ritenute essenziali per poter operare in zone difese da missili SA-2 ed SA-5 che, se impiegati in modo ottimale, avrebbero potuto minacciarlo. L’autonomia dell’SR-71 era limitata nel tempo, ma in termini di km era notevole con un raggio di oltre 2500 km. La questione cisterne però è corretta. In caso di guerra sarebbero state tra i bersagli primari essendo “moltiplicatori di forze“ (come gli AWACS ed i velivoli EW). E’ chiaro che il rifornimento avrebbe dovuto avvenire in zone sicure (lontane) e i Blackbird avrebbero probabilmente proseguito il viaggio attraversando la Russia (5000 km) per poi rifornirsi, per esempio, a sud con una seconda cisterna, ma è una mia ipotesi.
  20. Gian Vito

    SR-71 Blackbird

    A 26000 metri di quota un SR-71 era invisibile da terra ad occhio nudo. Ed era invisibile anche agli occhi di un pilota che, in volo a 15000 metri, avesse tentato di trovarlo guardando in alto. La visibilità esterna a quote molto elevate è ridotta a pochi km. Il blackbird era dipinto di nero. E la scia di condensazione si forma a quote molto più basse. Solo eccezionalmente si forma oltre i 15-18000 metri. Certamente visibile era la fiamma dei postbruciatori, anche se non da tutte le angolazioni. Nell’infrarosso invece la traccia era spaventosa ed un sensore IR avrebbe individuato l’SR-71 anche a 150 km di distanza.
  21. Un po’ cari: “La fattura dei 22 Gripen resta pur sempre salata: 3 miliardi di franchi o poco più” Che al cambio attuale fanno circa 110 milioni di euro al pezzo. Se è ritenuto più conveniente di Rafale e Typhoon non oso immaginare a quanto fossero stati offerti questi ultimi…
  22. Il Bloodhound non venne mai impiegato come intercettore di missili intercontinentali. E la presenza di testate nucleari a bordo è stata sempre smentita "ufficialmente". O meglio, di fronte a domande precise, la risposta è stata sempre: "no comment".
  23. SPS-141/142/143 Siren / Gvozdika Introdotta negli anni ’60, è la più conosciuta famiglia di dispositivi di disturbo per autodifesa prodotta dall’ex-Unione Sovietica. Il Siren (lilla) è nato originariamente per affrontare i radar di guida dei missili sup-aria Hawk e Hercules ed è disponibile sia in pod che in installazione interna. La sigla SPS (СПС : Самолетная помеховая станция) significa unità di disturbo aeroportata. Pare che il sistema sia un lontano derivato di quello dell’U-2, recuperato intatto dopo l’abbattimento nel 1960. La copertura di frequenze è stata estesa progressivamente. Offre protezione, anche collettiva, contro i radar di controllo del fuoco associati a missili sup-aria, aria-aria e cannoni contraerei. Il primo dispositivo del genere era di semplice impiego ma l’unica antenna copriva esclusivamente il settore anteriore e tendeva ad interferire con le comunicazioni radio della formazione in volo. La prima serie Siren-1 era disponibile in tre versioni: l’SPS-141-1I con potenza di 5W utilizzata dai Su-7 e dagli Yak-28. L’SPS-141-1F (Siren F ed FSh con potenza di 20W per i Su-17 e gli Yak-28PP. L’SPS-141-1D (Siren D-OSh) da 100W per i bombardieri Tu-95. Per i MiG-21 e gli Su-7 era disponibile il contenitore SM-1 con l’SPS-141E (poi M) e talvolta, sotto il retro, due lanciatori da 32 colpi chaff/flare ASO-2I-E7P. Lungo 4,05 m, largo 50 cm ed alto 43 cm, il pod presenta una o due antenne, lunghe 40 cm e sporgenti per 1,35 metri. Pesa 180 kg. In grado di coprire una sola banda, era impiegato contro gli Hawk. La copertura era di 120° anteriori e +/-30° in elevazione. E’ stato installato internamente in varie versioni dei MiG-23, 25 e 27. Il gruppo “Siren" comprende il sistema SPS-141 (8,8-10,7 Ghz, banda I/J) , predisposto contro i missili sup-aria Hawk, l’SPS-142 (6,1-7,3 GHz, banda H) e l’SPS-143 (4,7-5,4 GHz, banda G) contro i Nike Hercules. Inganna, in distanza, velocità e direzione, i radar ad impulsi e Doppler, generando una serie di falsi segnali ritardati (RPTR) per coprire l’eco reale. Funziona anche come interruttore di traccia (RGPO/VGPO). La potenza non è molto elevata: l’obbiettivo è ottenere un eco maggiore del bersaglio ma non tale da cancellarlo. Il Siren può coprire un aereo, massimo due, entro i limiti di distanza e risoluzione angolare del radar. Funziona solo nel lobo principale e con segnale costante. Ed è necessario conoscere preventivamente i radar da affrontare, per selezionare il modello adatto. SPS-141 MVG Gvozdika: la seconda generazione La variante aggiornata Gvozdika (garofano) è trasportata dai Su-17/22 e dal Su-25. Durante alcune esercitazioni è stato adattato agli F-4F Phantom II. E’disponibile anche per l’esportazione come MVG-E. Il sistema è inserito in un pod più leggero (160 kg). Disturba due bande tra 9,65 e 12 GHz (banda I/J) con una potenza di 15-20W. Copre un arco di 120° avanti e/o dietro e +/-30° in elevazione. Opera anche automaticamente, e le sue funzioni sono estese: rileva e disturba segnali ad impulsi, CW e quasi CW (tra 8 e 10 kHz), anche monoimpulso. E’ efficace contro missili aria-aria e sup-aria. In modalità “ricezione", rileva i segnali e li analizza, determinandone il tipo (impulsi, CW e quasi CW) e la modalità di scansione (conscan, monoimpulso ecc.). In base ai dati raccolti seleziona, anche automaticamente, la risposta migliore. La frequenza portante viene memorizzata, modulata e ritrasmessa con la potenza richiesta. Se il radar è in ricerca, l’SPS-141 avvisa il pilota lampeggiando. Se il radar passa al tracking, inizia automaticamente il disturbo. Due i programmi principali: I) autodifesa contro radar ad impulsi e CW (non monoimpulso), con disturbo angolare. II) difesa cooperativa contro radar a monoimpulso, con disturbo intermittente da due velivoli. Sono disponibili 4 modalità: 1: autodifesa (tecniche IG-DN-VGPO/RGPO ecc). 2: protezione di gruppo con disturbo cooperativo tra due o più velivoli (CBN: cooperatively blinked noise) contro radar ad impulsi. 3: disturbo Doppler cooperativo (BDN: blinking Doppler noise). 4: Terrain Bounce (sotto i 300 metri di quota). Il disturbo è attuato tramite i gruppi "A", "B" e "C”. Il tipo "A" è per autoprotezione contro radar di puntamento ad impulsi di caccia, SAM e cannoni antiaerei. Impedisce il corretto rilevamento di distanza e coordinate angolari. Contro radar a scansione conica (open scan) l’SPS-141 impiega l’Inverse Gain. E’ in grado di disturbare anche i radar LORO, in cui le coordinate sono determinate tramite scansione del ricevitore (hidden scan). Incrementando l’errore delle coordinate angolari interrompe il tracking. Scorrendo le frequenze di scansione ricerca due range di frequenze (alte e basse) tipiche del radar sotto attacco. Impiega poi una trasmittente a bassa frequenza (delle 5 disponibili) ed una ad alta frequenza (4 disponibili) per selezionare gli “aggiustamenti”all’interno della banda. Altre modalità prevedono RGPO ed RPTR. Il complesso "B" è per autoprotezione contro radar CW e quasi-CW, che rilevano velocità e coordinate angolari. Allo scopo, l’SPS-141 utilizza tecniche VBM (velocity bin masking) e VGPO. Il ciclo VGPO, come l’RGPO, dura 2-3 secondi, tempo sufficiente per interrompere l’aggancio e sfuggire. Il disturbo non esclude manovre difensive, sempre consigliate per ridurre la kill probability. Il complesso "C" è per disturbo cooperativo contro radar di puntamento CW e quasi-CW monoimpulso. Nel contrasto di questi radar, poichè il fascio è limitato, si impiegano due velivoli a breve distanza, ognuno con un disturbatore. I disturbatori sono accesi e spenti alternativamente in modo coordinato, all’interno della medesima “cella” angolare del radar vittima. Questo degrada la risoluzione angolare e crea falsi bersagli. L’efficacia dipende dalla distanza angolare tra gli aerei (base), e dall’oscillazione del disturbo (periodo), selezionato dai piloti. La “base”ottimale è di 150-200 m, con una distanza massima tra i velivoli di 250-300 m ad un angolo di 30°. Se il “periodo” è corretto, il missile passerà tra i due velivoli. Terrain Bounce (TB) : Questa modalità viene utilizzata da aerei a bassissima quota. In funzione Repeater (RPTR) cattura il segnale radar, lo amplifica e lo ritrasmette facendolo rimbalzare sul terreno con un certo angolo di fronte all’aereo. Il sensore dovrà scegliere tra un’eco debole e una luminosissima. Questo “hot spot”nel punto dove il segnale è rimbalzato, provocherà o un break-lock o guiderà il missile contro il punto sul terreno. In combattimento Il disturbatore SPS-141 è stato utilizzato in diversi conflitti ma è arduo reperire informazioni relative al suo impiego. Nel medio oriente ha consentito ai ricognitori MiG-25 di sorvolare senza danno le difese israeliane. Nel conflitto Iran-Iraq, era trasportato in pod subalare dai velivoli iracheni fin dal 1981. La prima versione era predisposta contro i MIM-23 Hawk con una sola antenna anteriore. Anche i MiG-23BN e MiG-25RBS lo montavano, in installazione interna. Il pilota selezionava manualmente la probabile minaccia. La variante avanzata SPS-141 MVG è stata acquisita nel 1984 assieme ai SU-22M3. Secondo fonti iraniane gli Hawk avrebbero abbattuto in soli tre mesi nel 1986 ben 71 velivoli. E fino a 12 aerei al giorno. Secondo gli iracheni le perdite ammonterebbero a soli 23 aerei in totale e nessun velivolo equipaggiato con SPS-141MVG sarebbe stato abbattuto dall’Iran fino al 1988. Si è rivelato efficace sia contro gli HAWK che contro i missili aria-aria AIM-7 ed AIM-54. In alcuni casi, come l’attacco ai terminali petroliferi dell’isola di Kharg, interi gruppi di cacciabombardieri hanno attaccato senza perdite, anche sottoposti al lancio di salve di missili. Nel 1987 quattro SU-22 con SPS-141 MVG hanno disturbato efficacemente 9 HAWK lanciati in successione. Gli Hawk, tra il 1982 ed il 1984 erano stati “irrobustiti” proprio contro le prime versioni dell’SPS-141, sicuramente vista la buona efficacia dimostrata. Ma gli Hawk migliorati non avrebbero fatto di meglio contro i nuovi MVG. Il pod è oggi superato ed è stato radiato da tempo in Russia, ma è ancora molto diffuso nei paesi dotati di materiale dell’ex-Unione Sovietica.
  24. Si e no. Nel caso del Genie gli obbiettivi erano bombardieri e non testate di missili intercontinentali (molto più resistenti). Lo scoppio avrebbe distrutto intere formazioni di velivoli entro un raggio notevole. Anche nel caso che qualche bombardiere fosse sopravvissuto, l'impulso elettromagnetico (EMP) ed il flusso gamma e neutronico avrebbero disattivato tutti i sistemi elettronici, quindi anche quelli delle testate nucleari trasportate. http://www.aereimilitari.org/forum/topic/11932-air-2-genie/
  25. Ritengo plausibile la seconda ipotesi. Se, poniamo, il disturbatore avvia una sequenza RGPO di interruzione di traccia della durata di pochi secondi, non appena il radar nemico perde il contatto e torna in modalità ricerca tentando la riacquisizione, il disturbatore termina l'emissione pronto a riattivarsi al momento opportuno.
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